LETTERA AI CRISTIANI DEL XXI
SECOLO
" DALLA GENESI ALL'APOCALISSE
"
Sintesi essenziale della
storia e dell'antistoria cristocentrica della salvezza
di Virgilio Fichera
«Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture….» (Lc
24,47).
CONTINUA SECONDA PARTE LIBRO.....
CAPITOLO 7
III^
PARTE
DELLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA: L’IMITAZIONE DI CRISTO:
Dalla
effusione pentecostale dello Spirito Santo con la nascita della Chiesa
apostolica e cattolica fino al futuro ritorno a tutti visibile (Parusia)
di Cristo risorto alla fine dei tempi (2Pt 3,10) con il Giudizio
finale, la resurrezione universale e la partecipazione (con la sola
auto-esclusione dei reprobi) alla pienezza della Vita divina (cfr.:
Rm 1,17; 3,21-22; 10,3) in un nuovo mondo di una nuova Creazione iscritto
per sempre nell’intimità trinitaria della Vita eterna di Dio dentro Dio
(cfr 2Pt 3,13+ Ap 21,1-7…).
In questa
parte - il cui compimento è stato anticipato dalla Madre di Dio assunta in
Cielo in anima e corpo alla fine del corso della sua vita terrena - prevale
la presenza di Dio-Spirito Santo, la terza Persona divina di un unico e solo
ma in Sé non solitario Dio in tre divine Persone.
> Premessa.
Abbiamo rilevato che Cristo lascia ai Suoi il
compito di convertire a Lui Ebrei e Pagani (“Gentili”)
Prima di andare avanti
su questo argomento bisogna però sgombrare il campo da una questione
teologica insita nella domanda seguente:
Se Cristo con la Sua
resurrezione ed ascensione al Padre in corpo risorto, anima e Divinità ha
tolto ogni limitazione alla natura umana, redimendola in particolare
dalle “due morti presenti nell’esistenza umana caduta”, ossia dalla
morte spirituale eterna conseguenza diretta del peccato mortale e
dalla morte corporale provvisoria o terrena, come mai
allora queste due grandi limitazioni della natura umana
(soprattutto la prima che può trasformarsi in tragedia eterna)
- e quindi proprie di ogni essere umano cui tale natura è
comune - continuano ancora a sussistere in questo mondo?
In esso infatti – nonostante
i frutti universali della redenzione salvifica di Cristo appare evidente che
si continua ancora a peccare ed a morire, e, pensano in tanti (cfr.:
2Pt 3,3-4), come se niente fosse successo.
Ma, per la felicità eterna
del genere umano, le cose – provvidenzialmente - non stanno per nulla così!
Per riuscire più facilmente
ad interiorizzare quello che stiamo per dire è necessario richiamare alla
mente quanto già abbiamo detto circa non tanto
la responsabilità del peccato originale che riguarda soltanto Eva ed Adamo
quanto circa le conseguenze di esso che – oltre ai
primi
due - ferirono la
capacità d’amare – il cuore – della natura umana, e quindi di tutti gli
esseri umani cui tale natura - in quanto tale - divenne - ed è - ancora
comune.
Facendo commettere il primo
peccato mortale – per questo detto “originale” – ai primi due ed ancora
unici esseri umani, satana conquistò già nel paradiso terrestre della prima,
superiore dimensione di esistenza del mondo, la natura umana.
E la conseguenza fu – come
ricorderemo – quella di inclinare per sempre il cuore della natura umana –
ossia la sua capacità di amare - a peccare, vale a dire a
contrapporsi, come satana stesso, a Dio,
mediante la superbia che è la causa prima di ogni peccato.
Per questo Eva ed Adamo non
avrebbero potuto esercitare mai più il dono divino del libero arbitrio,
ma sarebbero rimasti con satana nel determinismo a peccare,
se non fosse intervenuta la riduzione antropologica che Dio
provvidenzialmente operò col primo Giudizio universale
(Gn 3,9-24).
Essa tolse alla natura umana
il dono della scienza infusa e della immortalità corporale, rendendola
ignorante, crocifissa, nonché, a riguardo del corpo, natale e mortale, come
i mammiferi dell’inferiore regno animale (cfr.: Gn 3,16-24).
Non solo, ma
sono proprio la fragilità e l'ignoranza divenute proprie della natura umana
con la detta riduzione antropologica che ci consentono l'accesso alla
salvezza, ossia all'intimità trinitaria di Dio dentro Dio, in quanto non ci
rendono responsabili della separazione eterna da Dio causata dai peccati che
non sappiamo di commettere.
Per questo
il Signore Gesù ha detto per noi dalla croce: «Padre, perdona loro perché
non sanno quello che fanno».
Certo ci
sono i peccati che sappiamo di commettere, e di quelli bisogna pentirci, ma
ci sono anche quelli che sono forse più numerosi, che non sappiamo di
commettere finché non arriviamo alla perfezione divina di cui parla Gesù (Mt
5,48)
Osserviamo
che le prime parole di Gesù dalla croce sono rivolte a coloro che, pur
peccando, non sanno di peccare. Costoro vengono redenti come i peccatori che
sanno di peccare, ma che però si pentono: è il caso del crocifisso pentito
alla destra di Gesù, a cui il Signore dice le sue seconde parole: «Oggi
sarai con me nel Paradiso!», facendo di lui, un malvivente, la prima persona
che dopo il peccato e la caduta della Genesi hanno avuto accesso in Cielo.
Solo le terze parole di Gesù sono rivolte a Maria, l'espressione della
santità perfetta, ed a Giovanni espressione di coloro che si sono
incamminati e si incammineranno sul cammino di santità alla sequela di
Cristo e sotto l'egida di Maria.
Ma la
redenzione più pesante per Cristo fu quella che liberò automaticamente i
peccatori che non sanno di peccare, ossia i nemici inconsapevoli di Dio, del
vero Dio:
«Padre, perdonali
perché non sanno quello che fanno».
«Perdonare chi? Chi
sono costoro che pur peccando
non sanno di peccare. Oggi noi possiamo dare
una risposta per il passato affinché ci sia di aiuto per il presente.
Perdonare chi, quindi?
Perdonare
quali nemici?
Il
soldato nel palazzo di Caifa che schiaffeggiò il Signore; Pilato, l'uomo
politico che preferì condannare Dio per poter rimanere amico di Cesare;
Erode, che avvolse la Sapienza con il manto della stoltezza; i soldati che
innalzarono il Re dei re su di una croce, fra cielo e terra: Perdonarli?
perdonarli, perché?
Perché sanno quello che
fanno? No, perché non sanno quello che fanno. Se avessero
saputo quello che stavano facendo e tuttavia avessero persistito nel farlo,
se avessero saputo quale terribile crimine stavano commettendo condannato la
Vita a morte; se avessero saputo quale perversione della giustizia era stata
quella di aver scelto Barabba al posto di Cristo; se avessero saputo che
crudeltà era quella di prendere quei piedi, che avevano camminato sulle
colline eterne, per inchiodarle su di un albero; se solo avessero saputo ciò
che stavano facendo e tuttavia avessero persistito nel farlo, incuranti del
fatto di sapere che quel sangue che stavano versando poteva redimerli, non
sarebbero mai stati salvati!
Perché?
Perché se non fossero stati ignari di quanto terribile fosse quell'azione
che stavano commettendo, crocifiggere il Cristo, sarebbero stati dannati
eternamente! E’ solo grazie alla loro in consapevolezza della gravità del
crimine che stavano commettendo che poterono rientrare nell'ambito di coloro
che udirono quelle parole dalla croce:
«Padre, perdonali, perché non sanno quello
che fanno!» (v.: Fulton J.
Sheen. “Le ultime
sette parole”- Ed San Paolo, pag 13-14).
Non è la conoscenza che
salva i nemici di Dio, perché se essi fossero consapevoli di farlo
bestemmierebbero contro lo Spirito Santo, lo Spirito di Verità, che è la
terza Persona divina della Trinità, e non avrebbero più alcuna possibilità
di salvarsi già da questo mondo.
È questo il motivo per cui
non vi è redenzione per gli angeli caduti; quei grandi spiriti capeggiati
dal «portatore della luce», Lucifero, dotato di una intelligenza tale che la
nostra, comparata alla Sua, sembrerebbe quella di un bambino, conoscevano
così chiaramente le conseguenze di ogni loro decisione, tanto quanto noi
sappiamo che due più due fa quattro. Il prendere una decisione era per loro
una cosa irrevocabile; non vi era nessuna possibilità di tornare indietro,
per questo per gli angeli non vi può essere redenzione. Poiché sapevano ciò
che facevano furono esclusi dal numero di coloro che poterono ascoltare il
grido di perdono che veniva della croce:
«Padre, perdona loro, perché non sanno quello
che fanno».
Quindi, se mentre si vive ancora in questo mondo – sia pure
dopo l’incarnazione redentrice e salvifica di Cristo - fosse
- di colpo -
restituita alla natura umana l’immortalità corporale (insieme alla scienza
infusa ed agli altri doni genesiaci), l’uomo
sicuramente perderebbe non solo la possibilità di esercizio del libero
arbitrio per l’imperversare non più calmierata dell’inclinazione congenita
al male della superbia, ma perderebbe pure il gran vantaggio dell’ignoranza
salvifica e rimarrebbe con satana nel determinismo a peccare discendente
dall’inclinazione congenita al male
(alla superbia) ereditata dal peccato
originale.
Perciò il dolore, tutto il
dolore di questo mondo
conseguente alla riduzione antropologica del primo Giudizio universale
(quello di cui in Gn 3,16-21) e proprio della fragilità della natura umana
caduta (Gn
3,16-21 = ignoranza, malattia, morte corporea)
non può essere tolto se prima l'ultima
pecora smarrita delle 99 già poste in salvo non venga anch'essa salvata col
tempo che le è necessario per poter liberamente accogliere i frutti della
redenzione salvifica dell'Agnello di Dio che anche per lei si è sacrificato.
Il vero Dio infatti non vuole che neanche
una delle Sue pecore si perda in eterno perché le è venuto a mancare il
tempo per potersi pentire dei suoi peccati che sono di ostacolo alla
conversione
(Mt 18-12-14).
Ma qualcuno potrebbe
dire: “Come mai allora Gesù non ha decretato la fine di questo mondo per
quello della nuova Creazione subito dopo aver vittoriosamente adempiuto, con
la Sua Resurrezione ed ascensione al Padre, alla Sua missione redentrice e
salvifica?”
Perché anche così i
pericoli di perdizione eterna per le anime non sarebbero diminuite.
Come facciamo a dire
questo?
Non è difficile. Chi, infatti tra le generazioni coeve alla
resurrezione del Cristo era pronto ad essere assunto in Cielo in anima e
corpo trasfigurato come Maria alla fine del corso della sua vita terrena?
Nessuno
– è evidente.
Lo si può agevolmente constatare e lo dice Gesù stesso non solo per gli
scribi ed i farisei ma per intere Città (Cafarnao, Betsaida, Corazin: Mt
11,20-24; Lc 10,13-15, ad esempio, ma anche Gerusalemme: Mt 23,37; Lc 21,24)
e per le generazioni a Lui contemporanee, definite malvagie ed adultere (Mt
12,39).
E non solo tra questi gruppi
c’era qualcuno trovato pronto a salire in Cielo anche col corpo, come Maria
– ma neanche tra i discepoli più vicini a Cristo - tra cui Giovanni - ce
n’erano di questi.
Soltanto quando – e lo sa
solo Dio – il Suo sguardo universale vedrà che in questo mondo non c'è più
alcun essere umano da salvare, né in Purgatorio alcun essere umano da
purificare, allora, questo mondo, assieme al Purgatorio, finirà per un nuovo
mondo di una nuova creazione che sarà iscritto per sempre nell'intimità
trinitaria di Dio. Ossia nella pienezza del Suo Regno, che sarà abitato da
tutti coloro che avendo potuto accogliere la Sua redenzione salvifica
risorgeranno alla potenza adamitica originaria, siccome rifatti pienamente
ad immagine e somiglianza di Cristo risorto al terzo giorno.
Quindi gli uomini del
tempo di Gesù avevano bisogno di tempo non solo per porsi alla sequela di
Gesù come i Suoi discepoli, ma anche per non morire nei loro peccati e
perdere per sempre i frutti della redenzione salvifica di Cristo da cogliere
comunque nell’eternità divina dell’Aldilà, al trapasso da questo mondo a
Dio.
Gesù
- che aveva chiaramente ante-visto e predetto tutto questo (Gv
16,31-32) che poi si verificò puntualmente tra la Sua morte e la Sua
resurrezione (vedi Pietro, vedi Cleofa, vedi Tommaso, vedi il
rimprovero che Gesù rivolse ai Suoi stessi intimi che chiamò tardi di
comprendonio e duri di cuore perché non avevano voluto credere al miracolo
della Sua resurrezione benché esso fosse stato confermato da segni
indubitabili e testimoniato da persone degne della massima fiducia..)
- si guardò bene dal decretare la fine del mondo
subito dopo la Sua resurrezione, perché moltissimi sarebbero morti nei loro
peccati e si sarebbero perduti per sempre in mancanza di tempo per pentirsi
Ecco perché - prima della Sua venuta finale con
la resurrezione universale e la fine di questo mondo per quello della nuova
creazione - la scelta fu quella di mandare i Suoi Apostoli per il
mondo a convertire il mondo cominciando dagli Ebrei.
Ma se l’Agnello di Dio non toglie subito e
finché dura questo mondo il dolore del mondo, Egli però toglie
subito molto di più: toglie i peccati del mondo, (Gv 1,29)
annientando gratis, per consentire la Vita eterna, sia le colpe dei peccati
che le conseguenze di scissione altrimenti eterna da Dio che essi provocano.
Detto questo, possiamo ora
procedere nella nostra Storia rilevando che, mentre con l'apertura del Cielo
nell'eternità divina dell'Aldilà la prima parte dei frutti
della redenzione salvifica del Cristo, quella riguardante l'anima, si è già
verificata e continua a verificarsi, l'ultima parte, invece,
quella riguardante la resurrezione del corpo, con la sola eccezione di Maria
ed ovviamente di Gesù, si deve ancora verificare per l'intera umanità. Anche
se - dopo Cristo - tutto quello che abbiamo appena sopra riassunto non
riguarda semplicemente la vita che dopo la morte terrena l'essere umano è
destinato a vivere nell'eternità dell'aldilà, ma riguarda - in
qualche modo, di cui diremo – anche la vita dell’Aldiquà.
>
Come malgrado tutto si diventa veri cristiani vivendo felici fin da qua in
vista di esserlo pienamente nell’eternità divina dell’Aldilà.
La religione cristiana -
come fa notare Carlo Maria Martini - «attesta che l'eternità, la vita nuova,
vera e definitiva – Il Cielo aperto da Cristo col Suo Sacrificio d’Amore, l’eternità
divina dell’Aldilà - è già entrata con la Pasqua di resurrezione di Cristo
nella esperienza del cristiano ed è da lui vissuta qui e adesso nella
indistruttibilità dei gesti che egli pone - di fedeltà, di pace, di amore,
di perdono, di amicizia, di onestà, di libertà responsabile.
Sono gesti in cui, nel
tempo, l'uomo supera il tempo raggiungendo l'eternità, nella misura in cui
si affida alla vita e all'eternità del Crocifisso risorto che ha vinto la
morte».
«La
resurrezione di Gesù non è perciò soltanto ciò che ci attende dopo la morte,
ma è un fatto pasquale presente, che si attua giorno
dopo giorno in colui che crede che spera, che soffre che ama, che si lascia
guidare dalla Parola nel quotidiano per seguire Gesù da questo mondo al
Padre. Ogni volta che - imitando Cristo - prendiamo coraggiosamente
una decisione buona, eticamente rilevante, noi interiorizziamo l'eternità
grazie all'eternità di Gesù che è entrata in mezzo a noi. Possiamo allora
riscattare l'angoscia del tempo sapendo che i nostri atti di dedizione
cristiana hanno un valore definitivo, depositato nella pienezza del corpo
risorto di Cristo».
Pochi giorni
prima di morire ecco cosa in proposito ebbe a dire il santo Curato d’Ars: “Penso
spesso che anche se non ci fosse un’altra vita, sarebbe già una felicità
abbastanza grande l’amare Dio in questa, il servirlo ed il poter fare
qualcosa per la Sua gloria”.
L'obiettivo
finale del progetto trinitario sull’umanità ed il suo mondo trova quindi
conferma e garanzia di prova fin da questo mondo perché, dopo il
ritorno di Cristo risorto nel suo vero corpo al Padre e l'effusione
pentecostale dello Spirito-Dio di cui diremo, tale obiettivo - anche
se non del tutto pienamente - può comunque essere raggiunto fin da qua.
Da chi?
Questa caparra della
felicità eterna che nasce e si sviluppa fin da qua ma raggiunge la sua
pienezza nell'Assoluto del Regno trinitario di Dio dentro Dio – ossia
dell’eternità divina dell’Aldilà - è propria della "santità cristiana”.
Non è quindi
in questo mondo data per tutti ma solo per i Santi di Cristo,
per coloro cioè che Gesù Cristo risorto ed asceso al Padre chiama, con
il loro libero consenso, alla Sua sequela.
Dopo l’effusione
pentecostale dello Spirito Santo e l’istituzione della Sua Chiesa fondata
sopra la pietra di Pietro e la maternità spirituale di Maria, di cui diremo,
normalmente la chiamata di Cristo alla Sua
sequela per la santità dei chiamati Inizia sacramentalmente mediante
il Sacramento del Battesimo, che viene impartito anche ai
neonati.
All'inizio è la
corrispondenza alla fede nell'imitazione di Cristo di altri cristiani, per
questo detti "padrini" che opera nei bambini che vengono battezzati, come è
rivelato tra l’altro dall'episodio evangelico degli amici del “paralitico”,
la cui fiducia sui poteri divini di Cristo era tale da scoperchiare
addirittura il tetto della casa dove Gesù si trovava per calargli davanti su
una branda il loro amico paralitico affinché il Signore lo “miracolasse”.
Questi infatti - come
i bambini - non era da solo capace di giungere fino a Lui. Ed Egli
lo miracolò annientando i suoi peccati (la sua paralisi spirituale)
prima di annientare la sua paralisi fisica che gli impediva di "muoversi"
verso il Cristo (Mr 2,1-12).
In seguito, se il battezzato neonato -
divenuto capace di intendere e di volere - confermerà questa chiamata
battesimale con la Cresima del suo libero consenso, allora essa diventerà
operativa in lui mediante lo Spirito Santo che gli renderà possibile
l'imitazione di Cristo fino alla santità più avanzata. se egli però
persevererà con fiducia invincibile su questa Via di Verità e di Vita
(Gv
14,6).
In ogni caso
è sempre Gesù che prende l'iniziativa per chiamare all'incontro con Lui,
come è rivelato con l'episodio evangelico di Natanaele. È scritto appunto
che questi, chiamato da Filippo, "veniva incontro a Gesù". Ma in effetti
l'iniziativa parte sempre da Gesù. Prima infatti che Natanaele si
avvicinasse al Signore, Questi già lo conosceva, lo chiamava. L'amore di
Cristo ci precede, e ci conosce dal di dentro meglio di noi stessi. È questa
divina conoscenza dell'interiorità dell'uomo - di ogni uomo - che fa sì che
Natanaele scoprendosi profondamente conosciuto ed amato dal Signore,
professi la Sua Divinità: «Tu sei il Figlio di Dio». E Gesù,
nel confermare questa conoscenza di Sé, aggiunge che essa sarà testimoniata
da prove ancora maggiori di questa:
«In verità, in verità
vi dico: vedrete il Cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul
Figlio dell'uomo»
(Gv 1,47-51). Vale a dire: conoscerete gli effetti della missione redentrice
e salvifica dell'uomo-Dio che aprirà alle anime il Cielo, rimasto chiuso fin
dalla caduta originale (Gn 3,23-24) e darà lo Spirito Santo sulla terra
(Atti 1,8+2,1-21) per vincere satana e i suoi demoni. Costoro, precipitati
dal Cielo ove si mistificavano da déi falsi e bugiardi, sono caduti sulla
terra sotto forma di diaboliche idolatrie spirate da satana, il
principe delle tenebre e di questo mondo, finche esse non saranno scacciate
via anche da questo mondo (cfr:: Ap 12,7-18).
Cristiani, cioè,
Santi di Cristo perciò non si nasce ma lo si diventa a
seguito della chiamata battesimale.
E questo perché
a causa del peccato originale, si viene congenitamente concepiti con l’inclin-azione
a peccare, ossia al male morale che è il peccato..
Diventare cristiani, santi
di Cristo, è un tesoro nascosto e ritrovato, una perla di inestimabile
valore. Certo un gran privilegio che non è solo per chi lo accoglie
liberamente ma per renderne partecipi anche coloro che non sanno cosa si
perdono restando fuori di Cristo:
E questo vale non solo per
l’eternità dell’Aldilà ma, come bene è stato osservato, anche per la
temporaneità quotidiana che viviamo nell’Aldiquà.
Leggendo i
Vangeli, ci si rende subito conto che la "chiamata", o vocazione, di Cristo
a seguirlo nel cammino di santità, non è un fatto puntuale, ma un processo
che si articola e comprende due aspetti fondamentali che
costituiscono come i due lati della stessa
moneta: il discepolato e l’apostolato
Durante il discepolato a
Cristo descritto nei Vangeli è preponderante la
conoscenza di Chi è Gesù Cristo.
Conoscenza che Egli stesso
fornisce di Sé dimostrando di essere il vero – e
quindi l’unico - Dio in Tre divine Persone, oltre che - altrettanto
evidentemente – anche uomo.
Tale evidenza è dimostrata
con molte prove (cfr.: Atti 1,3) che sono costituite dai fatti miracolosi
(=teofanie cristologiche) che Egli compie e di cui abbiamo già parlato a
sufficienza nella prima parte di questa Storia cristo-centrica della
Salvezza, quella che all’inizio tratta della teologia della conoscenza.
Durante l’apprendistato
discepolare si comprende anche qual è la missione che l’uomo-Dio compie dopo
essersi incarnato dalla semprevergine Madre Maria che Egli si è scelto per
farsi uomo nascendo da Lei in questo mondo:
Egli si è incarnato
per redimere con la sua passione vicaria (soprattutto quella
“nascosta” della Sua discesa vittoriosa agli inferi fino all’imo
dell’inferno) e salvare con la Sua Resurrezione ed Ascensione
al Padre, il genere umano con tutto il mondo da lui
ricapitolato.
Possiamo ben
dire che più si conosce Cristo più Lo si ama, e più Lo si ama più Egli si
fa conoscere in tutta la Sua Sapienza ed onnipotenza.
L’aspetto più importante
comunque della conoscenza che il discepolo deve avere di Gesù – e cioè che
Egli oltre che uomo è certamente anche Dio - viene attestato al Giordano
mediante la teofania (=miracolo) dello Spirito Santo (sceso su Gesù in forma
come di colomba) e mediante la teofania (=miracolo) del Padre che parla con
parole comprensibili all’uomo e dice di Gesù:
«Tu sei il mio amato
Figlio
(ossia: Tu sei Dio in quanto mio Figlio naturale da sempre ed
anche adesso che per fare la mia Volontà ti sei fatto uomo), nel Quale
mi sono compiaciuto» (Mt 3,16-17; Mr 1,10-11; Lc 3, 21-22; Gv
1,31-34).
Si potrebbe dire che lo scopo fondamentale
della narrazione evangelica è quello di riportare i fatti che dimostrano per
teofania (=miracolo in senso proprio) la Divinità delle tre Persone divine
che è propria del vero – e quindi unico e solo Dio. Soprattutto la Divinità
di Gesù Cristo,
su cui
poggia tutto ciò che di fondamentale ed essenziale ci riguarda.
Intendiamo riferirci alla Speranza cristiana di
un futuro radioso oltre questa vita per l’apertura de Cieli all’umanità che
Gesù Cristo ha realizzato per noi gratuitamente pagando di Persona alla Sua
Giustizia (altrimenti ingiusta = permissiva) il prezzo misericordioso di
tale Sua ineffabile liberalità.
Speranza cristiana che è
certa
perché è certamente Dio Colui che ne ha promesso all’uomo il
contenuto.
Speranza cristiana per l’altro mondo che è
però
anche fede per questo mondo,
ossia
certa
fiducia che la Parola di Cristo - che continua
a dimostrare in modo certo di essere l’unico vero Dio – ed è quindi
massimamente affidabile - si adempirà sopra
tutto e malgrado tutto.
E si adempirà anche per quanto concerne la
possibilità dell’imitazione persino miracolosa della Sua Vita (v.: Lc
1,45, per quanto riguarda Maria e Gv 14,12-14, per quanto riguarda noi).
Non è
possibile dubitare di questo soprattutto se si tiene presente che il
miracolo, col quale il vero Dio si dimostra immanente nella storia
dell'umanità supera con i fatti il principio fondamentale della scienza
naturale, vale a dire che in natura "nulla si crea e nulla si distrugge, ma
tutto si trasforma".
Ebbene
abbiamo mostrato che il vero Dio con il miracolo fa esistere dal nulla ciò
che non esiste e riporta nel nulla ciò che esiste.
Dunque, il
vero Dio è Signore dell'esistenza, ossia di ciò che chiamiamo realtà: è
questa l'onnipotenza e Cristo dimostra di essere onnipotente. Egli può fare
dal nulla infiniti mondi ed annientarne nel nulla altrettanti….
Possiamo a
questo punto nutrire il minimo dubbio che Egli non sia in grado di adempiere
alle promesse circa la nostra resurrezione finale e la nostra vita
felicemente immortale in quel nuovo mondo della nuova creazione che
sostituirà la valle di lacrime di questo ancora esistente?
E come possiamo
mancare di fede nella Sua promessa secondo la quale se cerchiamo di imitare
la Sua Vita in questo mondo verremo dallo Spirito Santo ri-generati in figli
di Dio per poterlo fare fino al punto di fare nel Suo Nome le Sue stesse
opere miracolose, ed anche di più grandi, dopo che Egli è asceso al Padre ed
ha inviato lo Spirito di Pentecoste?
Questa nostra Vita quindi dopo Cristo e
per Cristo non può più essere pensata come senza senso (ossia non è più
indifferente vivere in un modo piuttosto che in un altro),
né
l’altra vita dopo questa finisce nel vuoto, ma nella pienezza della Divinità
partecipata:
Parola questa non di uomo, ma di Uno che dimostra con tutta
evidenza di essere il vero Dio.
Scrive in proposito il
nostro Papa Benedetto XVI: “Quanto sia stato determinante per la
consapevolezza dei primi cristiani (vedremo nell’ultimo capitolo
perché non anche per quelli di oggi e di ieri) l’aver ricevuto in
dono una speranza affidabile, si manifesta anche là dove viene messa
a confronto l’esistenza cristiana (quaggiù) con
la Vita prima della fede e con la situazione dei seguaci di altre
religioni.”
Durante la fase di
discepolato, che fa parte della sequela di Cristo sulla Via della Santità,
il discepolo apprende anche in che consiste la
Vita terrena del Maestro e quali sono i Suoi insegnamenti.
Si tratta del «Venite
e vedrete», di cui in Gv 1,39, o del «Vieni e vedi» di
cui al seguente versetto 46.
Concludendo, durante questa
prima fase del processo di santità cristiana che fa parte della sequela di
Cristo e che di norma inizia col Sacramento del Battesimo dei neonati,
quindi della Cresima degli adulti, il discepolo apprende che veramente
Gesù Cristo dimostra di essere Dio – il vero Dio.
Egli è quindi il vero
Assoluto – L’Assoluto in un ambito essenziale per il genere umano che è
quello esistenziale.
Bisogna perciò chiamarsi
fuori, in questo ambito prioritario e fondamentale dell’Esistenza, da
qualsiasi relativismo religioso e da ogni convincimento diversamente
gnostico od agnostico che sia.
Ma anche fuori da ogni
intolleranza religiosa favorita da questa certa conoscenza rivelata
della Verità suprema dell’Esistenza
A questa prima fase di
apprendimento conoscitivo, che abbiamo detto propria del discepolato,
segue la seconda (ed ultima) fase propria dell'apostolato:
della missione cristiana cioè del discepolo maturo.
Se per il discepolato
prevale l’aspetto conoscitivo, per l’apostolato prevale
piuttosto quello operativo.
Ma
non si tratta di opere che possono essere compiute senza che il livello
antropologico caduto della dimensione d’esistenza di questo mondo non
venga da Dio elevato ad immagine e somiglianza di quello dell’uomo-Dio, Gesù
Cristo.
Mentre cioè per la fase del discepolato bastano le normali
capacità di apprendimento comuni al livello antropologico caduto della
natura umana di questa dimensione di esistenza del mondo
(
anche un bambino può per esempio capire
con il retto catechismo che Gesù Cristo dimostra di essere Dio perché è più
forte del demonio
(Lc
11,21-22)
per imitare Cristo con l’apostolato, invece, tali normali capacità
antropologiche non bastano più…
Va comunque premesso
che così come è avvenuto per la prima fase del processo di santificazione
cristiana propria del discepolato cognitivo (Lc 3,21-22), anche la seconda
fase dello stesso processo, quella dell'apostolato operativo, viene sempre
inaugurata e sintetizzata da Dio-Padre (Mt 17,5..).
E’ sempre Lui infatti che – questa volta sul Monte (Tabor=
ascesi) - durante la trasfigurazione del Figlio, non si limita a dire
soltanto: «Questi è l'amato mio Figlio(Dio) del
Quale mi compiaccio»
come al Giordano (Lc 3,21-22), ma aggiunge:
«Ascoltatelo!»
(Mt 17,5...etc.),
che, in
altri termini, vuol dire: «Fate la Sua
Volontà!»
E poiché la Volontà di Cristo è quella di essere seguito (Gv
21,22), ossia imitato, la raccomandazione del Padre vuol dire:
“Imitatelo!”
Per questo Cristo si è fatto con l’esemplarità della Sua Vita
religiosa sulla Terra “Causa esemplare di
imitazione.”
In altri termini, il Regno
di Cristo in questo mondo, ossia il Suo modo di esistere in esso, Cristo
stesso, può essere rivissuto dai Suoi discepoli che diventano così apostoli
soltanto se costoro, dopo esser nati come sono nati, e dopo aver conosciuto
e contemplato Gesù quale Dio-Figlio di Dio fattosi uomo per noi nello
Spirito Santo (Lc 3,21-22) ri-nascono dall'Alto,
quali figli adottivi di Dio, fratelli di Cristo, rifatti da
Dio ad immagine e somiglianza dell'uomo-Dio.
E questo perché Gesù
Cristo, oltre che uomo, di livello antropologico adamitico ante peccato
originale, è, soprattutto, anche Dio.
Questo vuol dire che Dio deve procedere ad
un atto di nuova creazione dal nulla della natura umana di
colui che deve in questo mondo imitare Cristo per rendergli possibile tale
altrimenti impossibile imitazione
(cfr., tra l'altro: Mt 19,23-30).
Questa metamorfosi che, come
vedremo meglio, ci trasforma in figli di Dio ad immagine e somiglianza del
Figlio di Dio fin da quì, non annienta
ciononostante la continuità di coscienza dell’io individuale della persona
umana, né la sua libertà
Questa nuova creazione per
ri-generazione della Persona umana - che la rende capace di Dio ossia di
imitare la santità della Vita terrena di Cristo fin da qua - avviene
- come vedremo ancora meglio in seguito - ad
opera della terza Persona divina della Trinità che è Dio, uguale al Padre ed
al Figlio, ma distinto dal Padre e dal Figlio.
Tutti i battezzati quindi
nel Nome di Dio (Padre), di Dio (Figlio) e di Dio (Spirito Santo), le tre
divine Persone di un unico e solo ma in Sé non solitario quantunque unico
vero Dio, possono raggiungere fin da questo mondo la Santità di
Cristo, che, agli occhi del “mondo” (che vogliono però restare
chiusi in esso), appare impossibile da raggiungere (cfr.: Mt
19,21-30)
Lo Spirito Santo è perciò il
dono inestimabile di grazia, che, come abbiamo già visto, Cristo ha meritato
al genere umano, e, in modo speciale, a coloro che Egli chiama col
Battesimo cristiano e gli altri Sacramenti alla Sua sequela.
Ma, occorre a questo punto
chiedersi:
Fa tutto Dio nella
ri-generazione apostolica od è anche necessario, che in questo processo di
nuova creazione per rigenerazione del genere umano in ogni uomo, ci sia il
coinvolgimento di ciascun chiamato alla sequela di Cristo? E se si, in quale
misura?
È ovvio che trattandosi di
opera sovrannaturale che fa dal nulla una realtà esistenziale prima
inesistente è l’onnipotenza d’amore di Dio detta come vedremo “Carità” che
fa il 100% perché, da un lato, annienta nel nulla la realtà
esistenziale del peccato, dall'altro, rifà dal nulla
(ovviamente senza annientare nel nulla l’io personale) - vale
a dire ri-genera – l’essere umano, per cui il ri-generato è sì del tutto
nuovo ma, nel contempo, è sempre lo stesso essere umano rifatto ad immagine
e somiglianza dell'uomo-Dio.
Diventare veri Apostoli
di Cristo NON è quindi frutto dell’abilità e degli sforzi umani, ma è dono
dell’onnipotenza redentrice e salvifica di Cristo.
Purtuttavia, se è vero che
Dio fa il 100%, è pure vero però che senza il consenso e la libera
collaborazione umana nulla avviene in questo mondo di tale felicissima
metamorfosi.
Non per nulla Gesù lamenta
che i figli della Luce – ossia coloro che Lo seguono (cfr
Gv12,36) - non si impegnano nel farlo almeno quanto si impegnano
nell’amministrare i loro affari i figli di questo mondo (coloro cioè
che mettono al primo posto della vita i loro interessi) (Lc 16,8).
Vediamo comunque più
dettagliatamente come diventare cristiani imitando Cristo in questo mondo
per vivere felici fin da qua in vista di esserlo pienamente nell'eternità
divina dell'Aldilà.
> Cristo Causa esemplare di imitazione per
coloro che Egli chiama alla Sua Sequela. Che cos’è l’Amore di Carità. Ovvero
l’attitudine fondamentale della Capacità d’amare – o “Cuore” -
dell’uomo-Dio?
La rivelazione circa la peculiarità della Vita
terrena del Cristo - ossia del Suo modo divino di esistere o Regno di Dio -
che Gesù Cristo fa in relazione all’imitazione che dovranno fiduciosamente
farne i Suoi chiamati a seguirlo in questo mondo è da Lui stesso così
sintetizzata:
«Vi do un comandamento nuovo: che vi
amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi
gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se
avrete amore gli uni per gli altri» (Gv
13,34-35).
Dunque è come Cristo ci ha amati
– ossia sapere in che consiste l’attitudine fondamentale della Sua Capacità
d’amare - del Suo “Cuore” che caratterizza il Suo modo divino di esistere o
Regno di Dio – quello che i veri cristiani devono conoscere per sapere al
meglio come imitare Cristo.
La Capacità divina d’amare di Gesù Cristo con la
quale Egli ha amato il mondo e con la quale ognuna delle tre Persone divine
ama le altre Due dentro Dio è chiamata “Carità” (“Deus
caritas est: etimologicamente “carità” significa solo: “cosa
preziosa” e quindi: rara, “cara”, come la perla preziosa trovata dopo tanto
cercare o il tesoro nascosto in un campo e trovato per caso, per i quali si
spende tutto ciò che si ha pur di possederli).
E’ l’Amore di Carità ciò che
connota il modo d’esistere o Regno divino di esistenza dell’uomo Dio durante
la Sua Vita terrena: Vita terrena che è quella che i Suoi discepoli
devono imitare con la loro vita mentre vivono in questo mondo.
E’ allora l’Amore di “Carità”,
quello proprio della divina Capacità d’amare di Cristo, che bisogna vedere
in che consiste guardando a Cristo:
«Venite a me, voi tutti che siete
affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò –
dice in proposito il divino Maestro. Prendete il
mio gioco sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore,
e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt
11,28-29).
Ricordiamo che l’uomo-Dio è talmente umile
da non essere venuto in questo mondo per essere servito, ma per
servire e dare la Sua vita in riscatto per molti (Mt 20,28) ed
è talmente mite da non rispondere per come poteva a nessuno dei
tanti tentativi di ucciderlo durante il corso della Sua Vita terrena,
nemmeno a quello che si concluse infine con la Sua crocifissione.
L’immagine di Uno che - pur essendo, sapendo e
provando di essere Dio - lava i piedi ai Suoi seguaci come uno schiavo di
quei tempi al suo padrone - è semplicemente scioccante (cfr.:Gv
13,12-17).
Ma non solo: oltre che per la 1)
mitezza e 2) umiltà, la Capacità di amare di Dio, il Suo
Cuore misericordioso, durante tutta la Sua Vita terrena è connotato
anche per la Sua 3) bontà apportatrice di felicità,
per la Sua 4) provvidenza che è preveniente e presaga,
per la sua 5) gratuità che non si aspetta ricambio ed è
senza doppi fini, per la sua 6)
passione, che è intensa e bruciante come il ”fuoco” che purifica e
divora e per la sua 7) sincerità nemica di qualsivoglia
ipocrisia farisaica e di cui ci si può fidare ad occhi chiusi.
A riguardo della qualità della bontà va detto
che “buono” ha ormai perso il suo significato originario
afferente al verbo “beare”: ”sono beato” e “ti beo”, ti rendo cioè
beato = felice-fecondo (da “fio”= essere fatto (da dio))
(Mr 10,18+Lc 18,19).
Essere buono – fare il bene -
significa perciò essere e rendere felici. Cosa
che solo Dio può fare in pienezza quando redenti ed assunti in Dio vivremo –
prima in forma angelica e poi, ancora più perfettamente se fosse possibile
in forma corporea - l’infinita fecondità\felicità della Vita eterna ma
infinitamente sempre nuova di Dio.
Quando perciò si parla di Vangelo, ossia di
“buona” Novella non bisogna dissociare da questa parola il significato
sorgivo di “felice\feconda”, per cui diffondere il Vangelo (=la buona
Novella) significa annunciare Cristo che restituisce all’umanità la pienezza
della Sua felicità, dopo aver sottratto il genere umano alla
cattività diabolica, altrimenti eternamente irreversibile, di satana.
L’onnipotenza del
modo di esistere o Regno di Dio si connota perciò per
la Sua Capacità d’amare detta “Carità” (Deus charitas est)
che, a sua vota, si caratterizza per le suddette 7 qualità, e cioè per
la sua:
Bontà
(ricordiamo l’etimologia di
questa parola, e quindi, che Dio è Felicità che rende felici), mitezza,
umiltà (la beatitudine della “povertà” è l’umiltà), provvidenza,
gratuità, passione (ricordiamo la passione d’amore dell’uomo-Dio per
tutti gli esseri umani vivi e morti) e sincerità (Dio è Verità
assoluta, e quindi non può mentire: quello che promette quello è).
L’onnipotenza miracolosa del modo di esistere –
o Regno – di Dio, ossia di Gesù, che dimostra miracolosamente di essere il
vero Dio, è quindi essenzialmente connotata dalla Sua Capacità
d’amare dalle sette qualità, detta “Carità” (Deus Caritas est).
Ecco perché San Paolo – dopo
aver descritto alcune qualità salienti della Carità (1 Cor 13,4-7) – afferma
che essa non solo è da mettere al di sopra di tutto in quanto
costituisce l’essenza della perfezione divina (Col 3,12ss)
ma non avrà mai fine.
E non avrà mai fine nel
senso che chi in questo mondo cammina con Cristo vivrà
per sempre con Cristo nell’eternità divina dell’Aldilà, nella
pienezza stessa della Carità: nella Carità assoluta.
Situazione esistenziale
quest’ultima che viene variamente chiamata in altri modi che fanno però
tutti riferimento alla salvezza cristiana (=alla felicità infinita
della partecipazione alla Vita sempiterna di Dio dentro Dio, che cercheremo
di descrivere meglio più avanti). I modi più comuni di chiamarla
sono: “Cielo”, “Paradiso”, “Intimità trinitaria di Dio”, “Pienezza del Regno
di Dio dentro Dio”, “Riposo divino del settimo Giorno…etc.
A differenza dell’Amore di
“Carità”, invece – continua San Paolo - così non avverrà nella sempiternità
divina dell’Aldilà per quanto riguarda la fede, la speranza e gli altri
carismi cristiani che sono validi solo per la vita cristiana in questo
mondo, ma che nel mondo infinito di Dio - ovviamente – un volta che si entra
nella Sua perfezione assoluta, non avranno più motivo di esistere
perché “ubi major minor cessat” (cfr, per tutto:1Cor 13,8-13).
In conclusione: Ecco come in
atto il battezzato comincia a diventare realmente cristiano se egli
desidera fedelmente la imitare Cristo fin da questo
mondo, seguendo le ispirazioni interiori e le mozioni all’azione dello
Spirito Santo:
lo Spirito Santo che è Dio
ri-genererà - a seconda della corrispondenza di fede del battezzato –
l’attitudine fondamentale della capacità d’amare di questi in quella di
Cristo, trasformandolo in un altro cristo (=santo di Cristo=figlio
di Dio) e rendendogli così possibile di imitare Gesù Cristo che è Dio fin da
qua nell’ambito religioso dell’amore umano verso Dio, Suo Padre naturale,
verso la propria santità e verso il proprio prossimo…
Ripetiamo che nessuno può
imitare Cristo se non viene da Lui ri-generato in un altro cristo, in figlio
adottato di Dio. La religione cristiana determina nel battezzato\discepolo
un trasformazione antropologica che incide nella sua stessa natura che, per
le conseguenze congenite del peccato e delle riduzioni antropologiche d’orogine,
è quella che è.
“Io sto alla porta del
vostro cuore e busso - dice Gesù - se
qualcuno mi apre innesterò in lui lo Spirito-Dio in cui ci sono io ed il
Padre mio, e l’albero di olivastro che siete e che dà frutti che non servono
a niente, verrà innestato in un albero di vero ulivo che darà frutti
rigogliosi, abbondanti e richiesti da tutti…
L’importante è però –
insegna sempre Gesù - che l’olivastro ri-generato in buon ulivo
ricordi che lui ha dato solo il suo fiducioso consenso all’innesto e che la
trasformazione non è opera sua, ma di Dio.
Altrimenti, se ritenesse di
essersi rifatto tutto da sé separandosi dalla nuova linfa - allora la
linfa dello Spirito che incrementa la nuova vita dell’albero
smetterebbe dal farlo…l’ulivo si seccherebbe, diventerebbe solo buono per
il fuoco (cfr.: Gv 15,5-7 in relazione anche a Mt3,10).
E la sua rovina - per la presenza dello spirito diabolico di satana,
della sua capacità egolatrica di amare (= è questo il fuoco dell’inferno)
- sarebbe più grande di quella che gli sarebbe potuta capitare se fosse
rimasto olivastro (cfr.: Mt 12,43-45).
Dunque –
insegna san Paolo: Non è impossibile all’onnipotenza di Dio che fa la
realtà dell’esistenza dal nulla “farci cambiare di albero”
mediante il Suo divino innesto che è lo
Spirito-Dio.
Ma sta però a noi
rimanere in Lui e non farci farisei facendo finta che sia
tutto oro nostro quello che luce
e magari chiedendo in cambio un pagamento per condividere con gli altri
ciò che noi abbiamo ricevuto gratuitamente da Dio (cfr.: Mt 10.8)
La religione cristiana
perciò non è solo “non peccare”, non fare cioè il male morale – quello è il
presupposto – la religione cristiana implica la nostra fiduciosa volontà di
imitare Cristo nel Suo Amore di Carità ben sapendo che è Dio\Spirito che
rigenerando la natura post-adamitica della nostra capacità sviata d’amare ci
consente di poterlo fare.
E’ tenendo sempre umilmente
presente questo che lo Spirito ci rigenera fin da qua in quello che saremo
pienamente in Dio nell’eternità divina dell’Aldilà, Altrimenti lo Spirito si
ferma perché sa di farci più male che bene se dovesse proseguire a rifarci
simili a Cristo in crescita del nostro orgoglio.
Ma questo sempre in vista di
completare l’opera nell’eternità divina dell’Aldila (=Speranza) in modo tale
da consentirgli di poter partecipare per sempre alla fecondità infinita
della Vita sempiterna di Dio dentro Dio.
E che questo avverrà
certamente non può essere sfiorato da dubbio alcuno, molto semplicemente
perché è Parola di Uno che da 2000 anni a questa parte continua a dimostrare
con l’onnipotenza presente nel miracolo di essere il vero Dio e se si
considera anche il fatto che molti miracoli sono avvenuti ed avvengono in
questo mondo per intercessione di santi dell’altro mondo.
Dice
anche San Bernardo - il quale sulla qualità dell’Amore di Dio aveva
una certa pratica - che la misura della capacità
d’amare di Dio, l’Amore di Carità del Suo Cuore, è senza misura”.
Santa Teresa del Bambino
Gesù a riguardo della “Carità”, dell’Amore di Carità, lasciò scritto quanto
segue:
«La "Carità" mi dette la chiave della mia vocazione. Capii
che, se la Chiesa è un corpo composto da diverse membra, l'organo più
necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha un
Cuore, e che questo Cuore arde d'amore. Capii che soltanto l'Amore di
Carità fa agire le membra della Chiesa..... Capii che è l'Amore di Carità
che racchiude tutte le vocazioni, che la Carità è tutto, che abbraccia tutti
i tempi e tutti i luoghi in una parola che è eterna
Allora,
nell'eccesso della mia gioia delirante, esclamai: - Gesù, Amore mio, la mia
vocazione l'ho trovata finalmente, la mia vocazione è la Carità!
Sì, ho trovato il mio posto
nella Chiesa, e questo posto, Dio mio, me lo avete dato voi! Nel cuore della
Chiesa, mia madre, io sarò l'Amore. Così, sarò tutto... E il mio sogno sarà
attuato!» (MA 254).
Ciò posto, dobbiamo veder
adesso come Gesù Cristo applica tale divino Amore di carità
a quella fondamentale categoria del comportamento umano che
è propria della religiosità umana, portandola così a perfezione divina.
> Il comportamento religioso dell’umanità e
la divina Capacità d’amare dalle sette qualità, detta “Carità” (=Deus
caritas est).
Sono tre gli aspetti fondamentali del
comportamento religioso dell’essere umano, vissuti dall’Amore di
Carità e più o meno presenti nelle religioni di ogni tempo e di ogni luogo:
1) la “pietà”, nel senso
della pietas latina, 2) la“santità” 3) e
la “fraternità”.
La pietà
(dal latino "pietas") comprende tutto ciò che fa riferimento diretto
a Dio, all'amore per Lui (la fede e la speranza in Lui, la preghiera,
innanzitutto, la liturgia, i riti, i sacrifici… etc…etc…etc…), la
santità comprende tutti quei comportamenti di mortificazione o
distacco dall'avere, dal piacere e dal potere, che non devono costituire
idolatria al posto di Dio (come ancora non è chiaro nemmeno a 2000 anni da
Cristo) e la fraternità infine comprende tutti quei
comportamenti di solidarietà verso il prossimo posti in essere
reciprocamente tra gli esseri umani in imitazione di Dio che si manifesta
come misericordioso.
A tale triplice orientamento
del comportamento religioso si contrappone il comportamento profano
che è proprio dal mettere al primo posto non Dio, ma
l’ego dell’io (la superbia) con
riferimento all’avere, al piacere ed al potere.
Tale è lo spirito umano quand’è attaccato
all’avere (=vivere per diventare sempre più ricchi),
al piacere (vivere per “mangiare”: gola, sesso, droga…)
ed al potere (=vivere per dominare, per conseguire
successi che anche se grandi sono comunque sempre effimeri rispetto allo
sbocco eterno dell’esistenza, il cui esito felice o infelice si propizia con
riguardo al proprio comportamento cosciente tenuto in questo mondo. Che vale
– ammonisce Gesù – conquistare il mondo intero - come ad esempio un
Alessandro detto “Magno” (356- 323 aC) – se poi si perde per sempre la
propria esistenza?: Lc 9,25).
Dice Maria in proposito nel suo messaggio
dettato a Medjugorje il 25 gen. 2009:
“Desidero, Figliuoli
che ognuno di voi si innamori della Vita eterna che è il vostro futuro e che
tutte le cose terrene siano per voi un aiuto per
avvicinarvi a Dio Creatore
(“Creatore” è il vero Dio, ossia Colui che è capace di fare la realtà
– ossia l’intero esistente - dal nulla, e di riportarlo al nulla con un
semplice Atto di Volontà, così come ha fatto la Trinità nella Genesi e così
come ha fatto Cristo con i Suoi innumerevoli miracoli d’Amore che ha fatto,
fatto fare e continua a fare ed a far fare ai Suoi discepoli in questo mondo).
Io sono con voi – cosi a lungo – prosegue Maria - perché siete
sulla strada sbagliata (quella che Gesù chiama strada “larga”(Mt
7,13)). Soltanto con il mio aiuto, Figliuoli,
aprirete gli occhi, Ci sono tanti che, vivendo i miei messaggi, comprendono
che sono sulla strada della santità verso l’eternità. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata”
Costretti a sorvolare su
questa caratterizzazione tra comportamento religioso e profano,
diciamo subito che i tre orientamenti esistenziali che qualificano la
direzione dell’amore umano nel comportamento religioso: Dio, l’io ed
il prossimo, li ritroviamo per esempio in un Socrate
(469-399 aC).
Questo filosofo pagano – invocando Asclepio, il
dio greco della medicina - preferisce subire l’ingiusta condanna a morte
bevendo il veleno della cicuta piuttosto che mettersi in salvo violando la
legge che, seppure innocente, l’aveva comunque condannato a morte …
Un orientamento religioso
più vicino alla Verità rivelata lo ritroviamo per esempio in un
Platone (427-347 aC.), a cui si deve la concezione monoteistica di
Dio in superamento del politeismo pagano dell’Olimpo (=il monoteismo
platonico è però ancora imperfettamente inteso alla stregua di un monoteismo
monarchico e non trinitario, come poi si seppe alla luce dell’autorivelazione
di Cristo circa il vero Dio) …; lo ritroviamo in Aristotele
(388-322 aC.) che fonda la conoscenza umana sulla coincidenza tra la
verità del pensiero e la realtà dei fatti sperimentabili su cui tale verità
si fonda; concezione questa che prepara il realismo teologico dei fatti
miracolosi “quali segni certissimi, adatti all’intelligenza di tutti,
della divina Rivelazione” (Vat. I, sess. III, c. 5) …; ancor di più
lo ritroviamo nel poeta precristiano Virgilio, che aveva
poeticamente preannunciato l’avvento “necessario” di un “divino Fanciullo”
per la salvezza dell’umanità (non per nulla Dante nel suo gran Poema
teologico, “La Divina Commedia”, pone Virgilio a sua guida durante il
suo mistico viaggio nella trascendenza) …; lo ritroviamo
insomma nei più grandi filosofi, artisti, poeti e scienziati anche
precristiani.
La triplice valenza del comportamento religioso
(pietà, “santità” e fraternità) è presente in ogni tempo in tutte le
religioni dei popoli dell'umanità, anche se nel popolo ebraico essa presenta
un'approssimazione maggiore alla verità circa Dio (pietà), la propria
umanità (santità) ed il rapporto con gli altri (fraternità). Per questo
l'Unigenito sceglie di farsi uomo e nascere da una madre ebrea in un popolo
ebreo nel tempo e nei luoghi descritti nei Vangeli.
Se esaminiamo i contenuti della genuina
religiosità ebraica pre-cristiana in quelli che sono i 10 Comandamenti che
Dio consegnò a Mosè sulle tavole di pietra del Sinai, ed in ciò che la
sublimazione profetica ha positivizzato col “precetto” di amare Dio con
tutte le proprie forze ed il nostro prossimo come noi stessi”, ci
accorgiamo subito della presenza - sia pure più elevata - di queste tre
fondamentali categorie del vivere religioso: 1) amore
prioritario per Dio (=pietà), 2) distacco da qualsiasi forma
ego-versa di idolatria dell’avere, del piacere e del potere
(=”santità”) e 3) solidarietà col prossimo bisognoso
(fraternità).
Ma non è chi non veda la
superiore qualità della religiosità umana di Gesù sia a riguardo
del Padre (pietà), sia di Se stesso
(santità), sia degli altri (fraternità), in quanto
essa, nelle suddette tre direzioni, è connotata dalla Sua divina Capacità
d’amare – la Carità - di cui abbiamo detto.
A riguardo di
Dio-Padre
non si può non rivelare la grandiosità dell'amore che Gesù Gli dimostra e
che risulta evidente dalle intense e prolungate veglie di
colloquio\preghiera con Lui e dai riferimenti continui che Egli Gli rivolge
chiamandolo affettuosamente "papà” e facendo in tutto la Sua Volontà fino a
bere anche la feccia dell’amaro Calice (cfr.: Lc 22,42 + Gv 18,11).
Come non restare inoltre ammirati
di fronte
alla Sua precoce e straordinaria conoscenza del Padre (cf. Lc 2,41-49),
di fronte
al Suo zelo per il Tempio (cf.Gv 2,13-17);
di fronte
alla Sua
appassionata e lancinante preghiera anche notturna (Lc 6,12), specie quella
nell'orto degli ulivi durante la quale sudò addirittura sangue (Lc
22,43).....
L’intimità con il Padre nella Sua preghiera-colloquio è stata la forza di
Gesù durante tutto la sua Vita terrena: al Padre si rivolgeva – come abbiamo
detto - nelle lunghe veglie notturne, Lo invocava prima delle decisioni
importanti, come la scelta dei discepoli, e, nell'ultima cena, Lo
prega caldamente per l'unità dei cristiani,
ben prevedendo che il diavolo avrebbe seminato la zizzania tra coloro che
sarebbe riuscito a corrompere tra i Suoi discepoli.
E
poiché il mandato dei cristiani è quello di convertire se stessi per
convertire gli altri a Cristo, ne viene che la zizzania seminata da satana
in campo cristiano sarebbe stata la causa efficiente e preponderante del
ritardo in ordine alla diffusione del Regno di Cristo su tutta la terra.
Diffusione che è la prima condizione previa che deve verificarsi in questo
mondo per la Sua venuta finale.
Ancora nei riguardi del Padre:
Chi meglio di
Lui, ha realizzato nel corso della sua vita terrena la preghiera del "Padre
nostro", che Egli chiama sempre "Padre mio" e che - a richiesta - Egli ha
insegnato ai Suoi discepoli? Chi, infatti, meglio di Lui, ha santificato il
Nome del Padre e fatto la Sua Volontà, affinché il Suo Regno - che è anche
quello del Figlio - fosse esteso su tutta la terra? Soltanto le ultime due
domande di questa preghiera non sono applicabili a Cristo perché Egli non ha
alcun debito da farsi rimettere dal Padre, in quanto ha fatto solo la Sua
Volontà.
Nei riguardi di Se stesso
la religiosità superlativa di Gesù risulta evidente dal distacco che Egli
mostra di avere dalle cose di questo mondo con una specifica avversione al
peccato (ma non ai peccatori, che era venuto a redimere). La qualità della
Sua Santità risulta evidentissima da tutta la sua Vita descritta nei
Vangeli. Egli è il più povero dei poveri in tutti i sensi. C'è forse mai
stato al mondo qualcuno tra i fondatori di religioni o filosofie – Budda,
Confucio, Maometto - che sia nato in una stalla, sia vissuto come il più
povero tra i poveri per finire poi la Sua vita terrena innalzato su una
croce? Se c’è si faccia avanti e batta un colpo perché non se ne conosce
neppure uno!
La
sua assoluta santità si caratterizza da un distacco rigoroso e totale dai
beni di questo mondo, al punto tale da non avere nemmeno dove poggiare il
capo per dormire (Mt 8,20).
È Lui
l'Afflitto per eccellenza, Colui che ha fame e sete della giustizia,
l'Operatore di pace, il Perseguitato a causa della giustizia, Colui che è
stato insultato e vessato, e nei confronti del Quale, mentendo, è stato
detto ogni sorta di male (Mt 5,1-12).
È Lui
che porta ogni giorno la croce.
È Lui
l’eunuco per il Regno dei Cieli, Colui che si è affidato al Padre come un
bambino alla madre.
È Lui
il non-violento che offre l'altra guancia, il condiscendente che fa due
miglia con chi gli chiede di farne solo uno, che ci ammaestra sulle strade
di Emmaus del mondo.…
È Lui,
per la nostra imitazione, che lava i piedi ai discepoli ed insegna loro che
il più grande di tutti deve essere il servo di tutti (Mt 20,25-27).
Pur essendo
di natura divina, non considerò un tesoro geloso la Sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile
agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente
fino alla morte e alla morte di croce» (1Flp 2,5-8).
Nei riguardi del
prossimo
la
capacità d’amare di Gesù raggiunge livelli insuperabili.
Egli – che è Dio - non è venuto per essere servito ma per servire e dare la
Sua Vita in riscatto per tutti (Mt 20,28). Ecco con quale risposta, nel
mentre guariva miracolosamente molti da malattie, infermità, spiriti cattivi
e cecità, Egli stesso rimanda gli emissari del Battezzatore che gli
chiedevano conferma se era Lui il Messia o bisognava aspettarne un altro:
«Andate
e riferite a Giovanni ciò che avete visto ed udito: i ciechi riacquistano la
vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i
morti risuscitano, ai poveri è annunziata la felice nuova»
(Lc 7,20-22)
«È
quanto mai significativo – scrive Giovanni Paolo II – che
il prossimo
di Gesù sia costituito soprattutto dai poveri:
i privi di mezzi di sussistenza, coloro che sono privati dalla libertà, i
ciechi che non vedono la bellezza del creato, coloro che vivono
nell'afflizione del cuore, oppure soffrono a causa dell'ingiustizia sociale,
e infine i peccatori. Soprattutto nei riguardi di questo ultimi l'uomo-Dio
diviene un segno particolarmente leggibile di Dio che è Amore, diviene segno
del Padre».
IL PER-DONO
delle offese ricevute è l’aspetto più grandioso ed eclatante dell’amore
verso il prossimo, che fu eminentemente proprio dell’uomo-Dio, durante il
corso temporale della Sua Vita terrena, che Egli ha vissuto per l’imitazione
dei Suoi chiamati.
Sappiamo che
il peccato,
se
offende il prossimo, offende ANCHE Dio
(ricordiamo
l’omicidio a scopo di adulterio consumato da Davide contro il marito di
Betsabea, o quello a scopo di rapina consumato da Gezabele, moglie di Acab,
contro Nabot per rapinarlo della sua vigna a vantaggio del marito: 1Re
21,1-29)
per cui, offendere il prossimo equivale sempre ad offendere
Dio che ha creato l’uomo per sovrabbondanza d’amore onde renderlo
eternamente felice in Sé, e che, una volta caduto in mano a satana, lo ha
amato ancora a tal punto da mandare il Suo unigenito Figlio a farsi
appendere su di una croce pur di riscattarlo dall’eterno nemico Suo e degli
uomini che Egli ama.
Ne
consegue che non amare il prossimo vuol dire non amare ciò che Dio ama e
quindi non amare Dio come Dio vuole essere amato, anche se si pensa di
amarlo ed anche se il primo movimento dell’anima è quello di amare Dio.
Gesù è sempre
stato disposto - durante la Sua stessa Vita terrena – a perdonare
illimitatamente i peccati di coloro che Lo offendevano personalmente.
E’ Lui
infatti che perdona, non fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette
(Mt 18,21-35), ossia sempre, e, tanto più, se l’offensore si pente (Lc
17,4). È chiaro comunque che se il perdono dell’offesa ricevuta non incontra
il pentimento di chi l’offesa ha fatto, chi ha perdonato si è comportato da
cristiano ma chi non si è pentito è rimasto nel suo peccato.
Se rammentiamo
tutte le persecuzioni e tutti i tentativi di linciaggio
(a Nazareth, addirittura, avevano tentato di buttarlo giù dal dirupo del
paese)
che Gesù Cristo ha perdonato durante la Sua Vita pubblica
fino al gran tradimento di Giuda e alla crocifissione,
non possiamo non tener presente, nella imitazione della Sua Vita, di quanto
Egli abbia amato il Suo prossimo perdonando incondizionatamente ogni offesa
personale, anche il gran tradimento di Giuda:
“Amico – lo
chiama – con un bacio tradisci il Figlio dell’Uomo?”
(Lc 22,48).
Gran parte
dell'insegnamento evangelico parla della necessità di riconciliarsi con il
prossimo (Mt 5,21-26) e di perdonare (Mt 6,12. 14-15; Lc 6,36-38).
Gesù Cristo dunque – a secondo dello svolgersi
della Sua Vita terrena - ha vissuto l’Amore cristiano – o Amore di
Carità dalle sette qualità verso Dio-Padre (=”pietas”), verso la
propria santità (il proprio distacco dal mondo) e verso il prossimo
(=fraternità).
Dio – in altri termini – si auto-rivela in Gesù
Cristo con una Capacità di fare miracolosamente onnipotente e
con una Capacità d’amare - o Cuore – da cui promana un Amore
di Carità che si qualifica per la sua mitezza, umiltà, bontà,
provvidenza, gratuità, passione e sincerità, e che informa tutta la Sua Vita
di pietà, santità e fraternità. ossia tutta la Sua religiosità.
Le sette
qualità dell'Amore di carità, che è Amore cristiano (si tenga presente che
la parola "amore" non solo è molto usurata ma il suo significato culturale
comprende realtà negative e contrarie all’Amore cristiano o di carità....)
fanno di esso un Amore di
servizio, nel senso che amare cristianamente nella perfezione delle
sette suddette qualità implica servire Dio e il prossimo.
l'Amore
cristiano, o Amore di carità, è quindi un Amore di servizio,
che, al suo livello più alto, diventa Amore di auto-donazione
(Mr 10,42-44).
Così come ha rivelato il
Maestro divino quando ha detto di Sé che è venuto in questo mondo facendosi
uomo per servire - Egli che è Dio! - e non per essere
servito.
Ed è venuto a servire fino
al punto di donare in servizio tutto Se stesso senza riserve, dando la
Sua stessa Vita umano-divina per riscattare il genere umano.
E riscattarlo non solo dalla
sua schiavitù diabolica al peccato (Gn 3,1-8) e dalla sua riduzione
antropologica determinata dal primo Giudizio universale (Gn 3,16-24), ma,
soprattutto e principalmente, per divinizzare la natura umana
ri-generando ogni essere umano, che non se ne auto-escluda responsabilmente,
alla gloria originale (Gn 1,26-27. 31) onde poterlo finalmente
assumere nella felicità senza limiti dell'intimità trinitaria del Suo Regno
divino (medita su Mr 10,45).
Ecco il modo di vivere o
Regno di Dio dell’uomo-Dio sulla terra che Egli vuole sia imitato da
coloro che di generazione in generazione chiama alla Sua sequela,
ossia da tutti i battezzati che in questo mondo giungono alla capacità di
intendere e di liberamente volere.
, che non se ne auto-escluda responsabilmente,
Per vedere ora come Cristo dona la fede per far
nascere nei Suoi chiamati il desiderio di imitarlo, e quindi, lo Spirito
Santo-Dio per poter realizzare questa Sua imitazione, occorre parlare ancora
del miracolo inteso come teofania trinitaria. Vale a
dire come prova provata della realtà Trinitaria, o Tripersonale, che è
propria del vero e solo Dio, il Quale è tale non in senso monarchico
(=ebrei-musulmani) ma in senso trinitario, nel senso cioè che l’Essere
divino - l’Io-sono – è Uno in tre divine Persone uguali e distinte (=
monoteismo trinitario).
> L’incredulità e la credulità: Miracolo e
miracolismo, fede e fideismo.
Abbiamo già mostrato nella parte introduttiva
propria della teologia della conoscenza come si fa a capire che
Gesù Cristo è il vero Dio, ed abbiamo mostrato che è Lui stesso in quanto
tale l’unico che può provare di esserlo realmente come in effetti lo prova
mediante atti di onnipotenza (=auto-teofanie), chiamati “miracoli”, che solo
chi è veramente Dio può fare.
Diciamo perciò subito che i miracoli
non sono prova apologetica della Divinità di Gesù Cristo, come
si sente attualmente dire, ma ne costituiscono prova scientifica
evidente nel senso realistico che abbiamo mostrato e che è fuori da
ogni opinabilità più o meno filosoficamente “orpellata”, così come avviene
invece pur nelle rispettabilissime apologie di Cristo. Tertulliano, ad
esempio era stato un notissimo e brillante apologeta di Gesù (prima di
cadere nell’eresia montanista del prete Montano, un ex sacerdote pagano,
convertitosi al cristianesimo: 160 circa – 220 circa).
Certo, i miracoli propriamente intesi (ma
molti non sanno esattamente quello che sono realmente) non sono fatti
solo per dimostrare la Divinità di Gesù Cristo, ma – come abbiamo mostrato –
essi furono fatti pure dal Padre nell’antico Testamento, e li fa anche lo
Spirito Santo nel nuovo.
A seconda della Persona divina
da cui provengono perciò - si possono distinguere tre i tipi di fatti
miracolosi - o teofanie del Vero Dio, che è Uno e trino:
Miracoli “patrologici” se provengono dal
Padre, come di norma avveniva nel vecchio Testamento prima di Cristo (cfr.ad
esempio: Det 4,32-40; Gs 3,7-10a. 11. 13-17); miracoli “cristologici”
, se provengono dal Figlio come di norma avveniva durante Cristo; e miracoli
pneumatologici, se, come di norma dopo Cristo (=dopo l’effusione
pentecostale dello Spirito Santo-Dio; v.: soprattutto negli Atti degli
Apostoli), provengono dallo Spirito Santo-Dio.
Che poi appaia che gli
stessi miracoli li fanno anche i profeti del vecchio ed i santi del
nuovo,Testamento è solo perché - come abbiamo mostrato “ad abundantiam” – è
il vero Dio che li fa loro fare
Ciò premesso non si ha alcuna difficoltà a
riconoscere che i miracoli – oltre a dimostrare l’esistenza e la presenza
del Dio vero nella storia umana, ovvero la Sua immanenza vista nell’ambito
di ciò che più all’uomo importa – ossia la sua salvezza finale – abbiano
anche altre finalità intrinseche.
Finalità che possono essere di tipo
ecclesiologico, se vogliono suscitare una fede perseverante e ben riposta
nel fare la Volontà di Cristo; di tipo escatologico o finale, se vogliono
prefigurare ciò che sarà nella sua pienezza la liberazione divina della vita
umana quando questa sarà definitivamente liberata da satana (=peccato
originale) , dal peccato personale (= morte spirituale altrimenti eterna)
nonché dal dolore e dalla morte materiale
Che infine Gesù abbia adottato ogni cautela nel
pubblicizzare anzi tempo la sua personale onnipotenza d’amore propria dei
Suoi miracoli in relazione alla radicata ma falsa concezione del messia come
grande conquistatore politico propria della mentalità ebraica di allora,
ciò non depone certo per la secondarietà dei miracoli riguardo alla
dimostrazione che essi preliminarmente forniscono sulla provenienza divina
del loro Autore.
Se cosi non fosse in quale modo Gesù Cristo –
visibilmente un uomo sia pure di tipo antropologicamente superiore come
Adamo prima del peccato e della caduta originali - potrebbe pretendere di
essere adorato insieme al Padre in Spirito e Verità ?!
E come si potrebbe uscire dalla grande eresia
moderna circa il veleno diabolico del relativismo religioso, molto diffuso
anche in ambito cristiano e secondo cui una religione vale l’altra
perché tutte si basano sulla opinabilità di una fede che diventa fideismo
perché assume il significato di “conoscenza minore”. Una
conoscenza cioè di seconda categoria, opinabile perché non supportata da
alcuna certezza per cui uno creda pure quello che vuole e amen!
Va comunque precisato che i teologi
moderni di Cristo sono spinti a sottovalutare i miracoli quali
auto-dimostrazioni di Dio (Gesù dirà sono le mie opere miracolose
che insieme al Padre testimoniano per la mia Divinità()) ed a
sopravalutare la fede soprattutto perché non sanno che cosa sono veramente i
miracoli.
Se lo sapessero infatti dovrebbero rivalutare i
miracoli fuori da ogni miracolismo e ridimensionare la fede fuori da ogni
vano fideismo, perché se tutto è fede, niente è fede! Ma occorrerebbe
riscrivere tutto quello che – anche in buona fede – ma comunque erroneamente
– si è scritto intorno alla Rivelazione.
Bisogne partire dalla rivelazione biblica che
nessun essere umano può vedere Dio come Dio si vede in Sé se prima Dio -
fuori dalla dimensione d’esistenza di questo mondo - non lo eleva al Suo
livello, rendendolo capace della Sua visione beatifica, di come Egli
cioè si vede in Sè.
Per far sì allora che l'uomo possa seguire in
questo mondo la Volontà salvifica del vero Dio, che non vede,
il vero Dio altro mezzo non ha per dimostrare di essere tale che i miracoli.
I miracoli – come abbiamo già detto – sono fatti
visibili a tutti ma che niente e nessuno può fare se non solo Dio. Solo
l’onnipotenza di Dio può fare dal nulla ciò che non è ed annientare nel
nulla ciò che è.
Col fatto miracoloso infatti Dio fa
realmente esistere dal nulla ciò che non
esisteva e fa realmente desistere nel nulla ciò
esisteva.
Coerentemente a quanto sopra riproposto, ecco
cosa dice in proposito il Vangelo di Giovanni dopo il miracolo avvenuto alle
nozze di Cana di Galilea:
«Così Gesù diede inizio ai Suoi
miracoli in Cana di Galilea, manifestò la Sua Gloria (ossia la Sua Divinità,
la Sua divina onnipotenza) ed i Suoi discepoli credettero in Lui» (Gv 2,11).
Vogliamo qui confermare ancora quanto sopra
anche con l’analisi di un altro miracolo tratto dai Vangeli.
Dopo aver creato
miracolosamente dal nulla migliaia di pani e di pesci per sfamare una folla
numerosa che Lo aveva seguito ed ascoltato fino ad allora, Gesù, poco dopo,
apostrofa i Suoi discepoli chiamandoli “uomini di poca fede”
perché si preoccupavano eccessivamente del loro vettovagliamento dimostrando
di non aver capito il segno del miracolo appena fatto. Essi non
avevano infatti capito (allo stesso modo come non l’avevano
capito i farisei che Gli chiedevano un…”segno del Cielo”)
che quel miracolo dei pani e dei pesci che aveva loro fatto fare -
facendo si che distribuissero in sovrabbondanza alla folla affamata pani
e pesci che prima non erano mai esistiti - era
proprio quel Segno del Cielo che inutilmente scribi e farisei andavano
cercando (Mt 16,1-12).
Si trattava infatti di
una vera e propria auto-teofania,
di un fatto cioè
miracoloso che dimostrava, per la sua onnipotenza, la Divinità del Cristo
(nessuno infatti se non soltanto il vero Dio, come nell’origine del
mondo, può far esistere – come scrive anche San Paolo in Rom 4,17 - una
realtà prima inesistente, facendola dal nulla)
Il miracolo - come esattamente sosteneva la
scolastica medievale anche se con argomentazioni non del tutto condivisibili
- supera - ed è ovvio - le leggi stesse della natura umana, di
quella animale, di quella vegetale e di quella fisico-minerale che sono
proprie dei regni d’esistenza di questo mondo caduto (anche esse
fatte dal nulla da Dio).
E le supera nel loro principio fondamentale
secondo cui in Natura nulla si crea (=si fa dal nulla) e nulla si
annienta(=si annienta nel nulla). Principio sicuramente valido nel
naturale ma non nel sovrannaturale: quando – ad esempio – Gesù
cammina e fa camminare Pietro sulle acque tempestose, ciò che viene
temporaneamente annientata è la legge di gravità….,
Fondamentale è quindi per la religione
cristiana, finche esiste ancora questo mondo, che sia predicata come la
vera religione del vero Dio che tale si dimostra realmente di essere con i
miracoli che Egli fa e fa fare ai Suoi Santi (da non confondere con
i prodigi che - come abbiamo già mostrato - possono fare anche gli angeli ed
i demoni).
Gesù dunque facendo i segni che solo Dio può
fare e far fare (ossia i miracoli, intesa l’espressione in senso proprio)
vuole con essi dimostrare di essere Dio, con l’intento
di donare a coloro che Egli chiama alla Sua sequela una
fede sicura insieme al dono dello Spirito Santo per poterlo
effettivamente seguire.
Ecco perché quando i Suoi discepoli – malgrado i
Segni da Lui fatti – non capiscono che Lui è Dio per poter aver fede in Lui
in quanto capace di fare e di far loro fare gli stessi Segni miracolosi che
solo Dio può fare e far fare - come quando li manda in missione quasi nudi
(Mt 10,9) - allora li chiama “uomini di poca fede” (Mt 14,31;
17,18-20), o peggio, del tutto mancanti di fede in Lui che dimostra di
essere Dio (Mc 4,40).
Ed ecco perché si meraviglia della totale
mancanza di fede nei Suoi confronti (=incredulità) manifestata dai Suoi
paesani (Mt 13,58, Mc 6,4-6).
Al contrario si profonde in grandi lodi
circa la fede che dimostrano di avere in Lui in quanto Dio coloro che gli
chiedono di fare a loro beneficio miracoli che solo il vero Dio può fare (Mt
9,27-29; 5,25-34; 8,10. 13 ; Lc 5,20;
8,48; Gv 4,39-42..etc..)
In conclusione : la caratteristica esclusiva
della religione cristiana, il suo suggello di Verità assoluta nell’ordine
esistenziale, che è quello per l’uomo fondamentale, è che il vero Dio
prova visibilmente coi Suoi miracoli di essere tale in Gesù Cristo.
Tutto parte da qui come alle nozze di
Cana e come per la pesca miracolosa o taumaturgica
di Pietro (Lc 5,1-11) e tutto converge qui come per la
resurrezione ed ascensione in Cielo di Cristo.
L'etimologia della parola
"fede" deriva dal Sanscrito "Bad=Fad,
col significato di “fune”,
“legame”,
nel senso che la fune serve a legare ad unire due cose che altrimenti non lo
sarebbero: nel nostro caso, il discepolo di Cristo a Cristo, come il tralcio
alla madre-vite (G 15,4-5)..
La fede è
perciò una fune con la quale i veri adoratori del vero Dio si legano a
Cristo - conosciuto quale vero Dio –
per poterlo
adorare imitando la Sua Vita terrena per mezzo del dono dello Spirito
Santo(Dio),
di cui parleremo. (cfr Gv 4,22-24).
L’immagine che
potrebbe farci capire ancora meglio che
cos’è la Fede
Cristiana
potrebbe essere quella della
scalata di una
montagna in cordata per raggiungere il picco di una Vetta,
al di là della quale, si nutre la Speranza di una “visione beatifica”, mai
vista prima di allora,
che è Dio come Dio si vede in Sé stesso….
Appare allora
chiaro che - essendo Cristo il capo-cordata che conosce le meraviglie del
panorama oltre la Vetta e la strada più breve per raggiungerla - è Lui che
guida e tira su i componenti della cordata stessa lungo questa strada che
solo Lui conosce
(Io
sono la Via…(Gv 14,6))
in quanto solo Lui l’ha potuta aprire e percorrere per loro.
Senza di Lui
perciò i compagni di cordata resterebbero a terra senza poter fare niente
per il Cielo (“Senza di me non potete far niente”: Gv 15,5).
L’immagine della fune
che lega Gesù Cristo ai Suoi chiamati a seguirlo
ci fa capire che non sono
loro a trasformarsi in Cristo con le loro forze per poterlo imitare,
ma è Cristo (come vedremo mediante il Suo Santo Spirito)
che apre loro la strada che era sbarrata e li ”tira Su”. È
Cristo che fa tutto, ma lo fa, ovviamente, se i suoi compagni di cordata non
usano la fune per appendersi, o peggio per reciderla precipitando a valle,
ma collaborano all'azione del capo-cordata fino a raggiungere la Vetta.
Si capisce allora da questa
immagine qual è il rapporto fra fede ed opere, secondo
quanto rivela Cristo stesso, chiamando
per un aspetto
i suoi discepoli
"servi inutili"
(Lc 17,7-10) in quanto tutto ciò che li riguarda è opera della grazia di
Dio, mentre notifica loro, per un altro aspetto, che il Regno
di Dio - ossia la loro rigenerazione in veri cristiani fin da questo mondo
per quanto riguarda l'anima - non si consegue
senza il loro impegno, ossia prendendo la loro croce fino a dare la vita per
seguirlo.
Si capisce infatti perché – benché faccia tutto
Cristo – ci vuole una forte, libera corrispondenza al dono della fede per
poter imitare Cristo.
Ci vuole fede o – per meglio
dire - corrispondenza al dono della fede - perché per poter imitare Gesù
Cristo – occorre mettere tale imitazione al primo posto nella
gerarchia dei valori e delle priorità di questo mondo (“Cercate prima il
Regno di Dio – ammonisce Gesù – e tutto l’altro vi sarà dato in sovrappiù;
oppure: “chi ama il Padre o la madre più di me, non è degno di me (Mt 6,33))
Ci vuole soprattutto fede
perché, per poter imitare Gesù Cristo, bisogna superare gli ostacoli che
vi si frappongono a causa della nostra inclinazione naturale alla superbia
che è la causa di ogni peccato, a causa dei cattivi esempi
generalizzati del mondo che appare “normalmente patologico” nonché a causa
delle seduzioni diaboliche di satana, che “spingono gli uomini l’un conto
l’altro armati”.
Corrispondere alla fede in Cristo, che Cristo
stesso ci dona unitamente al Suo Santo Spirito, impegnandosi ad imitare
senza deroghe la Sua Vita significa perciò – come scrive il Santo curato
d’Ars – “preferire Dio a tutto, essere pronti a perdere il bene, l'onore,
la vita stessa piuttosto che offenderlo”.
“La vera fede in Dio e di amarlo a tal punto
da non amare niente al disopra di Lui, niente che sia incompatibile con lui,
niente che condivida con Lui il nostro cuore”.
“Se potessimo capire la felicità che abbiamo
di poter amare Dio, rimarremmo immobili, in estasi”.
Pochi giorni prima di morire disse: “Penso
spesso che anche se non ci fosse un'altra vita, sarebbe già una felicità
abbastanza grande di amare di Dio in questa, e servirlo e poter fare qualche
cosa per la Sua gloria”.
E’ questo perché è Lui in
comunione con il Padre e con lo Spirito che ci ha creati per Amore (di
Carità), e che, per lo stesso Amore, intende salvarci, ossia divinizzarci
onde farci partecipare alla felicità senza limiti dall'intimità trinitaria
della sua Vita eterna. È questo Egli ha fatto malgrado ha dovuto prima
redimerci dalla morte eterna del peccato e da quella provvisoria del corpo,
che hanno entrambe satana come causa prima di questo
disastro.
Come fa allora a non
scattare per l'uomo che conosce queste cose un grande, invincibile amore di
ricambio verso il vero Dio: un amore sempre più conformato al Suo Amore, che
è amore di carità, dalle sette qualità, che è e dona felicità (=
questo vuol dire etimologicamente “Bontà”: essere e dare gratuitamente
felicità).
Dunque, la conoscenza di
Cristo è la radice del vero amore verso di Lui, mentre il vero amore verso
di Lui è la radice della fede nel fare la Sua volontà ossia nell'imitare la
vita terrena che Egli ha vissuto proprio per questa imitazione.
E’ questo l'unico
scopo della vera vita in questo mondo: imitare Gesù Cristo.
Diventare e contribuire a
far diventare gli altri figli di Dio con il potere (della Carità) proprio
del Figlio di Dio (Gv 1,12-13) in vista di raggiungere la pienezza di questo
processo nell'eternità divina dell'aldilà. Per questo la Trinità ha creato
l’essere umano: per divinizzarlo mediante l'incarnazione ed assumerlo quindi
definitivamente in Dio pieno di Dio, passando purtroppo per la via della
redenzione dopo il peccato e la caduta originali.
«Il senso della
vita individuale e il compito della storia universale è e resta la
divinizzazione dell'uomo: «Dio si è fatto figlio dell'uomo, affinché l'uomo
potesse diventare figlio di Dio» (Sant’Ireneo)
Scrive Socci (op. cit, pag 314)
«Senza raggiungere Dio la Vita divina, l'esistenza terrena sarebbe assurda.
L'unico modo per vedere il volto di Dio, cioè per diventare divini, e
guardare Gesù («Chi vede me, vede il Padre»). È Cristo l'inizio del
Paradiso. L'unica via alla divinizzazione passando per la redenzione. Ed il
volto (terreno) di Gesù è il volto del crocifisso. E’ la sua croce che
permette di "salire"» (gratuitamente fino alla Sua resurrezione).
Oggi, che la fede nel vero Dio rappresenta,
anche da parte di coloro che scrivono libri in ambito cristiano, un
argomento molto dibattuto in un'epoca in cui l'uomo – malgrado le grandi
cadute e ricadute esistenziali - si è ormai convinto di potersi sostituire a
Dio, tuttavia, anche oggi, ad ognuno di noi è capitato, sta capitando o
capiterà, di venire nella vita sorpreso dalla tempesta, come ai discepoli
sul lago di Tiberiade (Mt 8,23-27..etc). E non è un caso che la fede entra
in sordina in questi frangenti, nei momenti in cui cioè veniamo assaliti dal
terrore e dalla paura, accorgendoci che – in realtà - non abbiamo davvero
nulla "sotto controllo", come invece pensavamo di avere (e questo
capita non solo agli individui ma anche ai popoli, come la Storia di Israele
dimostra). Ma Dio, che non ha mai perso la fiducia nei nostri
confronti, come invece possiamo aver fatto noi con Lui, ci fa sentire,
proprio in questi istanti, che non ha mai smesso di stringerci la mano e di
accompagnarci nel nostro viaggio.
E’ per questo
– pur potendoci considerare rispetto all’opera preponderante di Cristo dei
servi inutili - che Gesù afferma essere il Suo Regno dei Cieli a
disposizione
dei forti
(nella fede) sulla terra, ed i forti lo fanno proprio (Mt 11,12)
Dio (Gesù Cristo) -
scrive Sant'Agostino - non ci prospetta (non prospetta ai Suoi apostoli) di
fare cose impossibili, ma, mentre ce li prospetta, ci avvisa di fare quello
che possiamo e di domandare con fiducia nella preghiera
quello a cui le nostre forze non bastano; poi
(mediante lo Spirito Santo.
ndr) ci aiuta, affinché possiamo praticarlo (TCA. 2, p. 334).
Tra l’altro Il Signore non
permetterà mai che qualcosa di superiore alle forze del discepolo possa
impedirgli di seguirlo, fosse pure “questo qualcosa” la minaccia
diabolica della morte, perché allora lo Spirito lo eleverà fino a Lui a tal
punto da consentirgli di vincere e superare ciò che - secondo il livello
antropologico della dimensione d’esistenza di questo mondo, gli sarebbe
stato impossibile (Mt 19,26).
Non solo ma se fosse
indispensabile che la nostra corrispondenza al dono della fede per
comportarci come Cristo dovesse superare l’ostacolo di dover offrire questa
vita - che è comunque provvisoria come questo mondo - lo Spirito Santo
meritatoci da Cristo in conseguenza del compimento della Sua Missione
redentrice e salvifica ce ne darebbe la forza.
(Lc 12,4.
11,12; Mt 10,16-23; 23,34-35; 24,9-13; Mr 13,11-13; Gv 15,18-27; 16,1-4;
16,33).
Il percorso di santità
compiuto – ad esempio – da San Thomas Moore, che preferì essere
“giustiziato” piuttosto che tradire Cristo è altamente significativo per
comprendere l’ultima proposizione.
Se comunque esaminiamo
la morte
dei martiri per la fede,
ci accorgiamo facilmente della superiore, sovrannaturale serenità che
traspare da essi come
esperienza del superamento della morte terrena nella visione
reale ed anticipata di una vita oltre questa vita: una vita che, pur
conservando il martire la continuità di coscienza, gli consente di vivere,
per grazia divina, la pienezza della illimitata, ineffabile felicità
dell’Amore intratrinitario.
La descrizione del martirio
del primo martire della Storia della Salvezza dopo Cristo, S. Stefano,
insegna per tutti (At 6, 7-15 + 7,1-60).
«A chi crede
(= a chi rimane unito a Cristo per imitarlo) – come insegnano i Santi –
nulla è impossibile» (Mc 9,23). Quanta fede ebbe – per fare un
esempio - San Giovanni Bosco e quanti miracoli d’amore fece mentre
veniva ri-generato dallo Spirito-Dio ad immagine e somiglianza di Cristo.
Eppure, prossimo a morire, si rivolse umilmente questo rimprovero:
«Se io avessi avuto più fede, avrei fatto molto di più!»
In quest’ottica, Cristo
paragona il rapporto di fiducia – la fune – di chi rimane con Lui imitando
la Sua Vita a quella relazione vitale ed invisibile - come il
dono dello Spirito Santo - - che si instaura tra i tralci (=i
discepoli) e la vite (=Cristo stesso). Solo mantenendo
questo stretto legame simbiotico con Lui, che esclude ovviamente il peccato
paragonato al distaccarsi del tralcio dalla vite, i tralci potranno dare
quei frutti divini che son tipici della Madre\Vite. Altrimenti, se il
tralcio si distacca dalla vite (manca di fede nel seguire Cristo e si separa
dal Cristo col peccato) non porta frutto, per cui a nulla serve che ad
essere raccolto per essere gettato nel fuoco dell’inferno per sempre (Gv
15,1-6).
Il rapporto che passa
tra i tralci
(=coloro che Cristo chiama alla Sua sequela: in pratica tutti
coloro che hanno ricevuto e vissuto i sacramenti del Battesimo e della
Cresima) e la vite (= Cristo stesso) è un rapporto che
pervade tutti della stessa linfa vitale (=lo Spirito Santo\Dio, nel
modo che vedremo). Infatti – ribadisce Gesù - Se
rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete
(chiedete pure di essere rigenerati dallo Spirito in grandi,
miracolosi imitatori di Cristo) e vi sarà dato (cfr.: Lc
11,13). In questo è glorificato il Padre mio (=il vero Dio): che
portiate molto frutto e diventiate miei discepoli (=miei imitatori),
perché senza di me non potete far nulla (senza Cristo non c’è che
satana…il “massimo comune divisore” da Dio)».
Come è apparso chiaro da quello che abbiamo fino
a qui detto ciò che nell’imitazione di Cristo è impossibile all’uomo di
questo mondo gli diviene possibile con l’intervento di Dio-Spirto Santo (Mt
19,28)..
Gesù Cristo, risalendo al Padre dopo aver
compiuto la missione redentrice salvifica del genere umano per la quale
incarnandosi era disceso (Gv 17,4-5, non lascia orfani i suoi apostoli
rimasti nel mondo, ma manda loro in dono la sovrabbondanza dello Spirito
Santo che, rigenerandoli ad immagine e somiglianza di Cristo stesso, rende
la loro possibile di poterlo imitare.
> Il tempo della Storia della Salvezza che
viviamo è quello post-pentacostale dello Spirito Santo (Dio). Chi è, e come
opera lo Spirito Santo?
Quaranta giorni dopo la Sua resurrezione, Gesù -
che in tutto questo tempo era apparso vivo ai Suoi Apostoli con molte prove
(altro strepitoso miracolo anche questo: At 1,3 + 13,30-31) - nel salire al
Cielo, affidò ad essi la missione di predicare il Vangelo a tutte le genti
battezzandole nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e
promettendo loro per fare questo il dono dello Spirito Santo (At 1,8).
Poi, mentre li benediceva, si innalzò ed una
nube Lo sottrasse ai loro sguardi.
Dopo l’Ascensione, gli apostoli con altri
discepoli tornarono a Gerusalemme pregando il Padre ed il Figlio per
il dono dello Spirito Santo che Gesù aveva loro promesso.
Chi è lo Spirito Santo? È il Nome proprio della
terza Persona della Santissima Trinità. Egli ha, insieme con il Padre e il
Figlio, la stessa loro Natura divina: è cioè vero Dio.
Egli non è stato fatto dal
nulla, ossia creato, come gli uomini e gli angeli, né generato da sempre
come il Figlio, ma procede da sempre dal Padre e dal Figlio come da un solo
Principio, nel senso che il Figlio viene dal Padre per via di generazione,
mentre lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio per via di una stessa
sola emanazione ("spirazione").
Egli quindi, oltre che Persona
divina terza distinta, ma non separata, dalla prima (il Padre) e dalla
seconda (il Figlio), oltre che, cioè, Dio, è anche Vita sempiterna di Dio
nell'intimità trinitaria di Dio.
Sappiamo infatti che lo Spirito
Santo è prefigurato nella Genesi come l'Albero della Vita vera, la Vita per
antonomasia, quella di Dio, di cui in Gn 2,7. 9.
Dai frutti di questo Albero – posti al centro
del Giardino di Eden – l’essere umano poteva mangiare e vivere
sempre (cfr.. Gn 3,22\b).
Ricordiamo che col peccato d’origine e la caduta
dal primo mondo della Genesi in questo mondo a scartamento ridotto, Adamo ed
Eva persero lo Spirito Santo (Gn 3,22. 24), e, con loro, Lo perse tutto il
genere umano: da allora in poi fino alla nuova effusione
pentecostale di 2000 anni fa circa (At 2,1 e ss.) lo
Spirito Santo - meritatoci da Cristo - fu assente da questo
mondo, fatta soltanto eccezione per i Profeti ed i Patriarchi della antica
Alleanza.
Non solo ma dopo Pentecoste lo Spirito Santo è
-come abbiamo già mostrato da varie angolazioni -particolarmente presente ed
attivo nei santi di Cristo al fine di rigenerarli ad immagine e somiglianza
di Cristo per renderli capaci di poterlo imitare così come vuole il Padre
che ha la stessa Volontà del Figlio (Gv 14,26 + 15,26-27 + At 2,1-41...
ecc.). E tutto ciò perché i cristiani hanno degli scopi da raggiungere.
Scopi per quali Cristo li chiama alla Sua sequela mandandoli in missione
in questo mondo come il Padre ha mandato Lui, ivi compresa l’assoluzione dei
peccati che è propria di Dio (Gv 20,19-23).
La presenza preponderante dello
Spirito-Dio in questa terza ed ultima parte della Storia
cristocentrica della salvezza - che va dalla effusione
pentecostale dello Spirito stesso alla resurrezione
universale della carne con la fine futura di questo mondo
provvisorio per quello definitivo della nuova creazione – altro
fondamentalmente non fa che personalizzare in tutti coloro
che Cristo chiama direttamente o indirettamente alla Sua sequela, in pratica
in tutti i battezzati, la Persona del Cristo per come abbiamo mostrato
Egli si è fatto a questo proposito Causa esemplare della loro imitazione
con la carità della Sua vita religiosa di pietà, santità e fraternità.
E’ questo l’obbiettivo fondamentale a cui deve tendere
la preghiera di domanda: ad una più grande effusione di Spirito
Santo, di tipo pentecostale che ci permetterà di usare sicuramente al meglio
e di ben orientare tutti gli altri Doni che il Padre celeste è sempre
disposto a concedere ai Suoi Figli (Lc 11,5-13)
Non si può infatti imitare in
questo mondo Gesù Cristo che oltre che uomo è Dio senza - lo ripetiamo -
essere nuovamente generati dall’Alto - ossia da Acqua e da Spirito Santo (Gv
3,3. 5) - in figli di Dio per partecipazione (= per grazia) (cfr.:Gv
1,12-13) senza cioè essere rifatti, come abbiamo detto sopra, ad immagine e
somiglianza dell'uomo-Dio.
Si tratta di un vero e
proprio cambiamento della natura umana di questo mondo che senza
annientare l’io personale cambia la capacità umana d'amare (= il cuore
dell'anima umana) nella capacità divina (=trinitaria) di amare di Gesù
Cristo.
Solo così si potrà crescere in sapienza, età e
grazia davanti a Dio (=sinceramente, interiormente) ed agli uomini (=
esteriormente, visibilmente), come il Figlio di Dio e di Matria, Gesù Cristo
(Lc 2,52).
Se si ama così in questo mondo (cfr.:Gv
15,10-13), allora «tutto quello che si chiede al Padre nel Nome di
Gesù Cristo (che è Dio), il Padre (che è Dio) lo
concederà» (Gv 15,16).
La Persona divina dello Spirito Santo è dunque
Colui che personalizza nel mondo l’immagine del Cristo nei Suoi
discepoli\apostoli, rigenerandoli a Sua immagine e somiglianza a
seconda della loro corrispondenza di fede nella Sua imitazione.
Lo Spirito Santo è anche rivelato come "Paraclito",
ossia con un consolatore invisibile dell'uomo in difficoltà nell'imitazione
di Cristo, così come Cristo lo fu visibilmente per i Suoi discepoli storici
(Gv 14,6).
Conferendo loro il potere
- che appresso a Cristo è potere di onnipotenza - di diventare
figli di Dio (Gv 1,12), lo Spirito Santo fa in modo che
i cristiani possano miracolosamente guarire gli infermi,
risuscitare i morti, sanare i lebbrosi, e soprattutto cacciare i
demoni, che sono in possesso di poteri preternaturali, andando per il
mondo senza procurarsi oro, né argento, né moneta di rame, né bisaccia da
viaggio, nei due tuniche, né sandali, né bastone…» (Mt 10,5-10).
Sono questi i Suoi veri missionari nel mondo
Il potere sovrannaturale dei figli di Dio
ri-fatti ad immagine e somiglianza del Figlio di Dio - implica – tra
l’altro – anche quello di “camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e
sopra ogni potenza del nemico (=di satana), senza che nulla
possa recare danno” (neanche le sofferenze più acute e la paura di
venire assassinati).. Occorre però ricordare di non
rallegrarsi di poter vincere satana nel Nome di Cristo, ma di rallegrarsi
piuttosto di avere i propri nomi scritti in Cielo (Lc 10,17-20).
Lo Spirito Santo ha anche l'importante funzione
di insegnare ai cristiani ogni cosa ricordando loro (=
"ri-cor-dare" = "riportare al cuore") tutto ciò che Cristo ha detto
(e fatto) durante il corso della Sua Vita terrena (Gv
14,16).
.
Ecco sullo
Spirito santo-Dio la testimonianza di San Paolo che ne scrive ai Corinzi:
«Io
venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; la mia
parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza
umana, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma
sulla manifestazione dello Spirito e della Sua potenza»
(1Cor 2,3-5).
Scrive ancora San Paolo:
«Chi
conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così
anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito
di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo
(che è spirito, profano,
pagano, diabolico, che non conduce al vero Dio), ma lo Spirito di Dio,
per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi ne parliamo
non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo
Spirito Santo, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. L'uomo
naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia
per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per
mezzo dello Spirito». (1Cor 1,10\b-16).
Il santo curato d’Ars lasciò
scritto che coloro che sono mossi dallo Spirito Santo “hanno idee giuste.
Ecco come si spiega che ci sono tanti ignoranti che la sanno più lunga di
tanti eruditi”. Di lui ebbe a dire il suo vescovo. “ Io non so se il Curato
d’Ars sia o meno colto, ma una cosa la so: che egli è ispirato dallo Spirito
Santo. E questo basta ed avanza”.
I veri cristiani (=pieni di
Spirito Santo = Santi di Cristo) furono per la prima volta chiamati
“cristiani” ad Antiochia di Siria (At 11,26).
Essi potranno così - come Santi di Cristo -
testimoniare la Sua Divinità e collaborare innanzitutto alla salvezza
spirituale delle anime del loro prossimo scacciando da esse satana, e
contribuendo efficacemente a che possano comunque accogliere nell’eternità
dell’Aldilà i frutti della redenzione salvifica di Cristo stesso, giungendo
direttamente a Lui senza sostare possibilmente in espiazione nel Purgatorio.
«Salì (Gesù) poi sul
Monte, chiamò a Sé quelli che Egli volle ed essi andarono da Lui. Ne
costituì Dodici che stessero con Lui e anche per mandarli a predicare
e perché avessero il potere di scacciare i demoni»
(Mc 3,13-14). Ed anche:
«Chiamati a Sé i
dodici discepoli - li fece apostoli - dando loro
il potere di scacciare gli spiriti immondi
(i demoni)
e di guarire ogni sorta di malattie e di infermità, dicendo
anche loro: «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi,
cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»
(Mt 10,1).
Quando lo Spirito Santo
dimora dentro i cristiani e guida i loro passi, Egli è Colui che consola,
assiste, sostiene e consiglia. Una forza interiore che non tutti accolgono e
valorizzano, ma che aiuta a vivere bene e da cristiani veri, leggendo la
Volontà di Dio nella vita quotidiana. È questa una verità che troppo spesso
si dimentica. Una forza che di rado invochiamo. Eppure le parole di Gesù
sono chiare: si possono compiere opere miracolose quanto e più di quelle
compiute da Cristo stesso (Gv 14,12-14) se, Imitando Cristo con fiducia, ci
lasciamo guidare dallo Spirito. I santi dimostrano che - nel Nome di Cristo
- si può chiedere a Dio qualunque cosa, sicuri di ottenerla (cfr.: Gv 15,16.
27).
> Maria, Madre di Cristo e dei Cristiani e
lo Spirito Santo.
Ricordiamo che Maria è stata creata dalla
Trinità per essere nel tempo e per sempre la madre dell’uomo-Dio Gesù Cristo
(Lc 1,43), ossia la madre del Figlio di Dio che si è fatto uomo
scegliendola come madre (in questo senso l’Alighieri chiama Maria:
“figlia del tuo Figlio”).
Ma non solo: Così come l'angelo aveva a
Nazareth annunciato Maria madre di Cristo, Cristo
– lo abbiamo già evidenziato - annuncia Maria sotto la
Croce madre dei cristiani (Gv 19,25-27)-
Madre cioè di tutti coloro che – una volta nati
come nascono (da sangue, da volere di carne, da uomo: Gv 1,13\a),
vengono, come l’apostolo Giovanni presente pure lui sotto la croce (Gv
19,26), ri-generati dall’Alto (Gv 1,13\b) – ossia da Acqua e
da Spirito (Gv 3,5) – quali figli di Dio col potere (= potere
divino di carità) del Figlio di Dio.
Maria è anche la madre della Chiesa, intesa
come collegio apostolico e popolo di Dio, in quanto fondata da Cristo sotto
il manto di Sua Madre e sulla pietra di Pietro.
Non per nulla - pur essendo Maria piena di
Spirito Santo (= "Grazia") fin dal suo divino concepimento - era presente
nel Cenacolo insieme agli Undici, all'atto dell'effusione pentecostale dello
Spirito Santo, che segna la nascita pubblica della Chiesa di Cristo
sulla terra.
Ecco come
Padre Pio da Pietrelcina (oggi canonizzato) parla di Maria in una sua
bellissima preghiera:
«(.....) Prevenuta alla
grazia per Colui che sarà il Salvatore dell'umanità caduta nella colpa,
alcun neo di colpa la toccherà mai. Esce dalla mente di Dio pura e brillerà
quale stella mattutina sull'umanità che affissa in lei lo sguardo, per
esserci di guida sicura a drizzare i nostri passi verso il Sole divino di
Gesù che, irradiandola con il Suo splendore divino, ce l’addita quale
modello di purezza e di santità.
Nulla è
ad essa superiore nel creato, ma tutto ad essa è sottoposto per grazia di
Colui che la creò Immacolata (.....). Dopo di Dio, essa per grazia è la
perfettissima, superiore agli angeli per la sua purezza. Iddio in essa si
compiace per essere la più somigliante a Lui, la sola degna depositaria dei
divini segreti.
Ella precede nell'ordine di natura il
Sole divino Gesù (in quanto Gli è madre sempre vergine), mentre, nell'ordine
della grazia, il Sole Gesù precede lei (perché, quale Suo Dio, l’ha
creata)».
Estensivamente, Maria è la madre di tutti gli
esseri umani, da Adamo ed Eva fino alla fine del mondo, perché, per redimere
tutti è morto Cristo.
Maria realizza questa sua funzione materna
attraverso lo Spirito Santo, di Cui è dispensatrice, in quanto mediatrice di
tutte le grazie.
Certo, solo Cristo è il gran Redentore del
genere umano ed il gran Mediatore che divinizza ed unisce (= salva) la
Natura divina a quella umana, facendo di ogni essere umano un figlio
adottivo di Dio.
Questo però non toglie, come è rivelato, che
Maria, oltre ad essere la Madre naturale Dio (dell’uomo-Dio
Gesù) per mezzo dello Spirito Santo (Lc 1,35. 43)), sia anche la
Madre spirituale dei cristiani per volontà di Cristo stesso, e per mezzo
dello Spirito Santo. E siccome per ri-nascere cristiani Cristo
ci ha meritato lo Spirito Santo-Dio e le grazie di fede indispensabili per
poterlo impetrare con la preghiera (Lc 11,13), ne consegue molto
semplicemente che Maria è la dispensatrice dello Spirito Santo e di
ogni grazia che a Lui fa capo e che da Lui deriva.
Sapendo questo, ci dobbiamo rivolgere a Maria
non perché Ella - come del tutto erroneamente ci contestano i protestanti -
sia "più buona" di Cristo (perché più buono di Cristo non c'è che Cristo in
quanto solo Dio è assolutamente Buono; cfr.: Mr 10,18), ma perché
così ha voluto Cristo che nella “comunione dei Santi” l’ha costituita
Regina, Sua corredentrice e mediatrice per eccellenza, insieme agli angeli e
ai santi (e noi intendiamo fare la Volontà di Cristo che
costituisce la rivelazione definitiva e completa della Volontà di Dio)
Nella preghiera dei fedeli Maria viene proposta
come orante di intercessione sia per i bisogni temporali, come a Cana di
Galilea, sia soprattutto per ottenerci il dono dello Spirito Santo, come
nella nascente Chiesa militante il giorno di Pentecoste, durante il quale
Ella era presente (Atti 1,13-14).
Disse Paolo VI: «Non si può essere
cristiani senza essere mariani». Lo si sappia o non lo si sappia.
La religione cristiana è la religione delle mediazioni. Gesù
Cristo è in Se stesso il grande Mediatore tra l'uomo e Dio. Ma
nell'ambito della grande mediazione di Cristo, c’è anche la mediazione
dei santi, e tra queste, la più eminente è quella di Maria, la
quale, essendo madre spirituale dei cristiani, cioè datrice dello Spirito
Santo, che è Dio, non può non essere la mediatrice di tutte le grazie di
Dio. Dice in proposito Dante che: « chi grazia vuole e a Maria non
ricorre, sua desianza vuol volar senz’ali»,
Si spiega benissimo allora come
(perché lo vuole Cristo stesso così come ha voluto nascere dalla
sempre-vergine Madre Maria!) non si può essere veri cristiani
senza essere consapevolmente anche veri mariani.
> Lo Spirito Santo e
questo mondo.
Il Figlio naturale di
Dio incarnato, il Dio visibile per come può esserlo in questo mondo,
terminata la Sua missione, ritorna al Padre, dopo esser morto e
gloriosamente risorto, ma la Sua assenza non è senza presenza, perché rimane
sempre viva e consolante per l'umanità questa Parola di Gesù:
«È bene
per voi che io me ne vada»
(Gv 16,7). È bene, perché con l’effusione pentecostale dello Spirito Santo
che è Dio invisibile nella pienezza della Sua Capacità trinitaria d’amare (=
"Carità") e nella onnipotenza della Sua capacità di fare, può giungere
a compimento finale la storia dell'accoglimento dei frutti della
universale redenzione salvifica dell’uomo-Dio. Accoglimento reso
possibile, come abbiamo mostrato - una volta per tutte - con la Sua
passione, morte, discesa vittoriosa fino all’inferno, resurrezione ed
Ascensione al Padre.
Col Suo
ritorno al Padre al compimento universale della Sua missione che rende
possibile a ciascun essere umano (con la sola auto-esclusione dei reprobi)
il suo altrimenti impossibile accesso al Cielo - vengono infatti superati
dalla Trinità i limiti della Sua vicaria auto-riduzione espiativa, in quanto
nello Spirito Santo c’è in atto tutta la pienezza della misericordiosa
onnipotenza trinitaria di Dio. Verità questa che Gesù aveva già enunciato
in Gv 14,12-14.
In particolare
- rivela Gesù (Gv 16,7-10) - il compito educativo svolto sulla terra dallo
Spirito-Dio è di mostrare, riguardo al peccato, alla giustizia ed al
giudizio, la colpa del mondo - inteso come tutto ciò che si oppone a
Dio e al suo disegno, che trova il Suo definitivo compimento in Gesù Cristo.
Quanto
al peccato,
Il giudizio di condanna per i "cristiani" e più rigoroso. Per
coloro che infatti, avendo la possibilità di aprirsi a Cristo, alla Sua
Parola di Vita eterna, trascurano questa incommensurabile possibilità
disattendendo volutamente la Sua Parola, sarà questo stesso loro
atteggiamento a giudicarli nell'ultimo giorno, che si apre con la morte
terrena (cfr.: Gv 12,44-50).
La colpa del
mondo consiste perciò nella incredulità ingiustificata di coloro che
potendo credere non vogliono, rifiutano cioè di voler conoscere –
con tutto ciò che di perverso e pervertitore ne consegue - che Gesù Cristo
è uomo ma anche Dio.
Il rifiuto
interessato di tale obbiettiva conoscenza di fatto porta a quell’arianesimo
più o meno strisciante che costituisce il più grave tra le varie forme di
ateismo: quella di coloro che non vogliono conoscere il vero Dio, che si
dimostra tale pure ai bambini, perché vogliono continuare a restare
nel brodo del loro piccolo porcile.. “Nati non
fummo – scrive Dante nella Sua Commedia”- a viver come bruti, ma per seguir
virtute e conoscenza”.
Quanto
alla Giustizia
– continua
Gesù – ossia alla vera religiosità di cui Cristo si è fatto Causa esemplare
di imitazione per tutti i veri adoratori del vero Dio (Gv 4,23) -
perché vado al Padre e non mi vedrete più perché, appunto, vado al
Padre: ma non vi lascio orfani perché vi mando in dono lo Spirito Santo, che
è Dio, ossia Persona divina, e Vita di Dio, il Quale farà le mie veci in
tutto il mondo, quasi mio "alter ego").
E quanto
al Giudizio,
conclude Gesù, perché il principe di questo mondo – satana - è
stato giudicato».
Si tratta del
Giudizio finale di Dio, quello della fine dei tempi (da non
confondere con quello dell’inizio dei tempi, di cui in Gn 3,9-24), quello
cioè che il Padre ha lasciato in mano al Figlio. Satana, infatti, che per
molti aspetti è ancora il principe di questo mondo, ha ormai tutti i suoi
giorni contati.(cfr. Gv 16,7-11). Egli infatti è stato già
potenzialmente vinto e giudicato da Cristo, ma sarà
per sempre tolto di mezzo dal mondo alla fine di esso, nel
nuovo mondo della nuova Creazione dai nuovi cieli e nuova terra, laddove il
Redentore risorto è seduto sul trono della Sua gloria, contornato dai primi
Suoi Apostoli (escluso Giuda Iscariota; cfr.: Gv 12,31-32 in rel. a:
Mt 19,28) ed ove avrà stabile dimora la Giustizia, ossia
l’Amore divino di Carità (2 Pt 3,13).
Esso sarà
abitato, insieme a Gesù ed a Maria, da tutti i risorti nel Nome di Cristo.
È perciò lo Spirito Santo
non l’uomo che converte. È lo Spirito Santo che guida il discepolo nella
testimonianza della Parola di Dio nel mondo (si confronti ad esempio: At
13,2-4).
Con la Pentecoste cristiana,
la nuova ed eterna Alleanza è fondata non più su una legge scritta su tavole
di pietra, ma sull'azione vivente e dinamica dello Spirito-Dio che cambia la
capacità d’amare – o cuore – dell’anima umana sul modello di quella
trinitaria di Dio, detta “Carità” (=”Deus caritas est”), di cui abbiamo già
parlato.
Si capisce allora bene come
«senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il
Cristo resta nel passato, il Vangelo una lettera morta, la Chiesa una
semplice organizzazione, l'autorità un potere, la missione una propaganda,
il culto un arcaismo, e l'imitazione di Cristo, ammesso che sia possibile,
un agire da schiavi.
Al
contrario, nello Spirito Santo il cosmo si nobilita per la generazione del
Regno, il Cristo risorto si fa presente, il Vangelo si fa potenza e vita, la
Chiesa realizza la comunione trinitaria della carità, l'autorità si
trasforma in servizio, la liturgia è memoriale ed anticipazione, l’agire
umano viene deificato»
(Atenagora II° sec.).
Apparendo agli Undici prima
di ritornare al Padre Gesù Risorto dice loro:
«Andate in tutto il
mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà
battezzato sarà salvato, ma chi non crede sarà condannato. Questi saranno i
segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio Nome scacceranno
demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se
berranno qualche veleno, non arrecherà loro danno. Imporranno le mani ai
malati e questi guariranno. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro fu
elevato in Cielo e sedette alla Destra di Dio(Padre). Allora essi partirono
a predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e
confermava la Parola con i segni
(i miracoli che dimostravano la presenza reale di Cristo in loro) che
l’ accompagnavano» (Mc 16,15-20).
Due espressione di Gesù ci
interessa evidenziare in questo brano evangelico appena trascritto:
«Fu elevato in Cielo e sedette alla Destra di Dio» nonché: «il
Signore agiva insieme con loro».
Sembrano due frasi
contrapposte dal momento che la prima parla di una separazione tra Gesù ed i
discepoli, mentre la seconda parla di una stretta vicinanza fra di loro.
Il dono dell'Ascensione si
trova tutto in questa apparente contraddizione. Per gli apostoli, la morte
in croce di Gesù ha segnato una svolta profonda nella loro vita: una morte
ignominiosa che sembrava confermare le parole degli avversari di Gesù, che,
anche se in malafede, lo accusavano di essere un bestemmiatore, un uomo
lontano da Dio.
Ma la Sua Resurrezione
rivela che davvero Gesù è il Figlio naturale di Dio da sempre e di Maria a
partire dal suo concepimento e per sempre..
Proprio per annunciare
questo incredibile verità, il Signore risorto va ai Suoi discepoli rivelando
loro che il Padre e dalla Sua parte, che il Vangelo che ha proclamato è
pertanto Parola di Dio. Ora, Gesù risorto annuncia agli Apostoli (ed
a tutti quelli che di generazione in generazione – chiamati a seguirlo – lo
diventeranno) che si separerà definitivamente da loro per tornare al
Padre.
Questo evento potrebbe
essere fonte di tristezza e di scoraggiamento, ma invece segna per gli
Apostoli (in particolare per il Collegio apostolico) l'inizio di una nuova
esistenza:
Gesù ha vinto la
morte, sia quella spirituale del peccato, liberando l’umanità
dalle tenebre di satana ed aprendo ad essa gratuitamente le porte del Cielo
nell’eternità divina dell’Aldilà, che quella materiale del
corpo, il Padre pertanto ha confermato l'opera di Suo Figlio, e ora
essi Lo devono annunciare a tutti.
In questo nuovo compito
missionario, però, non saranno soli: proprio perché il Figlio è ora per
sempre con il Padre, può essere per sempre insieme ai suoi discepoli e agire
per mezzo di loro con lo Spirito Santo in Cui c’è la pienezza della
Divinità nella Trinità di un unico e solo ma non solitario Essere divino:
Padre e Figlio e Spirito Santo.
E’ Questa certezza che si
celebra con l’Ascensione e la Pentecoste: il Signore è presente in
Spirito Santo in mezzo ai Suoi ed agisce attraverso i Suoi per portare a
tutti la lieta notizia della Sua resurrezione. Cristo è risorto per
noi, quindi anche noi risorgeremo per Lui: ALLELUIA! (v.: Gv 16,15-23).
È questo l'annuncio che gli
Apostoli di Cristo – quando nella grande Pentecoste saranno effusi
pienamente di Spirito Santo - sono chiamati a proclamare sapendo, però, che
davanti ad esso ogni uomo è libero di accoglierlo o di rifiutarlo: con la
loro testimonianza e le loro parole essi sono araldi di un annuncio di
salvezza che non si impone ma si propone. Si offre cioè all'uomo, perché lo
accolga liberamente, riconoscendo in Gesù l'unico Salvatore, l'unica Via che
conduce alla salvezza (=al Padre) e facendo quindi fiduciosamente la Sua
Volontà che consiste nella imitazione sempre più radicale della Vita terrena
di Cristo finché Egli non lo chiamerà beato per sempre con Sé.
E se è lo
Spirito Santo che Cristo manda ai Suoi discepoli che fa tutto guidandoli
alla Verità tutta intera, (Gv 15,26. 27) ossia alla Verità assoluta che è
Cristo Gesù Signore - Egli però non fa nulla
né in loro, né per mezzo di loro, SE essi scelgono liberamente di fermarsi
sia pure di fronte alle inevitabili seduzioni ed agli immancabili ostacoli e
persecuzioni che incontreranno nel mondo a causa del Nome di Cristo,
mancando con ciò di fede in Lui, perché lo Spirito a nulla muove che
l'ispirato non possa liberamente realizzare ( ivi compreso il miracolo).
Bisogna quindi mentre
si vive in questo mondo guardarsi bene sempre da satana perché Cristo è per
lui segno netto di contraddizione
> Cristo segno di contraddizione per “il
principe di questo mondo”.
Dopo Cristo che dimostra di essere il vero Dio,
la rivelazione profetica della Verità assoluta riguardante
l’aspetto fondamentale dell’esistenza umana e cioè il fine ultimo e
definitivo di ogni essere umano è perciò perfettamente inutile ricercarlo
nella scienza di questo mondo o nell’etica dei filosofi o nei fondatori
umani di religioni, perché solo il vero Dio può saperlo e rivelarlo
compiutamente così come ha fatto l’uomo-Dio
Dopo Cristo la Rivelazione
profetica del vero Dio si compie in auto-rivelazione, per cui la pienezza
della Verità su Dio, sull’uomo, su satana e sul mondo è Cristo stesso (Gv
14,6) che dimostra di essere Dio e Volontà di Dio da imitare per raggiungere
direttamente la salvezza in Dio.
E’ sulla Rivelazione definitiva
che Cristo fa di Dio – ossia di Se stesso - nonché dei destini ultimi
dell’uomo e del mondo, che bisogna perciò appuntare lo sguardo per saper
veramente di Dio, e dei destini ultimi dell’uomo e del mondo:: per sapere
cioè quello che bisogna fare o non fare per raggiungere in Dio la pienezza
senza fine della felicità divina.
Ne consegue che è su Cristo che
dopo Cristo bisogna basarsi in questo mondo per respingere gli infingimenti
seduttori di satana, che fanno leva su “ragionamenti” e “testimonianze”
mondane, oltre che sulla propensione naturale a peccare dipendente da satana
stesso col peccato originale.
A riguardo di tutto ciò, Cristo
è segno di contraddizione per cui non bisogna meravigliarsi che il mondo
non-cristiano e quello ipocritamente cristiano polemizzano,
osteggino e spesso anche perseguitino fino all’omicidio il cristiano vero,
il santo di Cristo, come l’esperienza ancora attuale – purtroppo - ci
mette sotto gli occhi (vds.: tra gli ultimi San Pio da Pietrelcina)
come Cristo stesso ha predetto che sarebbe avvenuto (Mt 5,11-12.
44; 10,23; 23,33-36; Lc 21,22; Gv 15,20; At
7,52).
In questo
senso infatti di Gesù - neonato - Simeone – mosso dallo Spirito Santo che è
Dio e Vita di Dio – profetizzò, sollevandolo sulle braccia, che il Figlio di
Dio proprio in quanto salvezza delle genti e LUCE DELLE NAZIONI (Lc 2,29-32)
«sarebbe stato segno di contraddizione» (Lc 2,34-35) a fronte
della menzogna in cui è avvolto il cuore umano di questo mondo, di cui non a
caso satana è ancora il principe!.
Si comprende allora molto meglio il
significato di «falso angelo della luce» con cui San Paolo
definisce il modo di sedurre fondamentale di satana, e cioè:
se Dio è Luce;
se la Luce è il primo dono del Creatore (Gn 1,3-4), ossia di Colui che fece
l'Uni-verso primigenio dal nulla (Gn 1,1) illuminandolo col Suo Spirito
Santo in vista dell'uomo ( Gn 1,2);
se, come
vedremo, il Figlio naturale di Dio fattosi uomo nella Persona del Cristo
(1Gv 1,14) è Luce (1Gv 1,5), che si è resa visibile agli uomini (1Gv 1,1-4);
se Gesù Cristo
- che dimostra di essere Dio - dice di Sé: «Io sono la Luce del mondo;
chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la Luce della Vita»...
…allora il
serpente, satana, il diavolo, il maligno... ecc. è tutto ciò che
mistifica questa realtà dell’esistenza.
Togliendo a satana la
maschera, egli si rivela come falso messaggero di Dio, falso angelo della
luce: scimmia di Dio per ingannare gli incauti, come l'esca coperta dall’amo
i pesci, o come le false luci sul mare, che non segnalano un porto
sicuro nel buio della tempesta; ma attirano le navi sugli scogli per
depredarle.
Satana è quindi intelligenza
preternaturale superiore a quella umana di questo mondo ma rivolta al male
estremo, al male dei mali, ossia, in definitiva a separare eternamente da
Dio l’essere umano che Dio ha invece fatto eterno per essere eternamente
inabitato da Lui ed eternamente assunto in Lui.
Ecco perché di alcuni che
presso i Corinzi si spacciavano per apostoli di Cristo, al
fine di raggiungere scopi di seduzione che con la predicazione del Vangelo
non c'entravano proprio per nulla, Paolo dice che sono falsi apostoli (di
Cristo). Così come il serpente nella sua malizia sedusse Eva –
argomenta Paolo - traviando il suo pensiero, allo stesso modo questi falsi
cristiani traviavano i pensieri dei veri cristiani dalla loro semplicità e
purezza (2cor 11,3-4.
Dice in proposito San Tommaso che
l'intelligenza cade nell'errore attraverso la falsa apparenza della verità
e che la volontà porta al male attraverso la falsa apparenza del bene. Ecco
satana è apparenza di entrambe le cose!
Il Maestro Giovanni Taulero, mistico tedesco del
quattordicesimo secolo, segnala che le azioni dei demoni sono volte sempre
ad ostacolare l'ascesa spirituale delle anime ferventi – e quindi ad
impedire, o quanto meno ad ostacolare e ritardare, il progetto salvifico che
Dio ha sul mondo.
A questo scopo anti-divino, i demoni
«usano tutte le astuzie di cui dispongono..... la malizia che adoperano
incessantemente in questa loro opera di seduzione è incredibile.
L’uomo dovrebbe applicarsi
con attenzione continua per guardarsi dalla malizia di questi nemici che lo
assediano con tanto accanimento. Essi impiegano l'abilità più consumata
dissimulandola col servirsi spesso di cose apparentemente buone. Il più
delle volte trascinano l'uomo alla distrazione dello spirito. Se non possono
fare di più lo inducono a vedere soltanto l'apparenza attraente delle cose
(cfr..Gn 3,6).
Se si prendono sul serio le
parole del diavolo in Luca (4,6) e altre parole di Gesù stesso, come anche
di San Paolo e di San Giovanni, si è portati a credere che l'influsso
del demonio sul mondo è molto di più grande e più profondo di quanto non si
supponga comunemente.
E’ una potenza
inaudita, quella dei demoni, satana è l’anti-Dio che si mistifica da Dio (e
dopo Cristo è l'anticristo che si mistifica da Cristo). Tale perversa
potenza in questo mondo può essere vinta solo se non lasciamo mai la mano di
Cristo, come vedremo più avanti.
> Perché Cristo vuole
essere imitato in questo mondo?
Gesù Cristo,
facendosi Causa esemplare di imitazione per coloro che Egli chiama alla Sua
sequela, li ri-fà veri cristiani, altri cristi, veri adoratori del vero Dio
mediante il dono della fede in Lui quale vero Dio e mediante il dono dello
Spirito Santo, che è Dio, in cui c’è il Padre ed il Figlio.
Li ri-fà, cioè, degli imitatori sempre più
radicali di Cristo stesso: divenuti come Cristo, essi possono si allora
realmente imitare Cristo stesso.
Da quanto
sopra consegue – tra l’altro – che è possibile ai missionari di Cristo di
raggiungere fin da questo mondo la santità cristiana, ossia
l’imitazione ravvicinata di Cristo, fino ai più alti livelli
miracolosi della Sua Vita terrena come veri e propri altri Cristi, figli
adottivi di Dio e di Maria, ri-fatti dallo Spirito ad immagine e somiglianza
dell’uomo-Dio Gesù Cristo.
Essere dallo Spirito
ri-generati in Cristo per divenire capaci di imitare sulla terra la Sua Vita
terrena di Figlio incarnato di Dio significa giungere a fare quello che Lui
ha mostrato di aver fatto durante il corso della Sua Vita terrena, e
cioè:
predicare,
sull'esempio di Gesù, che «il Regno dei Cieli è vicino»
(ossia a portata di mano di chi lo vuole accogliere, pur dovendoci mettere
impegno per conseguirlo: Mt 11,12) e
compiere le Sue stesse opere:
«guarire
gli infermi, risuscitare i morti, purificare i lebbrosi, scacciare i demoni
(Mt 10,1). Negli stessi termini è descritta la missione di Gesù in Mt
4,23-24 e 9,3 ).
Il motivo per cui Gesù vuole essere imitato,
mandando nel mondo i Suoi santi cosi come il Padre ha mandato Lui
(=con gli stessi poteri del Figlio: Gv 20,21-23), Lo dice
Gesù stesso:
Gesù vuole liberamente convertire
tutto il mondo al vero Dio (Mt 28,18-19; Mr 26,15;Lc 24,47-48,
Atti 1,8):
Fare cioè di tutto il mondo un solo ovile
per un solo Pastore (Gv 10,14-16).
E’ questo l’obbiettivo esplicito che
Egli dà per mandato ai Suoi imitatori, vale a dire - non
dimentichiamolo mai! - ai Suoi veri cristiani, ai Suoi
testimoni sinceri, ai Suoi veri
imitatori, in breve ai Suoi Santi.
Sono i Santi infatti – come abbiamo già posto in
rilievo – quelli che lo Spirito Santo-Dio ri-genera in figli di Dio col
potere del Figlio di Dio (Gv 1,12), in altri Cristi con l‘onnipotenza
delegata della Parola e dei miracoli che l’accompagnano (cfr.: Atti 5,16;
8,6-8 e 13; 9,35 e 42; 13,12; 16,29-32…)
Diventare cristiani significa
santificarsi a santificare il prossimo in vista di raggiungere il Cielo
nell'altro mondo e la diffusione planetaria del modo di esistere del Regno
di Cristo in questo mondo.
La trasformazione - mediante la
testimonianza missionaria di Cristo - del regno o modo di esistere
umano di questo mondo nel Regno o modo di esistere umano-divino del Regno di
Dio - quando cioè in tutto il mondo ci sarà un solo Dio. quello vero;
una sola religione: quella dei veri adoratori del vero Dio è quello
che chiediamo ogni giorno nella Preghiera del “Padre nostro” (Mt 6,9-13).
Questo traguardo
che abbiamo chiamato “obbiettivo esplicito” della missione per la quale
Cristo manda i Suoi Santi, NON E’ PERO’ FINE A SE
STESSO, come abbiamo già in qualche modo fatto comprendere.
Tale conversione planetaria all’unico vero Dio
che prova di essere tale è infatti condizione previa ed
insostituibile come vedremo subito appresso, della Sua
venuta finale, detta parusia, che dovrà dare compimento integrale e
definitivo al progetto di redenzione salvifica del genere umano che non è
ancora stato da Dio realizzato nella sua parte finale (=Resurrezione
universale, Giudizio finale, separazione eterna del Bene dal male…).
La
consequenzialità tra i due fatti (cristianizzazione di tutto il
mondo\Venuta finale del Risorto) è rivelata esplicitamente.
I Vangeli, infatti
rivelano che la diffusione del Regno di Cristo su tutta la terra – ossia il
TRIONFO DELLA VERITA’TUTTA INTERA CHE è CRISTO RISORTO ED ASCESO AL PADRE
(Mt 24,14\a; Mc 13,10; 16,15; Lc 24,47) - è condizione
indispensabile alla Sua venuta finale nella gloria della Sua
divina onnipotenza di Risorto (Mt 2(Mt 6,9-13)4,27). Per cui, il
raggiungimento di questo obbiettivo di cristianizzazione planetaria
determinerà la seconda venuta di Cristo quella finale della Sua parusia.
Ma qual è la relazione di interdipendenza tra i
due fatti: trionfo della Verità piena che è Cristo e venuta finale di
Cristo risorto nella gloria della Sua divina onnipotenza?
Quando tutta la verità su
Cristo ed il Suo Regno giungerà ad essere conosciuta e praticata in tutto il
mondo, allora essa genererà una definitiva responsabilità personale circa la
Sua inosservanza in quanto non è più giustificata dall'ignoranza. In questa
situazione finale scegliere la menzogna (= satana), conoscendo con certezza
la Verità che è Cristo, e sapendo di essere destinati con satana
all'inferno, determina fin da qua la definitiva responsabilità personale
circa questa scelta, nel senso che anche se si dovesse campare in questo
mondo fino alla sua fine, sempre all'inferno si sarebbe eternamente
destinati ad andare.
L'atteggiamento di cui
sopra, infatti, altro non significa che bestemmiare contro lo Spirito di
verità, ossi contro la propria stessa coscienza: significa vendere
liberamente e quindi per sempre la propria anima al diavolo fin da qua.
Significa - malgrado redenti - non consentire più a Cristo la possibilità
del perdono per essersi spontaneamente consegnati fin da qua e per
l'eternità in cattività diabolica a satana che – in questo caso - non molla
più la sua preda.
Lo Spirito Santo del Figlio
e del Padre NON sopporta l’ipocrisia e la malafede (anche se tollera e scusa
l’ignoranza).
Non può ad
esempio tollerare il fatto che quelli che dicono di proclamare la Legge di
Dio siano gli stessi che per primi la violino a danno dei più deboli ed
indifesi che schiacciano con il loro potere malvagio.
Quando la Verità che è
Cristo in quanto dimostra di essere Dio trionferà, il “principe di questo
mondo”, che cerca di mantenere le persone nella confusione, nella divisione
e nelle tenebre, verrà demistificato e smascherato insieme a tutte le false
promesse ed a tutte le corruzioni e le violenze delle sue seduzioni.
Avverrà allora per
questo che molti sceglieranno la totalità della Verità che è
Cristo fino a comprendere di generazione in generazione la totalità
dell’umanità allora vivente sulla terra.
Quando la cristianizzazione
del mondo tra una generazione e l’altra giungerà finalmente e liberamente in
porto, quando tutti gli appartenenti a tutti i popoli del
mondo diventeranno liberamente tutti veri adoratori del
vero Dio (Gv 4,23-24) - quello rivelato con molte prove da
Gesù Cristo, il Risorto (cfr At 1,3); quando cioè il vero Dio
verrà liberamente riconosciuto come tale da tutti i popoli della terra
ed una sola sarà la vera religione in tutto il mondo, allora i tempi di
libera scelta esistenziale tra Cristo e l’anticristo saranno meno soggetti a
confusione, in quanto il discernimento tra Verità (Gv 14,6)
e menzogna (Gv 8,44\b) NON
sarà più suscettibile di mistificazione da parte di satana.
Si potrà così abbassare l’età media individuale
dei battezzati alla conversione affrettando la liberazione dal peccato e la
conversione a Cristo (discepolato\apostolato).
Cerchiamo di capire meglio questo
passaggio.
La suddetta condizione
esistenziale planetaria che riconosce in Cristo l’unico vero Dio in Tre
divine Persone attiverà infatti in ogni essere umano quella percezione
chiara e distinta, e quindi certa e senza scuse, tra il vero Dio ed il falso
dio, tra Cristo insomma e l’anticristo che viene così smascherato da ogni
sua mistificazione buonista (l’anticristo per eccellenza, ispiratore
di tutti gli anticristi della Storia cristocentrica della Salvezza, è satana).
Ne consegue che non solo
1) i tempi per distinguere e scegliere personalmente e
responsabilmente l’Uno o l’altro - oggi ancora troppo lunghi – si ridurranno
progressivamente fino ad essere compresi nell’ambito della stessa
generazione genitori\figli, educatori\educandi, maestri\discepoli… ma
2) la scelta dell’anticristo – in quanto scelta chiara e
distinta contro la Verità come tale conosciuta - diverrà irreversibile da
parte di chi conosce chiaramente e distintamente che Cristo è il vero Dio e
tuttavia sceglie responsabilmente (=liberamente) satana l’antidio.
E sarà così non in
quanto Dio non vorrà più concedere il Suo perdono (Dio come
abbiamo visto ha espiato per noi e perdonato tutto e tutti in anticipo
firmando innumerevoli cambiali in bianco)
ma perché sarà il peccatore che – fin da qua - non potrà più pentirsi
per poter accogliere nell’Aldilà i frutti della redenzione salvifica del
Cristo, che per lui perciò – con gran dolore del vero Dio Uno e Trino – sarà
stata in definitiva inutile.
In questo caso infatti la
libera scelta di aver lasciato Colui che si sa essere il vero Dio per
l’antidio - essendo del tutto ingiustificata genera, come abbiamo già
anticipato, la responsabilità definitiva di tale
scelta e conferisce a satana il “diritto” di trattenere chi ha fatto
liberamente questa scelta in cattività senza consentirgli più fin da qua e
per l’eternità di poter nuovamente usufruire del dono divino del libero
arbitrio per poter effettuare una scelta diversa.
In pratica ritorna il
determinismo a peccare ed è quindi come se si fosse – prima di morire -
morti impenitenti di peccato mortale.
In questi casi infatti
rimane in coloro che hanno liberamente operato tale diabolica scelta solo
l’ “etica” della “bestia”: termine col quale vengono indicati
in modo specifico coloro che si pongono responsabilmente al servizio di
satana nella lotta contro Cristo, come tale indubitabilmente conosciuto per
teofania (miracolo).
Nella figura della "bestia"
è presente infatti l’idea di un giudizio divino già pronunciato
(cf.Sal 149,9; Gv 16,11), perché “la bestia” ha commesso il
peccato che conduce (fin da questo mondo) alla "morte" (eterna), e per essa
è inutile pregare (cfr Gv 16,11). Le “bestie”, infatti, sono
gettate "vive" nello stagno di fuoco e zolfo:
la loro definitiva condanna spirituale non attende la loro morte fisica
(Ap 19,20; 20,10)
È’ questa la bestemmia
contro lo Spirito Santo, che è irreversibile.
La
irreversibilità della scelta umana di seguire satana conoscendo la Verità
tutta intera (Gv 16,13), ma rifiutandola, farà si che dalla terra ci saranno
solo anime di defunti che giungeranno o in
paradiso o all’inferno, mentre il Purgatorio andrà progressivamente
svuotandosi fino a cessare di esistere del tutto per la mancanza di anime
che hanno bisogno di purificazione prima di entrare in Paradiso.
Quando questo accadrà e sulla terra non ci sarà
più nessuna anima che avrà bisogno di tempo per potersi convertire in
relazione al verificarsi della condizione esistenziale di cui sub
1), allora potrà dirsi concluso il periodo di tempo donato
da Dio per l'accoglimento dei frutti della redenzione salvifica del Cristo,
e quindi non ci sarà più bisogno che Dio rimandi ancora da una generazione
all'altra la fine di questo mondo.
Questo perché questo mondo – non lo
dimentichiamo! - è stato fatto crocifisso e mortale rispetto a quello
originale proprio per rendere possibile ad ogni essere umano l’accoglimento
dei frutti della redenzione salvifica del Figlio (Mt 24,14) a partire già
dal peccato e dalla caduta originali (cfr Gn 3,1-8. 16-24).
> L’avvento
dell’anticristo della fine, la seconda ed ultima venuta del Cristo, la
resurrezione dei morti e la fine di questo mondo per quello della nuova
creazione.
Prima però che quanto sopo
sinteticamente descritto accada - e si passi dai tempi della
fine (il tempo che viviamo ancora adesso) alla fine dei
tempi - è rivelato che satana entrerà nel pieno
esercizio dei suoi poteri preternaturali contro il mondo dei santi degli
ultimi tempi e riuscirà a determinare sulla terra una grande
apostasia di cristiani da Cristo, che, per quanto appena detto, sarà
irreversibile ed avrà a suo capo l’anticristo – l’uomo iniquo per eccellenza
con i pieni poteri di satana.
Costui non sarà più limitato nei
suoi poteri preternaturali contro i santi di Cristo.
L’anticristo farà infatti apertamente uso dei poteri
diabolici di prodigio ed opererà con ogni specie di portenti, di segni e
prodigi menzogneri
(non però
“miracoli che ormai sappiamo cosa sono e sappiamo pure che li può fare e far
fare solo Dio)
e con ogni sorta di empio inganno (2Ts 2,9-10; Mc 13,21-23).
Riuscirà così a ribaltare la situazione spirituale cristiana
dell'umanità, e la farà sua (del suo padrone, il diavolo), conquistando
tutti quelli che andranno in rovina in quanto avranno ripudiato l'amore
della verità separandosi da Dio "per un piatto di lenticchie" (2Ts2,10b):
è questa la grande apostasia dei tempi ultimissimi, quella
che precederà da poco il secondo avvento di Cristo per la resurrezione dei
morti e la vita del nuovo mondo che verrà
(2Ts 2,3).
In un clima di
separazione e di odio
«Si solleverà
allora popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e
terremoti in vari luoghi; ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori»
Allora, i santi di Cristo, i suoi discepoli «verranno consegnati ai supplizi
e verranno uccisi, e saranno odiati da tutti i popoli a causa del Suo Nome.
Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a
vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti ed inganneranno molti e, per il
dilagare delle iniquità, l'amore di molti si raffredderà»
(Mt
24,7-12).
L’ apostasia conquisterà tutta la terra (Lc
18,8\b; Ap 20,7-8), salvo il piccolo resto dei Santi di Cristo che
persevereranno fino alla fine e sui quali si scaglierà l’esercito
numerosissimo degli apostati di Cristo (Ap 20,7-9\a) spiritati
da satana e guidati dall’ultimo ”anticristo non trattenuto”
della fine dei tempi. Costui - lo ripetiamo - è l’uomo
iniquo, il falso cristo (1Gv 18. 22; 4,3; 2Ts 2,3-10) che
cercherà di farsi passare per Cristo in quanto avrà gli stessi poteri
preternaturali di satana, l’ispiratore di tutti gli anticristi
della storia (Mt 24,24-25)..Gesù però ci ha predetto che non sarà
possibile confondere l’anticristo con il Suo Avvento finale (Mt 24,23-27).
Ma questo predominio di satana su tutto il
mondo durerà pero molto poco anche se alla fine
dei tempi è rivelato che avverrà ed interesserà tutta la terra (Ap 20,9\a).
Esso comunque non consentirà a satana nemmeno in questo caso la prevalenza
assoluta su tutto il mondo per via dei santi di Cristo degli ultimi tempi
che resisteranno perseverando in Cristo fino alla fine.
Non sarà perciò satana a chiudere la storia di
questo mondo distruggendo le condizioni di vita in esso presenti, ma sarà
Cristo - nel Suo Avvento finale - a vincere satana ed ad avere l’ultima
parola cambiando questo mondo per quello della nuova Creazione, di cui in
2Pt 3,13.
Superato infatti l’ultimo assalto di satana e
dei suoi ministranti apostati del vero Dio come tale conosciuto, verrà
finalmente il giorno profetizzato, desiderato e da molti tanto atteso:
quello ultimo della Storia della salvezza - il Giorno del
Signore – quello della parusia di Cristo, quando Egli verrà con potenza e
gloria grandi (cfr Mt 24,27-31) e sarà visibile a tutti.
E mentre satana che aveva sedotto i cristiani
alla grande apostasia finale verrà rigettato nel suo inferno
di fuoco dal quale non potrà mai più uscire perché non avrà più nessuno da
sedurre (=lo “stagno di fuoco e zolfo”), un “altro” fuoco
disceso dal Cielo, divorerà l’esercito di quei tristi
apostati del Cristo, spiritati dal demonio
(Ap 20,9\b). Costoro faranno la stessa fine infernale
eterna di tutti coloro che non verranno trovati scritti nel Gran Libro
della Vita (si tratta di coloro che, per come sono vissuti e
morti nell’Aldiquà, non potranno accogliere la redenzione salvifica di
Cristo nell’Aldilà) allorquando - sparito questo mondo senza
lasciar traccia (Ap 20,11\b) – ossia nel nulla come solo Dio
può fare - l’intero genere umano risorto in tutti i
suoi appartenenti – buoni e cattivi - comparirà di fronte al trono di
Dio-Figlio (Ap 20,11)
Avverrà a questo punto che
le tre ex Chiese di Cristo, quella militante della terra fondata da Cristo
sulla pietra di Pietro, nonché quella purgante e quella trionfante del Cielo
si unificheranno da Adamo ed Eva in poi e fino alla fine del mondo in una
sola Chiesa: quella dei risorti nel Nome di Cristo,
il Quale farà risorgere pure separatamente le anime che
provengono dalla chiesa di satana, che è l’inferno.
Risorgeranno infatti
- per Cristo – e vedranno tutti Cristo risorto nella gloria della Sua divina
onnipotenza tutti gli esseri umani, buoni e cattivi, da Adamo in poi,
e si volgeranno irresistibilmente verso il Cristo trionfante: gli uni
attratti dall'amore, gli altri costretti dalla giustizia (cfr.: I quattro
Vangeli, nota a Mt 24,23-28).
Oltre alla resurrezione beata, c'è purtroppo anche una
resurrezione dannata che riguarderà le anime dei reprobi, di cui
abbiamo già parlato, quelle provenienti cioè dall'eternità infernale
dell’Aldilà.
> Il
Giudizio finale o II° Giudizio universale (ossia quello dell’Apocalisse,
dopo il primo della Genesi).
E questo il
più grande dolore del Redentore; non l'espiazione angosciante del coacervo
di tutte le separazioni da Dio conseguenti a tutti i peccati commessi
dall'umanità, dal primo originale fino all'ultimo personale, senza averne
commesso neppure uno; non l'aver preso su di Sé, per ogni essere umano,
tutti i dolori connessi alla fragilità della natura umana…No! Ma il più gran
dolore del Cristo è quello di non aver potuto salvare coloro che
contro la loro stessa coscienza hanno scelto in questo mondo di perseverare
nel male fino all’impenitenza finale, o, avendo avuto esperienza del vero
Dio per teofania miracolosa, hanno comunque scelto di lasciarlo per seguire
in questo mondo satana.
In conclusione, la
successiva e definitiva sconfitta in questo mondo di satana ad opera del
Cristo non solo segnerà la fine di questo mondo per quello della nuova
Creazione (2 Pt 3,7. 10. 12-13) ma porterà – sempre ad opera di Cristo -
alla resurrezione corporea di tutti gli esseri umani che sono passati da
questo mondo (Gv 5,21. 24-25. 28-29; 6,39-40. 44. 54;
Mt 27,52...) per il Giudizio universale (secondo), quello finale
dell’Apocalisse (che etimologicamente significa "caduta del velo").
Quello cioè proprio
della parusia di Cristo che dividerà per sempre dal gregge di Dio le pecore
dai capri: i figli di Dio gloriosamente risorti per la beatitudine
eterna come Dio-Figlio al terzo giorno dalla Sua morte,
dai figli di satana
(Gv 8,44-45) morti nei loro peccati (cfr Gv 8,21, 24)
e risorti dall’inferno per l’inferno della loro dannazione eterna
(Gv 5,28-29; Ap 20,11-15).
Accadrà allora
che tutti gli esseri umani potranno vedere,
ognuno nei confronti di tutti e tutti nei confronti di ognuno,
quello che la Storia cristo-centrica della Salvezza ha voluto significare,
sia nel suo complesso che in relazione ai tempi, ai luoghi e alle
circostanze storiche personali e sociali in cui ogni essere umano è vissuto.
Verranno messe
allora in luce i segreti delle tenebre e si manifesteranno le intenzioni più
riposte dei cuori (1Cor 4,5) perché nel Giudizio universale finale
ogni uomo verrà giudicato, o per meglio dire, si auto-giudicherà davanti a
tutta l'umanità in quanto membro della società umana.
Il Giudizio
universale secondo o finale - quello dell’’Apocalisse (= “caduta del velo”
che copriva gli occhi di ogni essere umano) – devoluto dal Padre al Figlio,
che comparirà gloriosamente sulle nuvole del cielo accompagnato dai Suoi
Angeli mentre apparirà il segno della croce da un capo all'altro della terra
(Mt 24,30) - non sarà pertanto un giudizio costitutivo come il primo
Giudizio universale - quello della Genesi (3,9-24) - ma un
giudizio dichiarativo.
Nel giudizio
finale di Cristo, in altri termini, ogni uomo si vedrà e sarà visto
interiormente per quello che è di fronte a tutta l'umanità, mentre verranno
rese manifeste, come i cerchi di acqua che partono da un sasso gettato nello
stagno, tutte le connessioni e le dipendenze positive o negative
dell'azione umana, come in un libro aperto (per questo, come sappiamo,
la condanna dei reprobi sarà un’autocondanna).
Nel
disvelamento della Parusia si potrà leggere nei cuori e si avrà piena
contezza di ciò che rimane in questo mondo in gran parte nascosto, la grande
rilevanza sociale, cioè, dell'umile attività svolta dallo stuolo sterminato
delle anime che hanno passato la loro esistenza spendendosi nell'anonimato
della casa, della fabbrica, dell'ufficio; che si sono consumate nella
solitudine orante dei chiostri; che si sono immolate nel quotidiano martirio
della malattia.
Apparirà
allora la piena efficacia delle preghiere dei bambini, recitate con cuore
privo di malizia e quelle di coloro che si fanno come bambini; le suppliche
dei malati, che sono più vicini al Cuore amante di Dio; le nostre stesse
preghiere, quando ripetiamo, nel "Padre nostro" che non abbiamo altra
volontà che la Sua, che vogliamo servirlo nelle normali occupazioni
quotidiane, che desideriamo ardentemente che il Suo Regno, auto-rivelato da
Gesù Cristo, si realizzi anche temporalmente in questo mondo in vista di
raggiungere la pienezza di tale realizzazione nella nuova Creazione del
mondo assunta nell’intimità trinitaria di Dio …..
Nel
manifestarsi universale della Parusia cadrà il velo dagli occhi
di tutti ed apparirà allora quale ruolo decisivo le preghiere dei santi
hanno svolto, nonostante le apparenze contrarie, negli sviluppi della storia
della redenzione in vista della sopraggiunta salvezza finale. E sarà anche
questo motivo di gioia perenne per i Beati, che ne trarranno motivo di lode
perenne al Dio tre volte santo: nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.
Certo,
l’assimilazione a Cristo,
che è Persona divina, dell'umanità redenta, divinizzata e, nel pieno
compimento di questo processo di accoglimento dei frutti della redenzione
salvifica di Cristo, assunta in anima e corpo (gloriosamente risorto
immortale) nell’intimità trinitaria di Dio,
avviene
per grazia di partecipazione alla Natura ed alla Vita divina.
L’umanità cioè usufruisce, come si potrebbe dire, "di
rimessa", della fecondità onnipotente della divina Capacità trinitaria di
amare, che abbiamo descritto come “Carità” (=Deus caritas est) dalle sette
qualità. Nessuno infatti può essere, per natura, uguale a Dio (Quis ut
Deus?) se non Dio stesso nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.
Quindi Gesù
procederà alla divisione delle pecore dai capri (Mt 25,31-46…)
mediante quel Giudizio universale finale, che
l’Apocalisse prefigura in 20,11-15, e del quale abbiamo già parlato.
Nel corso di
esso, tutta la storia trinitaria della salvezza del Genere umano apparirà a
tutti, buoni e cattivi, salvati e reprobi, nella chiarezza cristallina della
coincidenza tra Giustizia e misericordia, resa possibile, quest’ultima, dal
gran Sacrificio di espiazione sostitutiva dell’Agnello, ed incrementata dal
gran dolore della Madre sotto la Croce, nonché da quello di tutti coloro
che, come lei, hanno testimoniato il Cristo, offrendolo in dono al mondo.
Per questo e
per molto altro ancora, ecco perché – oltre al Giudizio particolare, alla
morte corporale - è previsto
anche un Giudizio finale
alla presenza di tutti i risorti.
Gesù rivela
esplicitamente l’esistenza di una Vita oltre questa che sarà piena di
illimitata fecondità esistenziale (1Cor 2,9-10) ovvero di infinita felicità
creatrice - attribuendo a Se stesso la funzione di Colui che come abbiamo
già riportato verrà di nuovo nella gloria, per giudicare i vivi
(=i vivi sono quelli che, al momento della Sua seconda venuta in questo
mondo, non sono morti) ed i morti, e il Suo Regno non avrà fine
(cfr.: Mc 8,38; 12,18-27; Mt 13,40-43; 22, 29-31; Lc 20,28-38; Gv 5,21-29;
6, 39-40. 44. 51. 53-54; 11,23-27; Mt 19,28 e 25,31-46...).
E se ne andranno:
quanti fecero il bene per una resurrezione di Vita nei nuovi cieli e
nuova terra di una nuova creazione del mondo ove il Bene sarà per sempre
separato in Dio dal male (Ap 21,1+ 2Pt 3,13..etc..) e
quanti fecero il male per una resurrezione di condanna (Gv
5,28-29).
> Questo mondo non finirà
per il nulla.
Questo
mondo dunque non finirà per il nulla,
ma per una nuova creazione dell'universo, più bella di questa,
che non è soltanto del tutto simile a quella originaria culminante nel
paradiso terrestre (v. 1°e 2°cap. della Genesi), perché in essa avrà
stabile dimora la giustizia (2Pt 3,13), sarà cioè
ricapitolata da Gesù Cristo ed iscritta nella felicità senza fine
dell’intimità trinitaria di Dio: in quello che i filosofi chiamano
l’Assoluto.
In questa
nuova Creazione del mondo ai Beati Dio tergerà dai loro occhi ogni lacrima
perché non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le
cose di prima saranno passate (Ap 21,3-4).
Si tratta
comunque di un mondo che - come questo e quello originario della Genesi -
ha quattro regni o generi d’esistenza (= umano, animale, vegetale e
fisico-minerale) ma, come quello originario della Genesi, nessun tipo di
male sarà presente in esso, né quello morale del peccato, in primo luogo, né
quello fisico e biologico dei cataclismi e delle malattie, che rendono
questo mondo una sorta di lotta perpetua fra forze di vita e forze di
distruzione.
Anche il corpo
umano sarà come quello che abbiamo adesso ma risorgerà incorruttibile ed
immortale, oltre che gloriosamente trasfigurato come quello di Gesù Cristo
al Tabor o quello della Sua resurrezione dei morti al terzo giorno.
La
superiore qualità di questo corpo trasfigurato è deducibile dalla vita
trascorsa con i suoi discepoli da Gesù Cristo, durante i 40 giorni
successivi alla Sua resurrezione e precedenti alla Sua Ascensione al Padre.
«Vidi poi un nuovo
Cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi
e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme,
scendere dal Cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente che usciva dal trono, e diceva: -Ecco la dimora
di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non
ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di
prima sono passate. E Colui che sedeva sul trono disse: -Ecco, io faccio
nuove tutte le cose; e soggiunse: -Scrivi, perché queste parole sono certe e
veraci: ecco, sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la
Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita.
Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà
il mio Figlio»
(Ap 21,1-7).
E’ questa la
Salvezza recuperata nel senso più pieno di quanto è stato rivelato
da Dio Padre per mezzo dei Suoi Profeti e completato da Dio-Figlio quale
Parola incarnata del Padre nello Spirito.
>
Alla
fine dei tempi saranno molti quelli che si salvano?
Durante la
Vita terrena di Gesù, un tale Gli chiese:
«Signore, sono
molti quelli che si salvano?».
Gesù non rispose direttamente a questa domanda, ma preferì dare consigli
utili circa la porta stretta da cui entrare e la via angusta da percorrere
in questo mondo per giungere
sicuramente
alla salvezza nell'altro. Aggiungendo che pochi sono in questo mondo quelli
che entrano per la porta stretta e imboccano la via angusta, mentre molti al
contrario entrano per la porta larga e percorrono la via ampia che porta
alla perdizione.
Pur nondimeno, con questa Sua Parola, Gesù non vuol dire che in definitiva
sono molti quelli che si perdono definitivamente e pochi quelli che si
salvano.
Molti di quelli che in questo mondo hanno camminato per la strada larga,
infatti, giunti alla fine di essa, si accorgono che non conduce da nessuna
parte e che hanno perso soltanto del tempo nel percorrerla. Capita allora
che prima di morire a questo mondo si pentono amaramente di quello che hanno
fatto e si rammaricano altrettanto amaramente di non aver fatto quello che
avrebbero dovuto fare….
E
così, anche se giungono al cospetto di Dio a mani vuote o addirittura con un
bilancio negativo della loro vita,
tuttavia, non
essendo morti nei loro peccati, possono nell’eternità dell’Aldilà accogliere
i frutti della redenzione salvifica del Cristo e salvarsi, pur passando per
le fiamme purificatrici del Purgatorio.
Purgatorio che non è da augurare a nessuno anche se è l’anticamera del
Paradiso, e non dell’inferno, perché all’inferno ci si va direttamente e per
sempre senza passare da nessuna parte. Per di più – a noi cristiani -
Cristo
ci ha lasciato il Suo esempio di Vita da imitare in questo mondo insieme al
dono della fede e dello Spirito Santo
E
ciò allo scopo – lo ripetiamo – non solo di
santificarci
per santificare
in vista di conseguire direttamente il paradiso subito dopo la morte
terrena,
ma
ANCHE e non secondariamente per affrettare la
cristianizzazione di questo mondo ed affrettare così la Sua seconda venuta
nella parusia, nonostante cioè da tener conto di satana che accusa e divide.
E’ da
aggiungere inoltre che la fragilità della natura umana propria di questa
dimensione di esistenza del mondo non consente spesso all'essere umano di
giungere alla capacità di intendere e di volere e quindi alla libertà e alla
responsabilità di fare e di non fare, per cui, anche obiettivamente
peccando, non si è responsabili di peccato, e quindi, non si esce in
contrapposizione a Dio da questo mondo.
Sono incalcolabili gli esseri umani che si sono salvati per questo
motivo, sia perché non sono giunti all'età di ragione, sia perché
hanno perduto la ragione prima di morire, e sia infine perché, pur avendo
conservato la ragione, la loro ignoranza intellettiva era salvifica
in quanto non consentiva loro pur peccando di sapere quello che facevano.
Ne consegue che, anche per questi e per tutti quelli che dalla Genesi
all’Apocalisse si sono trovati in questa situazione vale la Parola di Cristo
che, dalla Croce, dice: «Padre, perdona loro perché
non sanno quello che fanno» (Lc 23,34)
E’ da ritenere pertanto che
alla fine
della fine
a satana non resterà che un pugno di mosche in mano
con riguardo agli esseri umani che è riuscito a catturare rispetto a quelli
che Cristo redimendoli è riuscito invece a salvare, sottraendoli da sotto le
sue grinfie:
«...
Apparve quindi
una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza,
popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti
all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E
gridavano a gran voce: -La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul
trono e all'Agnello. Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e
i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la
faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: -Gloria, sapienza, azione
di grazia, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli.
Amen!.
Uno dei
vegliardi allora si rivolse a me e disse: -Quelli che sono vestiti di
bianco, chi sono e donde vengono? Gli risposi: - signore mio, tu lo sai. E
lui: -Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione
(della valle di
lacrime di questo mondo)
e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello
(non
sono morti volutamente in peccato mortale, potendo così accogliere i frutti
della redenzione salvifica pagata con il sangue dell’Agnello).
Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e
notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua
tenda sopra di loro. non avranno più fame, né avranno più sete, né li
colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l'Agnello che sta in mezzo al
trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle Acque della Vita. E
Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi….» (Ap 7,9-17).
E Così sarà!
Perché, dice Gesù:
« Il
(questo) cielo e la (questa) terra
passeranno, ma la mie parole (in quanto Parola di Dio) non
passeranno» (Mt 24,35).
CAPITOLO 8
APPENDICE DELL’OPERA:
PERCHÉ ANCORA ATTUALMENTE I
CHIAMATI ALL’IMITAZIONE DI CRISTO SONO MOLTI E GLI ELETTI CHE LO IMITANO
MOLTO POCHI? (Mt 22,14).-
QUALI SONO GLI OSTACOLI
DIABOLICI PER UNA PIÙ RAPIDA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO PRIMA.…TRA GLI
STESSI CRISTIANI E POI IN TUTTO IL MONDO AFFINCHE' CRISTO RITORNI PER DAR
DEFINITIVO COMPIMENTO ALLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA
CON LA RESURREZIONE
UNIVERSALE, IL GIUDIZIO FINALE E LA VITA DEL MONDO CHE VERRA’?
> Premessa.
Abbiamo mostrato che non
solo Cristo risorge miracolosamente dai morti nel Suo vero corpo umano
trasfigurato ed immortale provando concretamente ad apostoli e discepoli
questo suo nuovo stato glorioso durante i 40 giorni successivi alla Sua
resurrezione, ma, trascorso questo tempo, sale
al Cielo in anima, corpo risorto e Divinità affinché anche noi - risorti
come Lui nel nostro vero corpo immortale- potessimo partecipare appresso a
Lui alla felicità infinita della Sua Vita divina nell'intimità trinitaria di
Dio.
Indubbiamente è questa in
assoluto - ossia nella pienezza della sua integrità - la “Buona Notizia
(=Vangelo = Lieto Annuncio, Buona Notizia confermata dai fatti): Cristo -
che dimostra miracolosamente di essere Dio (=teofania cristologia) -
testimonia e rivela di essere morto e risorto per noi affinché anche noi
moriamo e risorgiamo per Lui.
Questo ineffabile glorioso
traguardo voluto dal vero Dio con la collaborazione umana, dopo Cristo
e per Cristo, è stato già conseguito in anima e corpo ovviamente da
Gesù Cristo stesso che è Dio - e quindi - dalla immacolata sempre-vergine
madre di Dio, Maria che, finito il corso della sua vita terrena è stata da
Dio assunta in Cielo in anima corpo è santità
Lo stesso traguardo – per
quanto concerne l’anima disincarnata – è stato già raggiunto da un numero
sterminato di esseri umani che, da Adamo ed Eva compresi in poi
– per come si sono comportati in questo mondo - hanno potuto
accogliere nell’altro i frutti della redenzione salvifica di Cristo in vista
di conseguire anche - alla cessazione del purgatorio ed alla fine della
dimensione d’esistenza di questo mondo - la redenzione trasfigurata del
proprio corpo immortale.
Ad esso si ricongiungeranno
per sempre vivendo pienamente felici accanto a Gesù ed a Maria nell’intimità
trinitaria di Dio.
È’ questa la meta
definitiva al di fuori della quale non c'è dove andare (se non
con satana all'inferno).
E’ questo lo scopo ultimo a
cui ogni essere umano non può, tra Cielo e terra, non tendere, se non vuole
disumanizzarsi del tutto, perché solo il Signore Gesù che dimostra di essere
Dio - e possiede quindi l’onnipotenza della Carità - può promettere di
trasmettere gratis all’umanità la Vita di Dio, la Sua stessa (Gv 6,66-69).
Cristo infatti ha ormai
fatto molto di più di quello che avrebbe dovuto fare per aprirci questo
grandioso scenario di partecipazione in anima e corpo risorti alla felicità
senza limiti della Sua Vita intratrinitaria.
Ma possiamo dire che c’è
stata la piena corrispondenza di fede da parte di coloro che si son detti
“cristiani”?
Non si è dato forse troppo
aperto il cuore a satana dando spazio al nemico irriducibile di ogni essere
umano che getta la pietra e nasconde la mano, e che, dopo il compimento
della redenzione salvifica di Cristo, si propone con perseveranza diabolica
di ostacolare ad ogni essere umano chiamato da Cristo alla Sua
sequela la conversione dal peccato e
l’accettazione del Vangelo.
E ciò allo scopo perverso:
sia di
farlo morire nei suoi peccati in vista di imprigionarlo per sempre nel suo
regno infernale (prima con l’anima, alla morte corporale, e poi,
anche col corpo, che, alla resurrezione universale, risorgerà immortale ma
dannato);
sia -
come mostreremo ancora meglio poco più avanti - di impedire e
comunque di ritardare, con il tentativo di una distruzione
catastrofica delle condizioni di vita del pianeta, quella
affermazione planetaria del Regno di Cristo su tutta la terra, che dovrà
precedere con gli avvenimenti già noti la venuta finale del
Cristo Risorto nella gloria a tutti visibile (=parusia) della Sua divina
onnipotenza.
Fino a quando infatti
non si saranno conclusi i tempi di questa restaurazione, Cristo – dice
Pietro - deve essere accolto in Cielo, come ha detto Dio fin dall'antichità
per bocca dei suoi santi profeti»
(At 3,21).
Il che significa che la
parusia finale dell’uomo-Dio risorto ed asceso al Padre non avverrà se prima
tutto il mondo non si sarà liberamente convertito alla Verità, che è Gesù
Cristo, l’unico e solo vero uomo che dimostra di essere anche vero Dio.
Torniamo però a ripetere che
l’affrettare o il ritardare questo traguardo dipende solo dalla vera
cristianità dei cristiani: Gesù infatti dice nel libro dell’Apocalisse:
«Io sto alla porta e busso. Se qualcuno (di coloro alla cui porta
busso) ascolta la mia voce (accoglie la mia chiamata) e
mi apre la porta (del suo cuore) io verrò da lui (lo
inabiterò spiritualmente) e cenerò con lui ed egli con me
(rendendogli possibile di testimoniare in lui la mia presenza divina)»
(Ap 3,20) in vista della vittoria finale (Atti 3,21).
Ma se il "bussare di Gesù" è vano perché la
porta del cuore rimane chiusa, allora Egli non entra..... e lo Spirito non
opera. E se non opera lo Spirito Santo, che è Dio, opera lo spirito
diabolico di satana che è l’antidio.
Se si considera che i
versetti sopra richiamati del Libro dell’Apocalisse sono inseriti poco prima
di quelli che contengono gli ammonimenti (purtroppo, come oggi sappiamo,
inascoltati) che lo Spirito Santo rivolgeva alle sette Chiese dell'Asia
minore che costituivano il fiore all’occhiello del cristianesimo predicato
da Paolo e che non esistono ormai più da tempo essendo soggiaciute alla
conquista bellica musulmana, se ne può facilmente
dedurre quanto segue:
che le porte dei cuori
degli appartenenti a quelle chiese - dopo essersi aperte a Cristo - si
erano di nuovo rinserrate, espellendo lo Spirito Santo dai loro cuori e
ritornando indietro, con satana, al loro paganesimo iniziale. Allo stesso
modo del cane che ritorna al suo vomito o dell'onda del mare che viene e che
va ma che rimane sempre ferma là.
Ed infatti, se
abbiamo mostrato che la chiamata ad accogliere lo Spirito Santo per essere
rigenerati in Cristo nuove creature è
comunque per tutti i battezzati, si può purtroppo facilmente
osservare che “molti siamo i chiamati”
(oggi si può
dire i battezzati)
ma pochi quelli che, rispondendo alla chiamata, percorriamo in questo mondo
la strada per l'elezione a figli di Dio”
(Mt 22,14, in rel. a.: Gv 1,12-13).
Cercheremo di
spiegare più avanti il perché di questo stallo esistenziale cristiano che
ritarda i progetti d’amore che Dio nutre per ogni essere umano, nessuno
escluso.
Per intanto
vediamo nell’ambito della diffusione del cristianesimo nel mondo come sono
andate le cose quando andavano bene e perché.
> La rapida diffusione della
Chiesa originariamente fondata da Cristo sotto il manto di Maria e sulla
“pietra” di Pietro
Ricordiamo che proprio nella ricorrenza dell’antica teofania
miracolosa al Sinai che gli Ebrei celebrano ancora proprio in questo giorno,
lo Spirito Santo si rese miracolosamente
visibile
attraverso tutta una serie di teofanie miracolose: rumore di vento impetuoso
(realtà generata dal nulla), lingue di fuoco che si possono sulle teste
degli apostoli (realtà generate dal nulla).
Il
miracolo pneumatologico più stupefacente fu però quello che
non
solo aveva reso Pietro capace di predicare con sapienza incontestabile Gesù
Cristo, ma predicandolo nella sua lingua fu tuttavia compreso da tutti gli
Ebrei di lingua diversa facenti parte di tutte le nazioni allora esistenti
sotto il cielo e convenute a Gerusalemme per la
festa della vecchia Pentecoste ebraica
(Atti 2,5).
Tutti
costoro non solo avevano compresero Pietro, ma si erano compresi pure tra di
loro mentre si manifestavano a vicenda il loro grande stupore per quanto
accadeva e mentre si chiedevano insistentemente: «che significa questo?»
(Atti 2,1-4+ 6-12).
Ecco cosa significa:
Significa
che Pietro come capo della Chiesa di Cristo
(Tu es Petrus,,.)
nonché i suoi legittimi successori “pro tempore”
hanno
nell’espletamento della loro missione cristiana
una competenza che abbraccia tutti popoli della terra e che Cristo ha
conferito solo a Pietro.
Competenza mondiale che solo per
Pietro Cristo fonda ed istituzionalizza come tale
(solo per Pietro cioè ed i Suoi successori anche se non pochi di costoro si
comporteranno come Pietro al canto del gallo, ma mai pero come Giuda).
È’ Pietro il vicario
di Cristo sulla terra:
“Tu sei Pietro e su questa “pietra
edificherò la mia Chiesa (visibile) sulla terra…”
–
L’episodio di Pentecoste vuol significare anche
che la salvezza viene dai Giudei
(erano tutti Ebrei - pur essendo di nazioni e lingue diverse – i popoli
allora convenuti in occasione della festa della Pentecoste ebraica)
MA si perfeziona assolutamente in Cristo.
La Pentecoste vuol
prefigurare infine quello di cui abbiamo già detto quando abbiamo spiegato
perché è Volontà di Cristo quella di essere imitato dai Suoi Apostoli che
Lui chiama ed ammaestra:
Tutti i popoli del mondo
contestualmente presi dovranno infatti diventare un solo popolo di
Cristo che ascolta e comprende l’unica Parola che conta: quella del Vero Dio
che si è auto-rivelato tale con innumerevoli prove in Gesù Cristo.
La Parola di
Pietro pieno di Spirito Santo fu infatti compresa, come se fosse stata
trasmessa in traduzione simultanea, da tutti i popoli di lingua diversa
allora convenuti a Gerusalemme da ogni parte del mondo (a quel tempo
conosciuto) per il pellegrinaggio annuale al Tempio, che i romani non
avevano ancora distrutto (At 2,14-40).
Ne derivò
che all’udire Pietro la maggior parte degli astanti,
circa 3000
persone,
si sentirono trafiggere il cuore e, rivolgendosi a Pietro,
si fecero tutti cristiani (= ricevettero lo Spirito Santo), dopo
essersi pentiti dai loro peccati e dopo essersi fatti battezzare nel Nome di
Cristo per l’annientamento
(= remissione,
assoluzione)
dei peccati
(At 2,37-41.
I primi battesimi segnarono
quindi la fondazione della vera Chiesa di Cristo
costituita sulla «pietra di Pietro» è posta sotto il manto
della vergine madre Maria.
Così la nuova ed eterna Alleanza nel Figlio
perfeziona e sostituisce quella antica del Padre proprio nel giorno nel
quale quest’ultima si commemorava (= il giorno della vecchia
Pentecoste).D'ora in avanti la Pentecoste nella liturgia cristiana sarà la
festa dello Spirito Santo.
Da qui inizia un processo opposto a quello della “Confusione delle lingue” verificatosi durante la costruzione interrotta dal Padre(Dio) della Torre di Babele (Gn 11,1-10), che voleva rappresentare - in concorrenza se non in aperta opposizione a Dio (satana si ripete sempre!) - un monumento all’orgoglio umano, ordito dal maligno per ostacolare i progetti del vero Dio sull’uomo in quella parte della Storia della salvezza di cui abbiamo già parlato.
Mediante la
Chiesa fondata da Cristo sulla “pietra
di Pietro”
(Mt 16,17-19) e sulla maternità spirituale santa di Maria, madre dei
cristiani (Gv 19,25-27), dovrà avvenire in tutto il mondo la stessa cosa che
è avvenuta in piccolo a Pentecoste di 2000 anni fa circa in Gerusalemme e
cioè:
l’unificazione sincrona
(contemporanea)
di tutti i
popoli di ogni nazione e lingua in un’unica “lingua” a tutti comprensibile.
Quella parlata dallo Spirito Santo, che è Spirito di Verità e d’Amore di
Carità dalle sette qualità.
Il traguardo
dell'unità e della vera pace cristiana
«di ogni nazione che è sotto il
Cielo» (= di
tutto il mondo in un unico contesto: At 2,5), la libera – oggi si direbbe -
globalizzazione
(=ecumenismo, cattolicità)
cristiana
a cui deve pervenire ancora la valle di lacrime di questo mondo sviato dal
vero Dio, crocifisso e mortale,
è perciò, oltre che ampiamente auto-profetizzata da Cristo,
anche prefigurata in piccolo dall’accadimento miracoloso di Pentecoste –
come è proprio del modo di procedere pedagogico di Dio in questo mondo.
Tale Avvento – di cui
abbiamo in particolare parlato ai numeri finali del capitolo precedente - è
stato mostrato in visione da Dio a Giovanni l’Evangelista che l’ha
simbolicamente descritto nel Libro dell’Apocalisse (la visione è avvenuta
nell’isola di Pathmos, ora Palmosa, nell’arcipelago greco, regnando
Domiziano nel 93 d.C).
“Apocalisse”
non significa, come è venuto erroneamente a significare,
“distruzione
indiscriminata del mondo”
(a
questa, come vedremo, tende satana servendosi degli uomini che gli aprono il
loro cuore)
ma “caduta del velo”
(dagli occhi di tutti),
ossia “rivelazione ultima e definitiva” di
tutto ciò che dovrà per ultimo definitivamente accadere.
Sappiamo
certamente che gli Apostoli storici di Cristo In mezzo alla gente del loro
tempo non contavano umanamente parlando proprio nulla.
Ciononostante
quegli uomini - restando uniti, sotto la guida di Pietro (At
1,15) e dei suoi successori, nonché sotto la maternità spirituale di
Maria (At 1,14) - malgrado le spinte diaboliche alla
dispersione (At 4,1-3. 5-20) – formarono la
prima comunità cristiana organizzata della Storia umana, che
condivideva non solo i beni spirituali ma anche
quelli materiali:
«La
moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo ed
un'anima sola e nessuno diceva di sua proprietà quello che gli
apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli
rendevano testimonianza della resurrezione del Signore Gesù e tutti loro
godevano di grande stima. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché
quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che
era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli;
e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.»
(At 4,32-35).
La Chiesa di Cristo veniva così riconfermata come FONDATA
sotto il
manto di Maria
(Gv 19,25-27)
e sopra la
pietra di Pietro
Mt (16,17-19).
Era
una Chiesa che adottava la condivisione dei beni
spirituali e materiali tra i cristiani (cfr At 4,32-35 + 6,2-4),
ma soprattutto era una Chiesa unita in Cristo Gesù,
Figlio naturale di Dio da sempre e di Maria nel tempo e per sempre.
Con ciò
si faceva la Volontà di Dio, ossia di Cristo stesso che dimostra di essere
Dio e che la Volontà di Dio porta con la Sua Vita a pienezza sulla terra per
l’imitazione dei Suoi seguaci, che diventano così “veri adoratori del
vero Dio”, santi di Cristo, veri cristiani (Atti 11,26), figli
adottivi di Dio e di Maria col potere di miracolo del Figlio naturale di Dio
e di Maria (Gv 1,12).
Egli infatti,
poco prima di salire sulla croce, aveva pregato il Padre perché «così
come il Padre è in Lui e Lui è nel Padre, allo stesso modo
tutti i Cristiani fossero ognuno una cosa sola nel
Padre ed in Lui, proprio perché solo così tutto il mondo avrebbe potuto
credere» (Gv 17,20-21).
E non tanto
perché l’unità quale segno di coerenza interiore attira e convince ma
soprattutto perché soltanto in questo modo lo Spirito Santo –
presente nel Padre e nel Figlio, avrebbe potuto ”soffiare” in loro con
quell’onnipotenza miracolosa d’Amore con cui gli appartenenti alla prima
Chiesa di Cristo operavano (cfr. At 4,29 –31; 5,12-16).
Si tratta quindi di una particolare forma di unità nella diversità che è simile all’Unità trinitaria di Dio e che deve essere rispecchiata nell’unità della Chiesa terrena di Cristo, se si vuole che i chiamati di Cristo alla Sua sequela possano testimoniare anche miracolosamente la Sua Vita così come avveniva per i primi cristiani. Ed è chiaro che questa unità profonda – che potremo definire teologale – intanto potrà sussistere in quanto le varie chiese che si richiamano a Cristo NON siano separate tra di loro e con l’unica Chiesa a competenza globale su tutta la Terra che Cristo ha fondato sulla pietra di Pietro e sulla maternità spirituale di Maria, Chiesa questa che è la vera Chiesa di Cristo, la quale sussiste nella Chiesa cattolica (LG 8) verso cui dovranno recuperare la comunione tutte le altre chiese separate da essa e tra di loro che pur si richiamano a Cristo.
La Chiesa pentecostale - quella fondata
da Cristo per durare fino alla fine dei tempi - era una Chiesa
che si era tenuta
distinta dal potere temporale dei governanti
delle nazioni in considerazione che
il potere per il cristiano è
servizio agli altri e non dominio sugli altri
(Mt 20,25-28), Ricordando anche quello che Cristo aveva detto circa il
«dare a Cesare
quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio».
Questa Chiesa nata a Gerusalemme il giorno
della vecchia Pentecoste ebraica, sostituita dalla nuova Pentecoste
cristiana – ossia 40 giorni dopo la resurrezione di Cristo e 10 giorni dopo
la Sua Ascesa al Padre - è operante in modo speciale nelle descrizioni
contenute nel Libro degli “Atti degli Apostoli”.
«Con
grande forza gli Apostoli rendevano testimonianza della
resurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande stima»
(At 4,33), mentre san Paolo poteva dire:
«Vi
esorto, io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della
vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza,
sopportandovi a vicenda con amore,
cercando di
conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete
stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola
fede,un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, e al di sopra di tutti,
Che agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti»
(Ef 4,1-6).
«Come la
fiamma che brucia trasforma nella propria natura ciò che arde, così Paolo
tutto invade e tutto trasporta alla Verità, torrente che raggiunge ogni
luogo e che schianta ogni ostacolo. Come atleta che insieme lotta e corre,
come soldato che assedia le mura e combatte in campo aperto, così Paolo
usava ogni genere di battaglia..... Balzava ovunque e senza interruzione,
correva appresso gli uni, raggiungeva gli altri, più veloce del vento.
Governava come fosse una sola nave il mondo intero, sollevando i sommersi,
consolidando coloro che turbati cadevano. E tutto per portare fuori dalla
sventura tutti».
Questa antica predica di San Giovanni Crisostomo sintetizza in pochi tratti
la natura impetuosa del più grande Apostolo del cristianesimo: Paolo di
Tarso.
E nello stesso tempo ci fa capire chi erano i cristiani delle
origini.
Ecco perché
gli Atti degli Apostoli costituiscono tutta
una teofania
dello Spirito Santo, che incoraggia, dirige, consiglia, fa miracoli….indica
i missionari, ma soprattutto mostra che l’opera che essi vanno
intraprendendo non è cosa loro, ma appartiene a Dio: ad essa gli apostoli
sono chiamati, per essa inviati,
mentre la Buona Notizia si effonde e si diffonde a macchia
d’olio in tutto il mondo allora conosciuto
Se le cose fossero continuate ad andare in
questo modo come agli albori della Chiesa e nei primi secoli, a
quest'ora la diffusione planetaria del Regno di Dio su tutta la terra
sarebbe stata cosa fatta probabilmente ormai già da qualche millennio,
così come pensavano – e non a torto! lo si ripete – i primi cristiani,
in relazione allo sviluppo folgorante del primo cristianesimo in tutto il
mondo allora conosciuto. Paolo stesso era di questo avviso e
chiunque lo sarebbe stato di fronte alla diffusione miracolosa della nuova
religione nel mondo.
La lettera agli Efesini è tra le più belle e
profonde di San Paolo, Essa era in origine forse destinata a varie comunità.
Mancano infatti del tutto saluti e richiami a situazioni legate a Efeso,
dove Paolo si era trattenuto oltre due anni, tra il 54 e il 56, formando una
comunità cristiana. La mancanza di riferimenti particolari fa perciò di
questa lettera l'unico scritto Paolino in cui la Chiesa di Gesù Cristo
è ormai concepita come un'unica realtà: il corpo di cui Cristo è il capo, la
Sposa di cui Cristo e lo Sposo.
Fu
certamente il continuare a rispettare fiduciosamente la Volontà di Cristo
soprattutto in ciò che costituiva l'ordinamento istituzionale
che Egli aveva dato alla Sua comunità prima di ascendere al Cielo ed alla
Sua Chiesa a Pentecoste dopo l'effusione sovrabbondante dello Spirito Santo
promesso, che determinò il successo della
Chiesa delle origini, descritto prevalentemente nel Libro degli Atti degli
Apostoli.
Ma le cose
purtroppo non continuarono ad andare avanti sempre così.
> “il pesce puzza sempre
dalla testa”. L’opera di satana dopo Cristo : 1) i grandi traditori di Dio.
Rammentiamo
che satana è colui che si intromette tra Dio e l’uomo per opporsi ai piani
di Dio sull’uomo e dividere l’uomo da Dio in vista di condurre l’uomo a sé
(=se-durre): di separarlo cioè eternamente da Dio come lo è lui stesso, di
trafiggerlo spiritualmente a morte (“diavolo”, infatti, viene dal
greco “dia-ballo”, che significa “passo da parte a parte”= “trafiggo”).
Abbiamo ormai
ampiamente mostrato in che modo satana ostacoli Cristo nei cristiani per
ritardare - quando non gli riesce di impedire - i progetti benefici che il
vero Dio nutre verso l’uomo. Egli si mimetizza da
“scimmia di
Dio”
Se, come in
questa parte della Storia cristocentrica della Salvezza che ci è
contemporanea – Dio intende attraverso i popoli cristiani convertire
liberamente tutti gli esseri umani presenti nel mondo a Cristo, come in
effetti Egli vuole in vista della Sua venuta finale, o parusia,
ecco che
satana si adopera allora per stornare i cristiani da questo
servizio, suscitando in seno ad essi
degli anticristi (eretici, apostati, scismatici) soprattutto
tra i loro capi e le loro guide religiose, i quali, pur sembrando di
seminare a grano, seminano in realtà zizzania che si confonde col grano per
ritardarne e soffocarne la crescita.
E’ certo
sempre meglio separare il grano dalla zizzania quando le relative spighe
sono giunte a maturazione ad evitare che strappando la spiga ancora immatura
della zizzania - che in tale stato si confonde facilmente con la spiga di
frumento - si possa confonderla con quest’ultima.
Ma questa
paziente e misericordiosa scelta di Dio – che non vuol perdere nemmeno
un’anima umana orientata a poter accogliere i frutti della Sua redenzione
salvifica
– arreca – per colpa di satana - ritardo ai compimento finale del
progetto salvifico di Dio,
lasciandolo nel “già e non ancora” del suo tuttora attuale stallo
esistenziale finale (cfr.: Mt 13,24 e ss.).
Satana cerca di impedire, e
comunque di ritardare, quella tappa obbligata all'Avvento finale del Cristo
risorto che è costituita dalla conversione mondiale a Cristo, ossia al vero
Dio, di ogni nazione che sta sotto il cielo (Atti 7,5).
Abbiamo
mostrato che l'età media alla conversione cristiana degli stessi "cristiani"
è attualmente ancora molto elevata, per cui, affinché il
traguardo indicato si avvicini, per mezzo loro, e non si allontani, è
necessario che, nel corso di non molte
generazioni, si abbassi l'età media alla conversione individuale a Cristo
degli stessi "cristiani".
Lasciò detto
in proposito San Giovanni Bosco, l'Apostolo della gioventù:
«La
porzione dell'umana società, su cui sono fondate le speranze del presente e
dell'avvenire, la porzione degna dei più attenti riguardi è senza dubbio la
gioventù. Se la gioventù sarà rettamente educata, vi sarà ordine e moralità;
al contrario: vizio e disordine. Io ho consacrato tutta la mia vita al bene
della gioventù, persuaso che dalla sana educazione di essa dipende la
felicità della nazione. Per questi giovani orfani, abbandonati, farò
qualunque sacrificio: anche il mio sangue darei volentieri per salvarli».
Il traguardo di un unico
popolo al mondo di veri adoratori di un unico vero Dio è profeticamente
delineato dalla Scrittura come una speciale “commensalità” tra tutti i
popoli della terra. Come un’assidersi cioè di tutte le nazioni alla
stessa mensa del mondo per mangiare, bere, comunicare, celebrare e lodare
insieme il vero Dio, allo stesso modo di una famiglia unita attorno al desco
domestico.
Ma come abbiamo già accennato
verso la fine del capitolo precedente e come vedremo meglio in questo,
satana si pone di ostacolo anche al raggiungimento di questa tappa
esistenziale del piano di redenzione salvifica di Dio.
La sua
strategia è più o meno occulta è quella di conquistare a lui il mondo col
peccato per poi distrugger e in esso ogni forma di vita, impedendo così la
diffusione terrena del Regno di Cristo, e quindi, la Sua venuta finale, che
da quella diffusione, insieme ad altri fatti che ne derivano, e di cui
abbiamo già parlato, è condizionata.
Satana dunque si oppone alla cristianizzazione
del mondo – di cui nella preghiera del "Padre Nostro" si auspica invece il
verificarsi (..."Venga il Tuo Regno su tutta la Terra come quello del
Cielo..") e vuole invece conquistarlo al suo spirito diabolico:
all’ego-latria della ricchezza, del piacere e del predominare, in pratica a
separare tutto il mondo da Dio ed ogni essere umano dall’altro rendendo ogni
uomo lupo all’altro (= “homo homini lupus”).
E’ chiaro che questa è un’operazione di
retroguardia, che satana cerca come vedremo di fare in quelle parti del
mondo che già Cristo ha seminato a buon grano (Mt 13,37-39\a), ed anche se
non riuscirà a soffocare tutto il grano con la zizzania (a
pervertire i figli del Regno di Dio in figli del maligno),
tuttavia ostacola i piani di Dio sull’uomo e fa perdere tempo .
Ma Egli non potrebbe riuscire a nulla
SE NON GLI SI APRE IL CUORE.
E purtroppo non si può certo dire che lungo il “dopo Cristo”
della storia cristo-centrica della salvezza, i “cristiani” non gli
abbiano aperto il cuore….Mentre risulta storicamente evidente
che le “attenzioni” di satana vengono rivolte
specialmente ai cristiani che in seno alla Chiesa
rivestono posti di guida ed amministrazione del popolo di Cristo, ossia
ai pastori e custodi del gregge. così come egli
avanti Cristo aveva fatto con i capi e le guide politico-religiose ebraiche
di quel tempo.
Ecco perché, a fronte
della mitezza e dell'umiltà incommensurabile della Sua ben nota Capacità
divina d'amare, il Cristo, con un ultimo tentativo di recupero mette alle
corde gli scribi ed i farisei del suo tempo - ossia i teologi e capi
politico-religiosi ebraici di allora. E lo fa con una veemenza ed
una vis polemica tale che non ha l’uguali nel denunciare
pubblicamente tutti i vizi privati dei loro peccati, che essi ammantavano di
(false) pubbliche virtù, e di cui non si volevano pentire. Con ciò
avviandosi, come anticipò loro Gesù stesso, a morire nei loro peccati (Gv
8,24), ossia ad eternificare la loro separazione da Dio conseguente ai loro
peccati.
Ma Gesù non è il solo a
prendersela duramente con i falsi capi religiosi che invece di
servire e pascere il gregge si servono del gregge per pascere loro stessi.
Anche i veri profeti infatti che Lo hanno preceduto si sono scagliati contro
costoro, giudicandoli porte dell'inferno, trappole sulla strada della
salvezza, scandalo per i più deboli, ritardo per l'avvento del Messia, e,
dopo il Suo Avvento, come stiamo vedendo, per il Suo ritorno nella parusia.
Ecco cosa dice di loro
il profeta Geremia: «Io vi ho condotti in una terra da
giardino, perché ne mangiaste i frutti e i prodotti. Ma voi, appena entrati,
avete contaminato la mia terra ed avete reso il mio possesso un abominio.
Neppure i sacerdoti si domandarono: dov'è il Signore? I detentori
della legge (gli scribi) non mi hanno conosciuto, i pastori
mi si sono ribellati, i profeti hanno predetto nel nome di Baal ed hanno
seguito esseri inutili» (2,7-8). Ed ancora:
«I pastori
sono diventati insensati, non hanno ricercato più il
Signore; per questo non hanno avuto successo, anzi è disperso tutto il loro
gregge»
(10,21). «Urlate, pastori, gridate, rotolatevi nella polvere, capi del
gregge! Perché sono compiuti i giorni per il vostro macello; stramazzate
come scelti montoni. Non ci sarà rifugio per i pastori né scampo per i capi
del gregge. Sentite le grida dei pastori, gli urli delle guide del gregge,
perché il Signore distrugge il loro pascolo...» (25,34-36).
Neanche Isaia è tenero con loro:
«Voi tutte, bestie dei campi, venite a mangiare; voi tutte, bestie della
foresta, venite. I guardiani del gregge sono tutti ciechi, non si accorgono
di nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano
accovacciati, amano appisolarsi. E tali cani avidi, che non si saziano mai,
sono i pastori, incapaci di comprendere. Ognuno segue la sua via,
ognuno bada al proprio interesse, senza eccezione. (Essi si dicono l’un
l’altro): -Venite, io prenderò vino e ci ubriacheremo di bevande inebrianti.
Domani sarà come oggi; ce n'è una riserva molto grande ».
(56,9-12).
E Zaccaria non è da meno:
«Quindi il Signore mi disse: -Prenditi gli attrezzi di un pastore
insensato, poiché ecco, io susciterò nel paese un pastore, che non ha
cura delle pecore che si perdono, non cercherà le disperse, non curerà le
malate, non nutrirà le affamate; mangerà invece le carni delle più grasse e
strapperà persino loro le unghia. Guai al pastore stolto che abbandona il
gregge! Una spada sta sopra il suo braccio e sopra il suo occhio destro.
Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti
accecato»
(11,15-17).
>”
Il
pesce puzza sempre dalla testa” . L’opera di satana dopo Cristo: 2) i grandi
traditori di Cristo.
È dunque gravissimo
il tradimento religioso dei pastori, anche se Dio sa trarre il bene dal loro
male,.
E’ gravissimo perché da esso deriva lo sbandamento del gregge
che, finche vive ancora in questo mondo, viene così lasciato in mano al lupo
(a satana).
Non è a questo punto superfluo ricordare come risponde Gesù alla domanda di
Pietro circa la parabola dei servi che devono vigilare in attesa del loro
padrone (= la seconda venuta di Gesù Cristo nella gloria della Sua divina
onnipotenza per dar compimento a tutte le cose): «Signore, questa
parabola la dici per noi o anche per tutti?» (Lc 12,41). E Gesù gli
risponde con un'altra parabola in cui nella grande casa padronale (=questo
mondo, che servi operosi e amministratori fidati devono trasformare in quel
Regno di Dio di tutti gli uomini che sulla terra deve essere come quello del
Cielo di cui alla preghiera del "Padre nostro", prima che il Padrone - Gesù
Cristo - venga a chiudere tutti i conti) entrano in campo due
amministratori, uno dei quali viene retrocesso per la sua infedeltà,
mentre l'altro, al ritorno del Padrone, è promosso al rango di
amministratore generale di tutti i Suoi beni.
Traendo le conclusioni da questa parabola, Gesù afferma che: «il servo
che, conoscendo la Volontà del Padrone, non avrà disposto o agito secondo la
Sua Volontà, riceverà molte percosse: quello invece che non conoscendola,
avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu
dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto
molto di più» (Lc 12,47-48).
Dunque, coloro
che più conoscono la Verità, e cioè gli amministratori, i capi,
le guide, i pastori della Chiesa, intesa l'espressione in senso
istituzionale visibile (sopragenerazionale e intergenerazionale),
più liberi sono di attuarla (perché la verità stringe,
anche se non costringe) ma più responsabili sono per non averla
attuata.
«Chi ha
orecchi per intendere, intenda».
Giuda
era uno dei dodici pastori della nascente Chiesa cattolica di
Cristo, uno dei dodici Apostoli che insieme agli altri aveva
conosciuto la Divinità di Gesù Cristo non solo attraverso le Sue teofanie
(miracoli cristologici), ma anche, attraverso i miracoli che Gesù stesso gli
aveva fatto fare quando era stato da Lui mandato in missione insieme agli
altri (Lc 9,1-6).
Egli faceva già parte del
Collegio apostolico di quella Chiesa di Cristo fondata sulla “pietra” di
Pietro (Mt 16,15-19), che Cristo stesso
poi avrebbe reso universale attraverso l’effusione pentecostale dello
Spirito Santo 40 giorni dopo della Sua resurrezione e 10 giorni dopo della
Sua ascensione al Padre.
Ciononostante Giuda scelse
liberamente per trenta danari, la somma con la quale si poteva allora
comprare uno schiavo, di tradire Colui che aveva capito chi era.
Su questo episodio del
tradimento di Giuda, seguito poi nella Storia della Chiesa da molti altri,
si sono dette tante cose a proposito ma anche a sproposito. Noi intendiamo
attenerci ai fatti narrati nei libri evangelici per rilevare che
se questo tradimento iniziale non ci fosse stato, esso
avrebbe certamente agevolato la conversione del gruppo di potere
politico-religioso che allora aveva grande influenza sul popolo ebraico: gli
scribi e i farisei di allora, il quale purtroppo restò in maggioranza fuori
dalla nuova Chiesa di Cristo.
Tale conversione
avrebbe certamente favorito quella definitiva di tutto il popolo ebraico il
quale era molto bendisposto verso Cristo, tanto è vero che scribi e
sacerdoti erano timorosi di toglierlo di mezzo (di assassinarlo) perché
temevano il popolo
(Lc 22,2).
Meglio, perciò, molto
meglio, per una più grande salvezza delle anime e per una più lineare
soluzione della Storia cristocentrica della Salvezza che passa per la
cristianizzazione globale di tutto il mondo, sarebbe stato se a far
uccidere Gesù fosse stato non il tradimento di un suo amico,
addirittura di un Suo seguace - ma l’opera malefica di un Suo nemico.
Ma satana – a cui Giuda aveva aperto il cuore e che era
entrato in lui quando questi – sospinto dallo spirito diabolico del nemico
si era mosso per accordarsi con i sacerdoti e con gli scribi sul modo come
togliere Gesù di mezzo (Lc 22,1-6) – sa
maleficamente bene che il tradimento
(eresie, apostasie, scismi) delle guide
della Chiesa
(presbiteri, episcopi, religiosi d’abito)
avrebbe, nel corso della sua Storia, certamente avuto un impatto molto più
dirompente nello scompigliare i progetti di Dio.
E questo perché tali progetti quaggiù si basano dopo Cristo
sui frutti della testimonianza umana del Figlio Suo
fino al punto di dover fare di tutto il mondo un solo ovile
per un sol Pastore
(Gv 10,16).
Il tradimento dei cristiani . soprattutto
se sacramentalmente “ordinati” - avrebbe infatti rafforzato i nemici e
scandalizzato “i piccoli”
(coloro
che sono ancora immaturi nella fede)
ritardando o addirittura impedendo la loro conversione dai peccati e facendo
loro sottovalutare la “Buona di Notizia”del Regno.
Per
questo, Gesù, «con un forte contrasto con la generosa figura del “Buon
Pastore”, presenta la figura meschina del «pastore mercenario,
che non è pastore» (Gv 10,12) anche se ne ha l'apparenza.
Si tratta di quei falsi pastori che, con insidia per la fede delle
pecore pascono se stessi invece di pascere il gregge, pronti a
darsela a gambe quando il lupo si delinea ancora da lontano.
Ai falsi pastori, infatti, ossia ai
falsi episcopi (=vescovi) e presbiteri (=preti), non interessa il
gregge cristiano loro affidato, perché, avendo sostituito a Dio l’ego del
proprio io, quello che a loro interessa non è fare la Volontà di Cristo alla
quale si sono liberamente consacrati, ma quella dell'anticristo al quale
hanno aperto il loro cuore nella ricerca smodata della ricchezza, del
piacere e del predominare.
A loro interessa la ricchezza, i
piaceri della carne e la “politica”. Cose tutte per le quali sono disposti a
giocarsi pure l’anima, ed a maggior ragione quindi, la loro dedizione al
popolo di Dio che si sono impegnati a servire e non a farsi servire (Mt
20,28).
Non dimentichiamo che Pietro – il quale
aveva poco prima riconosciuto nell’uomo Gesù la Sua Filiazione divina
ricevendo da Lui le Chiavi della “Sua” Chiesa (Mt 16,15-19) – venne
definito da Cristo retrogrado come satana, essendogli di inciampo,
perché - così letteralmente gli disse - “non pensi i pensieri di
Dio ma quelli degli uomini”. (Mt 16,23).
E questo gli disse quando Pietro -
sicuramente in buona ma errata fede - voleva fare della Chiesa Di Cristo
NON quello che di essa il Maestro pensava dovesse farsi, pensando quale Dio,
MA quello che pensavano gli uomini, e cioè una sorta di signoria
teocratica, nella quale l’Apostolo immaginava forse di detenere magari
l’interim del…. ministero dell’interno e di quello della guerra (cfr:
anche la richiesta e la risposta data da Cristo alla madre dei figli di
Zebedeo: Mt 20,20-28).
Ma nonostante ciò sia stato detto e
scritto in maniera diretta e chiarissima da Gesù “molte orecchie di
quelle che avrebbero dovuto nel corso della storia della Chiesa fino a noi
intendere NON hanno purtroppo inteso e fanno ancora oggi “orecchio da
mercante”
Che ne è stato infatti di quella
Chiesa pentecostale sopra descritta di cui si parla negli Atti dei
primi Apostoli che Cristo chiama “la mia
Chiesa” (Mt 16, 18) e che nei primi tempi della Sua diffusione aveva
conquistato tutto il mondo allora conosciuto? Chiesa voluta da Cristo e
molto più vicina al Suo Regno divino di quanto poi non lo sia più stata fino
ancora ai nostri giorni?
> Il pesce puzza dalla testa. L’opera di
satana dopo Cristo: 3) Ancora sui grandi traditori di Cristo. La Chiesa di
Cristo dilaniata tra scismi, eresie ed apostasie.
Purtroppo la seduzione rivolta da satana ai
pastori della Chiesa di Cristo ebbe successo soprattutto per quanto riguarda
l’unità universale (=cattolica) della Chiesa di Cristo, e cioè la
competenza planetaria di essa che Cristo volle unitaria in quanto
apertamente fondata sulla Autorità esclusiva di Pietro, il vicario visibile
di Cristo sulla terra, e sui suoi successori legittimi (Cristo è uno
solo ed uno solo sulla terra è colui che Lui ha lasciato a rappresentarlo!).
Già durante l'Impero romano d'Occidente infatti
che durante quello di Oriente, avvenne che tra apostasie, eresie e
soprattutto scismi operati dai falsi pastori
della Chiesa che avevano aperto il loro cuore a satana, falsi episcopi,
falsi presbiteri e falsi religiosi, il divino disegno
originario della Chiesa voluto da Cristo - dopo la prima folgorante
diffusione della santità cristiana nel mondo allora conosciuto - venne in
vari modi storicamente lacerato e lo è tuttora fino ai nostri giorni.
Intanto
approfittando del decadimento, come vedremo profetizzato, di quella
cristiana una nuova religione (610) (quella musulmana) si andava
profilando, ponendosi in alternativa a quella cristiana, la quale andava
sempre più perdendo l’assistenza speciale dello Spirito Santo.
La nuova
religione nasceva infatti in opposizione teologica inconciliabile ed in
concorrenza bellica premeditata con quella cristiana. Tale religione - che
aveva sposato in senso riduttivo la tesi del prete cristiano eresiarca Ario
il quale
negava la divinità di Gesù Cristo
(Ario nacque in
Libia il 280 circa e morì nel 336 a Costantinopoli) - era sorta e si era
militarmente diffusa
proprio in quei luoghi dell’Asia minore che l’Apostolo Paolo
aveva conquistato a Cristo.
Essa era
arrivata a sottomettere addirittura l’ex capitale cristiana d’Oriente
dell’impero romano: Costantinopoli (1453), poi rinominata Istanbul. (i780).
La religione
musulmana - che
considera Gesù Cristo un semplice profeta
e quindi “un
uomo di Dio” e non un “uomo-Dio” come Egli dice e dimostra di essere
ha - purtroppo per noi cristiani - conquistato con la spada molte di quelle
popolazioni che il Cristianesimo aveva invece conquistato con la Carità.
Maometto,
il fondatore della religione musulmana che da lui prende anche il nome
(maomettana), si considerava ed è ritenuto dagli appartenenti ad essa il
“sigillo dei profeti”,
quindi superiore a Gesù stesso, pur da lui considerato un profeta di Dio.
Pur non di
meno Maometto si
dichiarava incapace di compiere miracoli, irridendo ad essi, secondo il noto
detto musulmano: “Se la montagna non va a Maometto (=miracolo), Maometto va
alla montagna”.
Già le profezie giovannee
dell’Apocalisse circa gli ammonimenti agli angeli – ossia ai pastori - delle
sette Chiese d’Asia di allora (“Asia” fu l’ex
provincia romana dell’Asia minore occidentale: l’attuale Turchia, cfr.: Ap
1,4. 11) avrebbero dovuto far riflettere (ma non fanno
riflettere nemmeno adesso).
La caduta delle
sette Chiese d’Asia, un tempo fiorenti culle della prima
fervente cristianità, ed oggi tutte musulmane,
fu profezia inascoltata e purtroppo ormai verificatasi da secoli.
Le sette allora fiorenti
Chiese cristiane d’Asia - (Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi,
Filadelfia e Laodicea) che rappresentavano le articolazioni locali dell’unica
Chiesa di Cristo posta sotto il manto di Maria (Gv 19,25-27) e
fondata sopra la pietra di Pietro (cfr Mt 16,18) oggi non
esistono più, perché le popolazioni che le occupavano sono state conquistate
con la spada ed islamizzate ormai da secoli e fino ad oggi.
Non si può soprattutto passare sotto silenzio
che Efeso - già città pagana sacra alla dea Artemide, la “dea
madre” più popolare dell’olimpo pagano-ellenico-romano - contava all'inizio
dell'era cristiana ben 225.000 abitanti. Essa, che era una delle città più
popolose della sua epoca, fu uno dei primi centri pagani toccati dal
messaggio apostolico che si convertì a Cristo e si volse a seguire con
fiducia il suo Vangelo.
Efeso sostituì quindi presto l'Olimpo
pagano degli déi falsi e bugiardi con il Cielo cristiano del vero Dio ed il
regno terreno di satana con il Regno terreno di Dio rivelato da Cristo.
Efeso, oltre a essere una
delle più grandi città dell'impero romano, era anche la capitale della
provincia romana di Asia, che sarebbe divenuta, secondo le parole dello
storico francese Ernest Renan (1823-1892), «la seconda provincia di
Dio» (dopo Roma).
Effettivamente essa fu una delle basi di
lancio del cristianesimo: fu lì che Paolo predicò per tre anni e
scrisse le sue lettere ai Corinzi; fu lì che Giovanni scrisse il suo
Vangelo. E fu lì, dopo la morte di Giovanni, che sulla tomba dell’Apostolo
furono costruiti prima un “memoriale” e successivamente una grande basilica.
Fu anche lì che nel 431 dopo Cristo, fu convocato il III° Concilio ecumenico
per proclamare Maria madre di Dio contro le eresie del
patriarca Nestorio di Costantinopoli e del prete Anastasio.
E non è certo un caso che questo Concilio
ecumenico si sia riunito e svolto proprio nella Chiesa dedicata alla
Vergine Maria ad Efeso, perché Maria essendo Madre di Dio
(Lc 1,43 ) è anche Madre della Chiesa (At 1,14)
e Madre dei singoli cristiani (Gv 19,25-27), così come
voluto da Cristo.
Ma di tutto questo – dopo il
saccheggio degli arabi nel 655 e l’occupazione dei Turchi, una prima volta
dal 1090 al 1097, e poi, definitivamente, - di Efeso – culla della
Cristianità delle origini - non sono rimaste che rovine. Sul suo sito si
trova attualmente il villaggio di Selcuk.
E fu in quel che è rimasto di Efeso –
soprattutto - che nel 1881 fu trovata la casa (ma non la tomba!) in
cui la Vergine Maria - insieme all’Apostolo Giovanni (cfr.: Gv
19,27\b) - aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita terrena
prima della sua assunzione in Cielo in corpo, anima e santità (v.:
Donald Carrol.- “La Casa di Maria”.- Ed. San Paolo 2008)
Sono tre i
maggiori scismi che hanno
dilaniato l’unità trinitaria
– ossia l’unità nella diversità che non implichi divisione, contrapposizione
- della Chiesa
cattolica:
1) lo scisma dei donatisti (quarto secolo); 2) lo scisma bizantino o
d'Oriente (anno 1054) 3) il grande scisma d'Occidente (1378-1417). E non
contiamo le varie eresie protestantarie che hanno contribuito e
contribuiscono soprattutto con la loro vieta politica antipapale allo
sbriciolamento unitario della Chiesa che Cristo sicuramente ha fondato sopra
la pietra di Pietro e sotto la maternità spirituale santa della Madre di Dio
Il donatismo è
un movimento scismatico diffusosi nell'Africa settentrionale nel IV secolo,
che turbò la Chiesa d’Africa e si protrasse fino all'invasione araba. Esso
prese nome dalla
malevolenza di un certo Donato, vescovo di Cartagine.
Questi cercò di
costituire una vera e propria
Chiesa cristiana ostile a quella
di Roma, considerata Chiesa dei detentori del potere e della ricchezza.
I donatisti ebbero origine dalla questione dei “lapsi,”
cioè di coloro che, durante la persecuzione di Domiziano, avevano ceduto
abiurando o consegnando ai pagani i libri sacri. Gli scismatici non volevano
che costoro, tra cui vi erano anche vescovi e i chierici, fossero
riaccettati nella Chiesa, sostenendo che l'efficacia del battesimo e
dell'ordine sacro dipende dalla dignità di chi li amministra.
La dottrina del vescovo
Donato è eretica, costituisce cioè "reato spirituale" perché è in contrasto
con l'insegnamento del Maestro Gesù, pur se la santità del "Pastore"
deve essere la prima ad essere testimonianza al popolo di Dio.
«Se non avessimo il Sacramento dell'Ordine -
scrive il santo Curato D’Ars - noi non avremmo Nostro Signore. chi Lo ha
messo, infatti, nel Tabernacolo ? il sacerdote. Chi ha ricevuto la vostra
anima al suo ingresso in questo mondo? Il sacerdote. Chi la nutre per darle
forza di fare il suo pellegrinaggio? Sempre il sacerdote. Chi la prepara a
comparire davanti a Dio, lavandola per la prima volta nel Sangue di Cristo?
Il sacerdote: ogni volta il sacerdote.
Se
l'anima poi giunge all’ora fatidica del trapasso, chi la farà risorgere
rendendole la calma e la pace? Ancora una volta il sacerdote.
Non
potete pensare a nessun beneficio di Dio senza incontrare insieme a questo
ricordo l'immagine del sacerdote.
Se andaste a
confessarvi dalla Santa Vergine o ad un Angelo, vi assolverebbero? No. Vi
darebbero il Corpo ed il Sangue di Gesù? No. La Santa vergine non può far
scendere il suo divin Figlio nella Santa Ostia. Anche 200 angeli non vi
potrebbero assolvere. Un sacerdote, per quanto semplice sia, lo può fare.
Egli può dirvi: - Va in pace, ti perdono. Che cosa grande è il sacerdote»
(A . Monnin.- “Spirito del Curato d’Ars .- ED.: Ares, 1956).
Tra i più fieri
avversari del donatismo ci fu Sant'Agostino.
Con l'avvento
al Patriarcato
di Costantinopoli di Michele Celulario
(1043-1058) i dissensi tra la Chiesa orientale e la Chiesa latina si
estesero (dogma, liturgia, diritto, politica) e si confermarono in modo
decisivo. Per cui, nel 1054, venne definitivamente consumata la ribellione
del
Patriarca
Michele Celulario, mediante il quale avvenne lo scisma - che dura tuttora -
del patriarcato di Costantinopoli dalla Chiesa cattolica. La Chiesa
orientale si suddivise così in tante chiese autonome
(autocefale
= tra loro separate: russa, serba, greca, cretese, bulgara…etc)
di rito bizantino.
Il grande
scisma d’Occidente ebbe inizio dopo la tumultuosa elezione di Urbano VI
(aprile 1378), contro la quale
13 cardinali
ne dichiararono la nullità ed elessero con il nome di Clemente VII, l'antipapa
Roberto di Ginevra
(settembre 1378). L'unità fu ristabilita con l'elezione di Ottone Colonna,
che assunse il nome di Martino V (novembre 1417); le vicende della Chiesa
rimasero ancora turbate dallo scisma fino al 1449.
In seguito a
partire dal XVI sec. – sempre ad opera di chierici
(per
fare degli esempi: M. Lutero fu ordinato sacerdote nel 1507; Calvino
ricevette giovanissimo, 1523, la “tonsura”….)
- sono sorte le
Chiese “autocefale”: “protestante”, “evangelica”, “anglicana”, separate tra
di esse e con la Chiesa cattolica…Il sec. XVI fu un’epoca di guerre di
religione e di eresie e scismi, secolo della rivoluzione di Gutenberg e
della “riforma di Lutero, degli anabattisti e della rivolta dei poveri
tedeschi contro i privilegi dell’aristocrazia e dalle eccessive ricchezze
accumulate dal clero.
Oltre
all’indebolimento del
magistero planetario della Chiesa cattolica
ed alla
perdita dell’unità tra questa Chiesa e le chiese da essa separate che sono
purtroppo difficili da contare
-
unità invece fortemente voluta da
Cristo (Gv
14,18-21) – altra grave divergenza tra l’ordinamento della Chiesa stabilito
da Cristo e quello modificato dai
falsi pastori
fu quella della gestione da parte della Chiesa di poteri temporali di
imperio sul popolo di Dio, che Cristo
apertamente
(vedi: sopra)
e decisamente aveva detto di non volere.
Cristo aveva
infatti chiaramente ammonito i Suoi di tenersi lontani, nel far parte del
Suo Regno, dall’esercitare
poteri temporali di cesari e
principi, che non hanno nulla a che fare con i poteri ecclesiastici, che, in
quanto tali, sono poteri di servizio agli altri e non di dominio sugli
altri.
La confusione
tra l’esercizio dello “jus imperi” - proprio di principi, sovrani e re –
stride fortemente con l’umile potere di servizio dei santi di Cristo, per
cui chi più è in alto, dice Gesù, più deve servire, e chi è il primo (=il
Papa) sarà il servo di tutti ad imitazione del Figlio dell’uomo, che non è
venuto per essere servito ma per servire e dare la Sua vita in riscatto per
la moltitudine:
“Chi vuole tra voi diventare grande si farà vostro servitore”
(Mt 20, 25-28).
Ma cosi
purtroppo non è avvenuto. La Chiesa cattolica infatti - intesa in senso
gerarchico - ha cumulato i poteri temporali di principi e sovrani con i
poteri di servizio
(Cristo
ha lavato i piedi dei Suoi per rendere chiaro il concetto: oggi nemmeno più
si fa il rito della “lavanda dei piedi” in memoria di questo importantissimo
gesto; cfr Gv 13,1-15).
Non ci volle
molto infatti a che il complesso dei domini territoriali sottoposti al
romano Pontefice si trasformasse in un vero e proprio Stato Pontificio
mano a mano che la dominazione imperiale bizantina cominciò a far sentire in
Occidente la sua carenza a causa dell’infuriare delle lotte iconoclaste
della prima metà del sec. VIII e dell’incremento delle difficoltà di
coesistenza tra l'inviato orientale di nomina imperiale (il “dux”) ed il
Papato. Ciò ebbe a determinare, insieme con gli inevitabili conflitti di
competenza, una serie di problemi, che Gregorio I° (590-604) avviò a una
prima soluzione mediante l'accentramento amministrativo dei patrimoni
fondiari appartenenti alla sede romana, che erano in continuo accrescimento.
Durante le guerre tra Longobardi e Bizantini, nelle
quali il papato fu direttamente coinvolto, con le donazioni territoriali di
Liutprando tra il 728 ed il 742 si costituì il primo nucleo dello Stato
pontificio. Alterne ed intricate furono poi le vicende politico-territoriali
riguardanti la consistenza territoriale e l’importanza politica dello Stato
stesso fino alla rivoluzione francese da cui lo Stato pontificio subì le
manomissioni più gravi della sua travagliatissima storia terrena. Cessò -
per grazia divina - di esistere con la conquista e l’annessione al Regno
d’Italia di Roma a seguito della vittoria riportata sulle truppe papali dal
generale Cadorna, che penetrò nella Città dei Papi attraverso la famosa
“breccia nelle mura di Porta Pia”, il 20 settembre del 1870. L’11 febbraio
1929 – con la costituzione dello Stato “Città del Vaticano” si ricostituì
una nuova – questa volta per fortuna simbolica - base territoriale alla
sovranità pontificia.
Sovranità
pontificia che è durata più di 1000 anni durante i quali la Chiesa
cattolica si è confusa con lo Stato pontificio (da tener
presente che lo scisma d’Oriente - che sta per raggiungere i 1000 anni di
durata - dura ancora…).
Non
meno perniciosa è, nella struttura istituzionale della Chiesa, la mancanza
di fede in Gesù Cristo con riguardo
alla
condivisione, non solo spirituale, che è la più importante, ma anche
materiale (economica)
dei beni messi in comune nella Chiesa, e distribuiti secondo il bisogno di
ognuno. Ricordiamo:
«La
moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo ed
un'anima sola e nessuno diceva di sua proprietà quello che gli apparteneva,
ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano
testimonianza della resurrezione del Signore Gesù e tutti loro godevano di
grande stima. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti
possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era
stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli;
e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.»
(At 4,32-35).
Questo tipo di condivisione -
che non è da confondere con le
elargizioni spontanee del popolo di Dio al corpo gerarchico della Chiesa,
che sono altra cosa - dopo i primi tempi eroici della Chiesa, non è stata
più attuata.
Certo
sappiamo bene che a tale scopo i nostri tempi non sono quelli degli Atti
degli Apostoli, ma pensiamo comunque sempre possibile la condivisione
secondo il bisogno tra gli appartenenti alla Chiesa di Cristo, intesa come
gerarchia e come popolo di Dio, anche se questa Volontà di Cristo – che ha
molto a che vedere col tema del distacco delle ricchezze - è fonte di
continui tentativi di interpretazioni più o meno restrittive.
Resta il fatto però che nella descrizione delle prime comunità cristiane la
proprietà comune era una delle qualità più significative che le
caratterizzava.
Gesù non nasconde le difficoltà di
questo stile di vita, ma indica anche la direzione: «Presso Dio
tutto è possibile, perché Dio è onnipotente».
Ed infatti la vicinanza fiduciosa
di Dio, il cui Cristo si desidera imitare che permette questa libertà. E’
solo mantenendo una costante relazione di fede con Lui che il cuore si
apre e si allarga agli altri e alla condivisione materiale, parente
stretta di quella spirituale.
Non si tratta di definire
quantità e misure della condivisione ma di lasciarsi convertire il
cuore affinché il lasciare si trasformi in allargare e l’allargare in
ricevere nuove parentele, nuove relazioni, nuove ricchezze…
A
parte il fatto che alcune istituzioni religiose cattoliche (="opere")
realizzano simile condivisione, come ad esempio avviene nell'Opus
Dei,, è evidente
che la condivisione economica nella Chiesa andrebbe fatta a livello di
Chiesa territoriale, particolare e domestica, in comunione tra di loro, e
con quella di Roma.
Una
certa sterilità della Chiesa - o per essere più precisi dei metodi pastorali
e formativi delle sue gerarchie clericali (e non solo) - siamo convinti che
derivi dalla sottovalutazione nella predicazione e nella
testimonianza, anzi nella testimonianza e nella predicazione, della
beatitudine propria della povertà in spirito, che sintetizza tutte
le altre beatitudini, perché indica la prevalenza dell'imitazione di
Cristo su tutte le altre cose di questo mondo:
La prevalenza cioè dello Spirito Santo, che è
Dio, sullo spirito diabolico di questo mondo che “il principe di esso”, che
è satana, tende a far prevalere su quello di Cristo. che è Spirito di Verità
divina, quindi assoluta.
Occorre considerare che
essere «poveri in spirito», ossia poveri di spirito di questo
mondo che spinge all'avere, al piacere e al predominare, è condizione
essenziale della spiritualità cristiana perché consente di accogliere la
ricchezza dello Spirito Santo.
Ne consegue che la
sottovalutazione della povertà di spirito mondano, sotto
forma della condivisione cristiana, è
una delle concause più importanti dello stallo diffusivo del cristianesimo
nel mondo
Quando invece nella povertà
dello spirito della vita di questo mondo prevale la ricchezza dello
spirito di Verità dello Spirito Santo che sospinge all’Amore di
“Carità” e volge alla pietà, alla santità ed alla fraternità, allora
si è beati, ossia felici, fin da qua.
Con ciò le beatitudini non costituiscono l’annientamento
dell’'avere, del piacere e del potere, che pur sono necessari per vivere in
questo mondo ma ne suggeriscono il modo strumentale del loro uso.
Ciò
viene detto nel senso che non devono collidere ma incrementare la diffusione
del Regno di Cristo sulla terra mediante l’imitazione sempre più ravvicinata
della Sua Vita. Vita vissuta in questo mondo ma che non è di questo mondo (Gv
17,16) e che comprende i Suoi miracoli d’Amore (Gv14,12-14) ma anche
l’imitazione della Sua passione e morte (Col 1,24) in vista della Sua
resurrezione.
Gesù considera
disonesta la ricchezza quand'essa è posseduta non solo affamando i
popoli, ma anche non tenendo conto della loro fame (Lc 16,9). San
Francesco ebbe a dire in proposito: «Se
tu dici: “Questo è mio”, dici bene. Ma se tu dici: “Questo è
solo mio”, dici male!».
In questo caso essa – rivela
Gesù - è incompatibile con la Volontà di Dio: o Dio o il denaro.
Ne consegue che la vita più
antievangelica e sicuramente blasfema è presentare, soprattutto ai giovani,
come modelli e maestri, soggetti umani che notoriamente e senza scrupoli
hanno accumulato smisurate ricchezze, oltre che onori e piaceri di ogni
genere.
«Il dubbio permanente, che appare a fior di
pelle a molti cattolici che continuano ancora ad essere praticanti, dipende
da questa omissione della povertà (omissione della condivisione
materiale dei beni terreni. n.d.r) in contraddizione con la
chiarezza del Vangelo» (Arturo Paoli).
In
conclusione: manca la comunione - ossia la
pienezza dell’unità trinitaria di cui è portatore lo Spirito Santo - tra la
Chiesa cattolica e le altre chiese auto-cefale (= indipendenti da
ogni altra autorità religiosa, in pratica: non riconoscono il Papa)
separate tra di loro e con la Chiesa cattolica, manca la condivisione,
ed è venuto a cessare solo poche generazioni fa con la breccia di
Porta Pia (20 sett 1870) la commistione tra Chiesa e
Stato.
Non è difficile cogliere in tutto ciò l'opera diabolica
(=separatrice) ininterrotta e persistente del nemico per antonomasia che
semina nottetempo (di nascosto: il diavolo lancia la pietra ma nasconde la
mano) la zizzania nel mondo
soprattutto là dove Cristo
ha seminato il suo buon grano, ossia tra i suoi cristiani
(Mt
13,24-28).
Ma c’è ancora
dell’altro.
Si pensi al medievale
vescovo-conte; al più recente principe-vescovo…si pensi ai tanti altri tipi
di vescovi delle altre Chiese e confessioni separate: vescovi ortodossi,
vescovi protestanti (i vescovi anglicani in Gran Bretagna sono ancora
nominati dai ministri della Corona)….
Non
possiamo pertanto affermare che era questo quello che Gesù Cristo
aveva previsto e voluto per la Sua Chiesa intesa come popolo di Dio
e Corpo gerarchico incaricato - “pro tempore” e fino alla fine
di questo mondo - della testimonianza e dell’insegnamento della
Parola nonché dell’amministrazione dei Sacramenti e dalla condivisione dei
beni materiali e spirituali con competenza planetaria strutturata in modo
tale da dare sempre a Dio quel che è di Dio, ed a Cesare quel che è di
Cesare, senza confusioni ideologiche e senza commistione di incarichi e
poteri tra le due istituzioni: divina la prima, meramente umana la seconda.
Di fronte
allora a queste gravi mancanze strutturali nel fare la Volontà di Cristo in
ciò che Cristo, "apertis verbis", ha voluto per la Sua Chiesa. Di
fronte a queste evidenti, consapevoli e libere devianze
circa l'osservanza della Sua Parola, operate proprio da coloro che avrebbero
dovuto e dovrebbero dare l'esempio nell'osservarla, consegue che lo
Spirito-Dio – che è Spirito di unità nella diversità - non “soffia” più come
a Pentecoste e come negli Atti della prima Chiesa apostolica, mentre a
soffiare ed a riempire i cuori è – purtroppo per noi - lo spirito diabolico
di satana.
A questo
punto satana è pronto ad operare la SOLUZIONE FINALE
per riportare i cristiani alle origini pagane dell’umanità,
cosi come Cristo li aveva all’inizio portati alla rigenerazione divina della
cristianità.
In
sintesi fulminante: satana seducendo ed inducendo a prevaricare i pastori
della Chiesa di Cristo mina la Sua stessa Chiesa indebolendola
dall’interno sia come istituzione gerarchicamente ordinata e posta a
guida del popolo di Cristo tra una generazione e l’altra, sia come popolo di
Cristo che viene diviso e disperso.
E
questo satana fa non per nulla, ma allo scopo di far arretrare i Popoli
Cristiani verso quelle condizioni di esistenza ego-verse – quando non
addirittura ego-latriche - che sono proprie dell’avere, del potere e del
piacere, quando questi beni costituiscono scopi della vita posti al di sopra
di tutto e preponderanti nel mondo pagano precristiano ed in quello
paganizzato postcristiano.
Lo scopo ultimo di satana, quale scimmia di Dio,
è dunque quello che avevamo già anticipato e cioè quello di chiudere tutto
il mondo nel peccato per separarlo da Dio.
Abbiamo già accennato che il motivo della
conquista diabolica di tutto il mondo (separato da Dio, in peccato mortale)
cui spinge satana, il principe delle tenebre, è opposto a quello salvifico
di Cristo, ed è quello di distruggere le condizioni di vita nel mondo per
far morire ogni essere umano della terra prima che tutti gli abitanti di
essa diventino cristiani: condizione quest’ultima che come sappiamo è
indispensabile affinché il Cristo risorto venga a dar compimento finale e
definitivo alla Sua opera con la resurrezione universale… etc.
Dunque satana agisce – magari con una
terza guerra mondiale questa volta supernucleare - in vista di impedire
la venuta finale del Signore Gesù che porterà a compimento integrale la
Storia della Salvezza. E’ chiaro inoltre che
così operando satana spera pure di portare con sé molte anima all’inferno
subito dopo la morte corporale in conseguenza del Giudizio particolare
Certo, anche in seguito alla seconda venuta
dell’uomo-Dio nella gloria a tutti visibile (=parusia) della Sua divina
resurrezione, questo mondo – con la fine dei tempi e della Storia - sarà
destinato a cadere anch’esso - ma - per tutti coloro che avranno potuto
accogliere i frutti della redenzione salvifica di Cristo – cadrà
senza colpo ferire per un nuovo mondo di una nuova creazione culminante in
un nuovo paradiso terrestre iscritto per sempre nell’intimità trinitaria di
Dio ove tutti i salvati risorti immortali per Cristo vivranno per sempre la
felicità senza fine di una vita che vivono di già Gesù e Maria.
Malgrado la mistificazione diabolica della
scimmia del vero Dio, la differenza quindi non può
essere più essenziale ! Ed anche se satana ed i suoi ministranti anticristi
sulla terra non ci riusciranno a distruggere la vita di questo mondo perché
le porte dell’inferno non prevarranno per via dei santi di Cristo degli
ultimi tempi, tuttavia questa attività diabolicamente oppositiva di
satana genera - come sempre – ritardo al compimento dei piani
di Dio in favore del genere umano. In questo caso il ritardo incide
sul compimento integrale del progetto salvifico di Dio (=di quello vero, si
intende) che avrà luogo, come è noto, con la Sua parusiaca venuta finale
della fine dei tempi.
Smascherato il progetto di satana circa
“il perché” egli – dissimulandosi come scimmia di Dio - vuole
conquistare con ogni mezzo di seduzione - ivi compresa la violenza
bellica - e sottomettere a sé tutto i mondo nella sua globalità
vivente, ci soffermeremo ora a mostrare brevemente (per esempi) “come”
egli opera – ed ha gia operato – per raggiungere lo scopo di questa sua
diabolica impresa.
>
Satana ed il rigurgito diabolico di cultura pagana che era morta
e stramorta da più di qualche millennio.
Cominciamo col dire che una volta che satana ha
se-dotto i pastori – che hanno, a loro volta, sul gregge potere di
se-duzione - anche il gregge che prima li seguiva nella retta Via, li segue
poi nel vicolo cieco d’una strada che non fa in questo mondo la Volontà del
vero Dio, ma quella diabolica di satana, il nemico di Dio e dell’uomo che
Dio ama. E pur se di tutte queste bestemmie contro lo Spirito Santo ne
rispondono a Dio i falsi pastori (gli amministratori del gregge),
tuttavia le pecore, ossia il popolo di Cristo - una volta sbandato - molto
più difficilmente avanzerà sulla strada che il “Buon Pastore” gli aveva
aperto fin da questo mondo.
Vediamo più in particolare come avviene questo
processo per cui i popoli anagraficamente censiti come popoli di religione
“cristiana” (ivi compreso il Popolo italiano) finiscono
culturalmente col chiamare bene quello che Cristo ha rivelato
per male e male quello che Cristo ha rivelato per Bene, arrivando così a
confondere Dio con satana, il Cristo con l’anticristo, proprio come -
bestemmiando contro la Verità rivelata ed avallata da Dio
- facevano i farisei e gli scribi del tempo di Gesù nei confronti dei loro
sottoposti (cfr.: Mt 12,22-32).
Tutto questo satanicamente avviene
mediante un furto di concetti di origine
cristiana – come, per esempio, “libertà,
fraternità, uguaglianza (=rivoluzione francese:
fine del sec XVIII); rinascimento
(Italia, secc. XV e XVI);
“comunismo” (condivisione
secondo il bisogno di beni economici liberamente conferiti che si
realizzava liberamente nella prima comunità cristiana
descritta negli Atti degli Apostoli: concetto rubato dall’ideologia
marxista, travisato ed attuato con la violenza in quei regimi che
disgraziatamente abbiamo conosciuto in Russia ed in Cina fino alla caduta
del muro di Berlino del 9 Nov 1989)…etc.
Furto di concetti
manipolati in modo da provocare nelle vittime
della menzogna un mutamento
(errato) nel modo di vedere le cose
insieme alla decisione di agire secondo una certa prospettiva presentata
come ragionevole e desiderabile.
La manipolazione del linguaggio cristiano
comunemente parlato
(non quello
tecnico-burocratico come: “ecumenismo, “escatologia”, “parusia”, che
purtroppo capiscono solo poche persone…anche se le cose non vanno certo
meglio per la conoscenza sia pure superficiale dei Vangeli per la quale
sussiste ancora un’ignoranza crassa) genera un
“anti-lingua”, che ha come effetti principali
l'oscuramento dell'intelligenza e il condizionamento dei comportamenti,
entrambi indispensabili per ottenere l'allontanamento dell'opinione pubblica
dalla Verità rivelata.
La manipolazione culturale con quella delle
coscienze cerca di provocare nelle sue vittime una adesione volontaria alla
menzogna, tipica del modo di agire seducente di satana e di coloro che non
solo gli hanno aperto il cuore ma gli hanno addirittura venduto l’anima fin
da questo mondo.
La menzogna personale diventa così
menzogna culturale, popolare, ossia struttura di peccato e peccato
strutturato.
Il peccato individuale si fa peccato
istituzionale, mentre l’onda devastante del ricorso storico arcaico
sopraggiunge in tutta la sua devastante potenza e prepotenza di
retroguardia. Essa sembra tutto coinvolgere e tutto stravolgere, persino
il flebile lumicino della Chiesa…se non fosse per l’ardore dei pochi
santi rimasti.
Molti tra gli stessi “cristiani” sono cristiani
all’acqua di rose, cristiani di superficie. Essi si vergognano addirittura di
professare Cristo, che nei loro discorsi è tabù, considerato come un fatto
privato, una questione meramente personalistica per cui diventa quasi
offensivo parlarne. Può infatti capitare di essere considerati
inopportuni, quando non addirittura iettatori, trattandosi di argomenti che
vengono comunemente collegati alla vecchia ed alla morte. Cose tutte
che si cerca di esorcizzare rimuovendole fino al punto di nascondere al
moribondo la sua malattia, facendogli magari credere che guarirà presto.
Spesso i “credenti” nascondono, invece di
manifestare, il vero volto di Cristo.
È facile
osservare inoltre come ancora attualmente si vive una religione mercificata,
senza entusiasmo né generosità, senza gioia né apertura. Questo è il culto
vuoto che onora Dio con le labbra mentre il cuore è lontano; che si aggrappa
alla sicurezza di «ciò che si è sempre fatto»; che preferisce
il tradizionalismo a oltranza e chiude la finestra alla brezza fresca che
vuole arieggiare la casa, il cui interno si è fatto irrespirabile (Basilio
Caballero: op. cit., pag 848)
Nelle gerarchie ecclesiali si ritorna ad una
sorta di rabbinismo cristiano, ove l’autorità serve a creare
personaggi che usurpano l'onore dovuto Dio e a Cristo e perseguita i santi
di Cristo come prima venivano perseguitati i profeti del vecchio Testamento
(Mt 23,29-32).
Si forma una burocrazia clericale che dimentica
facilmente che Gesù è l'unico Maestro e Signore della Chiesa, per cui i
responsabili di essa devono agire nel Suo Nome ed in mezzo a una famiglia di
fratelli che hanno uno stesso Padre. «Questa - scrive Basilio Caballero (op.cit.,
pag 845) - è l'originalità del Vangelo.
Simulare invece virtù, scienza e autorità,
dominare e umiliare gli altri è diventato lo svago favorito di molti.
Vantarsi di titoli che si hanno o si inventano, appuntarsene altri per
merito, idee e iniziative è qualcosa che attrae molto. Ma Cristo continua a
dire: «Il più grande tra voi sia il vostro servo; chi invece si
innalzerà sarà abbassato e che si abbasserà sarà innalzato».(Mt
23,1-12).
Ma cosa ha satana da proporre culturalmente
all’umanità cristianizzata in cambio di Cristo quando semina la
mistificazione del grano con la zizzania in quella parte del mondo che
Cristo aveva condotto liberamente a Sé?
Egli vuol separare i veri adoratori del
vero Dio dal vero Dio (Gv 4,23-24) mediante un ritorno
nostalgico ai tempi precristiani, a quei tempi cioè pagani, quando
ancora era culturalmente approvata la poligamia, la pedofilia,
l’uccisione dei nati deformi, la schiavitù, la guerra di conquista e simili
brutture che Cristo ed i veri cristiani avevano lasciato alle spalle.
Egli vuole ridurre il cristianesimo a mera
ideologia per farlo poi sparire dal ricordo umano e farlo al massimo
ricordare come ricorda i fatti della Storia chi ne ha un qualche interesse.
Ha da proporre perciò delle forme culturali
arcaiche che il cristianesimo aveva superato e cancellato e che, invece, il
rigurgito culturale che tende alla globalizzazione diabolica
del mondo come il vero Dio tende alla globalizzazione
(=ecumenismo) cristiana di esso, cerca di riproporre.
L’ideologia nazi-fascista, prima, e quella
comunista, dopo, sono, ad esempio, delle ideologie “mondialiste” – o
come si diceva ieri “internazionaliste” o come si dice oggi “globaliste” o
come dice da sempre la Chiesa “ecumeniche” - ma di un
ecumenismo diabolico di tipo arcaico, storicamente ripetitivo e quindi
involutivo, pre-cristiano anche se mistificato con l’uso di parole
evangeliche adottate a fini meramente strumentali.
E questo è valido anche se non sono riuscite nel
loro tentativo di conquistare tutto il mondo cristiano con la violenza.
Non c’è dubbio infatti che sia Hitler che
Stalin – i due ultimi anticristi “trattenuti” - ambivano
a diventare entrambi o si sentivano addirittura – il primo con la sua
Welpolitik (=politica mondiale), l’altro con il suo progetto di esportazione
internazionale del marxismo – i padroni del mondo.
Hitler addirittura - in vista “dell’immancabile
vittoria finale” – progettava la fondazione di una nuova “religione degli
Ari” di cui erano in corso le prove generali in discreti paesi dell’Interno
ove in chiese adornate con lunghi drappi rossi orlati di svastiche nere ed
aperte ad adepti fidatissimi si celebravano i fasti di liturgie allusive a
numi tutelari della Razza eletta che sarebbe stata destinata a dominare il
mondo.
Stalin che negava l’esistenza di qualsiasi Dio e
considerava socialmente pericolosa ogni religione faceva invece saltare in
aria le chiese “resistenti” e tramutava in depositi di merci quelle che il
popolo era costretto a disertare.
Entrambi cercavano di farsi dio senza e contro
Dio mediante un culto scellerato della personalità ed il plagio delle nuove
generazioni dei giovani fin dalle più tenere età.
Ma In realtà satana teneva al guinzaglio
entrambi sospingendoli nella stessa direzione diabolica di distruzione e
morte con risultati parimenti tragici
In Germania
ove si vogliono far rivivere i fantasmi di un passato remoto morto e
sepolto, ecco sorgere, a partire dalla prima metà del ‘900, il mito della
razza “pura” grossolanamente ricercato tra le brume nebulose di un
“germanesimo
pagano”
inventato di sana pianta e costruito attorno al riciclaggio di miti
precristiani ricavati da tetre leggende di “Nibelunghi e mortifere
Walkirie”.
Quando tali forme culturali arcaiche - a furia
di essere ripetute e quando non basta imposte da parte di chi detiene
il potere di e-ducazione - diventano luogo comune allora è facile
che si cristallizzino e si trasformino in falsa cultura dominante
che si trasmette purtroppo di generazione in generazione inquinando il
rapporto tra il vero Dio ed i Suoi veri adoratori, che Egli cerca.
Scriveva infatti cinicamente l’ideologo del
nazismo – colui che aveva elaborato la “teoria” (si fa per dire) della razza
eletta, l’ideatore dei campi di sterminio, il cultore della “soluzione
finale per gli Ebrei” – che una bugia ripetuta “all’infinito”
diventa…verità.
In Italia
nello stesso periodo si cerca più o meno la stessa cosa nei miti delle
antiche religioni pagane degli
“déi falsi e bugiardi”.
Ecco allora: il
“fascio littorio”, il gladio…il rinascere ideologico della “Roma imperiale”,
etc..etc,,.:
Tutte cose riciclate da una cultura pagana pre-cristiana tramontata da
millenni che nemmeno al tempo di quando essa era attuale
ebbe tale adorante diffusione a
tutti i livelli di scolarità: elementare, media ed universitaria. Ma si sa:
satana cammina all’indietro!
Autori e filosofi latini e greci della
paganità non studiati con distacco storico-esegetico,
ma considerati educativamente formativi
continuano ancora di generazione in generazione ad intossicare di paganesimo
culturale i nostri figli
che conoscono meglio
l’Olimpo pagano che il Paradiso cristiano: più Giove, Saturno e Venere, che
Gesù, Maria e Giuseppe…..
Non dimentichiamo che in Italia la
riforma della scuola del filosofo fascista
(il fascio è un insieme di rami di legna con
al centro una scure legati insieme da una corda, simbolo pagano di consorzi
umani tenuti insieme dal potere della violenza armata)
Giovanni Gentile, che da lui prende il nome,
ministro della Pubblica istruzione del regime fascista (1924),
è tuttora (inizio XXI
sec.) sostanzialmente vigente a livello di
scuole pubbliche medie, ginnasiali, liceali ed universitarie, cosiddette
“CLASSICO”, contrapposte allo “Scientifico”….
Il revival di principi arcaici,
pedagogicamente posti a modelli di vita, hanno
riportato nell'attualità culturale dei popoli cristiani i valori desueti
della paganità passato-remota.
Il tutto con conseguenze
comportamentali devastanti circa – ad esempio - il ripristino della
schiavitù con la tratta dei neri in America,
il ritorno, della pedofilia e della omo ed eterosessualità viziosa.
Tutte cose che il cristianesimo aveva cancellato e
che invece vengono riproposte senza ritegno
in imitazione dei “classici”.
Sono quelli ancora attuali i tempi in cui
Gandhi ebbe a dire
che «si sarebbe fatto cristiano se non avesse
incontrato ”i cristiani”».
«Francesco
Cerruti
divenne direttore generale delle scuole salesiane, e come programma ebbe le
parole di Don Bosco che sentì (e “registrò”) nel 1885.
Settantenne,
don Bosco
era ormai logoro. Nella casa salesiana di Marsiglia aveva appena cenato con
i suoi e con l'avvocato Michel. Il discorso girava sul
paganesimo
che stava penetrando a fondo nelle nuove generazioni.
Francesco Cerruti ad un tratto sentì che il tono della voce di don Bosco si
faceva vibrante. Lo sentì pronunciare con
«energia e
dolore»
queste precise parole:
«Ora qual è la causa principale, anzi l'unica vera causa di
questo disastro? Essa sta tutta nella educazione pagana che si dà
generalmente nelle scuole.
Questa educazione, formata tutta su
classici pagani, imbevuta di massime e sentenze pagane, impartita con metodo
pagano, non formerà mai e poi mai, ai nostri giorni in cui la scuola è
tutto, dei veri cristiani.
Ho combattuto tutta la vita contro questa perversa educazione
(divenuta cultura: ndr.),
che guasta la mente e il cuore della gioventù nei suoi anni più belli; fu
sempre il mio ideale riformarla su basi sinceramente cristiane (.....)
Questo è lo scopo a cui ho costantemente mirato. Ed ora, vecchio e cadente,
me ne muoio con dolore, rassegnato sì, ma pur sempre col dolore di non
essere stato abbastanza compreso»
(Tratto da:
Teresio Bosco - "Don Bosco, storia di un prete" 1988- ELLEDICI, pag.
229-230).
Si
tratta in realtà di un rigurgito culturale che fa indietreggiare il popolo
di Cristo - ed il resto dell’umanità non ancora cristiana - verso posizioni
esistenziali arcaiche di tipo pagano (esempio:
ritorno della schiavitù, del colonialismo, dell’imperialismo, della guerra
di conquista…) che il cristianesimo aveva culturalmente cancellato
dall’umano consorzio con profitto spirituale e
materiale del genere umano, e non solo in vista
dell’altro mondo, ma anche di questo.
Noi - che senza
saperlo scopriamo di pensarla esattamente allo stesso modo di San Giovanni
Bosco – ne siamo felici.
Siamo lieti
cioè di aver saputo che
“don Bosco”,
l’Apostolo
moderno dell’educazione,
che con le sue “Case salesiane” è presente in tutto il
mondo, avesse fatto questa profezia già nel 1885. Essa - con due guerre
mondiali e dopo milioni di morti e fiumi di sangue – ha trovato purtroppo
piena conferma storica nella seconda metà del secolo appena trascorso.
Non sembra
comunque a tutt’oggi che coloro che dovrebbero porre rimedio a tale stato di
cose abbiano in qualche modo almeno cercato di porvi mano, imitando con
l’aiuto di Dio quello che miracolosamente ha fatto San Giovanni Bosco.
Intanto il
furto pagano di concetti cristiani continua indisturbato nelle scuole
pubbliche a tutti i livelli di scolarità ed
anche se la
profezia di Don Bosco con le tragedie epocali accadute tra la prima la
seconda metà del ‘900
(due guerre
mondiali e fiumi di sangue)
sia stata
pienamente confermata dai fatti.
> L’impostura più grave
della condivisione cristiana: il falso “comunismo” di Marx e dei suoi
epigoni.
La più grande
impostura cristica degli ultimi tempi (ma anche si può dire di
tutti i tempi) fu però quella "comunista" imperversante tra
la prima e la seconda metà del secolo scorso. Essa infatti attinge al cuore
stesso del cristianesimo capovolgendolo diabolicamente, in quanto si
proponeva "scientificamente"(?) di realizzare una società
fondata sulla comunità degli strumenti di produzione e dei beni di consumo
secondo la formula: «da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo
i suoi bisogni».
È una
formula tratta dagli "Atti degli apostoli" (At 4,32-37) ed è sostanzialmente
la norma che si trova al capitolo 34 della Regola di San Benedetto, il Padre
(e non solo) del monachesimo occidentale, ove è scritto: «Non diciamo
che si faccia preferenza di persone...... ma che si abbia riguardo alle
debolezze: quindi chi ha meno bisogno, ringrazi Dio e non sia dispiaciuto,
chi ha più bisogno, accetti umilmente la sua debolezza e non si insuperbisca
(non pretenda) per la misericordia usatagli. Così tutte le membra della
comunità saranno in pace».
Dove sta
allora la mistificazione diabolica, la grande impostura cristica del
comunismo?
Sta nel
fatto che la comunione cristiana è preceduta dalla trasformazione
cristiana per cui la comunione - che è infatti “comunione
dei santi” - diventa fonte di felicità, anticipo della fecondità
infinita della vera vita sempiterna di Dio dentro Dio.
Su questa
scia si pone la regola di San Benedetto, che, contrariamente alla
perversione ideologica del comunismo, è lontana dall'imporre qualsiasi
egualitarismo impersonale.
San Benedetto infatti si
presenta come evangelizzatore di pace, operatore di unità, maestro di
cultura e di civilizzazione, ambasciatore della fede cristiana, patrono di
Europa.
È lui che continua ad essere
un punto di riferimento fisso per il destino del mondo. E’ lui che ha
instaurato, sia pure come isola dentro l'isola del cristianesimo, la vera
comunione dei santi di Cristo, è lui l’espressione dell'unità dello Spirito
e alveo di un'umanità nuova, che chiede spontaneamente e liberamente di
distribuire a ciascuno secondo il suo bisogno, come principio di
organizzazione anche materiale dell’esistenza.
in siffatta
comunità, la vita dell’Abbazia diventa per tutte le comunità cristiane una
vera e propria profezia della potenza della comunione come principio
materiale di organizzazione dell’esistenza.
il comunismo, invece, non è nulla
di tutto questo perché vuole innanzitutto applicare la formula rubata al
cristianesimo mediante l'imposizione dei poteri
pubblici sottratti alla democrazia popolare o addirittura con la violenza
sanguinaria della rivoluzione. Ne consegue che l'uso della formula cristiana
è di mera copertura e serve solo per giustificare una conquista illegittima
del potere pubblico (allo stesso modo della rivoluzione francese). Tutte
cose queste che d’altra parte Cristo aveva chiaramente stigmatizzato e con
Cristo non hanno niente a che fare in quanto, come è stato ampiamente
provato dai fatti, ce ne hanno molto (a che fare) con satana.
La conseguenza di tutto questo è perciò che il
peccato si fa “anticultura” e cerca di distruggere la cultura
stessa: ma pur trattandosi di falsa cultura, di
pregiudizio culturale, è però, per certi aspetti, pur sempre cultura e –
come tale – viene comunemente accolta e purtroppo praticata di generazione
in generazione finché il pallone gonfiato oltre misura non scoppia..
> Le due bestemmie contro l’evidenza della
Verità.
In questo rigurgito “culturale” arcaico
pre-cristiano ed anti-cristiano (=pagano-diabolico), accaduto in ambito di
popolazioni cristiane (alcune delle quali come abbiamo detto hanno purtroppo
perso anche il ricordo storico di quello che erano state, cambiando
addirittura religione), rientrano due altri gravi pregiudizi che hanno
oscurato non poco la luce di Cristo.
Essi sono: la sottovalutazione o
addirittura la negazione stessa del miracolo, mediante il quale
l’onnipotenza del vero Dio si rende evidente manifestando la sua evidente
esistenza e presenza (=immanenza) nella Storia individuale e popolare
dell’umanità, e la falsa concezione della morte terrena come
definitivo annientamento dell’essere umano.
Sono due oscuramenti culturali interdipendenti,
perché la certezza cristiana della vita beata ed illimitata oltre questa
vita, prima senza il corpo in forma angelica, e, alla resurrezione
universale, anche col corpo che Cristo farà risorgere immortale e
trasfigurato come quello Suo, viene apertamente rivelata da Cristo.
Ne consegue che se Cristo è Dio, allora tutto
si regge, ma se la divinità di Cristo si basa sulla opinabilità della fede,
allora tutto cade, anche la fede.
Ne consegue che se chierici e laici fossero meno
pregiudizialmente intransigenti nel negare a priori l’evidenza del miracolo
non potrebbero non accorgersi in maniera da sopravanzare ogni dubbio che
Gesù Cristo è realmente Dio.
E se è Dio non può non essere veritiero, e,
posto anche che Egli dimostra di avere l’onnipotenza necessaria per poterlo
fare, non può non mantenere la promessa di farci risorgere nella continuità
di coscienza come da sonno notturno.
Una volta saputo che Gesù Cristo è Dio, l’unico
vero Dio in tre divine Persone, allora la rivelazione che Egli fa sulla Vita
eterna e su tutto ciò che dovrà avvenire alla fine di questo mondo in vista
di quello della nuova Creazione è certamente Parola di Dio, ivi compresa
l’immortalità dell’anima e del corpo, nonché il destino eterno con Dio, o
fuori di Dio con satana, che l’essere umano si propizia liberamente fin da
questo mondo, che è provvisorio come questo corpo.
Con riferimento ancora al
miracolo, c’è qualcosa che riguarda un peccato gravissimo il quale molto
spesso viene commesso da coloro che si sono consacrati al vero Dio. Tale
peccato – che Gesù chiama “bestemmia contro lo Spirito Santo”
– o Spirito dell’evidenza di Dio - consiste nell'attribuire il
fatto miracoloso di cui non si può in quanto tale negare l'esistenza ad
altra causa che non al vero Dio (a se stessi, al caso..etc,). Ricordiamo che
anche per esorcizzare un posseduto diabolico occorre l'onnipotenza diretta o
delegata da Dio perché solo Dio, il vero Dio, possiede l'onnipotenza, che è
l'unica potenza che possa vincere quella preternaturale propria degli
angeli rimasti con Dio o decaduti con satana (=demoni).
Ebbene, lo abbiamo già visto, coloro che
si chiudono all’evidenza miracolosa di Dio misconoscendo per invidia o per
altro diabolico motivo il miracolo o attribuendolo addirittura alla forza
demoniaca di satana, o anche a se stessi per vana gloria – e quindi
iniquamente - dopo averlo ottenuto in Nome di Cristo (Mt 7,23-24)
- costoro allora commettono il peccato di
"bestemmia contro lo Spirito Santo” che è irreversibile, e quindi
imperdonabile fin da questo mondo.
Sappiamo
bene che in natura nulla si crea (ossia "fare dal nulla" la
realtà della esistenza) e nulla si distrugge (ossia far
ritornare al nulla la realtà dell'esistenza ) ma
tutto si trasforma.
In Dio non è
così perché Lui è onnipotente: può cioè fare dal nulla la realtà
dell'esistenza che prima non esisteva (esempio:
fare dal nulla l’esistenza dell’Universo, come in Gn 1,1-31),.oppure fare
dal nulla dei pani e dei pesci per sfamare una folla al limite del collasso,
come in Lc 9,13-17) e può mandare nel nulla la realtà
dell'esistenza che prima esisteva (esempio: la sparizione
improvvisa di una lebbra che ha devastato tutto il corpo, arrivando fino a
troncare mani e piedi…etc: Lc 5,12…etc.).
Ora questa
Potenza che qualifica Dio come tale, e che è al di sopra delle leggi che
regolano la realtà della dimensione di esistenza di questo mondo, ossia è
sovrannaturale, si chiama onnipotenza perché supera e previene
ogni potenza creata animata o inanimata.
Ebbene Gesù
Cristo dimostra di essere onnipotente - e quindi Dio (o viceversa: dimostra
di essere Dio perché onnipotente) – in quanto - nell’unità trinitaria di un
unico e solo ma non solitario Essere divino – compie quelli che vengono
propriamente chiamati “miracoli”. Fa cioè dal nulla la realtà dell’esistenza
che non esisteva e riporta nel nulla la realtà dell’esistenza che esisteva.
Tali opere Egli ha fatto fa
e fa fare per mezzo dei suoi santi - soprattutto mediante la Sua santissima
madre Maria di Nazaret .
Se, il
Padre, prima, ed il Figlio e lo Spirito poi non avessero realizzato dei
comportamenti miracolosi (che non abbiamo mancato di segnalare
esplicitamente e senza derive erroneamente “spiritualizzanti” col pretesto
gridato dai pulpiti che tanto più grande è la fede in Dio…. quanto più si
crede ad occhi chiusi : ma Cristo non dice proprio per nula così!),
ossia delle teofanie patrologiche, cristologiche e
pneumatologiche, nessuno avrebbe mai potuto conoscere chi
realmente fosse Dio da adorare in Spirito di Verità.
Oltre ai miracoli del Padre,
quelli del Figlio e quelli dello Spirito Santo, ci sono pure i miracoli
eucaristici, che in questi 2000 anni circa dopo Cristo sono numerosi,
persistenti e molto ben documentati. Essi tendono ad attestare concretamente
quella presenza reale dell’uomo-Dio nel pane e nel vino consacrati, che Gesù
rivela istituendo l’Eucarestia ().Sulla descrizione dei miracoli eucaristici
più eclatanti del mondo vedi: Renzo Allegri, “Storia dei miracoli
eucaristici” . Editrice Ancora – 2006; vedi anche: “i miracoli
eucaristici nel mondo”. – Edit.: San Clemente – 2007..etc..etc..).
Dunque, l’incredulità circa
i miracoli non solo è del tutto infondata ma fa alla grande il giuoco di
satana che ovviamente tende a far passare il Cristo per uno dei tanti
fondatori umani di religioni e non come il vero Dio, qual Egli è. E questo
con grave pregiudizio - è inutile negarlo – per la corrispondenza al dono
della fede nell’imitazione di Cristo con risultati in tutti i sensi
devastanti e con gravi ulteriori ritardi sulla
propagazione del Regno di Cristo su tutta la terra prima che Lui venga nella
gloria divina della Sua resurrezione a dar compimento finale al progetto
trinitario di recupero salvifico del genere umano nella nuova creazione.
Correttamente perciò
il concilio Vaticano I°, sessione III^, cap. 5, afferma il negletto
principio che «i miracoli (intesa ovviamente l'espressione nel
significato rigoroso più volte esemplificato in quest'opera) sono
segni certissimi, adatti all'intelligenza di tutti (non solo
cristiani: ma anche di ebrei e musulmani compresi) della divina
Rivelazione (e cioè dell'immanenza di Dio nella storia umana
individuale e sociale)».
> La situazione attuale dei popoli anagrafati come “cristiani”
Per quanto
detto sopra, anche se le porte dell’inferno non prevarranno in questo mondo
per fermare i piani di Dio secondo la promessa di Gesù e benché la sorte di
satana sia stata già segnata nel giudizio eterno di Dio,
ciò non evita però che - per la mancanza di veri operai alla
messe del Signore Gesù (ossia di santi
Apostoli, di Guide e “Vigilantes” conformi al Cuore di Cristo, di veri
cristiani insomma: Mt 9,32-38) - continui ad accumularsi un
ritardo incalcolabile alla Parusia (ossia all’immancabile Avvento finale
del Cristo Risorto, con tutto ciò che - come ormai sappiamo - è rivelato
debba derivarne).
Ritardo che dipende dall’opera perversa e
pervertitrice di satana e dalla pazienza salvifica di Dio nel tenere ancora
in piedi questo mondo perché Dio non vuole che alcuno si perda per mancanza
di tempo alla conversione, ma che tutti abbiano modo se vogliono di
pentirsi (2Pt 3,8-9)
Nulla manca quindi dalla parte di Dio. Egli ha già fatto tutto col Suo
Cristo che sta
alla porta e bussa.
Ma se molti
dei chiamati non aprno al Signore che bussa alla porta del loro cuore o Gli
aprono in ritardo, magari vero la fine della vita,
allora la situazione di stallo nella diffusione planetaria del Regno di Dio
viene incrementata.
Attualmente i
popoli anagrafati come cristiani
(parola
che oggi ha perso gran parte del suo reale significato culturale, ma che ai
primi tempi della diffusione cristiana tra i popoli del mondo significava
“unto dallo Spirito Santo come Cristo, santo di Cristo, figlio nel
Figlio di Dio”: cfr.: At 11,26)
si trovano per
quanto detto “a corto” dell’input propulsivo e ri-generativo dello Spirito
Santo-Dio e ben lontani quindi dal vivere la loro vita terrena
nell’imitazione di quella di Cristo per cui spesso invece di darne
testimonianza fungono da controtestimonianza.
Questo
vuol dire soprattutto che lo Spirito di Cristo – lo Spirito Santo e quindi
il Padre ed il Figlio da cui Egli promana – non soffia sui popoli cosiddetti
cristiani come soffiava gagliardo a Pentecoste sulla prima Chiesa fondata da
Cristo sotto il manto di Maria e sopra la pietra di Pietro. La quale –
proprio per questo si diffondeva miracolosamente aumentando quasi
in progressione geometrica: da circa 120 persone, prima
dell’effusione pentecostale (At 1-15) a circa 3000, dopo l’effusione
pentecostale e la predica di Pietro (At 2,41).
Pur se – bisogna comunque aggiungere (e meno
male!) – che tale Spirito-Dio, dopo Cristo, è - per Cristo - sempre
immanente in questo mondo e fa magari adepti laddove meno ce lo saremmo
aspettati (Mc 9,38-40).
> ”Guai a voi !”
Non è chi non
veda – in conclusione – come questo ricorso storico anti-cristico, questo
rigurgito culturale arcaico di paganità che ancora oggi viviamo, non sia
certamente
una delle concause più incisive dello stallo cristiano che andiamo
verificando ancora ai nostri giorni
Ed anche se il
peggio sembra sia passato
perché le porte dell’inferno, che stavano prevalendo con la
terza guerra mondiale che sarebbe stata di potenza distruttiva nucleare
(bomba H) e di
livello planetario, non sono per i santi di Cristo prevalse,
tuttavia non sembra che i dirigenti delle Chiese - a parte i sommi pontefici
che si sono avvicendati in questi ultimi tempi nella Chiesa Cattolica - si
diano abbastanza pensiero per rimuovere queste grosse distonie evangeliche,
che dimostrano una mancanza di fede insopportabile nella Parola di Cristo,
da parte di coloro che dovrebbero dare la vita per Lui.
Occorre infatti che
provvedano a riparare in fretta gli sfasci e glii errori che i falsi pastori
hanno arrecato alla Chiesa di Cristo sulla terra e che si tramandano ancora
di generazione in generazione, alcuni persino da quasi qualche millenio.
Primo tra tutti la
eliminazione rapida delle divisioni tra le Chiese che si richiamano a
Cristo affinché la Chiesa di Cristo ritorni ad essere quella che
indubbiamente Cristo stesso volle e vuole, e cioè – innanzitutto - una
Chiesa unica a livello universale – cioè cattolica – posta sotto il manto di
Maria e fondata sopra la pietra di Pietro.
Scrive in proposito il Palmisano, op. cit. pag
626, in un paragrafo intitolato: «Guai a voi, cristiani...!»
«È molto probabile che, se Gesù
ritornasse sulla terra per una "visita pastorale" alla Sua Chiesa,
ripeterebbe, più o meno negli stessi termini, i rimproveri lanciati al Suo
tempo contro la congregazione dei farisei. Potrebbe dire cosi:
“Guai a voi, miei discepoli, che vi gloriate
di essere al primo posto nelle statistiche mondiali delle religioni
(cfr.: Lc11,43), e poi dite che è impossibile praticare certi
insegnamenti del mio Vangelo (ndr: senza considerare che, se
aveste fede quanto un granellino di senape, dovreste sapere che io ho
dimostrato di essere Dio e rendo possibile l'impossibile)”.
“Guai a voi, miei discepoli, che sembrate così
bravi, così raccolti e devoti in chiesa, e fuori di chiesa siete
perfettamente uguale a tutti gli altri uomini, e talora anche peggiori, e
questo non è un mistero per nessuno».
Ma soprattutto:
Guai a voi, pastori, maestri e capi religiosi
"ordinati" o meno, che, per la vostra superbia sconfinata e le vostre
passioni mondane, avete diviso la mia Chiesa in mille chiese, rendendo, per
tutti, difficile la fede in Dio.
«Siete come
quei sepolcri, che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo»
(Lc 11,44).
Altro che “Luce del
mondo e Sale della terra”: siete sale che non salifica e luce che non
illumina (=tenebra).
E come è
possibile sottacere che esistono interi
«Paesi di tradizione cristiana che è necessario rievangelizzare, Nazioni,
che hanno sofferto per lunghi anni la persecuzione a causa della fede e che
hanno bisogno del nostro aiuto. Popoli nuovi assetati di dottrina. Basta
guardarsi attorno - l'ambiente di lavoro, l'università, i mezzi di
comunicazione - per rendersi conto di quanto c'è da fare. La messe è molta!
Interi Paesi e Nazioni, ove la religione e la vita cristiana erano un tempo
quanto mai fiorenti e capaci di dare origine a comunità di fede viva e
operosa, sono ora messi a dura prova, e talvolta sono persino radicalmente
trasformati, dal continuo diffondersi dell'indifferentismo, del secolarismo
e dell'ateismo».
«Si
tratta, in particolare, dei Paesi e delle Nazioni del così detto "Primo
mondo"
(sono
proprio le nazioni "di religione cristiana", quelle più civilizzate
dell’Europa e dell’America),
nel quale il benessere economico e il consumismo, anche se
frammisti a situazioni di povertà e di miseria, ispirano e sostengono una
vita dissoluta e vissuta "come se Dio non esistesse".
Sappiamo che l'indifferenza religiosa e la totale
insignificanza pratica di Dio per i problemi anche gravi della vita -
l'ateismo pratico cioè - sono più preoccupanti e religiosamente più eversivi
dell’ateismo teorico, quello "filosoficamente" enunciato.
Ed anche la
fede cristiana, se pure sopravvive in alcune sue manifestazioni tradizionali
e ritualistiche, tende ad essere sradicata dai momenti più significativi
dell'esistenza, quali sono
i momenti del nascere, del soffrire e del morire.
Da qui
l’imporsi di interrogativi ed enigmi formidabili che, rimanendo senza
risposta, espongono l’uomo contemporaneo alla delusione sconsolata o alla
tentazione di eliminare la stessa vita umana che quei problemi pone» e che
senza Dio non può risolvere
(Giovanni
Paolo II,
Esort. ap.
Christifideles laici, 30 dicembre 1988, 34).
Intervenendo ad un
convegno sul pelagianesimo (Pelagio era un monaco bretone o
irlandese - vissuto verso il 400 - il quale insegnò che il peccato originale
non sarebbe stato altro che un cattivo esempio dato dai due progenitori, ma
che non avrebbe causato alcun danno spirituale sui discendenti, per cui gli
esseri umani possono raggiungere la salvezza con i loro solo sforzi. Egli
non negò Gesù Cristo e la sua doppia natura umano-divina, ma è come se
l’avesse negata, perché ridusse l'opera del Messia soltanto al suo buon
esempio da imitare.
Con questo intese escludere
i frutti della redenzione salvifica di Gesù Cristo, che, nell'Aldiquà,
liberano da satana e dal peccato di cui egli è il padre e donano la fede e
lo Spirito Santo per poter imitare l’uomo-Dio, e, nell’Aldilà, aprono
all'uomo le porte del Cielo.
A questo proposito
l’allora cardinale Josepf Ratzinger, nel considerare il ritorno
attuale di questa eresia la descrisse come un albero dai frutti avvelenati
definendola come una tentazione particolarmente insidiosa all'interno della
cristianità. Essa infatti tende a ridurre il cristianesimo ad un mero
deismo, nel senso che nega la Rivelazione, i Miracoli e qualsiasi Azione
provvidenziale di Dio nella natura e nella storia degli uomini, limitando
così la religione cristiana a quel mero moralismo che è proprio di tutte le
altre religioni.
Quante "prediche" sentiamo
durante le Messe giornaliere e domenicali, fatte come se tutto dipendesse
dall'uomo e poco o nulla da Dio, sottacendo invece che Dio, ferma
restando sempre la sua infinita auto-trascendenza, è immanente in questo
mondo, soprattutto dopo l'incarnazione, e può sospendere e
modificare miracolosamente le leggi che lo governano così come queste stesse
leggi ha In origine miracolosamente fatto dal nulla (=creato).
Il pelagianesimo
non lascia spazio a Dio perché possa agire nella storia dell'uomo, per cui
non rimane altro che l'azione umana, dimenticando però che l'uomo _
soprattutto in ambito esistenziale - non può fare nulla senza Gesù Cristo (Gv
15,5) perché solo Lui è il vero Dio. E questo non solo perché Lui rivela di
esserlo, ma anche perché prova miracolosamente di esserlo.
Sottovalutare l’evidenza di
questa prova porta all’incredulità che è il rifiuto della Verità evidente,
quella bestemmia contro Dio-Spirito Santo che conferisce a satana il potere
eterno di trattenere per sempre in cattività – e fin da qua! – colui
che - in tutta responsabilità – opera questa scelta diabolica fin da qua.
Si spiega così il rifiuto
del miracolo e la persecuzione dei santi che lo compiono. Persecuzione
che, si badi bene, non è mai quella perpetrata dai non-cristiani che è
normale (cfr. At 14,22), ma quella perpetrata tra e dagli stessi
“cristiani", che non solo non è normale ma è più diabolica
dell'altra, perché in opposizione netta al "comando" di Cristo secondo cui
si esige tra i cristiani di lavarsi i piedi gli uni gli altri, così come Lui
stesso ha fatto (Gv 13,15).
E’ questa la ragione di
fondo - assieme si intende alla tante altre di natura storica e
contingente - che nella Chiesa ha spesso contrapposto i santi
alla burocrazia clericale.
> Pietro e Giovanni:
Rapporto tra gerarchia e santità nella Chiesa terrena di Cristo.
I successori pro tempore di
Pietro devono sempre ricordare che il loro pensiero occorra che sia in piena
sintonia con quello di Cristo, di Cui sono vicari e non come quello degli
uomini (di questo mondo).
Altrimenti altro non saranno
che “guide cieche” (Mt 23,24), buone solo a confondere a
disperdere ed a far indietreggiare, invece di far avanzare, il gregge di
Cristo sulla terra.
Gesù - che poco prima aveva
promesso a Pietro le "chiavi del Regno terrestre e celeste” fondando la Sua
Chiesa sulla “pietra” dell’Apostolo (Mt 16,15-19) per aver questi
“pensato come Dio” circa la divinità della Sua Persona di Messia (Mt
16,19), - gli dà subito dopo del "satana" perché, lo stesso
Pietro, sia pure per un malinteso senso di protezione nei confronti del
Maestro, mostrò di opporsi al modo come Questi esplicitamente annunciava che
avrebbe portato a compimento la sua missione nel mondo secondo la Volontà
del Padre (Mt16,21-23):
«Va dietro a me,
satana!”
– gli disse Gesù senza mezzi termini – tu mi sei pietra di inciampo,
perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini (di questo mondo:
quindi fai il gioco di satana che vive nella retroguardie) (Mt 16,23).
Gesù non lascia però Pietro
- che rappresenta la Chiesa visibile - da solo nella difficoltà di pensare
come Dio in un mondo che a Dio spesso non ci pensa manco per niente.
Alla fine del suo Vangelo,
Giovanni riporta un episodio che lo riguarda in relazione ad una domanda che
Pietro fa a Gesù su di lui che si definisce il Discepolo che Gesù
prediligeva. Colui che non Lo aveva mai tradito, nemmeno quando
durante la Sua passione tutti gli altri discepoli se l’erano data a gambe.
Invece lui era rimasto
presente sotto la croce insieme a Maria che ricevette nella
circostanza il titolo eterno di Madre di tutti coloro che devono raggiungere
in Giovanni la qualifica di figli di Dio. Che devono cioè
rinascere nuovamente da “acqua” e da Spirito-Dio ad immagine e somiglianza
del Figlio naturale di Dio e di Maria (cfr: Gv 3,3-8 in relazione anche a:
1,12-13).
A proposito di Giovanni,
Gesù risponde cosi a Pietro che Gli domanda quale sarebbe stato il ruolo del
più giovane discepolo nell’apostolato:
«Se voglio che egli
rimanga finché io non rivenga, che importa a te. Tu seguimi!
Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non
sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se
voglio che egli rimanga finché io non venga, che importa a
te?» (Gv 21,21-23).
La caratteristica di
Giovanni è l’Amore di Carità che è proprio dello Spirito Santo-Dio, il
Quale, come sappiamo, Cristo ha lasciato in dono sovrabbondante ai Suoi
Santi e mistici del Suo Regno sulla terra in modo da poter essere
ri-generati simili a Lui per poter vivere come Lui, testimoniando così al
meglio la presenza vivente in loro.
In questo modo – al top - visse Giovanni, il discepolo che –
per questo - Gesù predilisse e fece figlio spirituale santo di Maria, per
tutto il lungo periodo
che
l’Apostolo e la madre di Dio - dopo l’Ascensione di Cristo al Padre -
rimasero ancora sulla terra per amore della Chiesa, che Egli aveva, per
l’appunto, fondato sulla pietra di Pietro e sotto il manto di Sua madre.
Ora, se si pensa che Giovanni costituisce il prototipo più
avanzato della santità cristiana in questo mondo e quindi di coloro ai quali
Cristo misticamente si manifesta (cfr.: Gv 14,23-24),
si capisce allora bene qual è il discorso che Gesù fa a Pietro il capo
visibile della Sua Chiesa universalmente fondata su di lui e sui suoi
successori pro tempore.
Quello cioè di non sottovalutare, disattendere, o peggio,
perseguitare i santi, perché ascoltare e seguire loro equivale ascoltare e
seguire Cristo stesso nel Suo Santo Spirito che
in loro si attualizza e si rende presente con i Suoi miracoli d’Amore.
Il previdente e provvidente messaggio di Gesù ai capi della
Sua Chiesa - per chi ha orecchi per intendere - è quindi chiaro ed è
questo: “I santi sono, attualizzano e
diffondono la mia presenza nel mondo, finché io non ritorni nella parusia
per dar definitivo compimento a tutte le cose.
Lo Spirito Santo-Dio
sarà quindi presente in tutti i Giovanni di questo mondo finché Cristo
risorto non verrà di nuovo alla fine incruenta di questo mondo per quello
della nuova Creazione.
Ne consegue che non ascoltare i santi - o peggio
perseguitarli dall’interno della Chiesa stessa<-
significa non ascoltare e perseguitare Cristo stesso che in
essi identificandosi si attualizza.
Ma purtroppo la Chiesa ordinata “a divinis” ha ampiamente
disatteso questo messaggio di Cristo, stante che la
“freddezza” tra gli appartenenti ad essa ed i santi,
assume in molti casi toni di “ordinaria persecuzione”, quando non
addirittura di peggio.
La sottovalutazione
dei miracoli compiuti dai santi secondo la Parola di Cristo, di cui in Gv
14,12-14 è ancora ampiamente praticata dalla burocrazia clericale con la
scusa che in queste cose bisogna andare con i piedi di piombo-
E questo potrebbe andare ancora bene se non fosse che questi
piedi non sono solo “di piombo”, come si dice
sempre, ma spesso sono “a piombo”, piantati cioè a picco sulla terra.
Ma così non va
bene proprio per niente perché non è quello che vuole Cristo, ma semmai
quello che vuole l’anticristo per confondere e ritardare come al suo
solito i piani del vero Dio che non altrimenti si può manifestare in questo
mondo che per teofanie miracolose.
Lo scandalo recente di Padre
Pio, il nuovo San Francesco di questi nostri tempi ne è una prova evidente e
recente, che, come tante altre che la Storia cristocentrica della salvezza
si incarica di registrare, pesa sulla credibilità della Chiesa ordinata e
ritarda la diffusione del Regno di Cristo in questo mondo – che è Regno di
santi – mediante la confusione che satana arreca con la sua menzogna che
cerca di oscurare e sopraffare la Verità che è Cristo
(Gv
8,43-47).
Scrive in proposito Socci –
op. cit. pag 274 - che "nei confronti delle persecuzioni a padre Pio
la rimozione è ormai tale che perfino un giornalista cattolico sempre pacato
come Renzo Allegri - dopo la canonizzazione del Padre - ha scritto parole di
fuoco:
«La Chiesa, che oggi
riconosce la santità di questo grande uomo, allora, quando i segni della
santità si manifestavano in lui in forma clamorosa con le stimmate, i
miracoli, le conversioni, lo condannò. E ripetutamente,
perseguitandolo. Il giusto, l'innocente veniva sacrificato mentre i
farabutti, gli imbroglioni avevano credito e stima»
Certo, non è tutto così, per
fortuna, il cardinale Siri fra i principi della Chiesa è stato l'unico che
ha avuto il coraggio - oltre tutto prima della canonizzazione - di
riconoscere le responsabilità dei pastori. Disse:
«A Padre Pio è
accaduto come a Nostro Signore, che lo capirono subito i buoni contadini
della Galilea, della sua meravigliosa Galilea. E non lo capirono affatto
(non lo vollero capire: ndr), in modo contumace, i
sapientoni di Gerusalemme, quelli che provocarono la condanna alla
crocifissione».
Guai, quindi,
se la Chiesa - parliamo adesso di quella cattolica - che si fonda sul
Sacramento dell'Ordine, quella detta, per intenderci, "gerarchica", si
trasforma in burocrazia clericale, pervasa di spirito di
corporazione e perciò «volta più a coprire, che a punire per tempo
ecclesiastici macchiatisi di gravi colpe
».
Ma se la
burocrazia clericale ovviamente non ha niente a che fare con la
Chiesa fondata da Cristo, ancor meno a che fare ce l’ha con questa Chiesa la
persecuzione dei santi, che dovrebbero invece essere considerati dalla
Gerarchia ecclesiastica come li considerò Gesù quando, parlando dei Suoi
discepoli, li chiamò «sale della terra e luce del mondo».
I Santi
purtroppo - scrive Socci nell'opera già citata, pag 277 - finiscono per
essere colpiti e perseguitati perché destabilizzano gli assetti e il potere
della burocrazia clericale. Infatti rendono evidente che tutto appartiene a
Dio e alla Sua imperscrutabile iniziativa, che sceglie chi vuole, anche -
per fare l'esempio di Fatima - tre bambini ignoranti, chiedendo alle alte
gerarchie (e questo ha un valore emblematico potentissimo) di dare loro
ascolto ed umilmente fare ciò che ad essi Dio chiede. Davanti ai santi -
prosegue Socci - diventa chiaro che la Gerarchia deve solo riconoscere ciò
che compie lo Spirito Santo e non può pretendere di essere padrona della
fede altrui e del Tempio di Dio» (.......).
Altrimenti la
frequenza di queste persecuzioni contro i santi rivela che la burocrazia
clericale rischia continuamente di cadere nella logica del Grande
Inquisitore di Dostoevskij, il quale vuole governare lui la Chiesa e non
accetta che Gesù Cristo sia vivo, presente e operante oggi, e vivifichi Lui
la Sua Chiesa suscitando Santi e intervenendo nella storia umana».
«L'argomento
spesso invocato come attenuante della persecuzione dei santi da parte della
burocrazia clericale, non è per nulla un'attenuante, ma piuttosto
un'aggravante.
Quando Cristo
infatti preconizzava che i Suoi santi sarebbero stati perseguitati fino al
martirio cruento non si riferiva certamente al fatto che le calunnie e le
persecuzioni cui essi sarebbero andati incontro sarebbero avvenute
nell’ambito dei popoli di matrice cristiana e men che meno da parte delle
gerarchie clericali della Chiesa ufficiale. Egli si riferiva esclusivamente
alle persecuzioni che sarebbero venute dal “mondo”, ossia da “questo” mondo
per il quale i veri cristiani sono segno di contraddizione. Quanto affermato
è così ben attestato nei Vangeli da esimerci da ogni puntuale riferimento
dei passi che ne parlano.
Per quanto
riguarda i nostri tempi basterà gettare uno sguardo sul RAPPORTO ANNUALE
(redatto sempre il 30 giugno di ogni anno, il giorno ed il mese
dei primi martiri cristiani, quelli di cui parla Tacito dell'estate del 64
dopo Cristo, che Nerone mandò a centinaia nei circhi a lottare contro le
belve, crocifiggendoli o bruciandoli vivi) DELL'ASSOCIAZIONE
RELIGIOSA "AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE" per rendersi conto «che i
cristiani sono il gruppo umano più perseguitato in assoluto al mondo:
solo nel Novecento 45 milioni di cristiani sono stati uccisi in
quanto tali.
Corea del Nord
e Cina restano i quadri più allarmanti, insieme a Pakistan, Sudan e Arabia
Saudita. Da quando, nel 1953, fu instaurata la dittatura comunista nella
Corea del Nord, sono scomparsi 300.000 cristiani, più nessuna
traccia di tutte le suore e i sacerdoti, mentre i recinti del gulag
nord-coreano restano sempre gli stessi dal 2003: anche oggi infatti
sono 100.000 le persone rinchiuse nei campi della fame. La parte più
corposa del dossier, è, ogni anno (2005), dedicata alla Cina, ove le accuse
di "occidentalizzazione" e "disintegrazione" vengono continuamente scagliate
contro le comunità cristiane. I cattolici vengono accusati di non essere
"buoni cittadini", rinverdendo così l'anatema sul cosmopolitismo ebraico.
Pechino ha ammesso che negli ultimi tre anni circa 230 funzionari del
partito comunista, convertitisi al cristianesimo, sono stati licenziati in
quanto accusati di "superstizione feudale". Restano 19 i vescovi sequestrati
o scomparsi, 9 quelli rinchiusi nei gulag del lavoro. Prosegue la tragedia
del Falun Gong, un movimento cristiano che dal 1999 al 2005 ha
registrato 1400 assassinati…
Ma se questo è vero
- e dimostra la forza spirituale di Cristo nei casi di persecuzione
violenta, così come Lui stesso aveva preannunciato a chiare lettere (Mt
5,11-12; Mt 10,23; Mt 23,34;; Lc 21,12; Gv 15,20; At 7,52..etc; il martire
cristiano per altro non teme la morte fisica perché si vede con Cristo
Risorto in Dio al di là di essa: At 7,54-56) –
non è però sufficiente ad affrettare o per meglio dire a non ritardare i
piani finali di Dio, anche se il Sangue dei martiri per Cristo essendo come
quello di Cristo feconda la Chiesa di Cristo di nuovi cristiani.
Prevale purtroppo per quanto esposto in questo
capitolo un'enorme concorso di concause diaboliche che – con azioni di
retroguardia (rigurgiti culturali, ricorsi storici pagani ..etc) hanno
cercato di arrestare l’avanzata di Cristo volta ad evangelizzare il mondo.
Alcune di queste concause si sono
cristallizzate in strutture istituzionali di peccato (vale a dire
trasmesse di generazione in generazione per secoli e secoli fino ancora ai
giorni nostri) riguardanti l’ordinamento stesso della Chiesa.
Altre concause diaboliche
(=anticristiane) hanno addirittura assunto una valenza – come abbiamo visto
- pseudo-culturale ancora più difficile da estirpare.
Da questa per noi cristiani non facile
situazione esistenziale, che alligna ancora attualmente all’interno di
popoli “anagrafati” come “di religione cristiana”, consegue che si
raggiunge di rado la santità di una imitazione fiduciosa e ravvicinata di
Cristo. Nel mentre si registra purtroppo che l’età media
individuale alla conversione cristiana dei battezzati e cresimati rimane
ancora molto elevata, avvenendo (ancora spesso) in tarda età
(dai 40 anni in poi), e non di infrequente, in punto di morte.
Da questo deriva – a sua volta
– che tale ritardo generale alla conversione dei cristiani si trasmette
quasi immutato di generazione in generazione, determinando quella situazione
di fermo - o addirittura di arretramento - cristiano – che ritarda “sine die”
la diffusione planetaria del Regno di Cristo in questo mondo che – come
sappiamo – è condizione previa ed indispensabile per la Sua venuta finale
nella gloria a tutti visibile (=parusia) della Sua miracolosa resurrezione
dai morti.
Affinché quindi la santità dei battezzati non rimanga solo appannaggio di pochi eletti ma possa essere raggiunta da tutti fin dalla giovane età, così come testimonia Gesù fanciullo che cresceva in sapienza, età e grazia, davanti a Dio (=con sincerità di cuore) ed agli uomini (dando gloria a Dio, ossia in modo esemplare) (Lc 2,52), occorre in primo luogo che vengano rimosse le concause diaboliche (=anticristiane in mezzo ai “cristiani”) ancora attuali che contribuiscono in maniera rilevante a bloccare il progetto trinitario di Dio sulla cristianità in quel “già e non ancora” che dura ormai da troppo tempo ritardando la parusia finale del Cristo.
> Che fare allora per
rimuovere lo stallo e propiziare una nuova stagione pentecostale di Spirito
Santo in tutta la Chiesa?
Se il pesce
continua a puzzare dalla testa, e proprio dalla testa che bisogna
cominciare.
Occorre
perciò prima rimodellare la Chiesa, intesa in senso
istituzionale (ordinamentale-gerarchico), riparandola, come aveva chiesto
Gesù a San Francesco.
Lavoro
apostolico questo che non può non essere in comunione avviato se non dalle
strutture pastorali delle varie Chiese che si richiamano a Cristo, su
iniziativa soprattutto di quelle che vantano il maggior numero di aderenti
(Papa, patriarchi episcopi, pastori..).
Costoro devono
con perseveranza provvedere a che
l'ordinamento
della Chiesa di Cristo fondato da Cristo stesso sulla pietra di Pietro e
sotto il manto della Madre di Dio sia riportato tutto alla sua
originaria unità trinitaria fermamente voluta da Cristo,
eliminando tutte le divisioni di comunione che sussistono - alcune ormai
già da circa 1000 anni.
Occorre
inoltre perseverare nell'eliminare ogni commistione fra i poteri ecclesiali
e quelli laici; soprattutto pubblici, o politici; commistione che ha
determinato le cosiddette “crociate” e quella confusione tra Cesare e
Dio - anche essa fermamente non voluta da Cristo -
che ha fatto identificare per circa altri 1000 anni la Chiesa
cattolica con lo Stato Pontificio.
Occorre
anche ripristinare la condivisione materiale e spirituale dei beni
ecclesiali nelle nuove forme adeguate allo sviluppo dei tempi.
È questo
infatti il modello costitutivo di Chiesa che rimane
fondante per tutti i tempi e tutti i luoghi, se si vogliono far nascere e
crescere forme autentiche di vita cristiana.
Occorre quindi vigilare
molto attentamente sui “vigilantes”, sulla formazione cioè vocazionale
dei presbiteri e vescovi posti alla guida del popolo di Cristo onde evitare
che la zizzania di satana penetri all’interno della gerarchia trasformandola
in burocrazia clericale. E, pur pregando che il Padre mandi operai alla Sua
messe, non va dimenticato che è meglio, molto meglio!, avere pochi operai ma
buoni (es.: il santo curato d’Ars, san Pio da Pietrelcina, che averne molti
tra cui anche di quelli che distruggono la messe, come per esempio è
successo per il recente scandalo di preti pedofili in America).
Se si farà
tutto questo, avverrà allora che chi è battezzato nel Nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo troverà il contesto idoneo alla sua crescita
cristiana e potrà porsi
fin dalla giovane età
in cammino lungo la Via già tracciata da Cristo per i Suoi discepoli e che è
Cristo stesso (“Io
sono la Via.....”)
fattosi per loro Causa esemplare della loro imitazione.
Un'imitazione infatti
precoce - e quindi familiare (modello: la sacra Famiglia) -
di Cristo nell'ambito di coloro che Egli chiama alla Sua sequela consentirà
di testimoniare la presenza vivente di Cristo al proprio prossimo e
soprattutto al prossimo più prossimo costituito dai propri figli fin dalla
loro giovane età, in modo tale che essi potranno a loro volta fare
altrettanto di generazione in generazione coi loro figli…..fino a giungere a
quei traguardi che Cristo ha rivelato devono essere raggiunti prima del Suo
Ritorno trionfale – o parusia,
Questo ovviamente non è poca cosa, perché se i
cristiani arriveranno ad imitare fedelmente Cristo fino a poter nel Suo Nome
fare, come Lui stesso ha predetto, i Suoi stessi miracoli, se, vale a
dire, potrà di nuovo avvenire che essi, predicando dappertutto,
avranno nuovamente il Signore risorto che agisce con loro, e conferma la
Parola con i miracoli che l’accompagnano, come nei primi tempi della Chiesa
(cfr.: Mc 16,20), se ritorneranno a diventare sale della terra e luce
del mondo - allora si che essi
potranno cristianizzare il mondo senza lasciarsi mondanizzare da esso
(Mt 5,13-16).
Soltanto così
si potrà affrettare l’epilogo finale della Storia
cristocentrica della Salvezza rimuovendola dal suo ormai secolare stallo.
E ciò in vista
della cristianizzazione di tutto il mondo prima che Cristo con la Sua venuta
finale decreti la fine della Storia della salvezza annientando senza colpo
ferire questo mondo per quello della nuova creazione in Dio che sarà
abitato insieme a Maria e Gesù che già lo abitano da tutti coloro che Cristo
farà risorgere dai morti nella trasfigurazione della Sua stessa resurrezione
(cfr, tra molto altro: Mt 19,28 nella versione CEI edita nella
collana Bibbia Paoline 1997, che traduce più esattamente “nuova creazione
(del mondo)” e non “rigenerazione del mondo” come traduce nella nuova
versione CEI del 2008, sfumando per motivi non condivisibili la concretezza
dell’espressione che riguarda la fine fisica di questo mondo per quello
nuovo della nuova creazione. D’altra parte il Signore – istituendo la Sua
presenza reale nell’Eucarestia - usa la stessa corposa espressione fisica
quando afferma che non berrà più il vino di questo mondo, ma lo berrà nuovo
- insieme ai Suoi Apostoli - nel Regno del Padre Suo, ovvero nella nuova
creazione del mondo, iscritta per sempre nell’intimità trinitaria di Dio:
cfr.:Mt 26,29).
Questo felicissimo
epilogo - che toglie tra l’altro per sempre satana dalle scatole - insieme
al motivo del suo ritardo, come abbiamo già avuto modo di segnalare, ce lo
rivela già Pietro nella Sua seconda Lettera quando afferma che non solo
bisogna attendere ma anche affrettare, con il nostro
comportamento cristiano di pietà, santità e fraternità, pervaso dalla divina
Capacità d’amare di Cristo detta “Carità”, la fine del processo di
accoglimento umano dei frutti della redenzione salvifica di Cristo per la
Sua seconda venuta - quella finale - nel Suo Giorno (2Pt
3,11-12):
Ed
infatti anche se il Padrone del Campo - che semina il buon seme - non manda
ad estirpare subito la zizzania ma soltanto quando essa sia, insieme al
grano, giunta a maturazione,
(Mt
13,30: ossia quando tutti gli abitanti della terra si divideranno
in modo
irrevocabile
tra santi di Cristo ed anticristi e, nell’Aldilà, tutte le anime o saranno
in paradiso o saranno all’inferno perché sarà cessato il Purgatorio),
tuttavia non
c'è dubbio che tale maturazione – la quale richiede che il mondo professi
l’unica vera religione dell’unico vero Dio - potrà venire accelerata con un
più precoce, diffuso ed impegnato apostolato cristiano ad opera dei veri
cristiani.
Ma tale
precoce, diffuso ed impegnato apostolato cristiano ad opera dei veri
cristiani presuppone a sua volta che la Chiesa di Cristo ritorni ad essere
quella che Lui ha
alle origini
fondato, e che, bene o male, è stata nei due millenni da Cristo tramandata
dalla Chiesa cattolica fino a noi.
«Il Signore perciò -
conferma Pietro - ha fatto in modo incommensurabile
tutto quello che doveva fare per cui non è vero che ritarda (i
"cristiani" che aprono il cuore a satana invece si)
nell’adempiere la Sua promessa (quella della Sua seconda venuta
finale), come certuni credono (cfr.: 2Pt 3,3-4); ma
usa pazienza (.....), non volendo che alcuno perisca, ma
che tutti abbiano modo (e tempo) di pentirsi» (2Pt
3,9).
Condizione
quest’ultima che – anche se non si sa quando si potrà verificare (At 1,7) -
tuttavia si verificherà sicuramente perché è Parola di Cristo (“ il
cielo e la terra - ossia questo mondo – passeranno, ma le mie Parole non
passeranno”).
Ma si verificherà, lo ripetiamo ancora una
volta, solo allorquando, secondo la preghiera del "Padre nostro", la
diffusione del Regno di Dio avrà pervaso tutta la terra globalmente
considerata, quando cioè tutti riconosceranno in Cristo il vero Dio e, nel
fare la Sua Volontà, la Volontà del vero Dio.
Condizione quest’ultima che sta proprio ai veri
cristiani affrettare lasciando che lo Spirito rigeneri la loro capacità
d’amare ad immagine e somiglianza di quella di Cristoa per poterlo così
imitare sempre più da vicino; oppure ritardare, come sta
ancora avvenendo, aprendo il loro cuore a satana ed imitandolo
nella direzione egolatrica della sua capacità d’amare che ad altro non porta
che all’eterna ripetizione dell’uguale.
Da parte Sua Gesù Cristo è pronto per venire e
chiudere questo mondo per quello della nuova creazione, perché non solo ha
fatto tutto quello che doveva fareper noi, ma ha fatto incommensurabilmente
molto di più (Gv 19,30) per cui Egli è pronto a venire presto
e può quindi realmente promettere: “Si, verrò presto!” (Ap
22,20).
Ed è infatti per
questo che Egli non utopisticamente ma realisticamente può dire ai Suoi
discepoli:
«Siate voi dunque perfetti come
è perfetto il Padre vostro celeste»
( Mt
5,48).
Tutti se non
dormiamo anche di giorno constatiamo che veramente i santi di Cristo -
imitando Cristo - si incamminano miracolosamente gia da qua per quella via
della perfezione che è la santità e che Cristo con la Sua gloriosa
resurrezione ed ascensione al Padre ha miracolosamente anticipato e
percorso per loro :
«Per loro
- dice Gesù - io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati
nella Verità» (Gv 17,19).
Ma noi che
ci diciamo “cristiani” siamo a nostra volta preparati per accoglierlo
dicendo: “Si, vieni presto Signore Gesù!”?
Abbiamo fatto - da servi
inutilii () - tutto quello che dovevamo fare per cristianizzare noi stessi
ed il mondo affinché Egli venga per dar definitivo compimento a tutte le
cose?
Purtroppo abbiamo dovuto
constatare di no. Molto non è stato fatto e molto di più resta ancora da
fare per raggiugere quella fratellanza
universale che dovrà propiziare la venuta finale di Gesù Cristo.
> ”Perché le nazioni si agitarono ed i
popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra ed i principi si
allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo?”
(Atti 4,25-26)
Noi fin qui abbiamo cercato in sintesi di
mostrare i disastri ed ritardi provocati da satana ai piani del vero Dio
sia al tempo dell'antica Alleanza sia al tempo della nuova
mediante soprattutto la conquista al suo spirito diabolico delle guide
religiose scelte nell’ambito di personaggi emergenti della classe
sacerdotale, che gli aprivano il loro cuore e si trasformavano così in false
guide, in falsi apostoli.
Costoro, essendo guide del popolo del vero
Dio-Padre-Figlio-e-Spirito, traviavano dalla retta Via segnata dal Maestro (Gv
14,6+Mt 23,8+Gv13,13). e frequentemente trascinavano nel loro sviamento
(scismi..) anche il popolo loro sottoposto che spesso era in buona fede in
quanto dipendeva dalla loro testimonianza e dalla loro dottrina.
E questo avveniva
malgrado l’esempio di vita ed i richiami dei profeti del vero Dio, ai quali
spesso veniva loro fatta fare quel che si dice “una brutta fine” (Mt
23,29-36). Così accadde anche a Gesù che, come ben sappiamo, era più
che un gran profeta come Giona (Mt 12,41), più che un gran
sapiente come Salomone (Mt 12,42): Era ed è Dio: vero uomo e vero
Dio: l’uomo-Dio Gesù Cristo.
Abbiamo mostrato, in particolare, le ferite,
ancora purtroppo da rimarginare, che - per un “piatto di lenticchie” - sono
state arrecate alla Chiesa terrena di Cristo, che è una Chiesa combattente
contro satana ed il suo spirito di menzogna in vista della libera
affermazione in tutto il mondo dello Spirito-Dio, che è Lievito di Verità,
Pace ed Amore di Carità.
Abbiamo quindi cercato di porre in evidenza
come tutto ciò è stato la causa fondamentale del ritardo del piano
trinitario di diffusione – mediante lo Spirito Santo – del Regno o modo di
esistere di Cristo su tutta la terra che è condizione per
la venuta finale del Cristo stesso.
Quanto abbiamo sopra ricordato spiega
perciò:
come mai ci sono ancora delle grandi
religioni antecedenti a quella cristiana (es.: induista,
buddista) che sono rimaste in grandissima parte non cristiane.
Ma spiega molto meno come mai ci sia una
religione sorta dopo Cristo (l’Islam), malgrado la
contiguità di popoli cristiani, alcuni dei quali addirittura sono stati (con
la guerra) cacciati via da secoli dai loro paesi (=Asia minore, Africa del
Nord…).
Questo dà da pensare che non
solo i cristiani avessero perso il loro slancio missionario attivo, ma che
addirittura avessero perso persino lo Spirito di Cristo – lo Spirito Santo
- e quindi Cristo stesso, se non di Nome, quantomeno di fatto quali
discepoli di Cristo. Con la conseguenza - esclusi sempre per fortuna i santi
- di indietreggiare agli usi pagani ritornando al vomito del peccato, fuori
dalla pace garantita loro da Cristo e di nuovo in mezzo a guerre e a
bordelli vari.
Potevano i nemici
di Cristo, gli anticristi, non approfittare con le armi della
guerra di una situazione del genere?
Occorre a questo punto
premettere che negli Scritti del Nuovo Testamento era stato da Cristo
stesso e dai Suoi santi Apostoli previsto che nei
tempi della fine, Che sono ancora i tempi che viviamo - ossia dalla nascita
della Chiesa di Cristo a Pentecoste e fino alla Sua venuta finale nella
parusia - sarebbero sorti degli anticristi\ falsi cristi.
L’Apostolo Giovanni - non
solo nella sua prima (2,18-23; 4,3; ) ma anche nella sua seconda Lettera
(2Gv 7) - si raccomandava di guardarsi bene
dalle comunità di anticristi che sarebbero sorte.
Egli caratterizzava gli
anticristi come coloro che pur conoscendo Cristo Ne avrebbero negato la
divinità trinitaria e la messianicità, ossia: l’incarnazione, Passione,
Morte, Discesa vittoriosa agli inferi fino all’imo dell’inferno e
resurrezione) (IGv 2,17-19. 22-23 + Mt 24,24+ Mc 13,22), che sono le Verità
fondamentali del Cristianesimo senza le quali il Cristianesimo non esiste
proprio.
Ora è sorprendente che la nuova religione,
l’Islam, sorta circa seicento anni dopo di Cristo, abbia di Cristo: la
stessa concezione che di Lui ne hanno coloro che Cristo stesso ed i Suoi
apostoli storici hanno degli anticristi, quali nemici giurati di Cristo….
Ed è sorprendente, non
tanto perché possano sorgere degli anticristi più o meno isolati che escono
dall’ortodossia cristiana, pur reputandosi sempre “cristiani” (abbiamo avuto
gli ariani del prete Ario), quanto per il fatto che la negazione delle
Verità essenzialmente proprie del Cristianesimo faccia parte dei capisaldi
di una nuova religione - l’Islam, per l’appunto, che oggi vanta circa
settecento milioni di aderenti sparsi in tutto il mondo.
Purtroppo però così fu e così continua ad
essere.
I musulmani quindi non
credono né alla incarnazione né alla morte in croce di Gesù né, di
conseguenza, alla Sua resurrezione ed ascensione al Padre. Ecco perché si
introduce l’artifizio che la morte in Croce di Gesù sarebbe stata ….solo
apparente; in realtà un altro sarebbe morto al Suo posto (ma al di là di
ogni altra diversa considerazione, rimane di obbiettivo il telo sindonico
che copriva il corpo morto e martoriato del Cristo, che risorgendo aveva
miracolosamente impresso in detto telo tutti i contrassegni della Sua
Passione, lasciando il telo medeslmo vuoto del suo corpo senza alterarne la
forma di avvolgimento).
Ma non è
tutto: L’islam ritiene che non c’è peccato originale – e quindi Dio non deve
redimere nulla. Ma anche se così fosse, Dio non ha figli da donare al mondo
a questo scopo, perché non ne ha. La concezione infatti che di Dio ha
l’Islam è quella non soltanto di un Dio unico ma anche in Sé solitario
(=monoteismo monarchico).
Per l’islam
diversamente dal cristianesimo, non esiste nemmeno salvezza dell’uomo in
Dio, nel senso che l’uomo NON può mai raggiungere Dio nemmeno quando muore
in Sua grazia, perché Dio è eternamente inaccessibile. Ne consegue che il
paradiso dei musulmani nell’eternità dell’Aldilà non è la partecipazione
alla eterna felicità della Vita di Dio dentro Dio nella Sua intimità
trinitaria, ma è una sorta di oasi terrestre, ove ai ritenuti degni sono
offerti piaceri sensuali di ogni genere ivi comprese quelle provenienti da
disponibili, incantevoli fanciulle eternamente belle, non di colore, però,
ma bianche: le huri (sura 52).
Si
tratta – come è dato vedere – di un vero è
proprio “anti-evangelo”.
Gli
unici elementi in comune che l’islam ha col cristianesimo - sottolineò il
Concilio Vaticano II - sono: il patriarca Abramo e l’attesa del Giudizio
finale (cfr.: LG 16; NA 3). Ma anche qui c’é col cristianesimo una
fondamentale differenza, però, e cioè che tutti coloro che muoiono prima del
Giudizio finale sono destinati ad attendere tale Giudizio giacendo privi di
coscienza nelle loro tombe. Solo quanti perdono la vita per l'Islam nella
"guerra santa" vanno in paradiso immediatamente dopo la morte(?).
Maria
viene considerata la madre del profeta Gesù e non la madre dell’uomo-Dio
Gesù Cristo. In compenso però l’islam crede alla perpetua verginità di Maria
nel concepire gestire e dare alla luce il profeta Gesù (che è un miracolo in
senso proprio, al quale non credono…i nostri “protestanti”).
In
base al diritto islamico, il mondo intero e teoricamente suddiviso in due
parti: il dar al-Islam, "il territorio islamico" e il dar al-harb, "il
territorio della guerra". Mentre il primo comprende i paesi islamici, il
secondo indica tutti i restanti, i quali sono quindi potenziali teatri di
guerra fino al momento in cui anch’essi non entreranno a far parte del
dominio dell'Islam. In conformità a ciò, l'obbligo della
gihad, "la guerra
santa", dovrebbe continuare a sussistere fino alla sottomissione del mondo
intero alla legge musulmana e quindi agli ordinamenti politico-religiosi di
Allah.
La
guerra santa poi viene giustificata in base ai versetti del Corano, di cui
alla sura: 9,4-5.
Una certa tolleranza veniva esercitata nei
confronti delle comunità religiose, le quali basavano la loro religione
sulle Scritture (“ahl al kitab, le genti del Libro”), ovvero gli Ebrei ed i
Cristiani: tutti costoro dovevano tuttavia
pagare una tassa speciale e adeguarsi all'ordine politico islamico,
rimanendo esclusi dalle cariche statali: erano
cioè considerati cittadini di serie B: sudditi.
Oggi
purtroppo le cose verso queste popolazioni sono notevolmente peggiorate,
anche perché la guerra santa – la gihad - intesa in un primo tempo come
lotta contro gli aggressori gli apostati religiosi ed i pagani, venne
condotta in seguito attivamente per ampliare ed arricchire il dominio
territoriale degli Arabi, principalmente a scapito di quello dei Cristiani.
Per l’islam inoltre
non c’è alcuna distinzione tra religione e poteri armati dello Stato, tra
Regno di Dio e regno di Cesare, come invece è codificato nel Vangelo (Mr
12,17). E questo – come si vedrà - è molto grave per la pace nel mondo,
perché l’Islam considera il Corano come Legge fondamentale degli Stati
islamici, come se, per fare un esempio, gli Stati cristiani considerassero i
Vangeli come dei codici penali o di pubblica sicurezza da far applicare nei
tribunali in caso di violazione….
A tal proposito Il
metropolita della Chiesa ortodossa di Atene Cristodoulos, durante un
convegno organizzato dal clero ortodosso sull'Islam, ebbe testualmente a
dichiarare:
«Coloro che
seguono i dettami evangelici non maltrattano i propri simili, mentre i
musulmani opprimono e fanno stragi invocando il Corano, invocando la shari’a
(=”sentiero della legge”=legge islamica). Questo accade perché
- egli aggiunge - nell'Islam, non vi è alcuna distinzione tra il
regno di Cesare e il Regno di Dio, tra lo Stato e la religione».
Ha concluso
deplorando che il dialogo tra le due religioni non ferma per nulla il
perdurare delle persecuzioni contro i cristiani nei paesi dell'Islam, mentre
lo stesso dialogo ha condotto ad un «decisivo miglioramento delle
condizioni di vita dei musulmani in Europa».
Purnondimeno
il metropolita ha auspicato la prosecuzione del dialogo stesso per la «ricerca
della pace e della solidarietà nei confronti di milioni di vittime innocenti
della guerra, della schiavitù, della povertà e delle malattie» (Zenit ,
19 Mag 2007).
Già al suo sorgere storico
l'avanzata territoriale dell'Islam prima in ambito dei territori dei popoli
ancora pagani, ma poi, soprattutto, in quello dei popoli cristiani, si
realizza per mezzo del commercio e della scimitarra.
In meno di un secolo gli
eserciti agguerriti di questa nuova religione costruiscono un impero
per mezzo della guerra. Esso rende estremamente pericolose le vie di
pellegrinaggio verso la Terra Santa, determinando le reazioni belliche dei
cristiani: le “crociate”,
Ma l'avanzata dell'Islam non
si arresta.
In tempi a noi più recenti
riprendono le invasioni imperialiste contro i popoli "cristiani" per cui se
non ci fosse stata la "riconquista spagnola" e soprattutto la battaglia di
Vienna e quella di Lepanto, che ricacciarono i musulmani verso le terre di
provenienza, a quest’ora, ciò che sarebbe rimasto
di un cristianesimo sia pure spiritualmente esausto sarebbe forse stato
quello che è attualmente rimasto in Turchia e negli altri territori caduti
in mano all’islam.
Tra il XIX° e nel XX° sec.,
l’impero Turco reagì duramente ai tentativi di indipendenza dei cristiani
dell’Armenia causando stermini di massa – un olocausto cristiano di
milioni di innocenti - e provocando la diaspora del popolo armeno in
Grecia e nel mondo.
Come stanno oggi le
cose?
Oggi i musulmani nel mondo
sono circa 700 milioni, mentre i cristiani sono circa un miliardo e 300
milioni.
Attualmente, in relazione
all’intensificarsi della gihad islamica (= la guerra “santa”) la situazione
si è andata aggravando a tal punto che i
cristiani in terra musulmana sono rimasti in pochi.
Si assiste ad una capillare,
sistematica e costante campagna di odio istituzionalizzata e fatta di
pregiudizi, di menzogne e di calunnie contro le minoranze cristiane che
vanno sempre più assottigliandosi nelle terre dell’islam, mentre i musulmani
vanno incrementandosi liberamente nelle terre di religione cristiana.
L’incrudelire della politica
dei capi dell’islam contro i cristiani va sempre più assomigliando alle
epurazioni anti-ebraiche che hanno portato al tentativo di genocidio del
popolo ebreo (Olocausto che per altro anche recentemente si tenta
addirittura di.., negare da parte di capi di Stato musulmani… appartenenti
all’ONU !).
Varie e molteplici infatti sono le notizie di
persecuzioni anticristiane che ci giungono: libri, radio, televisioni
giornali.
I capi di questi popoli
musulmani (=dal persiano musliman, plur. di “muslim” =
“sottomessi a Dio”) fanno di tutto per screditare la religione
cristiana: vogliono che essa sia indicata sui passaporti, riempiono di
calunnie i libri scolastici contro i cristiani, e li aggravano di tasse e di
prestazioni suppletive.....
Il vescovo di Kirkuk dei
Caldrei, Louis Sako ha inviato ad un convegno a Venezia tra il 20 e il 21
giugno del 2007, ed al quale non ha potuto partecipare, un dispaccio dove si
afferma che «il governo di Kabul non riesce a garantire la sicurezza ed a
far applicare le leggi (…). Da circa due anni di attentati, minacce e
rapimenti si moltiplicano e i cristiani sono presi in una spirale di
violenza che sembra non volersi arrestare. Si tratta - afferma ancora
monsignor Sako - di una vera e propria epurazione religiosa per cui i
cristiani sono costretti a lasciare l'Irak per la Giordania, per la Siria,
per il Libano, in attesa di un visto per l'Occidente o per il Nord del
Kurdistan».
Scriveva - già nel 2006 (AFP,
15 mag.) – monsignor Laiolo che l'esistenza dei cristiani per tutto il Medio
Oriente islamico è particolarmente dolorosa, con una riduzione
impressionante della loro presenza, che tende a sparire del tutto…
Purtroppo
l’anticristianesimo persecutorio degli attuali
anticristi, profetizzato dall’Apostolo Giovanni circa 2000 anni fa, sembra
essere stato recepito in pieno ed istituzionalizzato
all'alba del terzo millennio.
Ci si chiede allora:
Esiste il pericolo di una crescente cristiano-fobia che può
portare, come è già in parte successo, al genocidio di Cristiani solo in
quanto tali?
A noi – e
non solo a noi…! – ci sembra proprio di si.
In questa direzione, un
segno molto significativo e non molto lontano nel tempo, il 13 Maggio 1981,
fu il
tentativo di assassinio del Papa Giovanni Paolo II da parte del musulmano
turco Ali Agca.
Se
l’attentatore musulmano fosse riuscito nel suo intento il valore
emblematico dell’omicidio sarebbe stato di una portata enormemente
incalcolabile – unica! - nella Storia dell’umanità.
Quasi una seconda uccisione del Cristo,
di cui il Papa è il rappresentante
su tutta la terra.
Con
l’abbattimento terroristico delle Torri gemelle di New York,
poi, il clou dell’odio razziale anticristiano ha raggiunto l’incredibile ed
è stato, seguito da altri analoghi gravi atti di terrorismo anticristiano
in Europa.
Per quanto concerne le
Torri gemelle Il cosiddetto fondamentalismo islamico non poteva scegliere un
obbiettivo più emblematico di questo per dichiarare guerra all’Occidente
cristiano.
Questo infamia criminosa e
criminogena contro l’umanità, infatti, è stato di una gravità storica
inaudita, difficilmente ripetibile per spettacolarità, potenza e numero
indiscriminato di vittime innocenti.
Crimine diabolico contro
l’umanità mai ufficialmente approvato ma
neanche mai ufficialmente smentito da nessuna mai delle pur
molteplici pubbliche autorità islamiche presenti all’epoca del fatto o
succedutesi nel tempo.
Ora, se all’assassinio non
riuscito del Papa, aggiungiamo l’abbattimento riuscito delle Torri gemelle,
ci sembra che anche se si può tirare già la somma al fatidico 2+2 = 4, ci
resta ancora non poco da dire.
Se i capi di questi popoli non-cristiani (il pesce non
dimentichiamolo puzza sempre e prima dalla testa) - novelli Nerone e
ministri in terra del «principe di questo mondo» - ministri cioè
dell’anticristo, avessero in mano il potere politico necessario per poterlo
fare (esempio la disponibilità della super bomba H) non adotterebbero forse
- quello che Hitler, capo di un Stato cristiano, adottò contro gli ebrei,
ossia la "soluzione finale"?
Non
programmerebbero se ne avessero il potere: il genocidio di tutti i
cristiani, da loro considerati una sorta di ebrei "più raffinati"
Non
sorgerebbero forse come funghi i campi di concentramento, le deportazioni,
le purghe e quant'altro?
L’8 giugno
del 2008, Doudou Dinne - relatore alle Nazioni Unite circa i sintomi di
razzismo, xenofobia ed intolleranza - parla “”di un risveglio della
cristiano-fobia che viene ignorata nei dibattiti internazionali
perché le manifestazioni spettacolari di tale fenomeno avvengono (per
adesso; ndr) fuori dell'Europa, come le violenze contro i cristiani in
India, Nigeria, Turchia ed in altre regioni del mondo””.
“”Perché le nazioni si
agitarono ed i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra
ed i principi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo
Cristo?””
(Atti 4,25-26)
Si, perché?!
Che fare ?
Augurarsi certo una ripresa di
diffusa santità cristiana tra quel miliardo e 300 mila cristiani sparsi per
il mondo, sarebbe auspicabile per pacificare il mondo e convertirlo
rapidamente al vero Dio: quello della fratellanza universale, ivi compresi i
fratelli divisi dell’Islam, che spesso non sanno quel che fanno (cfr.: Lc
23,34) come non lo sapremmo noi stessi, se facessimo parte della loro
cultura) …
E nell’attesa?
Il diritto alla difesa legittima
è un dovere da parte dei governanti degli Stati di religione cristiana.
Fino a non molto tempo fa nell’ambito del
diritto internazionale gli Stati (cristiani) d'Europa adottavano al loro
interno il regime della reciprocità, e cioè:
Venivano concessi agli stranieri presenti nel
territorio di uno Stato (cristiano) certi diritti pubblici ivi compresa
la libertà religiosa, se quei diritti pubblici – ivi compresa la
libertà religiosa - erano a loro volta concessi ai propri cittadini da
quegli Stati ai quali gli stranieri appartenevano.
Questo perché I capi degli
Stati anticristiani dell’islam (e quelli ateo-comunisti) non volevano (e non
vogliono) nemmeno lontanamente sentir parlare di Diritti pubblici e
tanto meno di “libertà religiosa” quale oggetto di un accordo internazionale,
per cui la mancata reciprocità consentiva agli Stati in cui la liberta
religiosa veniva riconosciuta di non concederla ai cittadini degli Stati
islamici e comunisti ove essa non veniva riconosciuta.
In questo modo praticamente non esisteva alcun
flusso migratorio consistente, né regolare né tampoco clandestino, di
cittadini islamici e comunisti verso gli Stati cristiani e liberali,
Ma la reciprocità, per una
serie di valutazioni tra cui la più importante forse fu il petrolio degli
stati arabi dai quali dipendiamo, non durò.
Se però non è un male avere
unilateralmente rinunciato al diritto di reciprocità (rispondere al
male col male, ad occhio per occhio e dente per dente) non può però voler
dire tollerare che gli stranieri - soprattutto quelli di religione ostile al
cristianesimo – possano fare tra le popolazioni degli Stati di cultura
cristiana - tutto ed il contrario di
tutto.
Tollerare questo significa
colpevolmente dimenticare che l’Islam ha nel suo DNA religioso la
conquista del mondo con le buone (infiltrazione politica e
conquista del potere politico dall’interno degli Stati non islamici per
imporre la legge islamica, con le conseguenze che abbiamo spiegato)
o con le cattive, ossia con la guerra.
Guerra che non si
combatte più con la scimitarra della mezzaluna ma con il terrorismo e la
bomba nucleare di cui sta tentando di dotarsi l’islam.
E allora?
Se è vero
che bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel
che è di Dio, allora, posto che conosciamo Cesare non bisogna forse
conoscere al pari anche chi è Dio?
Questa conoscenza della
Verità su Dio - che è Verità - non dovrebbe costituire forse il motore di
ricerca di ogni religione che si rispetti e che quindi dovrebbe consentire
ogni libertà in questa direzione? Certo che si!
> Ritorno al futuro.
Ma detto questo come possiamo noi cristiani
mettere in sordina il fatto che l’unico Dio che ha dimostrato di essere tale
è l’uomo-Dio Gesù Cristo?
Gesù Cristo cioè è Dio non per fede ma per
conoscenza perché Egli si fa conoscere che è Dio provandolo in modo evidente
con certi fatti obbiettivi, che sono i miracoli.
I fatti miracolosi - che tutti possono vedere
e conoscere - solo il vero Dio li può fare e far fare, così come Gesù, detto
il Cristo, ha fatto, fa e continuerà a fare ed a far fare.
È chiaro che
bisogna sapere che cos'è il miracolo per poterne attribuire solo alla
onnipotenza di Dio (del vero Dio) la causalità diretta, anche se tutta la
teologia contemporanea sembra averne perso il significato,
misconoscendone o sottovalutandone di conseguenza la capacità di dimostrare
la Divinità che il miracolo ha.
Perciò in quest’opera
abbiamo mostrato - esaminando i miracoli di Cristo che Cristo fa e fa fare
ai Suoi Santi - che Egli facendoli fa realmente esistere dal nulla ciò
che non esisteva (esempio: il vino nelle giare dello sposalizio a
Kana di Galilea) e fa de-esistere (= annienta) nel nulla ciò che prima
esisteva (esempio: l’acqua contenuta nelle stesse giare e sostituita
dal vino).
Ora per poter essere causa
di tali fatti meravigliosi (= questo vuol dire miracolo o fatto
taumaturgico: “fatto meraviglioso, sorprendente, non comune”) non
basta essere creatura, anche se la più angelicamente elevata, ma occorre
essere Creatore, perché, per fare un miracolo in senso proprio, bisogna
avere una potenza onnipotente.
La stessa che tutte le
religioni post-pagane degne di questo nome attribuiscono a Dio quando Gli
riconoscono il miracolo d’aver fatto dal nulla – ossia creato -
l'Universo.
Anche a Cristo nel
fare e far fare i Suoi miracoli occorre la stessa onnipotenza, per cui ne
discende, come due più due fa quattro, che Egli è Dio.
Questa non è
una deduzione discendente da principi filosofici più o meno opinabili, come
tutta la filosofia che conosciamo, ma una deduzione evidente, ossia chiara e
distinta, discendente dei fatti direttamente sperimentati o che possiamo
facilmente conoscere se non vogliamo chiudere gli occhi alla evidenza della
realtà, e quindi alla verità.
Fatti
miracolosi che non sono solo contenuti nei Libri evangelici, ma, come
profetizzato in questi stessi Libri, sono osservabili anche al di fuori di
essi (cfr.: Gv 14,12-14). A meno che – lo ripetiamo - non si vogliono
chiudere tutti e due gli occhi come i farisei del tempo di Gesù (Gv 9,35-41).
Si
tratta perciò di una Realtà, e quindi di una Verità - valida verso tutti,
(come
dicevano i latini, valida "erga omnes”), e quindi - per tornare ai
nostri tempi – valida verso capi (oggi si dicono: “leaders”)
e proseliti di qualsiasi religione, siano essi induisti, taoisti, musulmani
buddisti…eccetera eccetera.
Purtroppo, però, benché tutti i
Vangeli volgono sostanzialmente a mostrare che Gesù Cristo dimostra con i
miracoli di essere Dio e benché questi stessi miracoli, nel corso di circa
2000 anni dopo Cristo sono - per Cristo - avvenuti e continuano ad avvenire
nel Suo Nome, anche attualmente (vedasi San Pio di Pietrelcina, il
nuovo San Francesco), il guaio più grande per l’affermazione della
Verità tutta intera (Gv 16,12-15) è che essi sono sottovalutati – e si
potrebbe dire con sufficienza snobbati - proprio da coloro che più di tutti
dovrebbero dare ad essi il giusto rilievo.
Si tratta dei leaders stessi – come oggi usa
dire – della religione cattolica, siano essi chierici o siano essi
laici, soprattutto se teologi!
Tutti gli autori moderni delle
Vite dei Santi di Cristo – salvo quelle redatte da altrettanti santi -
si vergognano del miracolo, e quindi, o ne censurano il ricordo,
o bene che vada, se sono costretti a riportarlo, lo collocano nel genere
letterario della leggenda. E la conseguenza è che non sembra di
leggere delle Vite di Santi, ma qualcosa di simile alle vite di uomini
illustri come quelle - ad esempio - scritte da Sallustio.
Si è perduta insomma la
consapevolezza che la sottovalutazione del miracolo è
sottovalutazione di Dio stesso che si è auto-rivelato in Gesù Cristo
mediante il miracolo, mentre l'esaltazione di una fede presupposta pura che
ha ormai soppiantato del tutto il miracolo, porta dritto dritto al tanto
deprecato - a parole ma non coi fatti - relativismo religioso,
Se infatti tutto è fede niente fede: non si vede
cioè perché la mia fede di cattolico deve essere più vera – e quindi
migliore - della tua che sei musulmano o taoista o induista o buddista o
animista.. etc..etc...
Quindi gli appartenenti alle
altre religioni ed i musulmani in particolare, nel cui DNA costitutivo c’è
l’anticristianità - non si salvano?
Così dicono
loro dei cristiani ma non noi di loro, perché Gesù Cristo, anche se loro in
buona fede non lo sanno, è venuto a redimere tutti per poter salvare tutti,
anche musulmani evidentemente.
Questo vuol dire che ogni
religione vale l'altra?
I musulmani adorano
quel che non conoscono
– perché – come dice espressamente Gesù alla samaritana che non era di
religione ebraica, anzi apparteneva ad un popolo di religione ostile agli
Ebrei – la Salvezza viene dagli Ebrei (=dai Giudei),
anche se - dopo di Lui e per Lui - i veri adoratori di Dio adorano Dio in
Spirito di Verità, adorano cioè il vero Dio che tale si è dimostrato in Gesù
Cristo, Figlio naturale di Dio da sempre e Figlio naturale di Maria nel
tempo e per sempre (cfr.: Gv 4,21-26).
Ogni religione perciò
– anche se una non vale l’altra -
nell'ambito di ciò che
avviene, dopo la morte terrena (=Salvezza o perdizione eterna), porta alla
Salvezza in Dio poiché Cristo si è fatto Causa efficiente di redenzione e
salvezza eterna per l'intero genere umano a partire da Adamo ed Eva e fino
alla fine di questo mondo, con la sola auto-esclusione dei reprobi.
Soltanto la religione
cristiana, però -
per quanto riguarda la missione che il vero Dio ha
consegnato ai cristiani in questo mondo quale nuovo Israele, nuovo popolo
del vero Dio, e per la quale Cristo si è fatto Causa esemplare della loro
imitazione - è valida a questo scopo, che non è certo cosa da
nulla.
I veri cristiani, quindi,
soprattutto coloro che si trovano a guida del popolo del vero Dio - hanno un
compito irrinunciabile di conversione universale a Cristo di tutte le altre
religioni, che è da compiere in questo mondo finché tutto
questo mondo non sia tutto di Cristo fino all’ultima
pecora smarrita e ritrovata.
Soltanto in questo modo essi
contribuiranno in questo mondo alla salvezza di un maggior numero di anime,
ivi comprese quelle dei musulmani. Non solo ma affretteranno nello stesso
tempo la venuta finale del vero Dio quando tutte le anime dei buoni e dei
dannati riprenderanno i loro corpi: glorificati e per il Paradiso, quelli
delle prime, non glorificati e per l’inferno quelli delle seconde.
I leaders cristiani, quindi, prima di dialogare
nei Consessi interreligiosi con i leaders delle altre religioni, in
particolare con quelli dell'Islam che sono ostili al vero Dio trinitario
rivelato in Sé con l’evidenza dei fatti miracolosi da Gesù Cristo,
devono innanzitutto essere convinti dell’assoluta rilevanza teofanica del
miracolo, sia in campo cristologico che patrologico che pneumatologico. E
sia a fini ecclesiologici che escatologici.
Essi devono allora cominciare a
dialogare a partire da esso, ossia da chi è il vero Dio da conoscere prima
di tutto, se proprio vogliono cominciare a concludere qualche cosa,
altrimenti sarà sempre un dialogo tra sordi che può portare al massimo a far
star soltanto materialmente meglio i musulmani in terra
cristiana. Cosa che peraltro è buona di per sé, ma deve però essere
fatta con discernimento e non a discapito del popolo incaricato da Cristo ad
affrettare il compimento finale della salvezza universale..
Bisogna perciò che i leaders
cristiani siano credenti e credibili e comincino perciò – prima di tutto – a
rispondere alla domanda che Cristo stesso pose ai Suoi discepoli prima di
mandarli in missione ("E voi chi dite che io sia ?") credendo che Egli
è Dio non con l’opinabilità della fede che è comune a tutte le religioni,
ma con la certezza della conoscenza che è soltanto propria della religione
di Cristo.
i primi cristiani dimostravano
con i miracoli che Gesù Cristo è veramente risorto, e che quindi, anche noi
risorgeremo.
“Marta, Marta, - dice Gesù - tu
ti interessi di tante cose, certo anche buone, riguardo alla mia persona (Lc
10,41), ma una sola cosa è fondamentale che tu conosca di me: che io sono
veramente il Signore Dio, per questo tua sorella Maria si è presa la miglior
parte, ascoltando la mia Parola in quanto Parola di Dio” (Lc 10,39).
Ma anche Marta - verso la fine del ministero
terreno di Gesù - riconobbe la Sua Divinità (Gv 11,27) e per questo –
assieme a Maria - vide uno dei Suoi miracoli tra i più grandiosi: la
resurrezione del fratello Lazzaro il cui cadavere era già in putrefazione
(Gv 11,39-40).
Miracolo cristologico a fini escatologici che
preparava al Miracolo dei miracoli, più grandioso ancora di quello
relativo alla creazione dell'universo dal nulla: l’auto-resurrezione “pro
nobis” dai morti del Figlio di Dio e di Maria: Amen!
Immaginiamoci ora per un
momento, che Cristo a noi che siamo stati battezzati nel Suo Nome
trinitario, ci chieda:
«La gente chi dice che
io sia?»
Noi battezzati rispondiamo:
«I musulmani
continuano a dire che tu sei un grande profeta, ma non più grande di
Maometto, perché Maometto è venuto dopo di te».
E Gesù:
«Ma voi chi dite che
io sia ?».
«Tu sei Dio, il Figlio
di Dio, l’Inviato dal Padre, venuto al mondo nello Spirito Santo per
redimere e salvare il mondo».
«Bene
– potrebbe continuare Gesù - ma questo lo dite da voi o qualche altro
ve lo ha detto? Siete cioè intimamente convinti di quello che
dite o lo dite semplicemente per sentito dire, oppure anche soltanto per
fede così come credono del loro Dio i musulmani ?»
Se rispondiamo che ne siamo
intimamente convinti, allora Gesù potrebbe chiederci ancora su che cosa
basiamo la certezza di questo nostro convincimento avvertendoci che se lo
sappiamo veramente, la risposta non ha bisogno di molte parole, perché è
anche alla portata di un bambino.
A questo punto, infatti per
poter appena entrare nell'anticamera di un cristianesimo partecipato,
dovremmo poter rispondere così:
«Tu stesso Gesù
dimostri di essere il Signore Dio con molte prove (Atti 1,3) che sono i tuoi
miracoli, che hanno la stessa potenza onnipotente di Colui che ha fatto il
mondo dal niente!»
Gesù allora potrebbe dire:
«Avete risposto bene!
Perché allora se mi chiamate Signore, Signore poi non fate ciò che vi dico?
(Lc
6,46) soprattutto voi che vi atteggiate a leaders della mia
religione?».
E allora?
A Colui che dimostra
miracolosamente di essere Dio con tutta evidenza
non bisogna forse dargli tutto quello che gli spetta in
quanto Creatore, sostentatore, Redentore e Salvatore dell’intero genere
umano?
Insistiamo che qui non
si tratta del miracolismo a buon mercato ed incontrollato presente
anche in alcune associazioni protestanti e cattoliche, all’interno delle
quali possono anche avvenire prodigi voluti dal Signore, ma si tratta di
miracoli in senso proprio del tipo di quelli ad esempio che
avvengono a Lourdes quando una malattia devastante ed
irreversibile sparisce d’improvviso…
Tutti ricordiamo l’episodio
del miracolo col quale Gesù rese la vista ad un cieco nato – vale a dire a
uno senza pupille – ed al quale, malgrado l’evidenza incontestabile del
fatto avvenuto, i farisei non vollero credere, o per meglio dire non vollero
trarre nei confronti dell’Autore di esso le logiche conseguenze (Gv 9,1-41).
Ebbene, c’è attualmente una
donna nata cieca e miracolata da bambina da San Pio da Pietrelcina nel Nome
di Cristo che vede senza pupille. Questa donna, oggi sessantenne, è
comparsa di recente in televisione (fine set. 2009) per testimoniare anche
in quella sede l’onnipotenza che il vero Dio le ha usato mediante
l’intercessione dello stigmatizzato del Gargano.
Come possono allora i capi
della Chiesa e quelli degli Stati cristiani non impegnare la loro stessa
vita per il bene comune dell’umanità (musulmani compresi) nel dare a Cesare
quel che è di Cesare ed a Dio - come tale fattosi conoscere in Cristo -
quel che è di Dio, ossia: tutto?
Forse Mosca, Praga…hanno
dimenticato che significa dare tutto a Cesare e niente a Dio con le
ideologie atee del comunismo marxista?
Non si può stare sempre a
tentennare. Occorre svegliarsi. Una volta che la lunga ricerca ha portato il
commerciante di preziosi a trovare la perla unica, di inestimabile valore,
occorre vendere tutto per acquistarla (Mt 13,45-46).
Se la religione
cristiano-cattolica viene dunque confermata da più miracoli, non
possiamo forse dire con certezza che essa è sicuramente vera,
perché il miracolo è testimone del vero Dio?
E se siamo secondo realtà
convinti di questo, essa – così come pure il Vangelo – va
sottaciuta o va invece proclamata a gran voce, o, come dice Gesù – “gridata
dai tetti” ? ().
Si tratta allora di
calare nella realtà la Verità della religione cristiana – del regno di Dio
portato sulla terra dal Figlio di Dio con la Sua incarnazione.
E questo soprattutto è
compito di chi investito di potere ecclesiastico, ma anche di chi è
investito di pubblico potere.
Oggi sembra che ci si
vergogni persino di professare di essere cristiani, dimenticando che Gesù –
prevedendo questo – ebbe a dire che chi si vergogna di Lui e delle Sue
Parole - sia pure all’interno di una generazione adultera e peccatrice –
anch’Egli poi si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria del Padre
Suo insieme ai Suoi angeli.
Occorre quindi che la
religione del Vero Dio la si consideri la cosa più seria della propria Vita:
la si studi e la si approfondisca nei manuali scolastici, la si istituisca e
riconosca a tutti gli stadi di scolarità (oggi facciamo ridere con le due
ore facoltative di religione alla settimana nelle scuole).
E tutto ciò - lo si ripete
– è importante che sia fatto senza ostracismi e persecuzioni per le altre
religioni (a differenza di quello che abbiamo mostrato tuttora
avviene per i cristiani presenti negli Stati non cristiani), perché la
verità non teme i confronti, con la conseguenza che chi ha più lana tesse…
E’ questo l’unico motivo
conscio o inconscio per cui gli Stati islamici, comunisti etc.
temono la libertà religiosa.
Non si tratta quindi
di prevedere uno Stato “confessionale”, se per confessionale si intende uno
Stato teocratico: teocratici sono quelli dell'Islam, che non tollerano la
libertà religiosa.
Altrimenti anche se le porte
dell’inferno non prevarranno in questo mondo, tuttavia questo mondo resterà
al palo con corsi e ricorsi storici, che continueranno a ripetersi come
l’onda del mare che viene e che va ma che rimane sempre là.
Quanto più alti sono i posti
di comando ricoperti dai capi cristiani del regno di Cesare e da quelli
cristiani del Regno di Dio, laici i primi, ecclesiastici i secondi, tanto
più costoro tutti devono servire Cristo ed, in Cristo, i fratelli
Ci rendiamo conto che la
distanza culturale di quello che richiediamo è ancora così grande da fare
ritenere tutto ciò utopico.
Ma utopico non è Cristo che
con i Suoi grandiosi miracoli d’Amore che Egli fa e fa fare a coloro che Lo
seguono – dimostra di essere realissimo.
Ciò che infatti può
apparire impossibile all’uomo fuori dell’ottica del vero Dio, è invece
possibile all’uomo appreso a Dio, perché a Dio – che fa e fa fare i
miracoli – al vero Dio cioè, nulla è impossibile
(Lc 1,37).
Esiziale è invece la
strategia dei governi cosiddetti laici dei popoli di religione cristiana, i
quali, in nome di una presunta ragionevolezza e di una altrettanto presunta
modernità, si sforzano di restringere sempre
di più il campo di azione della religione cristiana relegandola
nell'intimismo individuale e provocandone lentamente l’asfissia e la morte
spirituale, a tutto vantaggio delle altre religioni in cui Dio non si
dimostra come tale.
«All'inizio del ventesimo
secolo, lo scrittore Charles Péguy (1873-1914) lamentava: «Non c'è più
cristianesimo. Non vi sono che macerie. Quello che noi vediamo, sono solo
delle parodie, delle vergognose contraffazioni».
Gli dettero del pessimista,
ma alla fine dello stesso secolo, il cardinale.Jean-Marie Lustiger,
convertitosi dall'ebraismo al cristianesimo, arcivescovo di Parigi, scrisse:
«noi cristiani ci siamo arenati c'è stata una insufficiente
evangelizzazione».
André Malraux (1901-1977),
scrittore prolifico, uomo politico di vasta esperienza internazionale,
avversario attivo delle ideologie della morte (nazismo, fascismo e
falangismo), presidente del comitato mondiale antifascista, verso la fine
della sua vita ebbe a scrivere:
“”Il secolo venturo
(il XXI) o sarà religioso (ovviamente: “veramente” religioso –
ovvero veramente cristiano) o non sarà””
Oggi i cristiani devono
recuperare il senso dell’Invisibile, ossia della trascendenza ma
anche della certa immanenza di Dio realizzata in Gesù Cristo.
Non c'è
quindi che una risposta sola per evitare che satana tiri la corda dalla sua
parte fino al punto di costringere il mondo a ricominciare da capo dopo
un’altra rovinosa caduta.
Bisogna al più presto
ritornare al futuro:
«Molti
miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti
erano soliti stare insieme e nel portico di Salomone; degli altri, nessuno
osava associarsi al loro, ma il popolo li esaltava (non li perseguitava).
Intanto andava aumentando
il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore Dio, fino al
punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e
barelle, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse
qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicina a Gerusalemme accorreva,
portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano
guariti… »
( Atti 5,12-16).
«Nel Vangelo (apocrifo) di
Filippo, scritto nel terzo secolo d.C., scoperto nel 1945 nell'alto Egitto,
si legge:
“”Se
dici: sono ebreo!, nessuno si scompone. Se dici: sono romano!, nessuno
trema. Se dici: - Sono greco, barbaro, schiavo, libero!, nessuno si agita.
Ma se dice: -Sono cristiano!, allora il mondo
trema»
Oggi, non solo più nessuno
trema, ma è probabile che se le cose continuano ad andare come stanno
andando, saremo noi cosiddetti cristiani a dover tremare, perché ci siamo
forse illusi che nei paesi di antica tradizione cristiana, tutti fossero in
radice cristiani. Ci eravamo illusi che per essere identificati come
cristiani, bastasse esibire il certificato di battesimo.
Il cristianesimo non è
facile, ma felice, fecondo, non solo per questo mondo ma per l’eternità.
Scrive F. D. Palmisano (op cit. pag 662-663):
«Non possiamo fermarci, filosofando in eterno, ai bordi
della verità ma, rompendo ogni indugio, dobbiamo entrare in comunione piena
con Colui che è l'eterna Verità».
E noi
aggiungiamo: «È in questione il futuro della
Chiesa nel mondo ed il futuro del mondo nella Chiesa».
> CONCLUSIONE.
Cosa manca dunque ancora per
il Gran Finale?
Anche se
Cristo ha fatto già tutto, sono però ancora
innumerevoli i cristiani che sotterrano i loro talenti, mirando al minimo
obbligatorio per non complicarsi la vita, per non avere niente da rischiare
in un impegno serio per il bene comune e per quello degli altri. Vivono
sistemati, disillusi, apatici e fossilizzati. Come il servo fannullone, non
rischiano il loro talento, ma lo sotterrano (B Caballero. “La Parola per
ogni giorno”, pag. 865). – Ed. San Paolo)..
Lo spirito diabolico di
satana che si contrappone allo Spirito Santo tanto più
ritarda la venuta finale di Cristo, detta parusia con pericolo non
trascurabile di perdizione eterna delle anime che passano ancora per questo
mondo, quanto più è venuto meno e continua a venir meno
il combattimento spirituale santo contro lo spirito diabolico di
satana.
E per iniziativa ed opera di
chi?
Di chi se non per iniziativa
ed opera di coloro che Cristo ha chiamato e continua a chiamare con la
vocazione battesimale alla Sua sequela?!
Manca quindi un combattimento spirituale più deciso e reciso dei
cristiani che imiti il Maestro nella lotta senza compromessi contro satana
ed il suo regno infernale. Il quale, anche se non prevarrà perché
l’onnipotenza d’Amore di Cristo sta con i Suoi santi fino alla fine del
mondo, tuttavia ritarda per millenni la parusia finale del Cristo
mettendo a repentaglio di perdizione eterna i figli di
Dio che Dio ha redento in anticipo con tutto Se stesso nel Suo Cristo...
Meno male perciò che ci sono
i santi, ossia i veri cristiani. "Cristiani", infatti, significa santi di
Cristo. Così infatti furono chiamati per la prima volta i veri cristiani ad
Antiochia di Egitto, ai tempi dell'apostolo Paolo (Atti 11,26)..
Se non ci fossero stati i
santi, satana si sarebbe mangiato questo mondo in un boccone.
Santi, però, in quanto
chiamati Cristiani con la “C” maiuscola, dovrebbero esserlo tutti i
“cristiani”.
Con la
Pentecoste, infatti, la Chiesa passa - per l'onnipotenza
d'amore divino propria del dono dello Spirito Santo, che è Dio e nel Quale è
presente il Padre-Dio ed il Figlio-Dio -
dalla piccola comunità discepolare alla grande comunità apostolica e
cattolica.
"Cattolica" vuol dire volta
a strappare questo mondo dalle mani di satana
per donarlo tutto all'imitazione di Cristo mediante l'imitazione di Cristo.
Ma non si
può essere Apostoli cattolici di Cristo, ossia i Suoi testimoni credibili
nel mondo, senza prima essere stati Suoi discepoli e non si può essere stati
Suoi discepoli se si continua a vivere secondo il mondo e non secondo
Cristo. Se si dimentica cioè che i cristiani anche se vivono in
questo mondo non sono di questo mondo ma sono mandati in esso per compiere
la missione della loro vocazione battesimale (cfr.: Gv 17,15-18)
E se non proprio santi
avanzati od eroici di Cristo quantomeno santi incipienti, volti, cioè, a
camminare sulla Via aperta per noi da Cristo, bisogna comunque cominciare a
diventarlo, voltando per sempre le spalle a satana ed alle sue seduzioni
mondane...
Benedetto XVI, durante il
suo viaggio a Praga (set. 2009), città uscita dall'ateismo comunista
ma attualmente affascinata dal consumismo liberista - ha
ricordato che ai cristiani non basta apparire credenti ma
occorre anche che siano credibili, che testimonino cioè nel
concreto la propria adesione a Cristo, a partire proprio dai vescovi e dai
sacerdoti.
Non basta infatti predicare
il Vangelo e la santità ma bisogna viverli entrambi coraggiosamente,
Inoltre, come insegnò
Cristo, santità e poteri pubblici se debbono essere distinti non possono
però essere contrapposti perché anche Cesare deve dare a Dio quel che è di
Dio: ed a Dio - al vero Dio - spetta tutto perché viene prima e sopra tutto
(cfr.: Lc 9,57-62).
Difatti, quando in
tutto il mondo prevarrà la fraternità cristiana, lo Stato con i suoi poteri
coattivi non avrà più motivo di esistere, e certamente non esisterà più in
vista dell'avvento finale del Cristo nella Sua parusia.
Possiamo quindi concludere,
sperando di non aver dimenticato nulla di essenziale, questa breve Storia
cristocentrica della salvezza, che va dalla Genesi all’Apocalisse,
con le ultime parole dell'Apocalisse che sono le ultime parole della
Scrittura:
«Amen. Vieni presto, signore Gesù!»
«Sì, verrò presto!».
«La grazia del Signore
Gesù sia con tutti voi. Amen!»
(Ap 22,20).
LETTERA AI CRISTIANI DEL XXI
SECOLO
" DALLA GENESI ALL'APOCALISSE
"
Sintesi essenziale della
storia e dell'antistoria cristocentrica della salvezza
di Virgilio Fichera
INDICE
DELL’OPERA
CAPITOLO 1
INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA DELLA CONOSCENZA:
a)
Come il vero Dio prova con evidenza di essere Dio: Che cos’è il miracolo?
Premessa
-
Miracolo e fede: col miracolo si conosce chi è il vero Dio, con la corrispondenza al dono della fede si fa la Sua Volontà.
-
Se Gesù Cristo è realmente Dio, come dimostra, allora la Sua Parola è veramente Parola di Dio, ossia: Verità assoluta.
CAPITOLO 2
INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA DELLA CONOSCENZA:
b)
Storia e contro-storia della salvezza.
Miracoli divini e
prodigi diabolici.
-
Dio e la scimmia di Dio.
-
L’impotenza dell’onnipotenza.
CAPITOLO 3
INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA
DELLA CONOSCENZA:
c) Come anche al di fuori delle descrizioni evangeliche
(v.: n° 1) Gesu’ Cristo continua a dimostrare da 2000 anni a questa
parte di essere Dio e non il “fu Gesu’ di Nazaret”.- Validità
universale della Verità evangelica.
-
Oltre a quelli descritti nei Vangeli innumerevoli sono fino a noi I miracoli fatti e fatti fare da Cristo ai cristiani dopo la Sua resurrezione ed ascensione al Padre. Miracoli e miracolismo. Fede e fideismo.
-
I miracoli eucaristici e quello della sacra Sindone.
-
L’esorcismo è un miracolo.
-
Come le teofanie cristologiche dei miracolii garantiscono la Verità assoluta dei Vangeli che riguardano la Verità – come dice Gesù - “tutta intera” dell’Esistenza, sia di quella increata che di quella creata.
-
Ancora su miracolo e fede.
-
Teofania e Parusia.
CAPITOLO 4
PREMESSA ALLA STORIA
CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA MEDIANTE LA REDENZIONE:
Metodo di
trattazione e tripartizione dell’opera.
CAPITOLO 5
I^ PARTE
DELLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA:
Dalla
genesi della prima creazione del mondo culminante nel Paradiso terrestre (Gn
1,1-31 + 2, 1-25) fino alla caduta del genere umano a partire Adamo ed Eva
in questo mondo senza Paradiso terrestre (Gn 9,16-24), e da questa
drammatica caduta esistenziale fino all’Incarnazione (esclusa).
In questa parte
prevale la presenza di Dio-Padre,
la prima Persona divina di un unico e solo ma in Sé non solitario Dio in
tre divine Persone.
-
La perdita del libero arbitrio di Adamo ed Eva dopo la loro seduzione diabolica nel paradiso terrestre.
-
Chi è satana, lucifero, il diavolo, il maligno o comunque lo si voglia chiamare?
-
Il “modus operandi” di satana (la bugia e la violenza) e le categorie degli esseri umani che egli prende particolarmente di mira (“i principi di questo mondo).
-
Cosa vuole satana e come comportarsi per tenerlo a bada. - Il combattimento spirituale continuo.
-
L’opera di satana nel paradiso terrestre della prima creazione “Uni-versale” del mondo. L’inganno del serpente impedisce il disegno salvifico di Dio sul genere umano.
-
Il peccato originale e le sue malefiche conseguenze diaboliche incidenti sulla natura umana di Adamo ed Eva, e quindi poi su quella di tutti gli esseri umani cui essa in seguito alla caduta dal paradiso terrestre divenne comune.
-
La caduta dal paradiso terrestre in questo mondo senza paradiso terrestre, ovvero il depotenziamento antropologico della natura umana – e quindi quello di tutti gli esseri umani cui tale natura divenne comune - in conseguenza al primo Giudizio universale (Gn 3,16-24)
-
Il recupero del libero arbitrio.
-
La croce, la morte ed il recupero del dono divino del libero arbitrio.
-
Ma satana non demorde: l’opera malefica del maligno per impedire e comunque ritardare - anche in questo mondo caduto e privo di paradiso terrestre - l’Incarnazione dell’Unigenito.
-
I due scenari esistenziali fondamentali dopo la caduta.
-
La decadenza nella caduta.
-
Satana diventa “principe di questo mondo”
-
L’antico popolo del vero Dio.
-
Satana beffato
-
L’aldilà delle anime dei trapassati prima dell’Incarnazione di Cristo.
CAPITOLO 6
II^ PARTE
DELLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA:
Dall’incarnazione del Figlio di
Dio dalla semprevergine Madre di Dio. Maria santissima, fino alla Sua
Ascensione compresa (=resurrezione e ritorno al Padre in corpo anima e
Divinità). In questa parte prevale la presenza di Dio-Figlio,, il Quale
incarnandosi si è fatto Causa efficiente di redenzione e salvezza dell’inero
genere umano e del suo mondo.
-
Le numerosissime, precise profezie sull’Avvento di Gesù Cristo.
-
L’opera di satana durante Cristo e dopo Cristo (in generale)
-
Quando satana seppe del Bambino Gesù.
-
Cristo: missione compiuta!
-
Gesù racconta Se stesso.
-
Il meraviglioso scambio.
-
Maria, la nuova Eva senza inclinazione congenita al peccato discendente da quello originale e senza peccato personale alcuno.
-
Chi sono i reprobi?
-
L’Aldilà delle anime dei trapassati dopo la redenzione salvifica di Cristo.
-
Maria assunta in Cielo in corpo, anima e santità
-
Come Gesù risorto si mostra vivo ai Suoi discepoli ed Apostoli (di ieri, di oggi…)
CAPITOLO 7
III^ PARTE
DELLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA: L’IMITAZIONE DI CRISTO:
Dalla
effusione pentecostale dello Spirito Santo con la nascita della Chiesa
apostolica e cattolica fino al futuro ritorno a tutti visibile (Parusia)
di Cristo risorto alla fine dei tempi (2Pt 3,10) con il Giudizio
finale, la resurrezione universale e la partecipazione (con la sola
auto-esclusione dei reprobi) alla pienezza della Vita divina (cfr.:
Rm 1,17; 3,21-22; 10,3) in un nuovo mondo di una nuova Creazione iscritto
per sempre nell’intimità trinitaria della Vita eterna di Dio dentro Dio
(cfr 2Pt 3,13+ Ap 21,1-7…). In questa parte - il
cui compimento è stato anticipato dalla Madre di Dio assunta in Cielo in
anima e corpo alla fine del corso della sua vita terrena - prevale la
presenza di Dio-Spirito Santo, la terza Persona divina di un unico e solo ma
in Sé non solitario Dio in tre divine Persone.
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Premessa
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Come malgrado tutto si diventa veri cristiani vivendo felici fin da qua in vista di esserlo pienamente nell’eternità divina dell’Aldilà.
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Cristo Causa esemplare di imitazione per coloro che Egli chiama alla Sua Sequela. Che cos’è l’Amore di Carità. Ovvero l’attitudine fondamentale della Capacità d’amare – o “Cuore” - dell’uomo-Dio?
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Il comportamento religioso dell’umanità e la Capacità divina d’amare di Cristo detta “Carità” (=Deus caritas est).
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L’incredulità e la credulità: Miracolo e miracolismo, fede e fideismo.
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Il tempo della Storia della Salvezza che viviamo è quello post-pentacostale dello Spirito Santo (Dio).
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Maria madre di Cristo e dei Cristiani e lo Spirito Santo.
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Lo Spirito Santo e questo mondo.
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Cristo segno di contraddizione per “il principe di questo mondo”.
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Perché Cristo vuole essere imitato.
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L’avvento dell’anticristo della fine, la seconda ed ultima venuta del Cristo, la resurrezione dei morti e la fine di questo mondo per quello della nuova creazione.
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Il Giudizio finale o secondo Giudizio universale (ossia quello dell’Apocalisse, dopo il primo della Genesi).
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Questo mondo non finirà per il nulla.
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Alla fine dei tempi saranno molti quelli che si salvano?
CAPITOLO 8
APPENDICE DELL’OPERA: PERCHÉ ANCORA
ATTUALMENTE I CHIAMATI ALL’IMITAZIONE DI CRISTO SONO MOLTI E GLI ELETTI CHE
LO IMITANO MOLTO POCHI? (Mt 22,14).- QUALI SONO GLI OSTACOLI DIABOLICI PER
UNA PIÙ RAPIDA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO PRIMA.…TRA GLI STESSI CRISTIANI
E POI IN TUTTO IL MONDO AFFINCHE CRISTO RITORNI PER DAR DEFINITIVO
COMPIMENTO ALLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA CON LA RESURREZIONE
UNIVERSALE, IL GIUDIZIO FINALE E LA VITA DEL MONDO CHE VERRA’?
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Premessa
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La rapida diffusione della Chiesa originariamente fondata da Cristo sotto il manto di Maria e sulla “pietra” di Pietro.
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“il pesce puzza sempre dalla testa”. L’opera di satana dopo Cristo : 1) i grandi traditori di Dio.
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” Il pesce puzza sempre dalla testa” . L’opera di satana dopo Cristo: 2) i grandi traditori di Cristo.
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Il pesce puzza dalla testa. L’opera di satana dopo Cristo: 3) Ancora sui grandi traditori di Cristo. La Chiesa di Cristo dilaniata tra scismi, eresie ed apostasie.
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Satana ed il rigurgito diabolico di cultura pagana che era morta e stramorta da più di qualche millennio.
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L’impostura più grave della condivisione cristiana: il fslso “comunismo” di Marx e dei suoi epigoni.
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Le due bestemmie contro l’evidenza della Verità.
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La situazione attuale dei popoli anagrafati come “cristiani”
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”Guai a voi !”
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Pietro e Giovanni: Rapporto tra gerarchia e santità nella Chiesa terrena di Cristo.
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Che fare allora per rimuovere lo stallo e propiziare una nuova stagione di Spirito Santo su tutta la Chiesa?
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”Perché le nazioni si agitarono ed i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra ed i principi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo?” (Atti 4,25-26)
CONCLUSIONI
Fonte :
Virgilio Fichera , Lettera ai Cristiani del XXI secolo : dalla Genesi all'Apocalisse (aggiornata al 15 ottobre 2009) .
E-mail: virgiliofichera@libero.it . Websito : www.teologiaevita.org .
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