Gli antichi usavano contrassegnare con un ferro
rovente o un tatuaggio le loro proprietà, per poterle riconoscere con
immediatezza. Marchiavano solitamente gli oggetti casalinghi, gli
animali domestici, i soldati, gli schiavi e i delinquenti. Talora
v’incidevano il nome personale oppure quello del sovrano locale, della
divinità venerata e del clan d’appartenenza. Nelle grotte preistoriche
tracciavano croci di varie dimensioni, senza attribuirvi un significato
religioso. Nel periodo del dominio faraonico i cananei ed i fenici
attribuivano al tau, segno simile a quello della croce, un senso d
vita, di protezione, di sicurezza e d'equilibrio sulle forze
dell’universo. Ponevano il tau sul corpo delle divinità, degli schiavi
e delle bestie. Segnavano con il tau anche gli strumenti di lavoro, i
monumenti, i templi, gli insediamenti urbani, le monete e gli oggetti
domestici.
Gli ebrei imitano i popoli circonvicini. Marchiano con un tau le
persone e gli oggetti personali. Giobbe autentica un documento
personale, tracciando un tau (Gb 31,35). Dio si adegua alle costumanze
umane. Si preoccupa che nessuno infierisca contro Caino e lo uccida.
Gli pone quindi un segno di identificazione e di protezione sulla cute
(Gn 4,26), Ordina a Mosè che il popolo d’Israele segni con il sangue
dell’agnello immolato l’architrave e gli stipiti delle porte di casa,
perché l’angelo distruttore, vedendo il segno, passi oltre (Es
12,21-23). Dispone che nei momenti di preghiera ogni ebreo si leghi una
teca sulla fronte, per imprimere nella sua mente gli eventi salvifici
dell’Esodo, culminati con il dono della Legge . Manda un cherubino a
tracciare un tau sulla fronte di quelli che osservano l’alleanza
sinaitica, perché siano riconosciuti e risparmiati dall’imminente
strage (Ez 9,4).
Agganciandosi alla consuetudine biblica, gli apostoli marchiano
probabilmente con un tau la fronte dei neofiti. Tramite questo segno
indicano che Dio li difende dalle insidie maligne ed garantisce a loro
la salvezza eterna . In seguito i vescovi o i presbiteri tracciano con
il pollice un piccolo segno di croce sulla fronte dei neofiti, nel
quale ricordano a costoro che sono introdotti nell’amore di Gesù Cristo
e sono chiamati a seguirlo con docilità e fedeltà. Accompagnano questo
gesto con un'invocazione salmica oppure con l'affermazione: il segno
della croce, nonché il segno di Cristo. In alcune comunità egiziane ed
etiopiche imprimono sulla fronte dei proseliti una croce a fuoco, quale
sigillo indelebile di protezione e di santificazione.
I Padri della Chiesa attestano che il segno della croce è necessario in
ogni celebrazione sacramentale, per ottenere la presenza efficace,
trasformante e unificante del Signore. Agostino d’Ippona, infatti,
asserisce: «Senza questo segno, che si pone sulla fronte dei credenti,
che si traccia sull’acqua in cui vengono rigenerati o sull’olio della
cresima con cui vengono unti o sul pane del sacrificio con cui vengono
nutriti, nessuno di questi riti è valido» .
Ricevuto il tau, i cristiani incominciano a segnarsi sulla fronte con
il pollice o l'indice. Ricordano con questo gesto che la grazia del
Battesimo li ha associati a Gesù Cristo, sofferente, morto e vivente.
Agli inizi del III secolo Tertulliano scrive che i cristiani, quando
pregano, elevano le mani al cielo, rammentano la crocifissione del
Signore, si mettono totalmente sotto il suo influsso redentore,
conferiscono unità spirituale a tutte le loro azioni, lottano contro il
peccato e osservano la tradizione di segnarsi con frequenza durante il
corso della giornata o nei pericoli incombenti: «Tutte le volte che
iniziamo o terminiamo una cosa, tutte le volte che entriamo o usciamo
di casa, quando ci vestiamo, ci mettiamo i calzari, andiamo al bagno,
ci mettiamo a tavola, accendiamo la lampada, andiamo a letto, ci
sediamo, qualsiasi sia l'occupazione alla quale ci accingiamo, facciamo
sovente sulla nostra fronte un piccolo segno di croce» .
Tracciandosi il segno della croce o invocando mentalmente il
Crocifisso, i cristiani perseguitati ricordano la loro identità, si
fortificano nella propria fede, vincono il timore della morte e
affrontano le torture del martirio. Il martire Conone prima di essere
ucciso, si traccia il segno della croce e rende il suo spirito a Dio .
Il martire Gordio si segna davanti al giudice e s’incammina verso il
luogo dell’uccisione, dove si effettua il passaggio alla vita gloriosa:
«Dopo aver detto ciò ed essersi segnato con il segno della Croce, si
avviava al supplizio senza trepidi scoloramenti in viso, né alterazione
alcuna della gioia che pervadeva tutta la sua persona. Era nello stato
d'animo, infatti, non di chi va incontro al carnefice bensì di chi sta
per consegnarsi nelle mani degli angeli, che lo portino, appena ucciso,
alla vita beata, come Lazzaro» .
Senza riferirsi ad una particolare dichiarazione della Chiesa, Ippolito
di Roma consiglia i cristiani di segnarsi, per scacciare le tentazioni
demoniache: «Se sei tentato, segnati devotamente sulla fronte. Difatti,
questo segno della passione, noto e sperimentato contro il diavolo se
lo fai con la fede, cioè per non farti vedere dagli uomini, ma
opponendolo saggiamente come uno scudo. Infatti, l'avversario, vedendo
la forza del cuore dell'uomo che manifesta all'esterno la propria
somiglianza spirituale con il Cristo, fugge spaventato non dall'uomo,
ma dallo spirito che è in lui» .
Nel quarto secolo la pratica quotidiana di segnarsi è universalmente
diffusa nella pietà popolare ed è raccomandata dai Padri della Chiesa.
Presentiamo qualche testimonianza. San Girolamo consiglia alla giovane
Eustacchio di attenersi agli orari delle preghiera e le aggiunge: «Ad
ogni azione e ogni volta che ti metti per strada, fatti il segno della
croce» . San Cirillo di Gerusalemme in una catechesi raccomanda al
popolo: «Non dobbiamo vergognarci di confessare il Crocifisso! Le
nostre dita traccino coraggiosamente il segno di croce sulla fronte e
su tutte le cose: quando mangiamo un pane e prendiamo bevanda, entrando
e uscendo, prima del sonno e mentre siamo coricati e quando ci alziamo,
camminando e riposando» . In un’omelia sul vangelo di Giovanni
sant'Agostino comunica ai fedeli: «La carità vostra presti attenzione,
e cerchi di comprendere. Se ad un catecumeno domandiamo: Credi in
Cristo? Io credo, risponderà, e si farà il segno della croce; egli
porta già sulla fronte la croce di Cristo e non si vergogna della croce
del suo Signore. Dunque ha creduto nel nome di lui» . Agostino si
preoccupa che i cristiani diano un significato al gesto di tracciarsi
sulla fronte il segno della croce ed evitino ogni simulazione. Pertanto
in un discorso ammonisce i suoi uditori: «Noi portiamo in fronte il
segno della croce. Chi lo comprende? Dico così, fratelli, perché molti
se lo fanno ma non vogliono capirlo. Dio cerca uno che responsabilmente
compia i suoi segni, non un simulatore. Se sulla fronte porti il segno
dell'umiliazione di Cristo, porta nel cuore l'imitazione dell'umiltà di
Cristo» . In un'omelia avverte: «Se ti comporti male, ti illudi di
avere Cristo oggi perché entri in chiesa, ti fai il segno della croce,
sei battezzato col battesimo di Cristo, ti mescoli alle membra di
Cristo, ti accosti all'altare di Cristo: al presente hai Cristo, ma,
vivendo male, non lo avrai sempre» .
Nel corso dei secoli i cristiani, ligi alla tradizione, conservano
inalterata la consuetudine di tracciarsi un segno di croce ad ogni
azione privata e pubblica, all’inizio e al termine della preghiera
quotidiana. Ripetendolo quotidianamente, intensificano la loro
relazione di fede, di speranza e di amore con il Signore; s’impegnano
anche nell’ascesi spirituale e nella lotta contro il male.
Il
piccolo e il grande segno di croce
Il piccolo segno
I cristiani dei primi secoli tracciavano abitualmente un piccolo segno
di croce sulla fronte, sulle labbra e sul petto. Infatti, il vescovo
Gaudenzio di Brescia, deceduto verso il 411, asserisce in un sermone:
«Sia presente la parola di Dio e il segno di Cristo sul cuore, sulla
bocca, sulla fronte, quando si mangia, quando si beve, quando si parla,
quando ci si lava, quando si riposa, quando si entra, quando si esce,
quando si è lieti, quando si è tristi…» .
Quest’uso rimane in vigore negli esorcismi prebattesimali. «Nel Rito di
ammissione al catecumenato i canditati ricevono il segno della croce
sulla fronte e sui sensi: la croce è segno della loro nuova condizione;
Cristo stesso li protegge con questo segno del suo amore e della sua
vittoria. Il segno della croce sugli orecchi, per ascoltare la voce del
Signore; sugli occhi per vedere lo splendore del volto di Dio; sulla
bocca, per rispondere alla parola di Dio; sul petto, perché Cristo
abiti per mezzo della loro fede nei loro cuori; sulle spalle, per
sostenere il giogo soave di Cristo» .
Il piccolo segno di croce continua ad essere usato nei sacramentali e
soprattutto nella celebrazione dei.sacramenti Il vescovo traccia
diversi segni di croce con l’olio santo, quando consacra le cose o le
chiese. Qualsiasi presbitero o diacono esegue lo stesso segno nelle
benedizioni sulle persone, sugli animali e sulle cose. L’esorcista
compie sull’ossesso tre piccoli segni di croce e recita questa formula:
«Vattene, Satana, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo; vattene per la forza della fede e della preghiera della Chiesa;
vattene per la forza del segno della santa croce di Gesù Cristo nostro
Signore che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen» .
Nel rito del Battessimo il ministro segna sulla fronte e sulle labbra
il neofito. Nella Cresima traccia un altro piccolo segno di croce sulla
fronte del battezzato. Nella liturgia eucaristica alla proclamazione
del Vangelo il cristiano esegue con il pollice un piccolo segno di
croce sulla fronte, sulle labbra e sul petto. Segnandosi sulla fronte,
esprime il desiderio che il Signore lo illumini con la sua Parola, che
sta per essere proclamata. Ripetendo lo stesso gesto sulle labbra,
attesta di voler accogliere il messaggio evangelico. Tracciando il
segno sul petto, manifesta la volontà di interiorizzarlo, di custodirlo
e di attuarlo nella propria vita.
Nell’Unzione degli Infermi il presbitero segna il malato sulla fronte e
sulle mani, per attestargli che viene conformato a Gesù crocifisso e
glorioso. Nel sacramento della Riconciliazione compie un piccolo segno
di croce, mentre pronuncia la formula di assoluzione dei peccati.
Il grande segno di croce
Il grande ed ampio segno di croce sulla fronte, sul petto e sulle
spalle, è presente in tutti i riti cristiani. Pare che i monaci
orientali lo abbiano introdotto nella liturgia verso il settimo o
l’ottavo secolo e abbia avuto delle modifiche prima di giungere alla
forma definitiva, conosciuta in Occidente. Nel III secolo al sorgere
delle prime controversie teologiche i cristiani d’Oriente si segnavano
con la mano destra, congiungendo il pollice con l'indice. Adottavano
questa procedura, per rendere visibile la loro fede nell'unione della
natura umana e divina di Gesù. Nei secoli successivi tracciano il segno
di croce con tre dita congiunte, per testimoniare la loro fede
nell’unità e trinità di Dio. Questa prassi diventa norma generale e
permanente nella Chiesa d'Oriente.
In Occidente rimane sicuramente in uso fino al secolo XII. Infatti,
nella cattedrale di Modena un bassorilievo di quest’epoca mostra alcuni
cristiani, che si segnano con tre dita, mentre un ministro li asperge
con l’acqua benedetta. Il papa Innocenzo III (+ 1216) nel trattato sul
sacro mistero dell’altare conferma questo modo di segnarsi. Nel secolo
XIII decade gradualmente la consuetudine di unire le tre dita. I
cristiani cominciano a segnarsi con la mano aperta. Invertono anche il
movimento del braccio da sinistra a destra, dalla sventura alla buona
sorte. Procedendo in questa direzione, indicano che Gesù passa
dall’umiliazione della croce alla gloria celeste. Nel XVI si stabilizza
questa procedura da noi conosciuta e adottata.
Finalità del segno della croce
Il segno della croce ha prevalentemente due finalità. Ricorda anzitutto
la nostra appartenenza a Dio, Padre, Figlio e Spirito. Elevando,
infatti, la mano sulla fronte, riconosciamo la sovranità che il Padre
ha su di noi e ci disponiamo ad accogliere le sue ispirazioni.
Abbassando la mano sul petto, centro della vita, ci prepariamo a
ricevere la grazia santificante del Figlio, vittorioso sul peccato e
sulla morte. Dirigendo la mano da spalla a spalla, ci lasciamo
trasformare dalla forza dello Spirito Santo, che svolge la missione di
mantenerci uniti al Padre e al Figlio. Accompagniamo il segno della
croce, dicendo: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Ripetendo ogni giorno questa formula, professiamo la nostra fede
nell’unità e nell’uguaglianza della tre persone divine; riconosciamo la
nostra dignità battesimale, ci impegniamo a conservarla integra e ci
proponiamo di vivere in piena comunione d’amore con tutti i membri
della Chiesa. Concludiamo questo gesto con un amen, nel quale
confermiamo il senso di ciò che abbiamo fatto.
Il segno della croce è in secondo luogo un’invocazione di liberazione
dal male fisico e morale. Riconosciamo, infatti, che Gesù ci ha redenti
mediane la sua croce. Gli chiediamo quindi di liberarci dalle calamità
naturali, dalle malattie, dalle seduzioni del mondo, dalle tentazioni
diaboliche e da qualsiasi pericolo.
I Padri della Chiesa hanno raccomandato ai fedeli di tracciarsi il
segno della croce e di affidarsi alla potenza salvifica di Dio. Hanno
assicurato che chi l’avrebbe eseguito con fede, avrebbe vinto qualsiasi
tentazione, si sarebbe aperto all’azione della grazia santificante e
avrebbe rafforzato il suo rapporto con Dio. Evochiamo qualche loro
espressione. San Giovanni Crisostomo dichiara nelle catechesi
battesimali: «La croce possiede l’efficacia di un mirabile amuleto e di
un grandissimo scongiuro e beata l’anima che pronunzia il nome di Gesù
Cristo crocifisso: invocalo ed ogni malattia fuggirà, ogni subdolo
piano satanico ti lascerà» . San Leone Magno asserisce in un discorso
sulla passione del Signore: «La croce è fonte di ogni benedizione; è
causa di tutte le grazie; per essa è donata ai credenti la forza invece
della debolezza, la gloria invece dell’obbrobrio, la vita in cambio
della morte» . San Gregorio Magno scrive che alcuni monaci offersero a
san Benedetto una bevanda avvelenata; egli tracciò un segno di croce
sul recipiente ed esso si frantumò . Scrive anche che Benedetto scacciò
il tentatore con un segno della croce ; diede inoltre questo consiglio
ad un monaco, dilaniato dalla superbia: «Fatti un segno di croce sul
cuore, fratello! Che vai ruminando nella mente? fatti un segno di
croce» .
Un consistente filone di letteratura prosegue l’istruzione dei Padri
della Chiesa. Riconosce l'efficacia salutare del segno di croce.
Insegna che esso eleva tutta la persona verso Dio, immette nella sua
azione redentrice (Gal 3,14), ottiene grazie e distoglie dall’influenza
del maligno.
Presentiamo qualche esempio. San Severino, fondatore di alcune comunità
monacali a nord est delle Alpi, ottiene delle grazie, eseguendo un
segno di croce . San Bernardo riferisce che san Benedetto tracciò
persino un segno di croce per salvare la vita di una bestiola in
pericolo di morte . Santa Lutgarda, mistica cistercense e contemporanea
di Bernardo, guarisce un ragazzo epilettico, ricorrendo alla preghiera
e al segno di croce . San Bonaventura attesta che Francesco d'Assisi
benediceva le cose, gli animali, se stesso e le persone con un segno di
croce, conseguendo quello che desiderava. «Nell’eremo di Sant’Urbano.
comandò che gli fosse portata dell’acqua che poi benedisse con il segno
della croce. Immediatamente si genera dell’ottimo vino su quella che
era stata solo acqua»; parlando agli uccelli, egli, con ammirevole
fervore di spirito, passava in mezzo a loro, li toccava con la tonaca,
ma nessuno di loro si mosse da quel posto, finché, dopo che il santo
tracciò il segno di croce, e diede loro il permesso, tutti insieme
volarono via con la benedizione dell’uomo di Dio»; «Dopo aver tracciato
su di lui (Gedeone) il segno di croce, immediatamente, colui che aveva
giaciuto rattrappito si alzò risanato e, prorompendo nelle lodi di Dio,
disse: Sono risanato» .
Tommaso da Celano scrive che santa Chiara, quando faceva un segno di
croce sugli ammalati, trasmetteva a loro il suo amore compassionevole
per Gesù e riportava molte guarigioni fisiche . Sant’Angela da Foligno
attesa che se compiva lentamente il segno della croce, avvertiva nel
suo corpo un flusso d’amore: «Se faccio il segno della croce alla
svelta, senza posare la mano sul cuore, non sento nulla; ma se con la
mano sfioro il capo dicendo “Nel nome del Padre”, e poi la paggio sul
cuore dicendo “e del Figlio” allora all’improvviso sento qui un amore e
una consolazione, e mi sembra che colui che nomino si trovi lì» . San
Rocco, imitatore di Cristo sofferente, curava gli appestati e cercava
di alleviarne i mali, sia implorando il Signore, sia tracciando su loro
un segno di croce .
Disturbata dal diavolo, santa Faustina Kolwaska se ne libera,
tracciando con il pensiero il segno di croce. Lei stessa lo attesta:
«Quando ho guardato, ho visto molti brutti ceffi, ma appena ho fatto
col pensiero il segno della croce, sono spariti tutti immediatamente.
Quanto è orribilmente brutto satana!» .
Oggi molti cristiani omettono di farsi il segno della croce, perché lo
considerano un gesto antiquato e superfluo. Per uniformarsi alla prassi
comune, si segnano solamente quando partecipano ad una celebrazione
liturgica. Altri si segnano in modo rapido e scaramantico. Danno
l’impressione di voler esorcizzare la sfortuna.
Attenendoci all’antica tradizione cristiana, trasformiamo questo bel
gesto, sintesi della nostra identità, in un vero segno di fede, di
speranza, di amore, di santificazione e di redenzione. Cominciamo,
accompagniamo e chiudiamo la giornata con il segno della croce.
Tracciamolo, rendendolo più espressivo e più incisivo. Rafforzeremo
così la nostra affettiva relazione con la SS. Trinità. Manterremo il
legame che ci unisce ai battezzati e a qualsiasi uomo. Vinceremo le
nostre resistenze e durezze interiori. Impareremo ad amare e a
confidare maggiormente nella potenza salvifica di Gesù. Ricorderemo
agli altri la nostra dignità di figli di Dio e di fratelli di Cristo.
Trasmetteremo a tutti la speranza della beatitudine eterna. Conferiremo
un ritmo gioioso a tutta la nostra vita. Sconfiggeremo le molteplici
tentazioni provenienti dal mondo, dalla carne e dal demonio. Otterremo
la grazia necessaria al nostro cammino pasquale.
Santa Bernardette Soubirous aveva osservato che la Madonna iniziava la
preghiera con un ampio segno della croce. Ne era rimasta affascinata e
decise di imitarla, ripetendo il suo gesto. Nell’agonia della morte,
unite le sue ultime energie, si tracciò un grande segno di croce e
consegnò la sua anima a Dio.
Madre Teresa di Calcutta raccomandava ai suoi religiosi: «Faremo il
segno di croce accuratamente come un segno di completa appartenenza al
Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, scelti e messi da parte per la
contemplazione e l’amore, sigillati ai poteri della carne, del mondo e
del diavolo» .
Fonte : scritti
e appunti di Padre Felice Artuso (religioso Passionista)
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