giovedì 25 luglio 2019

LE DRAMMATIZZAZIONI DELLA PASSIONE DEL SIGNORE , di Padre Felice Artuso



LE DRAMMATIZZAZIONI DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
di Padre Felice Artuso 
                           
 
 
Gli scrittori greci inventarono le tragedie per focalizzare la complessa scaturigine del male. I loro racconti, messi in scena nei teatri, suscitavano profonde emozioni negli spettatori. La Bibbia contiene tante narrazioni drammatiche, analoghe alle suggestive tragedie greche. Il libro di Giobbe costituisce un celebre esempio sulle misteriose cause, che affliggono gli innocenti di ogni luogo e di ogni epoca.
Ispirandosi alle tragedie classiche e alle forme teatrali più consuete, i Benedettini del X secolo escogitarono la sacra rappresentazione, per aiutare i cristiani, che non parlavano più il latino, a comprendere le celebrazioni liturgiche. Animarono la veglia pasquale, raffigurando le varie apparizioni del Signore ai suoi discepoli. Nel secolo XI e XII musicarono delle melodie popolari e drammatizzarono la passione di Gesù. La loro iniziativa, che congiunge la liturgia pasquale e la mimesi dell’evento celebrato, ottenne vasti consensi e fu rapidamente accolta nelle numerose chiese europee.
Bisogna tuttavia tener presente che la liturgia apre a Dio, incrementa la comunione con lui e spinge all’esecuzione degli impegni fondamentali, se viene svolta in conformità alle norme rituali stabilite. Altrimenti distacca da Dio, allontana dalla sua azione salvifica e assume forme di pura teatralità. Già alcuni profeti denunciarono le defezioni cultuali, che allontanavano il popolo d’Israele dall’alleanza divina e giustificavano la corruzione morale. In particolare il profeta Amos, che dava molta rilevanza alle regole rituali dei giorni festivi, deplorava quegli episodi cultuali, che i potenti, sfruttatori dei poveri, tramutavano in divertimenti e gozzoviglie Am,2,7).
Il popolo cristiano, sganciatosi dall'ascolto della Parola di Dio e dai riti pasquali, trasferì la sacra rappresentazione dall’interno delle chiese ai luoghi pubblici. Organizzò una processione coreografica, nella quale evocava il trasferimento di Gesù morto dal Calvario al Sepolcro. Munito di pesanti catene al collo, di fiaccole accese e di vesti scure, sfilava scalzo nelle zone abitate, trasportava gruppi statuari in legno o in cartapesta e, esprimendosi nella lingua locale, elevava al Signore inni sacri, nenie dolenti e implorazioni di perdono.
Alcune Confraternite incrementarono e perfezionarono questa sfilata. Nelle ricorrenze penitenziali come il Venerdì Santo o negli eventi catastrofici i Confratelli s'incappucciavano, indossavano divise funebri, trasportavano croci, si flagellavano e maceravano il dorso durante il percorso. Rivivendo la passione del Signore, suscitavano negli osservatori uno stato d'intensa afflizione e li disponevano ad un cambiamento interiore. Nelle ricorrenze festive invece vestivano abiti chiari, sfilavano, cantavano e ballavano, reggendo crocifissi artistici. Mettevano più in evidenza la vittoria e la gloria della croce di Gesù Cristo .
Le Confraternite odierne della Passione conservano con orgogliosa e faticosa acribia la tradizione medievale. Ad ogni Venerdì Santo o ad altra ricorrenza festiva drammatizzano le principali fasi della passione, della morte, della deposizione e della sepoltura del Signore. Indossano i costumi dei personaggi evangelici o delle compagnie dei Disciplinati. Sfilano per le vie del paese, dirigendosi nella piazza centrale, addobbata per la circostanza. Ritmano il rumore delle catene, delle sferze e dei lamenti. Dialogano, cantano, intercalano tratti di silenzio e s’immedesimano nel loro ruolo rappresentativo. Dando l'impressione di svolgere un’azione più reale che fittizia, attraggono la gente, desiderosa di conoscere Gesù. Trasmettono una cultura vitale, incarnata nel tessuto del loro ambiente sociale. Evitando farse burlesche e sarcastiche, inducono a riflettere, a conservare la memoria collettiva delle molteplici sofferenze del Figlio di Dio e ad ignorare i mediocri messaggi degli odierni persuasori occulti.
La sacra rappresentazione più famosa, distinta dalla processione del Venerdì Santo, è la drammatizzazione della passione di Oberammergau a Monaco di Baviera. Perfezionatasi nei secoli, attira molti spettatori locali e stranieri. In Italia è assurta a celebrità la quinquennale, la suggestiva e ormai centenaria rappresentazione della passione di Gesù di Sorvedolo (Biella).
Occorre tuttavia riconoscere che le processioni e le rappresentazioni della passione del Signore hanno dei grossi limiti in quanto non distolgono facilmente dall’individualismo, dalle abitudini personali e dalle proprie contraddizioni personali. Anzi con molta probabilità lasciano ogni cristiano nei suoi dubbi, incoerenze e capricci. La Chiesa riconosce i pregi e i difetti sia delle sfilate religiose sia delle sacre rappresentazioni. Raccomanda ai loro promotori di conferirvi un orientamento più spirituale, di accordarle alle celebrazioni liturgiche, di purificarle dagli elementi superstiziosi, di usare il linguaggio della cultura locale e di dare un messaggio di speranza alla gente, assetata di verità evangelica. Incoraggia inoltre i cristiani a partecipare soprattutto ai riti liturgici, dove si meditano i testi della Sacra Scrittura, si fraternizza con tutti i presenti e si è rinnovati dalla grazia dei sacramenti.



 
 
 
 


Fonte : scritti e appunti di Padre Felice Artuso (religioso Passionista) , e-mail: feliceartuso@katamail.com  .







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