giovedì 25 luglio 2019

I PERCHE' DELLE SOFFERENZE , di Ugo Abate



I PERCHE' DELLE SOFFERENZE
 di Ugo Abate



TUTTE LE SOFFERENZE HANNO UN PERCHÉ ANCHE SE NON SEMPRE DIO CI CONSENTE DI CONOSCERLO.

TUTTE LE SOFFERENZE HANNO UN VALORE MA SOLO SE INNESTATE NELLE SOFFERENZE DELLA CROCE DI CRISTO GESÙ



Il problema della sofferenza è una realtà che interessa l'uomo da sempre, si potrebbe dire, così come il problema della morte. La loro origine non è da cercarsi in Dio, poiché Egli non ha creato tali realtà ma le ha solo permesse (cfr. Sap 1,13). Spesso se n’è sentito parlare un po’ da chiunque: filosofi, teologi, cattedratici.
Molti, però, sono giunti a delle conclusione che, personalmente, non condivido e che, talvolta, non
sono corrispondenti a verità. Molti, cioè, asseriscono o che non vi è un perché alla sofferenza o che, fino in fondo, non si può riuscire a capire il motivo del perché si soffre.
Ora che ho quasi cinquant’anni e dopo aver ascoltato tanto a riguardo di questo problema che, insieme a quello della morte ed a quello dell'esistenza di Dio, sono i fulcri portanti intorno ai quali gli uomini ruotano nel loro perenne filosofare e ruotano le loro problematiche esistenziali, e dopo, inoltre, aver affrontato gli studi di Medicina prima e di filosofia e di teologia dopo e poi, ancora, di Medicina contemporaneamente, sono giunto, grazie prima ed innanzitutto a Dio, a delle conclusioni che possono porre fine ai tanti perché sulle tante sofferenze umane.
C'è da dire che tre, a mio riguardo, sono i motivi delle sofferenze ed altrettanti e più ancora sono i motivi che spiegano le malattie umane che le sottendono.
Ma, prima di inoltrarci in tali problematiche, occorre andare alla fonte, cioè al come, al quando ed al perché sono nate le malattie, la sofferenza e la morte, quest'ultima epilogo momentaneo d’ogni umana creatura, di ieri, d’oggi, di domani, fino alla Parusìa, cioè fino alla seconda ed ultima e definitiva manifestazione e venuta di Cristo sulla Terra, nella Gloria, sulle nubi del cielo (cfr. Mt 24,29-31; 1 Tss 4,16ss; 1Cor 15,1-20ss).
Quale "strumento" usato per giungere a tutte le conclusioni che esporrò, è facile immaginarlo: il Libro, cioè la Sacra Scrittura, presa tutta intera, Vecchio e Nuovo Testamento insieme. E' stato necessario dare uno sguardo ai Sacri Testi, prima complessivo e poi scandito e penetrante i vari punti, al fine di giungere, con l'aiuto di Dio, alle risposte che da sempre l'uomo cerca.
Sembra strano come solo poche persone abbiano fruttuosamente utilizzato un simile "strumento" per cercare tali risposte, non percependo, cioè, dalle stesse Parole di Dio quelle stesse che da sempre l'uomo cerca! Eppure, basta sfogliare le pagine della Sacra Bibbia per imbatterci subito, ai primi passi, sui cardini d’ogni risposta alle problematiche suddette.
E veniamo al dunque.
Dio, all'inizio dei tempi, creò l'uomo e maschio e femmina li fece (cfr. Gn 1,27ss), affinché il maschio non si sentisse solo nel pur bello ed armonioso mondo creato (cfr. Gn 2,7ss). Ma, prima d’ogni cosa, creò gli spiriti angelici, le schiere angeliche, distinte in tutte le sue gerarchie rispetto al grado di potenza divina a ciascuna schiera affidata e secondo la libera volontà di Dio e la missione che avrebbe affidato e sarebbe corrisposta ad ogni specie angelica.
Tali schiere sono distinte in ordine di potenza e di funzione, sia presso la Corte Celeste che presso gli uomini, come coloro che manifestano la trascendenza ed, insieme, la presenza di Dio nel mondo e nell’Universo intero. Furono create sette schiere angeliche, distinte in: Angeli, Arcangeli, Cherubini, Serafini, Potestà, Troni e Dominazioni.
Creati gli spiriti angelici, spiriti personali dotati, in origine, di libero arbitrio, Dio sottopose questi stessi ad una prova a loro insaputa, prova che avrebbe dovuto dimostrare ed ha dimostrato, in effetti, la libera, volontaria ed umile sottomissione al proprio Creatore e l'obbedienza assoluta allo Stesso.
Creati tutti liberi, puri e perfetti, questi spiriti angelici non erano stati ancora, però, confermati in modo irreversibile e stabile in questa condizione donata loro. Non erano, cioè, ancora stati confermati nella loro santità, perché non ancora provata nella fedeltà. E poiché il vero Amore è libertà, Dio sottopose tutti costoro ad un'unica uguale prova, senza possibilità d’appello alcuno, prova uguale per tutte quante le miriadi di schiere angeliche, per tutta la miriade di queste schiere di spiriti personali intelligenti. Fu unica e senza appello questa prova poiché gli Angeli erano e sono puri spiriti e, per questo, molto più simili a Dio rispetto a noi senza il battesimo, rispetto a noi, creature umane, pur fatte di poco inferiori agli Angeli. Infatti, noi siamo strutturati da un’unità sostanziale d’anima spirituale intelligente, libera nella volontà e dotata di ragione ed unita ad un corpo materiale personale, anch'esso unico ed irripetibile. Ma tutto ciò ha un perché!
Dio, nella Sua Infinita Bontà, nulla ha fatto e fa per caso ma tutto opera solo per Amore, innanzitutto e sempre per donare la felicità della partecipazione alla Sua vita di comunione d'Amore, quella che c'è tra Dio Padre, Dio Figlio, che è il Verbo e Dio Spirito Santo. Insieme sono la Santissima Trinità, unico Dio distinto in tre Persone, uguali per Sostanza, diversi tra loro solo ed esclusivamente per il Loro rapporto di relazione. Infatti, il Padre è Padre ed è tale in quanto posto in relazione alla seconda Persona, che è il Figlio, il Verbo. Il Figlio è tale poiché questa è la Sua relazione d'Amore verso Colui che è il Padre e lo Spirito Santo, Che è lo Spirito d'Amore e Che è tale in quanto è in coeterna relazione d'Amore sia col Padre, sia col Figlio. Una simbologia analogica la potrebbe dare una forca con le sue tre punte. Oppure, una simbologia più reale che analogica potrebbe consistere nel considerare una stella d'oro in alto (l'unica stessa sostanza divina, l'unità di natura divina, l'unico Dio) connessa con tre fili d'oro (le tre relazioni d'Amore) ad altrettanti stelle d'oro, perfettamente uguali fra loro e perfettamente uguali alla stella che le sovrasta (quest’ultima simbologia viene da una rivelazione privata fededegna!).
Ritornando alla creazione da parte di Dio degli Spiriti Angelici, dopo che questi ultimi sono stati chiamati ad essere, subito sono stati messi alla prova, che, una volta superata, li avrebbe confermarti, per l’Eternità, nell'Amore, nella Grazia, nella Carità, nella Santità, nella Comunione perfetta con Dio, Santissima Trinità e cogli uomini santi che sarebbero giunti in Cielo, primo fra tutti Cristo e, subito dopo di Lui, Maria Santissima e poi tutte le altre anime beate. Ma a tale prova avvenne che non tutti gli Angeli rimasero umili, fedeli, obbedienti e sottomessi a Dio! Infatti, è accaduto che costoro, posti davanti alla visione della Persona del Verbo Incarnato, Cristo Gesù, il Figlio di Dio, il Verbo unito alla natura umana, ed invitati tutti da Dio Padre a sottomettersi a Costui e ad adorarLo umilmente, non tutti accettarono di farlo! Lucifero, infatti, con le schiere degli Angeli da lui istigati, asserendo essere troppo umiliante che spiriti come loro, così simili a Dio Creatore, dovessero adorare ed obbedire ad un essere di molto inferiore a loro, si ribellarono a Dio ed al Suo invito. Vi fu, così, una grande lotta in Cielo ed all'Arcangelo Michele, al quale era stata affidata da Dio la missione di difendere ogni tipo di sopruso nei confronti della Sua Persona e del Suo Trono (infatti Michele significa: chi come Dio!), a costui fu affidato proprio da Dio tutta la Propria forza, il pieno potere ed il compito di guidare le Schiere Angeliche a Lui fedeli, contro gli spiriti ribelli.
Allora e solo allora tutti gli Angeli, trovandosi tutti di fronte all'Infinita Onnipotenza e Giustizia di Dio, compresero essere stata quella e solo quella la prova senza appello concessa loro, prova di fedeltà e di amore e di obbedienza al proprio Creatore. In quello stesso infinitesimo “istante” vi fu la separazione fra gli Angeli che avevano umilmente obbedito a Dio e quelli che si erano ribellati al Suo comando d’Amore, che essi Angeli, tutti aventi avuti la visione della realtà di Dio così com’Egli era, è e sarà.
Gli Angeli ribelli furono precipitati sulla Terra e fu creato per loro l'Inferno, per poterli accogliere per l’Eternità, lontani da Dio Amore. Furono precipitati sulla Terra per poter mettere alla prova, a loro volta, in Adamo ed Eva, l'Umanità intera, appena creata. Ai nostri Progenitori era stata donata previamente la condizione privilegiata del Paradiso Terrestre, stato non ancora d’irreformabilità nello stato d’Amicizia e d’Amore verso Dio e di Grazia e di figliolanza adottiva divina. Tale condizione Dio aveva stabilito di conferire loro, in modo irreformabile, dopo la loro rispettiva prova di fedeltà. Purtroppo, sappiamo che anch’essi, però, hanno fallito, causa la loro natura composita di anima spirituale intelligente e razionale, unita in unità sostanziale al corpo materiale e, perciò più fallibile rispetto ai puri spiriti. Per tale motivo il loro fallimento trovò, per tutta l’Umanità, presso l’Infinita Misericordia di Dio, una prova d’appello, prova che è consistita e consiste per ogni uomo, fino alla fine dei Tempi, nell'accettare o meno la Salvezza proposta ed offerta dall'Incarnazione del Verbo e dalla Sua Nascita, Vita, Passione e Morte in Croce e Resurrezione definitiva dai morti. E tale Salvezza è stata resa possibile dal "si" di Maria Santissima.  Cristo, infatti, ha preso su di Sé le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie (cfr. Is 53,4; Gv 1,29; Mt 8,16-17). Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (cfr. Is 53,4) e tutti i nostri peccati e le loro conseguenze.
Lucifero, come abbiamo già detto, si rifiutò di obbedire a Dio e vi fu una grande lotta in Cielo tra le schiere fedeli a Dio e con a capo Michele da un lato e le schiere degli angeli ribelli con a capo Lucifero dall'altra. Questi ultimi, precipitati sulla Terra, sono tritati, per l’Eternità, dall'odio verso Dio e verso qualsiasi cosa e creatura da Lui creata e tormentati dalla disperazione di non poter più possedere e godere di Dio Amore e per aver perso per sempre Dio Luce, Dio Bontà Infinità. Lucifero ed i suoi angeli da bellissimi che erano, diventati abbrutiti in un modo indescrivibile, mossero subito lotta contro gli uomini, dei quali diventarono acerrimi nemici per la possibilità che Dio avrebbe offerta loro, per merito della Grazia che ci avrebbe e ci ha guadagnata Gesù Cristo, con la Sua Nascita, Vita, Passione, Morte e Resurrezione, di diventare Suoi figli adottivi. E in tal modo, tutti siamo chiamati a passare da semplici creature, create di poco inferiore agli Angeli, ad esseri dèi noi stessi e, perciò, chiamati a diventare, per l’Eternità, superiori agli Angeli, anche se questi, di natura, sono puri spiriti.
Gli spiriti ribelli, i Demoni, diventati acerrimi invidiosi nemici del genere umano creato, nella persona del loro capo, Lucifero, insidiarono subito i nostri Progenitori lì, nel luogo e nella condizione di particolare rapporto con Dio e nella quale Costui li aveva posti, per privilegio, nell'Eden, in quel che è detto il Paradiso terrestre (cfr.Gn 3,23ss).
Satana tentò non Adamo per primo ma Eva, riflesso ed immagine creata dell'Amore increato che è Dio, Eva, eccellenza di bellezza e meraviglia d’Adamo. Ma per tale motivo Satana subito scoprì essere anche il suo punto debole. Infatti, egli aveva intuito che se fosse riuscito a far cadere Eva, costei avrebbe poi fatto facilmente cadere anche Adamo, avrebbe trascinato al peccato ed alla disobbedienza anche il suo Uomo. E così fu! E come per chiamata originaria Dio aveva stabilito di donare la figliolanza adottiva a tutta l'Umanità, se Adamo ed Eva avessero superato la prova , così Dio, dopo la loro caduta, pur restando fedele a Se stesso, promettendo per Misericordia Coloro, Cristo e Maria, che avrebbero riscattato da tale colpa tutto il genere umano, cacciò Adamo ed Eva dalla condizione di privilegio donato loro in origine e li precipitò, insieme a tutto il genere umano, in una condizione peggiore di quella posseduta dalla stessa umanità prima che i nostri progenitori avessero peccato. Avemmo ,così, l'uomo macchiato dal Peccato Originale, non più amico di Dio ma in uno stato di inimicizia verso Costui, di avversione a Lui. Non più signori del Creato e dominatori dello stesso ma succubi della ribellione dello stesso, maledetto da Dio proprio a causa del Peccato Originale (cfr: Gn 3,16ss;).
Abbiamo detto che la persona spirituale che è Satana tentò per prima Eva e, cosa particolare, la tentò per farla cadere nello stesso peccato nel quale erano caduti lui ed i suoi, cioè in quello di disobbedienza e di superbia. Ma i meccanismi adottati furono diversi. Infatti Eva non fu tentata direttamente e solo spiritualmente ma attraverso quanto il nostro acerrimo nemico invitò prima Eva a fare da sola e poi costei a farlo fare insieme a lei anche ad Adamo: a "mangiare" cioè il "frutto" dell'albero della conoscenza del bene e del male (cfr. Gn 3,1ss). Questo “albero” era l’unico i cui frutti era stato detto loro di non toccare, pena la loro morte. Al contrario, Dio aveva detto loro di poter “mangiare” dei frutti di qualsiasi altro albero presente nel Paradiso Terrestre (cfr. Gn 2,16ss)!
Fino ad ora abbiamo parlato in simbolismi. In realtà in cosa Satana tentò Eva, alla quale non mancava nulla !? Occorre dire che il poter " toccare" e "mangiare" di ogni albero dell'Eden tranne dei frutti di quello posto "al centro" di esso consisteva in realtà aver detto di poter essere liberi di agire e fare ogni cosa della loro persona e con la loro persona, tranne il toccarsi da soli, darsi il piacere egoistico attraverso l'uso del proprio sesso ed, anche, infine, di unirsi insieme prima che il tempo fosse maturo, quando cioè, superata la prova di obbedienza, di umiltà, di sottomissione e di fedeltà, Adamo ed Eva sarebbero stati confermati nella Grazia e lasciati liberi di amarsi anima e corpo. Una volta superata la prova, i nostri progenitori sarebbero stati resi immuni da qualsiasi tentazione e confermati nella Grazia e nello stato d’amicizia con Dio per sempre.
Ma il perfido ed astuto d'antico pelo già aveva conosciuto e studiata la parte debole della natura umana (debole se non considerato il potentissimo aiuto che Dio dava ad essa e dopo la prova avrebbe dato in modo irreformabile!). Satana aveva già intuito il punto debole dello spirito unito in un tutt'uno al proprio corpo materiale, nesso di connessione e di relazione fra le creature col creato tutto.
Adamo ed Eva avevano con Dio un rapporto personale e Lo conoscevano solo attraverso la Sua voce. In ciò avevano, in un certo senso, un handicap, poiché nella prova, seppur liberi, erano resi più vulnerabili dalla loro materia e meno forti rispetto agli Spiriti Angelici, che erano e sono puri spiriti.
La tentazione e la successiva caduta di Eva fu, perciò, più facile per la debolezza appunto di questa di fronte alle sottili ed accattivanti insidie di Satana. Ed ancor più facile fu la caduta di Adamo per la debolezza di lui di fronte all'ancor più accattivante tentazione propinatagli dalla sua stessa meravigliosa carne: Eva (cfr. Gn 2,23; 3,6;).
Di fronte a tutto ciò Dio, sempre grazie al Suo Verbo che si sarebbe incarnato nel tempo, usò, loro Misericordia e promise il riscatto (cfr. Gn 3,14ss;), attuatosi con il "si" della Vergine Maria (cfr. Mt 8,29; Ap 17,17;) secoli e secoli dopo.
Orbene, compiuto il Peccato Originale, avvenne la caduta di Adamo ed Eva, che furono cacciati dal "Paradiso Terrestre" (cfr. Gn 3,23ss). Costoro, cadendo da una condizione spiritualmente più alta rispetto agli altri esseri umani creati e non posti nella condizione fisica e spiritualmente privilegiata del Paradiso Terrestre, dovettero sopportare con più peso la nuova condizione, soggetta al peccato ed alla triplice concupiscenza. Essi caddero in una condizione peggiore delle altre creature umane, che però caddero a loro volta ed a propria insaputa in una condizione peggiore a quella posseduta al momento della loro creazione da parte di Dio. Ma tutti, però, dopo il Peccato Originale, si trovarono allo stesso livello, con la perdita anche dello stato di Grazia i primi e la perdita del semplice stato creaturale puro i secondi, schiavi tutti della sofferenza, delle malattia, della maledizione piombata sul Creato, della morte e della concupiscenza. Quest'ultima è triplice e consiste in: quella degli occhi, quella della carne ed in quella della ricchezza della vita (cfr. Es 20,17; Rm 7,7; Gc 1,12;).
La concupiscenza degli occhi è quella conseguenza del peccato originale a causa della quale siamo tentati a peccare solo possedendo quanto, persone e/o cose , cadono sotto il nostro proprio sguardo. Di una persona, bramando di possederne il corpo tutto o parte di esso, bramandone il possesso e vedendo e considerando il tutto quale fonte di piacere egoistico. Poi c’è la concupiscenza della carne, che è quella conseguenza del Peccato Originale a causa della quale siamo tentati in tutti i nostri sensi, nei cinque sensi, all'impudicizia d’ogni genere, da soli o con altre persone. Infine, c'è la ricchezza della vita, a causa della quale siamo tentati al possesso sempre più forte ed in quantità sempre maggiore delle cose terrene. Inoltre, siamo tentati a vivere una vita sempre più agiata, egoistica e ricca ed operando nella nostra vita tutto in ottica a ciò.
Portato a termine il Peccato Originale ecco nati, dunque, la sofferenza, la malattia e la morte!
Da allora e fino alla seconda venuta di Cristo nella Gloria, sulle nubi del cielo (cfr. 1Cor 15,1-20ss; 1Tss 4,16; Mt 24,29-31) queste realtà permarranno sulla Terra, con delle differenze che ora esporremo.
La sofferenza, sia spirituale che materiale e la morte, prima di Cristo, non avevano una chiara valenza che, invece, si è fatta palese con la venuta di Cristo stesso, con la Sua Vita Morte e Resurrezione. In Cristo, infatti, la sofferenza acquista un valore espiatorio e satisfatorio (cfr. Gb 42,8; 2Cor 7,4; 12,10; Col 2,1;), per se stessi, per la propria persona, per la propria anima ma anche per gli altri, per quelli della propria famiglia, della propria generazione e persino del genere umano tutto.
La morte dei santi, cioè dei giusti, con Cristo, diventa persino una beatitudine, poiché diventa il momento della nascita alla vita di comunione in Cielo con Cristo, con la S.S. Trinita', con gli Angeli Santi e con tutte le anime dei giusti già passate alla Vita Eterna (cfr. Sap 2,16; 4,7ss; Gb 36,1ss).
Prima di Cristo possiamo mettere in risalto, come anche nel V.T., pur se la sofferenza e la malattia si credeva fossero legati solo al peccato, la morte era considerata dai giusti come una liberazione da una pesante schiavitù. Si vede ciò nei passi che raccontano la vita di Giobbe (cfr. Gb 19,25ss) e presso tutto il popolo d'Israele. Nel V.T., infatti, era mentalità corrente il fatto che chiunque soffrisse fosse maledetto, chiunque soffrisse, malato nel corpo o meno, fosse un peccatore che pagava lo scotto dei propri peccati. Così era considerato maledetto e peccatore il giusto Giobbe, maledetta e da tener lontana la vedova (cfr. Lc 20,47; Mc 12,42;), anche se ciò contraddittoriamente, poiché nel tesoro del tempio vi era conservato quanto, delle offerte che pervenivano ai sacerdoti, era destinato alle vedove. Peccatori e maledetti da Yahvé erano considerati i malati di ogni genere, specie se di lebbra, malati che, immisericordiosamente, venivano trattati peggio degli animali ed emarginati e relegati lontani dai villaggi e dalle città. E così fu persino di Gesù, che sappiamo essersi sottomesso volontariamente alla crocifissione e morte in croce, morte da malfattore, oltre che da peccatore. Egli, infatti, fu considerato un peccatore ed un malfattore, un maledetto ed abbandonato da Dio e dagli uomini quale il tipo della sua morte, appunto: cioè in croce (cfr. Dt 21,23; 1Cor 1,23; Gal 3,13;).
Da tutto ciò ci dobbiamo destare e prendere coscienza riesaminando e confrontando i brani del V.T. con quelli del N.T., per trovare le risposte delle quali abbiamo bisogno.
È vero che la sofferenza, la malattia e la morte sono legati al peccato ed essenzialmente a quello Originale e ciò, come detto, è avvenuto a causa dell'invidia di Satana (cfr. Sap 1,13; 2,24ss; Rm 5,12.17; 6,23; 1Cor 15,21ss; Gv 8,44; Eb 2,14;). Ma non sempre chi soffre ed è malato è necessariamente un peccatore!
Ciò lo fa capire Gesù in tutto quanto ha lasciato di Sé nelle Sue opere e nei Suoi insegnamenti. Infatti, è vero, come nel caso del Peccato Originale, a causa del quale Adamo ed Eva si son meritati la sofferenza e la morte (cfr. Gn 3,16-19;) ed han guadagnato la maledizione per tutto il creato (cfr. Gn 3,17-18;). E' vero, ancora, che a causa dei loro gravi e numerosi peccati Dio fece distruggere molti popoli o direttamente per mano delle Potenze Celesti, operando direttamente (cfr. Lv 18,29;19,5-8;) o anche indirettamente, attraverso l'intervento di altri popoli.
Vedi, infatti, la distruzione di Sodoma e Gomorra (cfr. Gn 19,1ss.29;) riguardo al primo caso o lo sterminio dei Filistei o dei Cananei da parte del popolo d'Israele per comando di Dio, uno degli esempi che riguardano il secondo caso.
Per linee generali si è toccato l'origine prima della sofferenza. Cercheremo ora di trattare i perché principali dei vari casi in cui si soffre, sempre secondo un triduo:

Cfr. Biblici < Per il od i Peccati > Malattia Personale e/o
Sofferenza Personale in un
singolo od in un singolo e
per sette generazioni
(confronti biblici).
Cfr. Mt 9,1-8 < Peccati propri > Idem come sopra
                                Lc 5,17-26;   < Peccati propri > e malattie con espiazione per sé (sempre che il Signore si ricordi di noi, facendoci dono della sofferenza (cfr.Mt 9,1-8; Lc 5,17-26) per farci
guadagnare il riscatto della nostra anima dai nostri peccati ma sempre per l'innesto della stessa sofferenza nei meriti di Cristo
 ↓
oppure:
 ↓
Innocenti anime,                                                Peccati
espiatrici per altri.                                       < di altri della > Per la sua famiglia
Cfr. Gv 9,1(tesi per                                      propria famiglia
esclusione);                                                             ↓
 oppure:
Anime innocenti
espiatrici per altri                                       < Peccati delle > Per le proprie generazioni
  proprie generazioni
                                ↓                               ↓
                                oppure:                      oppure:
                                ↓                               ↓
Gesù e le anime
espiatrici o vittime                            <      Del genere umano      > Per il genere umano tutto

Se si soffre, dunque, per una malattia spirituale e/o materiale, c'è sempre un motivo! Non c'è sofferenza, non c'è malattia, non c'è morte che non abbia un perché! Occorre che Dio ci illumini per capire lì dove c'è una causa od un'altra, ove c'è una realtà legata a quella particolare causa o ad un’altra. Non esiste: "Non si sa perché si soffre"! No! Così come non esiste: "Non è possibile sapere di Dio come la pensa." No! Certo, non posso conoscere e non potrò mai sondare e conoscere i distinti pensieri di Dio e ciò che Dio pensa. Questo mai! Ma come la pensa Dio, come la pensa il mio Padre Celeste, quello posso saperlo, se lo voglio, e lo posso in base a tante cose!
Infatti, posso sapere come la pensa mio Padre da tutto ciò che Egli ha creato, da cosa opera e come opera nella mia vita, nella vita di quelli che vivono con me, come opera in ogni creatura e continuamente opera nel Creato, mantenendolo continuamente in essere e lo sostiene innanzitutto con la Sua Provvidenza Ordinaria, che consiste nelle mantenere in essere le sue leggi, che regolano ogni cosa sotto il cielo e nei cieli. Inoltre, Dio opera con la Sua Provvidenza Straordinaria, che consiste nella Sua azione attraverso la Grazia e gli altri interventi nel Creato attraverso l'opera creatrice continua dello Spirito Santo. Infine, quando ritiene opportuno, opera con gli Interventi Soprannaturali Straordinari, che sono i miracoli, che non hanno e non possono avere alcuna presuntuosa spiegazione scientifica, ma sono solo un ennesimo dono dell’Amore Infinito di Dio per l’Umanità e per tutto il Creato.
Ritornando ai perché della sofferenza, si deve dire che uno dei motivi sta proprio nelle nostre colpe, oltre che soffrire per le conseguenze dovute all'eredità ottenuta attraverso il Peccato Originale. Si soffre, infatti, nel resistere alle tentazioni alle quali siamo indotti dalla triplice concupiscenza, uscendo essa da noi stessi, dal nostro profondo intimo, dal nostro cuore (cfr. Gc 1,14; 1Cor 5,8; 1Tm 6,10;) od Oppure si soffre a causa delle tentazioni che Satana ci suggerisce, che sentiamo in noi per azione istigatrice del Maligno, per azione di Satana e dei suoi Angeli ribelli e corrotti, che ce le inculcano con inefferata insistenza e con la loro perversa azione ed intelligenza operante solo il male, per il male, per il male oppure attraverso il bene apparente, per portare, infine, al male. Infatti tutto Satana opera per portare alla dannazione eterna la creatura umana, specie se figlia di Dio, per farle perdere Dio per sempre, come è accaduto per lui, come lui L'ha perso (cfr. Ef 6,12).
Si soffre personalmente a causa di una nostra caduta nel peccato, poiché si corrompe il nostro spirito ed anche il nostro corpo, che sono tutta un’unità, in vita, ed il corpo risente di ogni cosa, del bene e del male che lo spirito concepisce e sceglie di attuare o meno anche attraverso il corpo. In Medicina, le conseguenze negative sul proprio corpo sono dette: somatizzazioni: di problemi psicologici (considerando che "psicologici" sta per: "dell’anima", dal greco "psiuchès", che significa appunto anima) o psichiatrici, anche se non sempre problemi psicologici e/o psichiatrici hanno alla base una colpa personale ma hanno alla base patologie genetiche, ereditate a loro volta e generate da peccati fatti nella o nelle generazioni precedenti. Oppure, tali somatizzazioni hanno alla base fattori ambientali e/o abitudini di vita sociale subiti anche solo passivamente.
La sofferenza colpevole può essere accettata o meno e, a seconda se ci ravvediamo o meno del male fatto, la sofferenza patita può servire o meno da espiatrice, purificatrice, riparatrice della stessa colpa che l’ha generata. A volte, si soffre a causa di un'azione patita e proveniente dal nostro ambiente esterno. Uno schiaffo materiale fa male quanto o meno di uno schiaffo psicologico o morale, di un’offesa. E, più grave è l'offesa e più sensibile è la creatura che l'ha subita, e più sofferenza si patisce. Altre volte, si soffre per un trauma procuratoci con un incidente, da soli o per colpa d'altri od anche direttamente da parte dello stesso Maligno.
Purtroppo, esiste quest'ultima evenienza, anche se nel mondo d’oggi due cose sembrano non esser tenute in considerazione: che Dio e Satana esistono realmente! Eppure, è da Dio che ci viene ogni bene, è Lui che sostiene tutto l’Universo, ogni sua creatura, ogni cosa materiale e spirituale. Al contrario, ogni male presente nel mondo non è voluto da Dio ma è solo da Lui permesso, perché Egli non può toccare il libero arbitrio degli esseri intelligenti da Lui Creati. E ciò per fedeltà a Se Stesso. Inoltre, Dio non può voler alcun male ma si astiene solo dal bloccarlo. A ciò è costretto a motivo dei peccati degli uomini. Il male è dovuto all'azione del Maligno in persona od all’azione di questi svolta attraverso l'uomo, suo più o meno volontario servitore od, a volte, lo stesso male è concepito dall'uomo stesso, libero di fare ciò in se stesso e da se stesso il male. A volte, sempre a motivo dei nostri peccati Dio è costretto ad astenersi dal bloccare le imperversanti forze della natura, con le conseguenze che conosciamo tutti.
Dio permette l'azione del Maligno che, perciò, può operare liberamente sull’uomo e/o attraverso l’uomo. E ciò Egli lo attua, a volte, anche per provare il giusto, ieri come oggi, come Giobbe, come persino Suo Figlio, Cristo Gesù (vedi nelle Sacre Scritture la vita di Giobbe e l'episodio di Gesù nel deserto e di Gesù messo a morte, in Croce). Ma a volte Dio lo fa per ripagare la colpa del peccatore e sempre e solo perché si ravveda, per cercare di condurlo a salvarsi. Solo se il peccatore è incallito ed intestardito nel male, solo allora, può persino capitare l'inverso: cioè che il peccatore, ormai nelle mani di Satana, sia lasciato indenne da sofferenze e croci di qualsiasi genere dallo stesso Satana, oltre che da Dio Stesso. Dallo stesso Satana, per così mantenerlo suo. E da Dio poiché, ormai, Egli non lo considera più una creatura da salvare e lo vede ormai perso per sempre già qui nella vita terrena, perché troppo ha abusato della Sua pur Infinita Misericordia, che è pur senza limiti. Infatti, se Dio percepisce da parte del peccatore, fino all'ultimo istante della sua vita, la benché minima forma di buona volontà di riconoscere umilmente di aver peccato, di averLo offeso direttamente e/o anche indirettamente, attraverso il prossimo o persino in se stesso, e percepisce dentro costui la benché minima forma di volontà a ravvedersi, a convertirsi, cioè a cambiar modo di pensare ed incominciare, se il tempo stabilito per lui glielo consente, a cambiare vita, persino allora Dio salva, una tale creatura!
Altre volte si soffre pur senza legami col peccato personale. Vedi, innanzitutto, Gesù e Maria Santissima, vissuti senza aver mai peccato! Eppure Costoro hanno patito su questa Terra grandi prove e sofferenze. Lui, il Redentore, è nato poverissimo ed è vissuto addossandosi tutte le nostre infermità e le nostre malattie (cfr. Is 53,4; Gv 1,29; Mt 8,16-17;), facendosi carico di tutti i nostri peccati, di tutte le nostre sofferenze e dolori (cfr. Is 53,4;), fino a morire in croce per noi. E Lei, Maria, la Coredentrice, la donna alla quale le profezie annunciarono che una spada Le avrebbe trapassata l'anima (cfr: Lc2,32-35: Presentazione di Gesù al Tempio, profezie del vecchio Simeone).
L’esempio della loro vita non può e non deve che spronarci ad essere pazienti in tutto, quando ci arriva qualche croce, da qualsiasi parte essa provenga, da qualsiasi causa essa sia stata procurata, poiché è solo seguendo il loro esempio che salveremo le nostre anime e, per quanto possibile, per mezzo anche nostro, ottenere da Dio la salvezza di tanti nostri fratelli che non sanno o non vogliono portare la propria croce quotidiana, e/o non vogliamo riconoscere la presenza e l'esistenza di Dio nella propria vita e non accettando i doveri che ciò comporta.
Ed il discorso sulla sofferenza non finisce e non si esaurisce certo qui. Vedi, infatti, anche tante vite umane di innocenti sofferenti. Tutte le sofferenze di Gesù, patite da Lui, ultima la morte in Croce, tutte sono servite per la nostra Redenzione, per riscattarci dalle mani di Satana e guadagnarci il perdono e la Misericordia del Padre Celeste, nella potenza dello Spirito Santo, per riscattarci dalla schiavitù del Peccato e dalla Morte, sofferenze degli infiniti meriti di Cristo offerte al Padre in Rendimento di Grazie, sofferenze alle quali dobbiamo continuamente unire tutte le sofferenze e le offerte di tutta l'Umanità. Ciò affinché esse possano essere, a loro volta, ben accette al Padre, una volta per sempre sulla croce ed ogni giorno nell'Eucaristia, nell'Offertorio. Infatti, nel sacrificio della Santa Messa viene offerto allo Stesso Padre l'Unico Eterno Sacrificio di Cristo sulla Croce, il Suo Corpo, il Suo Sangue, la Sua Anima e la Sua Divinità, quella del Verbo, insieme alle nostre povere offerte (cfr. Lc 22,15; Atti 1,3; Eb 2,18;5,8;13,12; 1Pt 2,23;4,1;5,1; Mt 16,21e paralleli; 17,12; Lc17,25.24,26-46; Atti 3,8;17,3;26,23; 1Pt 1,11;).
Cristo ha sofferto per noi (cfr. 2Cor 1,5; 1Pt 2,21;), per compassione e misericordia verso la nostra umanità (cfr. Eb 4,15;) che, se fosse stata senza il "Si" di Cristo ed il "Si" di Maria, sarebbe ormai perduta per una Eternità di sofferenze, di tenebre e senza Dio Amore.
Noi cristiani siamo chiamati a partecipare alle sofferenze di Cristo (cfr. Atti 9,16; 2Cor 1,5; Ap 2,10;) con la nostra vita, con le nostre sofferenze apparentemente senza senso, sofferenze che in sé stesse non hanno realmente senso, come il suo estremo: la morte! Ma entrambe, sofferenze e morte hanno ormai acquistato, grazie a Cristo ed a causa di Cristo (cfr. Mt 5,10; 1Pt 3,14), un valore inestimabile, se accettate (cfr. Rm 8,17; Gc 5,10;), specialmente quelle dovute alle persecuzioni patite. Le sofferenze, le malattie e la morte, dicevamo, non hanno un senso, poiché esse non sono una realtà. Reale è solo tutto ciò che è stato creato da Dio. Esse, invece, non sono state create da Dio ma volute da Satana, che ha fatto entrare malattie, sofferenze e morte nell'umanità come un veleno. Soffrire è una mancanza di gioia; la malattia è una mancanza d’armonia nel nostro corpo; la morte è solo la privazione dell'unità, la separazione momentanea dell'anima dal suo unico proprio corpo, una mancanza di vita, estrema conseguenza della malattia, esito naturale acquisito dal nostro vivere terreno dopo il Peccato Originale!
Ecco cosa Dio ha creato: gioia, vita, felicità, armonia, bellezza! Non altro! La gioia, la vita sono una realtà in sé, che ci rendono partecipi della gioia e della vita stessa che è in Dio, che è Dio. Sono una realtà, la nostra realtà ma solo in quanto chiamata ad essere da Dio,solo cioè in quanto partecipanti alla Realtà Assoluta che è Dio Stesso.

 





Fonte : Dal libro "Un figlio di un grande albero" , di Ugo Abate; chi è interessato al libro, essendo edito in proprio,  può contattare l'Autore scrivendo a  ugoabate@libero.it  , oppure telefonando al n° 3291861293. 










Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari negli ultimi 30 giorni