mercoledì 24 luglio 2019

LE RELIGIONI GIAPPONESI : INSIEME PER LA PACE E LA NON VIOLENZA di Carlo Pelliccia


LE RELIGIONI GIAPPONESI :
INSIEME PER LA PACE E LA NON VIOLENZA
 
di Carlo Pelliccia 
 

A conclusione del XXI meeting interreligioso di preghiera per la pace è interessante sottolineare alcuni leit motiv scaturiti dai panels che hanno caratterizzato una buona parte dell'evento promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, intenti a tracciare delle piste di riflessioni e di studio, dalle quali trarre i buoni propositi che accompagneranno per un lungo anno i capi mondiali religiosi e civili. Il comune denominatore è stato l'invito a creare un mondo dominato dalla pace e dalla cooperazione tra i popoli, un mondo che si pone come obiettivo quello di costruire una civiltà del dialogo e della continua crescita.

Il Panel 32 incentrato sul discorso religioso giapponese, al quale hanno preso parte monaci buddhisti, shintoisti, rappresentanti della religione Tenrikyo e della denominazione degli Oomoto, ha marcato una via interessante e attenta nel considerare come aspetto fondamentale quello della reciproca conoscenza. “L'importante è conoscersi e farsi conoscere -ha affermato Takao Ina dello scintoismo Jiniya Honcho -perché la conoscenza arricchisce l'altro e lo rende partecipe di un mondo diverso e lontano, che può suscitare in lui sentimenti di gioia e di attenzione. Questo è possibile eliminando la violenza e il conflitto che nasce dal vuoto spirituale”.

Questo è non solo il pensiero dei massimi capi religiosi nipponici ma anche quello delle migliaia di seguaci presenti in tutto l’arcipelago, rispettosi e tolleranti verso tutti, entusiasti e interessati a prendere parte all’intera manifestazione di Napoli.

Il Giappone, è stato ricordato in uno degli interventi dei convenuti, è stata la prima nazione a vivere lo spirito di Assisi, a mettere in pratica l’esortazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II nel 1986 e a diffondere ideali di concordia, già dallo scoppio delle bombe atomiche che distrussero gran parte delle città di Nagasaki e Hiroshima.

Allora l’impegno a divenire pietra viva per la costruzione del tempio dell’amore tra gli uomini è un segno fondamentale e vitale al tempo stesso, perché il credente guardando al Giappone tragga la forza per essere uomo di pace nella sua comunità, nella sua nazione e nella sua storia. E questo è stato ribadito dal venerabile Gensho Hozumi del buddhismo Rinzai Zen, professore di filosofia e promotore del dialogo e della comunione tra i popoli, convinto nel dire che: “Non bisogna esercitarsi nell’arte della guerra, bisogna piuttosto creare dei vincoli di dialogo, stimolare la necessità della comunicazione, bisogna adoperarsi per lo sviluppo del nostro paese e del mondo intero”.

Un messaggio forte e determinante, unico forse per scuotere le coscienze addormentate, vero per infondere nel cuore dei partecipanti speranza certa e carità autentica. A questo si aggiunge poi come ultimo elemento, non per importanza ma per idea emersa, quello del reverendo Nobuo Nagao, missionario del Tenrikyo in Giappone, che rifacendosi allo stile di vita e agli insegnamenti della fondatrice, Nakayama Miki, ricorda che l’uomo è stato creato insieme agli altri uomini per vivere
nella società: “Gli uomini -ha asserito -esistono perché devono aiutarsi vicendevolmente e vivere in comunione”.

Ebbene, lasciamoci inondare dalla grazia che abbiamo ricevuto in questi giorni, affinché ogni uomo diventi costruttore della civiltà dell’amore, operatore di pace e testimone della giustizia, solo in questo modo può salire sulla montagna delle Beatitudini ed entrare a far parte della schiera dei “beati”.



 
 
 


Fonte : scritti e appunti del dott. Carlo Pelliccia , e-mail: shomei@libero.it  .










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