Ugo Abate
EUTANASIA :
suicidio ed omicidio su
commissione
La vita, fin dal momento del suo concepimento
nel grembo materno, è un dono di Dio Creatore. I genitori sono chiamati a
partecipare a tale dono, offrendosi quali Procreatori, riflettendo, così, nel
loro atto d’amore coniugale, l’Unione d’Amore che esiste fra le tre Persone
della Santissima Trinità!
L’unione
dei due coniugi nell’atto di procreare o, comunque, nell’atto (la copula) che di
per sé deve essere sempre aperto alla vita, è proprio l’immagine perfetta e
terrena di Dio Uno e Trino.
La vita,
dunque, non è nostra, ma ci è stata affidata, ci è stata donata. Perciò, come
non siamo noi a darcela da soli, ma ci viene trasmessa, così, pure, noi non
possiamo arrogarci l’arbitrio di distruggerla, in qualunque momento e per
qualunque motivo (eutanasia, suicidio, omicidio, aborto, dissolutezza di vita)!
Si dice, a
giustificazione delle pratiche eutanasiche, che si vuole intervenire così per
porre fine a sofferenze inaudite e senza senso.
Ma questa
affermazione non tiene conto di alcune cose!
Una, è che
noi, pur soffrendo, a volte in modo inimmaginabile, non soffriamo mai oltre
quanto siamo capaci di sopportare e, se qualche rimedio c’è per lenire le
sofferenze (eppur c’è nella Medicina attuale), è lecito farne uso, pur senza un
inutile accanimento terapeutico.
Due, è che
non è vero che la sofferenza non ha un senso! La sofferenza, con la Nascita, la
Morte e la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, ha assunto un senso ed un
valore ontologico-spirituale immenso, in quanto Cristo Stesso è stato Colui che,
in Se Stesso, ha conferito a tale aspetto”negativo”della nostra esistenza un
significato profondo. La sofferenza di ciascun uomo, innestata in quella della
Passione e Morte di Cristo, è diventata santificazione, purificazione dai propri
e/o altrui peccati, salvezza. La sofferenza, con Cristo ed unita a Cristo fa
acquistare meriti presso Dio.
Non si
può, dunque, prendere a pretesto la stessa sofferenza per giungere a decidere di
farsi sopprimere, poiché un tale atto, in qualunque modo lo si voglia chiamare,
dolce morte o morte indolore, resta pur sempre un atto arbitrario che
s’interpone tra Dio, Creatore e Signore della Vita e della Morte, e la persona
umana. E, come è Dio solo l’Unico datore del dono della vita, allo stesso modo è
solo Lui Colui che ha il potere ed il diritto legittimo di toglierla! E solo
quando è stato stabilito, per ciascuno di noi, dalla Sua Infinita Sapienza.
L’omicidio, il suicidio, l’eutanasia, come l’aborto volontario e/o terapeutico,
anticipano tutti il tempo stabilito da Dio per rendere conto del dono della
vita. Chi si toglie la vita impiccandosi, chi, a volte, avvelenandosi, chi,
talvolta, con altri mezzi, è pur sempre paragonabile a chi chiede l’Eutanasia.Tutti
non sono altro che un suicidio, con l’aggravante, nell’Eutanasia, che c’è anche
un complice che si presta, in sostanza, ad essere l’omicida di questa stessa
persona! Chiamiamo pure le cose col loro vero e proprio nome e non chiamiamo
buono un atto che, in se stesso, è moralmente cattivo e, quindi, da rifiutarsi!
E’ vero che, talvolta, stando vicino a certe persone molto sofferenti, specie se
nostri parenti, soffriamo anche noi con loro (compassione) e ci sentiamo quasi
impotenti, perché non capaci di alleviare, un benché minimo, queste terribili
prove, che tormentano il corpo e provano lo spirito di questi poveretti.
Ma tutto
ciò non ci deve annebbiare e rendere cieca la coscienza ed, attraverso
l’intelligenza, motivare e giustificare un gesto estremo ed indurre la volontà a
porlo in atto. Quando, infatti, un essere umano vuole compiere qualcosa che
moralmente non sarebbe accettabile alla propria coscienza, riesce a giungere a
compiere lo stesso atto solo dopo aver concepito in se stesso una adeguata
giustificazione, che convince, finalmente, la propria volontà a portarlo a
termine. Ma il tutto non è che un terribile inganno diabolico e del nostro
egoistico Io! Solo una coscienza annebbiata ed in errore può consentire tali
atti. Chiunque, infatti, pensa ed agisce con coscienza pura, retta e lucida, non
può cadere in questo errore ma scorge in tali pensieri tutto il suo contenuto
aberrante e diabolico e si rifiuta, con tutte le proprie forze, di
acconsentirvi.
Fonte : Dal
libro "Un figlio di un grande albero" , di Ugo Abate; chi è interessato
al libro, essendo edito in proprio, può contattare l'Autore scrivendo a
ugoabate@libero.it
, oppure
telefonando al n° 3291861293.
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