mercoledì 24 luglio 2019

LE "DIMORE ETERNE" DI MARIA NELLA SACRA SCRITTURA E NELLA TRADIZIONE, di Silvio Brachetta



Silvio Brachetta

LE "DIMORE ETERNE" DI MARIA NELLA SACRA SCRITTURA E NELLA TRADIZIONE
 


Indice generale            
1. Introduzione
2. La casa
2.1. Il vestibolo
2.2. Il talamo nuziale
2.3. La porta
2.4. La torre
3. La caverna (l’antro)
4. La montagna
5. Il campo
6. Il trono (il Cielo)
 
1.   Introduzione
Le “Litanie lauretane” si rivolgono a Maria con appellativi che evocano luoghi mistici o teologici (o epifanici) ben definiti, tratti dalla Scrittura o dalla Tradizione cristiana. La pietà popolare ha avvertito che alcuni dei luoghi storici d’Israele sono, in qualche modo, riconducibili alla presenza mariana ed al significato della sua esperienza di vita.
Ad esempio i Titoli di «Porta del Cielo», «Torre davidica» e «Torre d’avorio», possono evocare il luogo familiare della “casa”. E non di una casa qualsiasi, ma di una dimora eterna, regale, con torrioni di difesa.
I termini «Sede della Sapienza» e «Tempio dello Spirito Santo», si accostano al concetto di “caverna” o “antro”.
O ancora i Titoli «Stella del Mattino» e «Regina», possono richiamare il “Trono” o il “Cielo”.
Similmente si possono raggruppare altri Titoli o santi Epiteti, in modo da ricostruire un “topos mariano”, ovvero una locazione geografica (e storica) ben precisa, che però viene completamente trasfigurata dall’azione dello Spirito, in modo che il tempo cronologico si trasforma in kairos (tempo della salvezza) e lo spazio materiale sia sostituito dai “Cieli nuovi e dalla nuova terra”[1].
Naturalmente, tutto quello che è servito a Maria, nel corso della propria vicenda terrena, serve anche al peccatore penitente che, ricorrendo a Maria, cerca la quiete e la salvezza nel Figlio.
Il peccatore sa che nei luoghi dove dimora Maria egli può accedere, vivendo in essi una teofania salvifica. Ovvero, in quel luogo vi è sempre un Padre amorevole che è pronto ad accoglierlo, così come accoglie ogni persona che si vuole convertire.
Di seguito descrivo alcuni di questi luoghi, costitutivi del “topos”, ai quali se ne potranno aggiungere altri, che però abbiano un’attinenza con la Rivelazione (Scrittura e Tradizione)[2].


2.   La casa
La storia di Maria comincia e finisce nel luogo teologico proprio dei figli di Dio e cioè nella casa del Padre comune. Il capitolo finale, dedicato al Cielo, è infatti assimilabile a questo che tratta della santa Dimora. La Madre è primariamente Figlia («figlia di Sion per eccellenza»[3], «figlia del tuo Figlio»[4]). Essa nasce in una casa benedetta, vi dimora, lascia entrare coloro che bussano alla porta, vive in essa nella gioia con il proprio Sposo, la difende, vi fa risiedere ogni riposto desiderio e silenziosa preghiera. Nella casa di Dio il figlio e la figlia (i fratelli) vivono eternamente nella pace del Padre e nel perpetuo amore reciproco, odono la musica soave della preghiera, si nutrono del cibo divino e respirano l’incenso odoroso del sacrificio.
Ogni attività spirituale ha, poi, la propria stanza, così come ogni attività terrena ha la propria sede.
 
2.1. Il vestibolo
In più parti, nella Scrittura, è descritto in dettaglio il Tempio. Per esempio nel primo libro dei Re e in Ezechiele. Tra gli ambienti che lo costituiscono l’atrio o vestibolo ha la funzione di “raccolta”. Cioè, il Popolo santo che ascende verso il Santuario si raduna, dopo essere entrato per la porta, nella parte più ampia.
C’è bisogno, insomma, di uno spazio che possa dividere il sacro dal profano.
Cosa impedisce l’ingresso nel Santo (o nel Santo dei Santi)? Esclusivamente la purificazione, intesa non come pulizia dello sporco, ma come il recupero di una sacralità perduta a causa del peccato (esegesi biblica).
Maria è «Tempio dello Spirito Santo», non soltanto perché in Lei dimora lo Spirito, ma anche perché ne ha la tipica struttura.
Maria è, dunque, anche il vestibolo nel quale i penitenti vengono purificati, in modo da ricuperare la dignità e poter accedere al Santo.
Dice S. Cirillo d’Alessandria, a questo proposito: «Vedo qui la lieta e alacre assemblea dei santi che, invitati dalla beata e sempre Vergine Madre di Dio, sono accorsi con prontezza»[5].

2.2. Il talamo nuziale
         La Sposa incontra lo Spirito in un castissimo abbraccio nuziale («La sua mano sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia»[6]) e permette l’incarnazione del Logos, compiendo un grande mistero[7]. Il concepimento avviene, com’è noto, quando la Vergine, dopo la manifestazione dell’Angelo, accoglie la volontà divina.
         Il tema del luogo nel quale la Sposa e lo Sposo si incontrano è ripreso varie volte nella Scrittura, quasi come un tema centrale. Nell’Apocalisse, libro dal fortissimo sapore sponsale, tutto il male del quale si parla estesamente è quasi annichilito dal matrimonio mistico della Sposa con l’Agnello[8]. Il Cantico dei Cantici ha la maggiore somiglianza con il talamo nuziale.
 
2.3. La porta
Le dimore eterne non possono non avere porte dalle quali si entra e si esce, ovvero il dimorare o meno nella beatitudine non può prescindere dalle relazioni personali. La porta qui è il simbolo della persona che permette di entrare, o meglio, che rende possibile l’ingresso e quindi la beatitudine.
Così anche mediante la scala di Giacobbe si accede umilmente al Cielo e vi è una gran presenza d’angeli ascendenti e discendenti.
Cristo, poi, è la porta del Cielo ed è Lui che ha le chiavi per aprire e chiudere. Non solo, ma Egli consegna le chiavi a chi vuole, affinchè la Redenzione sia operata anche dagli uomini. Maria, essendo il “luogo” privilegiato della grazia divina, dà modo alla porta di aprirsi, in virtù della sua incessante preghiera a Dio in suffragio dei peccatori.
Le chiavi del Regno vengono consegnate alla Chiesa. A maggior ragione sono nelle mani della Madre della Chiesa, che guida il popolo di Dio alla mèta sicura con il proprio esempio e la preghiera.

2.4. La torre
              La dimora celeste, come anche la terrestre, soffre il continuo attacco del nemico. Anzi, la Città del Re è continuamente cinta d’assedio. Appare come arroccata sopra un alto monte. I Salmi davidici hanno molti riferimenti alle strutture difensive: «Signore, […] mia fortezza, […] mia rupe di rifugio.»[9] «Il Signore è […] baluardo di salvezza per il suo consacrato.»[10] «Dio nei suoi torrioni, qual rocca si è dimostrato. […] enumerate le sue torri; osservate le sue mura, passate in rassegna i suoi torrioni, […]»[11], e simili.
La strategia difensiva della Chiesa e di sua Madre è descritta in due passi della Scrittura. In Gn 3, 15 comincia l’ostilità tra la stirpe della Donna e quella del serpente (il nemico). Il tema è ripreso in Ap 12 dove il Figlio della Donna sta per essere divorato dal Drago: vi è un intervento divino che rapisce il Figlio per sottrarlo al Drago e ripara la Donna nel deserto.
Maria, cioè, non resta impassibile, durante lo scontro con il male, ma coopera attivamente alla Redenzione del Figlio, non solo dandoci il Figlio stesso, ma proteggendo i propri figli (gli uomini) mediante la materna intercessione. Ella costruisce di fatto una torre difensiva e una cinta di mura inattaccabile dal nemico attorno alla Città di Davide (la Chiesa).

3.   La caverna (l’antro)
In Maria è possibile trovare il luogo privilegiato per la preghiera, ovvero per l’incontro amorevole e proficuo con Dio.
Il motivo è chiaro: in Maria avviene l’incarnazione del Verbo. Lei è, dunque, la «cavità nella rupe»[12] dove si può nascondere Elia. Lei è l’antro, la caverna primigenia. Se si vuole, è anche una «città di rifugio»[13], delle quali si parla nel libro di Giosuè. Così come è anche espresso nel formulario “Affidamento della Beata Vergine Maria”: «A lei, costituita per sempre madre dei credenti, ricorreranno nei secoli i fedeli, come a sicuro rifugio»[14].
Voglio dire che il peccatore non solo si rifugia presso di Lei, ma si ritrova nel Santuario dello Spirito. Qua trova il Dio della misericordia e del perdono, perché chi si affida a Maria di solito ha uno spirito contrito. Il penitente, pur sapendo di essere un peccatore, è però sicuro del perdono, in quanto c’è la presenza materna di Maria, che lo conduce al Figlio.
Si ha così il bacio del Padre che accoglie con amore il figlio pentito.
La vita si forma sempre in un luogo chiuso e buio (l’utero materno). Anche la Resurrezione di Gesù (nuova nascita, dopo la gestazione nella morte) ha avuto luogo nella caverna della sepoltura.
Maria è veramente un giardino chiuso, all’interno del quale si forma la vita, per l’azione dello Spirito.
Chi ha sperimentato la vita nel chiuso giardino conosce la quiete eterna che può ricevere l’anima pentita. Nel luogo della preghiera, ha termine ogni agitazione. In Maria, quindi, la beatitudine è completa.

4.   La montagna
Uno dei luoghi privilegiati per la preghiera è la montagna. Anzi, la montagna, nella Scrittura, rappresenta un topos esemplare quando si vuole descrivere una teofania.
L’Antico Testamento associa la montagna ad eventi fondanti. Gli esempi sono numerosi: l’approdo di Noè sull’Ararat, il sacrificio d’Isacco da parte di Abramo sul monte Moira (e la costruzione successiva del Tempio sul medesimo luogo), l’Alleanza del Sinai (l’Oreb), il Tabor, l’Ermon.
Gesù stesso ha legato la preghiera ed alcuni dei più importanti fatti del proprio ministero ad un qualche luogo elevato (discorso della montagna, trasfigurazione, Getsemani, Golgota, la stessa Gerusalemme alla quale si sale, ecc…).
Maria, Arca dell’Alleanza (nuova ed eterna) sulla quale «si stende l’ombra dell’Altissimo»[15], percorre i monti di Giuda, come anche li percorse l’Arca della prima Alleanza, significando la connotazione dinamica che caratterizza la presenza del Verbo in mezzo al suo popolo, il quale pose tra di noi la propria “tenda”.
La Madre, poi, accompagna il Figlio durante il suo ministero pubblico, estendendo l’itinerario per tutta la durata della missione salvifica che, come già ricordato, è caratterizzata da una dimensione fortemente “verticale”. La Madre ed il Figlio, pertanto, continuano il pellegrinare attraverso i monti di Giuda accompagnati da tutti i discepoli.
Infine, quando il Figlio dell’uomo è «elevato»[16], «attira tutti a sè»[17] completando l’ascesa al Padre.
Maria, essendo la nuova Arca dell’Alleanza, ne segue le due funzioni primarie: in primo luogo, contiene la Nuova Legge (la Legge dell’Amore, ovvero il Cristo). Poi, è sempre in movimento, perché accompagna la vicenda terrena del Popolo della salvezza che cammina verso la Terra della promessa.
Si vede, tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento, l’Arca Muoversi per le montagne di Giuda.
L’esegesi ed il Magistero considerano l’Arca, costruita da Salomone e seguita sempre dalla gloria di YHWH sul propiziatorio, la figura di Maria, nuova Arca della nuova Alleanza. In Lei è incarnato il Verbo, così come le antiche tavole della prima legge riposavano in una cassa consacrata.
Sempre, il popolo, segue l’Arca, garanzia della presenza di Dio, dovunque venga portata.
Prima della costruzione del Tempio, veniva alloggiata in una tenda mobile. Allora era maggiormente comprensibile il carattere dinamico della storia della Salvezza: l’intero Israele segue il proprio Dio e conviene presso la nuova Gerusalemme. Essa è una città dove alberga la pace di Cristo. In essa Maria, assieme a tutta la Comunità post-pasquale, attende l’epifania dello Spirito.
Solo allora si compie la salvezza, perché la Comunità riceve i santi doni dello Spirito, realizzando così le virtù necessarie per piacere a Dio.

5.   Il campo
Con questo termine voglio sottolineare la dimensione “guerriera”, non soltanto di Maria, ma di tutti i cristiani, che seguono il “Signore degli eserciti” nel combattimento contro i nemici dello spirito.
Nel campo avviene, propriamente, la battaglia. Si consuma, anzi, la «grande tribolazione»[18], mediante la quale il cristiano costruisce quotidianamente la propria perseveranza. Per fare questo, prende a modello la perseveranza di Maria e ne contempla la fortezza durante i dolori più intensi della sua vita.
Nel combattimento interiore avvenne la fuga di Maria in Egitto assieme a Giuseppe ed al piccolo Gesù.
Maria assistette alle numerose mortificazioni inflitte al Figlio durante la “vita pubblica”.
Poi accettò tutto quello che venne dagli avvenimenti della Passione e della Morte in Croce del Cristo.
Anche Maria patì assieme al Figlio e mortificò la parte di sé stessa che, per la debolezza umana, avrebbe voluto gridare o protestare. Ebbe la fede necessaria per passare l’ora del dolore e della gloria (del Figlio, ma anche sua), «conservando e meditando [come sempre] tutto nel suo cuore»[19].
Maria non si comportò, insomma, come gli Israeliti nel deserto, i quali mormorarono contro Dio nei momenti più faticosi del viaggio. Dei quali Dio si disgustò e giurò di non farli entrare nel luogo del suo riposo.
Non così Maria, la quale si comporta da vera prediletta, perché si fida e non si lamenta di nulla. È certa della bontà del Padre. Proprio da questa certezza scaturiscono in Lei le più grandi virtù, mediante lo Spirito che gliele infonde nella massima misura.
I cristiani che vorranno giungere a Gesù, imiteranno il particolarissimo atteggiamento di Maria, che è quello di colei che guarda agli avvenimenti, non per disprezzarli o giudicarli o prenderli a pretesto per la collera, ma per comprenderli umilmente.
Pertanto, bisogna dire con il Concilio Vaticano II che la Madre di Gesù «sulla terra brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino […]»[20].
Maria è quindi l’archetipo del vero combattente, in quanto combatte prima contro sé stessa e dopo, assieme al suo Signore, contro i nemici dello Spirito.

6.   Il trono (il Cielo)
Questo è il luogo per il quale è importante menzionare la dimensione escatologica, nella quale la Chiesa e sua Madre si uniscono in matrimonio sponsale con Dio.
La Madre è stata già completamente redenta in corpo, anima e spirito (Assunzione di Maria). La Chiesa si prepara ad esserlo nella quotidiana santificazione, resa sicura dalla continua intercessione della Madre verso il Figlio, per la salvezza dei peccatori.
Nel Cielo Maria è la Regina, la Sposa, la Gerusalemme celeste. Anche alla Chiesa si possono applicare i medesimi titoli escatologici: è infatti profondo il legame tra la Madre ed i figli che si affidano a Lei.
La Lumen gentium, a questo proposito, precisa che la Vergine immacolata fu «dal Signore esaltata quale regina dell’universo per essere così più pienamente conforme al figlio suo […]»[21].
La Scrittura ha parecchi riferimenti al rapporto sponsale che lega Dio al suo Popolo. Il venir meno della fedeltà d’Israele è presentato come l’adulterio della propria moglie.
Dio ripudia, inizialmente, la Sposa (l’amore della sua giovinezza), per poi riaccoglierla definitivamente, alla fine dei tempi.
La Sposa interruppe il dialogo con Dio ma, grazie al “sì” di Maria «è entrata in Lei la Parola per eccellenza e si è fatta muta. È entrato il tuono e la sua voce fu ridotta al silenzio»[22].



 
[1] cfr. Ap 21, 1
[2] cfr. Dei Verbum n. 9
[3] Lumen Gentium n. 55
[4] Dante Alighieri. La divina Commedia. Paradiso, canto XXXIII
[5] Beatrice, Pier Franco. “Introduzione ai Padri della Chiesa”. ISG edizioni. Vicenza, 1983. p.338
[6] Ct 8, 3
[7] cfr. Ef 5, 32
[8] cfr. Ap 19, 7
[9] Sal 17, 3
[10] Sal 27, 8
[11] Sal 47, 4.13-14
[12] cfr. 1Re 19, 9-13
[13] cfr. Gs 20, 1-9
[14]Affidamento alla Beata Vergine Maria” n. 13 in Credere Oggi, anno XXIV n.142
[15] Lc 1, 35
[16] Gv 3, 14 / 8, 28
[17] Gv 12, 32
[18] Ap 7, 14
[19] Lc 2, 19
[20] Lumen gentium n.68
[21] Lumen gentium n. 59
[22] Efrem il Siro, in: Franchella, Quirino. “La Madre del Redentore dei Popoli”. Edizioni Segno. Udine, 1992. p.101





Fonte : Silvio Brachetta , http://www.bloggers.it/filaretum/
Istituto di Scienze Religiose , Diocesi di Trieste , Tesi di Mariologia : LE DIMORE ETERNE DI MARIA NELLA SACRA SCRITTURA E NELLA TRADIZIONE , Docente Ettore Malnati , Autore Silvio Brachetta , Trieste novembre 2004.












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