ASPETTI DELLA MISTICA E DELLA SANTITA' DI SANTA TERESA DEL GESU' BAMBINO E DEL VOLTO SANTO
di Stefano Armellin
S. Teresa di
Lisieux di Gesù Bambino e del Volto Santo
Premessa
I volti della Santità cattolica
sono tutti riconducibili al Volto sofferente e luminoso del Risorto. Nel 1873 il
2 gennaio è nata Teresa, mentre l’8 ottobre Giovanni Calabria. ”(…)Quanto a
lui,secondo il giudizio del suo secondo confessore e Padre spirituale, gli si
poteva applicare quanto S. Teresa di Gesù diceva di S. Giovanni della
Croce: ”Uomo celeste e divino. Una delle anime più pure viventi nella
Chiesa.(…)”.(Foffano O., Don Giovanni Calabria, Milano, SG 1967). Una donna e un
uomo nati lo stesso anno,la prima in Francia il secondo in Italia. Questo
accostamento serve per individuare meglio i disegni del Cielo. Teresa espande la
sua vita nel chiuso convento del Carmelo fino al 1897. Giovanni nella sua Verona
rimane operoso fino al 1954. E lì opera e rende santa quella missione per la
quale pregava Teresa. Non si conoscevano. Ma Teresa pregava per tutti i
missionari, tutti, e Giovanni è stato un missionario. Lei è una scrittrice di
talento al punto che i suoi testi ottengono una diffusione enorme. Proviene da
una famiglia benestante e non si può scrivere che abbia conosciuto la povertà
per non dire l’indigenza della famiglia di Giovanni.
Eppure in questa
divergenza di
talenti,predisposizioni,circostanze favorevoli o sfavorevoli,esiste
l’eterna
comunione dei Santi. E Teresa voleva, fortemente diventare Santa. Fin da
bambina
visse un rapporto intimo con Gesù arrivando negli anni a veri e propri
amplessi
spirituali simili a quelli che provò Teresa d’Avila, Caterina da Siena,
Gemma Galgani e Maria Goretti. La mistica femminile è fusione d’amore
umano con
l’amore divino di Gesù, assai diversa dalla mistica maschile. Esiste una
differenza fra donne e uomini nella comune esperienza di Dio. La mistica
di
Teresa si immerge nel Sacro Cuore come una goccia di pioggia accolta
dalle acque
del mare. Si dissolve in Gesù. Conta solo la santità, nient’altro che
la
santità intesa come l’anima totalmente penetrata dallo Spirito Santo.
“(...)la mistica è il
sentimento dell'unità del tutto(...)il vero senso religioso è il senso mistico,
dove avviene una vera -trasformazione dell' autocomprensione di sé-, dove
avviene un vero -cambiamento radicale- del proprio modo di
pensare.(...)L'istanza mistica deve, in qualche modo, abitare ogni vera
religione.”(A.N. Terrin-Credere oggi- Induismo, pp.93-94/n.149-5/2005, EMP).
Essere
Santa
Il rapporto con Dio nel sommo
grado non elude la dimensione mistica perché proprio questa dimensione è la
condizione di base. L’universale chiamata alla santità auspicata da San Paolo è
l’ottimismo di colui che crede facile il riconoscimento del divino in sé perché
è stato folgorato, accecato, traumatizzato. Tutti sono chiamati ma i santi, con
chiara consapevolezza della Grazia, nella convinzione agostiniana che tutto è
Grazia. A loro il compito di preparare la strada a Colui che viene.
”La Grazia è il vangelo da
annunciare (...)La Grazia è il fondamento dell'universalità della missione (...)
non ci sono più i vicini e i lontani, i degni e gli indegni, e questo proprio
perché l'amore di Dio è gratuito e rivolto a tutti, in nessun modo condizionato
dalle opere degli uomini, dalla loro appartenenza a un popolo anziché a un
altro, dai loro meriti e dalle loro conquiste” (Credere
oggi, pp.52, 5/2004)
Rendiamo giustizia a Teresa se
dilatiamo il senso dei suoi scritti nella prospettiva del Suo amato Gesù. ”
Soltanto quando si trova qualcuno disposto a -spendere e a spendersi- per la
propria comunità e per la Chiesa (2Cor 12,15) si assiste a una crescita e a uno
sviluppo della stessa realtà ecclesiale di appartenenza.”(Idem pp.43)
Essere-Santa! È l’imperativo richiesto alla Chiesa stessa. Il significato
ontologico non può essere disgiunto da quello mistico perché l’uno è
complementare all’altro come l’uomo e la donna nel matrimonio. E’ noto altresì
che l’unione sessuale fra gli sposi cristiani può portare la
coppia a vivere esperienze analoghe a quelle mistiche di Teresa.
La terza madre di Teresa dopo
quella naturale e quella apostolica nella figura della sua Superiora
è la Chiesa cattolica. Parliamo al presente per tenerci saldi sulla
piattaforma dell’eternità che è tale proprio perché priva del nostro
senso del tempo. Teresa non è morta si è dissolta in Gesù
come: “il pezzo di legno davanti al fuoco ardente”(San Giovanni della
Croce). I suoi scritti possono essere compresi solo da coloro che
hanno vissuto esperienze analoghe.
Il segreto è tutto racchiuso in
Dio che parla ai suoi figli.
Teresa scrive al nulla se noi
non fossimo figli di Dio. Dio ci chiama non come un padre naturale ma
come il Padre. Per Teresa il riferimento è Gesù
e quindi Dio che ha bisogno di amare noi come noi abbiamo
bisogno di amare Lui. Non esiste perché noi esistiamo, bensì noi
esistiamo perché Lui esiste da sempre e per sempre. In Dio il
tempo è assolutamente fermo.
Perché il Padre abbia bisogno di
figli che percepiscano il tempo che scorre attraverso
l'invecchiamento della propria vita. La storia della salvezza proposta ed attuata nel
tempo continua attraverso i mistici.
Il Dio di Teresa è l'Amore
misericordioso di Gesù, attraverso il quale Ella si abbandona, senza riserve
mentre l'umanità prosegue il suo corso. La vera santità non
separa ma unisce il mondo. La koinonia è la condizione d'origine che
Teresa ci ricorda incessantemente vivendo una preghiera semplice
come il suo linguaggio, attento ai particolari e alle piccole cose.
Ella, esplora con perizia e pazienza il microcosmo della quotidianità
dove tutto rimanda “al suo sposo” Gesù.
Tutti
In Rm 5,19 l'uso che Paolo fa
della parola tutti rivela al tempo
stesso sia l'universalità della
sua predicazione sia il suo limite. Tutti
è la parola che meglio dipinge
il volto dell'ambiguità e della superbia. E vanno intesi non
solo i viventi al presente ma anche coloro che sono morti e quelli
che ancora nasceranno. L'amore divino si rivolge solo a qualche
decina di miliardi di esseri umani complessivamente presenti
dall'inizio alla fine del mondo. Persone che hanno a disposizione un
universo vastissimo,visibile e sempre più comprensibile ma non
colonizzabile nella sua totalità.
Mancherebbe il tempo necessario
per farlo ! Tutti i corpi celesti provengono da un solo punto che
nel momento prima del big bang era semplicemente invisibile.
Piccolissimo. Il puro nascondimento. Teresa desidera sparire
all'interno di un Carmelo, farsi piccola-piccola per raggiungere la più
intima comunione con il suo amato Gesù. Teresa come ogni mistico è
interessata a donare la vita per raggiungere quanto prima la
sorgente del divino amore. Il cuore dell'universo coincide con il
suo inizio. Un universo molto dinamico il nostro,(per limitarci alla
sola Via Lattea), è in corso un evento degno di nota: il centro della
nostra galassia ospita un buco nero che per una stella è diventato
un punto lagrangiano che ha rilanciato l'astro (tre volte
più grande del nostro sole) a ben duemilioni e settecentomila
chilometri l'ora fuori dalla galassia!
Eppure Teresa va oltre perché
l'essere umano è più complesso di una stella. Teresa vede con lucidità che
l'egoismo della proprietà individuale e collettiva fa parte di noi. Tersa nel suo Gesù vive il
soprannaturale. Abbiamo detto che l'eterno in quanto tale annulla
il tempo, perciò Teresa nell'abbraccio amoroso-mistico con Gesù è così
dissolta nell'eterno d'essere fuori e dentro il nostro tempo. Questo
vuol dire Essere Santa !
“Un'esperienza mistica nella
vita quotidiana non è per nulla una cosa scontata per tutti,ma è una
grazia speciale e rara che Dio concede a poche,per non dire
pochissime,anime elette,come una S.Teresa di Gesù Bambino o una Raissa Maritain o
a certi monaci del buddismo - subitista - giapponese; ma tutte le grandi
religioni (...) insegnano che essa si raggiunge solo al culmine di un'intenso
impegno di conversione e illuminazione interiore e di osservanza della legge
morale” (G.Cavalcoli-Il silenzio
della parola,Bologna,ESD 2002).
“Gesù è il mio unico amore”
“Mio Dio Vi amo” Teresa ama
come: “Vittima dell'Amore
misericordioso” (Teresa di Lisieux, La via
della confidenza,Padova,EMP 1983)
“Ora non ho più alcun desiderio
se non quello di amare Gesù alla follia...” (idem pp.133).La
mistica fa esperienza del divino attraverso i testi sacri, si nutre di parole
stampate sulla carta e citando San Giovanni della Croce riconosce
che “Gesù non ha bisogno di libri né di dottori per istruire le
anime; lui, il Dottore dei dottori, insegna senza rumor di parole...”(idem pp.135). Eppure
Teresa diventa famosa e Dottore della Chiesa grazie alla
diffusione straordinaria del suo libro che contiene come tutti i libri
parole e queste parole fanno rumore.
Si concretizzano appena lette e
cadono come semi nell'anima dei lettori. Tutta la sua giornata è
accompagnata da Gesù. Vuole essere considerata come vittima per
l'espiazione del male altrui e in questo ha evidentemente una grande
considerazione dell'anima sua mentre contemporaneamente non
vede alcun merito nella sua persona. Alla fine, le parole
sono quelle che sbattono contro il limite di velocità del
linguaggio. Teresa volendo scrivere l'indicibile gira alla fin fine anche lei come le
pale di un mulino a vento. Il silenzio mistico non può essere
raccontato se non con altro silenzio. Ha comunque successo l'ingenuità
del suo scrivere, infatti il manoscritto si diffonde velocemente.
La frasi toccano le altre anime
senza distinzione di ceto e provenienza,le parole ci
ricordano altre parole,in un rimando circolare come un mandala
tibetano, una danza permanente con il Cielo. Tutte le anime perdute
vanno salvate. Tutte. Teresa come vittima si offre per tutte.
Tutte le anime hanno pari dignità se pulite dal peccato. Qui si nota la
convergenza dei mistici che vedono la santità in ogni anima e non può
essere diversamente in quanto tutti sono figli di Dio. Tutti sono
particole della Grazia eterna.
Il passo della vocazione di
Teresa (idem pp.143) è altissimo e merita d'essere riportato
pari-pari:
“(...)Senza dubbio,questi tre
privilegi sono ben la mia vocazione carmelitana,sposa e madre (delle
anime) tuttavia io sento in me altre vocazioni,sento la vocazione del
guerriero, del sacerdote, dell'apostolo,del dottore,del martire; finalmente
sento il bisogno, il desiderio di compiere per te,Gesù, tutte le opere più
eroiche. Sento nell'anima mia il coraggio di un crociato,di uno zuavo
pontificio,vorrei morire sovra un campo di battaglia per la difesa della Chiesa... Sento
la vocazione del sacerdote.(...)ammiro e invidio l'umiltà di San
Francesco d'Assisi,e sento la vocazione di imitarlo,rifiutando la dignità
sublime del sacerdozio.(...)”.
Notare che Teresa rimane
una
suora chiusa in convento, con aspirazioni missionarie in tutti
e cinque i continenti. Aspira ad un martirio multiplo per appagare
il suo desiderio. Quasi che la somma di tutti i supplizi fosse la
parcella da pagare per essere contemporaneamente l'ultima e la
prima di tutti i santi. Setaccia tutte le possibilità prima di
approdare nuovamente come dopo un giro nella nebbia all'amore eterno. Lì
è il sacro-cuore della sua vocazione non disgiunta dalla follia di un
sogno alla Icaro. “Amare Gesù è farlo amare” è un percorso difficile
e non privo di rischi. Possibile per l'amicizia intima con Dio che ha
bisogno di noi per manifestarsi e compiere il suo disegno. La
singolarità delle mistiche è quella che con lo sposo Gesù sono legate
più intimamente a Dio Padre. In questo dialogo intimo Teresa d'Avila
quasi contemporanea di Lutero ha impresso la sua vocazione
rivoluzionaria nella riforma del Carmelo trovando in San Giovanni
della Croce “l'artista mistico” per eccellenza. Teresa è una figlia
dell'ordine carmelitano riformato da due figure straordinarie; non
può essere pensata senza quel che la precede né senza quel che la
segue perché si trova in Edith Stein il compimento assoluto della
spiritualità carmelitana: il sacrificio.
Lo stesso desiderato,
implorato,richiesto notte e giorno da Teresa, si compie con il martirio di Edith
nei campi di concentramento nazisti, nel non luogo del
peccato nazista.
“Non coloro che dicono:
Signore,Signore! Entreranno nel regno dei Cieli,bensì coloro che fanno la
volontà di Dio” Mt 7,21.
Teresa emerge, le sorelle restano
anonime,colei che avrebbe voluto annullarsi, sparire, nascondersi, polverizzarsi nel fango degli ultimi al mondo, diventa
famosa, celebrata, elevata sugli altari finalmente Santa !
Santi sono prodigi di
comunicazione. ”Storia di un'anima” riesce ad intrecciare con un
linguaggio
innovativo, semplice, quotidiano, le Sacre Scritture con le piccole
cose del convento, fatte anche di simpatie e antipatie fra
consorelle, in quella disciplina dei doveri religiosi, più o meno
sentiti.
Dalla sua cella trasuda lo spirito del tempo e quello del non tempo. La
divino-umanità di Gesù trova nei mistici come Teresa il giusto
“diapason”.
Conclusione
In questi brevi cenni sugli
aspetti della mistica e della santità in Santa Teresa di Gesù bambino e
del Volto Santo, possiamo provare a riassumere il senso
della sua vita con la frase : “Chi non ama rimane nella morte” (1Gv
3,14) perché “Dio è amore” (1Gv 4,16). Teresa risponde con un
amore purissimo alle eterne domande di senso: chi sono ? chi
è Dio ? E in continuità con il magistero di Giovanni Paolo II,
Benedetto XVI nella enciclica
“Deus caritas est”
ripensa al senso
autentico dell'amore cristiano, come quello che ha vissuto anche
Teresa. ”Nella mia prima
enciclica desidero parlare
dell'amore, del quale Dio ci ricolma e che da noi deve essere comunicato
agli altri”.
Teresa attraverso i suoi scritti continua a comunicare la
via semplice, il cammino umile per giungere a cogliere nel piccolo
il grande disegno di Dio : l'Annunciazione e la Incarnazione del Figlio unigenito Gesù.
Fonte :
FACOLTA' DI TEOLOGIA DELLA
PONTIFICIA UNIVERSITA' DELLA SANTA CROCE
Istituto Superiore di Scienze
Religiose all'Apollinare :
Tesina di Seminario : ASPETTI DELLA MISTICA E DELLA
SANTITA' DI SANTA TERESA DI GESU' BAMBINO E DEL VOLTO SANTO
Studente Stefano ARMELLIN
Prof. Don Francesco Zuccon
ANNO ACCADEMICO 2005-2006
Studente Stefano ARMELLIN
Prof. Don Francesco Zuccon
ANNO ACCADEMICO 2005-2006
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