UNA MATTINATA NEL TEMPIO DELLA SALUTE
Culto della Vergine delle Grazie in Valle a Tirano
di Alessio Varisco
Una folla incredula ed attonita ad osservare col naso all’in
su il tesoro contenuto nel Santuario della Madonna di Tirano. Varcata la porta
milanesina, il pullman, dopo una breve sosta al ponte romano –a detta di vari
storici ma opinabile quale resocontazione- ad osservare il ponte oggi a secco
per la deviazione dell’alveo originale, ha inizio la visita alla cittadina di
frontiera fra la Valtellina e la Valle di Poschiavo. Un sacerdote anziano attira
la curiosità di qualche ragazzo per la passione profusa nell’ascolto delle
anime, un sacerdote serafico, il rettore del Santuario, don Aldo Passerini, ci
si fa incontro e ci chiede da dove veniamo. Subito inizia a descrivere il
gioiello che lui custodisce. Non credevo quasi possibile l’attenzione per quello
spettacolo di luci e di merlettature, decorazioni, affreschi. La curiosità anche
del sottoscritto è tanta. A casa mi documento.
Corre l’anno del Signore 1504. Lodovico il Moro, che
soggiornò per lungo tempo per fuggire le milizie francesi, nel “fortino”
iniziato dalla sua famiglia, è già stato catturato e la Valtellina inizierà un
lungo e travagliato periodo di contese fra francesi e
grigionesi. Esattamente
cinquecento anni orsono, il 29 settembre 1504 un’apparizione della Vergine.
Il fortunato è un ricco tiranese, il Beato Mario
Omodei, a cui così Maria si riferisce: «Bene avrai!»
La
Madonna chiese che lì si costruisse un suo tempio, in suo
onore, promettendo salute corporale e spirituale per chiunque l’avesse invocata
nella sua casa. Fu eretta la Chiesa subitamente in virtù anche delle continue
guarigioni miracolose, della dispensazione di grazie
e miracoli straordinari che aumentarono e rinvigorino
il culto mariano in Valle. Ciò comportò anche un aumento del prestigio della
cittadina valtellinese, che ricordiamolo era seconda
alla vicina Stazzona a cui “soffia” il primato, e la
definitiva incoronazione fra le agognate mete devozionali.
Culto popolare, miracoli e pietà si legano a quelle pietre che stavano
innalzandosi a tempi record. L’erigenda casa mariana vede da
subito una sontuosa celebrazione della Vergine nella Cappella dell’Apparizione
–entrando dalla porta centrale subito a sinistra- è il cuore del
Santuario. Nella nicchia, sopra l’altare, è posta la statua lignea della Vergine
scolpita fra il 1519 ed il 1524 dall’artista Angelo Maino. Dietro l’Altare
mariano è sito il luogo dove Maria posò i
piedi.
Quotidianamente, i devoti, depongono mazzi di fiori, preghiere, suppliche e
sofferenze. Per questo la Madonna di Tirano è detta
“Madonna della Salute” per le innumerevoli suppliche per problemi, sofferenze,
richieste di salute e soprattutto consolazione.
I
presunti artefici dell’opera architettonica tiranese
sarebbero i fratelli Rodari. Dopo circa sei mesi
dall’Apparizione della Vergine fu posta la prima pietra. Già nel 1513 la Chiesa
era già adibita al culto e disponibile ai numerosi pellegrini, anche se –ancora-
incompleta. Nei secoli successivi, numerosi maestri d’arte provenienti –anche di
grande levatura-, consolidarono l’aspetto e la
bellezza artistica del Santuario a noi conosciuto. Pompeo
Bianchi disegna la cupola che è realizzata fra il 1580 ed il 1584.
L’altare maggiore, opera di Giovanni Battista Galli, è realizzato con marmo nero
di Varenna ed intarsiato finemente con marmi
policromi.
Fra
gli affreschi, degno di nota, il più antico, sul lato sinistro, raffigurante la
Vergine durante l’Apparizione è risalente al 1513. La navata centrale è
istoriata dal Valorsa. Ulteriori cinque stupende
tele adornano l’abside.
La
facciata esterna è imponente ed estremamente
aggraziata; il portale maggiore è stupendo per eleganza e preziosità. Lo
svettante campanile, visibile in Valle e dai crinali dei monti limitrofi,
viene ultimato nel 1578.
L’ingegno di numerosi artisti è qui contenuto in questo
stupendo, preziosismo, scrigno a testimonianza della fede, ma soprattutto dei
sacrifici dei padri di quegli abitanti che tanto, ancora oggi, amano il
loro meraviglioso santuario mariano.
Un’opera che deve essere però presentata, pregevole,
finemente cesellata, è certamente l’organo custodito all’interno, sul lato
sinistro della navata centrale. I visitatori restano stupiti dinanzi un’opera
lignea così aggraziata, realizzata in abete rosso, sostenuta da otto colonnine
marmoree di marmo rosso. La preziosità maggiore è rappresentata dalla gran
cassa, in legno finemente intagliato, con abilità sopraffina dal
bresciano Giuseppe Bulgarini
tra il 1608 ed il 1617; si può dirsi realizzato solo nel
1638 quando un ebanista milanese, Giovanni Battista
Salmoiraghi da Legnano, intaglia i pannelli del parapetto dedicati alla
Natività di Maria, l’Adorazione dei Magi e la Circoncisione. Dal punto di vista
strumentale 2200 canne di purissimo stagno completano il soave suono che
settimanalmente accompagna le funzioni liturgiche festive. Opera del
legnanese è anche il pulpito, di grandissimo valore
artistico. Di rimpetto al monumentale organo è la cantoria, impreziosita di
finissimi intagli e pitture, iniziata nel 1768 e terminata nel 1770.
Fonte : scritti dell'artista prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio .
Prof. ALESSIO VARISCO
Designer - Magister Artium
Art Director Técne Art Studio
http://www.alessiovarisco.it
http://architetture.splinder.com/
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