Ugo Abate
TEORIA
SULLA CREAZIONE DELL'UOMO: LA CREAZIONE FU POLIGENICA .
INCONTRO
FRA CREAZIONISMO ED EVOLUZIONISMO CON ESCLUSIONE ASSOLUTA DELLA DISCENDENZA
DALLE SCIMMIE E PROBLEMATICA INTORNO ALLA PRESENZA DI REPERTI DI UOMINI
APPARTENENTI AD UNA FASE PRECEDENTE RISPETTO A QUELLA ATTUALE, QUELLA DELL'HOMO
SAPIENS.
1. Dio creò l'uomo e
maschio e femmina li fece (cfr. Gn 1,7 ).
Riguardo la concezione della
Chiesa sull’origine dell’Uomo, essa segue la teoria biblica creazionista, ma
non esclude anche una secondaria componente evoluzionista, certamente non
casualistica.
Nell’ambito di tale discorso
teologico si pone subito una duplice problematica:
a) è stata creata una sola
coppia o più coppie contemporaneamente?
b) qual è la risposta al
problema “dalla costola”?
Riguardo la prima
problematica, la Chiesa, in sede non dogmatica o quasi dogmatica, è per la
teoria della creazione di una sola coppia (cfr. Dezzingher, pag. 779: 3894 (CdC
1366 §2) 3895-3896 (cfr.Pio XII, Allocuzione ad Acad.
Scientiarum 30 Nov. 1941- AAS 33-1941). Ma in ciò non tiene conto
dell’interpretazione letterale del testo biblico che, d’altronde, fa pur capire,
nel passo in cui Caino prese moglie, che egli la scelse tra donne che non erano
sue sorelle (cfr. Gn 4, ab). Un altro dato è che se fosse ammessa la teoria
della creazione di un’unica coppia, sarebbe inevitabilmente ammessa la
possibilità dell’incesto, cosa che, invece, è assolutamente da escludere. Dio,
infatti, non può andare mai contro Se stesso e la Legge Naturale da Lui scritta
nel cuore di ogni essere umano esclude, in maniera assoluta, che il padre vada
ad unirsi e/o a procreare con la figlia o che la madre vada a farlo col proprio
figlio.
Sappiamo, infatti, che tali
cose sono e vanno contro natura. Ciò è ribadito in vari passi del Vecchio
Testamento (cfr. Lv 18,8; 20,11; Dt 27,20) e del Nuovo Testamento (cfr. 1Cor
5,1ss) e riscontriamo ciò anche presso i pagani (cfr. Gaio, Intitutiones I,63;
Cicerone nel Pro Cluentio V,6; Andocide nel Discorso sui Misteri, 128, dell'anno
339 a.C.
Riguardo ora la seconda
problematica, cioè il problema della “costola”, una teoria personale e non
ancora resa ufficiale si affaccia su di essa.
Qual' è il significato
profondo della parola “costola”? Lo studio deve essere affrontato leggendo il
testo in lingua ebraica, ove senz’altro troveremo che a tale parola corrisponde
un significato ben più profondo che quello di rappresentare solo una parte così
semplice del corpo umano. Eppure Dio fa pur riferimento reale al corpo umano, ma
la parola “costola” o meglio, la parola tradotta con questo termine nasconde una
realtà ben più profonda e vitale della pur significativa espressione della
parola qui in oggetto. In realtà, ciò che più vuol significare tale parola, o
meglio la parola ebraica che così viene tradotta, consiste nella parte più
costitutiva e vitale di un maschio , poiché è di un maschio del quale parlano
le Scritture: Dio creò un maschio (cfr. Gn 1,26; 2,7.18-20 ). Di poi, dal
maschio trasse la femmina, ma in che modo realmente?
Secondo questa personale
teoria, seguendo il tracciato biblico, Dio fece scendere un torpore su Adamo (cfr.
Gn 2,21-22), un sonno che potrebbe avere il senso e la realtà di un letargo
molto lungo, durante il quale Dio operò con la Sua Onnipotenza, traendo dal Suo
uomo, ormai in età matura, la “costola” e da questa plasmò Eva (cfr. Gn 2,22).
Ma questo termine cosa sta realmente a significare se non la parte più vitale
del maschio, la parte tratta dal testicolo e che è l'unica fonte dell'uomo per
dare origine ad una possibile altra vita: cioè lo sperma!? E sappiamo che ne
basta uno solo di questi per generare una nuova creatura! Allora, si pone il
problema da dove Dio ha tratto l’altra componente, l’ovulo, che sappiamo essere
“necessario” per avere, attraverso la sua fecondazione, un nuovo essere?
Sappiamo che il primo uomo
Dio lo plasmò dalla terra. Allora, vi sono due possibilità: o che Dio abbia
usato ancora altra terra e nella terra posto lo sperma ed ottenuto l’inizio
della “nuova creatura”, che sarà poi Eva, oppure, che Dio abbia proceduto
usando la sola cellula totipotente che è la cellula spermatica, ma sempre con un
altro intervento creativo, giungendo, però, alla solita cellula primordiale
dalla quale è derivata, col tempo, l'altra Nuova Creatura: Eva !
Quel che nelle Sacre
Scritture è detto “trasse” e “chiuse la carne al suo posto” (cfr. G n 21),
stanno evidentemente per un intervento operato direttamente sul corpo d’Adamo.
In tal modo la teoria creazionista è salva, così come quella evoluzionista,
puntualizzando che, con l’accettazione di quest’ultima, non si intende affatto
accettare quella parte di essa che esclude Dio quale programmatore dei processi
evolutivi e di quella parte che ci vorrebbe far derivare, per evoluzione,
dalla scimmia antropomorfica (cfr. Gn 1,20-25). Quest'ultima cosa è la
bestemmia più grossa coniata dalla creatura umana ed alla quale molti uomini
dell'Era Moderna credono ciecamente!
Questa personale teoria
spiega, inoltre, come vi sia un’assoluta parità ontologica tra il maschio e la
femmina dell'uomo, parità nella complementarietà. L' indole al dominio del
maschio sulla femmina è solo conseguenza del Peccato Originale (cfr. Gn
3,16;). Ma con la venuta di Cristo, nella Grazia, il rapporto maschio - femmina
resta come prima, ma non già però nel senso di dominio ma d’Amore e servizio del
maschio verso la femmina e la sua prole, e viceversa, pur restando il maschio
capo della femmina. Ma, come il capo è capo rispetto al suo corpo, in armonia
con questo, l’uomo lo è rispetto alla sua donna allo stesso modo ed in nessun
altro modo (cfr. Gn 1,28; 2,18; 3,20; Dt 25,5; 1Cor 7,3-5; Ef 5,21; Mt
22,24-28;).
2. L'uomo non deriva né
può derivare dalla scimmia. Problematica intorno alla presenza di reperti di
uomini appartenenti ad una fase precedente rispetto a quella attuale dell '
Homo Sapiens.
La scimmia antropomorfica è,
come l'uomo, un mammifero ma con l'uomo ha molte più diversità che somiglianze.
Di per se ciò fa escludere la discendenza dell'uomo da essa. La scimmia,
infatti, è un animale non creato "a Sua immagine e somiglianza", cioè ad
immagine e somiglianza di Dio, ma è un essere del tutto diverso dalla creatura
umana (cfr. Gn 1,26-27).
Dio creò gli animali a
coppie, ma non a Sua immagine e somiglianza, anche se qualcuno o più di qualcuno
potrebbe obiettare: “ Ma allora a che cosa è dovuta la presenza di reperti
archeologici attestanti palesemente un certo stadio di somiglianza tra quello
di una scimmia e quello di un essere umano?
Ebbene, la risposta c'è e
come!
Ci si è mai chiesto, per
esempio, del perché Dio ha dovuto mandare il Diluvio Universale nel quale fu
risparmiata una sola famiglia coi suoi figli, le mogli di questi e nessun
altro (cfr. Gn 6,5 ss)!?
Ci si è mai chiesto, ancora,
della presenza sul nostro pianeta del peccato di bestialità, cioè del rapporto
fra creatura umana ed un animale, detto zoofilia!? Ci si è mai chiesto del
perché della nascita di talune creature mostro, aventi sembianze per metà di un
animale e per metà di uomo o persino totali sembianze di un animale !? Si sa
dell'esistenza del Gottolengo, grossa clinica molto famosa ove sono relegate
queste creature?
Ebbene, al tempo di Noè la
degenerazione del genere umano, la sua perversione, era arrivata ad una tale
bassezza e contemporaneamente ad una tale estensione in tutto il globo terrestre
che Dio si sentì in dovere di mandare, per il bene delle generazioni che
sarebbero seguite, "qualcosa" per ripulire tutta la faccia della Terra (cfr. Gn
5,1ss), per liberarla da tutto quanto il male era stato concepito. Egli scelse
di preservare da questo terribile castigo quei pochi che si erano astenuti dalle
pratiche sessuali di siffatta specie e scelse di preservare una coppia di ogni
specie animale immondo e sette coppie di quelli mondi, affinché potessero
continuare a popolare la Terra i primi e ad essere utili al ciclo biologico ed
all'uomo i secondi (cfr. Gn 7,1-5).
Certamente, dopo il Diluvio,
si rivide e si ristabilì netta la diversità di sembianze tra uomini e scimmie e
che gli ominidi, cioè gli uomini per metà uomo e per metà scimmia, si erano
estinti, così come si erano estinti i giganti, frutto di una manipolazione
genetica, già un uso centinaia di secoli fa e non già solo di adesso, in quet'Era
Moderna!
L'estinzione di questi esseri
è avvenuta poiché non messi in salvo nell'Arca di Noè, dove nulla di perverso o
di mostruoso vi entrò e/o vi trovò posto ma solo la creatura umana, così come
l'aveva pensata e voluta il Creatore.
La diversità della creatura
umana rispetto alla scimmia, anche se antropomorfa e agli altri animali tutti,
consiste nel fatto che solo e solamente la prima, cioè la creatura umana è
stata pensata e creata quale essere intelligente ed immortale, cioè che,
oltre ad avere origine dal nulla, come tutte le altre creature viventi e le
cose tutte, è stata creata per non aver più fine. Infatti non potrà più cadere
nel nulla, diversamente da cosa vorrebbero far intendere alcune filosofie
moderne (come per esempio il Nichilismo). E’ solo prerogativa della creatura
umana la comprensione intellettiva, la somiglianza col suo Creatore e la vita
ricevuta per averla per sempre: l'anima, lo spirito con il corpo materiale.
La Morte, infatti, è solo un “incidente momentaneo” (cfr. Gn
20,14,21,4; Rm 5,15 ss; 6,20 ss) che, alla fine dei tempi, scomparirà. Le Sacre
Scritture lo affermano (cfr. Gn 3,19.22-23) e l'anelito esistenziale dell'uomo
lo ribadiscono continuamente. Ecco spiegato perché la Morte è subita come una
violenza da parte dell'uomo. Dio, infatti, non ha creato la Morte e non gode per
la rovina dei viventi (cfr. Sap 1,13).
L'Uomo è stato creato per
l'immortalità e la Morte non è altro che l'inevitabile ed estrema conseguenza di
un atto di disobbedienza e di presunzione nei confronti del proprio Creatore (cfr.
Gn 3,1 ss). Tale peccato, fatto da Eva prima e da Adamo poi, indotti a ciò per
invidia del Diavolo (cfr. Gn 3; Sap 2,23-24; Rm 5,12), hanno prodotto come
conseguenze anche la sofferenza e la triplice concupiscenza: quella
degli occhi, quella della carne e quella della ricchezza della vita (cfr. Es
20,17; Rm 7,7; Gc 1,14), la malattia, la ribellione di tutto il creato al suo
re, l'Uomo. Tale ribellione è subentrata al dominio inizialmente conferito
all’uomo da Dio (cfr. Gn 1,28), dominio attestato ed espresso dal fatto che Dio
dice all'uomo di dare il nome a ciascuna cosa creata e quello sarebbe rimasto il
relativo nome (cfr. Gn 2,18-20).
Che l’uomo desse il nome ad
una cosa ed avesse il dominio su tutto il creato e tutto il creato fosse da
costui a lui sottomesso è stato l’eterno pensiero di Dio (cfr. Gn 1,27-31).
Ma le conseguenze negative
del Peccato Originale si estesero e si estendono su tutto il genere umano (cfr.
Gn 3,17 d.18; Os 4,3; Is 11,6). Esse consistono, oltre che dallo stato di
inimicizia con Dio stesso, anche nella soggiacenza alla triplice concupiscenza,
come prima accennato. E mi spiego meglio.
Vi è la concupiscenza degli
occhi, quella della carne e poi la ricchezza della vita. Ora diremo in cosa esse
sostanzialmente consistono.
La concupiscenza degli
occhi è quella conseguenza a causa della quale siamo tentati a peccare anche
solo possedendo quanto, persone e/o cose, cade sotto il proprio sguardo. Di una
persona, bramando di possedere il suo corpo o parte di esso, bramandone il
possesso e vedendo e considerando il tutto quale fonte di piacere egoistico.
La concupiscenza della carne è quella conseguenza a causa della quale siamo
tentati, nei sensi, alle impudicizie d’ogni genere, da soli o con altri. Infine,
c'è la ricchezza della vita, a causa della quale siamo tentati al
possesso sempre più forte ed in quantità sempre maggiore delle cose terrene. A
causa di tale inclinazione subentrata in noi, siamo tentati a condurre una vita
sempre più agiata e più ricca, operando nella propria vita tutto in ottica a
ciò. Inoltre si ribadisce che abbiamo ereditato anche l'inclinazione alle
malattie, la sofferenza ed, infine, la morte del corpo, oltre che lo stato di
perenne inimicizia con Dio e la ribellione della natura tutta verso l'uomo, che
era stato posto da Dio quale signore della Terra e di quanto in essa contenuto.
Da tutte queste conseguenze
ne è esclusa quasi del tutto Maria Santissima, poiché è stata da Dio preservata
dalla eredità del genere umano, che è la macchia del Peccato Originale e
concepita senza di essa e, quindi, senza le triplici concupiscenze. Il tutto in
virtù dei meriti infiniti della Nascita, Passione, Morte e Resurrezione di
Cristo Suo Figlio e Figlio di Dio, meriti applicateLe da Dio prima che la
Passione si compisse nel Tempo. Maria è stata preservata da tutte le
conseguenze del Peccato Originale, ma non è stata preservata dal condividere
la sofferenza del genere umano. Anzi, per la Sua particolare condizione, Maria
ha sofferto e condiviso in modo unico e particolare le sofferenze della
condizione umana ed in modo unico ha sofferto la sofferenza incredibile della
Passione e Morte del Suo Figlio, tanto da essere diventata la Coredentrice del
genere umano!
Ed è stato escluso dal
Peccato Originale e dalla triplice concupiscenza anche Gesù, essendo Egli, il
Figlio dell'Uomo, Nuova Creazione, vero uomo ma anche vero Dio.
Gesù è stato reso esente da
tutte le conseguenze del Peccato Originale, dalla triplice concupiscenza, ma
liberamente non si voluto esimere dall'accollarsi, però, le conseguenze di tutti
i peccati di tutta l'Umanità, da Adamo ed Eva all'ultimo uomo che sarà presente
sulla faccia della Terra: le sofferenze ed anche la morte. E' detto, infatti,
nelle Sacre Scritture che volle rendersi simile a noi in tutto, fuorché nel
peccato.
Leggendo le Sacre Scritture è
possibile trovare riscontro a quanto sopra detto, sempreché non si sia
preconcettualmente increduli. In tal caso nemmeno Dio può farci nulla e non
crederemmo nemmeno se vedessimo un uomo risuscitare da morte!
Per avere risposta a tanti
perché occorre sempre leggere congiuntamente il Vecchio ed il Nuovo Testamento,
poiché l'Uno è luce per l'Altro e viceversa. Il Vecchio Testamento va letto alla
luce del Nuovo e viceversa. Essi non vanno mai disgiunti perché il primo è
anticipazione del secondo e questi è compimento del primo. Dio è sempre l'Unico
Divino Autore di entrambi, l'unica fonte divina Che, però, ha voluto trovare nei
Profeti dei collaboratori ai quali rivelare la Sua Parola e, quindi, chiamarli
ad essere gli autori umani delle stesse Sacre Scritture. E ciò per la loro
attiva partecipazione nel tramandarle prima solo oralmente e poi anche per
iscritto.
Riprendiamo, ora, il discorso
sulla Teoria della quale stiamo trattando.
Questa pone al bando ogni
differenza tra maschio e femmina dell'uomo, lasciando lo spazio per una realtà
inconfutabile ed assoluta: la complementarietà fra i due sessi! Infatti è pur
vero che il maschio ha una maggiore forza fisica, avendo una struttura diversa
della muscolatura, risultante cioè più compatta. Ma la femmina possiede, però,
quel "sesto senso" che la diversifica non poco dal maschio, oltre che nel
sesso! La sede anatomica che espleta questa femminile peculiare attività è
nell'Ipofisi e si chiama: "Velo Pendulo". Dal punto di vista anatomico tale
struttura non è, però, riscontrabile in vivo od al tavolo autoptico. E' solo
riscontrabile attraverso l'espletazione della sua attività, già menzionata. Non
è possibile nemmeno un riscontro biochimico del Velo Pendulo, almeno fino alle
ricerche attuali, anche attraverso una qualsiasi altra indagine di laboratorio,
ma è solo pensabile poterne percepire l'attività attraverso l'organicità di
tutti gli esami elettroencefalografici. E' riscontrabile, altresì, la sua
esistenza attraverso la sua attività presente, come abbiamo detto, nel solo
sesso femminile. Per esempio: è attestabile indirettamente, attraverso la
capacità peculiare della sola femmina, di resistere a soglie altissime di
dolore, quali quelle riscontrabili durante il parto. E' stato scientificamente
provato, infatti, che se il maschio dovesse subire l'intensità di dolore provato
dalla femmina durante il travaglio di parto, il maschio subirebbe
inevitabilmente un infarto! Sarà certamente questione di endorfine, ma sta di
fatto che il maschio non ce la farebbe a sopportare una tale intensità e durata
di stimoli dolorifici, "fisiologici", invece, per la femmina.
Il Velo Pendulo deve poter o
secernere o modulare l'intensità e/o la qualità d’endorfine, tale da rendere
atta la femmina a poter sopportare una così alta soglia di sofferenza. E ciò
senza cadere nell'ambito di quella patologia, fortunatamente poco frequente,
quella nella quale si è insensibili, in modo assoluto, a qualsiasi tipo di
stimolo dolorifico.
Altro effetto che attesta la
presenza di questo "Velo Pendulo", della sua reale esistenza, della sua reale
esistenza alla base del suo effetto-funzione, è la capacità della femmina,
maggiore rispetto al maschio, di voler e poter liberamente scegliere di
assecondare o no ad un imput sessuale ambientale o fisiologico di qualsiasi
tipo e grado. Certo, a tutto c'è un limite, oltre il quale anche la femmina
cede, salvo eccezioni, come in ogni ambito accade! Ogni regola ha sempre una sua
eccezione!
Riguardo ora al problema
dell’esistenza sul nostro pianeta di esseri umani di un livello evolutivo
inferiore ed anteriore all’attuale, vi è conferma di ciò dal ritrovamento di
notevoli reperti archeologici che attestano l’esistenza, avvenuta milioni di
anni fa, di esseri umani che però mostrano delle differenze in senso di esseri
meno evoluti, meno perfetti somaticamente, differenze che li avvicina per
alcuni versi alle scimmie e per altri all'uomo. Visto in senso strettamente
evoluzionista, la cosa viene spiegata e giustificata non nel senso della
teoria evoluzionista pura, ma in un altro modo, che non esclude la presenza
contemporanea sul nostro pianeta dell’Homo Sapiens e quella della scimmia
antropomorfica. Fermo restando quanto affermato intorno alla creazione
dell’uomo, la presenza d’esseri di struttura somatica intermedia fra uomo e
scimmia (cfr. Gn 6,13), suffragata da molti reperti archeologici è dovuta a
motivi ben precisi, come ora verremo ad esporre.
Avvenuta la creazione della
Terra e dei pianeti del nostro sistema solare, e d’altri sistemi fuori del
nostro (cfr. Gn 1,1-10.14-19), ed avvenuta la creazione di ogni forma di vita
sulla Terra, animali e piante (cfr. Gn 1,11-13.20-25), Dio pose in essere la
creazione dell’Uomo (cfr. Gn 1,26-27; Gn 2,7), secondo il modo come esposto nel
documento sulle teorie della creazione dell’Uomo. E come creò gli animali a
coppie, maschi e femmine, allo stesso modo creò l’uomo a coppie: ” e maschio e
femmina li fece” (cfr. Gn 1,27). Ciò almeno per quanto riguarda i mammiferi,
poiché sappiamo, che nel mondo dei viventi non mammiferi, esistono le specie
bisessuate.
Dio creò l’uomo perfetto e
signore del creato (cfr. Gn 2,18-20)e “ vide che ogni cosa era buona” e la
benedisse (cfr. Gn 1,28.29-31). Creò tante coppie d’uomini (cfr. Gn 2,27-28),
tutti perfetti, a coppie, poiché, se Dio non avesse proceduto in tal senso,
avrebbe creato necessariamente il presupposto per la “legalizzazione”
inevitabile dell’incesto o l’accoppiamento fra fratelli e sorelle. Sappiamo,
invece, che l’incesto è reato ed immorale, sia per la legge umana che per la
legge naturale. Così dicasi per i rapporti fra fratelli e sorelle (cfr. 1 Cor
5,1ss). A conferma di questa anormalità ed innaturalità di tali rapporti sta il
riscontro, in ambito medico, della manifestazione di molte patologie genetiche,
specie psichiatriche, nell'ambito di gruppi familiari nei quali vi sono stati
concepimenti e sono nati figli da tali tipi di rapporti.
Cosa è accaduto, dunque, che
ha portato e giustifica la presenza inconfutabile di reperti fossili attestanti
la presenza sul nostro pianeta di “uomini” diversi, per alcuni versi, dall’Homo
Sapiens (cfr. Gn 6,4;6,1-4;6,5-12)?
La problematica si sposta al
periodo della prima presenza dell’uomo sulla Terra.
Di tutte le coppie create da
Dio una sola di esse fu posta in una condizione privilegiata di stato
spirituale, di rapporto di amicizia fra costoro ed il Creatore, oltre che essere
stati posti in un habitat naturale quale fu quello che, nelle Sacre
Scritture, è denominato e designato come l'Eden (cfr. Gn 2,15) o Paradiso
Terrestre.
In tale stato, l’uomo, detto
figlio di Dio (cfr. Gn 6,1ss) godeva di una condizione particolare e non comune
agli altri uomini creati (cfr. Gn 2,16). Ma è pur vero che Dio, nel Suo progetto
originario, avrebbe voluto estendere tale condizione anche a tutte le altre
creature dello stesso genere, avendo Egli creato altri uomini che non godevano
della particolare condizione spirituale di amici di Dio e perciò non detti figli
di Dio ma erano solo delle semplici creature umane.
Sembra la stessa cosa ma non
lo è (cfr. Gn 6,1ss)! C'è una differenza ontologica, come la differenza che c'è
fra un cucchiaio d'oro fino ed un semplice cucchiaio di ferro. Vi è un salto di
qualità, anche se a molti ciò forse non potrebbe sembrare! Dio aveva intenzione,
sin dalla Creazione, anzi sin dall'Eternità, con l’incarnazione del Suo Figlio,
il Verbo, Seconda Persona della Santissima Trinità, “per mezzo del Quale tutte
le cose sono state create” (cfr. Gn 1,1 ss), di donare a tutte le creature
umane, proprio attraverso lo stesso Verbo Incarnato, l’elevazione alla
condizione eterna di figliolanza divina adottiva e già sin dalla vita terrena,
per poi donarla definitivamente ed irreversibilmente oltre questa, nella vita
ultraterrena, fuori dei parametri dello spazio e del tempo, nel “non tempo”, che
si chiama Eternità.
La Vita Eterna, è vita di
comunione con lo Stesso Creatore, con Dio, con tutta la Santissima Trinità e
con gli Angeli santi, quelli, cioè che a suo “tempo” superarono la loro
prova, che mentre per Adamo ed Eva è consistita in un atto di umile obbedienza,
quella cioè di non cogliere il ”frutto “ dell’albero della conoscenza del bene e
del male (cfr. Gn. 2,8-16), per gli Angeli sembra sia consistita nell’accettare
ed adorare la Persona del Verbo incarnato, il Figlio dell’uomo, la natura umana
unita con quella divina.
La ribellione, però, a tale
prova, di Lucifero e di quanti vollero seguirlo, determinò la loro “caduta” e la
separazione dalla comunione con Dio Stesso, dalla Sua Vita Trinitaria e con gli
altri Angeli che, con a capo Michele, furono, invece, confermati per sempre ed
irreversibilmente santi, avendo ormai superato quella che solo successivamente,
tutti gli Angeli, santi e dannati, conobbero essere stata una prova di libera
obbedienza, di fedeltà, di fiducia e d’Amore verso Dio.
Tale prova, affrontata e data
ad esseri puramente spirituali possedenti, perciò, una maggiore perfezione di
conoscenza della realtà che è Dio, maggiore rispetto alle creature umane, fatte
anche di materia, non poté che essere irripetibile, senza altra chance. Così fu
la prova alla quale furono sottoposti anche Adamo ed Eva ma con la sola
differenza che a noi, eredi della colpa del Peccato Originale, così come per i
nostri progenitori, ci fu promesso e dato il Redentore, a motivo della
Misericordia di Dio verso la limitatezza e debolezza della nostra natura
composita, di anima e corpo, di materia e di spirito (condizione di partenza
certamente inferiore a quella dei puri spiriti angelici) e per quell' Amore
Infinito che Egli nutre dall'Eternità per Se stesso. Infine, grazie ed in vista
degli infiniti meriti della Nascita, Passione, e Morte e Resurrezione di Cristo.
Infatti ci è stata data la possibilità, attraverso il Sacramento del Battesimo
Cristiano, di ritornare allo stato di purezza e di candore originario, pur se
permanenti le triplici conseguenze del Peccato Originale sulla nostra anima e
le conseguenze sul nostro corpo, cose di cui abbiamo già parlato.
Al primo posto, tra le
conseguenze del Peccato Originale, vi è l’inimicizia contro Dio, l’avversione a
Lui ed a tutto ciò che è Suo. Il tutto è unito al fatto che i nostri
progenitori, disobbedendo, ci hanno meritato anche la schiavitù alla sofferenza,
alla malattia ed alla morte. Dio, però, nella Sua Infinita Bontà e Misericordia
ci ha prima promesso e poi mandato, nella pienezza dei tempi, Suo Figlio, il
Verbo, Che per noi si è incarnato, si è fatto uomo nel grembo della sempre
Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, anche Lui mandatoci poi dal Padre.
E’ stato appunto il Cristo Gesù, il Verbo Incarnato, Che, offrendosi liberamente
al Padre quale vittima di espiazione dei peccati di tutti gli uomini e di tutti
i Tempi, dopo aver patito la Passione e la Morte in croce ed esserSi risuscitato
da morte, ed aver vinto Lui per primo la stessa Morte, ha offerto a tutti coloro
che liberamente lo vogliono, attraverso il Santo Battesimo, di vincere a loro
volta la Morte, di trasformare la sofferenza da semplice inutile dramma umano,
senza scopo, ad elemento di espiazione dei propri peccati e/o di quelli altrui,
dei propri familiari, della propria generazione e/o dell’Umanità e, quindi, di
salvezza e di santificazione per la Vita Eterna.
Riportandoci ora al problema
originario, molti scienziati credono e sono convinti che la presenza di reperti
ossei aventi caratteri di somiglianza sia con l’Homo Sapiens che con la scimmia
antropomorfica, stia per una derivazione evoluzionista del primo dalla seconda.
La cosa è, invece, da escludere inquanto i due esseri appartengono a due specie
differenti, seppur entrambi mammiferi.
Occorre riflettere bene su
dei particolari differenziali fra l’uomo e la scimmia antropomorfica. Per
esempio l’opponibilità del dito mignolo con tutte le altre dita presente nel
primo e non nel seconda. Oppure, la mancanza quasi del tutto del lobo frontale
nella seconda creatura, lobo frontale che sappiamo essere la sede della
personalità.
Una cosa, però, è vera: che,
essendoci compatibilità tra gameti del genere umano e quelli delle scimmie più
vicine a noi nella scala dei mammiferi, le scimmie antropomorfe appunto, la cosa
può giustificare la presenza di forme intermedie a motivo solo di un
accoppiamento uomo-scimmia, dal cui rapporto sono derivati gli ominidi, esseri
per metà con caratteristiche umane e per metà con caratteristiche scimmiesche.
E' qui ed a tal motivo che
molti scienziati cadono in errore se non si fanno illuminare dalla retta ragione
e dalla Luce della Grazia dello Spirito Santo.
Ricordiamoci che nostro
Signore Gesù Cristo, nel Nuovo Testamento, afferma: “Senza di me non potete far
nulla!” Egli non dice "qualcosa" ma "nulla"! Tutto ciò che operiamo di buono è
certamente merito nostro,
della nostra buona volontà, ma è pur vero che è Dio la prima umile ed
originaria fonte in noi di ogni volontà di operare il bene (detta in Teologia :
premozione divina al bene), lasciandoci il merito di assecondarLo o meno col
nostro libero arbitrio, che mai Egli toccherà, perché ci ha voluti e ci ha
creati per Amore e per Amare e l'Amore non è vero ed autentico se non quando
messo in atto da una persona pienamente
libera.
A lode e gloria del Padre. Amen!
Fonte : Dal
libro "Un figlio di un grande albero" , di Ugo Abate; chi è interessato
al libro, essendo edito in proprio, può contattare l'Autore scrivendo a
ugoabate@libero.it
, oppure
telefonando al n° 3291861293.
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