PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA
CULTURA
LA VIA PULCHRITUDINIS ,
cammino privilegiato di
evangelizzazione e di dialogo
ASSEMBLEA PLENARIA 2006
LA VIA PULCHRITUDINIS, CAMMINO DI
EVANGELIZZAZIONE E DI DIALOGO
INTERVENTO
DI MONS. PASQUALE IACOBONE
PRESENTAZIONE DELL’INSTRUMENTUM
LABORIS
Eminenze ed Eccellenze Reverendissime,
Illustri Consultori,
1. L’ultima Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della
Cultura, celebrata nel marzo 2004, è stata dedicata,
come appena ricordato, al tema “La fede cristiana all'alba del III Millennio e
la sfida della non credenza e dell'indifferenza religiosa”.
Gli
autorevoli interventi, come i successivi dibattiti, hanno reso tutti i
partecipanti più consapevoli dei nuovi scenari umani e culturali, segnati da
epocali sfide e caratterizzati, ad esempio, dal sorgere delle sette e
dall’aumento considerevole di coloro che vivono ormai “etsi deus non daretur”,
ma anche, all’opposto, da una richiesta di esperienze religiose e spirituali
coinvolgenti. Al di là delle semplici constatazioni, e proprio per rispondere
efficacemente alle sfide descritte, ritornava frequente la domanda, l’esigenza
di creare sempre nuove opportunità di dialogo e di confronto con tutti, anche
non credenti o persone indifferenti all’esperienza religiosa, per ripresentare
loro, in maniera nuova e più adeguata ai tempi, il messaggio di Cristo,
salvatore dell’uomo, unica vera risposta della Chiesa alle tante, nuove sfide
della contemporaneità.
Per
il clima culturale creatosi negli ultimi decenni, soprattutto in ambito
occidentale, l’approccio ed il dialogo non può più essere semplicemente pensato
e proposto partendo da una Verità condivisa o da una visione morale omogenea e
unitaria. Sappiamo bene la distanza che separa credenti e non credenti, i
cosiddetti “laici”, sui due fronti “caldi” della verità e della bontà.
Dalla consapevolezza di tali difficoltà, emerse, in alcuni interventi, la
proposta di rivolgersi agli uomini e alle donne del nostro tempo attraverso il
linguaggio della bellezza, da promuovere e valorizzare in diversi ambiti, come,
ad esempio, la liturgia.
Nella sessione conclusiva, in particolare, fu suggerita, prendendo spunto
proprio dalle bellezze della città di Roma, l’immagine del ponte che collega le
due città, quella dei credenti e quella di coloro che sembrano lontani,
indifferenti, e talvolta anche contrari: un ponte rappresentato proprio dalla
Via pulchritudinis, la via della bellezza, su cui riescono ad incontrarsi
amichevolmente, e senza insormontabili pregiudizi, uomini e donne desiderosi di
costruire insieme la propria città, la propria esistenza, il proprio futuro.
Partendo da questi presupposti, e dalle tante riflessioni che si sono aggiunte
in seguito, è stato elaborato l’Instrumentum laboris di questa Assemblea
Plenaria.
Vorremmo, ora, brevemente, illustrarne lo sviluppo tematico, prima di ascoltare
gli interventi previsti dal programma.
2. Lo studio e l’approfondimento degli
aspetti filosofici, biblici e teologici della tematica, da tener comunque
presenti, non è l’obiettivo principale di questa Assemblea. Ad essi, tra
l’altro, è stato dedicato un numero monografico della Rivista PATH, della
Pontificia Accademia di Teologia, messa a vostra disposizione.
La
Plenaria, come più volte affermato, ha uno scopo eminentemente pastorale. Si
tratta, pertanto, di operare affinché la Via pulchritudinis sia
percepita, compresa adeguatamente e vissuta, non certo da gruppi elitari o da
pochi addetti ai lavori, ma davvero da tutti i credenti, come una via
privilegiata ed efficace di formazione umana, di evangelizzazione, di
trasmissione della fede cristiana e di dialogo con tutti gli uomini e le donne
di buona volontà, anche non credenti o appartenenti ad altre religioni.
Proprio facendo attenzione alla particolare sensibilità dei nostri
contemporanei, soprattutto a quella giovanile, col suo tipico linguaggio di
immagini ed emozioni, la Via pulchritudinis assume un'importanza sempre
maggiore ed una specifica valenza comunicativa, formativa ed evangelizzatrice,
come già si affermava nel documento Per una Pastorale della Cultura (ad
esempio nei nn. 17 e 36-37).
3. Le enormi potenzialità offerte dalla
via della bellezza, sono ancora tutte da scoprire,
apprezzare e sviluppare. L’incontro con la bellezza non lascia mai l’uomo
ripiegarsi su se stesso, ma lo spinge ad uscire da se stesso per aprirsi ad
orizzonti esistenziali ben più ampi, lo spinge a guardare alto, ad interrogarsi
in profondità, a cercare una felicità che non sia illusione effimera di un
attimo fuggente.
In
tal senso essa si offre innanzitutto come strumento utilissimo a livello
pedagogico, si presenta cioè come mezzo e metodo efficace per formare una
sensibilità umana che sia poi capace di accogliere e recepire in profondità il
messaggio evangelico. Può quindi essere perseguita e vissuta come “preparazione
evangelica”, oltre che come momento importante di semplice formazione umana.
Ma
sulla via della bellezza si possono incontrare, non lo neghiamo, anche aspetti
ambivalenti e non sempre chiari.
Il
senso della bellezza, infatti, ha subìto anch’esso il processo di
soggettivizzazione e di relativizzazione che tocca ogni realtà ed ogni valore.
Mancando, o venendo meno, l’educazione alla bellezza e al gusto, si rischia di
ridurre tutto all’emotività, alla sensibilità o al senso estetico soggettivo,
più o meno sviluppato.
Proprio per rispondere a tali sfide educative, su cui si gioca anche gran parte
delle possibilità di evangelizzazione e di formazione cristiana, è importante
proporre ai nostri contemporanei un confronto col messaggio di Cristo che possa
contemporaneamente svilupparsi sia come itinerarium mentis sia come
itinerarium cordis in Deum.
Questa proposta scaturisce dal fatto che la Via pulchritudinis può
riuscire maggiormente, a differenza di altre strategie comunicative, a
coinvolgere integralmente l’uomo, le sue dimensioni essenziali, i suoi sensi,
per far sì che il messaggio evangelico raggiunga e coinvolga ogni aspetto
dell’esistenza umana, e tocchi tanto il cuore quanto la mente e la volontà.
4. Ce lo confermano anche significativi interventi del Magistero.
Per fermarci a quello più recente, basterebbe rileggere le tante, stupende
pagine scritte da Papa Montini, Paolo VI, o la Lettera agli Artisti di
Giovanni Paolo II, o i già numerosi interventi di Bendetto XVI in cui viene
continuamente sottolineata la bellezza di Dio, della fede, del creato, della
santità cristiana.
Vorrei qui proporvi soltanto un breve, ma denso ed illuminante testo di Paolo
VI, tratto dalla Lettera Apostolica Altissimi cantus, datata 7 dicembre
1965 e scritta in occasione del VII Centenario della nascita di Dante Alighieri.
Lettera di cui abbiamo ricordato il quarantesimo anniversario con una giornata
di studi, svoltasi a Roma nello scorso mese di febbraio.
“La
teologia e la filosofia hanno con la bellezza un altro rapporto consistente in
questo: che prestando la bellezza alla dottrina la sua veste e il suo ornamento,
con la dolcezza del canto e la visibilità dell’arte figurativa e plastica, apre
la strada perché i suoi preziosi insegnamenti siano comunicati a molti. Le alte
disquisizioni, i sottili ragionamenti sono inaccessibili agli uomini, che sono
moltitudine, essi pure famelici del pane della verità; senonchè anche questi
avvertono, sentono e apprezzano l’influsso della bellezza, e più facilmente per
questo veicolo la verità loro brilla e li nutre. É quanto intese e fece il
signore dell’altissimo canto, a cui la bellezza divenne ancella di bontà e di
verità, e la bontà materia di bellezza” (Altissimi cantus, n. 54).
5. L’articolazione della tematica proposta nell’Instrumentum
laboris sottintende, pertanto, un percorso
culturale e pastorale pensato sia come itinerarium mentis sia,
contemporaneamente, come un itinerarium cordis in Deum.
In
questa prospettiva, sono stati individuati tre possibili ambiti più specifici in
cui approfondire e sviluppare la tematica:
*la
bellezza della creazione.
*la
bellezza delle arti.
*la
bellezza di Cristo, modello e prototipo della santità cristiana.
Queste tre possibili tappe di approfondimento sono state proposte nell’Instrumentum
secondo un ”crescendo”: dalla bellezza del creato alla bellezza dell’arte
ispirata dalla fede cristiana, per giungere ad ammirare e contemplare la
bellezza di Dio e del suo amore, che risplende sul volto di Cristo, e che si
riflette nella figura di Maria e dei santi, come anche nella vita cristiana,
nella liturgia, nella carità, nella testimonianza.
Ma
il percorso può svolgersi anche in senso contrario, e partendo dal fascino e
dalla bellezza del volto di Cristo si possono poi comprendere a fondo, tutelare
ed ammirare ancor di più le bellezze del creato come quelle prodotte dal genio
artistico, entrambe riflesso di quella Bellezza “tanto antica e tanto nuova”,
che toccò il cuore e la mente di Sant’Agostino, spingendolo alla conversione.
L’Instrumentum
laboris propone una sintetica riflessione iniziale per ciascuna delle tre
tappe, evidenziandone le caratteristiche presenti sia nella Scrittura sia nella
Tradizione cristiana, ma anche sottolineandone gli eventuali aspetti critici o
problematici.
A
questo punto dell’Instrumentum sono state inserite alcune
indicazioni, più o meno ampie, sui progetti e le iniziative già in atto. Il
quadro può sembrare alquanto scarno: abbiamo, infatti, constatato che, a fronte
delle grandi potenzialità della Via pulchritudinis, non sono ancora molte
le iniziative e le proposte pastorali già consolidate che cercano di attuarla e
di proporla, forse perché la si ritiene ancora una via accessoria e secondaria,
riservata solo a situazioni e persone già predisposte. A dire il vero, però, ci
sono segnali promettenti di un interesse crescente, ma ancora a livello
germinale ed intuitivo.
E’
dunque importante far comprendere come la Via pulchritudinis non sia un
altro persorso, un di più rispetto ai progetti pastorali già esistenti, quanto
piuttosto uno stile, una prospettiva attraverso la quale comprendere, realizzare
e vivere gli stessi progetti pastorali, ma, potremmo dire, con una marcia in
più.
Alla
fine di ogni capitoletto sono state, poi, inserite alcune domande per suscitare
l’approfondimento del tema più specifico, per sollecitare la partecipazione e la
condivisione di ulteriori proposte pastorali, di nuovi possibili progetti da
suggerire e riproporre in ambiti ecclesiali più ampi, sempre nell’ottica di una
Pastorale della Cultura che si sviluppi in maniera interdisciplinare, in
sinergia con gli altri settori di impegno ecclesiale.
Dalle risposte che ciascuno
di voi vorrà offrire a tali domande si formerà, così, un quadro di proposte
concrete ed organiche, che ci auguriamo possa davvero facilitare la costruzione
di ponti di dialogo e di amicizia tra la fede e le culture, tra Cristo e gli
uomini e le donne del nostro tempo “raggiunti, e sorpresi dal Vangelo di Cristo”
(Benedetto XVI, inizio del Ministero Petrino).
Fonte : Pontificio
Consiglio della Cultura , www.vatican.va
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