giovedì 25 luglio 2019

UNA MATTINATA NEL TEMPIO DELLA SALUTE Culto della Vergine delle Grazie in Valle a Tirano, di Alessio Varisco



UNA MATTINATA NEL TEMPIO DELLA SALUTE
Culto della Vergine delle Grazie in Valle a Tirano
di Alessio Varisco

 


Una folla incredula ed attonita ad osservare col naso all’in su il tesoro contenuto nel Santuario della Madonna di Tirano. Varcata la porta milanesina, il pullman, dopo una breve sosta al ponte romano –a detta di vari storici ma opinabile quale resocontazione- ad osservare il ponte oggi a secco per la deviazione dell’alveo originale, ha inizio la visita alla cittadina di frontiera fra la Valtellina e la Valle di Poschiavo. Un sacerdote anziano attira la curiosità di qualche ragazzo per la passione profusa nell’ascolto delle anime, un sacerdote serafico, il rettore del Santuario, don Aldo Passerini, ci si fa incontro e ci chiede da dove veniamo. Subito inizia a descrivere il gioiello che lui custodisce. Non credevo quasi possibile l’attenzione per quello spettacolo di luci e di merlettature, decorazioni, affreschi. La curiosità anche del sottoscritto è tanta. A casa mi documento.

Corre l’anno del Signore 1504. Lodovico il Moro, che soggiornò per lungo tempo per fuggire le milizie francesi, nel “fortino” iniziato dalla sua famiglia, è già stato catturato e la Valtellina inizierà un lungo e travagliato periodo di contese fra francesi e grigionesi. Esattamente cinquecento anni orsono, il 29 settembre 1504 un’apparizione della Vergine. Il fortunato è un ricco tiranese, il Beato Mario Omodei, a cui così Maria si riferisce: «Bene avrai!»
La Madonna chiese che lì si costruisse un suo tempio, in suo onore, promettendo salute corporale e spirituale per chiunque l’avesse invocata nella sua casa. Fu eretta la Chiesa subitamente in virtù anche delle continue guarigioni miracolose, della dispensazione di grazie e miracoli straordinari che aumentarono e rinvigorino il culto mariano in Valle. Ciò comportò anche un aumento del prestigio della cittadina valtellinese, che ricordiamolo era seconda alla vicina Stazzona a cui “soffia” il primato, e la definitiva incoronazione fra le agognate mete devozionali.
Culto popolare, miracoli e pietà si legano a quelle pietre che stavano innalzandosi a tempi record. L’erigenda casa mariana vede da subito una sontuosa celebrazione della Vergine nella Cappella dell’Apparizione –entrando dalla porta centrale subito a sinistra- è il cuore del Santuario. Nella nicchia, sopra l’altare, è posta la statua lignea della Vergine scolpita fra il 1519 ed il 1524 dall’artista Angelo Maino. Dietro l’Altare mariano è sito il luogo dove Maria posò i piedi.
Quotidianamente, i devoti, depongono mazzi di fiori, preghiere, suppliche e sofferenze. Per questo la Madonna di Tirano è detta “Madonna della Salute” per le innumerevoli suppliche per problemi, sofferenze, richieste di salute e soprattutto consolazione.



I presunti artefici dell’opera architettonica tiranese sarebbero i fratelli Rodari. Dopo circa sei mesi dall’Apparizione della Vergine fu posta la prima pietra. Già nel 1513 la Chiesa era già adibita al culto e disponibile ai numerosi pellegrini, anche se –ancora- incompleta. Nei secoli successivi, numerosi maestri d’arte provenienti –anche di grande levatura-, consolidarono l’aspetto e la bellezza artistica del Santuario a noi conosciuto. Pompeo Bianchi disegna la cupola che è realizzata fra il 1580 ed il 1584. L’altare maggiore, opera di Giovanni Battista Galli, è realizzato con marmo nero di Varenna ed intarsiato finemente con marmi policromi.
Fra gli affreschi, degno di nota, il più antico, sul lato sinistro, raffigurante la Vergine durante l’Apparizione è risalente al 1513. La navata centrale è istoriata dal Valorsa. Ulteriori cinque stupende tele adornano l’abside.   
La facciata esterna è imponente ed estremamente aggraziata; il portale maggiore è stupendo per eleganza e preziosità. Lo svettante campanile, visibile in Valle e dai crinali dei monti limitrofi, viene ultimato nel 1578.
L’ingegno di numerosi artisti è qui contenuto in questo stupendo, preziosismo, scrigno a testimonianza della fede, ma soprattutto dei sacrifici dei padri di quegli abitanti che tanto, ancora oggi, amano il loro meraviglioso santuario mariano.

Un’opera che deve essere però presentata, pregevole, finemente cesellata, è certamente l’organo custodito all’interno, sul lato sinistro della navata centrale. I visitatori restano stupiti dinanzi un’opera lignea così aggraziata, realizzata in abete rosso, sostenuta da otto colonnine marmoree di marmo rosso. La preziosità maggiore è rappresentata dalla gran cassa, in legno finemente intagliato, con abilità sopraffina dal bresciano Giuseppe Bulgarini tra il 1608 ed il 1617; si può dirsi realizzato solo nel 1638 quando un ebanista milanese, Giovanni Battista Salmoiraghi da Legnano, intaglia i pannelli del parapetto dedicati alla Natività di Maria, l’Adorazione dei Magi e la Circoncisione. Dal punto di vista strumentale 2200 canne di purissimo stagno completano il soave suono che settimanalmente accompagna le funzioni liturgiche festive. Opera del legnanese è anche il pulpito, di grandissimo valore artistico. Di rimpetto al monumentale organo è la cantoria, impreziosita di finissimi intagli e pitture, iniziata nel 1768 e terminata nel 1770.





Fonte :   scritti dell'artista prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio .
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer - Magister Artium
Art Director Técne Art Studio

http://www.alessiovarisco.it

http://architetture.splinder.com/





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