Silvio Brachetta
LE "DIMORE
ETERNE" DI MARIA NELLA SACRA SCRITTURA E NELLA TRADIZIONE
Indice generale
1. Introduzione
2. La casa
2.1. Il vestibolo
2.2. Il talamo nuziale
2.3. La porta
2.4. La torre
3. La caverna (l’antro)
4. La montagna
5. Il campo
6. Il trono (il Cielo)
1.
Introduzione
Le
“Litanie lauretane” si rivolgono a Maria con appellativi che evocano luoghi
mistici o teologici (o epifanici) ben definiti, tratti dalla Scrittura o dalla
Tradizione cristiana. La pietà popolare ha avvertito che alcuni dei luoghi
storici d’Israele sono, in qualche modo, riconducibili alla presenza mariana ed
al significato della sua esperienza di vita.
Ad
esempio i Titoli di «Porta del Cielo», «Torre davidica» e «Torre d’avorio»,
possono evocare il luogo familiare della “casa”. E non di una casa qualsiasi, ma
di una dimora eterna, regale, con torrioni di difesa.
I
termini «Sede della Sapienza» e «Tempio dello Spirito Santo», si accostano al
concetto di “caverna” o “antro”.
O
ancora i Titoli «Stella del Mattino» e «Regina», possono richiamare il “Trono” o
il “Cielo”.
Similmente si possono raggruppare altri Titoli o santi Epiteti, in modo da
ricostruire un “topos mariano”, ovvero una locazione geografica (e
storica) ben precisa, che però viene completamente trasfigurata dall’azione
dello Spirito, in modo che il tempo cronologico si trasforma in kairos
(tempo della salvezza) e lo spazio materiale sia sostituito dai “Cieli nuovi e
dalla nuova terra”[1].
Naturalmente, tutto quello che è servito a Maria, nel corso della propria
vicenda terrena, serve anche al peccatore penitente che, ricorrendo a Maria,
cerca la quiete e la salvezza nel Figlio.
Il
peccatore sa che nei luoghi dove dimora Maria egli può accedere, vivendo in essi
una teofania salvifica. Ovvero, in quel luogo vi è sempre un Padre amorevole che
è pronto ad accoglierlo, così come accoglie ogni persona che si vuole
convertire.
Di
seguito descrivo alcuni di questi luoghi, costitutivi del “topos”, ai quali se
ne potranno aggiungere altri, che però abbiano un’attinenza con la Rivelazione
(Scrittura e Tradizione)[2].
2. La
casa
La storia di Maria comincia e finisce nel luogo teologico proprio dei figli di
Dio e cioè nella casa del Padre comune. Il capitolo finale, dedicato al Cielo, è
infatti assimilabile a questo che tratta della santa Dimora. La Madre è
primariamente Figlia («figlia
di Sion per eccellenza»[3],
«figlia del tuo
Figlio»[4]).
Essa nasce in una casa benedetta, vi dimora, lascia entrare coloro che bussano
alla porta, vive in essa nella gioia con il proprio Sposo, la difende, vi fa
risiedere ogni riposto desiderio e silenziosa preghiera. Nella casa di Dio il
figlio e la figlia (i fratelli) vivono eternamente nella pace del Padre e nel
perpetuo amore reciproco, odono la musica soave della preghiera, si nutrono del
cibo divino e respirano l’incenso odoroso del sacrificio.
Ogni attività spirituale ha, poi, la propria stanza, così come ogni attività
terrena ha la propria sede.
2.1. Il vestibolo
In più parti, nella
Scrittura, è descritto in dettaglio il Tempio. Per esempio nel primo libro dei
Re e in Ezechiele. Tra gli ambienti che lo costituiscono l’atrio o vestibolo ha
la funzione di “raccolta”. Cioè, il Popolo santo che ascende verso il Santuario
si raduna, dopo essere entrato per la porta, nella parte più ampia.
C’è bisogno, insomma, di
uno spazio che possa dividere il sacro dal profano.
Cosa impedisce l’ingresso
nel Santo (o nel Santo dei Santi)? Esclusivamente la purificazione, intesa non
come pulizia dello sporco, ma come il recupero di una sacralità perduta a causa
del peccato (esegesi biblica).
Maria è «Tempio dello
Spirito Santo», non soltanto perché in Lei dimora lo Spirito, ma anche perché ne
ha la tipica struttura.
Maria è, dunque, anche
il vestibolo nel quale i penitenti vengono purificati, in modo da ricuperare la
dignità e poter accedere al Santo.
Dice S. Cirillo
d’Alessandria, a questo proposito: «Vedo qui la lieta e alacre assemblea dei
santi che, invitati dalla beata e sempre Vergine Madre di Dio, sono accorsi con
prontezza»[5].
2.2. Il talamo nuziale
La Sposa incontra lo Spirito in un
castissimo abbraccio nuziale («La sua mano sinistra è sotto il mio capo e la sua
destra mi abbraccia»[6])
e permette l’incarnazione del Logos, compiendo un grande mistero[7].
Il concepimento avviene, com’è noto, quando la Vergine, dopo la manifestazione
dell’Angelo, accoglie la volontà divina.
Il tema del luogo nel quale la Sposa e
lo Sposo si incontrano è ripreso varie volte nella Scrittura, quasi come un tema
centrale. Nell’Apocalisse, libro dal fortissimo sapore sponsale, tutto il male
del quale si parla estesamente è quasi annichilito dal matrimonio mistico della
Sposa con l’Agnello[8].
Il Cantico dei Cantici ha la maggiore somiglianza con il talamo nuziale.
2.3. La porta
Le
dimore eterne non possono non avere porte dalle quali si entra e si esce, ovvero
il dimorare o meno nella beatitudine non può prescindere dalle relazioni
personali. La porta qui è il simbolo della persona che permette di entrare, o
meglio, che rende possibile l’ingresso e quindi la beatitudine.
Così
anche mediante la scala di Giacobbe si accede umilmente al Cielo e vi è una gran
presenza d’angeli ascendenti e discendenti.
Cristo, poi, è la porta del Cielo ed è Lui che ha le chiavi per aprire e
chiudere. Non solo, ma Egli consegna le chiavi a chi vuole, affinchè la
Redenzione sia operata anche dagli uomini. Maria, essendo il “luogo”
privilegiato della grazia divina, dà modo alla porta di aprirsi, in virtù della
sua incessante preghiera a Dio in suffragio dei peccatori.
Le
chiavi del Regno vengono consegnate alla Chiesa. A maggior ragione sono nelle
mani della Madre della Chiesa, che guida il popolo di Dio alla mèta sicura con
il proprio esempio e la preghiera.
2.4. La torre
La dimora celeste, come anche la terrestre, soffre il continuo attacco
del nemico. Anzi, la Città del Re è continuamente cinta d’assedio. Appare come
arroccata sopra un alto monte. I Salmi davidici hanno molti riferimenti alle
strutture difensive: «Signore, […] mia fortezza, […] mia rupe di rifugio.»[9]
«Il Signore è […] baluardo di salvezza per il suo consacrato.»[10]
«Dio nei suoi torrioni, qual rocca si è dimostrato. […] enumerate le sue torri;
osservate le sue mura, passate in rassegna i suoi torrioni, […]»[11],
e simili.
La
strategia difensiva della Chiesa e di sua Madre è descritta in due passi della
Scrittura. In Gn 3, 15 comincia l’ostilità tra la stirpe della Donna e quella
del serpente (il nemico). Il tema è ripreso in Ap 12 dove il Figlio della Donna
sta per essere divorato dal Drago: vi è un intervento divino che rapisce il
Figlio per sottrarlo al Drago e ripara la Donna nel deserto.
Maria, cioè, non resta impassibile, durante lo scontro con il male, ma coopera
attivamente alla Redenzione del Figlio, non solo dandoci il Figlio stesso, ma
proteggendo i propri figli (gli uomini) mediante la materna intercessione. Ella
costruisce di fatto una torre difensiva e una cinta di mura inattaccabile dal
nemico attorno alla Città di Davide (la Chiesa).
3. La
caverna (l’antro)
In
Maria è possibile trovare il luogo privilegiato per la preghiera, ovvero per
l’incontro amorevole e proficuo con Dio.
Il
motivo è chiaro: in Maria avviene l’incarnazione del Verbo. Lei è, dunque, la
«cavità nella rupe»[12]
dove si può nascondere Elia. Lei è l’antro, la caverna primigenia. Se si vuole,
è anche una «città di rifugio»[13],
delle quali si parla nel libro di Giosuè. Così come è anche espresso nel
formulario “Affidamento della Beata Vergine Maria”: «A lei, costituita per
sempre madre dei credenti, ricorreranno nei secoli i fedeli, come a sicuro
rifugio»[14].
Voglio dire che il peccatore non solo si rifugia presso di Lei, ma si ritrova
nel Santuario dello Spirito. Qua trova il Dio della misericordia e del perdono,
perché chi si affida a Maria di solito ha uno spirito contrito. Il penitente,
pur sapendo di essere un peccatore, è però sicuro del perdono, in quanto c’è la
presenza materna di Maria, che lo conduce al Figlio.
Si
ha così il bacio del Padre che accoglie con amore il figlio pentito.
La
vita si forma sempre in un luogo chiuso e buio (l’utero materno). Anche la
Resurrezione di Gesù (nuova nascita, dopo la gestazione nella morte) ha avuto
luogo nella caverna della sepoltura.
Maria è veramente un giardino chiuso, all’interno del quale si forma la vita,
per l’azione dello Spirito.
Chi
ha sperimentato la vita nel chiuso giardino conosce la quiete eterna che può
ricevere l’anima pentita. Nel luogo della preghiera, ha termine ogni agitazione.
In Maria, quindi, la beatitudine è completa.
4. La
montagna
Uno
dei luoghi privilegiati per la preghiera è la montagna. Anzi, la montagna, nella
Scrittura, rappresenta un topos esemplare quando si vuole descrivere una
teofania.
L’Antico Testamento associa la montagna ad eventi fondanti. Gli esempi sono
numerosi: l’approdo di Noè sull’Ararat, il sacrificio d’Isacco da parte di
Abramo sul monte Moira (e la costruzione successiva del Tempio sul medesimo
luogo), l’Alleanza del Sinai (l’Oreb), il Tabor, l’Ermon.
Gesù
stesso ha legato la preghiera ed alcuni dei più importanti fatti del proprio
ministero ad un qualche luogo elevato (discorso della montagna, trasfigurazione,
Getsemani, Golgota, la stessa Gerusalemme alla quale si sale, ecc…).
Maria, Arca dell’Alleanza (nuova ed eterna) sulla quale «si stende l’ombra
dell’Altissimo»[15],
percorre i monti di Giuda, come anche li percorse l’Arca della prima Alleanza,
significando la connotazione dinamica che caratterizza la presenza del Verbo in
mezzo al suo popolo, il quale pose tra di noi la propria “tenda”.
La
Madre, poi, accompagna il Figlio durante il suo ministero pubblico, estendendo
l’itinerario per tutta la durata della missione salvifica che, come già
ricordato, è caratterizzata da una dimensione fortemente “verticale”. La Madre
ed il Figlio, pertanto, continuano il pellegrinare attraverso i monti di Giuda
accompagnati da tutti i discepoli.
Infine, quando il Figlio dell’uomo è «elevato»[16],
«attira tutti a sè»[17]
completando l’ascesa al Padre.
Maria, essendo la nuova Arca dell’Alleanza, ne segue le due funzioni primarie:
in primo luogo, contiene la Nuova Legge (la Legge dell’Amore, ovvero il Cristo).
Poi, è sempre in movimento, perché accompagna la vicenda terrena del Popolo
della salvezza che cammina verso la Terra della promessa.
Si
vede, tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento, l’Arca Muoversi per le
montagne di Giuda.
L’esegesi ed il Magistero considerano l’Arca, costruita da Salomone e seguita
sempre dalla gloria di YHWH sul propiziatorio, la figura di Maria, nuova Arca
della nuova Alleanza. In Lei è incarnato il Verbo, così come le antiche tavole
della prima legge riposavano in una cassa consacrata.
Sempre, il popolo, segue l’Arca, garanzia della presenza di Dio, dovunque venga
portata.
Prima della costruzione del Tempio, veniva alloggiata in una tenda mobile.
Allora era maggiormente comprensibile il carattere dinamico della storia della
Salvezza: l’intero Israele segue il proprio Dio e conviene presso la nuova
Gerusalemme. Essa è una città dove alberga la pace di Cristo. In essa Maria,
assieme a tutta la Comunità post-pasquale, attende l’epifania dello Spirito.
Solo allora si compie la salvezza, perché la Comunità riceve i santi doni dello
Spirito, realizzando così le virtù necessarie per piacere a Dio.
5. Il
campo
Con
questo termine voglio sottolineare la dimensione “guerriera”, non soltanto di
Maria, ma di tutti i cristiani, che seguono il “Signore degli eserciti” nel
combattimento contro i nemici dello spirito.
Nel
campo avviene, propriamente, la battaglia. Si consuma, anzi, la «grande
tribolazione»[18],
mediante la quale il cristiano costruisce quotidianamente la propria
perseveranza. Per fare questo, prende a modello la perseveranza di Maria e ne
contempla la fortezza durante i dolori più intensi della sua vita.
Nel
combattimento interiore avvenne la fuga di Maria in Egitto assieme a Giuseppe ed
al piccolo Gesù.
Maria assistette alle numerose mortificazioni inflitte al Figlio durante la
“vita pubblica”.
Poi
accettò tutto quello che venne dagli avvenimenti della Passione e della Morte in
Croce del Cristo.
Anche Maria patì assieme al Figlio e mortificò la parte di sé stessa che, per la
debolezza umana, avrebbe voluto gridare o protestare. Ebbe la fede necessaria
per passare l’ora del dolore e della gloria (del Figlio, ma anche sua),
«conservando e meditando [come sempre] tutto nel suo cuore»[19].
Maria non si comportò, insomma, come gli Israeliti nel deserto, i quali
mormorarono contro Dio nei momenti più faticosi del viaggio. Dei quali Dio si
disgustò e giurò di non farli entrare nel luogo del suo riposo.
Non
così Maria, la quale si comporta da vera prediletta, perché si fida e non si
lamenta di nulla. È certa della bontà del Padre. Proprio da questa certezza
scaturiscono in Lei le più grandi virtù, mediante lo Spirito che gliele infonde
nella massima misura.
I
cristiani che vorranno giungere a Gesù, imiteranno il particolarissimo
atteggiamento di Maria, che è quello di colei che guarda agli avvenimenti, non
per disprezzarli o giudicarli o prenderli a pretesto per la collera, ma per
comprenderli umilmente.
Pertanto, bisogna dire con il Concilio Vaticano II che la Madre di Gesù «sulla
terra brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di
Dio in cammino […]»[20].
Maria è quindi l’archetipo del vero combattente, in quanto combatte prima contro
sé stessa e dopo, assieme al suo Signore, contro i nemici dello Spirito.
6. Il
trono (il Cielo)
Questo è il luogo per il quale è importante menzionare la dimensione
escatologica, nella quale la Chiesa e sua Madre si uniscono in matrimonio
sponsale con Dio.
La
Madre è stata già completamente redenta in corpo, anima e spirito (Assunzione di
Maria). La Chiesa si prepara ad esserlo nella quotidiana santificazione, resa
sicura dalla continua intercessione della Madre verso il Figlio, per la salvezza
dei peccatori.
Nel
Cielo Maria è la Regina, la Sposa, la Gerusalemme celeste. Anche alla Chiesa si
possono applicare i medesimi titoli escatologici: è infatti profondo il legame
tra la Madre ed i figli che si affidano a Lei.
La
Lumen gentium, a questo proposito, precisa che la Vergine immacolata fu
«dal Signore esaltata quale regina dell’universo per essere così più pienamente
conforme al figlio suo […]»[21].
La
Scrittura ha parecchi riferimenti al rapporto sponsale che lega Dio al suo
Popolo. Il venir meno della fedeltà d’Israele è presentato come l’adulterio
della propria moglie.
Dio
ripudia, inizialmente, la Sposa (l’amore della sua giovinezza), per poi
riaccoglierla definitivamente, alla fine dei tempi.
La Sposa interruppe il dialogo con Dio ma,
grazie al “sì” di Maria «è entrata in Lei la Parola per eccellenza e si è fatta
muta. È entrato il tuono e la sua voce fu ridotta al silenzio»[22].
[1] cfr. Ap 21, 1
[2] cfr. Dei Verbum n. 9
[4]
Dante Alighieri. La divina Commedia. Paradiso, canto XXXIII
[5] Beatrice, Pier Franco. “Introduzione ai Padri
della Chiesa”. ISG edizioni. Vicenza, 1983. p.338
[6] Ct 8, 3
[7] cfr. Ef 5, 32
[8] cfr. Ap 19, 7
[9] Sal 17, 3
[10] Sal 27, 8
[11] Sal 47, 4.13-14
[12] cfr. 1Re 19, 9-13
[13] cfr. Gs 20, 1-9
[14] “Affidamento alla
Beata Vergine Maria” n. 13 in Credere Oggi, anno XXIV n.142
[15] Lc 1, 35
[16] Gv 3, 14 / 8, 28
[17] Gv 12, 32
[18] Ap 7, 14
[19] Lc 2, 19
[20] Lumen gentium n.68
[21] Lumen gentium n.
59
[22] Efrem il Siro, in:
Franchella, Quirino. “La Madre del Redentore dei Popoli”. Edizioni
Segno. Udine, 1992. p.101
Fonte : Silvio
Brachetta ,
http://www.bloggers.it/filaretum/
Istituto di Scienze Religiose , Diocesi di
Trieste , Tesi di Mariologia :
LE DIMORE ETERNE DI
MARIA NELLA SACRA SCRITTURA E NELLA TRADIZIONE
, Docente Ettore Malnati , Autore Silvio Brachetta , Trieste novembre 2004.
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