martedì 23 luglio 2019

Presentazione "Instrumentum Laboris" sul tema "La Via Pulchritudinis" , di Mons. Pasquale Iacobone



PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA
LA VIA PULCHRITUDINIS ,
cammino privilegiato di evangelizzazione e di dialogo


ASSEMBLEA PLENARIA 2006
LA VIA PULCHRITUDINIS, CAMMINO  DI  EVANGELIZZAZIONE E  DI  DIALOGO
 
INTERVENTO
DI MONS. PASQUALE IACOBONE
PRESENTAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS

Eminenze ed Eccellenze Reverendissime,
Illustri Consultori,
1. L’ultima Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, celebrata nel marzo 2004, è stata dedicata, come appena ricordato, al tema “La fede cristiana all'alba del III Millennio e la sfida della non credenza e dell'indifferenza religiosa”.
Gli autorevoli interventi, come i successivi dibattiti, hanno reso tutti i partecipanti più consapevoli dei nuovi scenari umani e culturali, segnati da epocali sfide e caratterizzati, ad esempio, dal sorgere delle sette e dall’aumento considerevole di coloro che vivono ormai “etsi deus non daretur”, ma anche, all’opposto, da una richiesta di esperienze religiose e spirituali coinvolgenti. Al di là delle semplici constatazioni, e proprio per rispondere efficacemente alle sfide descritte, ritornava frequente la domanda, l’esigenza di creare sempre nuove opportunità di dialogo e di confronto con tutti, anche non credenti o persone indifferenti all’esperienza religiosa, per ripresentare loro, in maniera nuova e più adeguata ai tempi, il messaggio di Cristo, salvatore dell’uomo, unica vera risposta della Chiesa alle tante, nuove sfide della contemporaneità. 
Per il clima culturale creatosi negli ultimi decenni, soprattutto in ambito occidentale, l’approccio ed il dialogo non può più essere semplicemente pensato e proposto partendo da una Verità condivisa o da una visione morale omogenea e unitaria. Sappiamo bene la distanza che separa credenti e non credenti, i cosiddetti “laici”, sui due fronti “caldi” della verità e della bontà.
Dalla consapevolezza di tali difficoltà, emerse, in alcuni interventi, la proposta di rivolgersi agli uomini e alle donne del nostro tempo attraverso il linguaggio della bellezza, da promuovere e valorizzare in diversi ambiti, come, ad esempio, la liturgia.
Nella sessione conclusiva, in particolare, fu suggerita, prendendo spunto proprio dalle bellezze della città di Roma, l’immagine del ponte che collega le due città, quella dei credenti e quella di coloro che sembrano lontani, indifferenti, e talvolta anche contrari: un ponte rappresentato proprio dalla Via pulchritudinis, la via della bellezza, su cui riescono ad incontrarsi amichevolmente, e senza insormontabili pregiudizi, uomini e donne desiderosi di costruire insieme la propria città, la propria esistenza, il proprio futuro.
Partendo da questi presupposti, e dalle tante riflessioni che si sono aggiunte in seguito, è stato elaborato l’Instrumentum laboris di questa Assemblea Plenaria.
Vorremmo, ora, brevemente, illustrarne lo sviluppo tematico, prima di ascoltare gli interventi previsti dal programma.

2. Lo studio e l’approfondimento degli aspetti filosofici, biblici e teologici della tematica, da tener comunque presenti, non è l’obiettivo principale di questa Assemblea. Ad essi, tra l’altro, è stato dedicato un numero monografico della Rivista PATH, della Pontificia Accademia di Teologia, messa a vostra disposizione.
La Plenaria, come più volte affermato, ha uno scopo eminentemente pastorale. Si tratta, pertanto, di operare affinché la Via pulchritudinis sia percepita, compresa adeguatamente e vissuta, non certo da gruppi elitari o da pochi addetti ai lavori, ma davvero da tutti i credenti, come una via privilegiata ed efficace di formazione umana, di evangelizzazione, di trasmissione della fede cristiana e di dialogo con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, anche non credenti o appartenenti ad altre religioni.
Proprio facendo attenzione alla particolare sensibilità dei nostri contemporanei, soprattutto a quella giovanile, col suo tipico linguaggio di immagini ed emozioni, la Via pulchritudinis assume un'importanza sempre maggiore ed una specifica valenza comunicativa, formativa ed evangelizzatrice, come già si affermava nel documento Per una Pastorale della Cultura (ad esempio nei nn. 17 e 36-37).

3. Le enormi potenzialità offerte dalla via della bellezza, sono ancora tutte da scoprire, apprezzare e sviluppare. L’incontro con la bellezza non lascia mai l’uomo ripiegarsi su se stesso, ma lo spinge ad uscire da se stesso per aprirsi ad orizzonti esistenziali ben più ampi, lo spinge a guardare alto, ad interrogarsi in profondità, a cercare una felicità che non sia illusione effimera di un attimo fuggente.
In tal senso essa si offre innanzitutto come strumento utilissimo a livello pedagogico, si presenta cioè come mezzo e metodo efficace per formare una sensibilità umana che sia poi capace di accogliere e recepire in profondità il messaggio evangelico. Può quindi essere perseguita e vissuta come “preparazione evangelica”, oltre che come momento importante di semplice formazione umana.
Ma sulla via della bellezza si possono incontrare, non lo neghiamo, anche aspetti ambivalenti e non sempre chiari.
Il senso della bellezza, infatti, ha subìto anch’esso il processo di soggettivizzazione e di relativizzazione che tocca ogni realtà ed ogni valore. Mancando, o venendo meno, l’educazione alla bellezza e al gusto, si rischia di ridurre tutto all’emotività, alla sensibilità o al senso estetico soggettivo, più o meno sviluppato.
Proprio per rispondere a tali sfide educative, su cui si gioca anche gran parte delle possibilità di evangelizzazione e di formazione cristiana, è importante proporre ai nostri contemporanei un confronto col messaggio di Cristo che possa contemporaneamente svilupparsi sia come itinerarium mentis sia come itinerarium cordis in Deum.
Questa proposta scaturisce dal fatto che la Via pulchritudinis può riuscire maggiormente, a differenza di altre strategie comunicative, a coinvolgere integralmente l’uomo, le sue dimensioni essenziali, i suoi sensi, per far sì che il messaggio evangelico raggiunga e coinvolga ogni aspetto dell’esistenza umana, e tocchi tanto il cuore quanto la mente e la volontà.

4. Ce lo confermano anche significativi interventi del Magistero. Per fermarci a quello più recente, basterebbe rileggere le tante, stupende pagine scritte da Papa Montini, Paolo VI, o la Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II, o i già numerosi interventi di Bendetto XVI in cui viene continuamente sottolineata la bellezza di Dio, della fede, del creato, della santità cristiana.
Vorrei qui proporvi soltanto un breve, ma denso ed illuminante testo di Paolo VI, tratto dalla Lettera Apostolica Altissimi cantus, datata 7 dicembre 1965 e scritta in occasione del VII Centenario della nascita di Dante Alighieri. Lettera di cui abbiamo ricordato il quarantesimo anniversario con una giornata di studi, svoltasi a Roma nello scorso mese di febbraio.
“La teologia e la filosofia hanno con la bellezza un altro rapporto consistente in questo: che prestando la bellezza alla dottrina la sua veste e il suo ornamento, con la dolcezza del canto e la visibilità dell’arte figurativa e plastica, apre la strada perché i suoi preziosi insegnamenti siano comunicati a molti. Le alte disquisizioni, i sottili ragionamenti sono inaccessibili agli uomini, che sono moltitudine, essi pure famelici del pane della verità; senonchè anche questi avvertono, sentono e apprezzano l’influsso della bellezza, e più facilmente per questo veicolo la verità loro brilla e li nutre. É quanto intese e fece il signore dell’altissimo canto, a  cui la bellezza divenne ancella di bontà e di verità, e la bontà materia di bellezza” (Altissimi cantus, n. 54).

5. L’articolazione della tematica proposta nell’Instrumentum laboris sottintende, pertanto, un percorso culturale e pastorale pensato sia come itinerarium mentis sia, contemporaneamente, come un itinerarium cordis in Deum.
In questa prospettiva, sono stati individuati tre possibili ambiti più specifici in cui approfondire e sviluppare la tematica:
*la bellezza della creazione.
*la bellezza delle arti.
*la bellezza di Cristo, modello e prototipo della santità cristiana.
Queste tre possibili tappe di approfondimento sono state proposte nell’Instrumentum secondo un ”crescendo”: dalla bellezza del creato alla bellezza dell’arte ispirata dalla fede cristiana, per giungere ad ammirare e contemplare la bellezza di Dio e del suo amore, che risplende sul volto di Cristo, e che si riflette nella figura di Maria e dei santi, come anche nella vita cristiana, nella liturgia, nella carità, nella testimonianza.
Ma il percorso può svolgersi anche in senso contrario, e partendo dal fascino e dalla bellezza del volto di Cristo si possono poi comprendere a fondo, tutelare ed ammirare ancor di più le bellezze del creato come quelle prodotte dal genio artistico, entrambe riflesso di quella Bellezza “tanto antica e tanto nuova”, che toccò il cuore e la mente di Sant’Agostino, spingendolo alla conversione.
L’Instrumentum laboris propone una sintetica riflessione iniziale per ciascuna delle tre tappe, evidenziandone le caratteristiche presenti sia nella Scrittura sia nella Tradizione cristiana, ma anche sottolineandone gli eventuali aspetti critici o problematici.
A questo punto dell’Instrumentum sono state inserite alcune indicazioni, più o meno ampie, sui progetti e le iniziative già in atto. Il quadro può sembrare alquanto scarno: abbiamo, infatti, constatato che, a fronte delle grandi potenzialità della Via pulchritudinis, non sono ancora molte le iniziative e le proposte pastorali già consolidate che cercano di attuarla e di proporla, forse perché la si ritiene ancora una via accessoria e secondaria, riservata solo a situazioni e persone già predisposte. A dire il vero, però, ci sono segnali promettenti di un interesse crescente, ma ancora a livello germinale ed intuitivo.
E’ dunque importante far comprendere come la Via pulchritudinis non sia un altro persorso, un di più rispetto ai progetti pastorali già esistenti, quanto piuttosto uno stile, una prospettiva attraverso la quale comprendere, realizzare e vivere gli stessi progetti pastorali, ma, potremmo dire, con una marcia in più.
Alla fine di ogni capitoletto sono state, poi, inserite alcune domande per suscitare l’approfondimento del tema più specifico, per sollecitare la partecipazione e la condivisione di ulteriori proposte pastorali, di nuovi possibili progetti da suggerire e riproporre in ambiti ecclesiali più ampi, sempre nell’ottica di una Pastorale della Cultura che si sviluppi in maniera interdisciplinare, in sinergia con gli altri settori di impegno ecclesiale.
Dalle risposte che ciascuno di voi vorrà offrire a tali domande si formerà, così, un quadro di proposte concrete ed organiche, che ci auguriamo possa davvero facilitare la costruzione di ponti di dialogo e di amicizia tra la fede e le culture, tra Cristo e gli uomini e le donne del nostro tempo “raggiunti, e sorpresi dal Vangelo di Cristo” (Benedetto XVI, inizio del Ministero Petrino).
 
 



Fonte :  Pontificio Consiglio della Cultura , www.vatican.va 










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