Ugo Abate
CONOSCERE SE' STESSI :
L'AMORE
L’Amore è principalmente una duplice realtà, contenente
al suo interno sia un volontario dono di sé sia un’esigenza dell’altro, in un
modo inscindibile.
Il volontario dono di sé è quello della propria
“perfezione” di essere umano, capace di relazionarsi e di donarsi e, quindi, di
nel donarsi trova così la propria perfezione realizzata in un modo più forte e
ciò porta con sé la gioia.
Inoltre, nell’Amore c’è l’esigenza dell’altro, come
qualcuno che ci perfeziona, nel momento in cui diventa oggetto (cioè il fine)
della nostra conoscenza e, quindi del successivo desiderio di averlo, possederlo
quale oggetto (termine o fine) di Amore. Ed in tutto ciò c’è anche oltre
che la gioia nel donarsi e quella dell’aver raggiunto una maggiore perfezione
ontologica, anche una normale componente di piacere.
L’Amore, quello vero, che oggi molto spesso è confuso con
una semplice relazione su base prettamente sessuale e di attrattiva fisica,
comporta sempre, anche se in vari gradi, le due suindicate inseparabili ed
inscindibili realtà, sia che l’amore si realizzi sul piano bipersonale
uomo-donna, sia se si realizzi sul piano interpersonale Uomo-Dio, sia se si
realizzi su quello pluripersonale Uomo-Prossimo.
C'è da considerare che la creatura umana, qualunque sia
il tipo di amore nel quale si trova, a quale sia stato chiamato da Dio ed egli
abbia liberamente scelto, si attende sempre una qualche gratificazione, la quale
lo faccia sentirsi e star meglio, qualunque dei tre tipi di relazione sia.
La vita matrimoniale realizza il primo delle tre
relazioni summenzionate ma non può escludere le altre due. Questa è protesa
primariamente, a motivo della relazione d’Amore bipersonale stabile, alla
relazione d’amore con i figli, ordinario frutto naturale di questa vita
matrimoniale.
L’assenza eventuale di questo frutto, cioè dei figli e
solo se dovuto a cause naturali, non rende sterile, per questo motivo, quest’amore,
che anzi conserva una intrinseca naturale e soprannaturale spirituale fertilità,
che potrà fruttificare nei modi più vari ed armoniosi.
La relazione matrimoniale stabile, aperta ed aprendosi
alla vita dei figli, comunica a questi ultimi la propria perfezione biologica ed
affettiva e questa relazione d’amore è protesa e si continua durante tutta la
vita e della relazione intra ed extra familiare coi figli.
Il secondo tipo di relazione, quello uomo-prossimo, preso
in un senso totale, come vita consacrata al prossimo, totalmente esclude
necessariamente ed ordinariamente il primo tipo di relazione: quello della vita
matrimoniale.
L’esclusione è resa necessaria non sempre, ma solo quando
la dedizione al prossimo prende tutta la vita di una persona e tutta la sua
giornata e tutto il suo essere per cui costui si pone nella necessità di dover
restringere il proprio ambito, escludendo il pure specificamente impegnativo
esercizio dell’amore familiare bipersonale prima, e pluripersonale poi se ciò è
vengono i figli che un amore vero non escluderà mai di accettare. Certo che l’Amore-donazione
verso il prossimo è pur sempre in parte realizzabile anche avendo scelto e
vivendo una vita matrimoniale, ma necessariamente l’ambito, lo spazio di
amore-disponibilità al prossimo, si restringe.
Ritornando all’Amore-stabile-bipersonale-matrimoniale,
esso include necessariamente il terzo tipo di relazione d’Amore: cioè quello
uomo-Dio, poiché l’Amore bipersonale-stabile-matrimoniale da quest’ultimo
scaturisce, così come vi scaturisce la relazione Uomo-prossimo. E’ Dio infatti
la fonte di bontà di ogni tipo d’Amore.
Il terzo tipo di relazione d’Amore, cioè il rapporto
uomo-Dio non può escludere il rapporto uomo-prossimo ma non necessariamente
implica anche quello bipersonale-stabile matrimoniale uomo-donna. Ecco dove
trova il motivo di esistere la vita celibataria sacerdotale, quella conventuale
dei frati e delle suore e quella monastica dei monaci e monache.
Costoro sono chiamati a rispondere liberamente alla
chiamata di Dio (vocazione alla vita consacrata, che è diversa dalla vocazione
che ad altri Dio fa, chiamandoli alla vita matrimoniale).
La vocazione alla vita consacrata non vuole soffocare e
non soffoca nessuno dei due tipi di fertilità, quella biologica e quella
spirituale presenti in ogni creatura umana, ma solamente fa rivolgere solo a Dio
(cioè con cuore indiviso), e poi attraverso la carità verso il prossimo le forze
ed i bisogni di questa duplice fertilità che possiede ogni essere umano.
Se, dunque, si esamina bene il tutto, il perno della vita
di ogni essere umano è sempre e solamente l’Amore, a chiunque e dovunque sia
rivolto poiché noi tutti siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio. E
questa similitudine con lui consiste proprio nell’essere stati strutturati
capaci di Amare, in modo cosciente e libero. Queste ultime caratteristiche sono
essenziali perché un Amore possa dirsi veramente tale. Gli animali, infatti, non
possiedono una tale struttura ma la possiede solo la creatura umana, che l’ha e
può amare, sa di amare e liberamente può scegliere di amare o di rifiutarsi di
farlo.
Siamo stati creati tutti per una vita di Amore, prima su
questa terra ed infine, sempre come dono gratuito di Dio, ad una Vita Eterna di
Amore con Dio, la Santissima Trinità, che è l’amore stesso per essenza. San
Giovanni, l’evangelista, infatti, lo afferma: Dio è amore e chi non ama resta
sempre nella morte, quella peggiore cioè quella spirituale (cfr. 1Gv 4).
Amare con lo spirito, con l’anima ed in piena libertà,
qualificano specificatamente l’Amore vero umano e ne costituiscono le
prerogative essenziali, anche se presenti da sole.
In più, a tali prerogative si può associare anche la
componente corporea, la quale presa da sola non è però qualificante dell’Amore
vero umano, e non dice Amore, ma è solo una equiparazione al puro istinto,
quello cioè che hanno anche tutti gli animali non razionali. Se invece all’amore
col corpo si accompagna anche l’amore spirituale, quest’ultimo qualifica e
perfeziona lo stesso amore umano e corporale e lo finalizza al suo proprio
specifico fine, cioè: l’effusione dell’Amore bipersonale, che si concretizza
nella comunicazione della propria vita biologica ed affettiva ad un altro essere
distinto ma simile ai due amanti.
Questa nuova creatura sarà, infatti, anch’essa
strutturata come coloro che l’hanno procreata, cioè i genitori e creata, cioè
Dio. Infatti mentre il corpo ci viene trasmesso dai genitori, lo spirito e
l’anima vengono creati da Dio proprio al momento del concepimento, nel momento
stesso in cui il seme maschile l’ovulo si uniscono. Abbiamo già in questo
istante una nuova creatura, un altro essere umano completo, che deve attendere
solo il suo tempo di sviluppo biologico, per potere venire alla luce. Questa
nuova creatura sarà anch’essa capace di amare quale appropriato frutto
dell’unità di “carne” che costituiscono la coppia stabile (“ed i due
saranno una sola carne”, cfr. Gn 2, 24).
L’amore è, per sua natura effusivus suis, cioè diffusivo
di sé stesso, della propria ricchezza, cosicché i due coniugi comunicandosi
scambievolmente la propria perfezione e comunicandola, per parte
biologico-affettiva alla nuova creatura, creano una nuova realtà già nel ventre
materno e sin dal momento del concepimento, e con ciò i procreatori, cioè i
genitori, possono stabilire un’ulteriore
rapporto-dialogo-relazione-comunicazione d’amore vero e cioè: il dono
scambievole di sé, anche se nato un altro livello. Infatti, ora c’è il rapporto
dei genitori verso il figlio e del figlio verso i genitori. Tutti insieme, ora,
rivolgendosi l’uno verso l’altro, ciascuno come al proprio specifico fine, cioè
la persona da Amare e da raggiungere Amando “possedendosi” in qualche modo ma
sempre senza egoismo, né ossessività in tale modo tutti i membri di questo
nascente nucleo familiare si perfezionano in questa tensione d’Amore, in questa
tensione ad amare ed ad amarsi vicendevolmente. Se ciò non avviene, e nella
misura in cui ciò non avviene, cade la stessa unità della famiglia. Allora, è
facile anche la disgregazione della stessa, poiché manca il suo elemento
fondamentale, cementante e vitale: l’Amore.
Ora considereremo il rapporto tra amore e gioia che
portino con sé anche una naturale componente di soddisfazione dei sensi.
L’amore vero, che logicamente non esclude le prove più o
meno difficili della crescita a due, l’essenza di questo amore vero nel dono di
sé all’altro ci relaziona all’altro. È proprio in questa relazione che ci si
perfeziona e, perfezionandoci ci arricchiamo e giungiamo così a percepire anche
la gioia di questo rapporto. Quest’ultima ci viene proprio da questa maggiore
ricchezza, è il sussulto dello spirito che avverte di essere più ricco di
qualcosa che sappiamo essere l’essenza stessa di Dio: l’Amore.
L’amore umano riflesso, immagine, somiglianza dell’amore
divino, è anche come quest’ultimo, fecondo per sua natura, aperto alla vita ed
allo stesso Dio, alla fedeltà reciproca al rispetto del corpo
dell’altro, in tutti i sensi evitando tutto ciò che possa
danneggiarlo, vedendolo non esclusivamente come fonte di piacere, ma come il
corpo di quella stessa persona che è il fine ed il termine del proprio Amore.
Considereremo ora il rapporto amore-piacere, con esclusiva componente di
appagamento dei sensi.
L’amore egoistico, quello in cui non c’è il vero dono di
sé ma solo il desiderio ed il possesso dell’altro per sé stessi appaga solo i
propri desideri istintivi, che pur sono buoni in sé stessi, altrimenti Dio non
ce li avrebbe posti dentro di noi. Questo tipo e modo di amare è spesso anche
chiuso alla vita nascente e spesso, più o meno, con un unico legame, sono chiusi
anche a Dio.
È in questo tipo di relazione maschio-femmina che trovano
spazio tante forme distorte di amore e di amare. Infatti, più che un dono del
proprio corpo, unito al dono di tutto sé stessi, cioè anche dello spirito
dell’anima, vi è l’uso del proprio corpo per trarne principalmente del piacere
per sé e, se anche per l’altro, lo è, in ultima analisi solo e sempre per sé
stessi.
In tal modo vi è solo un appagare i propri desideri
istintivi e solo un rafforzamento di questi stessi. In questo tipo di amore,
inoltre, è più facile ancora che trovi spazio l’uso dei molteplici mezzi
contraccettivi (anticoncezionali), sia orali che locali o persino
chirurgici, maschili e/o femminili, con notevoli danni a volte immediati, ma
spesso tardivi, sull’uno e/o sull’altro partner e, a volte, anche sulla futura
inaspettata o attesa prole.
Nello stesso tipo di amore qui indicato, trovano spazio,
inoltre, a volte anche tante pratiche, se talvolta non sono addirittura contro
natura, spesso deturpano il corpo in un modo immediatamente visibile o meno, con
effetti che a volte si manifestano a distanza di settimane, mesi o perfino anni
influenzando talvolta la sfera psico-affettivo-sessuale.
Per terminare, in tale tipo di amore può trovare più
facilmente spazio la fedeltà di uno o di entrambi i partner, infedeltà nelle sue
più svariate e sottili forme, partendo da quelle solo mentali, spirituali fino a
quelle anche materiali.
Per tutto quanto sopra esposto, per ben ponderare e
discernere, cioè saper dividere, tra ciò che è bene e ciò che male e solo così
poter fare delle scelte veramente libere dal punto di vista morale cristiano,
occorre conoscere, conoscersi, conoscere l’altro sia come persona fisica con
tutte le sue proprie esigenze da rispettare, sia come persona spirituale con i
suoi propri caratteri psicologici, affettivi, intellettuali unici ed
irripetibili per ciascun essere umano.
È qui che si deve rivolgere principalmente la vera
tensione d’Amore. Conoscere l’altro come persona fisica certamente non comporta,
in nessun modo, tutte quelle relazioni fisiche prematrimoniali comunemente
intese ed ammesse sempre più, nel mondo d’oggi, da una morale che va perdendo la
sua oggettività ed universalità, tendendo sempre più al soggettivismo ed al
personalismo: non è bene ciò che veramente per tutti è bene, né è male ciò che
veramente e per tutti è tale, ma è bene quello che lo è per me, ed è male solo
quello che secondo il punto di vista è tale.
Tutto ciò è chiaramente esposto dagli insegnamenti della
Santa Madre Chiesa, dal suo Magistero, da suoi Documenti, dalle nuove
disposizioni del Concordato tra Stato italiano e Chiesa.
Questa è la nostra fede: credere ciò che la Santa Madre
Chiesa ci invita e insegna a credere, la sua Verità, quella del Santo Vangelo e
di tutte le sacre scritture.
L’insegnamento della Religione Cattolica è per i
battezzati, affinché vengano aiutati a meglio comprendere i contenuti della
propria fede e del proprio credo a maturare come coloro che sono calati e vivono
le realtà terrene, quali cittadini anche di una società: quella terrena, locale,
regionale, nazionale, europea, mondiale. Certamente da tale insegnamento non
viene mai escluso chiunque lo voglia: battezzato o non battezzato.
Riprendendo il discorso sulla bontà dell’amore coniugale,
si deve tener presente che la relazione interpersonale corporea dei due coniugi
segue quella, già avviata, della loro relazione interpersonale spirituale, più o
meno avviata più o meno approfondita e che è chiamata a durare per tutto l’arco
della propria vita: “…finché morte vi separi” (vedi Rito Della Celebrazione
Del Matrimonio Cristiano).
La relazione corporea, come precedentemente accennato,
perfeziona e completa continuamente i due coniugi, a tal punto che essa, sempre
più, esprime la sua realtà di essere mezzo necessario per concretizzare questa
relazione fattasi unità stabile, fedele perenne nel matrimonio: “…e sarete una
sola carne” (cfr. Mt 19,4), fino a giungere all’eventuale frutto, innaturale
concepimento, espressione concreta e visibile di questa relazione di Amore vero.
È a questi che l’amore dei coniugi continua ad effondersi, cioè al figlio già
solo concepito, in quanto costui è già vero uomo e vera persona, e totalmente,
fin dal primo istante, cioè fin dal momento in cui il seme maschile si unisce al
suo ovulo.
Al neoconcepito continua ad effondersi l’amore dei due
genitori, e la nuova creatura, deve solo attendere i nove mesi, che servono per
la maturazione del proprio corpo, per venire alla luce. In questa creatura, fin
da primo istante della sua esistenza nel grembo materno vi è tutta la realtà
spirituale che fa dell’individuo umano una persona umana: l’anima, lo spirito,
l’intelligenza, la volontà, l’affettività, la coscienza, la capacità a
comunicare, a dialogare e persino ad amare. Questa nuova creatura una volta
venuta alla luce sarà capace di relazionarsi ulteriormente ed Amare a sua volta,
amando per prima i genitori ed imparando poi ad amare Dio e, con Dio e con Dio,
il prossimo e col prossimo se vorrà liberamente a sua volta potrà intraprendere
una sua personale relazione bipersonale. E così l’Amore si perpetua, per ora nel
tempo. Ecco perché il rapporto sessuale fecondo deve avvenire solo tra i due
coniugi, cioè nell’ambito di una relazione volutamente stabile cosa richiesta
non solo da Dio ma anche dalla sola e semplice legge naturale quest’ultima
scritta nel cuore di ogni creatura umana.
Tale rapporto non può non avere per sé ed in sé una
volontà non effusiva di sé stessi, cioè d’Amore vero, cioè procreativo ed aperto
ogni volta alla vita, anche se solo virtualmente cioè come possibilità ed
eventualità di procreare diversamente, l’atto copulativo (atto sessuale
completo) è tradito nel suo stesso fine e nella sua perfezione ed è tradito,
nella sua perfezione, lo stesso amore interpersonale che dovrebbe sempre
alimentare ogni atto coniugale ed, in particolare, quello copulativo.
Se quest’ultimo non è così finalizzato almeno
nell’intenzione, esso diventa un atto di contraddizione esistenziale pratico,
reale, poiché ogni azione specifica esprime sempre un preciso corrispondente
pensiero ed è sempre rivolto al suo proprio specifico fine. Se ciò che facciamo
non esprime quello che facciamo allora siamo dei falsi!
Tutto ciò non esclude il poter programmare, con mezzi
leciti (come per esempio il metodo della misurazione della temperatura basale) e
nei tempi leciti (cioè il tempo del matrimonio), sia il momento del concepimento
che il numero dei figli. È per tali motivi che è richiesto al battezzato ed alla
battezzata di non avere rapporti prima del matrimonio, tanto meno quelli
completi né altri tipi di rapporti intimi, che di per sé portano e sono
finalizzati dalla natura stessa al rapporto completo (rapporti preliminari).
Tali rapporti intimi a metà od incompleti sono destinati
ad essere atti abortivi in senso lato, monchi, morti in sé stessi poiché hanno,
nella mente di chi li compie o la non volontà al concepimento oppure la paura
del concepimento o, come nel caso in cui c’è già il vero Amore, la volontà al
concepimento stesso ma pratica non possibilità a non poterlo attuare per motivi
ovvi, incomprensibili.
Tali atti, pian piano se non trovano il loro libero fine
naturale, seppur all’inizio possono essere sostenuti da un Amore vero, non fanno
che sciupare, spesso per sempre, ciò che di buono c’è, c’era o vi sarebbe potuto
naturalmente esservi: sentimenti veri, autentici e spontanei.
In seguito diremo se sarà possibile il perché di tutto
ciò, altri motivi che ci dicono e ci fanno capire che non è bene avere rapporti
intimi prematrimoniali di alcun genere, né, per quanto riguarda l’ambito stesso
del matrimonio, l’avere rapporti completi interrotti al momento
dell’eiaculazione (coitus interruptus).
San Paolo, nei suoi scritti, afferma che l’uomo
battezzato può fare tutto, ma non tutto può fare di quello che vorrebbe, poiché
non tutto è bene. Si riferiva, infatti, ad un contesto culturale di allora e,
per molti versi con molti problemi morali uguali ai nostri (1Cor 6,12).
Molti sono i danni, spesso nascosti in noi senza che ce
ne accorgiamo in modo chiaro, danni provocati da quanto subito qui sopra
esposto: cioè da rapporti prematrimoniali, da rapporti completi interrotti. Il
tutto potrebbe sembrare un po’ eccessivo, ma se si andasse a verificare nei
centri di assistenza alle coppie, che si trovano presso alcune università o nei
centri in cui viene assistita normalmente la coppia che normalmente ha rapporti
prematrimoniali allora si avrebbe un quadro più facilmente accettabile al
riguardo delle problematiche sopra indicate e dei suoi aspetti negativi
relativi. I danni vanno innanzitutto a ciò che è la componente più importante
del rapporto uomo-donna: cioè all’amore vero dove questo c’è e se questo c’è.
Ancora i danni sono a carico del corpo stesso e della
psiche in diverso grado e modo, sia nell’uomo che nella donna e ciò per l’uso,
oltre che di tecniche condannate direttamente da Dio e poi anche dalla Chiesa
(vedi infatti Genesi 38,9), anche di altri mezzi come: il profilattico maschile,
quello femminile, la spirale, schiume e pillo spermicide, pillola
anticoncezionale, la “pillola del giorno dopo”, per non parlare
della sterilizzazione maschile e femminile.
Al riguardo della pillola del giorno dopo (194),
usata per precauzione il giorno dopo di un rapporto completo e per eliminare
ogni eventuale concepimento sopravvenuto durante le poche ore successive al
rapporto completo stesso, essa è un vero abortivo potenziale, a tutti gli
effetti. Chi la usa, esprime senz’altro la volontà di liberarsi da un’eventuale
o sicuro concepimento, ovunque ed in qualunque modo.
È stato accertato che spesso questa pillola, una volta
venduta di contrabbando ed ora non più, viene adoperata spesso da studentesse
già al livello delle Scuole medie inferiori!
Altri danni ancora bisogna considerare sia sulla psiche
che sul corpo, sia separatamente che congiuntamente. Queste conseguenze, che a
volte non sono immediatamente né chiaramente visibili, sono spesso il frutto
della pratica di rapporti intimi anche senza rapporti sessuali completi.
Il riferimento è al petting, che in gergo i ragazzi
chiamano “pomiciamento”. Il riferimento è anche alla masturbazione, persino al
bacio colombino e a tutto quanto rientra, tutto sommato, nei preliminari di un
rapporto completo. E i fatti constatati nella mia esperienza personale non mi
contraddicono.
Spesso, la frigidità femminile, che tende ad essere come
conseguenza di questi anomali rapporti la forma di patologia più frequente
insieme alla sterilità maschile (entrambi più delle volte manifestatisi proprio
nell’ambito matrimoniale), hanno in queste pratiche suindicate la loro origine.
Da questa analisi si può ora comprendere il perché la
Chiesa dice essere peccato quelle stesse cose che lo sono anche e prima per il
nostro Dio.
Il peccato è tale non per un arbitrio di un Dio che tutto
sommato viene considerato tanto lontano da noi o da noi estraneo tanto da non
poterci comprendere, e da non poterci comprendere tutti, da non poterci
conoscere nelle difficoltà che ogni attimo abbiamo per la lotta contro il Male e
contro le nostre cattive inclinazioni (eppure è il nostro Creatore e Padre).
Ma il peccato è tale e proibito l’atto morale in quanto
arreca danni a noi stessi ed agli altri, è un disordine che si inserisce in noi
e, quindi, nell’Universo, essendo noi parte di questo stesso.
Danneggiando la nostra persona, noi offendiamo oltre che
noi stessi, sia come semplici creature che come figli di Dio offendiamo Dio
stesso in persona, sia come nostro Creatore che come nostro Padre.
Inoltre si viene a pesare negativamente e, quindi, a
mancare verso quelle stessa Umanità nella quale facciamo parte, verso la Chiesa
di Cristo ed infine in modo più forte verso la stessa Chiesa di Cristo, della
quale facciamo parte in quanto battezzati.
Concludendo, i concetti sopra esposti potrebbero ad uno
sguardo sommario ed affrettato, dimostrarsi eccessivamente rigorosi, fuori dalla
realtà concreta della vita di ogni giorno e dai nostri giorni. In effetti non è
così, in quanto, con una più approfondita analisi medico-scientifica,
psicologica, biologica, secondo una morale non soggettivistica, secondo una
retta e viva coscienza, il tutto trova una ancor più forte valida conferma.
La difficoltà dei tempi, che rendono in modo
particolarmente difficile il sano comportamento morale non può farci desistere
dal nostro dovere cristiano ed umano e non può darci alcuna giustificazione per
un qualunque tipo di compromesso che si voglia scegliere a riguardo della stessa
vita morale cristiana e non. Il non condividere un valore, non potrà mai darci
il diritto di deformare per una qualunque motivazione soggettiva la realtà
oggettiva ed universale di quello stesso valore, di qualunque tipo di valore si
tratti.
È qui, infatti, la fatica più grande dell’essere uomo, maschio e femmina che
sia.
Fonte : Dal
libro "Un figlio di un grande albero" , di Ugo Abate; chi è interessato
al libro, essendo edito in proprio, può contattare l'Autore scrivendo a
ugoabate@libero.it
, oppure
telefonando al n° 3291861293.
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