giovedì 25 luglio 2019

"LA NOSTRA STORIA IN PAROLE E IMMAGINI" , di Antonia Chimenti




"LA NOSTRA STORIA IN PAROLE E IMMAGINI"
 
di Antonia Chimenti
 
 
 
 
 

CANTO GREGORIANO

Sguardo amorevole, carezzevole su se stessi, preludio ad uno sguardo incontaminato e puro sugli altri esseri umani, sul creato. Sguardo amorevole che dalle creature si eleva al loro Creatore e gli innalza lodi per il loro tramite.
Canto monotono, dolce, cadenzato, nel bianco immacolato dei monasteri, pura barriera contro le contaminazioni.
Canto gregoriano, dove la perpetuità non produce tedio, perché le voci, tante, cantano all'unisono e meditano, attente, assorte.
Vite offerte liberamente a chi le ha create e le ricrea ogni giorno in quello slancio d'amore, corrisposto nella purezza, nel rinnovato sì, che cuore, anima, mente esprimono con la voce.
Vite offerte nel sacrificio della materia.
Materia bruciata e trasformata in incenso profumato, che volteggia leggero.

 



IL ROMANICO

Arte pura, arte dell'equilibrio delle proporzioni, congiunto alla solidità del materiale. Esprime l'operosità dell'uomo, che materializza una visione mentale e spirituale, dove nessun contrasto turba l'armonia.
L'arte classica fornisce la tecnica, la progettazione, il disegno, ed il Cristianesimo imprime il soffio della spiritualità.
Fresca penombra, dall'acustica perfetta, dove raccogliersi ed elevare canti alla Divinità, all'interno. All'esterno, un aggraziato profilo, disegnato con cura, ad offrire l'eterna presenza dello spirito fra le umane cose.
La scultura e la pittura riprendono l'essenzialità e la purezza delle linee architettoniche, materializzano nella corposità dei rilievi e del tracciato semplice delle forme, la parabola dell'uomo, creatura decaduta, destinata al dolore, ed indicano nella croce il perno della salvezza, come nella Deposizione di Benedetto Antelami, nel duomo di Parma, nel Cristo che soffre di Giunta Pisano e nel Cristo che nobilmente domina la morte e divinamente la trasfigura in un trionfo, foriero di speranza per i credenti, così come lo presenta la sensibilità di Maestro Guglielmo, nel duomo di Sarzana.




POETI PROVENZALI

Trovatori, compositori di versi accolti nelle corti del Meridione della Francia, ispirati da una visione del mondo che trasfigura e idealizza moti, pulsioni, azioni.
Moti, pulsioni, azioni sono servizio.
Visione nobile, pura, semplice e bella.
Dove il canto é pretesto alla musica, il canto polifonico a due voci o più, prima ancora che la musica strumentale prendesse il sopravvento.
Canto armonioso, preludio a un'armonia che si desidera, talvolta si trova, nell'incontro con altri esseri.
Siamo nel secolo XI°.
I trovatori trovano cose belle nel loro peregrinare; monelli in libertà, respirano al contatto con la magia incantata di leggende, storielle, ma, al riparo dal vento e dalla pioggia, rendono omaggio coi loro trilli alle Signore del luogo, cui un destino diverso ha assegnato nobili natali.
Le consuetudini sociali, ma anche la differenza insormontabile di rango alimentano canti, dove le rozzezze si sublimano. L'incontro/ scontro e l'impossibilita' dello scambio consumistico deviano nell'arte e sublimano una realtà che, altrimenti, sarebbe rozza e brutale.
Ironia e cinismo di letture prevenute da pregiudizi volgari, come la sessualità fine a se stessa, la cupidigia, impediscono talvolta di scorgere come gli elevati ideali, se perseguiti con ferma determinazione e volontà di coerenza, si realizzano non solo nei sogni degli artisti, ma nella storia, nella vita, nel quotidiano.
Il canto puro degli ultimi trovatori esprime l'afflato dell'anima, sciolta dai legami sensuali, passionalmente intenta a contemplare negli altri esseri, l'Eterno.

 
 
 
SCUOLA SICILIANA

Gentilezza  é l' essenza della poesia che fiorisce alla corte di Federico II, e gli accenti che ne costituiscono l'espressione sono l'armoniosa realizzazione di menti e cuori eletti, che scelsero la paziente via dell'arte per coltivare le loro anime.
Siamo nel secolo XIII, in Sicilia.  Profumi, colori di una terra generosa e bella, nel filtro spirituale di anime elette.
Invito gentile a ripercorrere con garbo il sentiero che ci conduce alla purezza di comportamenti, parole,che anime e cuori ingentiliti ispirano, per ricondurci alle nobili e umili origini di creature.
Non sono più 'uccel di bosco', monelli estrosi, ma notabili, professionisti, che trovano nel canto d'amore il canale privilegiato per
arieggiare la materia greve delle 'cose' di cui si occupano con il soffio della loro spiritualità, riscaldata da sentimenti nobili.
Come bene osserva Frede Jensen nella sua preziosa antologia, la poesia siciliana é per i suoi autori "a means to leave aside for a few precious moments the worries and tribulations of public office" *.
Una poesia dove il siciliano delle origini, con il suo ipervocalismo, ben si presta ad una creazione dove il testo scritto é molto importante, visto che é poesia da leggere, non da cantare**

 *Cito da F.JENSEN, The Poetry of the Sicilian School, edited and translated by F.Jensen, Vol.22, Series A, Garland Publishing Inc., New York & London, 1986, p.1.
**P.Bigongiari, Capitoli di una storia della poesia italiana, Firenze, Felice Le Monnier, 1968
.
 



DOLCE STIL NOVO

Mai parole furono più appropriate per definire una visione bella e buona della vita , o forse sì, anzi, sicuramente, sì.
Un viaggio nel tempo e nello spazio ci porta ai trovatori e, ancor più oltre, là dove lo spazio ed il tempo sconfinano nell'eterno, a quelle immagini pure e luminose delle Sacre Scritture.
Visione della vita, nella quale si tacitano i fragori della storia, i sordidi rimuginii della mente, e l'anima ritrova la sua unica vera via del ritorno alle origini.
"Magnificat anima mea Dominum"
Il sì gioioso di una fanciulla umile, circondata da poche cose. Colmata dalla grazia. Umile, operosa, silente, attenta, aperta al mistero, radiosa sul mondo.
Maria trascende da Nazareth, valica confini, porta il Creatore nel suo grembo per nove mesi. Lo partorisce in una stalla. Un Dio in una stalla?
Sì. L'umiliazione di un Dio doveva essere totale, per essere meno Dio e più umano, e per permettere all'uomo di diventare sempre più Dio, attraverso un'unica strada: il dolore.
Gli uomini che 'inventarono' , o meglio ritrovarono il "dolce stile", erano ispirati da fantasie incontaminate, belle come le parole che le espressero.
Cantavano un ideale, che resterebbe confinato aldilà della materia, se non trovasse qualcuno che, fuori dalle mode, contro le mode, lo incarna, lo vuole incarnare. E sono tante. Non fanno rumore, come i fiori, e come i fiori profumano.
Questo sguardo puro, questo concetto, questo sentimento, caratterizzava gli uomini che ritrovarono il 'dolce stile' nel bel mezzo del secolo XIII, in un mirabile sincretismo di filosofia, teologia, cultura, arte e spiritualità.

 



 







Fonte : " La nostra storia in parole e immagini " , brani tratti da uno scritto inedito della prof.ssa Antonia Chimenti. E-mail: a.chimenti@email.it  . 










Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari negli ultimi 30 giorni