LA STRAGE DEGLI INNOCENTI E
LA FUGA IN EGITTO (Mt 2,13-23)
di Padre Felice Artuso
Matteo drammatizza il
racconto della strage degli innocenti e della fuga in Egitto della Sacra
Famiglia. Secondo questo evangelista Erode è un uomo chiuso nel suo egoismo. Non
dialoga con la gente per capirne i problemi e cercare di risolverli. Si sente
circondato da oppositori al suo regime. Immagina che Gesù sia un suo antagonista
da togliere al più presto. I Magi, che hanno capito la sua intenzione, tornano
nei loro paesi, senza sostare a Gerusalemme. Sentendosi beffato da loro, egli
ricorre ad un’azione d'estrema crudeltà. Ordina alle sue guardie di colpire a
morte tutti i bambini di Betlemme inferiori ai due anni. Comanda di sopprimere i
piccoli ed inermi innocenti. Nel grave illecito rinnova il macabro eccidio dei
neonati ebrei, decretato dal faraone (Es 1,14-15). In un certo modo ripete gli
orribili massacri dei babilonesi sui figli di Giuda (Ger 31,15) e gli stermini
attuati da numerose nazioni. La sua disposizione causa separazione, dolore,
pianto e lutto. I tiranni d’ogni epoca ignorano i diritti altrui, emanano leggi
inumane, schiavizzano gli indifesi e sterminano gli innocenti, incutendo
sconforto ed orrore. Passeranno quasi due millenni, perché le Nazioni Unite
riconoscano ad ognuno il diritto inalienabile della vita e della libertà.
Tutte le persone sane, quando si addormentano, entrano in una situazione simile
alla morte. Nel passaggio alla piena coscienza hanno talvolta un sogno, nel
quale affiorano ricordi, preoccupazioni, desideri, difficoltà e conflitti
psichici. Risvegliati, analizzano i contenuti delle immagini viste e della
parole udite, per coglierne il senso gradevole o spiacevole, veritiero o
illusorio.
Gli ebrei credono che nei sogni Dio intreccia una relazione con alcune persone,
rivela loro qualche suo progetto e le sollecita a compierlo. La Sacra Scrittura
parla di alcune persone che sognano nuovi eventi. Giuseppe, figlio di Giacobbe,
è il personaggio più noto, per aver la capacità e la fortuna di interpretare i
sogni altrui, senza esserne un professionista.
Giuseppe di Nazaret ha dei sogni, nei quali Dio gli rivela la sua volontà.
Infatti durante un sogno un angelo lo invita a prendere con sé Maria, sua sposa
(Mt 1,20). Nel sogno qui narrato un angelo lo informa che Erode trama di
uccidere Gesù. Gli comanda quindi di alzarsi, di impadronirsi del Bambino e di
fuggire in Egitto (Mt 2,13), dove hanno emigrato Abramo, Giacobbe, i suoi figli
e i suoi nipoti (Gn 12,10-20; 46,2-6). Non gli garantisce la riuscita del
viaggio, né gli precisa la data del ritorno. Al risveglio Giuseppe analizza il
sogno. Attribuisce ad esso un valore rassicurante. Uomo aperto e d’alto livello
spirituale, crede che Dio tramite l’angelo gli ha parlato amichevolmente,
adottando lo stesso metodo che aveva usato con altre persone (Nm 12,6). Reputa
che gli ha indicato la direzione da prendere per proteggere Gesù, destinato ad
eccellere su tutti gli uomini. Responsabile del figlio, che cresce di peso, di
larghezza e di altezza, non teme di intraprendere un viaggio, che lo sradica
dalle proprie abitudini. Fiducioso in Dio, senza esitare, prende presumibilmente
i pochi arnesi del suo lavoro e le provviste più indispensabili al viaggio.
Inizia un lungo viaggio. Percorre con probabilità la solitaria pista delle
carovane, detta Via del Mare (Nm 14,25). Alla sera pernotta in qualche anfratto
e al mattino riprende il cammino. Affronta ostacoli, insidie e incertezze.
Conosce con Maria un periodo di abbassamento sociale e di distacco dalla sua
gente. Prova i pericoli dei nomadi e degli esuli, considerati nel passato dei
malati psichici. Si sposta con cauto riserbo, per evitare che i soldati di Erode
lo identifichino e lo arrestino. Dopo oltre una settimana di cammino, raggiunge
l’Egitto, nazione orgogliosa, violenta, idolatra, nemica storica d'Israele ma
ospitale con i rifugiati politici. Qui con l‘appoggio de connazionali si
ambienta alla meglio. Secondo la tradizione copta non si stabilisce in nessuna
città. Preferisce trasferirsi da una ad un’altra località. Accetta la condizione
dell’uomo perseguitato, umiliato, pellegrino, spaesato e indifeso. Condivide le
sofferenze dei braccati, per difendere suo figlio, nuovo Mosè che salva «il suo
popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21).
Morto Erode, un angelo parla nuovamente a Giuseppe. Lo informa che in Israele è
mutata la situazione politica e gli ordina di ritornare in patria. Giuseppe
riparte con la sua famiglia. Si dirige verso il nord, fiducioso nella protezione
di Dio. Per evitare la persecuzione di Archelao, figlio di Erode, non si ferma a
Betlemme, ma prosegue il cammino fino a Nazaret, villaggio dell'alta Galilea,
circondato da amene colline. Qui riprende il suo lavoro, osserva le consuetudini
giudaiche e intreccia buoni rapporti con tutti. L’arte figurativa si compiace di
rappresentare Giuseppe, che sogna, si alza, parte per l’Egitto con Maria e Gesù,
rientra in patria, si stabilisce a Nazaret e lavora nella sua officina.
Non disponendo alcun mezzo di autodifesa, i fanciulli subiscono più degli adulti
molteplici forme di violenza e coazione. Sono spesso vittime dell’egoismo, delle
menzogne, delle viltà e dell’incuria altrui. Non dimenticano tuttavia i tristi
eventi della loro giovinezza. Appena riconosciuto Messia – re dai Magi, Gesù
bambino sperimenta con intensità le difficoltà di adattamento dei profughi e
degli esiliati. Conosce la fame, le privazioni, le incertezze e le sofferenze
degli oppressi di ogni tempo. Concentra in se stesso la storia del popolo
d’Israele, quando viveva sottomesso agli egiziani, ai babilonesi e ad altri
popoli. Si rivela il nuovo Mosè innocente, obbediente, paziente e debole, che
percorre la scomoda via dell’afflizione. Nel sconosciuto villaggio di Nazaret
manifesta di essere il nazireo, il consacrato a Dio, il destinato a liberare e
glorificare l’umanità oppressa dal peccato.
Nell’arduo cammino verso la patria celeste noi incontriamo situazioni disagevoli
ed eventi spiacevoli, che assomigliano a quelli della Sacra Famiglia.
Affrontiamoli con serenità, pensando che Dio ci ama e ci accompagna verso la
meta eterna.
Fonte : scritti e
appunti di Padre Felice Artuso (religioso Passionista)
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