giovedì 25 luglio 2019

BEATA VERGINE DEL CARMELO DI MONTEVECCHIA, di Alessio Varisco



BEATA VERGINE DEL CARMELO DI MONTEVECCHIA
di Alessio Varisco

            





           
«Incoeu ga femm la festa a la Madonna,
ga dimandem ajutt e protezion
coi nost preghièr e coi campann ca sonna;
ma intant ca ghhemm i man in orazion,
pensemm, Montaveggitt, anca a ol Pastor
ca’l m’ha daa i proeuv,
coi opar, l’opar do’l soeu amor».
[Antonio Negri]
 
Il Santuario della Beata Vergine del Carmelo di Montevecchia è un complesso monumentale, simbolo del culto mariano in Brianza. Esso è una dichiarazione d’amore a Maria, Madre di Dio, Vergine del Monte Carmelo, segno di una “realtà” effettiva di bisogno di affidarsi a Colei che lo portò in grembo per difendere il proprio territorio e consacrarlo santamente al culto della Madonna. La “vetta” del paesino di Montevecchia è divenuto per molti un simbolo della propria tradizione cristiana, svettante sui dolci colli e colture che un poco ricordano la molle Toscana.
La storia dell’edificio di culto brianteo segue alterne vicende e dal punto di vista architettonico che di decorazione; risulta meta di numerose visite e nell’anno del Signore 1757 l’arcivescovo Pozzobonelli, spppure con una altera ieratica simbolo della sobrietà dell’allora cardinale milanese, in un documento correlato ad una sua visita pastorale, non riusciva a trattene il suo stupore per quel «vertice della collina ove lontana da ogni rumore si erge la chiesa di Montevecchia».
Molteplici i commentatori, autorevoli e non. Cesare Cantù nel 1836 sostava ammirato di fronte a «quella collina ridente di vigne a poggio e di frutteti... che da lungi si discerne dalle altre per una chiesuola posta sul cocuzzolo, ed ombreggiata da immensi olmi». Anche un’esclamazione che parte all'improvviso, schiettamente, come quella affiorata sulle labbra di Carlo Maria Martini, allora arcivescovo di Milano, durante la sua visita pastorale nel 1988: «Non immaginavo che fosse così bello! Questo paese è uno dei più belli della diocesi, così illuminato dal sole, così elevato da terra, che sembra già inizio di Paradiso».
E Montevecchia nelle giornate spazzate dal vento si staglia nitida contro quel cielo di Lombardia, si staglia superbamente per dimostrare agli osservatori, un segno di bellezza forse “superiore”. L’immagine svettante della collina che si erge sulla molle e florida Brianza non può lasciare distaccati anche quanti hanno smarrito la capacità di guardare in alto, oltre, sommersi come sono nella piana e nelle sue nebbie.
Ma quest’immagine della svettante collina morenica non è unicamente topografica. Montevecchia, e la sua Madonna del Carmelo che si erge maestosa in cima alla parte più alta della collina, è come una parabola che include in sé altro e che va oltre lo spazio fisico.
La collina con il suo Santuario pare esistere pulsare come un vero e proprio essere vivente che ha una storia di bellezza, di fede e di speranze.
Innumerevoli secoli hanno lasciato tracce su questo «Colle della vedetta» a partire da quel «S. Giovanni Battista in Montaegia» attestato nel 1200 dal cronachista Goffredo da Bussero; il 1564 è l’anno in cui sorge la prima parrocchia e vi si celebrerà il primo matrimonio tra un tal Pietro, abitante di Lomariiga (paesino che si stende sotto la collina, verso Casatenovo), e una certa Angiola montevecchina doc.

Ed un incessante zampillare di ulteriori vicende che vede l’avvicendarsi fino ad oggi –mentre dal 1564 sulla cattedra di Pietro sfileranno ben quarantadue papi, a partire dal milanese Pio IV che morirà nel 1565- di ben diciotto parroci.
Questo corso temporale vedrà fiorire altre chiese, cappelle e via crucis, e fermarsi illustri pellegrini come: San Carlo e Federico Borromeo; la straordinaria studiosa e mistica Gaetana Agnesi; Antonio Negri –poeta- che per trentatré anni vivrà nella frazione di Madremolo e che interpreterà -con amore- questa sua seconda città natale esaltando la sua vita quotidiana e le gioie e le lacrime legate al ritmo faticoso della campagna, il chiaro della luna o la solitudine, le allegre feste agresti, o i fontanili sonori. La stessa storia che approda fino ad oggi di una pecora nera in mezzo ad un mondo  egemone, violentato dalla comunicazione di massa e dalla televisione. Questa l’attraente ed inquieta irrefrenabile magnetica  bellezza di Montevecchia.

Un’avventura soprattutto di arte e fede, intimamente attorcigliate tra loro, a dominare le vicende del Santuario della Beata Vergine del Carmelo in Montevecchia. Una carrellata di dipinti, stucchi, statue, la lunga gestazione di architetture e di arredi liturgici, del mirabile paliotto di scagliola, dell’organo Biroldi. Innumerevoli altre asserzioni di una fede che amava il bello proprio perché nata da una comunità inzuppata nello lucentezza della natura. Purtroppo la storia di un simile complesso è anche macchiata dell’imbarbarimento della nostra vita sociale una Decollazione del Battista di Bernardino Campi.
Montevecchia ed il suo santuario del Monte Carmelo è simbolo di una fede collegata alla sua tradizione, alla intensa religiosità, alla pietà popolare, alle processioni mariane, alla pratica del Rosario. Montevecchia custodisce, presso la sua sommità, di una stupenda immagine sacra della Vergine del Carmelo che attesta, presso questo suo Santuario mariano, un’intensità vigorosa della liturgia, del canto, della musica. Oggi è stata costruita un’oasi di spiritualità –grazie alla passione profusa dal parroco don Luigi Casiraghi e da tutta la sua comunità parrocchiale- ed ora, accanto al bel complesso mariano, sorge nella Casa Incontri.
Inevitabilmente anche un monzese, Monza sarà capoluogo di provincia della Brianza, non può che provare una vera e propria dichiarazione d’amore per Montevecchia, vivendo più volte lassù ore serene di luce e di essenza spirituale.
In Terra Santa il Monte Carmelo è il segno per tutti coloro che viaggiano per mare nel Mediterraneo e per chi si sposta a piedi nella piana della Galilea. È un segno analogo di fede e di bellezza perché è sede di una devozione mariana, è reminiscenza della spiritualità del profeta Elia. Il monte Cermelo è un panorama verdeggiante e inzuppato nella luce.
Così è anche il Santuario della Vergine del Carmelo di Montevecchia.
Ma la dichiarazione d’amore maggiore è quella pronunziata dagli stessi abitanti di Montevecchia per il loro Santuario che hanno ripetuto e testimoniato le parole che Bernardino Telesio, filosofo del500, pronunciava di Cosenza sua città nativa: «La mia diletta città potrebbe benissimo fare a meno di me. Ma sono io che non posso fare a meno di essa. Essa che mi scorre nelle vene e che amo».
 
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer




Fonte :   scritti dell'artista prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio .
fonte foto: http://ticinoffroad.altervista.org/SantuarioCartaparco.jpg  ; www.zigzag.it/cloister/montevecchia-01.jpg
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer - Magister Artium
Art Director Técne Art Studio

http://www.alessiovarisco.it









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