giovedì 25 luglio 2019

EUTANASIA : suicidio ed omicidio su commissione, di Ugo Abate



Ugo  Abate
EUTANASIA :
suicidio ed omicidio su commissione
 


 
La vita, fin dal momento del suo concepimento nel grembo materno, è un dono di Dio Creatore. I genitori sono chiamati a partecipare a tale dono, offrendosi quali Procreatori, riflettendo, così, nel loro atto d’amore coniugale, l’Unione d’Amore che esiste fra le tre Persone della Santissima Trinità!
L’unione dei due coniugi nell’atto di procreare o, comunque, nell’atto (la copula) che di per sé deve essere sempre aperto alla vita, è proprio l’immagine perfetta e terrena di Dio Uno e Trino.
La vita, dunque, non è nostra, ma ci è stata affidata, ci è stata donata. Perciò, come non siamo noi a darcela da soli, ma ci viene trasmessa, così, pure, noi non possiamo arrogarci l’arbitrio di distruggerla, in qualunque momento e per qualunque motivo (eutanasia, suicidio, omicidio, aborto, dissolutezza di vita)!
Si dice, a giustificazione delle pratiche eutanasiche, che si vuole intervenire così per porre fine a sofferenze inaudite e senza senso.
Ma questa affermazione non tiene conto di alcune cose!
Una, è che noi, pur soffrendo, a volte in modo inimmaginabile, non soffriamo mai oltre quanto siamo capaci di sopportare e, se qualche rimedio c’è per lenire le sofferenze (eppur c’è nella Medicina attuale), è lecito farne uso, pur senza un inutile accanimento terapeutico.
Due, è che non è vero che la sofferenza non ha un senso! La sofferenza, con la Nascita, la Morte e la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, ha assunto un senso ed un valore ontologico-spirituale immenso, in quanto Cristo Stesso è stato Colui che, in Se Stesso, ha conferito a tale aspetto”negativo”della nostra esistenza un significato profondo. La sofferenza di ciascun uomo, innestata in quella della Passione e Morte di Cristo, è diventata santificazione, purificazione dai propri e/o altrui peccati, salvezza. La sofferenza, con Cristo ed unita a Cristo fa acquistare meriti presso Dio.
Non si può, dunque, prendere a pretesto la stessa sofferenza per giungere a decidere di farsi sopprimere, poiché un tale atto, in qualunque modo lo si voglia chiamare, dolce morte o morte indolore, resta pur sempre un atto arbitrario che s’interpone tra Dio, Creatore e Signore della Vita e della Morte, e la persona umana. E, come è Dio solo l’Unico datore del dono della vita, allo stesso modo è solo Lui Colui che ha il potere ed il diritto legittimo di toglierla! E solo quando è stato stabilito, per ciascuno di noi, dalla Sua Infinita Sapienza.
L’omicidio, il suicidio, l’eutanasia, come l’aborto volontario e/o terapeutico, anticipano tutti il tempo stabilito da Dio per rendere conto del dono della vita. Chi si toglie la vita impiccandosi, chi, a volte, avvelenandosi, chi, talvolta, con altri mezzi, è pur sempre paragonabile a chi chiede l’Eutanasia.Tutti non sono altro che un suicidio, con l’aggravante, nell’Eutanasia, che c’è anche un complice che si presta, in sostanza, ad essere l’omicida di questa stessa persona! Chiamiamo pure le cose col loro vero e proprio nome e non chiamiamo buono un atto che, in se stesso, è moralmente cattivo e, quindi, da rifiutarsi! E’ vero che, talvolta, stando vicino a certe persone molto sofferenti, specie se nostri parenti, soffriamo anche noi con loro (compassione) e ci sentiamo quasi impotenti, perché non capaci di alleviare, un benché minimo, queste terribili prove, che tormentano il corpo e provano lo spirito di questi poveretti.
Ma tutto ciò non ci deve annebbiare e rendere cieca la coscienza ed, attraverso l’intelligenza, motivare e giustificare un gesto estremo ed indurre la volontà a porlo in atto. Quando, infatti, un essere umano vuole compiere qualcosa che moralmente non sarebbe accettabile alla propria coscienza, riesce a giungere a compiere lo stesso atto solo dopo aver concepito in se stesso una adeguata giustificazione, che convince, finalmente, la propria volontà a portarlo a termine. Ma il tutto non è che un terribile inganno diabolico e del nostro egoistico Io! Solo una coscienza annebbiata ed in errore può consentire tali atti. Chiunque, infatti, pensa ed agisce con coscienza pura, retta e lucida, non può cadere in questo errore ma scorge in tali pensieri tutto il suo contenuto aberrante e diabolico e si rifiuta, con tutte le proprie forze, di acconsentirvi.






Fonte : Dal libro "Un figlio di un grande albero" , di Ugo Abate; chi è interessato al libro, essendo edito in proprio,  può contattare l'Autore scrivendo a ugoabate@libero.it  , oppure telefonando al n° 3291861293.









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