LE DRAMMATIZZAZIONI DELLA
PASSIONE DEL SIGNORE
di Padre Felice Artuso
Gli scrittori greci inventarono le tragedie per
focalizzare la complessa scaturigine del male. I loro racconti, messi in scena
nei teatri, suscitavano profonde emozioni negli spettatori. La Bibbia contiene
tante narrazioni drammatiche, analoghe alle suggestive tragedie greche. Il libro
di Giobbe costituisce un celebre esempio sulle misteriose cause, che affliggono
gli innocenti di ogni luogo e di ogni epoca.
Ispirandosi alle tragedie classiche e alle forme teatrali più consuete, i
Benedettini del X secolo escogitarono la sacra rappresentazione, per aiutare i
cristiani, che non parlavano più il latino, a comprendere le celebrazioni
liturgiche. Animarono la veglia pasquale, raffigurando le varie apparizioni del
Signore ai suoi discepoli. Nel secolo XI e XII musicarono delle melodie popolari
e drammatizzarono la passione di Gesù. La loro iniziativa, che congiunge la
liturgia pasquale e la mimesi dell’evento celebrato, ottenne vasti consensi e fu
rapidamente accolta nelle numerose chiese europee.
Bisogna tuttavia tener presente che la liturgia apre a Dio, incrementa la
comunione con lui e spinge all’esecuzione degli impegni fondamentali, se viene
svolta in conformità alle norme rituali stabilite. Altrimenti distacca da Dio,
allontana dalla sua azione salvifica e assume forme di pura teatralità. Già
alcuni profeti denunciarono le defezioni cultuali, che allontanavano il popolo
d’Israele dall’alleanza divina e giustificavano la corruzione morale. In
particolare il profeta Amos, che dava molta rilevanza alle regole rituali dei
giorni festivi, deplorava quegli episodi cultuali, che i potenti, sfruttatori
dei poveri, tramutavano in divertimenti e gozzoviglie Am,2,7).
Il popolo cristiano, sganciatosi dall'ascolto della Parola di Dio e dai riti
pasquali, trasferì la sacra rappresentazione dall’interno delle chiese ai luoghi
pubblici. Organizzò una processione coreografica, nella quale evocava il
trasferimento di Gesù morto dal Calvario al Sepolcro. Munito di pesanti catene
al collo, di fiaccole accese e di vesti scure, sfilava scalzo nelle zone
abitate, trasportava gruppi statuari in legno o in cartapesta e, esprimendosi
nella lingua locale, elevava al Signore inni sacri, nenie dolenti e implorazioni
di perdono.
Alcune Confraternite incrementarono e perfezionarono questa sfilata. Nelle
ricorrenze penitenziali come il Venerdì Santo o negli eventi catastrofici i
Confratelli s'incappucciavano, indossavano divise funebri, trasportavano croci,
si flagellavano e maceravano il dorso durante il percorso. Rivivendo la passione
del Signore, suscitavano negli osservatori uno stato d'intensa afflizione e li
disponevano ad un cambiamento interiore. Nelle ricorrenze festive invece
vestivano abiti chiari, sfilavano, cantavano e ballavano, reggendo crocifissi
artistici. Mettevano più in evidenza la vittoria e la gloria della croce di Gesù
Cristo .
Le Confraternite odierne della Passione conservano con orgogliosa e faticosa
acribia la tradizione medievale. Ad ogni Venerdì Santo o ad altra ricorrenza
festiva drammatizzano le principali fasi della passione, della morte, della
deposizione e della sepoltura del Signore. Indossano i costumi dei personaggi
evangelici o delle compagnie dei Disciplinati. Sfilano per le vie del paese,
dirigendosi nella piazza centrale, addobbata per la circostanza. Ritmano il
rumore delle catene, delle sferze e dei lamenti. Dialogano, cantano, intercalano
tratti di silenzio e s’immedesimano nel loro ruolo rappresentativo. Dando
l'impressione di svolgere un’azione più reale che fittizia, attraggono la gente,
desiderosa di conoscere Gesù. Trasmettono una cultura vitale, incarnata nel
tessuto del loro ambiente sociale. Evitando farse burlesche e sarcastiche,
inducono a riflettere, a conservare la memoria collettiva delle molteplici
sofferenze del Figlio di Dio e ad ignorare i mediocri messaggi degli odierni
persuasori occulti.
La sacra rappresentazione più famosa, distinta dalla processione del Venerdì
Santo, è la drammatizzazione della passione di Oberammergau a Monaco di Baviera.
Perfezionatasi nei secoli, attira molti spettatori locali e stranieri. In Italia
è assurta a celebrità la quinquennale, la suggestiva e ormai centenaria
rappresentazione della passione di Gesù di Sorvedolo (Biella).
Occorre tuttavia riconoscere che le processioni e le rappresentazioni della
passione del Signore hanno dei grossi limiti in quanto non distolgono facilmente
dall’individualismo, dalle abitudini personali e dalle proprie contraddizioni
personali. Anzi con molta probabilità lasciano ogni cristiano nei suoi dubbi,
incoerenze e capricci. La Chiesa riconosce i pregi e i difetti sia delle sfilate
religiose sia delle sacre rappresentazioni. Raccomanda ai loro promotori di
conferirvi un orientamento più spirituale, di accordarle alle celebrazioni
liturgiche, di purificarle dagli elementi superstiziosi, di usare il linguaggio
della cultura locale e di dare un messaggio di speranza alla gente, assetata di
verità evangelica. Incoraggia inoltre i cristiani a partecipare soprattutto ai
riti liturgici, dove si meditano i testi della Sacra Scrittura, si fraternizza
con tutti i presenti e si è rinnovati dalla grazia dei sacramenti.
Fonte : scritti e
appunti di Padre Felice Artuso (religioso Passionista) , e-mail:
feliceartuso@katamail.com .
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