IL LINGUAGGIO DELLA FEDE E LA PEDAGOGIA RELIGIOSA
di Stefano Armellin
INTRODUZIONE
Vittorio Sgarbi ha pubblicato un libretto dal titolo: Dell'anima; le mie riflessioni al riguardo sono le seguenti: il silenzio del mare mi parla di Dio più della somma di tutte le biblioteche di teologia del mondo. Il silenzio è il linguaggio della mistica. Considerare i libri come un lascito, una rappresentanza delle anime dei morti, e con i libri i quadri, e le opere più fantastiche, come il fare umano più comune e umile vuol dire balbettare sul mistero e non prestare attenzione al Silenzio di Dio. Restando nel labirinto del mondo, là dove accade la gioia e il dolore nella quotidiana follia. Non è importante conoscere gli ingredienti dell'anima che è un dolce sentire, un dolce capire, come la vita di un bosco come il crescere di un bimbo. L'innocenza obbedisce alle leggi della Verità non della logica razionale. E quanto più l'anima viene sezionata razionalmente, analiticamente tanto più si annaspa e non si trovano sponde. Anche il libro, qualunque libro ha un'anima che entra in sintonia con altre anime, come l'anima dell'opera con l'anima degli individui che compongono il pubblico. E' veramente Dio che si è calato in Michelangelo e in ognuno di noi. Qui il miracolo qui il mistero. Siccome il male è una forza spirituale esiste un'anima del male e una del bene. Prima la violenza all'identità dell'anima poi, come conseguenza l'uccisione dei corpi.
E' bello e vero quando Sgarbi sostiene che le opere d'arte possono essere più vive dei viventi che le osservano. La mia opera è più forte di me ma non è una mia protesi. L'artista è pur sempre solo uno strumento dell'anima dell'arte. Anche i genitori trasferiscono l'anima nei figli, nel crescere insieme a loro entrambi maturano. Ma rimaniamo sempre sulla nostra terra con più spazio e più tempo per l'artista che trasferisce il Sè sulla tela o sulla carta. Misera cosa davanti al Silenzio di Dio. L'ateismo di Sartre è solo un diverso luogo della fede. Oggi viviamo l'angoscia del terrorismo come qualcosa che sta dentro di noi e che la tragedia della scuola di Beslan ha esemplificato in modo drammatico. Purtroppo il Dio coranico non può diventare d'improvviso il Dio biblico come molti convegni oggi auspicano. Perchè il Dio coranico non è il Dio biblico.
Il linguaggio di The Opera è nato come risposta all'incontro ecumenico di Assisi 1986 e iniziato ben prima di quell'incontro. Quasi a sbattere in faccia, a tutti i buoni propositi del mondo, la sua follia, la follia della iconosfera dominante che non sa nulla della grande cultura dell'analfabetismo contadino presente in tutto il mondo.
QUALE LINGUAGGIO ?
Il silenzio è il linguaggio della mistica. Il silenzio è il sentire del pellegrino trovato da Dio,infatti perchè cercare Dio se Lui ha già trovato noi ? Racconto ora i primi due giorni del mio solitario pellegrinaggio da Varazze-Monte Beigua ad Assisi dal 1 al 19 agosto 1992 perchè è stata una tappa chiave nella mia ricerca spirituale-filosofica e artistica. E' un testo praticamente inedito visto che le poche copie fatte dal salesiano Don Giuseppe Bettin sono state disperse fra amici e conoscenti. Oggi siamo nel 2004 e posso integrare quella ricerca con delle note che tengono conto di studi e lavori successivi. Forse quel pellegrinaggio non è mai iniziato forse non è mai finito. Altresì, questo racconto è una preziosa testimonianza di una fra le tante ricerche solitarie che il grande fare della Chiesa non può vedere subito. E' il parlare del seme ancora nella terra, del feto nella pancia della madre che nessuno vede ma si sviluppa rapidamente, velocemente, con purezza e ricchezza di energia incredibile.
E' il vero seminario nella sua condizione d'origine, quando il pedagogo è Dio e l'allievo un'anima che dipinge l'immagine del Suo Signore man mano che questa si svela che quest'anima nuda si apre d' innanzi l'Eternità.
Il silenzio è il linguaggio della mistica. Il silenzio è il sentire del pellegrino trovato da Dio,infatti perchè cercare Dio se Lui ha già trovato noi ? Racconto ora i primi due giorni del mio solitario pellegrinaggio da Varazze-Monte Beigua ad Assisi dal 1 al 19 agosto 1992 perchè è stata una tappa chiave nella mia ricerca spirituale-filosofica e artistica. E' un testo praticamente inedito visto che le poche copie fatte dal salesiano Don Giuseppe Bettin sono state disperse fra amici e conoscenti. Oggi siamo nel 2004 e posso integrare quella ricerca con delle note che tengono conto di studi e lavori successivi. Forse quel pellegrinaggio non è mai iniziato forse non è mai finito. Altresì, questo racconto è una preziosa testimonianza di una fra le tante ricerche solitarie che il grande fare della Chiesa non può vedere subito. E' il parlare del seme ancora nella terra, del feto nella pancia della madre che nessuno vede ma si sviluppa rapidamente, velocemente, con purezza e ricchezza di energia incredibile.
E' il vero seminario nella sua condizione d'origine, quando il pedagogo è Dio e l'allievo un'anima che dipinge l'immagine del Suo Signore man mano che questa si svela che quest'anima nuda si apre d' innanzi l'Eternità.
ASSISI
Nebbia che avvolgi il pensiero del mio cammino, nebbia che prepari il contenuto della fantasia sbrigliata con l'idea di raggiungere Assisi e tutto quello che attraversa il percorso da fare per capire il miracolo. Sono partito, ben sapendo del nulla che visito e di come poca importanza ha il percorso davanti al tuffo dentro l'anima mia e della natura. Un ritmo continuo mi da la sicurezza anche di fronte ai frequenti errori di itinerario. Sento, restando in Italia, l'estero delle emozioni che vibrano nel nostro territorio europeo. E di più possono dire la fame, la sete e la noia della solitudine. Vado incontro a Francesco, Chiara e il genio italiano, portando in me l'idea nuova che ho chiamato The Opera. Tutto il mio corpo è una penna che scrive, dopo il foglio delle Alpi (1991) il foglio dell'Appennino.
Il tema che voglio rispettare è la comprensione del miracolo in Francesco e nel genio creativo italiano, in rapporto al vivere tecnologico del nostro tempo. L'attualità della loro preghiera e della ricerca artistica degli artisti italiani davanti al nostro fallimento d'integrare quasi tutte le attività del fare umano con madre natura.
Per l'Appennino mi sono imposto la massima riduzione delle spese (trecentosessantamila lire per tutto il periodo), iniziando con il partire a piedi dalla città dove abitavo, Varazze, e precisamente dalla ricostruzione della casa natale di san Giovanni Bosco all'oratorio dei Salesiani. Questa scelta è il risultato del lavoro di bagnino che ho svolto per tutto il mese di luglio 1992 alla colonia salesiana Estate Ragazzi. Il giorno prima della partenza smontavo con mio fratello Andrea le cabine della spiaggia. In questo modo mi sono guadagnato il poco denaro necessario a realizzare la mia idea. Potevo spendere ancora meno, ma volevo capire il miracolo, non diventare San Francesco.
Fin dalle prime ore di cammino sento di fare una cosa obbligata: devo arrivare ad Assisi per portare innanzi The Opera. Ho dedicato troppi anni allo studio dell'arte per provare anche un minimo interesse al percorso che vado affrontando. Come sulle Alpi, m' interessa congiungere due punti distanti fra loro e sentire tutto quanto si trasforma dentro l'anima. Vedo e sento la natura che mi circonda come configurazione di linee. Senza distinzione fra: bello-brutto, amico-nemico, giorno-notte. La natura è giusta. Chi sbaglia siamo noi. La tattica della traversata è semplice: camminare dall'alba al tramonto con brevi soste. Contenere il peso dello zaino. Ignorare il clima e camminare in ogni condizione meteorologica. Camminare in ogni condizione di luce, se possibile anche di notte con la "voce della luna". Nessun giorno di riposo. Camminare verso Assisi per intrecciare tutto quanto la storia, l'arte e la cultura hanno lasciato scritto.
Nel primo giorno, nelle prime ore della traversata, ad ogni passo mi rimbalzava nel cervello l'interrogativo a riguardo della scelta artistica fatta nel 1983. Anni di lavoro non pagato per lottare duramente al fine di costruire una nuova linea nella storia dell'arte. Anni (che sono continuati fino al 2004!) fatti di povertà economica e morale, perchè ai malintesi con famigliari, cittadini, autorità pubbliche e clero non si può mettere rimedio.
Mi sentivo vicino alla Chiesa ma non sentivo la Chiesa vicino a me. Qualunque innovazione va a scontrarsi con il procedere monotono e sistematico
delle abitudini quotidiane. Ma devo ringraziare tutte le resistenze che ho incontrato (e che incontro) se ora cammino verso Assisi in compagnia per la prima sera di mio fratello Andrea e del cane Cochi.
Salgo la Via Bianca grondante di sudore, vedo le gocce assorbite dal terreno. A casa di Cochi ho salutato la gentile famiglia di contadini che mi ha visto salire di lì per tutto l'inverno e per tutta la primavera, solo o con le mie allieve...Ho sbollito la rabbia che mi ha spinto sulle Alpi. Trovando comprensione nello spirito di Francesco sono più tranquillo, non devo e non voglio fare una impresa estrema. Reinhold Messner è un genio dell'avventura io sono un artista come Michelangelo anche se disegno in modo diverso. Ho quindi una responsabilità storica, un dover progredire sui risultati raggiunti dal Maestro. Quando nel 1983 ho scelto di affrontare la composizione di un Capolavoro come The Opera sapevo che ero predisposto per questo. Sono nato per elaborare The Opera. E mi è stato relativamente facile diventare quello che sono. Artisti si nasce, cristiani si
diventa con la fede. Ho camminato a lungo con questi pensieri ed ora che vado a completare le prime tre ore di cammino non mi riguardano più. Alle speculazioni teologiche adesso preferisco la nebbia che m'invade e livella la luce della sera quasi ad essere in Scozia.
Mi sistemo per la notte sotto il tetto della chiesetta Regina Pacis, costruita sulla cima rotonda del Monte Beigua m.1287. Sul piccolo sagrato dolci pensieri accompagnano il dormiveglia. Totalmente avvolto dalla nebbia medito sulla forza della spinta vitale ch'ormai è il carattere della mia arte.
Francesco vedendo i frati sbagliare non criticava chi usciva dalla sua regola, tanto, sia che lo chiami sia che lo respingi, sia che lo ignori, Dio è sempre presente.
Il Monte Beigua dove ho trascorso la prima notte oggi è una selva di antenne ad uso: rai-banche-telecom-militare. Torri di metallo a decine provocano una concentrazione inquinante elettromagnetica. In piena sintonia con tutta quella tecnologia, vengo bruscamente svegliato alle cinque del mattino dai fari di una automobile. Sono molto seccato e dopo poco mi alzo e faccio i bagagli. Nella fitta nebbia mi butto verso Assisi che si trova a circa 750 chilometri dal punto in cui sono. Penso solo a camminare. Prima di mezzodì sono al Passo del Turchino faccio una sosta in compagnia di venti centauri. Osservando quelle goffe moto mi chiedo cosa serva quel tipo di svago. Entro nel ristorante, mi siedo, rifiuto l'aperitivo, mi rendo conto di essere nel posto sbagliato, mi alzo senza mangiare e bere nulla. Vado a salire il Monte Pennello a ridosso di Genova. Su questi monti i metanodotti tracciano linee larghe come autostrade. Vedo praticare lo sport più idiota del mondo: il fuoristrada in zone naturali protette. E' una peste che sta distruggendo chilometri quadrati di terreno, lasciando sui prati il segno di una coscienza malata.
E' domenica. L'ozio domenicale si contrappone al mio agire fatto di pensieri sui rapporti umani e sulla estraneità delle persone fra loro. Pare che rifiutiamo l'idea che siamo una sola unità su di un solo pianeta. Continuiamo a specializzarci in categorie sempre più diversificate fra loro. E questo con l'aiuto dei mass-media crea una uniformità che ha come fondamento il benessere facile e viziato. Vedo l'isolamento e indebolimento dell'individuo che perde la forza di crescere e realizzare le sue potenzialità. Mancando la coscienza dell'Amore autentico è da illusi credere che si possa ottenere la pace mondiale, cioè, eliminare fame e povertà materiale e spirituale. Sul libretto dove scrivo le tappe giornaliere della traversata ho scritto: la fame minaccia ancora ¼ della popolazione dei paesi più poveri; gran parte degli abitanti delle città del terzo mondo abitano in bidonville; un miliardo di abitanti dei paesi in via di sviluppo vivono sotto la soglia di povertà con un reddito inferiore a 370 $ l'anno (dati 1992).
Oggi la situazione mondiale è molto più grave che ai tempi di Francesco ma solo andando ad Assisi potrò capire meglio quello che sta accadendo dentro e intorno a me. Finisco la prima giornata intera di cammino, vissuta con segmenti di solitudine arrivando in un piccolo anfiteatro di rocce poco dopo il Passo della Bocchetta. Nel montare la tenda avverto la continuità con la traversata alpina, un viaggio servito a preparare il seguente. Sto bene. Non ho mangiato nulla, nulla per tutto il giorno eppure sto bene . Non c'è dubbio, sono molto forte. Per cena ho una borraccia d'acqua mista a latte condensato. Mi basta. So che queste non sono privazioni autentiche. Vivo una parentesi di vita collocata nell'Europa del benessere viziato. C'è troppo di tutto. Questo indebolisce l'anima dei giovani, vizia e corrompe lo spirito degli adulti. Non solo il Cristianesimo, ma anche lo sport da competizione e un certo tipo di capitalismo sono al tramonto. Mi addormento sognando una fanciulla. Un sogno. Una principessa. La mia compagna Eliana è quella che mi pensa e seriamente mi aspetta. Di Lei e non del sogno ho fiducia. (Mi ha lasciato nel 1995 ). Ma ho bisogno di tutte e due per vivere la leggenda del guerriero in cammino ( un guerriero che ha dovuto subire l'amarezza di anni e anni di immeritata disoccupazione!).
Sono tornato ad Assisi nel novembre dello stesso anno da Varazze e ritorno in bicicletta. E nel gennaio del 1997 a piedi dalla Porta Santa alla tomba di Francesco. La pedagogia religiosa senza auto-sacrificio non fa maturare la coscienza non fa crescere l'anima. Prendere per mano il fanciullo, accompagnarlo per un po' in un percorso educativo vuol dire metterlo davanti alle difficoltà responsabilizzandolo. Il percorso ideale è il cammino cristiano. Il Cristianesimo è al tramonto perchè ha avuto un'alba e tutto ci dice che il suo giorno si avvicini al compimento escatologico.
JOHN HENRY NEWMAN (Cardinale 1801-1890)
"(...) Quando la proposizione a cui si porta assenso è assolutamente vera come lo vuole l'atto riflesso, ossia è vera obbiettivamente e non soggettivamente, l'assenso può venir chiamato percezione, la convinzione certezza, la proposizione o la Verità potrà esser detta cosa certa o cosa nota, o oggetto di scienza; e assentirvi è saperla.(...) che cos'è la verità, e che cosa la verità apparente ? Che cos'è scienza genuina e che cos'è scienza contraffatta ? Con quali mezzi distingueremo la certezza dalla pura persuasione o dall'inganno ? (...)". (J.H.N. Grammatica dell'assenso pp.118-119)
La domanda più importante che si pone Newman è: cos'è la Verità ?
Socrate, Platone, Aristotele, Plotino hanno risposto nella vita buona e nella conoscenza del bene, Epicuro nel primato della felicità, gli stoici nel primato della virtù. Nel cammino che porta la predicazione del Cristo da Gerusalemme ad Atene a Roma, Agostino, Bonaventura, Tommaso d'Aquino e Duns Scoto, hanno descritto mirabilmente il senso morale della carità come nucleo fondante della Verità. Agostino in particolare si dedicò per anni (395-426) alla stesura del: De doctrina christiana, creando a dir poco le fondamenta di una intera cultura.
Diamo direttamente la parola al Dottore della Chiesa: "(...) Questo mio scritto, che s'intitola l'istruzione cristiana, inizialmente l'ho diviso in due parti, e dopo il prologo, in cui ho anticipato la risposta a quanti avrebbero biasimato la mia iniziativa, ho scritto:- due sono i procedimenti sui quali fonda tutto lo studio delle Scritture: il modo di venire a conoscenza di ciò che si deve comprendere e il modo di esprimere ciò che si è compreso. Tratteremo prima del conoscere e poi dell'esprimere." (libro IV/I)
Agostino viene dopo Plotino e affronta con successo una sintesi fra neoplatonismo e cristianesimo che ha del miracoloso. Newman viene dopo Kant, Fichte e Heghel argomentando anche con Locke in un quadro di idee estremamente più complesso. Dietro Kant c'è Cartesio, Leibniz e soprattutto Spinoza l'isolato per eccellenza nonchè il fondatore della moderna filologia. Il linguaggio della fede ha la sua scienza in un contesto storico che anticipa la crisi della Verità nel XX secolo, dove l'unico che affronta l'analisi del linguaggio con perizia e serietà è Ludwig Wittgenstein, dietro di lui il circolo di Vienna , Bertrand Russell e Newman. Il cerchio si chiude.
A Newman va il merito del confronto con la modernità ai suoi inizi. Non parla di dialogo ma di logos parola che viene da legein che significa raccogliere. Newman raccoglie delle idee per fare ordine d'innanzi al disordine che avanza. Annulla le aporie (difficoltà logiche senza soluzione) come elementi di disturbo alla armonia di fede e ragione. Armonia confermata in seguito dal testo di Giovanni Paolo II Fides et Ratio.Resta da vedere se questi tentativi alti e nobili di contrastare un mondo sempre più de-sacralizzato siano in grado di raggiungere obiettivi concreti. Il pensiero di Newman e del Papa non è quello della maggioranza delle persone. E il cambiamento del nostro tempo è più di un cambiamento di pensiero. E' il dominio dell'apparato tecnico-scientifico che oggi governa la coscienza del mondo, come Severino va sostenendo da trent'anni.
Newman e il Papa credono nella Verità assoluta ma se questa Verità assoluta non viene percepita come essenziale, viviamo quel che accade da sempre: lo scontro delle fedi perchè scontro di linguaggi. Il palìntropos (convertirsi) auspicato dalla predicazione del Cristo è un annuncio che non trova il logos adatto. L'armonia ricercata da Newman e il Papa rimanda all'idea di connessione, di composizione, quasi una delega all'arte ? Ma l'arte di oggi è stàsis (conflitto).
L'arte vede la follia del mondo ma può solo descriverla, pure essendo più antica della religione non può salvare. Rimane il silenzio, il linguaggio della mistica.
Oggi in Italia ci sono trentatremila sacerdoti impegnati in parrocchia uno ogni duemila abitanti con una età media di sessanta anni. Nel settecento in Italia c'era un prete ogni settanta abitanti. La Chiesa di Newman è sempre quella del Papa, ma la sua percezione si è modificata.
Manca la sintonia con lo spirito della persona del nostro tempo come se l'apparato liturgico-sacramentale-architettonico del mondo cattolico si fosse svuotato di senso. Emerge una generale richiesta di senso a tutti i livelli. Tanto più sappiamo tanto meno sappiamo, eppure non c'è un argine alla ricerca scientifica. La fede è continuamente a rischio per la crisi intorno alla Verità che è crisi di linguaggio. Alcuni volenterosi tentano una apologia permanente del senso cristiano della vita ma da chi sono ascoltati ? La Verità cristiana non è una sintesi sincretista perchè aspira alla inculturazione della fede nella storia perciò il rinnovamento di un progetto culturale cristiano passa anche attraverso l'arte cattolica rivolta al futuro. The Opera propone una società aperta ai valori come anima di una cultura che riconosce Gesù come modello.
In uno squilibrio nella distribuzione dei redditi la problematica della povertà toccherà sempre più persone angosciate davanti allo spreco e alla distruzione delle risorse umane disponibili. Servono risposte concrete per mutamenti profondi. The Opera è una di queste.
Capire Newman e il Papa vuol dire in primo luogo vivere la fede come testimonianza e contributo ad una migliore capacità di creare sinergie (inferenze) umane per il bene del prossimo, per il bene pubblico, sviluppando una nuova cultura politico-economica che tenga conto dei segni dei tempi e del vangelo.Non ci può essere una economia sana senza un governo sano a livello mondiale. E l'unità della cultura è più complessa dell'unità politica. Newman suggeriva un modo diverso d'essere Chiesa e quindi una nuova spiritualità per vivere la religione come assenso di coscienza capace d'incidere anche nella indifferenza che oggi è indifferenza alla nostra stessa indifferenza! "(...) A tutt'oggi insomma non c'è vera sicurezza in materia di Verità religiosa; non si è ancora scoperta la Verità.(...)" (J.H.N Grammatica dell'assenso pp.147)
LA TRASMISSIONE DEL MESSAGGIO
"Il risultato di un processo di trasmissione non ha i caratteri del messaggio iniziale" Debray In tema di pedagogia religiosa tutto ruota sulla trasmissione del messaggio che si elabora nel tempo, come il linguaggio della fede. Ma come comunicare oggi il Vangelo in un mondo che considera irrilevante la formazione delle opinioni dei cittadini, in una società complessa e perplessa.
Stanca e priva d'entusiasmo. Indifferente a Dio. Difficile. I mass-media mescolano e confondono il sacro e il profano creando con-fusione, ma rispettano il religioso soprattutto quando fa audience come il recente film su San Giovanni Bosco, il Santo sociale contemporaneo di Newman. Questa icona televisiva, inserita con rispetto e dignità, non disturba, non provoca, è de-vitalizzata dalla sua forza rivoluzionaria. Può chiamarsi Don Bosco, Madre Teresa, Gesù, Giovanni Paolo II, Francesco, ecc. Tutte icone galleggianti nella iconosfera dominante "insieme" all'Isola dei famosi, al Grande fratello, ai TG che obbediscono tutti al linguaggio della notizia di quel che fa notizia. Poi si dimentica, e il divario fra Chiesa e mondo si allarga perchè la fede è un cammino disagevole.
Ogni epoca ha sempre posto dei problemi nuovi per parlare e trasmettere il messaggio del mistero di Cristo con Verità amore e umiltà. Il rinnovo del tessuto cristiano della società è il compito alto della pedagogia religiosa. Senza un quotidiano rinnovarsi del senso ultimo della Verità non può generarsi una nuova visione di civiltà cristiana come è stato nel XIII secolo.
Nebbia che avvolgi il pensiero del mio cammino, nebbia che prepari il contenuto della fantasia sbrigliata con l'idea di raggiungere Assisi e tutto quello che attraversa il percorso da fare per capire il miracolo. Sono partito, ben sapendo del nulla che visito e di come poca importanza ha il percorso davanti al tuffo dentro l'anima mia e della natura. Un ritmo continuo mi da la sicurezza anche di fronte ai frequenti errori di itinerario. Sento, restando in Italia, l'estero delle emozioni che vibrano nel nostro territorio europeo. E di più possono dire la fame, la sete e la noia della solitudine. Vado incontro a Francesco, Chiara e il genio italiano, portando in me l'idea nuova che ho chiamato The Opera. Tutto il mio corpo è una penna che scrive, dopo il foglio delle Alpi (1991) il foglio dell'Appennino.
Il tema che voglio rispettare è la comprensione del miracolo in Francesco e nel genio creativo italiano, in rapporto al vivere tecnologico del nostro tempo. L'attualità della loro preghiera e della ricerca artistica degli artisti italiani davanti al nostro fallimento d'integrare quasi tutte le attività del fare umano con madre natura.
Per l'Appennino mi sono imposto la massima riduzione delle spese (trecentosessantamila lire per tutto il periodo), iniziando con il partire a piedi dalla città dove abitavo, Varazze, e precisamente dalla ricostruzione della casa natale di san Giovanni Bosco all'oratorio dei Salesiani. Questa scelta è il risultato del lavoro di bagnino che ho svolto per tutto il mese di luglio 1992 alla colonia salesiana Estate Ragazzi. Il giorno prima della partenza smontavo con mio fratello Andrea le cabine della spiaggia. In questo modo mi sono guadagnato il poco denaro necessario a realizzare la mia idea. Potevo spendere ancora meno, ma volevo capire il miracolo, non diventare San Francesco.
Fin dalle prime ore di cammino sento di fare una cosa obbligata: devo arrivare ad Assisi per portare innanzi The Opera. Ho dedicato troppi anni allo studio dell'arte per provare anche un minimo interesse al percorso che vado affrontando. Come sulle Alpi, m' interessa congiungere due punti distanti fra loro e sentire tutto quanto si trasforma dentro l'anima. Vedo e sento la natura che mi circonda come configurazione di linee. Senza distinzione fra: bello-brutto, amico-nemico, giorno-notte. La natura è giusta. Chi sbaglia siamo noi. La tattica della traversata è semplice: camminare dall'alba al tramonto con brevi soste. Contenere il peso dello zaino. Ignorare il clima e camminare in ogni condizione meteorologica. Camminare in ogni condizione di luce, se possibile anche di notte con la "voce della luna". Nessun giorno di riposo. Camminare verso Assisi per intrecciare tutto quanto la storia, l'arte e la cultura hanno lasciato scritto.
Nel primo giorno, nelle prime ore della traversata, ad ogni passo mi rimbalzava nel cervello l'interrogativo a riguardo della scelta artistica fatta nel 1983. Anni di lavoro non pagato per lottare duramente al fine di costruire una nuova linea nella storia dell'arte. Anni (che sono continuati fino al 2004!) fatti di povertà economica e morale, perchè ai malintesi con famigliari, cittadini, autorità pubbliche e clero non si può mettere rimedio.
Mi sentivo vicino alla Chiesa ma non sentivo la Chiesa vicino a me. Qualunque innovazione va a scontrarsi con il procedere monotono e sistematico
delle abitudini quotidiane. Ma devo ringraziare tutte le resistenze che ho incontrato (e che incontro) se ora cammino verso Assisi in compagnia per la prima sera di mio fratello Andrea e del cane Cochi.
Salgo la Via Bianca grondante di sudore, vedo le gocce assorbite dal terreno. A casa di Cochi ho salutato la gentile famiglia di contadini che mi ha visto salire di lì per tutto l'inverno e per tutta la primavera, solo o con le mie allieve...Ho sbollito la rabbia che mi ha spinto sulle Alpi. Trovando comprensione nello spirito di Francesco sono più tranquillo, non devo e non voglio fare una impresa estrema. Reinhold Messner è un genio dell'avventura io sono un artista come Michelangelo anche se disegno in modo diverso. Ho quindi una responsabilità storica, un dover progredire sui risultati raggiunti dal Maestro. Quando nel 1983 ho scelto di affrontare la composizione di un Capolavoro come The Opera sapevo che ero predisposto per questo. Sono nato per elaborare The Opera. E mi è stato relativamente facile diventare quello che sono. Artisti si nasce, cristiani si
diventa con la fede. Ho camminato a lungo con questi pensieri ed ora che vado a completare le prime tre ore di cammino non mi riguardano più. Alle speculazioni teologiche adesso preferisco la nebbia che m'invade e livella la luce della sera quasi ad essere in Scozia.
Mi sistemo per la notte sotto il tetto della chiesetta Regina Pacis, costruita sulla cima rotonda del Monte Beigua m.1287. Sul piccolo sagrato dolci pensieri accompagnano il dormiveglia. Totalmente avvolto dalla nebbia medito sulla forza della spinta vitale ch'ormai è il carattere della mia arte.
Francesco vedendo i frati sbagliare non criticava chi usciva dalla sua regola, tanto, sia che lo chiami sia che lo respingi, sia che lo ignori, Dio è sempre presente.
Il Monte Beigua dove ho trascorso la prima notte oggi è una selva di antenne ad uso: rai-banche-telecom-militare. Torri di metallo a decine provocano una concentrazione inquinante elettromagnetica. In piena sintonia con tutta quella tecnologia, vengo bruscamente svegliato alle cinque del mattino dai fari di una automobile. Sono molto seccato e dopo poco mi alzo e faccio i bagagli. Nella fitta nebbia mi butto verso Assisi che si trova a circa 750 chilometri dal punto in cui sono. Penso solo a camminare. Prima di mezzodì sono al Passo del Turchino faccio una sosta in compagnia di venti centauri. Osservando quelle goffe moto mi chiedo cosa serva quel tipo di svago. Entro nel ristorante, mi siedo, rifiuto l'aperitivo, mi rendo conto di essere nel posto sbagliato, mi alzo senza mangiare e bere nulla. Vado a salire il Monte Pennello a ridosso di Genova. Su questi monti i metanodotti tracciano linee larghe come autostrade. Vedo praticare lo sport più idiota del mondo: il fuoristrada in zone naturali protette. E' una peste che sta distruggendo chilometri quadrati di terreno, lasciando sui prati il segno di una coscienza malata.
E' domenica. L'ozio domenicale si contrappone al mio agire fatto di pensieri sui rapporti umani e sulla estraneità delle persone fra loro. Pare che rifiutiamo l'idea che siamo una sola unità su di un solo pianeta. Continuiamo a specializzarci in categorie sempre più diversificate fra loro. E questo con l'aiuto dei mass-media crea una uniformità che ha come fondamento il benessere facile e viziato. Vedo l'isolamento e indebolimento dell'individuo che perde la forza di crescere e realizzare le sue potenzialità. Mancando la coscienza dell'Amore autentico è da illusi credere che si possa ottenere la pace mondiale, cioè, eliminare fame e povertà materiale e spirituale. Sul libretto dove scrivo le tappe giornaliere della traversata ho scritto: la fame minaccia ancora ¼ della popolazione dei paesi più poveri; gran parte degli abitanti delle città del terzo mondo abitano in bidonville; un miliardo di abitanti dei paesi in via di sviluppo vivono sotto la soglia di povertà con un reddito inferiore a 370 $ l'anno (dati 1992).
Oggi la situazione mondiale è molto più grave che ai tempi di Francesco ma solo andando ad Assisi potrò capire meglio quello che sta accadendo dentro e intorno a me. Finisco la prima giornata intera di cammino, vissuta con segmenti di solitudine arrivando in un piccolo anfiteatro di rocce poco dopo il Passo della Bocchetta. Nel montare la tenda avverto la continuità con la traversata alpina, un viaggio servito a preparare il seguente. Sto bene. Non ho mangiato nulla, nulla per tutto il giorno eppure sto bene . Non c'è dubbio, sono molto forte. Per cena ho una borraccia d'acqua mista a latte condensato. Mi basta. So che queste non sono privazioni autentiche. Vivo una parentesi di vita collocata nell'Europa del benessere viziato. C'è troppo di tutto. Questo indebolisce l'anima dei giovani, vizia e corrompe lo spirito degli adulti. Non solo il Cristianesimo, ma anche lo sport da competizione e un certo tipo di capitalismo sono al tramonto. Mi addormento sognando una fanciulla. Un sogno. Una principessa. La mia compagna Eliana è quella che mi pensa e seriamente mi aspetta. Di Lei e non del sogno ho fiducia. (Mi ha lasciato nel 1995 ). Ma ho bisogno di tutte e due per vivere la leggenda del guerriero in cammino ( un guerriero che ha dovuto subire l'amarezza di anni e anni di immeritata disoccupazione!).
Sono tornato ad Assisi nel novembre dello stesso anno da Varazze e ritorno in bicicletta. E nel gennaio del 1997 a piedi dalla Porta Santa alla tomba di Francesco. La pedagogia religiosa senza auto-sacrificio non fa maturare la coscienza non fa crescere l'anima. Prendere per mano il fanciullo, accompagnarlo per un po' in un percorso educativo vuol dire metterlo davanti alle difficoltà responsabilizzandolo. Il percorso ideale è il cammino cristiano. Il Cristianesimo è al tramonto perchè ha avuto un'alba e tutto ci dice che il suo giorno si avvicini al compimento escatologico.
JOHN HENRY NEWMAN (Cardinale 1801-1890)
"(...) Quando la proposizione a cui si porta assenso è assolutamente vera come lo vuole l'atto riflesso, ossia è vera obbiettivamente e non soggettivamente, l'assenso può venir chiamato percezione, la convinzione certezza, la proposizione o la Verità potrà esser detta cosa certa o cosa nota, o oggetto di scienza; e assentirvi è saperla.(...) che cos'è la verità, e che cosa la verità apparente ? Che cos'è scienza genuina e che cos'è scienza contraffatta ? Con quali mezzi distingueremo la certezza dalla pura persuasione o dall'inganno ? (...)". (J.H.N. Grammatica dell'assenso pp.118-119)
La domanda più importante che si pone Newman è: cos'è la Verità ?
Socrate, Platone, Aristotele, Plotino hanno risposto nella vita buona e nella conoscenza del bene, Epicuro nel primato della felicità, gli stoici nel primato della virtù. Nel cammino che porta la predicazione del Cristo da Gerusalemme ad Atene a Roma, Agostino, Bonaventura, Tommaso d'Aquino e Duns Scoto, hanno descritto mirabilmente il senso morale della carità come nucleo fondante della Verità. Agostino in particolare si dedicò per anni (395-426) alla stesura del: De doctrina christiana, creando a dir poco le fondamenta di una intera cultura.
Diamo direttamente la parola al Dottore della Chiesa: "(...) Questo mio scritto, che s'intitola l'istruzione cristiana, inizialmente l'ho diviso in due parti, e dopo il prologo, in cui ho anticipato la risposta a quanti avrebbero biasimato la mia iniziativa, ho scritto:- due sono i procedimenti sui quali fonda tutto lo studio delle Scritture: il modo di venire a conoscenza di ciò che si deve comprendere e il modo di esprimere ciò che si è compreso. Tratteremo prima del conoscere e poi dell'esprimere." (libro IV/I)
Agostino viene dopo Plotino e affronta con successo una sintesi fra neoplatonismo e cristianesimo che ha del miracoloso. Newman viene dopo Kant, Fichte e Heghel argomentando anche con Locke in un quadro di idee estremamente più complesso. Dietro Kant c'è Cartesio, Leibniz e soprattutto Spinoza l'isolato per eccellenza nonchè il fondatore della moderna filologia. Il linguaggio della fede ha la sua scienza in un contesto storico che anticipa la crisi della Verità nel XX secolo, dove l'unico che affronta l'analisi del linguaggio con perizia e serietà è Ludwig Wittgenstein, dietro di lui il circolo di Vienna , Bertrand Russell e Newman. Il cerchio si chiude.
A Newman va il merito del confronto con la modernità ai suoi inizi. Non parla di dialogo ma di logos parola che viene da legein che significa raccogliere. Newman raccoglie delle idee per fare ordine d'innanzi al disordine che avanza. Annulla le aporie (difficoltà logiche senza soluzione) come elementi di disturbo alla armonia di fede e ragione. Armonia confermata in seguito dal testo di Giovanni Paolo II Fides et Ratio.Resta da vedere se questi tentativi alti e nobili di contrastare un mondo sempre più de-sacralizzato siano in grado di raggiungere obiettivi concreti. Il pensiero di Newman e del Papa non è quello della maggioranza delle persone. E il cambiamento del nostro tempo è più di un cambiamento di pensiero. E' il dominio dell'apparato tecnico-scientifico che oggi governa la coscienza del mondo, come Severino va sostenendo da trent'anni.
Newman e il Papa credono nella Verità assoluta ma se questa Verità assoluta non viene percepita come essenziale, viviamo quel che accade da sempre: lo scontro delle fedi perchè scontro di linguaggi. Il palìntropos (convertirsi) auspicato dalla predicazione del Cristo è un annuncio che non trova il logos adatto. L'armonia ricercata da Newman e il Papa rimanda all'idea di connessione, di composizione, quasi una delega all'arte ? Ma l'arte di oggi è stàsis (conflitto).
L'arte vede la follia del mondo ma può solo descriverla, pure essendo più antica della religione non può salvare. Rimane il silenzio, il linguaggio della mistica.
Oggi in Italia ci sono trentatremila sacerdoti impegnati in parrocchia uno ogni duemila abitanti con una età media di sessanta anni. Nel settecento in Italia c'era un prete ogni settanta abitanti. La Chiesa di Newman è sempre quella del Papa, ma la sua percezione si è modificata.
Manca la sintonia con lo spirito della persona del nostro tempo come se l'apparato liturgico-sacramentale-architettonico del mondo cattolico si fosse svuotato di senso. Emerge una generale richiesta di senso a tutti i livelli. Tanto più sappiamo tanto meno sappiamo, eppure non c'è un argine alla ricerca scientifica. La fede è continuamente a rischio per la crisi intorno alla Verità che è crisi di linguaggio. Alcuni volenterosi tentano una apologia permanente del senso cristiano della vita ma da chi sono ascoltati ? La Verità cristiana non è una sintesi sincretista perchè aspira alla inculturazione della fede nella storia perciò il rinnovamento di un progetto culturale cristiano passa anche attraverso l'arte cattolica rivolta al futuro. The Opera propone una società aperta ai valori come anima di una cultura che riconosce Gesù come modello.
In uno squilibrio nella distribuzione dei redditi la problematica della povertà toccherà sempre più persone angosciate davanti allo spreco e alla distruzione delle risorse umane disponibili. Servono risposte concrete per mutamenti profondi. The Opera è una di queste.
Capire Newman e il Papa vuol dire in primo luogo vivere la fede come testimonianza e contributo ad una migliore capacità di creare sinergie (inferenze) umane per il bene del prossimo, per il bene pubblico, sviluppando una nuova cultura politico-economica che tenga conto dei segni dei tempi e del vangelo.Non ci può essere una economia sana senza un governo sano a livello mondiale. E l'unità della cultura è più complessa dell'unità politica. Newman suggeriva un modo diverso d'essere Chiesa e quindi una nuova spiritualità per vivere la religione come assenso di coscienza capace d'incidere anche nella indifferenza che oggi è indifferenza alla nostra stessa indifferenza! "(...) A tutt'oggi insomma non c'è vera sicurezza in materia di Verità religiosa; non si è ancora scoperta la Verità.(...)" (J.H.N Grammatica dell'assenso pp.147)
LA TRASMISSIONE DEL MESSAGGIO
"Il risultato di un processo di trasmissione non ha i caratteri del messaggio iniziale" Debray In tema di pedagogia religiosa tutto ruota sulla trasmissione del messaggio che si elabora nel tempo, come il linguaggio della fede. Ma come comunicare oggi il Vangelo in un mondo che considera irrilevante la formazione delle opinioni dei cittadini, in una società complessa e perplessa.
Stanca e priva d'entusiasmo. Indifferente a Dio. Difficile. I mass-media mescolano e confondono il sacro e il profano creando con-fusione, ma rispettano il religioso soprattutto quando fa audience come il recente film su San Giovanni Bosco, il Santo sociale contemporaneo di Newman. Questa icona televisiva, inserita con rispetto e dignità, non disturba, non provoca, è de-vitalizzata dalla sua forza rivoluzionaria. Può chiamarsi Don Bosco, Madre Teresa, Gesù, Giovanni Paolo II, Francesco, ecc. Tutte icone galleggianti nella iconosfera dominante "insieme" all'Isola dei famosi, al Grande fratello, ai TG che obbediscono tutti al linguaggio della notizia di quel che fa notizia. Poi si dimentica, e il divario fra Chiesa e mondo si allarga perchè la fede è un cammino disagevole.
Ogni epoca ha sempre posto dei problemi nuovi per parlare e trasmettere il messaggio del mistero di Cristo con Verità amore e umiltà. Il rinnovo del tessuto cristiano della società è il compito alto della pedagogia religiosa. Senza un quotidiano rinnovarsi del senso ultimo della Verità non può generarsi una nuova visione di civiltà cristiana come è stato nel XIII secolo.
Visione che The Opera tenta di anticipare, per un risveglio creativo della coscienza conforme al Vangelo se è vero che i cristiani sono l'anima del mondo. Un mondo che nel 1904 contava un miliardo e cinquecentottantasettemila persone e nel 2004 sei miliardi e centocinquantatremila persone in 193 stati indipendenti. Nel 1564 quando moriva Michelangelo e terminava il Concilio di Trento il mondo era abitato da cinquecento milioni di persone e poteva bastare la Cappella Sistina dipinta. Oggi serve The Opera e The Opera è stata realizzata.
Come amava ripetere spesso Newman: "i ciechi sono coloro che non sanno di non vedere".
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BIBLIOGRAFIA
Agostino , L'istruzione cristiana , Ed.Valla/Mondadori
Armellin , The Opera genesi di un capolavoro
Baget Bozzo , Di fronte all'Islam , Ed. Marietti
Giovanni Paolo II , Alzatevi, Andiamo ! , Ed. Mondadori
Fides et ratio , Ed. Paoline
Newman J.H. , Grammatica dell'assenso , Ed. Jaca Book
V. Sgarbi , Dell'anima , Ed. Bompiani
Agostino , L'istruzione cristiana , Ed.Valla/Mondadori
Armellin , The Opera genesi di un capolavoro
Baget Bozzo , Di fronte all'Islam , Ed. Marietti
Giovanni Paolo II , Alzatevi, Andiamo ! , Ed. Mondadori
Fides et ratio , Ed. Paoline
Newman J.H. , Grammatica dell'assenso , Ed. Jaca Book
V. Sgarbi , Dell'anima , Ed. Bompiani
Fonte :
FACOLTA' DI TEOLOGIA DELLA
PONTIFICIA UNIVERSITA' DELLA SANTA CROCE
Istituto Superiore di Scienze
Religiose all'Apollinare :
Tesina di Seminario : IL LINGUAGGIO
DELLA FEDE E LA PEDAGOGIA RELIGIOSA
Studente Stefano ARMELLIN
Prof. Andrea MONTANARO
ANNO ACCADEMICO 2004-2005
Studente Stefano ARMELLIN
Prof. Andrea MONTANARO
ANNO ACCADEMICO 2004-2005
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