Alessio Varisco
" Il Cristo risorto in
croce di Sarzana
"
CHIAVE DI LETTURA DELLA
CROCE DI
SARZANA
FABBRICATA DA MASTRO GUGLIELMO - 1138,
CUSTODITA NELLA CATTEDRALE DI S. MARIA
ASSUNTA.
Monza, Técne, 1994.
Il crocefisso di Mastro
GUITELMO di Sarzana, con storie della Passione, è
un’opera certamente realizzata da un autore che conosce l’arte orientale più
caratteristica: l’Icona.
A differenza di tutti gli
altri successivi è l’unico in Italia che mostra la
figura del Messia che vince la morte
così come sottolineano gli storici e gli esperti di iconologia, esso contempla
un’animata e variopinta manifestazione di un Cristo risorto.
La tradizione lo fa risalire
alla seconda metà del dodicesimo secolo ma le recenti
analisi datano la
figura
del corpo intorno alla prima metà del quattordicesimo secolo.
Tralasciando le brutture dei
“restauri” succedutisi negli anni, grazie ai quali il Cristo aveva sei dita per
piede, si sono scoperte man mano diverse scritte e le tracce originali del
sangue che sgorga dalle ferite, oltre a diverse decorazioni rovinate dal nero
fumo.
E’ un’opera
sintetica che aveva, come molte, un
carattere didattico e molto
intenso a livello teologico. Vi sono
sette immagini che illustrano la Passione
sul lato sinistro a destro del tronco e degli arti inferiori (quattro registri
bifronti),oltre all’adorazione
a Maria, vi è il Giudizio Finale che troneggia nella mandorla in alto
e vicino alle mani le quattro immagini degli Evangelisti con i loro rispettivi
simboli. La Madonna e Giovanni piangono dinanzi la Croce (primo registro), il
bacio di Giuda, la Salita al Calvario, la crocifissione, più in basso il
Sepolcro vuoto con l’Annuncio alle donne, a destra la Vestizione del Corpo nel
Sepolcro.
Orbene la poetica
strutturale, l’analisi attenta della composizione, la fissità frontale, la
mancanza di una prospettiva -non ancora nata ma già
in nuce- occidentale, la posizione statica di alcuni
dei personaggi lo fanno certamente sembrare un
Cristo Risorto in Croce Trionfante la morte,
così radioso da illuminare il mondo.
E’ una visione diversa dalle
conosciute e prossime opere della terra umbra che certamente lo rendono
impareggiabile.
E’ una
icona pasquale che
beatifica la Resurrezione del Terzo Giorno
e la rende visibile, udibile. E’ percepibile l’attenzione meticolosa di un
artigiano che “sacralizza”
il supporto per renderlo spazio naturale. Il colore originale è, come
dal recente restauro, verde come
quel prato sul quale lo strumento di morte fu issato. E’ la
vittoria di noi cristiani, è la
gioia di sapere che Cristo, dopo essere
risorto dai morti, non muore più (Rm 6,9).
E’ su un prato; quello stesso che anima la nostra vita, sul quale danziamo ed è
certamente da quel prato che Lui è dipartito, trasfigurandosi.
E’ misteriosa
questa immagine fatalmente inquietante, con pochi
tratti ci indica il mistero del
nostro essere Cruce
Signati. E’ certamente molto ed è un
manifesto della presenza viva della Trinità in mezzo
a noi.
Maria ,
gli Apostoli, gli Evangelisti sono i testimoni della
Storia (Verbo) che si è fatta carne
e ha preso dimora fra noi e che da quella Croce è spirata in un Soffio
Successivamente
la tematica verrà ripresa da un Crocifisso
con storie della Passione, di ignoto pisano, tempera su pergamena
custodito al Museo di S. Matteo di Pisa. Quello pisano appare morto con il capo
reclinato sulla spalla dall’espressione sofferente ed il Corpo inarcato dal
dolore del trapasso. Secondo l’iconografia bizantina è il
Cristo Moriendi
che celebra il dolore e la Sua morte che darà il via ad una poetica molto
intensa nei crocefissi su tavole: di Santa Croce a
Firenze del Cimabue, di Santa Maria Novella a
Firenze di Giotto e altri di scuola umbra e toscana.
Questo di Guglielmo è quindi
un’esperienza unica che in tutta l’area italica non ha eguali: primo e l’ultimo
della costruzione caratteristica di Croci di che si
sviluppa nell’area mediterranea fra il dodicesimo ed il quattordicesimo secolo.
In nessuno dipinto è stato mai rappresentato il
Volto di Cristo Vivo In Croce se non
in questo misterioso di Mastro Guglielmo venuto certamente da oriente.
La poetica, formulata in
modo molto incisivo, ben oltre il formulario classico e d’uso fa ci fa pensare
che questi non sia bizantino...
Un nodo della storia: le vicende del Cristo
tutte da leggere o meglio guardare!
Fonte : scritti del prof. Alessio Varisco , Técne Art Studio , sito web www.alessiovarisco.it .
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