mercoledì 24 luglio 2019

LETTERA AI CRISTIANI DEL XXI SECOLO " DALLA GENESI ALL'APOCALISSE " Sintesi essenziale della storia e dell'antistoria cristocentrica della salvezza (PARTE II°), di Virgilio Fichera



LETTERA AI CRISTIANI DEL XXI SECOLO
" DALLA GENESI ALL'APOCALISSE "
Sintesi essenziale della storia e dell'antistoria cristocentrica della salvezza

di Virgilio Fichera

 

 
«Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture….» (Lc 24,47).




CONTINUA SECONDA PARTE LIBRO.....



CAPITOLO 7


III^ PARTE DELLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA: L’IMITAZIONE DI CRISTO:
Dalla effusione pentecostale dello Spirito Santo con la nascita della Chiesa apostolica e cattolica  fino  al futuro ritorno a tutti visibile (Parusia) di Cristo risorto alla fine dei tempi (2Pt 3,10) con il Giudizio finale, la resurrezione universale e la partecipazione (con la sola auto-esclusione dei reprobi) alla pienezza della Vita divina (cfr.: Rm 1,17; 3,21-22; 10,3) in un nuovo mondo di una nuova Creazione iscritto per sempre nell’intimità trinitaria della Vita eterna di Dio dentro Dio (cfr 2Pt 3,13+ Ap 21,1-7…).
In questa parte  - il cui compimento è stato anticipato dalla Madre di Dio assunta in Cielo in anima e corpo alla fine del corso della sua vita terrena - prevale la presenza di Dio-Spirito Santo, la terza Persona divina di un unico e solo ma in Sé non solitario Dio in tre divine  Persone.
 
 
> Premessa.
 
Abbiamo rilevato che Cristo lascia ai Suoi il compito di convertire a Lui Ebrei e Pagani (“Gentili”)
Prima di andare avanti su questo argomento bisogna però sgombrare il campo da una questione teologica insita nella domanda seguente:
Se Cristo con la Sua resurrezione ed ascensione al Padre in corpo risorto, anima e Divinità ha tolto ogni limitazione alla natura umana, redimendola in particolare dalle “due morti presenti nell’esistenza umana caduta”, ossia dalla morte spirituale eterna conseguenza diretta del peccato mortale e dalla morte corporale provvisoria o terrena, come mai allora queste due grandi limitazioni della natura umana (soprattutto la prima che può trasformarsi in tragedia eterna) - e quindi proprie di ogni essere umano cui tale natura è comune - continuano ancora a sussistere in questo mondo?
In esso infatti – nonostante i frutti universali della redenzione salvifica di Cristo appare evidente che si continua ancora a peccare ed a morire, e, pensano in tanti (cfr.: 2Pt 3,3-4), come se niente fosse successo.
 
Ma, per la felicità eterna del genere umano, le cose – provvidenzialmente - non stanno per nulla così!
Per riuscire più facilmente ad interiorizzare quello che stiamo per dire è necessario richiamare alla mente quanto già abbiamo detto circa non tanto la responsabilità del peccato originale che riguarda soltanto Eva ed Adamo quanto circa le conseguenze di esso che – oltre ai primi
due -  ferirono la capacità d’amare – il cuore – della natura umana, e quindi di tutti gli esseri umani cui tale natura  - in quanto tale - divenne -  ed è -  ancora comune.
 
Facendo commettere il primo peccato mortale – per questo detto “originale” – ai primi due ed ancora unici esseri umani, satana conquistò già nel paradiso terrestre della prima, superiore dimensione di esistenza del mondo, la natura umana.
E la conseguenza fu – come ricorderemo – quella di inclinare per sempre il cuore della natura umana – ossia la sua capacità di amare - a peccare, vale a dire a contrapporsi, come satana stesso, a Dio, mediante la superbia che è la causa prima di ogni peccato.
Per questo Eva ed Adamo non avrebbero potuto esercitare mai più il dono divino del libero arbitrio, ma  sarebbero rimasti con satana nel determinismo a peccare, se non fosse intervenuta la riduzione antropologica che Dio provvidenzialmente operò col  primo Giudizio universale (Gn 3,9-24).
Essa tolse alla natura umana il dono della scienza infusa e della immortalità corporale, rendendola  ignorante, crocifissa, nonché, a riguardo del corpo, natale e mortale, come i mammiferi dell’inferiore regno animale (cfr.: Gn 3,16-24).
                Non solo, ma sono proprio la fragilità e l'ignoranza divenute proprie della natura umana  con la detta riduzione antropologica che ci consentono l'accesso alla salvezza, ossia all'intimità trinitaria di Dio dentro Dio, in quanto non ci rendono responsabili della separazione eterna da Dio causata dai peccati che non sappiamo di commettere.
                Per questo il Signore Gesù ha detto per noi dalla croce: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
                Certo ci sono i peccati che sappiamo di commettere, e di quelli bisogna pentirci, ma ci sono anche quelli che sono forse più numerosi, che non sappiamo di commettere finché non arriviamo alla perfezione divina di cui parla Gesù (Mt 5,48)
                Osserviamo che le prime parole di Gesù dalla croce sono rivolte a coloro che, pur peccando, non sanno di peccare. Costoro vengono redenti come i peccatori che sanno di peccare, ma che però si pentono: è il caso del crocifisso pentito alla destra di Gesù, a cui il Signore dice le sue seconde parole: «Oggi sarai con me nel Paradiso!», facendo di lui, un malvivente, la prima persona che dopo il peccato e la caduta della Genesi hanno avuto accesso in Cielo. Solo le terze parole di Gesù sono rivolte a Maria, l'espressione della santità perfetta, ed a Giovanni espressione di coloro che si sono incamminati e si incammineranno sul cammino di santità alla sequela di Cristo e sotto l'egida di Maria.
                Ma la redenzione più pesante per Cristo fu quella che liberò automaticamente i peccatori che non sanno di peccare, ossia i nemici inconsapevoli di Dio, del vero Dio:
«Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno».
                «Perdonare chi? Chi sono costoro che pur peccando
 non sanno di peccare. Oggi noi possiamo dare una risposta per il passato affinché ci sia di aiuto per il presente.
Perdonare chi, quindi?
                Perdonare quali nemici?
                Il soldato nel palazzo di Caifa che schiaffeggiò il Signore; Pilato, l'uomo politico che preferì condannare Dio per poter rimanere amico di Cesare; Erode, che avvolse la Sapienza con il manto della stoltezza; i soldati che innalzarono il Re dei re su di una croce, fra cielo e terra: Perdonarli? perdonarli, perché?
 Perché sanno quello che fanno? No, perché non sanno quello che fanno. Se avessero saputo quello che stavano facendo e tuttavia avessero persistito nel farlo, se avessero saputo quale terribile crimine stavano commettendo condannato la Vita a morte; se avessero saputo quale perversione della giustizia era stata quella di aver scelto Barabba al posto di Cristo; se avessero saputo che crudeltà era quella di prendere quei piedi, che avevano camminato sulle colline eterne, per inchiodarle su di un albero; se solo avessero saputo ciò che stavano facendo e tuttavia avessero persistito nel farlo, incuranti del fatto di sapere che quel sangue che stavano versando poteva redimerli, non sarebbero mai stati salvati!
                Perché? Perché se non fossero stati ignari di quanto terribile fosse quell'azione che stavano commettendo, crocifiggere il Cristo, sarebbero stati dannati eternamente! E’ solo grazie alla loro in consapevolezza della gravità del crimine che stavano commettendo che poterono rientrare nell'ambito di coloro che udirono quelle parole dalla croce:
«Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno!» (v.: Fulton J. Sheen. Le ultime sette parole”-  Ed San Paolo, pag 13-14).
Non è la conoscenza che salva i nemici di Dio, perché se essi fossero consapevoli di farlo bestemmierebbero contro lo Spirito Santo, lo Spirito di Verità, che è la terza Persona divina della Trinità, e non avrebbero più alcuna possibilità di salvarsi già da questo mondo.
È questo il motivo per cui non vi è redenzione per gli angeli caduti; quei grandi spiriti capeggiati dal «portatore della luce», Lucifero, dotato di una intelligenza tale che la nostra, comparata alla Sua, sembrerebbe quella di un bambino, conoscevano così chiaramente le conseguenze di ogni loro decisione, tanto quanto noi sappiamo che due più due fa quattro. Il prendere una decisione era per loro una cosa irrevocabile; non vi era nessuna possibilità di tornare indietro, per questo per gli angeli non vi può essere redenzione. Poiché sapevano ciò che facevano furono esclusi dal numero di coloro che poterono ascoltare il grido di perdono che veniva della croce:
«Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».
 
Quindi, se mentre si vive ancora in questo mondo – sia pure dopo l’incarnazione redentrice e salvifica di Cristo -  fosse  - di colpo - restituita alla natura umana l’immortalità corporale (insieme alla scienza infusa ed agli altri doni genesiaci), l’uomo sicuramente perderebbe non solo la possibilità di esercizio del libero arbitrio per l’imperversare non più calmierata dell’inclinazione congenita al male della superbia, ma perderebbe pure il gran vantaggio dell’ignoranza salvifica e rimarrebbe con satana nel determinismo a peccare discendente dall’inclinazione congenita al male (alla superbia) ereditata dal peccato originale.
Perciò il dolore, tutto il dolore di questo mondo conseguente alla riduzione antropologica del primo Giudizio universale (quello di cui in Gn 3,16-21) e proprio della fragilità della natura umana caduta (Gn 3,16-21 = ignoranza, malattia, morte corporea) non può essere tolto se prima l'ultima pecora smarrita delle 99 già poste in salvo non venga anch'essa salvata col tempo che le è necessario per poter liberamente accogliere i frutti della redenzione salvifica dell'Agnello di Dio che anche per lei si è sacrificato.
 Il vero Dio infatti non vuole che neanche una delle Sue pecore si perda in eterno perché le è venuto a mancare il tempo per potersi pentire dei suoi peccati che sono di ostacolo alla conversione (Mt 18-12-14).
 
Ma qualcuno potrebbe dire:  “Come mai allora Gesù non ha decretato la fine di questo mondo per quello della nuova Creazione subito dopo aver vittoriosamente adempiuto, con la Sua Resurrezione ed ascensione al Padre, alla Sua missione redentrice e salvifica?”
Perché anche così i pericoli di perdizione eterna per le anime non sarebbero diminuite.
Come facciamo a dire questo?
Non è difficile. Chi, infatti tra le generazioni coeve alla resurrezione del Cristo era pronto ad essere assunto in Cielo in anima e corpo trasfigurato come Maria alla fine del corso della sua vita terrena?   
Nessuno – è evidente. Lo si può agevolmente constatare e lo dice Gesù stesso non solo per gli scribi ed i farisei ma per intere Città (Cafarnao,  Betsaida, Corazin: Mt 11,20-24; Lc 10,13-15, ad esempio, ma anche Gerusalemme: Mt 23,37; Lc 21,24) e per le generazioni a Lui contemporanee, definite malvagie ed adultere (Mt 12,39).
E non solo tra questi gruppi c’era qualcuno trovato pronto a salire in Cielo anche col corpo, come Maria – ma neanche tra i discepoli più vicini a Cristo  - tra cui Giovanni - ce n’erano di questi.
Soltanto quando – e lo sa solo Dio – il Suo sguardo universale vedrà che in questo mondo non c'è più alcun essere umano da salvare, né in Purgatorio alcun essere umano da purificare, allora, questo mondo, assieme al Purgatorio, finirà per un nuovo mondo di una nuova creazione che sarà iscritto per sempre nell'intimità trinitaria di Dio. Ossia nella pienezza del Suo Regno, che sarà abitato da tutti coloro che avendo potuto accogliere la Sua redenzione salvifica risorgeranno alla potenza adamitica originaria, siccome rifatti pienamente ad immagine e somiglianza di Cristo risorto al terzo giorno.
  Quindi gli uomini del tempo di Gesù avevano bisogno di tempo non solo per porsi alla sequela di Gesù come i Suoi discepoli, ma anche per non morire nei loro peccati e perdere per sempre i frutti della redenzione salvifica di Cristo da cogliere comunque nell’eternità divina dell’Aldilà, al trapasso da questo mondo a Dio.
Gesù - che aveva chiaramente ante-visto e predetto tutto questo (Gv 16,31-32) che poi si verificò puntualmente tra la Sua morte e la Sua resurrezione (vedi Pietro, vedi Cleofa, vedi Tommaso, vedi il rimprovero che Gesù rivolse ai Suoi stessi intimi che chiamò tardi di comprendonio e duri di cuore perché non avevano voluto credere al miracolo della Sua resurrezione benché esso fosse stato confermato da segni indubitabili e testimoniato da persone degne della massima fiducia..) - si guardò bene dal decretare la fine del mondo subito dopo la Sua resurrezione, perché moltissimi sarebbero morti nei loro peccati e si sarebbero perduti per sempre in mancanza di tempo per pentirsi
Ecco perché - prima della Sua venuta finale con la resurrezione universale e la fine di questo mondo per quello della nuova creazione - la scelta fu quella di mandare i Suoi Apostoli per il mondo a convertire il mondo cominciando dagli Ebrei.
Ma se l’Agnello di Dio non toglie subito e finché dura questo mondo il dolore del mondo, Egli però toglie subito molto di più: toglie i peccati del mondo, (Gv 1,29) annientando gratis, per consentire la Vita eterna, sia le colpe dei peccati che le conseguenze di scissione altrimenti eterna da Dio che essi provocano.
                Detto questo, possiamo ora procedere nella nostra Storia rilevando che, mentre con l'apertura del Cielo nell'eternità divina dell'Aldilà la prima parte dei frutti della redenzione salvifica del Cristo, quella riguardante l'anima, si è già verificata e continua a verificarsi, l'ultima parte, invece, quella riguardante la resurrezione del corpo, con la sola eccezione di Maria ed ovviamente di Gesù, si deve ancora verificare per l'intera umanità. Anche se - dopo Cristo - tutto quello che abbiamo appena sopra riassunto non riguarda semplicemente la vita che dopo la morte terrena l'essere umano è destinato a vivere nell'eternità dell'aldilà, ma riguarda  - in qualche modo, di cui diremo – anche la  vita dell’Aldiquà.
 
               
> Come malgrado tutto si diventa veri cristiani vivendo felici fin da qua in vista di esserlo pienamente nell’eternità divina dell’Aldilà.
 
La religione cristiana - come fa notare Carlo Maria Martini - «attesta che l'eternità, la vita nuova, vera e definitiva – Il Cielo aperto da Cristo col Suo Sacrificio d’Amore, l’eternità divina dell’Aldilà - è già entrata con la Pasqua di resurrezione di Cristo nella esperienza del cristiano ed è  da lui vissuta qui e adesso nella indistruttibilità dei gesti che egli pone - di fedeltà, di pace, di amore, di perdono, di amicizia, di onestà, di libertà responsabile.
Sono gesti in cui, nel tempo, l'uomo supera il tempo raggiungendo l'eternità, nella misura in cui si affida alla vita e all'eternità del Crocifisso risorto che ha vinto la morte».
                «La resurrezione di Gesù non è perciò soltanto ciò che ci attende dopo la morte, ma è un fatto pasquale presente, che si attua giorno dopo giorno in colui che crede che spera, che soffre che ama, che si lascia guidare dalla Parola nel quotidiano per seguire Gesù da questo mondo al Padre. Ogni volta che - imitando Cristo - prendiamo coraggiosamente una decisione buona, eticamente rilevante, noi interiorizziamo l'eternità grazie all'eternità di Gesù che è entrata in mezzo a noi. Possiamo allora riscattare l'angoscia del tempo sapendo che i nostri atti di dedizione cristiana hanno un valore definitivo, depositato nella pienezza del corpo risorto di Cristo».
                Pochi giorni prima di morire ecco cosa in proposito ebbe a dire il santo Curato d’Ars: “Penso spesso che anche se non ci fosse un’altra vita, sarebbe già una felicità abbastanza grande l’amare Dio in questa, il servirlo ed il poter fare qualcosa per la Sua gloria”.
                L'obiettivo finale del progetto trinitario sull’umanità ed il suo mondo trova quindi  conferma e garanzia di prova fin da questo mondo perché, dopo il ritorno di Cristo risorto nel suo vero corpo al Padre e l'effusione pentecostale dello Spirito-Dio di cui diremo, tale obiettivo - anche se non del tutto pienamente - può comunque essere raggiunto fin da qua.
Da chi?
Questa caparra della felicità eterna che nasce e si sviluppa fin da qua ma raggiunge la sua pienezza nell'Assoluto del Regno trinitario di Dio dentro Dio – ossia dell’eternità divina dell’Aldilà - è propria della "santità cristiana”.
                Non è quindi in questo mondo data per tutti ma solo per i Santi di Cristo, per coloro cioè che Gesù Cristo risorto ed asceso al Padre chiama, con il loro libero consenso, alla Sua sequela.
Dopo l’effusione pentecostale dello Spirito Santo e l’istituzione della Sua Chiesa fondata sopra la pietra di Pietro e la maternità spirituale di Maria, di cui diremo, normalmente la chiamata di Cristo alla Sua sequela per la santità dei chiamati Inizia sacramentalmente  mediante il Sacramento del Battesimo, che viene impartito anche ai neonati.
All'inizio è la corrispondenza alla fede nell'imitazione di Cristo di altri cristiani, per questo detti "padrini" che opera nei bambini che vengono battezzati, come è rivelato tra l’altro dall'episodio evangelico degli amici del “paralitico”, la cui fiducia sui poteri divini di Cristo era tale da scoperchiare addirittura il tetto della casa dove Gesù si trovava per calargli davanti su una branda il loro amico paralitico affinché il Signore lo “miracolasse”.
Questi infatti  - come i bambini - non era da solo capace di giungere fino a Lui. Ed Egli lo miracolò annientando i suoi peccati (la sua paralisi spirituale) prima di annientare la sua paralisi fisica che gli impediva di "muoversi" verso il Cristo (Mr 2,1-12).
In seguito, se il battezzato neonato - divenuto capace di intendere e di volere - confermerà questa chiamata battesimale con la Cresima del suo libero consenso, allora essa diventerà operativa in lui mediante lo Spirito Santo che gli renderà possibile l'imitazione di Cristo fino alla santità più avanzata. se egli però persevererà con fiducia invincibile su questa Via di Verità e di Vita (Gv 14,6).
                In ogni caso è sempre Gesù che prende l'iniziativa per chiamare all'incontro con Lui, come è rivelato con  l'episodio evangelico di Natanaele. È scritto appunto che questi, chiamato da Filippo, "veniva incontro a Gesù". Ma in effetti l'iniziativa parte sempre da Gesù. Prima infatti che Natanaele si avvicinasse al Signore, Questi già lo conosceva, lo chiamava. L'amore di Cristo ci precede, e ci conosce dal di dentro meglio di noi stessi. È questa divina conoscenza dell'interiorità dell'uomo - di ogni uomo -  che fa sì che Natanaele scoprendosi profondamente conosciuto ed amato dal Signore, professi la Sua Divinità: «Tu sei il Figlio di Dio». E Gesù, nel confermare questa conoscenza di Sé, aggiunge  che essa sarà testimoniata da prove ancora maggiori di questa:
«In verità, in verità vi dico: vedrete il Cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo» (Gv 1,47-51). Vale a dire: conoscerete gli effetti della missione redentrice e salvifica dell'uomo-Dio che aprirà alle anime il Cielo, rimasto chiuso fin dalla caduta originale (Gn 3,23-24) e darà lo Spirito Santo sulla terra (Atti 1,8+2,1-21) per vincere satana e i suoi demoni. Costoro, precipitati dal Cielo ove si mistificavano da déi falsi e bugiardi, sono caduti sulla terra sotto forma di diaboliche idolatrie spirate da satana, il principe delle tenebre e di questo mondo, finche esse non saranno scacciate via anche da questo mondo (cfr:: Ap 12,7-18).
 
Cristiani, cioè, Santi di Cristo perciò non si nasce ma lo si diventa a seguito della chiamata battesimale.
E questo perché a causa del peccato originale, si viene congenitamente concepiti con  l’inclin-azione a peccare, ossia al male morale che è il peccato..
Diventare cristiani, santi di Cristo, è un tesoro nascosto e ritrovato, una perla di inestimabile valore. Certo un gran privilegio che non è solo per chi lo accoglie liberamente ma per renderne partecipi anche coloro che non sanno cosa si perdono restando fuori di Cristo:
E questo vale non solo per l’eternità dell’Aldilà ma, come bene è stato osservato, anche per la temporaneità quotidiana che viviamo nell’Aldiquà.  
                Leggendo i Vangeli, ci si rende subito conto che la "chiamata", o vocazione, di Cristo a seguirlo nel cammino di santità, non è un fatto puntuale, ma un processo che si articola e comprende due aspetti fondamentali che costituiscono come i due lati della stessa moneta:  il discepolato e l’apostolato
 
Durante il discepolato a Cristo descritto nei Vangeli è preponderante la conoscenza di Chi è Gesù Cristo.
Conoscenza che Egli stesso fornisce di Sé dimostrando di essere il vero – e quindi l’unico - Dio in Tre divine Persone, oltre che - altrettanto evidentemente – anche uomo.
Tale evidenza è dimostrata con molte prove (cfr.: Atti 1,3) che sono costituite dai fatti miracolosi (=teofanie cristologiche) che Egli compie e di cui abbiamo già parlato a sufficienza nella prima parte di questa Storia cristo-centrica della Salvezza, quella che all’inizio tratta della teologia della conoscenza.
Durante l’apprendistato discepolare si comprende anche qual è la missione che l’uomo-Dio compie dopo essersi incarnato dalla semprevergine Madre Maria che Egli si è scelto per farsi uomo nascendo da Lei in questo mondo:
Egli si è incarnato per redimere con la sua passione vicaria (soprattutto quella “nascosta” della Sua discesa vittoriosa agli inferi fino all’imo dell’inferno) e salvare con la Sua Resurrezione ed Ascensione al Padre, il genere umano con tutto il mondo da lui ricapitolato.
                Possiamo ben dire che più si conosce Cristo più Lo si ama, e più Lo si ama più Egli si fa conoscere in tutta la Sua Sapienza ed onnipotenza.
               
L’aspetto più importante comunque della conoscenza che il discepolo deve avere di Gesù – e cioè che Egli oltre che uomo è certamente anche Dio - viene attestato al Giordano mediante la teofania (=miracolo) dello Spirito Santo (sceso su Gesù in forma come di colomba) e mediante la teofania (=miracolo) del Padre che parla con parole comprensibili all’uomo e dice di Gesù:
«Tu sei il mio amato Figlio (ossia: Tu sei Dio in quanto mio Figlio naturale da sempre ed anche adesso che per fare la mia Volontà ti sei fatto uomo), nel Quale mi sono compiaciuto» (Mt 3,16-17; Mr 1,10-11; Lc 3, 21-22; Gv 1,31-34).
Si potrebbe dire che lo scopo fondamentale della narrazione evangelica è quello di riportare i fatti che dimostrano per teofania (=miracolo in senso proprio) la Divinità delle tre Persone divine che è propria del vero – e quindi unico e solo Dio. Soprattutto la Divinità di Gesù Cristo, su cui poggia tutto ciò che di fondamentale ed essenziale ci riguarda.
Intendiamo riferirci alla Speranza cristiana di un futuro radioso oltre questa vita per l’apertura de Cieli all’umanità che Gesù Cristo ha realizzato per noi gratuitamente pagando di Persona alla Sua Giustizia (altrimenti ingiusta = permissiva) il prezzo misericordioso di tale Sua ineffabile liberalità.
Speranza cristiana che è certa perché è certamente Dio  Colui che ne ha promesso all’uomo il contenuto.
Speranza cristiana per l’altro mondo che è però anche fede per questo mondo, ossia certa fiducia che la Parola di Cristo - che continua a dimostrare in modo certo di essere l’unico vero Dio – ed è quindi massimamente affidabile - si adempirà sopra tutto e malgrado tutto.
E si adempirà anche per quanto concerne la possibilità dell’imitazione persino miracolosa della Sua Vita (v.: Lc 1,45, per quanto riguarda Maria e Gv 14,12-14, per quanto riguarda noi).
                Non è possibile dubitare di questo soprattutto se si tiene presente che il miracolo, col quale il vero Dio si dimostra immanente nella storia dell'umanità supera con i fatti il principio fondamentale della scienza naturale, vale a dire che in natura "nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma".
                Ebbene abbiamo mostrato che il vero Dio con il miracolo fa esistere dal nulla ciò che non esiste e riporta nel nulla ciò che esiste.
                Dunque, il vero Dio è Signore dell'esistenza, ossia di ciò che chiamiamo realtà: è questa l'onnipotenza e Cristo dimostra di essere onnipotente. Egli può fare dal nulla  infiniti mondi ed annientarne nel nulla altrettanti….
                Possiamo a questo punto nutrire il minimo dubbio che Egli non sia in grado di adempiere alle promesse circa la nostra resurrezione finale e la nostra vita felicemente immortale in quel nuovo mondo della nuova creazione che sostituirà la valle di lacrime di questo ancora esistente?
E come possiamo mancare di fede nella Sua promessa secondo la quale se cerchiamo di imitare la Sua Vita in questo mondo verremo dallo Spirito Santo ri-generati in figli di Dio per poterlo fare fino al punto di fare nel Suo Nome le Sue stesse opere miracolose, ed anche di più grandi, dopo che Egli è asceso al Padre ed ha inviato lo Spirito di Pentecoste?
Questa nostra Vita quindi dopo Cristo e per Cristo non può più essere pensata come senza senso (ossia non è più indifferente vivere in un modo piuttosto che in un altro), né l’altra vita dopo questa finisce nel vuoto, ma nella pienezza della Divinità partecipata:
Parola questa non di uomo, ma di Uno che dimostra con tutta evidenza di essere il vero Dio.
Scrive in proposito il nostro Papa Benedetto XVI: “Quanto sia stato determinante per la consapevolezza dei primi cristiani (vedremo nell’ultimo capitolo perché non anche per quelli di  oggi e di ieri) l’aver ricevuto in dono una speranza affidabile, si manifesta anche là dove viene messa a confronto l’esistenza cristiana (quaggiù) con la Vita prima della fede e con la situazione dei seguaci di altre religioni.”
 
Durante la fase di discepolato, che fa parte della sequela di Cristo sulla Via della Santità, il discepolo apprende anche in che consiste la Vita terrena del Maestro e quali sono i Suoi insegnamenti.
Si tratta del «Venite e vedrete», di cui in Gv 1,39, o del «Vieni e vedi» di cui al seguente versetto 46.
Concludendo, durante questa prima fase del processo di santità cristiana che fa parte della sequela di Cristo e che di norma inizia col Sacramento del Battesimo dei neonati, quindi della Cresima degli adulti, il discepolo apprende che veramente Gesù Cristo dimostra di essere Dio – il vero Dio.
Egli è quindi il vero Assoluto – L’Assoluto in un ambito essenziale per il genere umano che è quello esistenziale.
Bisogna perciò chiamarsi fuori, in questo ambito prioritario e fondamentale dell’Esistenza, da qualsiasi relativismo religioso e da ogni convincimento diversamente gnostico od agnostico che sia.
Ma anche fuori da ogni intolleranza religiosa favorita da questa certa conoscenza rivelata della Verità suprema dell’Esistenza
 
A questa prima fase di apprendimento conoscitivo, che abbiamo detto propria del discepolato, segue la seconda (ed ultima) fase propria dell'apostolato: della missione cristiana cioè del discepolo maturo.
 
Se per il discepolato prevale l’aspetto conoscitivo, per l’apostolato prevale piuttosto quello operativo.
 Ma non  si tratta di opere che possono essere compiute senza che il livello antropologico caduto della dimensione d’esistenza di questo mondo non venga da Dio elevato ad immagine e somiglianza di quello dell’uomo-Dio, Gesù Cristo.
Mentre cioè per la fase del discepolato bastano le normali capacità di apprendimento comuni al livello antropologico caduto della natura umana di questa dimensione di esistenza del mondo  ( anche un bambino può per esempio  capire con il retto catechismo che Gesù Cristo dimostra di essere Dio perché è più forte del demonio (Lc 11,21-22) per imitare Cristo con l’apostolato, invece, tali normali capacità antropologiche non bastano più
 
Va comunque premesso che così come è avvenuto per la prima fase del processo di santificazione cristiana propria del discepolato cognitivo (Lc 3,21-22), anche la seconda fase dello stesso processo, quella dell'apostolato operativo, viene sempre inaugurata e sintetizzata da Dio-Padre (Mt 17,5..).
E’ sempre Lui infatti che – questa volta sul Monte (Tabor= ascesi) - durante la trasfigurazione del Figlio, non si limita a dire soltanto: «Questi è l'amato mio Figlio(Dio) del Quale mi compiaccio» come al Giordano (Lc 3,21-22), ma aggiunge: «Ascoltatelo!» (Mt 17,5...etc.), che, in altri termini, vuol dire: «Fate la Sua Volontà!»
E poiché la Volontà di Cristo è quella di essere seguito (Gv 21,22), ossia imitato, la raccomandazione del Padre vuol dire: “Imitatelo!”
Per questo Cristo si è fatto con l’esemplarità della Sua Vita religiosa sulla Terra Causa esemplare di imitazione.
In altri termini, il Regno di Cristo in questo mondo, ossia il Suo modo di esistere in esso, Cristo stesso, può essere rivissuto dai Suoi discepoli che diventano così apostoli soltanto se costoro, dopo esser nati come sono nati, e dopo aver conosciuto e contemplato Gesù quale Dio-Figlio di Dio fattosi uomo per noi nello Spirito Santo (Lc 3,21-22) ri-nascono dall'Alto, quali figli adottivi di Dio, fratelli di Cristo, rifatti da Dio ad immagine e somiglianza dell'uomo-Dio.
 
E questo perché Gesù Cristo, oltre che uomo, di livello antropologico adamitico ante peccato originale, è, soprattutto, anche Dio.
Questo vuol dire che Dio deve procedere ad un atto di nuova creazione dal nulla della natura umana di colui che deve in questo mondo imitare Cristo per rendergli possibile tale altrimenti impossibile imitazione (cfr., tra l'altro: Mt 19,23-30).
 
Questa metamorfosi che, come vedremo meglio, ci trasforma in figli di Dio ad immagine e somiglianza del Figlio di Dio fin da quì, non annienta ciononostante la continuità di coscienza dell’io individuale della persona umana, né la sua libertà
 Questa nuova creazione per ri-generazione della Persona umana  - che la rende capace di Dio ossia di imitare la santità della Vita terrena di Cristo fin da qua - avviene - come vedremo ancora meglio in seguito - ad opera della terza Persona divina della Trinità che è Dio, uguale al Padre ed al Figlio, ma distinto dal Padre e dal Figlio.
Tutti i battezzati quindi nel Nome di Dio (Padre), di Dio (Figlio) e di Dio (Spirito Santo), le tre divine Persone di un unico e solo ma in Sé non solitario quantunque unico  vero Dio, possono raggiungere fin da questo mondo la Santità di Cristo, che, agli occhi del “mondo” (che vogliono però restare chiusi in esso), appare impossibile da raggiungere (cfr.: Mt 19,21-30)
Lo Spirito Santo è perciò il dono inestimabile di grazia, che, come abbiamo già visto, Cristo ha meritato al genere umano, e, in modo speciale, a coloro che Egli chiama col Battesimo cristiano  e gli altri Sacramenti alla Sua sequela.
Ma, occorre a questo punto chiedersi:
Fa tutto Dio nella ri-generazione apostolica od è anche necessario, che in questo processo di nuova creazione per rigenerazione del genere umano in ogni uomo, ci sia il coinvolgimento di ciascun chiamato alla sequela di Cristo? E se si, in quale misura?
È ovvio che trattandosi di opera sovrannaturale che fa dal nulla una realtà esistenziale prima inesistente è l’onnipotenza d’amore di Dio detta come vedremo “Carità” che fa il 100% perché, da un lato, annienta nel nulla la realtà esistenziale del peccato, dall'altro, rifà dal nulla (ovviamente senza annientare nel nulla l’io personale) - vale a dire ri-genera – l’essere umano, per cui il ri-generato è sì del tutto nuovo ma, nel contempo,  è sempre lo stesso essere umano rifatto ad immagine e somiglianza dell'uomo-Dio.
Diventare veri Apostoli di Cristo NON è quindi frutto dell’abilità e degli sforzi umani, ma è dono dell’onnipotenza redentrice e salvifica di Cristo.
Purtuttavia, se è vero che Dio fa il 100%, è pure vero però che senza il consenso e la libera collaborazione umana nulla avviene in questo mondo di tale felicissima metamorfosi.
Non per nulla Gesù lamenta che i figli della Luce – ossia coloro che Lo seguono (cfr Gv12,36) - non si impegnano nel farlo almeno quanto si impegnano  nell’amministrare i loro affari i figli di questo mondo (coloro cioè che mettono al primo posto della vita i loro interessi) (Lc 16,8).
 
Vediamo comunque più dettagliatamente come diventare cristiani imitando Cristo in questo mondo per vivere felici fin da qua in vista di esserlo pienamente nell'eternità divina dell'Aldilà.
 
               
> Cristo Causa esemplare di imitazione per coloro che Egli chiama alla Sua Sequela. Che cos’è l’Amore di Carità. Ovvero l’attitudine fondamentale della Capacità d’amare – o “Cuore” - dell’uomo-Dio?
 
La rivelazione circa la peculiarità della  Vita terrena del Cristo - ossia del Suo modo divino di esistere o Regno di Dio - che Gesù Cristo fa in relazione all’imitazione che dovranno fiduciosamente farne i Suoi chiamati a seguirlo in questo mondo è da Lui stesso così sintetizzata:
«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35).
Dunque è come Cristo ci ha amati – ossia sapere in che consiste l’attitudine fondamentale della Sua Capacità d’amare  - del Suo “Cuore” che caratterizza il Suo modo divino di esistere o Regno di Dio – quello che i veri cristiani devono conoscere per sapere al meglio come imitare Cristo.
La Capacità divina d’amare di Gesù Cristo con la quale Egli ha amato il mondo e con la quale ognuna delle tre Persone divine ama le altre Due dentro Dio è chiamata “Carità” (“Deus caritas est: etimologicamente “carità” significa solo: “cosa preziosa” e quindi: rara, “cara”, come la perla preziosa trovata dopo tanto cercare o il tesoro nascosto in un campo e trovato per caso, per i quali si spende tutto ciò che si ha pur di possederli).
E’ l’Amore di Carità ciò che connota il modo d’esistere o Regno divino di esistenza dell’uomo Dio durante la Sua Vita terrena: Vita terrena che è quella che i Suoi discepoli devono imitare con la loro vita mentre vivono in questo mondo.
E’ allora l’Amore di “Carità”, quello proprio della divina Capacità d’amare di Cristo, che bisogna vedere in che consiste guardando a Cristo:
«Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò – dice in proposito il divino Maestro. Prendete il mio gioco sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 11,28-29).
Ricordiamo che l’uomo-Dio è talmente umile da non essere venuto in questo mondo per essere servito, ma per servire e dare la Sua vita in riscatto per molti (Mt 20,28) ed è talmente mite da non rispondere per come poteva a nessuno dei tanti tentativi di ucciderlo durante il corso della Sua Vita terrena, nemmeno a quello che si concluse infine con la Sua crocifissione.
L’immagine di Uno che - pur essendo, sapendo e provando di essere Dio - lava i piedi ai Suoi seguaci come uno schiavo di quei tempi al suo padrone - è semplicemente scioccante (cfr.:Gv 13,12-17).
Ma non solo: oltre che per la 1) mitezza e 2) umiltà, la Capacità di amare di Dio, il Suo Cuore misericordioso, durante tutta la Sua Vita terrena è connotato anche per la Sua 3) bontà apportatrice di felicità, per la Sua 4) provvidenza che è preveniente e presaga, per la sua 5) gratuità che non si aspetta ricambio ed è senza doppi fini,  per la sua 6) passione, che è intensa e bruciante come il ”fuoco” che purifica e divora e per la sua 7) sincerità nemica di qualsivoglia ipocrisia farisaica e di cui ci si può fidare ad occhi chiusi.
A riguardo della qualità della bontà va detto che “buono” ha ormai perso il suo significato originario afferente al verbo “beare”: ”sono beato” e “ti beo”, ti rendo cioè beato = felice-fecondo (da “fio”= essere fatto (da dio)) (Mr 10,18+Lc 18,19).
Essere buono – fare il bene - significa perciò essere e rendere felici. Cosa che solo Dio può fare in pienezza quando redenti ed assunti in Dio vivremo – prima in forma angelica e poi, ancora più perfettamente se fosse possibile in forma corporea  - l’infinita fecondità\felicità della Vita eterna ma infinitamente sempre nuova di Dio.
Quando perciò si parla di Vangelo, ossia di “buona” Novella non bisogna dissociare da questa parola il significato sorgivo di “felice\feconda”, per cui diffondere il Vangelo (=la buona Novella) significa annunciare Cristo che restituisce all’umanità la pienezza della Sua felicità, dopo aver sottratto il genere umano alla cattività diabolica, altrimenti eternamente irreversibile, di satana.
 
L’onnipotenza del modo di esistere o Regno di Dio si connota perciò per la Sua Capacità d’amare detta “Carità” (Deus charitas est) che, a sua vota, si caratterizza per le suddette 7 qualità, e cioè per la sua:
Bontà (ricordiamo l’etimologia di questa parola, e quindi, che Dio è Felicità che rende felici), mitezza, umiltà (la beatitudine della “povertà” è l’umiltà), provvidenza, gratuità, passione (ricordiamo la passione d’amore dell’uomo-Dio per tutti gli esseri umani vivi e morti) e sincerità (Dio è Verità assoluta, e quindi non può mentire: quello che promette quello è).
L’onnipotenza miracolosa del modo di esistere – o Regno – di Dio, ossia di Gesù, che dimostra miracolosamente di essere il vero Dio, è quindi essenzialmente connotata dalla Sua Capacità d’amare dalle sette qualità, detta “Carità” (Deus Caritas est).
Ecco perché San Paolo – dopo aver descritto alcune qualità salienti della Carità (1 Cor 13,4-7) – afferma che essa non solo è da mettere al di sopra di tutto in quanto costituisce l’essenza della perfezione divina (Col 3,12ss) ma non avrà mai fine.
E non avrà mai fine nel senso che chi in questo mondo cammina con Cristo vivrà per sempre con Cristo nell’eternità divina dell’Aldilà, nella pienezza stessa della Carità: nella Carità assoluta.
Situazione esistenziale quest’ultima che viene variamente chiamata in altri modi che fanno però tutti riferimento alla salvezza cristiana (=alla felicità infinita della partecipazione alla Vita sempiterna di Dio dentro Dio, che cercheremo di descrivere meglio più avanti). I modi più comuni di chiamarla sono: “Cielo”, “Paradiso”, “Intimità trinitaria di Dio”, “Pienezza del Regno di Dio dentro Dio”, “Riposo divino del  settimo Giorno…etc.
A differenza dell’Amore di “Carità”, invece – continua San Paolo - così non avverrà nella sempiternità divina dell’Aldilà per quanto riguarda la fede, la speranza e gli altri carismi cristiani che sono validi solo per la vita cristiana in questo mondo, ma che nel mondo infinito di Dio - ovviamente – un volta che si entra nella Sua perfezione assoluta, non avranno più motivo di esistere perché “ubi major minor cessat” (cfr, per tutto:1Cor 13,8-13).
In conclusione: Ecco come in atto il battezzato comincia a diventare realmente cristiano se egli desidera  fedelmente la imitare Cristo fin da questo mondo, seguendo le ispirazioni interiori e le mozioni all’azione dello Spirito Santo:
lo Spirito Santo che è Dio ri-genererà  - a seconda della corrispondenza di fede del battezzato – l’attitudine fondamentale della capacità d’amare di questi in quella di Cristo, trasformandolo in un altro cristo (=santo di Cristo=figlio di Dio) e rendendogli così possibile di imitare Gesù Cristo che è Dio fin da qua nell’ambito religioso dell’amore umano verso Dio, Suo Padre naturale, verso la propria santità e verso il proprio prossimo…
Ripetiamo che nessuno può imitare Cristo se non viene da Lui ri-generato in un altro cristo, in figlio adottato di Dio. La religione cristiana determina nel battezzato\discepolo un trasformazione antropologica che incide nella sua stessa natura che, per le conseguenze congenite del peccato e delle riduzioni antropologiche d’orogine, è quella che è.
Io sto alla porta del vostro cuore e busso - dice Gesù - se qualcuno mi apre innesterò in lui lo Spirito-Dio in cui ci sono io ed il Padre mio, e l’albero di olivastro che siete e che dà frutti che non servono a niente, verrà innestato in un albero di vero ulivo che darà frutti rigogliosi, abbondanti e richiesti da tutti…
 
L’importante è però – insegna sempre Gesù - che l’olivastro ri-generato in buon ulivo ricordi che lui ha dato solo il suo fiducioso consenso all’innesto e che la trasformazione non è opera sua, ma di Dio.
Altrimenti, se ritenesse di essersi rifatto tutto da sé separandosi dalla nuova linfa - allora la linfa dello Spirito che incrementa la nuova  vita dell’albero smetterebbe dal farlo…l’ulivo si seccherebbe,  diventerebbe solo buono per il fuoco (cfr.: Gv 15,5-7 in relazione anche a Mt3,10). E la sua rovina - per la presenza dello spirito diabolico di satana, della sua capacità egolatrica di amare (= è questo il fuoco dell’inferno) - sarebbe più grande di quella che gli sarebbe potuta capitare se fosse rimasto olivastro (cfr.: Mt 12,43-45).
                Dunque – insegna san Paolo: Non è impossibile all’onnipotenza di Dio che fa la realtà dell’esistenza dal nulla “farci cambiare di albero” mediante il Suo divino innesto che è lo Spirito-Dio.
Ma sta però a noi rimanere in Lui e non farci farisei  facendo finta che sia tutto oro  nostro quello che luce e  magari chiedendo in cambio un pagamento per condividere con gli altri ciò che noi abbiamo ricevuto gratuitamente da Dio (cfr.: Mt 10.8)
 
La religione cristiana perciò non è solo “non peccare”, non fare cioè il male morale – quello è il presupposto – la religione cristiana implica la nostra fiduciosa volontà di imitare Cristo nel Suo Amore di Carità ben sapendo che è Dio\Spirito che rigenerando la natura post-adamitica della nostra capacità sviata d’amare ci consente di poterlo fare.
E’  tenendo sempre umilmente presente questo che lo Spirito ci rigenera fin da  qua in quello che saremo pienamente in Dio nell’eternità divina dell’Aldilà, Altrimenti lo Spirito si ferma perché sa di farci più male che bene se dovesse proseguire a rifarci simili a Cristo in crescita del nostro orgoglio.
Ma questo sempre in vista di completare l’opera nell’eternità divina dell’Aldila (=Speranza) in modo tale da consentirgli di poter partecipare per sempre alla fecondità infinita della Vita sempiterna di Dio dentro Dio.
E che questo avverrà certamente non può essere sfiorato da dubbio alcuno, molto semplicemente perché è Parola di Uno che da 2000 anni a questa parte continua a dimostrare con l’onnipotenza presente nel miracolo di essere il vero Dio e se si considera anche il fatto che molti miracoli sono avvenuti ed avvengono in questo mondo per intercessione di santi dell’altro mondo. 
 Dice anche San Bernardo - il quale sulla qualità dell’Amore di Dio aveva una certa pratica - che la misura della capacità d’amare di Dio, l’Amore di Carità del Suo Cuore, è senza misura”.
 
Santa Teresa del Bambino Gesù a riguardo della “Carità”, dell’Amore di Carità, lasciò scritto quanto segue:
                «La "Carità" mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa è un corpo composto da diverse membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha un Cuore, e che questo Cuore  arde d'amore. Capii che soltanto l'Amore di Carità fa agire le membra della Chiesa..... Capii che è l'Amore di Carità che racchiude tutte le vocazioni, che la Carità è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi in una parola che è  eterna
                Allora, nell'eccesso della mia gioia delirante, esclamai: - Gesù, Amore mio, la mia vocazione l'ho trovata finalmente, la mia vocazione è la Carità!
Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto, Dio mio, me lo avete dato voi! Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'Amore. Così, sarò tutto... E il mio sogno sarà attuato!» (MA 254).
 
Ciò posto, dobbiamo veder adesso come Gesù Cristo applica tale divino Amore di carità a quella fondamentale categoria del comportamento umano che è  propria della religiosità umana, portandola così a perfezione divina.
 
 
> Il comportamento religioso dell’umanità e la divina Capacità d’amare dalle sette qualità, detta “Carità” (=Deus caritas est).
 
Sono tre gli aspetti fondamentali del comportamento religioso dell’essere umano, vissuti dall’Amore di Carità e più o meno presenti nelle religioni di ogni tempo e di ogni luogo:
 1) la “pietà”, nel senso della pietas latina, 2) la“santità”  3) e la “fraternità”.
              La pietà (dal latino "pietas") comprende tutto ciò che fa riferimento diretto a Dio, all'amore per Lui (la fede e la speranza in Lui, la preghiera, innanzitutto, la liturgia, i riti, i sacrifici… etc…etc…etc…), la santità comprende tutti quei comportamenti di mortificazione o distacco dall'avere, dal piacere e dal potere, che non devono costituire idolatria al posto di Dio (come ancora non è chiaro nemmeno a 2000 anni da Cristo) e la fraternità infine comprende tutti quei comportamenti di solidarietà verso il prossimo posti in essere reciprocamente tra gli esseri umani in imitazione di Dio che si manifesta come misericordioso.
              
A tale triplice orientamento del comportamento religioso si contrappone il comportamento profano che è  proprio dal mettere al primo posto non Dio, ma l’ego dell’io (la superbia) con riferimento all’avere, al piacere ed al potere.
Tale è lo spirito umano quand’è attaccato all’avere (=vivere per diventare sempre più ricchi), al piacere (vivere per “mangiare”: gola, sesso, droga…) ed al potere (=vivere per dominare, per conseguire successi che anche se grandi sono comunque sempre effimeri rispetto allo sbocco eterno dell’esistenza, il cui esito felice o infelice si propizia con riguardo al proprio comportamento cosciente tenuto in questo mondo. Che vale – ammonisce Gesù – conquistare il mondo intero - come ad esempio un Alessandro detto “Magno” (356- 323 aC) – se poi si perde per sempre la propria esistenza?: Lc 9,25).
Dice Maria in proposito nel suo messaggio dettato a Medjugorje il 25 gen. 2009:
“Desidero, Figliuoli che ognuno di voi si innamori della Vita eterna che è il vostro futuro e che tutte le cose terrene siano per voi un aiuto per avvicinarvi a Dio Creatore (“Creatore” è il vero Dio, ossia Colui che è capace di fare la realtà – ossia l’intero esistente - dal nulla, e di riportarlo al nulla con un semplice Atto di Volontà, così come ha fatto la Trinità nella Genesi e così come ha fatto Cristo con i Suoi innumerevoli miracoli d’Amore che ha fatto, fatto fare e continua a fare ed a far fare ai Suoi discepoli in questo mondo). Io sono con voi – cosi a lungo – prosegue Maria - perché siete sulla strada sbagliata (quella che Gesù chiama strada “larga”(Mt 7,13)). Soltanto con il mio aiuto, Figliuoli, aprirete gli occhi, Ci sono tanti che, vivendo i miei messaggi, comprendono che sono sulla strada della santità verso l’eternità. Grazie per aver risposto alla mia chiamata 
 
Costretti a sorvolare su questa caratterizzazione tra comportamento religioso e profano, diciamo subito che i tre orientamenti esistenziali che qualificano la direzione dell’amore umano nel comportamento religioso: Dio, l’io ed il prossimo, li ritroviamo per esempio in un Socrate (469-399 aC).
Questo filosofo pagano – invocando Asclepio, il dio greco della medicina - preferisce subire l’ingiusta condanna a morte bevendo il veleno della cicuta piuttosto che mettersi in salvo violando la legge che, seppure innocente, l’aveva comunque  condannato a morte …
Un orientamento religioso più vicino alla Verità rivelata lo ritroviamo per esempio in un Platone (427-347 aC.), a cui si deve la concezione monoteistica di Dio in superamento del politeismo pagano dell’Olimpo (=il  monoteismo platonico è però ancora imperfettamente inteso alla stregua di un monoteismo monarchico e non trinitario, come poi si seppe alla luce dell’autorivelazione di Cristo circa il vero Dio) …; lo ritroviamo in Aristotele (388-322 aC.) che fonda la conoscenza umana sulla coincidenza tra la verità del pensiero e la realtà dei fatti sperimentabili su cui tale verità si fonda; concezione questa che prepara il realismo teologico dei fatti miracolosi “quali segni certissimi, adatti all’intelligenza di tutti, della divina Rivelazione” (Vat. I, sess. III, c. 5) …; ancor di più lo ritroviamo nel poeta precristiano Virgilio, che aveva poeticamente preannunciato l’avvento “necessario” di un “divino Fanciullo” per la salvezza dell’umanità (non per nulla Dante nel suo gran Poema teologico, “La Divina Commedia”, pone Virgilio a sua guida durante il suo mistico viaggio nella trascendenza) …; lo ritroviamo insomma  nei più grandi filosofi, artisti, poeti e scienziati anche precristiani.
La triplice valenza del comportamento religioso (pietà, “santità” e fraternità) è presente in ogni tempo in tutte le religioni dei popoli dell'umanità, anche se nel popolo ebraico essa presenta un'approssimazione maggiore alla verità circa Dio (pietà), la propria umanità (santità) ed il rapporto con gli altri (fraternità). Per questo l'Unigenito sceglie di farsi uomo e nascere da una madre ebrea in un popolo ebreo nel tempo e nei luoghi descritti nei Vangeli.
Se esaminiamo i contenuti della genuina religiosità ebraica pre-cristiana in quelli che sono i 10 Comandamenti che Dio consegnò a Mosè sulle tavole di pietra del Sinai, ed in ciò che la sublimazione profetica ha positivizzato col  “precetto” di amare Dio con tutte le proprie forze ed il nostro prossimo come noi stessi”, ci accorgiamo subito della presenza - sia pure più elevata - di queste tre fondamentali categorie del vivere religioso: 1) amore prioritario per Dio (=pietà), 2) distacco da qualsiasi forma ego-versa di idolatria dell’avere, del piacere e del potere (=”santità”) e 3) solidarietà col prossimo bisognoso (fraternità).
 
Ma non è chi non veda la superiore qualità della religiosità umana di Gesù sia a riguardo del Padre (pietà), sia di Se stesso (santità), sia degli altri (fraternità), in quanto essa, nelle suddette tre direzioni, è connotata dalla Sua divina Capacità d’amare – la Carità - di cui abbiamo detto. 
 
A riguardo di Dio-Padre non si può non rivelare la grandiosità dell'amore che Gesù Gli dimostra e che risulta evidente dalle intense e prolungate veglie di colloquio\preghiera con Lui e dai riferimenti continui che Egli Gli rivolge chiamandolo affettuosamente "papà” e facendo in tutto la Sua Volontà fino a bere anche la feccia dell’amaro Calice (cfr.: Lc 22,42 + Gv 18,11).
             Come non restare inoltre ammirati di fronte alla Sua precoce e straordinaria conoscenza del Padre (cf. Lc 2,41-49), di fronte al Suo zelo per il Tempio (cf.Gv 2,13-17); di fronte alla Sua appassionata e lancinante preghiera anche notturna (Lc 6,12), specie quella nell'orto degli ulivi durante la quale sudò addirittura sangue (Lc 22,43).....
            L’intimità con il Padre nella Sua preghiera-colloquio è stata la forza di Gesù durante tutto la sua Vita terrena: al Padre si rivolgeva – come abbiamo detto - nelle lunghe veglie notturne, Lo invocava prima delle decisioni importanti, come la scelta dei discepoli, e, nell'ultima cena, Lo prega caldamente per l'unità dei cristiani, ben prevedendo che il diavolo avrebbe seminato la zizzania tra coloro che sarebbe riuscito a corrompere tra i Suoi discepoli.
          E poiché il mandato dei cristiani è quello di convertire se stessi per convertire gli altri a Cristo, ne viene che la zizzania seminata da satana in campo cristiano sarebbe stata la causa efficiente e preponderante del ritardo in ordine alla diffusione del Regno di Cristo su tutta la terra. Diffusione che è la prima condizione previa che deve verificarsi in questo mondo per la Sua venuta finale.
 
          Ancora nei riguardi del Padre: Chi meglio di Lui, ha realizzato nel corso della sua vita terrena la preghiera del "Padre nostro", che Egli chiama sempre "Padre mio" e che  - a richiesta -  Egli ha insegnato ai Suoi discepoli? Chi, infatti, meglio di Lui, ha santificato il  Nome del Padre e fatto la Sua Volontà, affinché il Suo Regno - che è anche quello del Figlio -  fosse esteso su tutta la terra? Soltanto le ultime due domande di questa preghiera non sono applicabili a Cristo perché Egli non ha alcun debito da farsi rimettere dal Padre, in quanto ha fatto solo la Sua Volontà.           
          
            Nei riguardi di Se stesso la religiosità superlativa di Gesù risulta evidente dal distacco che Egli mostra di avere dalle cose di questo mondo con una specifica avversione al peccato (ma non ai peccatori, che era venuto a redimere). La qualità della Sua Santità risulta evidentissima da tutta la sua Vita descritta nei Vangeli. Egli è il più povero dei poveri in tutti i sensi. C'è forse mai stato al mondo qualcuno tra i fondatori di religioni o filosofie – Budda, Confucio, Maometto - che sia nato in una stalla, sia vissuto come il più povero tra i poveri per finire poi la Sua vita terrena innalzato su una croce? Se c’è si faccia avanti e batta un colpo perché non se ne conosce neppure uno!
           La sua assoluta santità si caratterizza da un distacco rigoroso e totale dai beni di questo mondo, al punto tale da non avere nemmeno dove poggiare il capo per dormire (Mt 8,20).
           È Lui l'Afflitto per eccellenza, Colui che ha fame e sete della giustizia, l'Operatore di pace, il Perseguitato a causa della giustizia, Colui che è stato insultato e vessato, e nei confronti del Quale, mentendo, è stato detto ogni sorta di male (Mt 5,1-12). È Lui che porta ogni giorno la croce. È Lui l’eunuco per il Regno dei Cieli, Colui che si è affidato al Padre come un bambino alla madre. È Lui  il non-violento che offre l'altra guancia, il condiscendente che fa due miglia con chi gli chiede di farne solo uno, che ci ammaestra sulle strade di Emmaus del mondo.… È Lui, per la nostra imitazione, che lava i piedi ai discepoli ed insegna loro che il più grande di tutti  deve essere il servo di tutti (Mt 20,25-27). Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la Sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (1Flp 2,5-8).
Nei riguardi del prossimo la capacità d’amare di Gesù raggiunge livelli insuperabili. Egli – che è Dio -  non è venuto per essere servito ma per servire e dare la Sua Vita in riscatto per tutti (Mt 20,28). Ecco con quale risposta, nel mentre guariva miracolosamente molti da malattie, infermità, spiriti cattivi e cecità,  Egli stesso rimanda gli emissari del Battezzatore che gli chiedevano conferma se era Lui il Messia o bisognava aspettarne un altro:
«Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto ed udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la felice nuova» (Lc 7,20-22)   
           «È quanto mai significativo  – scrive Giovanni Paolo II – che il prossimo di Gesù sia costituito soprattutto dai poveri:  i privi di mezzi di sussistenza,  coloro che sono privati dalla libertà, i ciechi che non vedono la bellezza del creato, coloro che vivono nell'afflizione del cuore, oppure soffrono a causa dell'ingiustizia sociale, e infine i peccatori. Soprattutto nei riguardi di questo ultimi l'uomo-Dio diviene un segno particolarmente leggibile di Dio che è Amore, diviene segno del Padre».
IL PER-DONO delle offese ricevute è l’aspetto più grandioso ed eclatante dell’amore verso il prossimo, che fu eminentemente proprio  dell’uomo-Dio, durante il corso temporale della Sua Vita terrena, che Egli ha vissuto per l’imitazione dei Suoi chiamati.
Sappiamo che il peccato, se offende il prossimo, offende ANCHE Dio (ricordiamo l’omicidio a scopo di adulterio consumato da Davide contro il marito di Betsabea, o quello a scopo di rapina consumato da Gezabele, moglie di Acab, contro Nabot per rapinarlo della sua vigna a vantaggio del marito: 1Re 21,1-29) per cui, offendere il prossimo equivale sempre ad offendere Dio che ha creato l’uomo per sovrabbondanza d’amore onde renderlo eternamente felice in Sé, e che, una volta caduto in mano a satana, lo ha amato ancora a tal punto da mandare il Suo unigenito Figlio a farsi appendere su di una croce pur di riscattarlo dall’eterno nemico Suo e degli uomini che Egli ama.
Ne consegue che non amare il prossimo vuol dire non amare ciò che Dio ama e quindi non amare Dio come Dio vuole essere amato, anche se si pensa di amarlo ed anche se il primo movimento dell’anima è quello di amare Dio.
Gesù è sempre stato disposto  - durante la Sua stessa Vita terrena – a perdonare illimitatamente i peccati di coloro che Lo offendevano personalmente. E’ Lui infatti che perdona, non fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette (Mt 18,21-35), ossia sempre, e, tanto più, se l’offensore si pente (Lc 17,4). È chiaro comunque che se il perdono dell’offesa ricevuta non incontra il pentimento di chi l’offesa ha fatto, chi ha perdonato si è comportato da cristiano ma chi non si è pentito è rimasto nel suo peccato.
Se rammentiamo tutte le persecuzioni e tutti i tentativi di linciaggio (a Nazareth, addirittura, avevano tentato di buttarlo giù dal dirupo del paese) che Gesù Cristo ha perdonato durante la Sua Vita pubblica fino al gran tradimento di Giuda e alla crocifissione, non possiamo non tener presente, nella imitazione della Sua Vita, di quanto Egli abbia amato il Suo prossimo perdonando incondizionatamente ogni offesa personale, anche il gran tradimento di Giuda: “Amico – lo chiama – con un bacio tradisci il Figlio dell’Uomo?”  (Lc 22,48).
Gran parte dell'insegnamento evangelico parla della necessità di riconciliarsi con il prossimo (Mt 5,21-26) e di perdonare (Mt 6,12. 14-15; Lc 6,36-38).
 
Gesù Cristo dunque – a secondo dello svolgersi della Sua Vita terrena - ha vissuto l’Amore cristiano – o Amore di Carità dalle sette qualità verso Dio-Padre (=”pietas”), verso la propria santità (il proprio distacco dal mondo) e verso il prossimo (=fraternità).
 Dio – in altri termini – si auto-rivela in Gesù Cristo con una Capacità di fare miracolosamente onnipotente e con una Capacità d’amare - o Cuore – da cui promana un Amore di Carità che si qualifica per la sua mitezza, umiltà, bontà, provvidenza, gratuità, passione e sincerità, e che informa tutta la Sua Vita di pietà, santità e fraternità. ossia tutta la Sua religiosità.
                Le sette qualità dell'Amore di carità, che è Amore cristiano (si tenga presente che la parola "amore" non solo è molto usurata ma il suo significato culturale comprende realtà negative e contrarie all’Amore cristiano o di carità....) fanno di esso un Amore di servizio, nel senso che amare cristianamente nella perfezione delle sette suddette qualità implica servire Dio e il prossimo.
                l'Amore cristiano, o Amore di carità, è quindi un Amore di servizio, che, al suo livello più alto, diventa Amore di auto-donazione (Mr 10,42-44).
Così come ha rivelato il Maestro divino quando ha detto di Sé che è venuto in questo mondo facendosi uomo per servire - Egli che è Dio! - e non per essere servito.
Ed è venuto a servire fino al punto di donare in servizio tutto Se stesso senza riserve, dando la Sua stessa Vita umano-divina per riscattare il genere umano.
E riscattarlo non solo dalla sua schiavitù diabolica al peccato (Gn 3,1-8) e dalla sua riduzione antropologica determinata dal primo Giudizio universale (Gn 3,16-24), ma, soprattutto e principalmente, per divinizzare la natura umana  ri-generando ogni essere umano, che non se ne auto-escluda responsabilmente, alla gloria originale (Gn 1,26-27. 31) onde poterlo finalmente assumere nella felicità senza limiti dell'intimità trinitaria del Suo Regno divino (medita su Mr 10,45).
 
Ecco il modo di vivere o Regno di Dio dell’uomo-Dio sulla terra che Egli vuole sia imitato da coloro che di generazione in generazione chiama alla Sua sequela, ossia da tutti i battezzati che in questo mondo giungono alla capacità di intendere e di liberamente volere.
, che non se ne auto-escluda responsabilmente,
Per vedere ora come Cristo dona la fede per far nascere nei Suoi chiamati il desiderio di imitarlo, e quindi, lo Spirito Santo-Dio per poter realizzare questa Sua imitazione, occorre parlare ancora del miracolo inteso come teofania trinitaria. Vale a dire come prova provata della realtà Trinitaria, o Tripersonale, che è propria del vero e solo Dio, il Quale è tale non in senso monarchico (=ebrei-musulmani) ma in senso trinitario, nel senso cioè che l’Essere divino - l’Io-sono – è Uno in tre divine Persone uguali e distinte (= monoteismo trinitario).
 
 
> L’incredulità e la credulità: Miracolo e miracolismo, fede e fideismo.
 
Abbiamo già mostrato nella parte introduttiva propria della teologia della conoscenza come si fa a capire che Gesù Cristo è il vero Dio, ed abbiamo mostrato che è Lui stesso in quanto tale  l’unico che può provare di esserlo realmente come in effetti lo prova  mediante atti di onnipotenza (=auto-teofanie), chiamati “miracoli”, che solo chi è veramente Dio può fare.
Diciamo perciò subito che i miracoli non sono prova apologetica della Divinità di Gesù Cristo, come si sente attualmente dire, ma ne costituiscono prova scientifica evidente nel senso realistico che abbiamo mostrato e che è fuori da ogni opinabilità più  o meno filosoficamente “orpellata”, così come avviene invece pur nelle rispettabilissime apologie di Cristo. Tertulliano, ad esempio era stato un notissimo e brillante apologeta di Gesù (prima di cadere nell’eresia montanista del prete Montano, un ex sacerdote pagano, convertitosi al cristianesimo: 160 circa – 220 circa).
Certo, i miracoli propriamente intesi (ma molti non sanno esattamente quello che sono realmente) non sono fatti solo per dimostrare la Divinità di Gesù Cristo, ma – come abbiamo mostrato – essi furono  fatti pure dal Padre nell’antico Testamento, e li fa anche lo Spirito Santo nel nuovo.
                A seconda della Persona divina da cui provengono perciò - si possono distinguere tre i tipi di fatti miracolosi  - o teofanie del Vero Dio, che è Uno e trino:
Miracoli “patrologici” se provengono dal  Padre, come di norma avveniva nel vecchio Testamento prima di Cristo (cfr.ad esempio: Det 4,32-40; Gs 3,7-10a. 11. 13-17); miracoli “cristologici” , se provengono dal Figlio come di norma avveniva durante Cristo; e miracoli pneumatologici, se, come di norma dopo Cristo (=dopo l’effusione pentecostale dello Spirito Santo-Dio; v.: soprattutto negli Atti degli Apostoli), provengono dallo Spirito Santo-Dio.
Che poi appaia che gli stessi miracoli li fanno anche i profeti del vecchio ed i santi del nuovo,Testamento è solo perché - come abbiamo mostrato “ad abundantiam” – è il vero Dio che li fa loro fare
Ciò premesso non si ha alcuna difficoltà a riconoscere che i miracoli – oltre a dimostrare l’esistenza e la presenza del Dio vero nella storia umana,  ovvero la Sua immanenza vista nell’ambito di ciò che più all’uomo importa – ossia la sua salvezza finale – abbiano anche altre finalità intrinseche.
Finalità che possono essere di tipo ecclesiologico, se vogliono suscitare una fede perseverante e ben riposta nel fare la Volontà di Cristo; di tipo escatologico o finale, se vogliono prefigurare ciò che sarà nella sua pienezza la liberazione divina della vita umana quando questa sarà definitivamente liberata da satana (=peccato originale) , dal peccato personale (= morte spirituale altrimenti eterna) nonché dal dolore e dalla morte materiale
Che infine Gesù abbia adottato ogni cautela nel pubblicizzare anzi tempo la sua personale onnipotenza d’amore propria dei Suoi miracoli in relazione alla radicata ma falsa concezione del messia come grande conquistatore politico propria della mentalità ebraica di allora, ciò non depone certo per la secondarietà dei miracoli riguardo alla dimostrazione che essi preliminarmente forniscono sulla provenienza divina del loro Autore.
 Se cosi non fosse in quale modo Gesù Cristo – visibilmente un uomo sia pure di tipo antropologicamente superiore come Adamo prima del peccato e della caduta originali -  potrebbe pretendere di essere adorato insieme al Padre in Spirito e Verità ?!
E come si potrebbe uscire dalla grande eresia moderna circa  il veleno diabolico del relativismo religioso, molto diffuso anche in ambito cristiano e secondo cui una religione vale l’altra perché tutte si basano sulla opinabilità di una fede che diventa fideismo perché assume il significato di “conoscenza minore”. Una conoscenza cioè di seconda categoria, opinabile perché non supportata da alcuna certezza per cui uno creda  pure quello che vuole e amen!
Va comunque precisato che i teologi moderni di Cristo sono spinti a sottovalutare i miracoli quali auto-dimostrazioni di Dio (Gesù dirà sono le mie opere miracolose che insieme al Padre testimoniano per la mia Divinità()) ed a sopravalutare la fede soprattutto perché non sanno che cosa sono veramente i miracoli.
Se lo sapessero infatti dovrebbero rivalutare i miracoli fuori da ogni miracolismo e ridimensionare la fede fuori da ogni vano fideismo, perché se tutto è fede, niente è fede! Ma occorrerebbe riscrivere tutto quello che – anche in buona fede – ma comunque erroneamente – si è scritto intorno alla Rivelazione.
Bisogne partire dalla rivelazione biblica che nessun essere umano  può vedere Dio come Dio si vede in Sé se prima Dio - fuori dalla dimensione d’esistenza di questo mondo - non lo eleva al Suo livello, rendendolo capace della Sua visione beatifica, di come Egli cioè si vede in Sè.
Per far sì allora che l'uomo possa seguire in questo mondo la Volontà salvifica del vero Dio, che non vede, il vero Dio altro mezzo non ha per dimostrare di essere tale che i miracoli.
I miracoli – come abbiamo già detto – sono fatti visibili a tutti ma che niente e nessuno può fare se non solo Dio. Solo l’onnipotenza di Dio  può fare dal nulla ciò che non è ed annientare nel nulla ciò che è.
Col fatto miracoloso infatti  Dio  fa realmente esistere dal nulla ciò che non esisteva e fa realmente desistere nel nulla ciò esisteva.  
Coerentemente a quanto sopra riproposto, ecco cosa dice in proposito il Vangelo di Giovanni dopo il miracolo avvenuto alle nozze di Cana  di Galilea:
«Così Gesù diede inizio ai Suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la Sua Gloria (ossia la Sua Divinità, la Sua divina onnipotenza) ed i Suoi discepoli credettero in Lui» (Gv 2,11). 
 Vogliamo qui confermare ancora quanto sopra anche con l’analisi di un altro miracolo tratto dai Vangeli.
Dopo aver creato miracolosamente dal nulla migliaia di pani e di pesci per sfamare una folla numerosa che Lo aveva seguito ed ascoltato fino ad allora, Gesù, poco dopo, apostrofa i Suoi discepoli chiamandoli “uomini di poca fede” perché si preoccupavano eccessivamente del loro vettovagliamento dimostrando di non aver capito il segno del miracolo appena fatto. Essi non avevano infatti capito (allo stesso modo come non l’avevano capito i farisei che Gli chiedevano un…”segno del Cielo) che quel miracolo dei pani e dei pesci che aveva loro fatto fare - facendo si che distribuissero in sovrabbondanza alla folla affamata pani e pesci che prima non erano mai esistiti - era proprio quel Segno del Cielo che inutilmente scribi e farisei andavano cercando (Mt 16,1-12).
Si trattava infatti di una vera e propria auto-teofania, di un fatto cioè miracoloso che dimostrava, per la sua onnipotenza, la Divinità del Cristo (nessuno infatti se non soltanto il vero Dio, come nell’origine del mondo, può far esistere – come scrive anche San Paolo in Rom 4,17 - una realtà prima inesistente, facendola dal nulla)
Il miracolo - come esattamente sosteneva la scolastica medievale anche se con argomentazioni non del tutto condivisibili -  supera  - ed è ovvio  - le leggi stesse della natura umana,  di quella animale, di quella vegetale e di quella fisico-minerale che sono proprie dei regni d’esistenza di questo mondo caduto (anche esse fatte dal nulla da Dio).
E le supera nel loro principio fondamentale secondo cui in Natura nulla si crea (=si fa dal nulla) e nulla si annienta(=si annienta nel nulla). Principio sicuramente valido nel naturale  ma non nel sovrannaturale: quando – ad esempio – Gesù cammina e fa camminare Pietro sulle acque tempestose, ciò che viene temporaneamente annientata è la legge di gravità….,
Fondamentale è quindi per la religione cristiana, finche esiste ancora questo mondo,  che sia  predicata come la vera religione del vero Dio che tale si dimostra realmente di essere con i miracoli che Egli fa e fa fare ai Suoi Santi  (da non confondere con i prodigi che - come abbiamo già mostrato - possono fare anche gli angeli ed i demoni).
Gesù dunque facendo i segni che solo Dio può fare e far fare (ossia i miracoli, intesa l’espressione in senso proprio) vuole con essi dimostrare di essere Dio, con l’intento di donare a coloro che Egli chiama alla Sua sequela una fede sicura insieme al dono dello Spirito Santo per poterlo effettivamente seguire.
Ecco perché quando i Suoi discepoli – malgrado i Segni da Lui fatti – non capiscono che Lui è Dio per poter aver fede in Lui in quanto capace di fare e di far loro fare gli stessi Segni miracolosi che solo Dio può fare e far fare - come quando li manda in missione quasi nudi (Mt 10,9) - allora li chiama  “uomini di poca fede” (Mt 14,31; 17,18-20), o peggio, del tutto mancanti di fede in Lui che dimostra di essere Dio (Mc 4,40).
Ed ecco perché si meraviglia della totale mancanza di fede nei Suoi confronti (=incredulità) manifestata dai Suoi paesani (Mt 13,58, Mc 6,4-6).
Al contrario si profonde in grandi lodi circa la fede che dimostrano di avere in Lui in quanto Dio coloro che gli chiedono di fare a loro beneficio miracoli che solo il vero Dio può fare (Mt 9,27-29; 5,25-34; 8,10. 13 ; Lc 5,20; 8,48; Gv 4,39-42..etc..) 
In conclusione : la caratteristica esclusiva della religione cristiana, il suo suggello di Verità assoluta nell’ordine esistenziale, che è quello per l’uomo fondamentale, è che il vero Dio prova visibilmente coi Suoi miracoli di essere tale in Gesù Cristo.
Tutto parte da qui come alle nozze di Cana e come per la pesca miracolosa o taumaturgica di Pietro (Lc 5,1-11) e tutto converge qui come per la resurrezione ed ascensione in Cielo di Cristo.
 
L'etimologia della parola "fede" deriva dal Sanscrito "Bad=Fad, col significato di “fune”, “legame”, nel senso che la fune serve a legare ad unire due cose che altrimenti non lo sarebbero: nel nostro caso, il discepolo di Cristo a Cristo, come il tralcio alla madre-vite (G 15,4-5)..
La fede è perciò una fune con la quale i veri adoratori del vero Dio si legano a Cristo - conosciuto quale vero Dio – per poterlo adorare imitando la Sua Vita terrena per mezzo del dono dello Spirito Santo(Dio), di cui parleremo. (cfr Gv 4,22-24).
L’immagine che potrebbe farci capire ancora meglio che cos’è la Fede Cristiana potrebbe essere quella della scalata di una montagna in cordata per raggiungere il picco di una Vetta, al di là della quale, si nutre la Speranza di una “visione beatifica”, mai vista prima di allora, che è  Dio come Dio si vede in Sé stesso….
Appare allora chiaro che - essendo Cristo il capo-cordata che conosce le meraviglie del panorama oltre la Vetta e la strada più breve per raggiungerla -  è Lui che guida e tira su i componenti della cordata stessa lungo questa strada che solo Lui conosce (Io sono la Via…(Gv 14,6) in quanto solo Lui l’ha potuta aprire e percorrere per loro.
Senza di Lui perciò i compagni di cordata resterebbero a terra senza poter fare niente per il Cielo (“Senza di me non potete far niente”: Gv 15,5).
L’immagine della fune che lega Gesù Cristo ai Suoi chiamati a seguirlo ci fa capire che non sono loro a trasformarsi in Cristo con le loro forze per poterlo imitare, ma è Cristo  (come vedremo mediante il Suo Santo Spirito) che apre loro la strada che era sbarrata e li ”tira Su”. È Cristo che fa tutto, ma lo fa, ovviamente, se i suoi compagni di cordata non usano la fune per appendersi, o peggio per reciderla precipitando a valle, ma collaborano all'azione del capo-cordata fino a raggiungere la Vetta.
Si capisce allora da questa immagine qual è il rapporto fra  fede ed opere, secondo quanto rivela Cristo stesso, chiamando per un aspetto i suoi discepoli "servi inutili" (Lc 17,7-10) in quanto tutto ciò che li riguarda è opera della grazia di Dio, mentre notifica loro, per un altro aspetto, che il  Regno di Dio - ossia la loro rigenerazione in veri cristiani fin da questo mondo per quanto riguarda l'anima - non si consegue senza il loro impegno, ossia prendendo la loro croce fino a dare la vita per seguirlo.
Si capisce infatti perché – benché faccia tutto Cristo – ci vuole una forte, libera corrispondenza al dono della fede per poter imitare Cristo.
Ci vuole fede o – per meglio dire - corrispondenza al dono della fede - perché per poter imitare Gesù Cristooccorre mettere tale imitazione al primo posto nella gerarchia dei valori e delle priorità di questo mondo (“Cercate prima il Regno di Dio – ammonisce Gesù – e tutto l’altro vi sarà dato in sovrappiù; oppure: “chi ama il Padre o la madre più di me, non è degno di me (Mt 6,33))
Ci vuole soprattutto fede perché, per poter imitare Gesù Cristo, bisogna superare gli ostacoli che vi si frappongono a causa della nostra inclinazione naturale alla superbia che è la causa di ogni peccato, a causa dei cattivi esempi generalizzati del mondo che appare “normalmente patologico” nonché a causa delle seduzioni diaboliche di satana, che “spingono gli uomini l’un conto l’altro armati”.
Corrispondere alla fede in Cristo, che Cristo stesso ci dona unitamente al Suo Santo Spirito, impegnandosi ad imitare senza deroghe la Sua Vita significa perciò – come scrive il Santo curato d’Ars – “preferire Dio a tutto, essere pronti a perdere il bene, l'onore, la vita stessa piuttosto che offenderlo”.
La vera fede in Dio e di amarlo a tal punto da non amare niente al disopra di Lui, niente che sia incompatibile con lui, niente che condivida con Lui il nostro cuore”.
Se potessimo capire la felicità che abbiamo di poter amare Dio, rimarremmo immobili, in estasi”.
Pochi giorni prima di morire disse: “Penso spesso che anche se non ci fosse un'altra vita, sarebbe già una felicità abbastanza grande di amare di Dio in questa, e servirlo e poter fare qualche cosa per la Sua gloria”.
E’ questo perché  è Lui in comunione con il Padre e con lo Spirito che ci ha creati per Amore (di Carità), e che, per lo stesso Amore, intende salvarci, ossia divinizzarci onde farci partecipare alla felicità senza limiti dall'intimità trinitaria della sua Vita eterna. È questo Egli ha fatto malgrado ha dovuto prima redimerci dalla morte eterna del peccato e da quella provvisoria del corpo, che hanno entrambe satana come causa prima di questo disastro.
Come fa allora a non scattare per l'uomo che conosce queste cose un grande, invincibile amore di ricambio verso il vero Dio: un amore sempre più conformato al Suo Amore, che è amore di carità, dalle sette qualità, che è e dona felicità (= questo vuol dire etimologicamente “Bontà”: essere e dare gratuitamente felicità).
Dunque, la conoscenza di Cristo è la radice del vero amore verso di Lui, mentre il vero amore verso di Lui è la radice della fede nel fare la Sua volontà ossia nell'imitare la vita terrena che Egli ha vissuto proprio per questa imitazione.
E’ questo l'unico scopo della vera vita in questo mondo: imitare Gesù Cristo.
Diventare e contribuire a far diventare gli altri  figli di Dio con il potere (della Carità) proprio del Figlio di Dio (Gv 1,12-13) in vista di raggiungere la pienezza di questo processo nell'eternità divina dell'aldilà. Per questo la Trinità ha creato l’essere umano: per divinizzarlo mediante l'incarnazione ed assumerlo quindi definitivamente in Dio pieno di Dio, passando purtroppo per la via della redenzione dopo il peccato e la caduta originali.
«Il senso della vita individuale e il compito della storia universale è e resta la divinizzazione dell'uomo: «Dio si è fatto figlio dell'uomo, affinché l'uomo potesse diventare figlio di Dio» (Sant’Ireneo)
                Scrive Socci (op. cit, pag 314) «Senza raggiungere Dio la Vita divina, l'esistenza terrena sarebbe assurda. L'unico modo per vedere il volto di Dio, cioè per diventare divini, e guardare Gesù («Chi vede me, vede il Padre»). È Cristo l'inizio del Paradiso. L'unica via alla divinizzazione passando per la redenzione. Ed il volto (terreno) di Gesù è il volto del crocifisso. E’ la sua croce che permette di "salire"» (gratuitamente fino alla Sua resurrezione).
 
Oggi, che la fede nel vero Dio rappresenta, anche da parte di coloro che scrivono libri in ambito cristiano, un argomento molto dibattuto in un'epoca in cui l'uomo – malgrado le grandi cadute e ricadute esistenziali - si è ormai convinto di potersi sostituire a Dio, tuttavia, anche oggi, ad ognuno di noi è capitato, sta capitando o capiterà, di venire nella vita sorpreso dalla tempesta, come ai discepoli sul lago di Tiberiade (Mt 8,23-27..etc). E non è un caso che la fede entra in sordina in questi frangenti, nei momenti in cui cioè veniamo assaliti dal terrore e dalla paura, accorgendoci che – in realtà - non abbiamo davvero nulla "sotto controllo", come invece pensavamo di avere (e questo capita non solo agli individui ma anche ai popoli, come la Storia di Israele dimostra). Ma Dio, che non ha mai perso la fiducia nei nostri confronti, come invece possiamo aver fatto noi con Lui, ci fa sentire, proprio in questi istanti, che non ha mai smesso di stringerci la mano e di accompagnarci nel nostro viaggio.
E’ per questo  – pur potendoci considerare rispetto all’opera preponderante di Cristo dei servi inutili -  che Gesù afferma essere il Suo Regno dei Cieli a disposizione dei forti (nella fede) sulla terra, ed i forti lo fanno proprio (Mt 11,12)
Dio (Gesù Cristo) - scrive Sant'Agostino - non ci prospetta (non prospetta ai Suoi apostoli) di fare cose impossibili, ma, mentre ce li prospetta, ci avvisa di fare quello che possiamo e di domandare con fiducia nella preghiera quello a cui le nostre forze non bastano; poi (mediante lo Spirito Santo. ndr) ci aiuta, affinché possiamo praticarlo (TCA. 2, p. 334).
Tra l’altro Il Signore non permetterà mai che qualcosa di superiore alle forze del discepolo possa impedirgli di seguirlo, fosse pure “questo qualcosa” la minaccia diabolica della morte, perché allora lo Spirito lo eleverà fino a Lui a tal punto da consentirgli di vincere e superare ciò che - secondo il livello antropologico della dimensione d’esistenza di questo mondo, gli sarebbe stato impossibile (Mt 19,26).
 Non solo ma se fosse indispensabile che la nostra corrispondenza al dono della fede per comportarci come Cristo dovesse superare l’ostacolo di dover offrire questa vita - che è comunque provvisoria come questo mondo - lo Spirito Santo meritatoci da Cristo in conseguenza del compimento della Sua Missione redentrice e salvifica ce ne darebbe la forza. (Lc 12,4. 11,12; Mt 10,16-23; 23,34-35; 24,9-13; Mr 13,11-13; Gv 15,18-27; 16,1-4; 16,33).
Il percorso di santità compiuto – ad esempio – da San Thomas Moore, che preferì essere “giustiziato” piuttosto che tradire Cristo è altamente significativo per comprendere l’ultima proposizione.
Se comunque esaminiamo  la morte dei martiri per la fede, ci accorgiamo facilmente della superiore, sovrannaturale serenità che traspare da essi come esperienza del superamento della morte terrena nella visione reale ed anticipata di una vita oltre questa vita: una vita che, pur conservando il martire la continuità di coscienza, gli consente di vivere, per grazia divina, la pienezza della illimitata, ineffabile felicità dell’Amore intratrinitario. La descrizione del martirio del primo martire della Storia della Salvezza dopo Cristo, S. Stefano, insegna per tutti (At 6, 7-15 + 7,1-60).
«A chi crede (= a chi rimane unito a Cristo per imitarlo) – come insegnano i Santi – nulla è impossibile» (Mc 9,23). Quanta fede ebbe – per fare un esempio - San Giovanni Bosco  e quanti miracoli d’amore fece mentre veniva ri-generato dallo Spirito-Dio ad immagine e somiglianza di Cristo. Eppure, prossimo a morire, si rivolse umilmente questo rimprovero: «Se io avessi avuto più fede, avrei fatto molto di più!»
In quest’ottica, Cristo paragona il rapporto di fiducia – la fune – di chi rimane con Lui imitando la Sua Vita a quella relazione vitale ed invisibile - come il dono dello Spirito Santo - - che si instaura tra i tralci (=i discepoli) e la vite (=Cristo stesso). Solo mantenendo questo stretto legame simbiotico con Lui, che esclude ovviamente il peccato paragonato al distaccarsi del tralcio dalla vite, i tralci potranno dare quei frutti divini che son tipici della Madre\Vite. Altrimenti, se il tralcio si distacca dalla vite (manca di fede nel seguire Cristo e si separa dal Cristo col peccato) non porta frutto, per cui a nulla serve che ad essere raccolto per essere gettato nel fuoco dell’inferno per sempre (Gv 15,1-6).
 Il rapporto che passa tra i tralci (=coloro che Cristo chiama alla Sua sequela: in pratica tutti coloro che hanno ricevuto e vissuto i sacramenti del Battesimo e della Cresima) e la vite (= Cristo stesso) è un rapporto che pervade tutti della stessa linfa vitale (=lo Spirito Santo\Dio, nel modo che vedremo). Infatti – ribadisce Gesù - Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete (chiedete pure di essere rigenerati dallo Spirito in grandi, miracolosi imitatori di Cristo) e vi sarà dato (cfr.: Lc 11,13). In questo è glorificato il Padre mio (=il vero Dio): che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli (=miei imitatori), perché senza di me non potete far nulla (senza Cristo non c’è che satana…il “massimo comune  divisore” da Dio)».
Come è apparso chiaro da quello che abbiamo fino a qui detto ciò che nell’imitazione di Cristo è impossibile all’uomo di questo mondo  gli diviene possibile con l’intervento di Dio-Spirto Santo (Mt 19,28)..
Gesù Cristo, risalendo al Padre dopo aver compiuto la missione redentrice salvifica del genere umano per la quale incarnandosi era disceso (Gv 17,4-5, non lascia orfani i suoi apostoli rimasti nel mondo, ma manda loro in dono la sovrabbondanza dello Spirito Santo che, rigenerandoli ad immagine e somiglianza di Cristo stesso, rende la loro possibile di poterlo imitare.
 
 
> Il tempo della Storia della Salvezza che viviamo è quello  post-pentacostale dello Spirito Santo (Dio). Chi è, e come opera lo Spirito Santo?
 
Quaranta giorni dopo la Sua resurrezione, Gesù - che in tutto questo tempo era apparso vivo ai Suoi Apostoli con molte prove (altro strepitoso miracolo anche questo: At 1,3 + 13,30-31) - nel salire al Cielo, affidò ad essi la missione di predicare il Vangelo a tutte le genti battezzandole nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e promettendo loro per fare questo il dono dello Spirito Santo (At 1,8).
Poi, mentre li benediceva, si innalzò ed una nube Lo sottrasse ai loro sguardi.
Dopo l’Ascensione, gli apostoli con altri discepoli tornarono a Gerusalemme pregando il Padre ed il Figlio per il dono dello Spirito Santo che Gesù aveva loro promesso.
 
Chi è lo Spirito Santo? È il Nome proprio della terza Persona della Santissima Trinità. Egli ha, insieme con il Padre e il Figlio, la stessa loro Natura divina: è cioè  vero Dio.
                Egli non è stato fatto dal nulla, ossia creato, come gli uomini e gli angeli, né generato da sempre come il Figlio, ma procede da sempre dal Padre e dal Figlio come da un solo Principio, nel senso che il Figlio viene dal Padre per via di generazione, mentre lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio per via di una stessa sola emanazione ("spirazione").
                Egli quindi, oltre che Persona divina terza distinta, ma non separata, dalla prima (il Padre) e dalla seconda (il Figlio), oltre che, cioè, Dio, è anche Vita sempiterna di Dio nell'intimità trinitaria di Dio.
                Sappiamo infatti che lo Spirito Santo è prefigurato nella Genesi come l'Albero della Vita vera, la Vita per antonomasia, quella di Dio, di cui in Gn 2,7. 9.
Dai frutti di questo Albero – posti al centro del Giardino di Eden – l’essere umano poteva mangiare e vivere sempre (cfr.. Gn 3,22\b).
Ricordiamo che col peccato d’origine e la caduta dal primo mondo della Genesi in questo mondo a scartamento ridotto, Adamo ed Eva persero lo Spirito Santo (Gn 3,22. 24), e, con loro, Lo perse tutto il genere umano: da allora in poi fino alla nuova effusione pentecostale di 2000 anni fa circa (At 2,1 e ss.) lo Spirito Santo - meritatoci da Cristo - fu assente da questo mondo, fatta soltanto eccezione per i Profeti ed i Patriarchi della antica Alleanza.
 
Non solo ma dopo Pentecoste lo Spirito Santo è  -come abbiamo già mostrato da varie angolazioni -particolarmente presente ed attivo nei santi di Cristo al fine di rigenerarli ad immagine e somiglianza di Cristo per renderli capaci di poterlo imitare così come vuole il Padre che ha la stessa Volontà del Figlio (Gv 14,26 + 15,26-27 + At 2,1-41... ecc.). E tutto ciò perché i cristiani hanno degli scopi da raggiungere. Scopi per quali Cristo li chiama alla Sua sequela mandandoli in missione in questo mondo come il Padre ha mandato Lui, ivi compresa l’assoluzione dei peccati che è propria di Dio (Gv 20,19-23).
        La presenza preponderante dello Spirito-Dio in questa terza ed ultima parte della Storia cristocentrica della salvezza - che va dalla effusione pentecostale dello Spirito stesso alla resurrezione universale della carne con la fine futura di questo mondo provvisorio per quello definitivo della nuova creazione altro fondamentalmente non fa che  personalizzare in tutti coloro che Cristo chiama direttamente o indirettamente alla Sua sequela, in pratica in tutti i battezzati, la Persona del Cristo per come abbiamo mostrato Egli si è fatto a questo proposito Causa esemplare della loro imitazione con la carità della Sua vita religiosa di pietà, santità e fraternità.
        E’ questo l’obbiettivo fondamentale a cui deve tendere la preghiera di domanda: ad una più grande effusione di Spirito Santo, di tipo pentecostale che ci permetterà di usare sicuramente al meglio e di ben orientare tutti gli altri Doni che il Padre celeste è sempre disposto a concedere ai Suoi Figli (Lc 11,5-13)
                Non si può infatti imitare in questo mondo Gesù Cristo che oltre che uomo è Dio senza  - lo ripetiamo - essere nuovamente generati dall’Alto - ossia da Acqua e da Spirito Santo (Gv 3,3. 5) - in figli di Dio per partecipazione (= per grazia) (cfr.:Gv 1,12-13) senza cioè essere rifatti, come abbiamo detto sopra, ad immagine e somiglianza dell'uomo-Dio.
                Si tratta di un vero e proprio cambiamento della natura umana di questo mondo che senza annientare l’io personale cambia la capacità umana d'amare (= il cuore dell'anima umana) nella capacità divina (=trinitaria) di amare di Gesù Cristo.    
Solo così si potrà crescere in sapienza, età e grazia davanti a Dio (=sinceramente, interiormente) ed agli uomini (= esteriormente, visibilmente), come il Figlio di Dio e di Matria, Gesù Cristo (Lc 2,52).
Se si ama così in questo mondo (cfr.:Gv 15,10-13), allora «tutto quello che si chiede al Padre nel Nome di Gesù Cristo (che è Dio), il Padre (che è Dio) lo concederà» (Gv 15,16).
La Persona divina dello Spirito Santo è dunque Colui che personalizza nel mondo l’immagine del Cristo nei Suoi discepoli\apostoli, rigenerandoli a Sua immagine e somiglianza   a seconda della loro corrispondenza di fede nella Sua imitazione.
 Lo Spirito Santo è anche rivelato come "Paraclito", ossia con un  consolatore invisibile dell'uomo in difficoltà nell'imitazione di Cristo, così come Cristo lo fu visibilmente per i Suoi discepoli storici (Gv 14,6).   
Conferendo loro il potere  - che appresso a Cristo è potere di onnipotenza - di diventare figli di Dio (Gv 1,12), lo Spirito Santo fa in modo che i cristiani possano miracolosamente guarire gli infermi, risuscitare i morti, sanare i lebbrosi, e soprattutto cacciare i demoni, che sono in possesso di poteri preternaturali, andando per il mondo senza procurarsi oro, né argento, né moneta di rame, né bisaccia da viaggio, nei due tuniche, né sandali, né bastone…» (Mt 10,5-10). Sono questi i Suoi veri missionari nel mondo
Il potere sovrannaturale dei figli di Dio ri-fatti ad immagine e somiglianza del Figlio di Dio -  implica – tra l’altro – anche quello di “camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico (=di satana), senza che nulla possa recare danno” (neanche le sofferenze più acute e la paura di venire assassinati)..  Occorre però ricordare di non rallegrarsi di poter vincere satana nel Nome di Cristo, ma di rallegrarsi piuttosto di avere i propri nomi scritti in Cielo (Lc 10,17-20).
Lo Spirito Santo ha anche l'importante funzione di insegnare ai cristiani ogni cosa ricordando loro (= "ri-cor-dare" = "riportare al cuore") tutto ciò che Cristo ha detto (e fatto) durante il corso della Sua Vita terrena (Gv 14,16).
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              Ecco sullo Spirito santo-Dio la testimonianza di San Paolo che ne scrive ai Corinzi:
«Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza umana, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla manifestazione dello Spirito e della Sua potenza» (1Cor 2,3-5).
Scrive ancora San Paolo:
        «Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo (che è spirito, profano, pagano, diabolico, che non conduce al vero Dio), ma lo Spirito di Dio, per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi ne parliamo non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito Santo, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito». (1Cor 1,10\b-16).
Il santo curato d’Ars lasciò scritto che  coloro che sono  mossi dallo Spirito Santo “hanno idee giuste. Ecco come si spiega che ci sono tanti ignoranti che la sanno più lunga di tanti eruditi”. Di lui ebbe a dire il suo vescovo. “ Io non so se il Curato d’Ars sia o meno colto, ma una cosa la so: che egli è ispirato dallo Spirito Santo. E questo basta ed avanza”.
I veri cristiani  (=pieni di Spirito Santo = Santi di Cristo) furono per la prima volta chiamati “cristiani” ad Antiochia di Siria (At 11,26).
Essi potranno così - come Santi di Cristo - testimoniare la Sua Divinità e collaborare innanzitutto alla salvezza spirituale delle anime del loro prossimo scacciando da esse satana, e contribuendo efficacemente a che possano comunque accogliere nell’eternità dell’Aldilà i frutti della redenzione salvifica di Cristo stesso, giungendo direttamente a Lui senza sostare possibilmente in espiazione nel Purgatorio.
«Salì (Gesù) poi sul Monte, chiamò a Sé quelli che Egli volle ed essi andarono da Lui. Ne costituì Dodici che stessero con Lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni» (Mc 3,13-14). Ed anche:
«Chiamati a Sé i dodici discepoli  - li fece apostoli - dando loro il potere di scacciare gli spiriti immondi (i demoni) e di guarire ogni sorta di malattie e di infermità, dicendo anche loro: «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,1).
Quando lo Spirito Santo dimora dentro i cristiani e guida i loro passi, Egli è Colui che consola, assiste, sostiene e consiglia. Una forza interiore che non tutti accolgono e valorizzano, ma che aiuta a vivere bene e da cristiani veri, leggendo la Volontà di Dio nella vita quotidiana. È questa una verità che troppo spesso si dimentica. Una forza che di rado invochiamo. Eppure le parole di Gesù sono chiare: si possono compiere opere miracolose quanto e più di quelle compiute da Cristo stesso (Gv 14,12-14) se, Imitando Cristo con fiducia, ci lasciamo guidare dallo Spirito. I santi dimostrano che - nel Nome di Cristo - si può chiedere a Dio qualunque cosa, sicuri di ottenerla (cfr.: Gv 15,16. 27).
 
 
> Maria,  Madre di Cristo e dei Cristiani e lo Spirito Santo.
 
Ricordiamo che Maria è stata creata dalla Trinità per essere nel tempo e per sempre la madre dell’uomo-Dio Gesù Cristo (Lc 1,43), ossia la madre del Figlio di Dio che si è fatto uomo  scegliendola come madre (in questo senso l’Alighieri chiama Maria: “figlia del tuo Figlio”).
Ma non solo: Così come l'angelo aveva a Nazareth annunciato  Maria  madre di Cristo, Cristo – lo abbiamo già evidenziato - annuncia  Maria  sotto la Croce madre dei cristiani (Gv 19,25-27)-
Madre cioè di tutti coloro che – una volta nati come nascono (da sangue, da volere di carne, da uomo: Gv 1,13\a), vengono, come l’apostolo Giovanni presente pure lui sotto la croce (Gv 19,26), ri-generati dall’Alto (Gv 1,13\b) – ossia da Acqua e da Spirito (Gv 3,5) –  quali figli di Dio col potere (= potere divino di carità) del Figlio di Dio.
Maria è anche la madre della Chiesa, intesa come collegio apostolico e popolo di Dio, in quanto fondata da Cristo sotto il manto di Sua Madre e sulla pietra di Pietro.
Non per nulla - pur essendo Maria piena di Spirito Santo (= "Grazia") fin dal suo divino concepimento - era presente nel Cenacolo insieme agli Undici, all'atto dell'effusione pentecostale dello Spirito Santo, che segna la nascita pubblica della Chiesa di Cristo sulla terra.
 
                Ecco come Padre Pio da Pietrelcina (oggi canonizzato) parla di Maria in una sua bellissima preghiera:
                «(.....) Prevenuta alla grazia per Colui che sarà il Salvatore dell'umanità caduta nella colpa, alcun neo di colpa la toccherà mai. Esce dalla mente di Dio pura e brillerà quale stella mattutina sull'umanità che affissa in lei lo sguardo, per esserci di guida sicura a drizzare i nostri passi verso il Sole divino di Gesù che, irradiandola con il Suo splendore divino, ce l’addita quale modello di purezza e di santità.
                Nulla è ad essa superiore nel creato, ma tutto ad essa è sottoposto per grazia di Colui che la creò Immacolata (.....). Dopo di Dio, essa per grazia è la perfettissima, superiore agli angeli per la sua purezza. Iddio in essa si compiace per essere la più somigliante a Lui, la sola degna depositaria dei divini segreti.
Ella precede nell'ordine di natura il Sole divino Gesù (in quanto Gli è madre sempre vergine), mentre, nell'ordine della grazia, il Sole  Gesù  precede lei (perché, quale Suo Dio, l’ha creata)».
Estensivamente, Maria è la madre di tutti gli esseri umani, da Adamo ed Eva fino alla fine del mondo, perché, per redimere tutti è morto Cristo.
Maria realizza questa sua funzione materna attraverso lo Spirito Santo, di Cui è dispensatrice, in quanto mediatrice di tutte le grazie. 
Certo, solo Cristo è il gran Redentore del genere umano ed il gran Mediatore che  divinizza ed  unisce (= salva) la Natura divina a quella umana, facendo di ogni essere umano un figlio adottivo di Dio.
Questo però non toglie, come è rivelato, che Maria, oltre ad essere la Madre naturale Dio (dell’uomo-Dio Gesù) per mezzo dello Spirito Santo (Lc 1,35. 43)), sia anche la Madre spirituale dei cristiani per volontà di Cristo stesso, e per mezzo dello Spirito Santo. E siccome per ri-nascere cristiani Cristo ci ha meritato lo Spirito Santo-Dio e le grazie di fede indispensabili per poterlo impetrare con la preghiera (Lc 11,13), ne consegue molto semplicemente che Maria è la dispensatrice dello Spirito Santo e di ogni grazia che a Lui fa capo e che da Lui deriva.
Sapendo questo, ci dobbiamo rivolgere a Maria non perché Ella - come del tutto erroneamente ci contestano i protestanti - sia "più buona" di Cristo (perché più buono di Cristo non c'è che Cristo in quanto solo Dio è assolutamente Buono; cfr.: Mr 10,18), ma perché così ha voluto Cristo che nella “comunione dei Santi” l’ha costituita Regina, Sua corredentrice e mediatrice per eccellenza, insieme agli angeli e ai santi (e noi intendiamo fare la Volontà di Cristo che costituisce la rivelazione definitiva e completa della Volontà di Dio)
Nella preghiera dei fedeli Maria viene proposta come orante di intercessione sia per i bisogni temporali, come a Cana di Galilea, sia soprattutto per ottenerci il dono dello Spirito Santo, come nella nascente Chiesa militante il giorno di Pentecoste, durante il quale Ella era presente (Atti 1,13-14).
Disse Paolo VI: «Non si può essere cristiani senza essere mariani». Lo si sappia o non lo si sappia. La religione cristiana è la religione delle mediazioni. Gesù Cristo è in Se stesso il grande Mediatore tra l'uomo e Dio. Ma nell'ambito della grande mediazione di Cristo, c’è anche la mediazione dei santi, e tra queste, la più eminente è quella di Maria, la quale, essendo madre spirituale dei cristiani, cioè datrice dello Spirito Santo, che è Dio, non può non essere la mediatrice di tutte le grazie di Dio. Dice in proposito Dante che: « chi grazia vuole e a Maria non ricorre, sua desianza vuol volar senz’ali»,
 
Si spiega benissimo allora come (perché lo vuole Cristo stesso così come ha voluto nascere dalla sempre-vergine Madre Maria!) non si può essere veri cristiani senza essere consapevolmente anche veri mariani.
 
 
> Lo Spirito Santo e questo mondo.
 
Il Figlio naturale di Dio incarnato, il Dio visibile per come può esserlo in questo mondo, terminata la Sua missione, ritorna al Padre, dopo esser morto e gloriosamente risorto, ma la Sua assenza non è senza presenza, perché rimane sempre viva e consolante per l'umanità questa Parola di Gesù:
«È bene per voi che io me ne vada» (Gv 16,7). È bene, perché con l’effusione pentecostale dello Spirito Santo che è Dio invisibile nella pienezza della Sua Capacità trinitaria d’amare (= "Carità") e nella onnipotenza della Sua capacità di fare, può giungere a compimento finale la storia dell'accoglimento dei frutti della universale redenzione salvifica dell’uomo-Dio. Accoglimento reso possibile, come abbiamo mostrato - una volta per tutte - con la Sua passione, morte, discesa vittoriosa fino all’inferno, resurrezione ed Ascensione al Padre.
Col Suo ritorno al Padre  al compimento universale della Sua missione che rende possibile a ciascun essere umano (con la sola auto-esclusione dei reprobi) il suo altrimenti impossibile accesso al Cielo - vengono infatti superati dalla Trinità i limiti della Sua vicaria auto-riduzione espiativa, in quanto nello Spirito Santo c’è in atto tutta la pienezza della misericordiosa onnipotenza trinitaria di Dio. Verità questa che Gesù aveva già  enunciato in Gv 14,12-14.
In particolare - rivela Gesù (Gv 16,7-10) - il compito educativo svolto sulla terra dallo Spirito-Dio è di mostrare, riguardo al peccato, alla giustizia ed al giudizio, la colpa del mondo - inteso come tutto ciò che si oppone a Dio e al suo disegno, che trova il Suo definitivo compimento in Gesù Cristo.
 Quanto al peccato, Il giudizio di condanna per i "cristiani" e più rigoroso. Per coloro che infatti, avendo la possibilità di aprirsi a Cristo, alla Sua Parola di Vita eterna, trascurano questa incommensurabile possibilità disattendendo  volutamente la Sua Parola, sarà questo stesso loro atteggiamento a giudicarli nell'ultimo giorno, che si apre con la morte terrena (cfr.: Gv 12,44-50).
La colpa del mondo consiste perciò nella incredulità ingiustificata di coloro che potendo credere non vogliono, rifiutano cioè di voler conoscere – con tutto ciò che di perverso e pervertitore ne consegue -  che Gesù Cristo è uomo ma anche Dio.
Il rifiuto interessato di tale obbiettiva conoscenza di fatto porta a quell’arianesimo più o meno strisciante che costituisce il più grave tra le varie forme di ateismo: quella di coloro che non vogliono conoscere il vero Dio, che si dimostra tale pure ai bambini, perché vogliono continuare a restare nel brodo del loro piccolo porcile.. “Nati non fummo – scrive Dante nella Sua Commedia”- a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”.
Quanto alla Giustizia – continua Gesù – ossia alla vera religiosità di cui Cristo si è fatto Causa esemplare di imitazione per tutti i veri adoratori del vero Dio (Gv 4,23) - perché vado al Padre e non mi vedrete più  perché, appunto, vado al Padre: ma non vi lascio orfani perché vi mando in dono lo Spirito Santo, che è Dio, ossia Persona divina, e Vita di Dio, il Quale farà le mie veci in tutto il mondo, quasi mio "alter ego").
E quanto al Giudizio, conclude Gesù, perché il principe di questo mondo – satana -  è stato giudicato».
       Si tratta del Giudizio finale di Dio, quello della fine dei tempi (da non confondere con quello dell’inizio dei tempi, di cui in Gn 3,9-24), quello cioè che il Padre ha lasciato in mano al Figlio. Satana, infatti, che per molti aspetti è ancora il principe di questo mondo, ha ormai tutti i suoi giorni contati.(cfr. Gv 16,7-11). Egli infatti è stato già potenzialmente vinto e giudicato da Cristo, ma sarà per sempre tolto di mezzo dal mondo alla fine di esso, nel nuovo mondo della nuova Creazione dai nuovi cieli e nuova terra, laddove il Redentore risorto è seduto sul trono della Sua gloria, contornato dai primi Suoi Apostoli (escluso Giuda Iscariota; cfr.: Gv 12,31-32 in rel. a: Mt 19,28) ed ove avrà stabile dimora la Giustizia, ossia l’Amore divino di Carità (2 Pt 3,13).
       Esso sarà abitato, insieme a Gesù ed a Maria, da tutti i risorti nel Nome di Cristo.
     
È perciò lo Spirito Santo non l’uomo che converte. È lo Spirito Santo che guida il discepolo nella testimonianza della Parola di Dio nel mondo (si confronti ad esempio: At 13,2-4).
 
Con la Pentecoste cristiana, la nuova ed eterna Alleanza è fondata non più su una legge scritta su tavole di pietra, ma sull'azione vivente e dinamica dello Spirito-Dio che cambia la capacità d’amare – o cuore – dell’anima umana sul modello di quella trinitaria di Dio, detta “Carità” (=”Deus caritas est”), di cui abbiamo già parlato.
 Si capisce allora bene come «senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo una lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l'autorità un potere, la missione una propaganda, il culto un arcaismo, e l'imitazione di Cristo, ammesso che sia possibile, un agire da schiavi.
              Al contrario, nello Spirito Santo il cosmo si nobilita per la generazione del Regno, il Cristo risorto si fa presente, il Vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria della carità, l'autorità si trasforma in servizio, la liturgia è memoriale ed anticipazione, l’agire umano viene deificato» (Atenagora II° sec.).
            
Apparendo agli Undici prima di ritornare al Padre Gesù Risorto dice loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crede sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio Nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non arrecherà loro danno. Imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro fu elevato in Cielo e sedette alla Destra di Dio(Padre). Allora essi partirono a predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni (i miracoli che dimostravano la presenza reale di Cristo in loro) che l’ accompagnavano» (Mc 16,15-20).
Due espressione di Gesù ci interessa evidenziare in questo brano evangelico appena trascritto: «Fu elevato in Cielo e sedette alla Destra di Dio» nonché: «il Signore agiva insieme con loro».
Sembrano due frasi contrapposte dal momento che la prima parla di una separazione tra Gesù ed i discepoli, mentre la seconda parla di una stretta vicinanza fra di loro.
Il dono dell'Ascensione si trova tutto in questa apparente contraddizione. Per gli apostoli, la morte in croce di Gesù ha segnato una svolta profonda nella loro vita: una morte ignominiosa che sembrava confermare le parole degli avversari di Gesù, che, anche se in malafede, lo accusavano di essere un bestemmiatore, un uomo lontano da Dio.
Ma la Sua Resurrezione rivela che davvero Gesù è il Figlio naturale di Dio da sempre e di Maria a partire dal suo concepimento e per sempre..
Proprio per annunciare questo incredibile verità, il Signore risorto va ai Suoi discepoli rivelando loro che il Padre e dalla Sua parte, che il Vangelo che ha proclamato è pertanto Parola di Dio. Ora, Gesù risorto annuncia agli Apostoli (ed a tutti quelli che di generazione in generazione – chiamati a seguirlo – lo diventeranno) che si separerà definitivamente da loro per tornare al Padre.
Questo evento potrebbe essere fonte di tristezza e di scoraggiamento, ma invece segna per gli Apostoli (in particolare per il Collegio apostolico) l'inizio di una nuova esistenza:
Gesù ha vinto la morte, sia quella spirituale del peccato, liberando l’umanità dalle tenebre di satana ed aprendo ad essa gratuitamente le porte del Cielo nell’eternità divina dell’Aldilà, che quella materiale del corpo, il Padre pertanto ha confermato l'opera di Suo Figlio, e ora essi Lo devono annunciare a tutti.
In questo nuovo compito missionario, però, non saranno soli: proprio perché il Figlio è ora per sempre con il Padre, può essere per sempre insieme ai suoi discepoli e agire per mezzo di loro con lo Spirito Santo in Cui c’è la pienezza della Divinità nella Trinità di un unico e solo ma non solitario Essere divino: Padre e Figlio e Spirito Santo.
E’ Questa certezza che si celebra con l’Ascensione e la Pentecoste: il Signore è presente in Spirito Santo  in mezzo ai Suoi ed agisce attraverso i Suoi per portare a tutti la lieta notizia della Sua resurrezione. Cristo è risorto per noi, quindi anche noi risorgeremo per Lui: ALLELUIA! (v.: Gv 16,15-23).
È questo l'annuncio che gli Apostoli di Cristo – quando nella grande Pentecoste saranno effusi pienamente di Spirito Santo - sono chiamati a proclamare sapendo, però, che davanti ad esso ogni uomo è libero di accoglierlo o di rifiutarlo: con la loro testimonianza e le loro parole essi sono araldi di un annuncio di salvezza che non si impone ma si propone. Si offre cioè all'uomo, perché lo accolga liberamente, riconoscendo in Gesù l'unico Salvatore, l'unica Via che conduce alla salvezza (=al Padre)  e facendo quindi fiduciosamente la Sua Volontà che consiste nella imitazione sempre più radicale della Vita terrena di Cristo finché Egli non lo chiamerà beato per sempre con Sé.
              E se è lo Spirito Santo che Cristo manda ai Suoi discepoli  che fa tutto guidandoli alla Verità tutta intera, (Gv 15,26. 27) ossia alla Verità assoluta che è Cristo Gesù Signore -  Egli però non fa nulla né in loro, né per mezzo di loro, SE essi scelgono liberamente di fermarsi sia pure di fronte alle inevitabili seduzioni ed agli immancabili ostacoli e persecuzioni che incontreranno nel mondo a causa del Nome di Cristo,  mancando con ciò di fede in Lui, perché lo Spirito a nulla muove che l'ispirato non possa liberamente realizzare ( ivi compreso il miracolo).
     Bisogna quindi mentre si vive in questo mondo guardarsi bene sempre da satana perché Cristo è per lui segno netto di contraddizione   
 
 
> Cristo segno di contraddizione per “il principe di questo mondo”.
 
Dopo Cristo che dimostra di essere il vero Dio, la rivelazione profetica della Verità assoluta riguardante l’aspetto fondamentale dell’esistenza umana e cioè il fine ultimo e definitivo di ogni essere umano è perciò perfettamente inutile ricercarlo nella scienza di questo mondo o nell’etica dei filosofi o nei fondatori umani di religioni, perché solo il vero Dio può saperlo e rivelarlo compiutamente così come ha fatto l’uomo-Dio
              Dopo Cristo la Rivelazione profetica del vero Dio si compie in auto-rivelazione, per cui la pienezza della Verità su  Dio, sull’uomo, su satana e sul mondo è Cristo stesso (Gv 14,6) che dimostra di essere Dio e Volontà di Dio da imitare per raggiungere direttamente la salvezza in Dio.
              E’ sulla Rivelazione definitiva che Cristo fa di Dio – ossia di Se stesso  - nonché dei destini ultimi dell’uomo e del mondo, che bisogna perciò appuntare lo sguardo per saper veramente di Dio, e dei destini ultimi dell’uomo e del mondo:: per sapere cioè  quello che bisogna fare o non fare per raggiungere in Dio la pienezza senza fine della felicità divina.
             Ne consegue che è su Cristo che dopo Cristo bisogna basarsi in questo mondo per respingere gli infingimenti seduttori di satana, che fanno leva su “ragionamenti” e “testimonianze” mondane, oltre che sulla propensione naturale a peccare dipendente da satana stesso col peccato originale.
          A riguardo di tutto ciò, Cristo è segno di contraddizione per cui non bisogna meravigliarsi che il mondo non-cristiano e quello ipocritamente cristiano polemizzano, osteggino e spesso anche perseguitino fino all’omicidio il cristiano vero, il santo di Cristo, come l’esperienza ancora attuale – purtroppo  -  ci mette sotto gli occhi (vds.: tra gli ultimi San Pio da Pietrelcina)  come Cristo stesso ha predetto che sarebbe avvenuto  (Mt 5,11-12. 44; 10,23; 23,33-36; Lc 21,22; Gv 15,20; At 7,52).           
            In questo senso infatti di Gesù - neonato - Simeone – mosso dallo Spirito Santo che è Dio e Vita di Dio – profetizzò, sollevandolo sulle braccia, che il Figlio di Dio proprio in quanto salvezza delle genti e LUCE DELLE NAZIONI (Lc 2,29-32) «sarebbe stato segno di contraddizione» (Lc 2,34-35) a fronte della menzogna in cui è avvolto il cuore umano di questo mondo, di cui non a caso satana è ancora il principe!.
            Si comprende allora molto meglio il significato di «falso angelo della luce» con cui San Paolo definisce il modo di sedurre fondamentale di satana, e cioè:
            se Dio è Luce; se la Luce è il primo dono del Creatore (Gn 1,3-4), ossia di Colui che fece l'Uni-verso primigenio dal nulla (Gn 1,1) illuminandolo col Suo Spirito Santo in vista dell'uomo ( Gn 1,2);
            se, come vedremo, il Figlio naturale di Dio fattosi uomo nella Persona del Cristo (1Gv 1,14) è Luce (1Gv 1,5), che si è resa visibile agli uomini (1Gv 1,1-4);
             se Gesù Cristo - che dimostra di essere Dio - dice di Sé: «Io sono la Luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la Luce della Vita»... 
           …allora il serpente, satana, il diavolo, il maligno... ecc. è tutto ciò che mistifica questa realtà dell’esistenza.
 
Togliendo a satana la maschera, egli si rivela come falso messaggero di Dio, falso angelo della luce: scimmia di Dio per ingannare gli incauti, come l'esca coperta dall’amo i pesci, o come le false luci sul mare, che non segnalano un porto sicuro nel buio della tempesta; ma attirano le navi sugli scogli per depredarle.
Satana è quindi intelligenza preternaturale superiore a quella umana di questo mondo ma rivolta al male estremo, al male dei mali, ossia, in definitiva a separare eternamente da Dio l’essere umano che Dio ha invece fatto eterno per essere eternamente inabitato da Lui ed eternamente assunto in Lui.
Ecco perché di alcuni che presso i Corinzi si spacciavano per apostoli di Cristo, al fine di raggiungere scopi di seduzione che con la predicazione del Vangelo non c'entravano proprio per nulla, Paolo dice che sono falsi apostoli (di Cristo). Così come il serpente nella sua malizia sedusse Eva – argomenta Paolo -  traviando il suo pensiero,  allo stesso modo questi falsi cristiani traviavano i pensieri dei veri cristiani dalla loro semplicità e purezza (2cor 11,3-4.
               
Dice in proposito San Tommaso che  l'intelligenza cade nell'errore attraverso  la falsa apparenza della verità e che la volontà porta al male attraverso la falsa apparenza del bene. Ecco satana è apparenza di entrambe le cose!
               
Il Maestro Giovanni Taulero, mistico tedesco del quattordicesimo secolo, segnala che le azioni dei demoni sono volte sempre ad ostacolare l'ascesa spirituale delle anime ferventi – e quindi ad impedire, o quanto meno ad ostacolare e ritardare, il progetto salvifico che Dio ha sul mondo.
A questo scopo anti-divino, i demoni «usano tutte le astuzie di cui dispongono..... la malizia che adoperano incessantemente in questa loro opera di seduzione è incredibile.
L’uomo dovrebbe applicarsi con attenzione continua per guardarsi dalla malizia di questi nemici che lo assediano con tanto accanimento. Essi impiegano l'abilità più consumata dissimulandola col servirsi spesso di cose apparentemente buone. Il più delle volte trascinano l'uomo alla distrazione dello spirito. Se non possono fare di più lo inducono a vedere soltanto l'apparenza attraente delle cose (cfr..Gn 3,6).
Se si prendono sul serio le parole del diavolo in Luca (4,6) e altre parole di Gesù stesso, come anche di San Paolo e di San Giovanni, si è portati a credere che l'influsso del demonio sul mondo è molto di più grande e più profondo di quanto non si supponga comunemente.
         E’ una potenza inaudita, quella dei demoni, satana è l’anti-Dio che si mistifica da Dio (e dopo Cristo è l'anticristo che si mistifica da Cristo). Tale perversa potenza in questo mondo può essere vinta solo se non lasciamo mai la mano di Cristo, come vedremo più avanti.
 
 
> Perché Cristo vuole essere imitato in questo mondo?
 
                Gesù Cristo, facendosi Causa esemplare di imitazione per coloro che Egli chiama alla Sua sequela, li ri-fà veri cristiani, altri cristi, veri adoratori del vero Dio mediante il dono della fede in Lui quale vero Dio e mediante il dono dello Spirito Santo, che è Dio, in cui c’è il Padre ed il Figlio.
Li ri-fà, cioè, degli imitatori sempre più radicali di Cristo stesso: divenuti come Cristo, essi possono si allora realmente imitare Cristo stesso.
                Da quanto sopra consegue – tra l’altro – che è possibile ai missionari di Cristo di raggiungere fin da questo mondo la santità cristiana, ossia l’imitazione ravvicinata di Cristo, fino ai più alti livelli miracolosi della Sua Vita terrena come veri e propri altri Cristi, figli adottivi di Dio e di Maria, ri-fatti dallo Spirito ad immagine e somiglianza dell’uomo-Dio Gesù Cristo.
                 Essere dallo Spirito ri-generati in Cristo per divenire capaci di imitare sulla terra la Sua Vita terrena di Figlio incarnato di Dio significa giungere a fare quello che Lui ha mostrato di aver fatto durante il corso della Sua Vita terrena, e cioè:               
predicare, sull'esempio di Gesù, che «il  Regno dei Cieli è vicino» (ossia a portata di mano di chi lo vuole accogliere, pur dovendoci mettere impegno per conseguirlo: Mt 11,12) e compiere le Sue stesse opere:
 «guarire gli infermi, risuscitare i morti, purificare i lebbrosi, scacciare i demoni (Mt 10,1). Negli stessi termini è  descritta la missione di Gesù in Mt 4,23-24 e 9,3 ).
 
Il motivo per cui Gesù vuole essere imitato, mandando nel mondo i Suoi santi cosi come il Padre ha mandato Lui (=con gli stessi poteri del Figlio: Gv 20,21-23),  Lo dice Gesù stesso:
 Gesù vuole liberamente convertire tutto il mondo al vero Dio (Mt 28,18-19; Mr 26,15;Lc 24,47-48, Atti 1,8):
Fare cioè di tutto il mondo un solo ovile per un solo Pastore (Gv 10,14-16).
E’ questo l’obbiettivo esplicito che Egli dà per mandato ai Suoi imitatori, vale a dire  - non dimentichiamolo mai! - ai Suoi veri cristiani, ai Suoi testimoni sinceri, ai Suoi veri imitatori, in breve ai Suoi Santi.
Sono i Santi infatti – come abbiamo già posto in rilievo – quelli che lo Spirito Santo-Dio ri-genera in figli di Dio col potere del Figlio di Dio (Gv 1,12), in altri Cristi con l‘onnipotenza delegata della Parola e dei miracoli che l’accompagnano (cfr.: Atti 5,16; 8,6-8 e 13; 9,35 e 42; 13,12; 16,29-32…)
                Diventare cristiani significa santificarsi a santificare il prossimo in vista di raggiungere il Cielo nell'altro mondo e la diffusione planetaria del modo di esistere del Regno di Cristo in questo mondo.
La trasformazione - mediante la testimonianza missionaria di Cristo  - del regno o modo di esistere umano di questo mondo nel Regno o modo di esistere umano-divino del Regno di Dio - quando cioè in tutto il mondo ci sarà un solo Dio. quello vero; una sola religione: quella dei veri adoratori del vero Dio è quello che chiediamo ogni giorno nella Preghiera del “Padre nostro” (Mt 6,9-13).
           Questo traguardo che abbiamo chiamato “obbiettivo esplicito” della missione per la quale Cristo manda i Suoi Santi, NON E’ PERO’ FINE A SE STESSO, come abbiamo già in qualche modo fatto comprendere.
Tale conversione planetaria all’unico vero Dio che prova di essere tale è infatti condizione previa ed insostituibile come vedremo subito appresso, della Sua venuta finale, detta parusia, che dovrà dare compimento integrale e definitivo al progetto di redenzione salvifica del genere umano che non è ancora stato da Dio realizzato nella sua parte finale (=Resurrezione universale, Giudizio finale, separazione eterna del Bene dal male…).
               La consequenzialità tra i due fatti (cristianizzazione di tutto il mondo\Venuta finale del Risorto) è rivelata esplicitamente.
          I Vangeli, infatti rivelano che la diffusione del Regno di Cristo su tutta la terra – ossia il TRIONFO DELLA VERITA’TUTTA INTERA CHE è CRISTO RISORTO ED ASCESO AL PADRE (Mt 24,14\a; Mc 13,10; 16,15; Lc 24,47) - è condizione indispensabile alla Sua venuta finale nella gloria della Sua divina onnipotenza di Risorto (Mt 2(Mt 6,9-13)4,27). Per cui, il raggiungimento di questo obbiettivo di cristianizzazione planetaria  determinerà la seconda venuta di Cristo quella finale della Sua parusia.
Ma qual è la relazione di interdipendenza tra i due fatti: trionfo della Verità piena che è Cristo e venuta finale di Cristo risorto nella gloria della Sua divina onnipotenza?
Quando tutta la verità su Cristo ed il Suo Regno giungerà ad essere conosciuta e praticata in tutto il mondo, allora essa genererà una definitiva responsabilità personale circa la Sua inosservanza in quanto non è più giustificata dall'ignoranza. In questa situazione finale scegliere la menzogna (= satana), conoscendo con certezza la Verità che è Cristo, e sapendo di essere destinati con satana all'inferno, determina fin da qua la definitiva responsabilità personale circa questa scelta, nel senso che anche se si dovesse campare in questo mondo fino alla sua fine, sempre all'inferno si sarebbe eternamente destinati ad andare.
L'atteggiamento di cui sopra, infatti, altro non significa che bestemmiare contro lo Spirito di verità, ossi  contro la propria stessa coscienza: significa vendere liberamente e quindi per sempre la propria anima al diavolo fin da qua. Significa - malgrado redenti - non consentire più a Cristo la possibilità del perdono per essersi spontaneamente consegnati fin da qua e per l'eternità in cattività diabolica a satana che – in questo caso - non molla più la sua preda.
Lo Spirito Santo del Figlio e del Padre NON sopporta l’ipocrisia e la malafede (anche se tollera e scusa l’ignoranza).
                Non può ad esempio tollerare il fatto che quelli che dicono di proclamare la Legge di Dio siano gli stessi che per primi la violino  a danno dei più deboli ed indifesi che schiacciano con il loro potere malvagio.
Quando la Verità che è Cristo in quanto dimostra di essere Dio trionferà, il “principe di questo mondo”, che cerca di mantenere le persone nella confusione, nella divisione e nelle tenebre, verrà demistificato e smascherato insieme a tutte le false promesse ed a tutte le corruzioni e le violenze delle sue seduzioni.
Avverrà allora per questo che molti sceglieranno la totalità della Verità che è Cristo fino a comprendere di generazione in generazione la totalità dell’umanità allora vivente sulla terra.
Quando la cristianizzazione del mondo tra una generazione e l’altra giungerà finalmente e liberamente in porto, quando tutti gli appartenenti a tutti i popoli del mondo diventeranno liberamente tutti veri adoratori del vero Dio (Gv 4,23-24) - quello rivelato con molte prove da Gesù Cristo, il Risorto (cfr At 1,3); quando cioè il vero Dio verrà liberamente riconosciuto come tale da tutti i popoli della terra ed una sola sarà la vera religione in tutto il mondo, allora i tempi di libera scelta esistenziale tra Cristo e l’anticristo saranno meno soggetti a confusione, in quanto il discernimento tra Verità (Gv 14,6) e menzogna (Gv 8,44\b)  NON  sarà più suscettibile di mistificazione da parte di satana.
Si potrà così abbassare l’età media individuale dei battezzati alla conversione affrettando la liberazione dal peccato e la conversione a Cristo (discepolato\apostolato).
               Cerchiamo di capire meglio questo passaggio.
La suddetta condizione esistenziale planetaria che riconosce in Cristo l’unico vero Dio in Tre divine Persone attiverà infatti in ogni essere umano quella percezione chiara e distinta, e quindi certa e senza scuse, tra il vero Dio ed il falso dio, tra Cristo insomma e l’anticristo che viene così smascherato da ogni sua mistificazione buonista (l’anticristo per eccellenza, ispiratore di tutti gli anticristi della Storia cristocentrica della Salvezza, è satana).
Ne consegue che non solo 1) i tempi  per distinguere e scegliere personalmente e responsabilmente l’Uno o l’altro - oggi ancora troppo lunghi – si ridurranno progressivamente fino ad essere compresi nell’ambito della stessa generazione genitori\figli, educatori\educandi, maestri\discepoli… ma 2) la scelta dell’anticristo – in quanto scelta chiara e distinta contro la Verità come tale conosciuta - diverrà irreversibile da parte di chi conosce chiaramente e distintamente che Cristo è il vero Dio e tuttavia sceglie responsabilmente (=liberamente) satana l’antidio.
E sarà così non in quanto Dio non vorrà più concedere il Suo perdono (Dio come abbiamo visto ha espiato per noi e perdonato tutto e tutti in anticipo firmando innumerevoli cambiali in bianco) ma perché sarà il peccatore che – fin da qua - non potrà più pentirsi per poter accogliere nell’Aldilà i frutti della redenzione salvifica del Cristo, che per lui perciò – con gran dolore del vero Dio Uno e Trino – sarà stata in definitiva inutile.
In questo caso infatti la libera scelta di aver lasciato Colui che  si sa essere il vero Dio per l’antidio - essendo del tutto ingiustificata genera, come abbiamo già anticipato, la responsabilità definitiva di tale scelta e conferisce a satana il “diritto” di trattenere chi ha fatto liberamente questa scelta in cattività senza consentirgli più fin da qua e per l’eternità di poter nuovamente usufruire del dono divino del libero arbitrio per poter effettuare una scelta diversa.
 In pratica ritorna il determinismo a peccare ed è quindi come se si fosse – prima di morire - morti impenitenti di peccato mortale.
In questi casi infatti rimane in coloro che hanno liberamente operato tale diabolica scelta solo l’ “etica” della “bestia: termine col quale vengono indicati in modo specifico coloro che si pongono responsabilmente al servizio di satana nella lotta contro Cristo, come tale indubitabilmente conosciuto per teofania (miracolo).
 Nella figura della "bestia" è presente infatti l’idea di un giudizio divino già pronunciato (cf.Sal 149,9; Gv 16,11), perché “la bestia” ha commesso il peccato che conduce (fin da questo mondo) alla "morte" (eterna), e per essa è inutile pregare (cfr Gv 16,11). Le “bestie”, infatti, sono gettate "vive" nello stagno di fuoco e zolfo: la loro definitiva condanna spirituale non attende la loro morte fisica (Ap 19,20; 20,10)
È’ questa la bestemmia contro lo Spirito Santo, che è irreversibile.
                La irreversibilità della scelta umana di seguire satana conoscendo la Verità tutta intera (Gv 16,13), ma rifiutandola, farà si che dalla terra ci saranno solo anime di defunti che giungeranno o in paradiso o all’inferno, mentre il Purgatorio andrà progressivamente svuotandosi fino a cessare di esistere del tutto per la mancanza di anime che hanno bisogno di purificazione prima di entrare in Paradiso.
Quando questo accadrà e sulla terra non ci sarà più nessuna anima che avrà bisogno di tempo per potersi convertire in relazione al verificarsi della condizione esistenziale di cui sub 1), allora potrà dirsi concluso il periodo di tempo donato da Dio per l'accoglimento dei frutti della redenzione salvifica del Cristo, e quindi non ci sarà più bisogno che Dio rimandi ancora da una generazione all'altra la fine di questo mondo.
Questo perché questo mondo – non lo dimentichiamo! - è stato fatto crocifisso e mortale rispetto a quello originale proprio per rendere possibile ad ogni essere umano l’accoglimento dei frutti della redenzione salvifica del Figlio (Mt 24,14) a partire già dal peccato e dalla caduta originali (cfr Gn 3,1-8. 16-24).
 
 
> L’avvento dell’anticristo della fine, la seconda ed ultima venuta del Cristo, la resurrezione dei morti e la fine di questo mondo per quello della nuova creazione.
 
Prima però che quanto sopo sinteticamente descritto accada - e si passi dai tempi della fine (il tempo che viviamo ancora adesso) alla fine dei tempi - è rivelato che satana entrerà nel pieno esercizio dei suoi poteri preternaturali contro il mondo dei santi degli ultimi tempi e riuscirà a determinare sulla terra una grande apostasia di cristiani da Cristo, che, per quanto appena detto, sarà irreversibile ed avrà a suo capo l’anticristo – l’uomo iniquo per eccellenza con i pieni poteri di satana.
                Costui non sarà più limitato nei suoi poteri preternaturali contro i santi di Cristo. 
                L’anticristo farà infatti apertamente uso dei poteri diabolici di prodigio ed opererà  con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri (non però “miracoli che ormai sappiamo cosa sono e sappiamo pure che li può fare e far fare solo Dio) e con ogni sorta di empio  inganno (2Ts 2,9-10; Mc 13,21-23).
                Riuscirà così a ribaltare la situazione spirituale cristiana dell'umanità, e la farà sua (del suo padrone, il diavolo), conquistando tutti quelli che andranno in rovina in quanto avranno ripudiato l'amore della verità separandosi da Dio "per un piatto di lenticchie" (2Ts2,10b): è questa la grande apostasia dei tempi ultimissimi, quella che precederà da poco il secondo avvento di Cristo per la resurrezione dei morti e la vita del nuovo mondo che verrà (2Ts 2,3).
In un clima di separazione e di odio «Si solleverà allora popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori» Allora, i santi di Cristo, i suoi discepoli «verranno consegnati ai supplizi e verranno uccisi, e saranno odiati da tutti i popoli a causa del Suo Nome. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti ed inganneranno molti e, per il dilagare delle iniquità, l'amore di molti si raffredderà»  (Mt 24,7-12).
L’ apostasia conquisterà tutta la terra (Lc 18,8\b; Ap 20,7-8), salvo il piccolo resto dei Santi di Cristo che persevereranno fino alla fine e sui quali si scaglierà l’esercito numerosissimo degli apostati di Cristo (Ap 20,7-9\a) spiritati da satana e guidati dall’ultimo ”anticristo non trattenuto” della fine dei tempi. Costui  - lo ripetiamo - è l’uomo iniquo, il falso cristo (1Gv 18. 22; 4,3; 2Ts 2,3-10) che cercherà di farsi passare per Cristo in quanto avrà gli stessi poteri preternaturali di satana, l’ispiratore di tutti gli anticristi della storia (Mt 24,24-25)..Gesù però ci ha predetto che non sarà possibile confondere l’anticristo con il Suo Avvento finale (Mt 24,23-27).
Ma questo predominio di satana su tutto il mondo durerà pero molto poco anche se alla fine dei tempi è rivelato che avverrà ed interesserà tutta la terra (Ap 20,9\a). Esso comunque non consentirà a satana nemmeno in questo caso la prevalenza assoluta su tutto il mondo per via dei santi di Cristo degli ultimi tempi che resisteranno perseverando in Cristo fino alla fine.
Non sarà perciò satana a chiudere la storia di questo mondo distruggendo le condizioni di vita in esso presenti, ma sarà Cristo - nel Suo Avvento finale - a vincere satana ed ad avere l’ultima parola cambiando questo mondo per quello della nuova Creazione, di cui in 2Pt 3,13.
Superato infatti l’ultimo assalto di satana e dei suoi ministranti apostati del vero Dio come tale conosciuto, verrà finalmente il giorno profetizzato, desiderato e da molti tanto atteso: quello ultimo della Storia della salvezza - il Giorno del Signore – quello della parusia di Cristo, quando Egli verrà con potenza e gloria grandi (cfr Mt 24,27-31) e sarà visibile a tutti.
E mentre satana che aveva sedotto i cristiani alla grande apostasia finale verrà rigettato  nel suo inferno di fuoco dal quale non potrà mai più uscire perché non avrà più nessuno da sedurre (=lo “stagno di fuoco e zolfo”), un “altro” fuoco disceso dal Cielo, divorerà l’esercito di quei tristi apostati del Cristo, spiritati dal demonio (Ap 20,9\b). Costoro faranno la stessa fine infernale eterna di tutti coloro che non verranno trovati scritti nel Gran Libro della Vita (si tratta di  coloro che, per come sono vissuti e morti nell’Aldiquà, non potranno accogliere la redenzione salvifica di Cristo nell’Aldilà) allorquando - sparito questo mondo senza lasciar traccia (Ap 20,11\b) – ossia nel nulla come solo Dio può fare - l’intero genere umano risorto in tutti i suoi appartenenti – buoni e cattivi - comparirà di fronte al trono di Dio-Figlio  (Ap 20,11)
Avverrà a questo punto che le tre ex Chiese di Cristo, quella militante della terra fondata da Cristo sulla pietra di Pietro, nonché quella purgante e quella trionfante del Cielo si unificheranno da Adamo ed Eva in poi e fino alla fine del mondo in una sola Chiesa: quella dei risorti nel Nome di Cristo, il Quale farà risorgere pure separatamente le anime che provengono dalla chiesa di satana, che è l’inferno.
Risorgeranno infatti - per Cristo – e vedranno tutti Cristo risorto nella gloria della Sua divina onnipotenza tutti gli esseri umani, buoni e cattivi, da Adamo in poi, e si volgeranno irresistibilmente verso il Cristo trionfante: gli uni attratti dall'amore, gli altri costretti dalla giustizia (cfr.: I quattro Vangeli, nota a Mt 24,23-28).
             Oltre alla resurrezione beata, c'è purtroppo anche una resurrezione dannata che riguarderà le anime dei reprobi, di cui abbiamo già parlato, quelle provenienti cioè dall'eternità infernale dell’Aldilà.     
 
        
> Il Giudizio finale o II° Giudizio universale (ossia quello dell’Apocalisse, dopo il primo della Genesi).
 
E questo il più grande dolore del Redentore; non l'espiazione angosciante del coacervo di tutte le separazioni da Dio conseguenti a tutti i peccati commessi dall'umanità, dal primo originale fino all'ultimo personale, senza averne commesso neppure uno; non l'aver preso su di Sé, per ogni essere umano, tutti i dolori connessi alla fragilità della natura umana…No! Ma il più gran dolore del Cristo è quello di non aver potuto salvare coloro che contro la loro stessa coscienza hanno scelto in questo mondo di perseverare nel male fino all’impenitenza finale, o, avendo avuto esperienza del vero Dio per teofania miracolosa, hanno comunque scelto di lasciarlo per seguire in questo mondo satana.
In conclusione, la successiva e definitiva sconfitta in questo mondo di satana ad opera del Cristo non solo segnerà la fine di questo mondo per quello della nuova Creazione (2 Pt 3,7. 10. 12-13) ma porterà – sempre ad opera di Cristo - alla resurrezione corporea di tutti gli esseri umani che sono passati da questo mondo (Gv 5,21. 24-25. 28-29; 6,39-40. 44. 54; Mt 27,52...) per il Giudizio universale (secondo), quello finale dell’Apocalisse (che etimologicamente significa "caduta del velo").
Quello cioè proprio della parusia di Cristo che dividerà per sempre dal gregge di Dio le pecore dai capri:  i figli di Dio gloriosamente risorti per la beatitudine eterna  come Dio-Figlio al terzo giorno dalla Sua morte, dai figli di satana (Gv 8,44-45) morti nei loro peccati (cfr Gv 8,21, 24) e risorti dall’inferno per l’inferno della loro dannazione eterna (Gv 5,28-29; Ap 20,11-15).
Accadrà allora che tutti gli esseri umani potranno vedere, ognuno nei confronti di tutti e tutti nei confronti di ognuno, quello che la Storia cristo-centrica della Salvezza ha voluto significare, sia nel suo complesso che in relazione ai tempi, ai luoghi e alle circostanze storiche personali e sociali in cui ogni essere umano è vissuto.
Verranno messe allora in luce i segreti delle tenebre e si manifesteranno le intenzioni più riposte dei cuori (1Cor 4,5) perché nel Giudizio universale finale ogni uomo verrà giudicato, o per meglio dire, si auto-giudicherà davanti a tutta l'umanità in quanto membro della società umana.
Il Giudizio universale secondo o finale  - quello dell’’Apocalisse (= “caduta del velo” che copriva gli occhi di ogni essere umano) – devoluto dal Padre al Figlio, che comparirà gloriosamente sulle nuvole del cielo accompagnato dai Suoi Angeli mentre apparirà il segno della croce da un capo all'altro della terra (Mt 24,30) - non sarà pertanto un giudizio costitutivo come il primo Giudizio universale  - quello della Genesi (3,9-24) - ma un giudizio dichiarativo.
Nel giudizio finale di Cristo, in altri termini, ogni uomo si vedrà e sarà visto interiormente per quello che è di fronte a tutta l'umanità, mentre verranno rese manifeste, come i cerchi di acqua che partono da un sasso gettato nello stagno, tutte le connessioni e le dipendenze positive o negative dell'azione umana, come in un libro aperto (per questo, come sappiamo, la condanna dei reprobi sarà un’autocondanna).
Nel disvelamento della Parusia si potrà leggere nei cuori e si avrà piena contezza di ciò che rimane in questo mondo in gran parte nascosto, la grande rilevanza sociale, cioè, dell'umile attività svolta dallo stuolo sterminato delle anime che hanno passato la loro esistenza spendendosi nell'anonimato della casa, della fabbrica, dell'ufficio; che si sono consumate nella solitudine orante dei chiostri; che si sono immolate nel quotidiano martirio della malattia.
Apparirà allora la piena efficacia delle preghiere dei bambini, recitate con cuore privo di malizia e quelle di coloro che si fanno come bambini; le suppliche dei malati, che sono più vicini al Cuore amante di Dio; le nostre stesse preghiere, quando ripetiamo, nel "Padre nostro" che non abbiamo altra volontà che la Sua, che vogliamo servirlo nelle normali occupazioni quotidiane, che desideriamo ardentemente che il Suo Regno, auto-rivelato da Gesù Cristo, si realizzi anche temporalmente in questo mondo in vista di raggiungere la pienezza di tale realizzazione nella nuova Creazione del mondo assunta nell’intimità trinitaria di Dio …..
Nel manifestarsi universale della Parusia cadrà il velo dagli occhi di tutti ed apparirà allora quale ruolo decisivo le preghiere dei santi hanno svolto, nonostante le apparenze contrarie, negli sviluppi della storia della redenzione in vista della sopraggiunta salvezza finale. E sarà anche questo motivo di gioia perenne per i Beati, che ne trarranno motivo di lode perenne al Dio tre volte santo: nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.
Certo, l’assimilazione a Cristo, che è Persona divina, dell'umanità redenta, divinizzata e, nel pieno compimento di questo processo di accoglimento dei frutti della redenzione salvifica di Cristo, assunta in anima e corpo (gloriosamente risorto immortale) nell’intimità trinitaria di Dio, avviene per grazia di partecipazione alla Natura ed alla Vita divina. L’umanità cioè usufruisce, come si potrebbe dire, "di rimessa", della fecondità onnipotente della divina Capacità trinitaria di amare, che abbiamo descritto come “Carità” (=Deus caritas est) dalle sette qualità. Nessuno infatti può essere, per natura, uguale a Dio (Quis ut Deus?) se non Dio stesso nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.
Quindi Gesù procederà alla divisione delle pecore dai capri (Mt 25,31-46…) mediante quel Giudizio universale finale, che l’Apocalisse prefigura in 20,11-15, e del quale abbiamo già parlato.
Nel corso di esso, tutta la storia trinitaria della salvezza del Genere umano apparirà a tutti, buoni e cattivi, salvati e reprobi, nella chiarezza cristallina della coincidenza tra Giustizia e misericordia, resa possibile, quest’ultima, dal gran Sacrificio di espiazione sostitutiva dell’Agnello, ed incrementata dal gran dolore della Madre sotto la Croce, nonché da quello di tutti coloro che, come lei, hanno testimoniato il Cristo, offrendolo in dono al mondo.
 
Per questo e per molto altro ancora, ecco perché – oltre al Giudizio particolare, alla morte corporale - è previsto anche un Giudizio finale alla presenza di tutti i risorti.
Gesù rivela esplicitamente l’esistenza di una Vita oltre questa che sarà  piena di illimitata fecondità esistenziale (1Cor 2,9-10)  ovvero di infinita felicità creatrice - attribuendo a Se stesso la funzione di Colui che come abbiamo già riportato verrà di nuovo nella gloria, per giudicare i vivi (=i vivi sono quelli che, al momento della Sua seconda venuta in questo mondo, non sono morti) ed i morti, e il Suo Regno non avrà fine (cfr.: Mc 8,38; 12,18-27; Mt 13,40-43; 22, 29-31; Lc 20,28-38; Gv 5,21-29; 6, 39-40. 44. 51. 53-54; 11,23-27; Mt 19,28 e 25,31-46...).
 
 E se ne andranno: quanti fecero il bene per una resurrezione di Vita nei nuovi cieli e nuova terra di una nuova creazione del mondo ove il Bene sarà per sempre separato in Dio dal male (Ap 21,1+ 2Pt 3,13..etc..) e quanti fecero il male per una resurrezione di condanna (Gv 5,28-29).
 
 
> Questo mondo non finirà per il nulla.
 
Questo mondo dunque non finirà per il nulla, ma per una nuova creazione dell'universo, più bella di questa, che non è soltanto del tutto simile a quella originaria culminante nel paradiso terrestre (v. 1°e 2°cap. della Genesi), perché in essa avrà stabile dimora la giustizia (2Pt 3,13), sarà cioè ricapitolata da Gesù Cristo ed iscritta nella felicità senza fine dell’intimità trinitaria di Dio: in quello che i filosofi chiamano l’Assoluto.
In questa nuova Creazione del mondo ai Beati Dio tergerà dai loro occhi ogni lacrima perché non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima saranno passate (Ap 21,3-4).
Si tratta comunque di un mondo che - come questo e quello originario della Genesi -  ha quattro regni o generi d’esistenza (= umano, animale, vegetale e fisico-minerale) ma, come quello originario della Genesi, nessun tipo di male sarà presente in esso, né quello morale del peccato, in primo luogo, né quello fisico e biologico dei cataclismi e delle malattie, che rendono questo mondo una sorta di lotta perpetua fra forze di vita e forze di distruzione.
Anche il corpo umano sarà come quello che abbiamo adesso ma risorgerà incorruttibile ed immortale, oltre che gloriosamente trasfigurato come quello di Gesù Cristo al Tabor o quello della Sua resurrezione dei morti al terzo giorno.
La superiore qualità di questo corpo trasfigurato è deducibile dalla vita trascorsa con i suoi discepoli da Gesù Cristo, durante i  40 giorni  successivi alla Sua resurrezione e precedenti alla Sua Ascensione al Padre.
  «Vidi poi un nuovo Cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare  non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal Cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono, e diceva: -Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate. E Colui che sedeva sul trono disse: -Ecco, io faccio nuove tutte le cose; e soggiunse: -Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci: ecco, sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà il mio Figlio» (Ap 21,1-7).
 
E’ questa la Salvezza recuperata nel senso più pieno di quanto è stato rivelato da Dio Padre per mezzo dei Suoi Profeti e completato da Dio-Figlio quale Parola incarnata del Padre nello Spirito.
 
 
> Alla fine dei tempi  saranno  molti quelli che si salvano?
 
 Durante la Vita terrena di Gesù, un tale Gli chiese: «Signore, sono molti quelli che si salvano?». Gesù non rispose direttamente a questa domanda, ma preferì dare consigli utili circa la porta stretta da cui entrare e la via angusta da percorrere in questo mondo per giungere sicuramente alla salvezza nell'altro. Aggiungendo che pochi sono in questo mondo quelli che entrano per la porta stretta e imboccano la via angusta, mentre molti al contrario entrano per la porta larga e percorrono la via ampia che porta alla perdizione.
             Pur nondimeno, con questa Sua Parola, Gesù non vuol dire che in definitiva sono molti quelli che si perdono definitivamente e pochi quelli che si salvano.
            Molti di quelli che in questo mondo hanno camminato per la strada larga, infatti, giunti alla fine di essa, si accorgono  che non conduce da nessuna parte e che hanno perso soltanto del tempo nel percorrerla. Capita allora che prima di morire a questo mondo si pentono amaramente di quello che hanno fatto e si rammaricano altrettanto amaramente di non aver fatto quello che avrebbero dovuto fare…. E così, anche se giungono al cospetto di Dio a mani vuote o addirittura con un bilancio negativo della loro vita, tuttavia, non essendo morti nei loro peccati, possono nell’eternità dell’Aldilà accogliere i frutti della redenzione salvifica del Cristo e salvarsi, pur passando per le fiamme purificatrici del Purgatorio. 
             Purgatorio che non è da augurare a nessuno anche se è l’anticamera del Paradiso, e non dell’inferno, perché all’inferno ci si va direttamente e per sempre senza passare da nessuna parte. Per di più – a noi cristiani - Cristo ci ha lasciato il Suo esempio di Vita da imitare in questo mondo insieme al dono della fede e dello Spirito Santo
            E ciò allo scopo – lo ripetiamo – non solo di santificarci per santificare in vista di conseguire direttamente il paradiso subito dopo la morte terrena, ma ANCHE  e non secondariamente per affrettare la cristianizzazione di  questo mondo ed affrettare così la Sua seconda venuta nella parusia, nonostante cioè da tener conto di satana che accusa e divide.
          
            E’ da aggiungere inoltre che la fragilità della natura umana propria di questa dimensione di esistenza del mondo non consente spesso all'essere umano di giungere alla capacità di intendere e di volere e quindi alla libertà e alla responsabilità di fare e di non fare, per cui, anche obiettivamente peccando, non si è responsabili di peccato, e quindi, non si esce in contrapposizione a Dio da questo mondo.
            
               Sono incalcolabili gli esseri umani che si sono salvati per questo motivo, sia perché non sono giunti all'età di ragione, sia perché hanno perduto la ragione prima di morire, e sia infine perché, pur avendo conservato la ragione, la loro ignoranza intellettiva era salvifica in quanto non consentiva loro pur peccando di sapere quello che facevano.
              Ne consegue che, anche per questi e per tutti quelli che dalla Genesi all’Apocalisse si sono trovati in questa situazione vale la Parola di Cristo che, dalla Croce, dice: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34)
 
              E’ da ritenere pertanto che alla fine della fine a satana non resterà che un pugno di mosche in mano con riguardo agli esseri umani che è riuscito a catturare rispetto a quelli che Cristo redimendoli è riuscito invece a salvare, sottraendoli da sotto le sue grinfie:         
            «... Apparve quindi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: -La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello. Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: -Gloria, sapienza, azione di grazia, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen!.
Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: -Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono? Gli risposi: - signore mio, tu lo sai. E lui: -Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione (della valle di lacrime di questo mondo)  e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello (non sono morti volutamente in peccato mortale, potendo così accogliere i frutti della redenzione salvifica  pagata con il sangue dell’Agnello). Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle Acque della Vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi….» (Ap 7,9-17).
 
E Così sarà! Perché, dice Gesù:
« Il (questo) cielo e la (questa) terra passeranno, ma la mie parole (in quanto Parola di Dio) non passeranno» (Mt 24,35).
 
 
CAPITOLO 8

APPENDICE DELL’OPERA:
PERCHÉ ANCORA ATTUALMENTE I CHIAMATI ALL’IMITAZIONE DI CRISTO SONO MOLTI E GLI ELETTI CHE LO IMITANO MOLTO POCHI? (Mt 22,14).-
QUALI SONO GLI OSTACOLI DIABOLICI PER UNA PIÙ RAPIDA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO PRIMA.…TRA GLI STESSI CRISTIANI E POI IN TUTTO IL MONDO AFFINCHE' CRISTO RITORNI PER DAR DEFINITIVO COMPIMENTO ALLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA
CON LA RESURREZIONE UNIVERSALE, IL GIUDIZIO FINALE E LA VITA DEL MONDO CHE VERRA’?
 
 
> Premessa.
 
Abbiamo mostrato che non solo Cristo risorge miracolosamente dai morti nel Suo vero corpo umano trasfigurato ed immortale provando concretamente ad apostoli e discepoli questo suo nuovo stato glorioso durante i 40 giorni successivi alla Sua resurrezione, ma, trascorso questo tempo, sale al Cielo in anima, corpo risorto e Divinità affinché anche noi - risorti come Lui nel nostro vero corpo immortale-  potessimo partecipare appresso a Lui alla felicità infinita della Sua Vita divina nell'intimità trinitaria di Dio.
Indubbiamente è questa in assoluto - ossia nella pienezza della sua integrità - la “Buona Notizia (=Vangelo = Lieto Annuncio, Buona Notizia confermata dai fatti): Cristo - che dimostra miracolosamente di essere Dio (=teofania cristologia) - testimonia e rivela di essere morto e risorto per noi affinché anche noi moriamo e risorgiamo per Lui.
               
Questo ineffabile glorioso traguardo voluto dal vero Dio con la collaborazione umana, dopo Cristo e per Cristo, è stato già conseguito in anima e corpo ovviamente da Gesù Cristo stesso che è Dio - e quindi - dalla immacolata sempre-vergine madre di Dio, Maria che, finito il corso della sua vita terrena è stata da Dio assunta in Cielo in anima corpo è santità
Lo stesso traguardo – per quanto concerne l’anima disincarnata –  è stato già raggiunto da un numero sterminato di esseri umani che, da Adamo ed Eva compresi in poi – per come si sono comportati in questo mondo - hanno potuto accogliere nell’altro i frutti della redenzione salvifica di Cristo in vista di conseguire anche - alla cessazione del purgatorio ed alla fine della dimensione d’esistenza di questo mondo - la redenzione trasfigurata del proprio corpo immortale.
Ad esso si ricongiungeranno per sempre vivendo pienamente felici accanto a Gesù ed a Maria nell’intimità trinitaria di Dio.  
È’  questa la meta definitiva al di fuori della quale non c'è dove andare (se non con satana all'inferno).
E’ questo lo scopo ultimo a cui ogni essere umano non può, tra Cielo e terra, non tendere, se non vuole disumanizzarsi del tutto, perché solo il Signore Gesù che dimostra di essere Dio  - e possiede quindi l’onnipotenza della Carità - può promettere di trasmettere gratis all’umanità la Vita di Dio, la Sua stessa (Gv 6,66-69).
Cristo infatti ha ormai fatto molto di più di quello che avrebbe dovuto fare per aprirci questo grandioso scenario di partecipazione in anima e corpo risorti alla felicità senza limiti della Sua Vita intratrinitaria.
Ma possiamo dire che c’è stata la piena corrispondenza di fede da parte di coloro che si son detti “cristiani”?
Non si è dato forse troppo aperto il cuore a  satana dando spazio al nemico irriducibile di ogni essere umano che getta la pietra e nasconde la mano, e che, dopo il compimento della redenzione salvifica di Cristo, si propone  con perseveranza diabolica di ostacolare ad ogni essere umano chiamato da Cristo alla Sua sequela la conversione dal peccato e l’accettazione del Vangelo.
E ciò allo scopo perverso:
 sia di farlo morire nei suoi peccati in vista di imprigionarlo per sempre nel suo regno infernale (prima con l’anima, alla morte corporale, e poi, anche col corpo, che, alla resurrezione universale, risorgerà immortale ma dannato);
 sia  - come mostreremo ancora meglio poco più avanti - di impedire e comunque di ritardare, con il tentativo di una distruzione catastrofica delle condizioni di vita del pianeta, quella affermazione  planetaria del Regno di Cristo su tutta la terra, che dovrà precedere con gli avvenimenti già noti la venuta finale del Cristo Risorto nella gloria a tutti visibile (=parusia) della Sua divina onnipotenza.
Fino a quando infatti non si saranno conclusi i tempi di questa restaurazione, Cristo – dice Pietro - deve essere accolto in Cielo, come ha detto Dio fin dall'antichità per bocca dei suoi santi profeti» (At 3,21).
Il che significa che la parusia finale dell’uomo-Dio risorto ed asceso al Padre non avverrà se prima tutto il mondo non si sarà liberamente convertito alla Verità, che è Gesù Cristo, l’unico e solo vero uomo che dimostra di essere anche vero Dio.
Torniamo però a ripetere che l’affrettare o il ritardare questo traguardo dipende solo dalla vera cristianità dei cristiani: Gesù infatti dice nel libro dell’Apocalisse: «Io sto alla porta e busso. Se qualcuno (di coloro alla cui porta busso) ascolta la mia voce (accoglie la mia chiamata) e mi apre la porta (del suo cuore) io verrò da lui (lo inabiterò spiritualmente) e cenerò con lui ed egli con me (rendendogli possibile di testimoniare in lui la mia presenza divina)» (Ap 3,20) in vista della vittoria finale (Atti 3,21).
Ma se il "bussare di Gesù" è vano perché la porta del cuore rimane chiusa, allora Egli non entra..... e lo Spirito non opera. E se non opera lo Spirito Santo, che è Dio, opera lo spirito diabolico di satana che è l’antidio.
Se si considera che i versetti sopra richiamati del Libro dell’Apocalisse sono inseriti poco prima di quelli che contengono gli ammonimenti (purtroppo, come oggi sappiamo, inascoltati) che lo Spirito Santo rivolgeva alle sette Chiese dell'Asia minore che costituivano il fiore all’occhiello del cristianesimo predicato da Paolo e che non esistono ormai più da tempo essendo soggiaciute alla conquista bellica musulmana, se ne può facilmente dedurre quanto segue:
che le porte dei cuori degli appartenenti a quelle chiese  - dopo essersi aperte  a Cristo - si erano  di nuovo rinserrate, espellendo lo Spirito Santo dai loro cuori e ritornando indietro, con satana, al loro paganesimo iniziale. Allo stesso modo del cane che ritorna al suo vomito o dell'onda del mare che viene e che va ma che rimane sempre ferma là.
 
Ed infatti, se abbiamo mostrato che la chiamata ad accogliere lo Spirito Santo per essere rigenerati in Cristo nuove creature è comunque per tutti i battezzati, si può purtroppo facilmente osservare che “molti siamo i chiamati”  (oggi si può dire i battezzati)  ma pochi quelli che, rispondendo alla chiamata, percorriamo in questo mondo la strada per l'elezione a figli di Dio” (Mt 22,14, in rel. a.: Gv 1,12-13).
Cercheremo di spiegare più avanti il perché di questo stallo esistenziale cristiano che ritarda i progetti d’amore che Dio nutre per ogni essere umano, nessuno escluso.
Per intanto vediamo nell’ambito della diffusione del cristianesimo nel mondo come sono andate le cose quando andavano bene e perché.
       
           
        > La rapida diffusione della Chiesa originariamente fondata da Cristo sotto il manto di Maria  e  sulla “pietra” di Pietro
 
Ricordiamo che proprio nella ricorrenza dell’antica teofania miracolosa al Sinai che gli Ebrei celebrano ancora proprio in questo giorno, lo Spirito Santo si rese miracolosamente visibile attraverso tutta una serie di teofanie miracolose: rumore di vento impetuoso (realtà generata dal nulla), lingue di fuoco che si possono sulle teste degli apostoli (realtà generate dal nulla).
Il miracolo pneumatologico più stupefacente fu però quello che non solo aveva reso Pietro capace di predicare con sapienza incontestabile Gesù Cristo, ma predicandolo nella sua lingua fu tuttavia compreso da tutti gli Ebrei di lingua diversa facenti parte di tutte le nazioni allora esistenti sotto il cielo e convenute a Gerusalemme per la festa della vecchia Pentecoste ebraica (Atti 2,5).
Tutti costoro non solo avevano compresero Pietro, ma si erano compresi pure tra di loro mentre si manifestavano a vicenda il loro grande stupore per quanto accadeva e mentre si chiedevano insistentemente: «che significa questo?»  (Atti 2,1-4+ 6-12).
 
Ecco cosa significa:
 
Significa che Pietro come capo della Chiesa di Cristo (Tu es Petrus,,.) nonché i suoi legittimi successori “pro tempore” hanno nell’espletamento della loro missione cristiana una competenza che abbraccia tutti popoli della terra e che Cristo ha conferito solo a Pietro.
Competenza  mondiale che solo per Pietro Cristo fonda ed istituzionalizza come tale (solo per Pietro cioè ed i Suoi successori anche se non pochi di costoro si comporteranno come Pietro al canto del gallo, ma mai pero come Giuda).
 
È’ Pietro il vicario di Cristo sulla terra:
“Tu sei Pietro e su questa “pietra edificherò la  mia Chiesa (visibile) sulla terra…”
L’episodio di Pentecoste vuol significare anche che la salvezza viene dai Giudei (erano tutti Ebrei  - pur essendo di nazioni e lingue diverse – i popoli allora convenuti in occasione della festa della Pentecoste ebraica) MA si perfeziona assolutamente in Cristo.
La Pentecoste vuol prefigurare infine quello  di cui abbiamo già detto quando abbiamo spiegato perché è Volontà di Cristo quella di essere imitato dai Suoi Apostoli che Lui chiama ed ammaestra:
Tutti i popoli del mondo contestualmente presi dovranno infatti diventare un solo popolo di Cristo che ascolta e comprende l’unica Parola che conta: quella del Vero Dio che si è auto-rivelato tale con innumerevoli prove in Gesù Cristo.
La Parola di Pietro pieno di Spirito Santo fu infatti compresa, come se fosse stata trasmessa in traduzione simultanea, da tutti i popoli di lingua diversa allora convenuti a Gerusalemme da ogni parte del mondo (a quel tempo conosciuto) per il pellegrinaggio annuale al Tempio, che i romani non avevano ancora distrutto (At 2,14-40).
Ne derivò che all’udire Pietro la maggior parte degli astanti, circa 3000 persone, si sentirono trafiggere il cuore e, rivolgendosi a Pietro, si fecero tutti  cristiani (= ricevettero lo Spirito Santo), dopo essersi pentiti dai loro peccati e dopo essersi fatti battezzare nel Nome di Cristo per l’annientamento (= remissione, assoluzione) dei peccati (At 2,37-41.
I primi battesimi segnarono quindi la fondazione della vera Chiesa di Cristo costituita sulla «pietra di Pietro» è posta sotto il manto della vergine madre Maria.
Così la nuova ed eterna Alleanza nel Figlio perfeziona e sostituisce quella antica del Padre proprio nel giorno nel quale quest’ultima si commemorava (= il giorno della vecchia Pentecoste).D'ora in avanti la Pentecoste nella liturgia cristiana sarà la festa dello Spirito Santo.

 

Da qui inizia un processo opposto a quello della “Confusione delle lingue verificatosi durante la costruzione interrotta dal Padre(Dio) della Torre di Babele (Gn 11,1-10), che voleva rappresentare - in concorrenza se non in aperta opposizione a Dio (satana si ripete sempre!) - un monumento all’orgoglio umano, ordito dal maligno per ostacolare i progetti del vero Dio sull’uomo in quella parte della Storia della salvezza di cui abbiamo già parlato. 

Mediante la Chiesa fondata da Cristo sulla “pietra di Pietro” (Mt 16,17-19) e sulla maternità spirituale santa di Maria, madre dei cristiani (Gv 19,25-27), dovrà avvenire in tutto il mondo la stessa cosa che è avvenuta in piccolo a Pentecoste di 2000 anni fa circa in Gerusalemme e cioè: l’unificazione sincrona (contemporanea) di tutti i popoli di ogni nazione e lingua in un’unica “lingua” a tutti comprensibile. Quella parlata dallo Spirito Santo, che è Spirito di Verità e d’Amore di Carità dalle sette qualità.
Il traguardo dell'unità e della vera pace cristiana «di ogni nazione che è sotto il Cielo» (= di tutto il mondo in un unico contesto: At 2,5), la libera – oggi si direbbe -  globalizzazione (=ecumenismo, cattolicità) cristiana a cui deve pervenire ancora la valle di lacrime di questo mondo sviato dal vero Dio, crocifisso e mortale, è perciò, oltre che ampiamente auto-profetizzata da Cristo, anche prefigurata in piccolo dall’accadimento miracoloso di Pentecoste – come è proprio del modo di procedere pedagogico di Dio in questo mondo.
Tale Avvento – di cui abbiamo in particolare parlato ai numeri finali del capitolo precedente - è stato mostrato in visione da Dio a Giovanni l’Evangelista che l’ha simbolicamente descritto nel Libro dell’Apocalisse (la visione è avvenuta nell’isola di Pathmos, ora Palmosa, nell’arcipelago greco,  regnando Domiziano nel 93 d.C).
“Apocalisse” non significa, come è venuto erroneamente a significare, “distruzione indiscriminata del mondo” (a questa, come vedremo, tende satana servendosi degli uomini che gli aprono il loro cuore) ma “caduta del velo (dagli occhi di tutti), ossia “rivelazione ultima e definitivadi tutto ciò che dovrà per ultimo definitivamente accadere.
            Sappiamo certamente che gli Apostoli storici di Cristo In mezzo alla gente del loro tempo non contavano umanamente parlando proprio nulla.
            Ciononostante quegli uomini - restando uniti, sotto la guida di Pietro (At 1,15) e dei suoi successori, nonché sotto la maternità spirituale di Maria (At 1,14) - malgrado le spinte diaboliche alla dispersione (At 4,1-3. 5-20) – formarono la prima comunità cristiana organizzata della Storia umana, che condivideva non solo i beni spirituali ma anche quelli materiali:
             «La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo ed un'anima sola e nessuno diceva di sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della resurrezione del Signore Gesù e tutti loro godevano di grande stima. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi  degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.» (At 4,32-35).
          
              La Chiesa di Cristo veniva così riconfermata come FONDATA sotto il manto di Maria (Gv 19,25-27)  e  sopra la pietra di Pietro Mt (16,17-19).  Era una Chiesa che adottava la condivisione dei beni spirituali e materiali tra i cristiani (cfr At 4,32-35 + 6,2-4),  ma soprattutto era una Chiesa unita in Cristo Gesù, Figlio naturale di Dio da sempre e di Maria nel tempo e per sempre.
             Con ciò si faceva la Volontà di Dio, ossia di Cristo stesso che dimostra di essere Dio e che la Volontà di Dio porta con la Sua Vita a pienezza sulla terra per l’imitazione dei Suoi seguaci, che diventano così “veri adoratori del vero Dio”, santi di Cristo, veri cristiani (Atti 11,26), figli adottivi di Dio e di Maria col potere di miracolo del Figlio naturale di Dio e di Maria (Gv 1,12).
             Egli infatti, poco prima di salire sulla croce, aveva pregato il Padre perché «così come il Padre è in Lui e Lui è nel Padre, allo stesso modo tutti i Cristiani  fossero ognuno una cosa sola nel Padre ed in Lui, proprio perché solo così tutto il mondo avrebbe potuto credere» (Gv 17,20-21).
           E non tanto perché l’unità quale segno di coerenza interiore attira e convince ma soprattutto perché soltanto in questo modo lo Spirito Santo – presente nel Padre e nel Figlio, avrebbe potuto ”soffiare” in loro con quell’onnipotenza miracolosa d’Amore con cui gli appartenenti alla prima Chiesa di Cristo operavano (cfr. At 4,29 –31; 5,12-16).

            Si tratta quindi di una particolare forma di unità nella diversità che è simile all’Unità trinitaria di Dio e che deve essere rispecchiata nell’unità della Chiesa terrena di Cristo, se si vuole che i chiamati di Cristo alla Sua sequela possano testimoniare anche miracolosamente la Sua Vita così come avveniva per i primi cristiani. Ed è chiaro che questa unità profonda – che potremo definire teologale – intanto potrà sussistere in quanto le varie chiese che si richiamano a Cristo NON siano separate tra di loro e con l’unica Chiesa a competenza globale su tutta la Terra che Cristo ha fondato sulla pietra di Pietro e sulla maternità spirituale di Maria, Chiesa questa che è la vera Chiesa di Cristo,  la quale sussiste nella Chiesa cattolica (LG 8) verso cui dovranno recuperare la comunione tutte le altre chiese separate da essa e tra di loro che pur si richiamano a Cristo.

La Chiesa pentecostale  - quella fondata da Cristo per durare fino alla fine dei tempi - era una Chiesa che si era tenuta distinta dal potere temporale dei governanti delle nazioni in considerazione che il potere per il cristiano è servizio agli altri e non dominio sugli altri (Mt 20,25-28), Ricordando anche quello che Cristo aveva detto circa  il «dare a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio».
Questa Chiesa nata a Gerusalemme il giorno della vecchia Pentecoste ebraica, sostituita dalla nuova Pentecoste cristiana – ossia 40 giorni dopo la resurrezione di Cristo e 10  giorni dopo la Sua Ascesa al Padre - è operante in modo speciale nelle descrizioni contenute nel Libro degli “Atti degli Apostoli”.
«Con grande forza gli Apostoli rendevano testimonianza della resurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande stima» (At 4,33), mentre san Paolo poteva dire:
«Vi esorto, io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede,un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, e  al di sopra di tutti, Che agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4,1-6).
«Come la fiamma che brucia trasforma nella propria natura ciò che arde, così Paolo tutto invade e tutto trasporta alla Verità, torrente che raggiunge ogni luogo e che schianta ogni ostacolo. Come atleta che insieme lotta e corre, come soldato che assedia le mura e combatte in campo aperto, così Paolo usava ogni genere di battaglia..... Balzava ovunque e senza interruzione, correva appresso gli uni, raggiungeva gli altri, più veloce del vento. Governava come fosse una sola nave il mondo intero, sollevando i sommersi, consolidando coloro che turbati cadevano. E tutto per portare fuori dalla sventura tutti». Questa antica predica di San Giovanni Crisostomo sintetizza in pochi tratti la natura impetuosa del più grande Apostolo del cristianesimo: Paolo di Tarso. E nello stesso tempo ci fa capire chi erano i cristiani delle origini.
Ecco perché gli Atti degli Apostoli costituiscono tutta una teofania dello Spirito Santo, che incoraggia, dirige, consiglia, fa miracoli….indica i missionari, ma soprattutto mostra che l’opera che essi vanno intraprendendo non è cosa loro, ma appartiene a Dio: ad essa gli apostoli sono chiamati, per essa inviati, mentre la Buona Notizia si effonde e si diffonde a macchia d’olio in tutto il mondo allora conosciuto
Se le cose fossero continuate ad andare in questo modo come agli albori della Chiesa e nei primi secoli,  a quest'ora la diffusione planetaria del Regno di Dio su tutta la terra sarebbe stata cosa fatta probabilmente  ormai  già da qualche millennio, così come pensavano – e non a torto! lo si ripete – i primi cristiani, in relazione allo sviluppo folgorante del primo cristianesimo in tutto il mondo allora conosciuto. Paolo stesso era di questo avviso e chiunque lo sarebbe stato di fronte alla diffusione miracolosa della nuova religione nel mondo.
La lettera agli Efesini è tra le più belle e profonde di San Paolo, Essa era in origine forse destinata a varie comunità. Mancano infatti del tutto saluti e richiami a situazioni legate a Efeso, dove Paolo si era trattenuto oltre due anni, tra il 54 e il 56, formando una comunità cristiana. La mancanza di riferimenti particolari fa perciò di questa lettera l'unico scritto Paolino in cui la Chiesa di Gesù Cristo è ormai concepita come un'unica realtà: il corpo di cui Cristo è il capo, la Sposa di cui Cristo e lo Sposo.
 
                Fu certamente il continuare a rispettare fiduciosamente la Volontà di Cristo soprattutto in ciò che costituiva l'ordinamento istituzionale che Egli aveva dato alla Sua comunità prima di ascendere al Cielo ed alla Sua Chiesa a Pentecoste dopo l'effusione sovrabbondante dello Spirito Santo promesso, che determinò il successo della Chiesa delle origini, descritto prevalentemente nel Libro degli Atti degli Apostoli.
               
               Ma le cose purtroppo non continuarono ad andare avanti sempre così.
 
 
> “il pesce puzza sempre dalla testa”. L’opera di satana dopo Cristo : 1) i grandi traditori di Dio.
 
Rammentiamo che satana è colui che si intromette tra Dio e l’uomo per opporsi ai piani di Dio sull’uomo e dividere l’uomo da Dio in vista di condurre l’uomo a sé (=se-durre): di separarlo cioè eternamente da Dio come lo è lui stesso, di trafiggerlo spiritualmente a morte (“diavolo”, infatti, viene dal greco “dia-ballo”, che significa “passo da parte a parte”= “trafiggo”).
Abbiamo ormai ampiamente mostrato in che modo satana ostacoli Cristo nei cristiani per ritardare - quando non gli riesce di impedire - i progetti benefici che il vero Dio nutre  verso l’uomo. Egli si mimetizza da “scimmia di Dio”
Se, come in questa parte della Storia cristocentrica della Salvezza che ci è contemporanea – Dio intende attraverso i popoli cristiani convertire liberamente tutti gli esseri umani presenti nel mondo a Cristo, come in effetti Egli vuole in vista della Sua venuta finale, o parusia, ecco che satana si adopera allora per stornare i cristiani da questo servizio, suscitando in seno ad essi degli anticristi (eretici, apostati, scismatici) soprattutto tra i loro capi e le loro guide religiose, i quali, pur sembrando di seminare a grano, seminano in realtà zizzania che si confonde col grano per ritardarne e soffocarne la crescita.
 E’ certo sempre meglio separare il grano dalla zizzania quando le relative spighe sono giunte a maturazione ad evitare che strappando la spiga ancora immatura della zizzania  - che in tale stato si confonde facilmente con la spiga di frumento - si possa confonderla con quest’ultima.
Ma questa  paziente e misericordiosa scelta di Dio – che non vuol perdere nemmeno un’anima umana orientata a poter accogliere i frutti della Sua redenzione salvifica – arreca – per colpa di satana - ritardo ai compimento finale del progetto salvifico di Dio, lasciandolo nel “già e non ancora” del suo tuttora attuale stallo esistenziale finale (cfr.: Mt 13,24 e ss.). 
Satana cerca di impedire, e comunque di ritardare, quella tappa obbligata all'Avvento finale del Cristo risorto che è costituita dalla conversione mondiale a Cristo, ossia al vero Dio, di ogni nazione che sta sotto il cielo (Atti 7,5).
                Abbiamo mostrato che l'età media alla conversione cristiana degli stessi "cristiani" è attualmente ancora molto elevata, per cui, affinché il traguardo indicato si avvicini, per mezzo loro, e non si allontani, è necessario che, nel corso di non molte generazioni, si abbassi l'età media alla conversione individuale a Cristo degli stessi "cristiani".
                Lasciò detto in proposito San Giovanni Bosco, l'Apostolo della gioventù:
                «La porzione dell'umana società, su cui sono fondate le speranze del presente e dell'avvenire, la porzione degna dei più attenti riguardi è senza dubbio la gioventù. Se la gioventù sarà rettamente educata, vi sarà ordine e moralità; al contrario: vizio e disordine. Io ho consacrato tutta la mia vita al bene della gioventù, persuaso che dalla sana educazione di essa dipende la felicità della nazione. Per questi giovani orfani, abbandonati, farò qualunque sacrificio: anche il mio sangue darei volentieri per salvarli».
Il traguardo di un unico popolo al mondo di veri adoratori di un unico vero Dio è profeticamente delineato dalla Scrittura come una speciale “commensalità” tra tutti i popoli della terra. Come un’assidersi cioè di tutte le nazioni alla stessa mensa del mondo per mangiare, bere, comunicare, celebrare e lodare insieme il vero Dio, allo stesso modo di una famiglia unita attorno al desco domestico.
                Ma come abbiamo già accennato verso la fine del capitolo precedente e come vedremo meglio in questo, satana si pone di ostacolo anche al raggiungimento di questa tappa esistenziale del piano di redenzione salvifica di Dio.
                La sua strategia è più o meno occulta è quella di conquistare a lui il mondo col peccato per poi distrugger e in esso ogni forma di vita, impedendo così la diffusione terrena del Regno di Cristo, e quindi, la Sua venuta finale, che da quella diffusione, insieme ad altri fatti che ne derivano, e di cui abbiamo già parlato,  è condizionata.
 
 Satana dunque si oppone alla cristianizzazione del mondo – di cui nella preghiera del "Padre Nostro" si auspica invece il verificarsi (..."Venga il Tuo Regno su tutta la Terra come quello del Cielo..") e vuole invece conquistarlo al suo spirito diabolico: all’ego-latria della ricchezza, del piacere e del predominare, in pratica a separare tutto il mondo da Dio ed ogni essere umano dall’altro rendendo ogni uomo lupo all’altro (= “homo homini lupus”).
E’ chiaro che questa è un’operazione di retroguardia, che satana cerca come vedremo di fare in quelle parti del mondo che già Cristo ha seminato a buon grano (Mt 13,37-39\a),  ed anche se non  riuscirà a soffocare tutto il grano con la zizzania (a pervertire i figli del Regno di Dio in figli del maligno), tuttavia ostacola i piani di Dio sull’uomo e fa perdere tempo .
Ma Egli non potrebbe riuscire a nulla SE NON GLI SI APRE IL CUORE. E purtroppo non si può certo dire che lungo il “dopo Cristo” della storia  cristo-centrica della salvezza, i “cristiani” non gli abbiano aperto il cuore….Mentre risulta storicamente evidente che le “attenzioni” di satana vengono rivolte specialmente ai cristiani che in seno alla Chiesa rivestono posti di guida ed amministrazione del popolo di Cristo, ossia ai pastori e custodi del gregge. così come  egli avanti Cristo aveva fatto con i capi e le guide politico-religiose ebraiche di quel tempo.
          Ecco perché, a fronte della mitezza e dell'umiltà incommensurabile della Sua ben nota Capacità divina d'amare, il Cristo, con un ultimo tentativo di recupero mette alle corde gli scribi ed i farisei del suo tempo - ossia i teologi e capi politico-religiosi ebraici di allora. E lo fa con una veemenza ed una vis polemica  tale che non ha l’uguali nel denunciare pubblicamente tutti i vizi privati dei loro peccati, che essi ammantavano di (false) pubbliche virtù, e di cui non si volevano pentire. Con ciò avviandosi, come anticipò loro Gesù stesso, a morire nei loro peccati (Gv 8,24), ossia ad eternificare la loro separazione da Dio conseguente ai loro peccati.
Ma Gesù non è il solo a prendersela duramente con i falsi capi religiosi che invece di servire e pascere il gregge si servono del gregge per pascere loro stessi. Anche i veri profeti infatti che Lo hanno preceduto si sono scagliati contro costoro, giudicandoli porte dell'inferno, trappole sulla strada della salvezza, scandalo per i più deboli, ritardo per l'avvento del Messia, e, dopo il Suo Avvento, come stiamo vedendo, per il Suo ritorno nella parusia.
Ecco cosa dice di loro il profeta Geremia: «Io vi ho condotti in una terra da giardino, perché ne mangiaste i frutti e i prodotti. Ma voi, appena entrati, avete contaminato la mia terra ed avete reso il mio possesso un abominio. Neppure i sacerdoti si domandarono: dov'è il Signore? I detentori della legge (gli scribi) non mi hanno conosciuto, i pastori mi si sono ribellati, i profeti hanno predetto nel nome di Baal ed hanno seguito esseri inutili» (2,7-8). Ed ancora:
«I pastori sono diventati insensati, non hanno ricercato più il Signore; per questo non hanno avuto successo, anzi è disperso tutto il loro gregge» (10,21). «Urlate, pastori, gridate, rotolatevi nella polvere, capi del gregge! Perché sono compiuti i giorni per il vostro macello; stramazzate come scelti montoni. Non ci sarà rifugio per i pastori né scampo per i capi del gregge. Sentite le grida dei pastori, gli urli delle guide del gregge, perché il Signore distrugge il loro pascolo...» (25,34-36).
Neanche Isaia è tenero con loro: «Voi tutte, bestie dei campi, venite a mangiare; voi tutte, bestie della foresta, venite. I guardiani del gregge sono tutti ciechi, non si accorgono di nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi. E tali cani avidi, che non si saziano mai, sono i pastori, incapaci di comprendere. Ognuno segue la sua via, ognuno bada al proprio interesse, senza eccezione. (Essi si dicono l’un l’altro): -Venite, io prenderò vino e ci ubriacheremo di bevande inebrianti. Domani sarà come oggi; ce n'è una riserva molto grande ». (56,9-12).
E Zaccaria non è da meno: «Quindi il Signore mi disse: -Prenditi gli attrezzi di un pastore insensato, poiché ecco, io susciterò nel paese un pastore, che non ha cura delle pecore che si perdono, non cercherà le disperse, non curerà le malate, non nutrirà le affamate; mangerà invece le carni delle più grasse e strapperà persino loro le unghia. Guai al pastore stolto che abbandona il gregge! Una spada sta sopra il suo braccio e sopra il suo occhio destro. Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti accecato» (11,15-17).
 
 
>” Il pesce puzza sempre dalla testa” . L’opera di satana dopo Cristo: 2) i grandi traditori di Cristo.
 
È dunque gravissimo  il tradimento religioso dei pastori, anche se Dio sa trarre il bene dal loro male,.
E’ gravissimo perché da esso deriva lo sbandamento del gregge che, finche vive ancora in questo mondo, viene così lasciato in mano al lupo (a satana).
             Non è a questo punto superfluo ricordare come risponde Gesù alla domanda di Pietro circa la parabola dei servi che devono vigilare in attesa del loro padrone (= la seconda venuta di Gesù Cristo nella gloria della Sua divina onnipotenza per dar compimento a tutte le cose): «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?» (Lc 12,41). E Gesù gli risponde con un'altra parabola in cui nella grande casa padronale (=questo mondo, che servi operosi e amministratori fidati devono trasformare in quel Regno di Dio di tutti gli uomini che sulla terra deve essere come quello del Cielo di cui alla preghiera del "Padre nostro", prima che il Padrone - Gesù Cristo -  venga a chiudere tutti i conti) entrano in campo due amministratori, uno dei quali viene retrocesso per la sua infedeltà, mentre l'altro, al ritorno del Padrone, è promosso al rango di amministratore generale di tutti i Suoi beni.
            Traendo le conclusioni da questa parabola, Gesù afferma che: «il servo che, conoscendo la Volontà del Padrone, non avrà disposto o agito secondo la Sua Volontà, riceverà molte percosse: quello invece che non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più» (Lc 12,47-48).
             Dunque, coloro che più conoscono la Verità, e cioè gli amministratori, i capi, le guide, i pastori  della Chiesa, intesa l'espressione in senso istituzionale visibile (sopragenerazionale e intergenerazionale), più liberi sono di attuarla (perché la verità stringe, anche se non costringe) ma più responsabili sono per non averla attuata.
             «Chi ha orecchi per intendere, intenda».
 
Giuda era uno dei dodici pastori della nascente Chiesa cattolica di Cristo, uno dei  dodici Apostoli che insieme agli altri aveva conosciuto la Divinità di Gesù Cristo non solo attraverso le Sue teofanie (miracoli cristologici), ma anche, attraverso i miracoli che Gesù stesso gli aveva fatto fare quando era stato da Lui mandato in missione insieme agli altri (Lc 9,1-6).
Egli faceva già parte del Collegio apostolico di quella Chiesa di Cristo fondata sulla “pietra” di Pietro (Mt 16,15-19), che Cristo stesso poi avrebbe reso universale attraverso l’effusione pentecostale dello Spirito Santo 40 giorni dopo della Sua resurrezione e 10 giorni dopo della Sua ascensione al Padre.
 Ciononostante Giuda scelse liberamente per trenta danari, la somma con la quale si poteva allora comprare uno schiavo, di tradire Colui che aveva capito chi era.
  Su questo episodio del tradimento di Giuda, seguito poi nella Storia della Chiesa da molti altri, si sono dette tante cose a proposito ma anche a sproposito. Noi intendiamo attenerci ai fatti narrati nei libri evangelici per rilevare che se questo tradimento iniziale non ci fosse stato, esso avrebbe certamente agevolato la conversione del gruppo di potere politico-religioso che allora aveva grande influenza sul popolo ebraico: gli scribi e i  farisei di allora, il quale purtroppo restò in maggioranza fuori dalla nuova Chiesa di Cristo.
Tale conversione avrebbe certamente favorito quella definitiva di tutto il popolo ebraico il quale era molto bendisposto verso Cristo, tanto è vero che scribi e sacerdoti erano timorosi di toglierlo di mezzo (di assassinarlo) perché temevano il popolo (Lc 22,2).
Meglio, perciò, molto meglio, per una più grande salvezza delle anime e per una più lineare soluzione della Storia cristocentrica della Salvezza che passa per la cristianizzazione globale di tutto il mondo, sarebbe stato se a far uccidere Gesù fosse stato non il tradimento di un suo amico, addirittura di un Suo seguace - ma l’opera malefica di un Suo nemico.
Ma satana – a cui Giuda aveva aperto il cuore e che era entrato in lui quando questi – sospinto dallo spirito diabolico del nemico si era mosso per accordarsi con i sacerdoti e con gli scribi sul modo come togliere Gesù di mezzo (Lc 22,1-6) – sa maleficamente bene che il tradimento (eresie, apostasie, scismi) delle guide della Chiesa (presbiteri, episcopi, religiosi d’abito) avrebbe, nel corso della sua Storia, certamente avuto un impatto molto più dirompente nello scompigliare i progetti di Dio.
E questo perché tali progetti quaggiù si basano dopo Cristo sui frutti della testimonianza umana del Figlio Suo fino al punto di dover fare di tutto il mondo un solo ovile per un sol Pastore (Gv 10,16).
Il tradimento dei cristiani . soprattutto se sacramentalmente “ordinati” - avrebbe infatti rafforzato i nemici e scandalizzato “i piccoli” (coloro che sono ancora immaturi nella fede) ritardando o addirittura impedendo la loro conversione dai peccati e facendo loro sottovalutare la “Buona di Notizia”del Regno.                  
       
          Per questo, Gesù, «con un forte contrasto con la generosa figura del “Buon Pastore”, presenta la figura meschina del «pastore mercenario, che non è pastore» (Gv 10,12) anche se ne ha l'apparenza. Si tratta di quei falsi pastori che, con insidia per la fede delle pecore pascono se stessi invece di pascere il gregge, pronti a darsela a gambe quando il lupo si delinea ancora da lontano.
         Ai falsi pastori, infatti, ossia ai falsi episcopi (=vescovi) e presbiteri (=preti), non interessa il gregge cristiano loro affidato, perché, avendo sostituito a Dio l’ego del proprio io, quello che a loro interessa non è fare la Volontà di Cristo alla quale si sono liberamente consacrati, ma quella dell'anticristo al quale hanno aperto il loro cuore nella ricerca smodata della ricchezza, del piacere e del predominare.
         A loro interessa la ricchezza, i piaceri della carne e la “politica”. Cose tutte per le quali sono disposti a giocarsi pure l’anima, ed a maggior ragione quindi, la loro dedizione al popolo di Dio che si sono impegnati a servire e non a  farsi servire (Mt 20,28).
         Non dimentichiamo che Pietro – il quale aveva poco prima riconosciuto nell’uomo Gesù la Sua Filiazione divina ricevendo da Lui le Chiavi della “Sua” Chiesa (Mt 16,15-19) – venne definito da Cristo retrogrado come satana, essendogli di inciampo, perché - così letteralmente gli disse - non pensi i pensieri di Dio ma quelli degli uomini”. (Mt 16,23). 
          E questo gli disse quando Pietro  - sicuramente in buona ma errata fede  - voleva fare della Chiesa Di Cristo NON quello che di essa il Maestro pensava dovesse farsi, pensando quale Dio, MA quello che pensavano gli uomini, e cioè una sorta di signoria teocratica, nella quale l’Apostolo  immaginava forse di detenere magari l’interim del…. ministero dell’interno e di quello della guerra (cfr: anche la richiesta e la risposta data da Cristo alla madre dei figli di Zebedeo: Mt 20,20-28).
          Ma nonostante ciò sia stato detto e scritto in maniera diretta e chiarissima da Gesù “molte orecchie di quelle che avrebbero dovuto nel corso della storia della Chiesa fino a noi intendere NON hanno purtroppo inteso e fanno ancora oggi “orecchio da mercante”
          Che ne è stato infatti di quella Chiesa pentecostale sopra descritta di cui si parla negli Atti dei primi Apostoli che Cristo chiama “la mia Chiesa” (Mt 16, 18) e che nei primi tempi della Sua diffusione aveva conquistato tutto il mondo allora conosciuto? Chiesa voluta da Cristo e molto più vicina al Suo Regno divino di quanto poi non lo sia più stata fino ancora ai nostri giorni?
 
 
> Il pesce puzza dalla testa. L’opera di satana dopo Cristo: 3) Ancora sui grandi traditori di Cristo. La Chiesa di Cristo dilaniata tra scismi, eresie ed apostasie.
 
Purtroppo la seduzione rivolta da satana ai pastori della Chiesa di Cristo ebbe successo soprattutto per quanto riguarda l’unità universale (=cattolica) della Chiesa di Cristo, e cioè la competenza planetaria di essa che Cristo volle unitaria in quanto apertamente fondata sulla Autorità esclusiva di Pietro, il vicario visibile di Cristo sulla terra, e sui suoi successori legittimi (Cristo è uno solo ed uno solo sulla terra è colui che Lui ha lasciato a rappresentarlo!).
Già durante l'Impero romano d'Occidente infatti che durante quello di Oriente, avvenne che tra apostasie, eresie e soprattutto scismi operati dai falsi pastori della Chiesa che avevano aperto il loro cuore a satana, falsi episcopi, falsi presbiteri e falsi religiosi, il divino disegno originario della Chiesa voluto da Cristo - dopo la prima folgorante diffusione della santità cristiana nel mondo allora conosciuto - venne in vari modi storicamente lacerato e lo è tuttora fino ai nostri giorni.
         Intanto approfittando del decadimento, come vedremo profetizzato, di quella cristiana una nuova  religione (610) (quella musulmana) si andava profilando, ponendosi in alternativa a quella cristiana, la quale andava sempre più perdendo l’assistenza speciale dello Spirito Santo.
La nuova religione nasceva infatti in opposizione teologica inconciliabile ed in concorrenza bellica premeditata con quella cristiana. Tale religione - che aveva sposato in senso riduttivo la tesi del prete cristiano eresiarca Ario il quale negava la divinità di Gesù Cristo (Ario nacque in Libia il 280 circa e morì nel 336 a Costantinopoli) - era sorta e si era militarmente diffusa proprio in quei luoghi dell’Asia minore che l’Apostolo Paolo aveva conquistato a Cristo.
Essa era arrivata a sottomettere addirittura l’ex capitale cristiana d’Oriente dell’impero romano: Costantinopoli (1453), poi rinominata Istanbul. (i780).
La religione musulmana - che considera Gesù Cristo un semplice profeta e quindi “un uomo di Dio” e non un “uomo-Dio” come Egli dice e dimostra di essere ha - purtroppo  per noi cristiani - conquistato con la spada molte di quelle popolazioni che il Cristianesimo aveva invece conquistato con la Carità.
Maometto, il fondatore della  religione musulmana che da lui prende anche il nome (maomettana), si considerava ed è ritenuto dagli appartenenti ad essa il “sigillo dei profeti”, quindi superiore a Gesù stesso, pur da lui considerato un profeta  di Dio.
Pur non di meno Maometto si dichiarava incapace di compiere miracoli, irridendo ad essi, secondo il noto detto musulmano: “Se la montagna non va a Maometto (=miracolo), Maometto va alla montagna.
Già le profezie giovannee dell’Apocalisse circa gli ammonimenti agli angeli – ossia ai pastori - delle sette Chiese d’Asia di allora (“Asia” fu l’ex provincia romana dell’Asia minore occidentale: l’attuale Turchia, cfr.: Ap 1,4. 11) avrebbero dovuto far riflettere (ma non fanno riflettere nemmeno adesso).
La caduta delle sette Chiese d’Asia, un tempo fiorenti culle della prima fervente cristianità, ed oggi tutte musulmane, fu profezia inascoltata e purtroppo ormai  verificatasi da secoli.
Le sette allora fiorenti Chiese cristiane d’Asia - (Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea) che rappresentavano le articolazioni locali dell’unica Chiesa di Cristo posta sotto il manto di Maria (Gv 19,25-27) e fondata sopra la pietra di Pietro (cfr Mt 16,18) oggi non esistono più, perché le popolazioni che le occupavano sono state conquistate con la spada ed islamizzate ormai da secoli e fino ad oggi.
Non si può soprattutto passare sotto silenzio che Efeso - già città pagana sacra alla dea Artemide, la “dea madre” più popolare dell’olimpo pagano-ellenico-romano - contava all'inizio dell'era cristiana ben 225.000 abitanti. Essa, che era una delle città più popolose della sua epoca, fu uno dei primi centri pagani toccati dal messaggio apostolico che si convertì a Cristo e si volse a seguire con fiducia il suo Vangelo.
Efeso sostituì quindi presto l'Olimpo pagano degli déi falsi e bugiardi con il Cielo cristiano del vero Dio ed il regno terreno di satana con il Regno terreno di Dio rivelato da Cristo.
         Efeso, oltre a essere una delle più grandi città dell'impero romano, era anche la capitale della provincia romana di Asia, che sarebbe divenuta, secondo le parole dello storico francese Ernest Renan (1823-1892), «la seconda provincia di Dio» (dopo Roma).
Effettivamente essa fu una delle basi di lancio del cristianesimo: fu lì che Paolo predicò per tre anni e scrisse le sue lettere ai Corinzi; fu lì che Giovanni scrisse il suo Vangelo. E fu lì, dopo la morte di Giovanni, che sulla tomba dell’Apostolo furono costruiti prima un “memoriale” e successivamente una grande basilica. Fu anche lì che nel 431 dopo Cristo, fu convocato il III° Concilio ecumenico per proclamare Maria madre di Dio contro le eresie del patriarca Nestorio di Costantinopoli e del prete Anastasio.
E non è certo un caso che questo Concilio ecumenico si sia riunito e svolto  proprio nella Chiesa dedicata alla Vergine Maria ad Efeso, perché Maria essendo Madre di Dio (Lc 1,43 ) è anche Madre  della Chiesa (At 1,14) e Madre dei singoli cristiani (Gv 19,25-27), così come voluto da Cristo.
                Ma di tutto questo – dopo il saccheggio degli arabi nel 655 e l’occupazione dei Turchi, una prima volta dal 1090 al 1097, e poi, definitivamente, - di Efeso – culla della Cristianità delle origini - non sono rimaste che rovine. Sul suo sito si trova attualmente il villaggio di Selcuk.
E fu in quel che è rimasto di Efeso – soprattutto - che nel 1881 fu trovata la casa (ma non la tomba!) in cui la Vergine Maria - insieme all’Apostolo Giovanni (cfr.: Gv 19,27\b) - aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita terrena prima della sua assunzione in Cielo in corpo, anima e santità (v.: Donald Carrol.- “La Casa di Maria”.- Ed. San Paolo 2008) 
Sono tre i maggiori scismi che hanno dilaniato l’unità trinitaria – ossia l’unità nella diversità che non implichi divisione, contrapposizione - della Chiesa cattolica: 1) lo scisma dei donatisti (quarto secolo); 2) lo scisma bizantino o d'Oriente (anno 1054) 3) il grande scisma d'Occidente (1378-1417). E non contiamo le varie eresie protestantarie che hanno contribuito e contribuiscono soprattutto con la loro vieta politica antipapale allo sbriciolamento unitario della Chiesa che Cristo sicuramente ha fondato sopra la pietra di Pietro e sotto la maternità spirituale santa della Madre di Dio
Il donatismo è un movimento scismatico diffusosi nell'Africa settentrionale nel IV secolo, che turbò la Chiesa d’Africa e si protrasse fino all'invasione araba. Esso prese nome dalla malevolenza di un certo Donato, vescovo di Cartagine.
Questi cercò di costituire una vera e propria Chiesa cristiana ostile a  quella di Roma, considerata Chiesa dei detentori del potere e della ricchezza. I donatisti ebbero origine dalla questione dei “lapsi,” cioè di coloro che, durante la persecuzione di Domiziano, avevano ceduto abiurando o consegnando ai pagani i libri sacri. Gli scismatici non volevano che costoro, tra cui vi erano anche vescovi e i chierici, fossero riaccettati nella Chiesa, sostenendo che l'efficacia del battesimo e dell'ordine sacro dipende dalla dignità di chi li amministra.
La dottrina del vescovo Donato è eretica, costituisce cioè "reato spirituale" perché è in contrasto con l'insegnamento del Maestro Gesù, pur se la santità del "Pastore" deve essere la prima ad essere testimonianza al popolo di Dio.
               
«Se non avessimo il Sacramento dell'Ordine - scrive il santo Curato D’Ars - noi non avremmo Nostro Signore. chi Lo ha messo, infatti, nel Tabernacolo ? il sacerdote. Chi ha ricevuto la vostra anima al suo ingresso in questo mondo? Il sacerdote. Chi la nutre per darle forza di fare il suo pellegrinaggio? Sempre il sacerdote. Chi la prepara a comparire davanti a Dio, lavandola per la prima volta nel Sangue di Cristo? Il sacerdote: ogni volta il sacerdote.
                Se l'anima poi giunge all’ora fatidica del trapasso, chi la farà risorgere rendendole la calma e la pace?  Ancora una volta il sacerdote.
                Non potete pensare a nessun beneficio di Dio senza incontrare insieme a questo ricordo l'immagine del sacerdote.
                Se andaste a confessarvi dalla Santa Vergine o ad un Angelo, vi assolverebbero? No. Vi darebbero il Corpo ed il Sangue di Gesù? No. La Santa vergine non può far scendere il suo divin Figlio nella Santa Ostia. Anche 200 angeli non vi potrebbero assolvere. Un sacerdote, per quanto semplice sia, lo può fare. Egli può dirvi: - Va in pace, ti perdono. Che cosa grande è il sacerdote» (A . Monnin.- “Spirito del Curato d’Ars .- ED.: Ares, 1956).
 Tra i più fieri avversari del donatismo ci fu Sant'Agostino.
 
Con l'avvento al Patriarcato di Costantinopoli di Michele Celulario (1043-1058) i dissensi tra la Chiesa orientale e la Chiesa latina si estesero (dogma, liturgia, diritto, politica) e si confermarono in modo decisivo. Per cui, nel 1054, venne definitivamente consumata la ribellione del Patriarca Michele Celulario, mediante il quale avvenne lo scisma - che dura tuttora - del patriarcato di Costantinopoli dalla Chiesa cattolica. La Chiesa orientale si suddivise così in tante chiese autonome (autocefale = tra loro separate: russa, serba, greca, cretese, bulgara…etc) di rito bizantino.
 
Il grande scisma d’Occidente ebbe inizio dopo la tumultuosa elezione di Urbano VI (aprile 1378), contro la quale 13 cardinali ne dichiararono la nullità ed elessero con il nome di Clemente VII, l'antipapa Roberto di Ginevra (settembre 1378). L'unità fu ristabilita con l'elezione di Ottone Colonna, che assunse il nome di Martino V (novembre 1417); le vicende della Chiesa rimasero ancora turbate dallo scisma fino al 1449.
In seguito a partire dal XVI sec.  – sempre ad opera di chierici (per fare degli esempi: M. Lutero fu ordinato sacerdote nel 1507; Calvino ricevette giovanissimo, 1523, la “tonsura”….) - sono sorte le Chiese “autocefale”: “protestante”,  “evangelica”, “anglicana”, separate tra di esse e con la Chiesa cattolica…Il sec. XVI fu un’epoca di guerre di religione e di eresie e scismi, secolo della rivoluzione di Gutenberg e della “riforma di Lutero, degli anabattisti e della rivolta dei poveri tedeschi contro i privilegi dell’aristocrazia e dalle eccessive ricchezze accumulate dal clero.
Oltre all’indebolimento del magistero planetario della Chiesa cattolica ed alla perdita dell’unità tra questa Chiesa e le chiese da essa separate che sono purtroppo difficili da contare - unità invece fortemente voluta da Cristo (Gv 14,18-21) – altra grave divergenza tra l’ordinamento della Chiesa stabilito da Cristo e quello modificato dai falsi pastori fu quella della gestione da parte della Chiesa di poteri temporali di imperio sul popolo di Dio, che Cristo apertamente (vedi: sopra) e decisamente aveva detto di non volere.
Cristo aveva infatti chiaramente ammonito i Suoi di tenersi lontani, nel far parte del Suo Regno, dall’esercitare poteri temporali di cesari e principi, che non hanno nulla a che fare con i poteri ecclesiastici, che, in quanto tali,  sono poteri di servizio agli altri e non di dominio sugli altri.
La confusione tra l’esercizio dello “jus imperi” - proprio di principi, sovrani e re – stride fortemente con l’umile potere di servizio dei santi di Cristo, per cui chi più è in alto, dice Gesù, più deve servire, e chi è il primo (=il Papa) sarà il servo di tutti ad imitazione del Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito ma per servire e dare la Sua vita in riscatto per la moltitudine: “Chi vuole tra voi diventare grande si farà vostro servitore” (Mt 20, 25-28).
Ma cosi purtroppo non è avvenuto. La Chiesa cattolica infatti - intesa in senso gerarchico - ha cumulato i poteri temporali di principi e sovrani con i poteri di servizio (Cristo ha lavato i piedi dei Suoi per rendere chiaro il concetto: oggi nemmeno più si fa il rito della “lavanda dei piedi” in memoria di questo importantissimo gesto; cfr Gv 13,1-15)
         Non ci volle molto infatti a che il complesso dei domini territoriali sottoposti al romano Pontefice si trasformasse in un vero e proprio Stato Pontificio mano a mano che la dominazione imperiale bizantina cominciò a far sentire in Occidente la sua carenza a causa dell’infuriare delle lotte iconoclaste della prima metà del sec. VIII e dell’incremento delle difficoltà di coesistenza tra l'inviato orientale di nomina imperiale (il “dux”) ed il Papato. Ciò ebbe a determinare, insieme con gli inevitabili conflitti di competenza, una serie di problemi, che Gregorio I° (590-604) avviò a una prima soluzione mediante l'accentramento amministrativo dei patrimoni fondiari appartenenti alla sede romana, che erano in continuo accrescimento.
        Durante le guerre tra Longobardi e Bizantini, nelle quali il papato fu direttamente coinvolto, con le donazioni territoriali di Liutprando tra il 728 ed il 742 si costituì il primo nucleo dello Stato pontificio. Alterne ed intricate furono poi le vicende politico-territoriali riguardanti la consistenza territoriale e l’importanza politica dello Stato stesso fino alla rivoluzione francese da cui lo Stato pontificio subì le manomissioni più gravi della sua travagliatissima storia terrena. Cessò - per grazia divina  - di esistere con la conquista e l’annessione al Regno d’Italia di Roma a seguito della vittoria riportata sulle truppe papali dal generale Cadorna, che penetrò nella Città dei Papi attraverso la famosa “breccia nelle mura di Porta Pia”, il 20 settembre del 1870. L’11 febbraio 1929 – con la costituzione dello Stato “Città del Vaticano” si ricostituì una nuova – questa volta per fortuna simbolica -  base territoriale alla sovranità pontificia.
         Sovranità pontificia che è durata più di 1000 anni durante i quali la Chiesa cattolica si è confusa con lo Stato pontificio (da tener presente che lo scisma d’Oriente - che sta per raggiungere i 1000 anni di durata - dura ancora…).
 
          Non meno perniciosa è, nella struttura istituzionale della Chiesa, la mancanza di fede in Gesù Cristo con riguardo alla condivisione, non solo spirituale, che è la più importante, ma anche materiale (economica) dei beni messi in comune nella Chiesa, e distribuiti secondo il bisogno di ognuno. Ricordiamo:
           «La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo ed un'anima sola e nessuno diceva di sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della resurrezione del Signore Gesù e tutti loro godevano di grande stima. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi  degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.» (At 4,32-35).
              Questo tipo di condivisione - che non è da confondere con le elargizioni spontanee del popolo di Dio al corpo gerarchico della Chiesa, che sono altra cosa - dopo i primi tempi eroici della Chiesa, non è stata più attuata.
              Certo sappiamo bene che a tale scopo i nostri tempi non sono quelli degli Atti degli Apostoli, ma pensiamo comunque sempre possibile la condivisione secondo il bisogno tra gli appartenenti alla Chiesa di Cristo, intesa come gerarchia e come popolo di Dio, anche se questa Volontà di Cristo – che ha molto a che vedere col tema del distacco delle ricchezze -  è fonte di continui tentativi di interpretazioni più o meno restrittive.
              Resta il fatto però che nella descrizione delle prime comunità cristiane la proprietà comune era una delle qualità più significative che le caratterizzava.
              Gesù non nasconde le difficoltà di questo stile di vita, ma indica anche la direzione: «Presso Dio tutto è possibile, perché Dio è onnipotente».
              Ed infatti la vicinanza fiduciosa di Dio, il cui Cristo si desidera imitare che permette questa libertà. E’ solo mantenendo una costante relazione di fede con Lui che il cuore si apre e si allarga agli altri e alla condivisione materiale,  parente stretta di quella spirituale.
              Non si tratta di definire quantità e misure della condivisione ma di lasciarsi convertire il cuore affinché il lasciare si trasformi in allargare e  l’allargare in ricevere nuove parentele, nuove relazioni, nuove ricchezze…
              A parte il fatto che alcune istituzioni religiose cattoliche (="opere") realizzano simile condivisione, come ad esempio avviene nell'Opus Dei,, è evidente che la condivisione economica nella Chiesa andrebbe fatta a livello di Chiesa territoriale, particolare e domestica, in comunione tra di loro, e con quella di Roma.
              Una certa sterilità della Chiesa - o per essere più precisi dei metodi pastorali e formativi delle sue gerarchie clericali (e non solo) - siamo convinti che derivi dalla sottovalutazione nella predicazione e nella testimonianza, anzi nella testimonianza e nella predicazione, della beatitudine propria della povertà in spirito, che sintetizza tutte le altre beatitudini, perché indica la prevalenza dell'imitazione di Cristo su tutte le altre cose di questo mondo:
La prevalenza cioè dello Spirito Santo, che è Dio, sullo spirito diabolico di questo mondo che “il principe di esso”, che è satana, tende a far prevalere su quello di Cristo. che è Spirito di Verità divina, quindi assoluta.
 Occorre considerare che essere «poveri in spirito», ossia poveri di spirito di questo mondo che spinge all'avere, al piacere e al predominare, è condizione essenziale della spiritualità cristiana perché consente di accogliere la ricchezza dello Spirito Santo.
Ne consegue che la sottovalutazione della povertà di spirito mondano, sotto forma della condivisione cristiana, è una delle concause più importanti dello stallo diffusivo del cristianesimo nel mondo
Quando invece nella povertà dello spirito della vita di questo mondo prevale la ricchezza dello spirito di Verità dello Spirito Santo che sospinge all’Amore di “Carità” e volge alla pietà, alla santità ed alla fraternità, allora si è beati, ossia felici, fin da qua.
Con ciò le beatitudini non costituiscono l’annientamento dell’'avere, del piacere e del potere, che pur sono necessari per vivere in questo mondo ma  ne suggeriscono  il modo strumentale del loro uso. Ciò viene detto nel senso che non devono collidere ma incrementare la diffusione del Regno di Cristo sulla terra mediante l’imitazione sempre più ravvicinata della Sua Vita. Vita vissuta in questo mondo ma che non è di questo mondo (Gv 17,16) e che comprende i Suoi miracoli d’Amore (Gv14,12-14) ma anche l’imitazione della Sua passione e morte (Col 1,24) in vista della Sua resurrezione.
Gesù considera disonesta la ricchezza quand'essa è posseduta non solo affamando i popoli, ma anche non tenendo conto della loro fame (Lc 16,9). San Francesco ebbe a dire in proposito: «Se tu dici: “Questo è mio”, dici bene. Ma se tu dici: “Questo è solo mio”, dici male!».
In questo caso essa – rivela Gesù - è incompatibile con la Volontà di Dio: o Dio o il denaro.
Ne consegue che la vita più antievangelica e sicuramente blasfema è presentare, soprattutto ai giovani, come modelli e maestri, soggetti umani che notoriamente e senza scrupoli hanno accumulato smisurate ricchezze, oltre che onori e piaceri di ogni genere.
«Il dubbio permanente, che appare a fior di pelle a molti cattolici che continuano ancora ad essere praticanti, dipende da questa omissione della povertà (omissione della condivisione materiale dei beni terreni. n.d.r) in contraddizione con la chiarezza del Vangelo» (Arturo Paoli).
            
                 In conclusione: manca la comunione - ossia la pienezza dell’unità trinitaria di cui è portatore lo Spirito Santo - tra la Chiesa cattolica e le altre chiese auto-cefale (= indipendenti da ogni altra autorità religiosa, in pratica: non riconoscono il Papa) separate tra di loro e con la Chiesa cattolica, manca la condivisione, ed è venuto a cessare solo poche generazioni fa con la breccia di Porta Pia (20 sett 1870) la commistione tra Chiesa e Stato.
Non è difficile cogliere in tutto ciò l'opera diabolica (=separatrice) ininterrotta e persistente del nemico per antonomasia che semina nottetempo (di nascosto: il diavolo lancia la pietra ma nasconde la mano) la zizzania nel mondo soprattutto là dove Cristo ha seminato il suo buon grano, ossia tra i suoi cristiani  (Mt 13,24-28).
 
Ma c’è ancora dell’altro.
Si pensi al medievale vescovo-conte; al più recente principe-vescovo…si pensi ai tanti altri tipi di vescovi delle altre Chiese e confessioni separate: vescovi ortodossi, vescovi protestanti (i vescovi anglicani in Gran Bretagna sono ancora nominati dai ministri della Corona)….
              Non possiamo pertanto affermare che era questo quello che Gesù Cristo aveva previsto e voluto per la Sua Chiesa intesa come popolo di Dio e Corpo gerarchico incaricato - “pro tempore” e fino alla fine di questo mondo - della testimonianza e dell’insegnamento della Parola nonché dell’amministrazione dei Sacramenti e dalla condivisione dei beni materiali e spirituali con competenza planetaria strutturata in modo tale da dare sempre a Dio quel che è di Dio, ed a Cesare quel che è di Cesare, senza confusioni ideologiche e senza commistione di incarichi e poteri tra le due istituzioni: divina la prima, meramente umana la seconda.
         Di fronte allora a queste gravi mancanze strutturali nel fare la Volontà di Cristo in ciò che Cristo, "apertis verbis", ha voluto per la Sua Chiesa. Di fronte a queste evidenti, consapevoli e libere devianze circa l'osservanza della Sua Parola, operate proprio da coloro che avrebbero dovuto e dovrebbero dare l'esempio nell'osservarla, consegue che lo Spirito-Dio – che è Spirito di unità nella diversità - non “soffia” più come a Pentecoste e come negli Atti della prima Chiesa apostolica, mentre a soffiare ed a riempire i cuori è – purtroppo per noi -  lo spirito diabolico di satana.
         A questo punto satana è pronto ad operare la SOLUZIONE FINALE per riportare i cristiani alle origini pagane dell’umanità, cosi come Cristo li aveva all’inizio portati alla rigenerazione divina della cristianità.
          In sintesi fulminante: satana seducendo ed inducendo a prevaricare i pastori della Chiesa di Cristo mina la Sua stessa Chiesa  indebolendola dall’interno sia come istituzione gerarchicamente ordinata e posta a guida del popolo di Cristo tra una generazione e l’altra, sia come popolo di Cristo che viene diviso e disperso.
         E questo satana fa non per nulla, ma allo scopo di far arretrare i Popoli Cristiani verso quelle condizioni di esistenza ego-verse – quando non addirittura ego-latriche - che sono proprie dell’avere, del potere e del piacere, quando questi beni costituiscono scopi della vita posti al di sopra di tutto e preponderanti nel mondo pagano precristiano ed in quello  paganizzato postcristiano.
Lo scopo ultimo di satana, quale scimmia di Dio, è dunque quello che avevamo già anticipato e cioè quello di chiudere tutto il mondo nel peccato per separarlo da Dio.
 
Abbiamo già accennato che il motivo della conquista diabolica di tutto il mondo (separato da Dio, in peccato mortale) cui spinge satana, il principe delle tenebre, è opposto a quello salvifico di Cristo, ed è quello di distruggere le condizioni di vita nel mondo per far morire ogni essere umano della terra prima che tutti gli abitanti di essa diventino cristiani: condizione quest’ultima che come sappiamo è indispensabile affinché il Cristo risorto venga a dar compimento finale e definitivo alla Sua opera con la resurrezione universale… etc.
Dunque satana agisce – magari con una terza guerra mondiale questa volta supernucleare - in vista di impedire la venuta finale del Signore Gesù che porterà a compimento integrale la Storia della Salvezza. E’ chiaro inoltre che così operando satana spera pure di portare con sé molte anima all’inferno subito dopo la  morte corporale in conseguenza del  Giudizio particolare
Certo, anche in seguito alla seconda venuta dell’uomo-Dio nella gloria a tutti visibile (=parusia) della Sua divina resurrezione, questo mondo – con la fine dei tempi e della Storia - sarà destinato a cadere anch’esso  - ma - per tutti coloro che avranno potuto accogliere i frutti della redenzione salvifica di Cristo – cadrà senza colpo ferire per un nuovo mondo di una nuova creazione culminante in un nuovo paradiso terrestre iscritto per sempre nell’intimità trinitaria di Dio ove tutti i salvati risorti immortali per Cristo vivranno per sempre la felicità senza fine di una vita che vivono di già Gesù e Maria. 
 
Malgrado la mistificazione diabolica della scimmia del vero Dio, la differenza quindi non può essere più essenziale !  Ed anche se satana ed i suoi ministranti anticristi sulla terra non ci riusciranno a distruggere la vita di questo mondo perché le porte dell’inferno non prevarranno per via dei santi di Cristo degli ultimi tempi, tuttavia questa attività diabolicamente oppositiva di satana genera - come sempre – ritardo al compimento dei piani di Dio in favore del genere umano. In questo caso il ritardo incide sul compimento integrale del progetto salvifico di Dio (=di quello vero, si intende) che avrà luogo, come è noto, con la Sua parusiaca venuta finale della fine dei tempi.
 
Smascherato il progetto di satana circa “il perché” egli – dissimulandosi come scimmia di Dio - vuole conquistare con ogni mezzo di seduzione - ivi compresa la violenza bellica - e sottomettere a sé tutto i mondo nella sua globalità vivente, ci soffermeremo ora a mostrare brevemente (per esempi) “come” egli opera – ed ha gia operato – per raggiungere lo scopo di questa sua diabolica impresa.
 
 
> Satana ed il rigurgito diabolico di cultura pagana che  era  morta e stramorta da più di qualche millennio.          
 
Cominciamo col dire che una volta che satana ha se-dotto i pastori – che hanno, a loro volta, sul gregge potere di se-duzione - anche il gregge che prima li seguiva nella retta Via, li segue poi nel vicolo cieco d’una strada che non fa in questo mondo la Volontà del vero Dio, ma quella diabolica di satana, il nemico di Dio e dell’uomo che Dio ama. E pur se di tutte queste bestemmie contro lo Spirito Santo ne rispondono a Dio i falsi pastori (gli amministratori del gregge), tuttavia le pecore, ossia il popolo di Cristo - una volta sbandato - molto più difficilmente avanzerà sulla strada che il “Buon Pastore” gli aveva aperto fin da questo mondo.
 
Vediamo più in particolare come avviene questo processo per cui i popoli anagraficamente censiti come popoli di religione “cristiana” (ivi compreso il Popolo italiano) finiscono culturalmente col chiamare bene quello che Cristo ha rivelato per male e male quello che Cristo ha rivelato per Bene, arrivando così a confondere Dio con satana, il Cristo con l’anticristo, proprio come - bestemmiando contro la Verità rivelata ed avallata da Dio - facevano i farisei e gli scribi del tempo di Gesù nei confronti dei loro sottoposti (cfr.: Mt 12,22-32).
Tutto questo satanicamente avviene mediante un furto di concetti di origine cristiana – come, per esempio, “libertà, fraternità, uguaglianza (=rivoluzione francese: fine del sec XVIII); rinascimento (Italia, secc. XV e XVI); “comunismo” (condivisione secondo il bisogno di beni economici liberamente conferiti che si realizzava liberamente nella prima comunità cristiana descritta negli Atti degli Apostoli: concetto rubato dall’ideologia marxista, travisato ed attuato con la violenza in quei regimi che disgraziatamente abbiamo conosciuto in Russia ed in Cina fino alla caduta del muro di Berlino del 9 Nov 1989)…etc.
Furto di concetti manipolati in modo da provocare nelle vittime della menzogna un mutamento (errato) nel modo di vedere le cose insieme alla decisione di agire secondo una certa prospettiva presentata come ragionevole e desiderabile.
La manipolazione del linguaggio cristiano comunemente parlato (non quello tecnico-burocratico come: “ecumenismo, “escatologia”, “parusia”, che purtroppo capiscono solo poche persone…anche se le cose non vanno certo meglio per la conoscenza sia pure superficiale dei Vangeli per la quale sussiste  ancora un’ignoranza crassa) genera un “anti-lingua”, che ha come effetti principali l'oscuramento dell'intelligenza e il condizionamento dei comportamenti, entrambi indispensabili per ottenere l'allontanamento dell'opinione pubblica dalla Verità rivelata.
La manipolazione culturale con quella delle coscienze cerca di provocare nelle sue vittime una adesione volontaria alla menzogna, tipica del modo di agire seducente di satana e di coloro che non solo gli hanno aperto il cuore ma gli hanno addirittura venduto l’anima fin da questo mondo.
La menzogna personale diventa così menzogna culturale, popolare, ossia struttura di peccato e peccato strutturato.
Il peccato individuale si fa peccato istituzionale, mentre l’onda devastante del ricorso storico arcaico sopraggiunge in tutta la sua devastante potenza e prepotenza di retroguardia. Essa sembra tutto coinvolgere e tutto stravolgere, persino il flebile lumicino della Chiesa…se non fosse per l’ardore dei pochi santi rimasti.
Molti tra gli stessi “cristiani”  sono cristiani all’acqua di rose, cristiani di superficie. Essi si vergognano addirittura di professare Cristo, che nei loro discorsi è tabù, considerato come un fatto privato, una questione meramente personalistica per cui diventa quasi offensivo parlarne. Può infatti capitare di essere considerati inopportuni, quando non addirittura iettatori, trattandosi di argomenti che vengono comunemente collegati alla vecchia ed alla morte. Cose tutte che si cerca di esorcizzare rimuovendole fino al punto di nascondere al moribondo la sua malattia, facendogli magari credere che guarirà presto.
Spesso i “credenti” nascondono, invece di manifestare, il vero volto di Cristo.
                È facile osservare inoltre come ancora attualmente si vive una religione mercificata, senza entusiasmo né generosità, senza gioia né apertura. Questo è il culto vuoto che onora Dio con le labbra mentre il cuore è lontano; che si aggrappa alla sicurezza di «ciò che si è sempre fatto»; che preferisce il tradizionalismo a oltranza e chiude la finestra alla brezza fresca che  vuole arieggiare la casa, il cui interno si è fatto irrespirabile (Basilio Caballero: op. cit., pag 848)
 
Nelle gerarchie ecclesiali si ritorna ad una sorta di rabbinismo cristiano, ove l’autorità serve a creare personaggi che usurpano l'onore dovuto Dio e a Cristo e perseguita i santi di Cristo come prima venivano perseguitati i profeti del vecchio Testamento (Mt 23,29-32).
Si  forma una burocrazia clericale che dimentica facilmente che Gesù è l'unico Maestro e Signore della Chiesa, per cui i responsabili di essa devono agire nel Suo Nome ed in mezzo a una famiglia di fratelli che hanno uno stesso Padre. «Questa - scrive Basilio Caballero (op.cit., pag 845) - è l'originalità del Vangelo.
Simulare invece virtù, scienza e autorità, dominare e umiliare gli altri è diventato lo svago favorito di molti. Vantarsi di titoli che si hanno o si inventano, appuntarsene altri per merito, idee e iniziative è qualcosa che attrae molto. Ma Cristo continua a dire: «Il più grande tra voi sia il vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e che si abbasserà sarà innalzato».(Mt 23,1-12).
 
Ma cosa ha satana da proporre culturalmente all’umanità cristianizzata in cambio di Cristo quando semina la mistificazione del grano con la zizzania in quella parte del mondo che Cristo aveva condotto liberamente a Sé?
Egli vuol separare i veri adoratori del vero Dio dal vero Dio (Gv 4,23-24) mediante un ritorno nostalgico ai tempi precristiani, a quei tempi cioè pagani, quando ancora era culturalmente approvata la poligamia, la pedofilia, l’uccisione dei nati deformi, la schiavitù, la guerra di conquista e simili brutture che Cristo ed i veri cristiani avevano lasciato alle spalle.
Egli vuole ridurre il cristianesimo a mera ideologia  per farlo poi sparire dal ricordo umano e farlo al massimo ricordare come ricorda i fatti della Storia chi ne ha un qualche interesse.
Ha da proporre perciò delle forme culturali arcaiche che il cristianesimo aveva superato e cancellato e che, invece, il rigurgito culturale che tende alla globalizzazione diabolica del mondo come il vero Dio tende alla globalizzazione (=ecumenismo) cristiana di esso, cerca di riproporre.
L’ideologia nazi-fascista, prima, e quella comunista, dopo, sono, ad esempio, delle ideologie “mondialiste” o come si diceva ieri “internazionaliste” o come si dice oggi “globaliste” o come dice da sempre la Chiesa “ecumeniche” - ma di un ecumenismo diabolico di tipo arcaico, storicamente ripetitivo e quindi involutivo, pre-cristiano anche se mistificato con l’uso di parole evangeliche adottate a fini meramente strumentali.
E questo è valido anche se non sono riuscite nel loro tentativo di conquistare tutto il mondo cristiano con la violenza.
 Non c’è dubbio infatti che sia Hitler che Stalin – i due ultimi anticristi “trattenuti” -  ambivano a diventare entrambi o si sentivano addirittura – il primo con la sua Welpolitik (=politica mondiale), l’altro con il suo progetto di esportazione internazionale del marxismo – i padroni del mondo.
Hitler addirittura - in vista “dell’immancabile vittoria finale” – progettava la fondazione di una nuova “religione degli Ari” di cui erano in corso le prove generali in discreti paesi dell’Interno  ove in chiese adornate con lunghi drappi rossi orlati di svastiche  nere ed aperte ad adepti fidatissimi si celebravano i fasti di liturgie allusive a numi tutelari della Razza eletta che sarebbe stata destinata a dominare il mondo.
Stalin che negava l’esistenza di qualsiasi Dio e considerava socialmente pericolosa ogni religione faceva  invece saltare in aria le chiese “resistenti” e tramutava in depositi di merci quelle che il popolo era costretto a disertare.
Entrambi cercavano di farsi dio senza e contro Dio mediante un culto scellerato della personalità ed il plagio delle nuove generazioni  dei giovani fin dalle più tenere età.
Ma In realtà satana teneva al guinzaglio entrambi sospingendoli nella stessa direzione diabolica  di distruzione e morte con risultati parimenti tragici 
In Germania  ove si vogliono far rivivere i fantasmi di un passato remoto morto e sepolto, ecco sorgere, a partire dalla prima metà del ‘900, il mito della razza “pura” grossolanamente ricercato tra le brume nebulose di un “germanesimo pagano” inventato di sana pianta e costruito attorno al riciclaggio di  miti precristiani ricavati da tetre leggende  di “Nibelunghi e mortifere Walkirie”.
Quando tali forme culturali arcaiche - a furia di essere ripetute e quando non basta imposte da parte di chi detiene il potere di e-ducazione - diventano luogo comune allora è facile che si  cristallizzino e si trasformino in falsa cultura dominante che si trasmette purtroppo di generazione in generazione inquinando  il rapporto tra il vero Dio ed i Suoi veri adoratori, che Egli cerca.
Scriveva infatti cinicamente l’ideologo del nazismo – colui che aveva elaborato la “teoria” (si fa per dire) della razza eletta, l’ideatore dei campi di sterminio, il cultore della “soluzione finale per gli Ebrei” – che una bugia ripetuta “all’infinito” diventa…verità.
 
In Italia nello stesso periodo si cerca più o meno la stessa cosa nei miti delle antiche religioni pagane degli “déi falsi e bugiardi”. Ecco allora: il “fascio littorio”, il gladio…il rinascere ideologico della “Roma imperiale”, etc..etc,,.: Tutte cose riciclate da una cultura pagana pre-cristiana tramontata da millenni che nemmeno al tempo di quando essa era attuale ebbe tale adorante diffusione a tutti i livelli di scolarità: elementare, media ed universitaria. Ma si sa: satana cammina all’indietro!          
Autori e filosofi latini e greci della paganità non studiati con distacco storico-esegetico, ma considerati educativamente formativi continuano ancora di generazione in generazione ad intossicare di paganesimo culturale i nostri figli che conoscono meglio l’Olimpo pagano che il Paradiso cristiano:  più Giove, Saturno e Venere, che Gesù, Maria  e Giuseppe…..
Non dimentichiamo che in Italia la riforma della scuola del filosofo fascista (il fascio è un insieme di rami di legna con al centro una scure legati insieme da una corda, simbolo pagano di  consorzi umani tenuti insieme dal potere della violenza armata) Giovanni Gentile, che da lui prende il nome, ministro della Pubblica istruzione del regime fascista (1924), è tuttora (inizio XXI sec.) sostanzialmente vigente a livello di scuole pubbliche medie, ginnasiali, liceali ed universitarie, cosiddette “CLASSICO”, contrapposte allo “Scientifico”….
Il revival di principi arcaici, pedagogicamente posti a modelli di vita, hanno riportato nell'attualità culturale dei popoli cristiani i valori desueti della paganità passato-remota. Il tutto con conseguenze comportamentali devastanti circa – ad esempio - il ripristino della schiavitù con la tratta dei neri in America, il ritorno, della pedofilia e della omo ed eterosessualità viziosa. Tutte cose che il cristianesimo aveva cancellato e che invece vengono riproposte senza ritegno in imitazione dei “classici”.
Sono quelli ancora attuali i tempi in cui Gandhi ebbe a dire che «si sarebbe fatto cristiano se non avesse incontrato ”i cristiani”».
             «Francesco Cerruti divenne direttore generale delle scuole salesiane, e come programma ebbe le parole di Don Bosco che sentì (e “registrò”) nel 1885.
             Settantenne, don Bosco era ormai logoro. Nella casa salesiana di Marsiglia aveva appena cenato con i suoi e con l'avvocato Michel. Il discorso girava sul paganesimo che stava penetrando a fondo nelle nuove generazioni. Francesco Cerruti ad un tratto sentì che il tono della voce di don Bosco si faceva vibrante. Lo sentì pronunciare con «energia e dolore» queste precise parole:
           «Ora qual è la causa principale, anzi l'unica vera causa di questo disastro? Essa sta tutta nella educazione pagana che si dà generalmente nelle scuole.
           Questa educazione, formata tutta su classici pagani, imbevuta di massime e sentenze pagane, impartita con metodo pagano, non formerà mai e poi mai, ai nostri giorni in cui la scuola è tutto, dei veri cristiani.
          Ho combattuto tutta la vita contro questa perversa educazione (divenuta cultura: ndr.), che guasta la mente e il cuore della gioventù nei suoi anni più belli; fu sempre il mio ideale riformarla su basi sinceramente cristiane (.....) Questo è lo scopo a cui ho costantemente mirato. Ed ora, vecchio e cadente, me ne muoio con dolore, rassegnato sì, ma pur sempre col dolore di non essere stato abbastanza compreso» (Tratto da: Teresio Bosco - "Don Bosco, storia di un prete" 1988- ELLEDICI, pag. 229-230).
 Si tratta in realtà di un rigurgito culturale che fa indietreggiare il popolo di Cristo - ed il resto dell’umanità non ancora cristiana - verso posizioni esistenziali arcaiche di tipo pagano (esempio: ritorno della schiavitù, del colonialismo, dell’imperialismo, della guerra di conquista…) che il cristianesimo aveva culturalmente cancellato dall’umano consorzio  con profitto spirituale e materiale del genere umano, e non solo in vista dell’altro mondo, ma anche di questo.
 
Noi  - che senza saperlo scopriamo di pensarla esattamente allo stesso modo di San Giovanni Bosco – ne siamo felici.
Siamo lieti cioè di aver saputo che “don Bosco”, l’Apostolo moderno dell’educazione,  che con le sue “Case salesiane” è presente in tutto il mondo, avesse fatto questa profezia già nel 1885. Essa - con due guerre mondiali e dopo milioni di morti e  fiumi di sangue – ha trovato purtroppo piena conferma storica nella seconda metà del secolo appena trascorso.
Non sembra comunque a tutt’oggi che coloro che dovrebbero porre rimedio a tale stato di cose abbiano in qualche modo almeno cercato di porvi mano, imitando con l’aiuto di Dio quello che miracolosamente ha fatto San Giovanni Bosco.
Intanto il furto pagano di concetti cristiani continua indisturbato nelle scuole pubbliche a tutti i livelli di scolarità ed anche se la profezia di Don Bosco con le tragedie epocali accadute tra la prima la seconda metà del ‘900 (due guerre mondiali e fiumi di sangue) sia stata pienamente confermata dai fatti.
 
 
> L’impostura più grave della condivisione cristiana: il falso “comunismo” di Marx e dei suoi epigoni.
 
La più grande impostura cristica degli ultimi tempi (ma anche si può dire di tutti  i tempi) fu però quella "comunista" imperversante tra la prima e la seconda metà del secolo scorso. Essa infatti attinge al cuore stesso del cristianesimo capovolgendolo diabolicamente, in quanto si proponeva "scientificamente"(?) di realizzare una società fondata sulla comunità degli strumenti di produzione e dei beni di consumo secondo la formula: «da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni».
                È una formula tratta dagli "Atti degli apostoli" (At 4,32-37) ed è sostanzialmente la norma che si trova al capitolo 34 della Regola di San Benedetto, il Padre (e non solo) del monachesimo occidentale, ove è scritto: «Non diciamo che si faccia preferenza di persone...... ma che si abbia riguardo alle debolezze: quindi chi ha meno bisogno, ringrazi Dio e non sia dispiaciuto, chi ha più bisogno, accetti umilmente la sua debolezza e non si insuperbisca (non pretenda) per la misericordia usatagli. Così tutte le membra della comunità saranno in pace».
                Dove sta allora la mistificazione diabolica, la grande impostura cristica del comunismo?
                Sta nel fatto che la comunione cristiana è preceduta dalla trasformazione cristiana  per cui la comunione  - che è infatti “comunione dei santi”  - diventa fonte di felicità, anticipo della fecondità infinita della vera vita sempiterna di Dio dentro Dio.
                Su questa scia si pone la regola di San Benedetto, che, contrariamente alla perversione ideologica del comunismo, è lontana dall'imporre qualsiasi egualitarismo impersonale.
San Benedetto infatti si presenta come evangelizzatore di pace, operatore di unità, maestro di cultura e di civilizzazione, ambasciatore della fede cristiana, patrono di Europa.
È lui che continua ad essere un punto di riferimento fisso per il destino del mondo. E’ lui che ha instaurato, sia pure come isola dentro l'isola del cristianesimo, la vera comunione dei santi di Cristo, è lui l’espressione dell'unità dello Spirito e alveo di un'umanità nuova, che chiede spontaneamente e liberamente di distribuire a ciascuno secondo il suo bisogno, come principio di organizzazione anche materiale dell’esistenza.
                in siffatta comunità, la vita dell’Abbazia diventa per tutte le comunità cristiane una vera e propria profezia della potenza della comunione come principio materiale di organizzazione dell’esistenza. 
il comunismo, invece, non è nulla di tutto questo perché vuole innanzitutto applicare la formula rubata al cristianesimo mediante l'imposizione dei poteri pubblici sottratti alla democrazia popolare o addirittura con la violenza sanguinaria della rivoluzione. Ne consegue che l'uso della formula cristiana è di mera copertura e serve solo per giustificare una conquista illegittima del potere pubblico (allo stesso modo della rivoluzione francese). Tutte cose queste che d’altra parte Cristo aveva chiaramente stigmatizzato e con Cristo non hanno niente a che fare in quanto, come è stato ampiamente provato dai fatti, ce ne hanno molto (a che fare) con satana.
La conseguenza di tutto questo è perciò che il peccato si fa “anticultura” e cerca di distruggere la cultura stessa: ma pur trattandosi di falsa cultura, di pregiudizio culturale, è però, per certi aspetti, pur sempre cultura e – come tale – viene comunemente accolta e purtroppo praticata di generazione in generazione finché il pallone gonfiato oltre misura non scoppia..
 
 
> Le due bestemmie contro l’evidenza della Verità.
 
In questo rigurgito “culturale” arcaico pre-cristiano ed anti-cristiano (=pagano-diabolico), accaduto in ambito di popolazioni cristiane (alcune delle quali come abbiamo detto hanno purtroppo perso anche il ricordo storico di quello che erano state, cambiando addirittura religione), rientrano due altri gravi pregiudizi che hanno oscurato non poco la luce di Cristo.
Essi sono: la sottovalutazione o addirittura la negazione stessa del miracolo, mediante il quale l’onnipotenza del vero Dio si rende evidente manifestando la sua evidente esistenza e presenza (=immanenza) nella Storia individuale e popolare dell’umanità, e la falsa concezione della morte terrena come definitivo annientamento dell’essere umano.
Sono due oscuramenti culturali interdipendenti, perché la certezza cristiana della vita beata ed illimitata oltre questa vita, prima senza il corpo in forma angelica, e, alla resurrezione universale, anche col corpo che Cristo farà risorgere immortale e trasfigurato come quello Suo, viene apertamente rivelata da Cristo.
Ne consegue che se Cristo è Dio, allora tutto si regge, ma se la divinità di Cristo si basa sulla opinabilità della fede, allora tutto cade, anche la fede.
 
Ne consegue che se chierici e laici fossero meno pregiudizialmente intransigenti nel negare a priori l’evidenza del miracolo non potrebbero non accorgersi in maniera da sopravanzare ogni dubbio che Gesù Cristo è realmente Dio.
E se è Dio non può non essere veritiero, e, posto anche che Egli dimostra di avere l’onnipotenza necessaria per poterlo fare, non può non mantenere la promessa di farci risorgere nella continuità di coscienza come da sonno notturno. 
Una volta saputo che Gesù Cristo è Dio, l’unico vero Dio in tre divine Persone, allora la rivelazione che Egli fa sulla Vita eterna e su tutto ciò che dovrà avvenire alla fine di questo mondo in vista di quello della nuova Creazione è certamente Parola di Dio, ivi compresa l’immortalità dell’anima e del corpo, nonché il destino eterno con Dio, o fuori di Dio con satana, che l’essere umano si propizia liberamente fin da questo mondo, che è provvisorio come questo corpo.
Con riferimento ancora al miracolo, c’è qualcosa che riguarda un peccato gravissimo il quale molto spesso viene commesso da coloro che si sono consacrati al vero Dio. Tale peccato – che Gesù chiama “bestemmia contro lo Spirito Santo”o Spirito dell’evidenza di Dio - consiste nell'attribuire il fatto miracoloso di cui non si può in quanto tale negare l'esistenza ad altra causa che non al vero Dio (a se stessi, al caso..etc,). Ricordiamo che anche per esorcizzare un posseduto diabolico occorre l'onnipotenza diretta o delegata da Dio perché solo Dio, il vero Dio, possiede l'onnipotenza, che è l'unica potenza che possa vincere quella preternaturale  propria degli angeli rimasti con Dio o decaduti con satana  (=demoni).
Ebbene, lo abbiamo già visto, coloro  che si chiudono all’evidenza miracolosa di Dio misconoscendo per invidia o per altro diabolico motivo il miracolo o attribuendolo addirittura alla forza demoniaca di satana, o anche a se stessi per vana gloria – e quindi iniquamente - dopo averlo ottenuto in Nome di Cristo (Mt 7,23-24) - costoro allora commettono il peccato di "bestemmia contro lo Spirito Santo” che è irreversibile, e quindi imperdonabile fin da questo mondo.
 
                Sappiamo bene che in natura nulla si crea (ossia "fare dal nulla" la realtà della esistenza) e nulla si  distrugge (ossia far ritornare al nulla la realtà dell'esistenza ) ma tutto si trasforma.
                In Dio non è così perché Lui è onnipotente: può cioè  fare dal nulla la realtà dell'esistenza che prima non esisteva (esempio: fare dal nulla l’esistenza dell’Universo, come in Gn 1,1-31),.oppure fare dal nulla dei pani e dei pesci per sfamare una folla al limite del collasso, come in Lc 9,13-17) e può mandare nel nulla la realtà dell'esistenza che prima esisteva (esempio: la sparizione improvvisa di una lebbra che ha devastato tutto il corpo, arrivando fino a troncare mani e piedi…etc:  Lc 5,12…etc.).
                Ora questa Potenza che qualifica Dio come tale, e che è al di sopra delle leggi che regolano la realtà della dimensione di esistenza di questo mondo, ossia è sovrannaturale, si chiama onnipotenza perché supera e previene ogni potenza creata animata o inanimata.
                Ebbene Gesù Cristo dimostra di essere onnipotente  - e quindi Dio (o viceversa: dimostra di essere Dio perché onnipotente) – in quanto - nell’unità trinitaria di un unico e solo ma non solitario Essere divino – compie quelli che vengono propriamente chiamati “miracoli”. Fa cioè dal nulla la realtà dell’esistenza che non esisteva e riporta nel nulla la realtà dell’esistenza che esisteva.
Tali opere Egli ha fatto fa e fa fare per mezzo dei suoi santi - soprattutto mediante la Sua santissima madre Maria di Nazaret .
                Se, il Padre, prima, ed il Figlio e lo Spirito poi non avessero realizzato dei comportamenti miracolosi (che non abbiamo mancato di segnalare esplicitamente e senza derive erroneamente “spiritualizzanti” col pretesto gridato dai pulpiti che tanto più grande è la fede in Dio…. quanto più si crede ad occhi chiusi : ma Cristo non dice proprio per nula così!), ossia delle teofanie patrologiche, cristologiche e pneumatologiche, nessuno avrebbe mai potuto conoscere chi realmente fosse Dio da adorare in Spirito di Verità.  
 
Oltre ai miracoli del Padre, quelli del Figlio e quelli dello Spirito Santo, ci sono pure i miracoli eucaristici, che in questi 2000 anni circa dopo Cristo sono numerosi, persistenti e molto ben documentati. Essi tendono ad attestare concretamente quella presenza reale dell’uomo-Dio nel pane e nel vino consacrati, che Gesù rivela istituendo l’Eucarestia ().Sulla descrizione dei miracoli eucaristici più eclatanti del mondo vedi: Renzo Allegri, “Storia dei miracoli eucaristici” . Editrice Ancora – 2006; vedi anche: “i miracoli eucaristici nel mondo”. – Edit.: San Clemente – 2007..etc..etc..).
 
Dunque, l’incredulità circa i miracoli non solo è del tutto infondata ma fa alla grande il giuoco di satana che ovviamente tende a far passare il Cristo per uno dei tanti fondatori umani di religioni e non come il vero Dio, qual Egli è. E questo con grave pregiudizio  - è inutile negarlo – per la corrispondenza al dono della fede nell’imitazione di Cristo con risultati in tutti i sensi devastanti e con gravi ulteriori ritardi sulla propagazione del Regno di Cristo su tutta la terra prima che Lui venga nella gloria divina della Sua resurrezione a dar compimento finale al progetto trinitario di recupero salvifico del genere umano nella nuova creazione.
Correttamente perciò il concilio Vaticano I°, sessione III^, cap. 5,  afferma il negletto principio che «i miracoli (intesa ovviamente l'espressione nel significato rigoroso più volte esemplificato in quest'opera) sono segni certissimi, adatti all'intelligenza di tutti (non solo cristiani: ma anche di ebrei e musulmani compresi) della divina Rivelazione (e cioè dell'immanenza di Dio nella storia umana individuale e sociale)».
 
 

> La situazione attuale dei popoli anagrafati come “cristiani”

 
Per quanto detto sopra, anche se le porte dell’inferno non prevarranno in questo mondo per fermare i piani di Dio secondo la promessa di Gesù e benché la sorte di satana sia stata già segnata nel giudizio eterno di Dio, ciò non evita però che  - per la mancanza di veri operai alla messe del Signore Gesù (ossia di santi Apostoli, di Guide e “Vigilantes” conformi al Cuore di Cristo, di veri cristiani insomma: Mt 9,32-38) - continui ad accumularsi un ritardo incalcolabile alla Parusia (ossia all’immancabile Avvento finale del Cristo Risorto, con tutto ciò che - come ormai sappiamo - è rivelato debba derivarne).
Ritardo che dipende dall’opera perversa e pervertitrice di satana e dalla pazienza salvifica di Dio nel tenere ancora in piedi questo mondo perché Dio non vuole che alcuno si perda per mancanza di tempo alla conversione, ma che tutti  abbiano modo se vogliono di pentirsi (2Pt 3,8-9)  
                Nulla manca quindi dalla parte di Dio. Egli ha già fatto tutto col Suo Cristo che sta alla porta  e bussa.
 Ma se molti dei chiamati non aprno al Signore che bussa alla porta del loro cuore o Gli aprono in ritardo, magari vero la fine della vita, allora la situazione di stallo nella diffusione planetaria del Regno di Dio viene incrementata.
 
Attualmente i popoli anagrafati come cristiani  (parola che oggi ha perso gran parte del suo reale significato culturale, ma che ai primi tempi della diffusione cristiana tra i popoli del mondo  significava “unto dallo Spirito Santo come Cristo, santo di Cristo, figlio nel Figlio di Dio”: cfr.: At 11,26) si trovano per quanto detto “a corto” dell’input propulsivo e ri-generativo dello Spirito Santo-Dio e  ben lontani quindi dal vivere la loro vita terrena nell’imitazione di quella di Cristo per cui spesso invece di darne testimonianza fungono da controtestimonianza.
 Questo vuol dire soprattutto che lo Spirito di Cristo – lo Spirito Santo e quindi il Padre ed il Figlio da cui Egli promana – non soffia sui popoli cosiddetti cristiani come soffiava gagliardo a Pentecoste sulla prima Chiesa fondata da Cristo sotto il manto di Maria  e sopra la pietra di Pietro. La quale – proprio per questo si diffondeva miracolosamente aumentando quasi in progressione geometrica: da circa 120 persone, prima dell’effusione pentecostale (At 1-15) a circa 3000, dopo l’effusione pentecostale e la predica di Pietro (At 2,41).
Pur se – bisogna comunque aggiungere (e meno male!) – che tale Spirito-Dio, dopo Cristo, è -  per Cristo -  sempre immanente in questo mondo e fa magari adepti laddove meno ce lo saremmo aspettati (Mc 9,38-40).
 
 
> ”Guai a voi !”
 
Non è chi non veda – in conclusione – come questo ricorso storico anti-cristico, questo rigurgito culturale arcaico di paganità che ancora oggi viviamo, non sia certamente una delle concause più incisive dello stallo cristiano che andiamo verificando ancora ai nostri giorni
Ed anche se il peggio sembra sia passato perché le porte dell’inferno, che stavano prevalendo con la terza guerra mondiale che sarebbe stata di potenza distruttiva nucleare (bomba H) e di livello planetario, non sono per i santi di Cristo prevalse, tuttavia non sembra che i dirigenti delle Chiese - a parte i sommi pontefici che si sono avvicendati in questi ultimi tempi nella Chiesa Cattolica - si diano abbastanza pensiero  per rimuovere queste grosse distonie evangeliche, che dimostrano una mancanza di fede insopportabile nella Parola di Cristo, da parte di coloro che dovrebbero dare la vita per Lui.
Occorre infatti che provvedano a riparare in fretta gli sfasci e glii errori che i falsi pastori hanno arrecato alla Chiesa di Cristo sulla terra e che si tramandano ancora di generazione in generazione, alcuni persino da quasi qualche millenio.
Primo tra tutti la eliminazione rapida delle divisioni  tra le  Chiese che si richiamano a Cristo affinché la Chiesa di Cristo ritorni ad essere quella che indubbiamente Cristo stesso volle e vuole, e cioè – innanzitutto - una Chiesa unica a livello universale – cioè cattolica – posta sotto il manto di Maria e  fondata sopra la pietra di Pietro.
                Scrive in proposito il Palmisano, op. cit. pag 626, in un paragrafo intitolato: «Guai a voi, cristiani...!»
«È molto probabile che, se Gesù ritornasse sulla terra per una "visita pastorale" alla Sua Chiesa, ripeterebbe, più o meno negli stessi termini, i rimproveri lanciati al Suo tempo contro la congregazione dei farisei. Potrebbe dire cosi:
“Guai a voi, miei discepoli, che vi gloriate di essere al primo posto nelle statistiche mondiali delle religioni (cfr.: Lc11,43), e poi dite che è impossibile praticare certi insegnamenti del mio Vangelo (ndr: senza considerare che, se aveste fede quanto un granellino di senape, dovreste sapere che io ho dimostrato di essere Dio e rendo possibile l'impossibile)”.
“Guai a voi, miei discepoli, che sembrate così bravi, così raccolti e devoti in chiesa, e fuori di chiesa siete perfettamente uguale a tutti gli altri uomini, e talora anche peggiori, e questo non è un mistero per nessuno».
          Ma soprattutto: Guai a voi, pastori, maestri e capi religiosi "ordinati" o meno, che, per la vostra superbia sconfinata e le vostre passioni mondane, avete diviso la mia Chiesa in mille chiese, rendendo, per tutti, difficile  la fede in Dio.
          «Siete come quei sepolcri, che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo» (Lc 11,44).
         Altro che “Luce del mondo e Sale della terra”: siete sale che non salifica e luce che non illumina (=tenebra).
                E come è possibile sottacere che esistono interi «Paesi di tradizione cristiana che è necessario rievangelizzare, Nazioni, che hanno sofferto per lunghi anni la persecuzione a causa della fede e che hanno bisogno del nostro aiuto. Popoli nuovi assetati di dottrina. Basta guardarsi attorno - l'ambiente di lavoro, l'università, i mezzi di comunicazione - per rendersi conto di quanto c'è da fare. La messe è molta! Interi Paesi e Nazioni, ove la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti e capaci di dare origine a comunità di fede viva e operosa, sono ora messi a dura prova, e talvolta sono persino radicalmente trasformati, dal continuo diffondersi dell'indifferentismo, del secolarismo e dell'ateismo».        
 «Si tratta, in particolare, dei Paesi e delle Nazioni del così detto "Primo mondo" (sono proprio le nazioni "di religione cristiana", quelle più civilizzate dell’Europa e dell’America), nel quale il benessere economico e il consumismo, anche se frammisti a situazioni di povertà e di miseria, ispirano e sostengono una vita dissoluta e vissuta "come se Dio non esistesse". Sappiamo che l'indifferenza religiosa e la totale insignificanza pratica di Dio per i problemi anche gravi della vita - l'ateismo pratico cioè - sono più preoccupanti e religiosamente più eversivi dell’ateismo teorico, quello "filosoficamente" enunciato.
Ed anche la fede cristiana, se pure sopravvive in alcune sue manifestazioni tradizionali e ritualistiche, tende ad essere sradicata dai momenti più significativi dell'esistenza, quali sono i momenti del nascere, del soffrire e del morire.
Da qui l’imporsi di interrogativi ed enigmi formidabili che, rimanendo senza risposta, espongono l’uomo contemporaneo alla delusione sconsolata o alla tentazione di eliminare la stessa vita umana che quei problemi pone» e che senza Dio non può risolvere (Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 30 dicembre 1988, 34).
 
Intervenendo ad un convegno sul pelagianesimo (Pelagio era un monaco bretone o irlandese - vissuto verso il 400 - il quale insegnò che il peccato originale non sarebbe stato altro che un cattivo esempio dato dai due progenitori, ma che non avrebbe causato alcun danno spirituale sui discendenti, per cui gli esseri umani possono raggiungere la salvezza con i loro solo sforzi. Egli non negò Gesù Cristo e la sua doppia natura umano-divina, ma è come se l’avesse negata, perché ridusse l'opera del Messia soltanto al suo buon esempio da imitare.
Con questo intese escludere i frutti della redenzione salvifica di Gesù Cristo, che, nell'Aldiquà, liberano da satana e dal peccato di cui egli è il padre e donano la fede e lo Spirito Santo per poter imitare l’uomo-Dio, e, nell’Aldilà, aprono all'uomo le porte del Cielo.
A questo proposito l’allora cardinale Josepf Ratzinger, nel considerare il ritorno attuale di questa eresia la descrisse come un albero dai frutti avvelenati definendola come una tentazione particolarmente insidiosa all'interno della cristianità. Essa infatti tende a ridurre il cristianesimo ad un mero deismo, nel senso che nega la Rivelazione, i Miracoli e qualsiasi Azione provvidenziale di Dio nella natura e nella storia degli uomini, limitando così la religione cristiana a quel mero moralismo che è proprio di tutte le altre religioni.
Quante "prediche" sentiamo durante le Messe giornaliere e domenicali, fatte come se tutto dipendesse dall'uomo e poco o nulla da Dio, sottacendo invece che Dio, ferma restando sempre la sua infinita auto-trascendenza, è immanente in questo mondo, soprattutto dopo l'incarnazione, e può sospendere e modificare miracolosamente le leggi che lo governano così come queste stesse leggi ha In origine miracolosamente fatto dal nulla (=creato).
Il pelagianesimo non lascia spazio a Dio perché possa agire nella storia dell'uomo, per cui non rimane altro che l'azione umana, dimenticando però che l'uomo  _ soprattutto in ambito esistenziale - non può fare nulla senza Gesù Cristo (Gv 15,5) perché solo Lui è il vero Dio. E questo non solo perché Lui rivela di esserlo, ma anche perché prova miracolosamente di esserlo. 
Sottovalutare l’evidenza di questa prova porta all’incredulità che è il rifiuto della Verità evidente, quella bestemmia contro Dio-Spirito Santo che conferisce a satana il potere eterno di trattenere per sempre in cattività – e fin da qua! – colui che - in tutta responsabilità – opera questa scelta diabolica fin da qua.
 Si spiega così il rifiuto del miracolo e la persecuzione dei santi che lo compiono. Persecuzione che, si badi bene, non è mai quella perpetrata dai  non-cristiani che è normale (cfr. At 14,22), ma quella perpetrata tra e dagli stessi “cristiani", che non solo non è normale ma è più diabolica dell'altra, perché in opposizione netta al "comando" di Cristo secondo cui si esige tra i cristiani di lavarsi i piedi gli uni gli altri, così come Lui stesso ha fatto (Gv 13,15).
E’ questa la ragione di fondo - assieme si intende alla tante altre di natura storica e contingente - che nella Chiesa ha spesso contrapposto i santi alla burocrazia clericale.
 
 
> Pietro e Giovanni: Rapporto tra gerarchia e santità nella Chiesa terrena di Cristo.
 
I successori pro tempore di Pietro devono sempre ricordare che il loro pensiero occorra che sia in piena sintonia con quello di Cristo, di Cui sono vicari e non come quello degli uomini (di questo mondo).
Altrimenti altro non saranno che “guide cieche” (Mt 23,24), buone solo a confondere a disperdere ed a far indietreggiare, invece di far avanzare, il gregge di Cristo sulla terra.
Gesù - che poco prima aveva promesso a Pietro le "chiavi del Regno terrestre e celeste” fondando la Sua Chiesa sulla “pietra” dell’Apostolo (Mt 16,15-19) per aver questi “pensato come Dio” circa la divinità della Sua Persona di Messia (Mt 16,19), - gli dà subito dopo del "satana" perché, lo stesso Pietro, sia pure per un malinteso senso di protezione nei confronti del Maestro, mostrò di opporsi al modo come Questi esplicitamente annunciava che avrebbe portato a compimento la sua missione nel mondo secondo la Volontà del Padre (Mt16,21-23):
«Va dietro a me, satana!” – gli disse Gesù senza mezzi termini – tu mi sei pietra di inciampo, perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini (di questo mondo: quindi fai il gioco di satana che vive nella retroguardie) (Mt 16,23).
Gesù non lascia però Pietro - che rappresenta la Chiesa visibile  - da solo nella difficoltà di pensare come Dio in un mondo che a Dio spesso non ci pensa manco per niente.
 Alla fine del suo Vangelo, Giovanni riporta un episodio che lo riguarda in relazione ad una domanda che Pietro fa a Gesù su di lui che si definisce il Discepolo che Gesù prediligeva. Colui che non Lo aveva mai tradito, nemmeno quando durante la Sua passione tutti gli altri discepoli se l’erano data a gambe.
Invece lui era rimasto presente sotto la croce insieme a Maria che ricevette nella circostanza il titolo eterno di Madre di tutti coloro che devono raggiungere in Giovanni la qualifica di figli di Dio. Che devono cioè rinascere nuovamente da “acqua” e da Spirito-Dio ad immagine e somiglianza del Figlio naturale di Dio e di Maria (cfr: Gv 3,3-8 in relazione anche a: 1,12-13).
A proposito di Giovanni, Gesù risponde cosi a Pietro che Gli domanda quale sarebbe stato il ruolo del più giovane discepolo nell’apostolato:
«Se voglio che egli rimanga finché io non rivenga, che importa a te. Tu seguimi! Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che egli  rimanga finché io non venga, che importa a te?»  (Gv 21,21-23).
La caratteristica di Giovanni è l’Amore di Carità che è proprio dello Spirito Santo-Dio, il Quale, come sappiamo, Cristo ha lasciato in dono sovrabbondante ai Suoi Santi e mistici del Suo Regno sulla terra in modo da poter essere ri-generati simili a Lui per poter vivere come Lui, testimoniando così al meglio la presenza vivente in loro.
In questo modo – al top - visse Giovanni, il discepolo che – per questo - Gesù predilisse e fece figlio spirituale santo di Maria, per tutto il lungo periodo che l’Apostolo e la madre di Dio  - dopo l’Ascensione di Cristo al Padre - rimasero ancora sulla terra per amore della Chiesa, che Egli aveva, per l’appunto, fondato sulla pietra di Pietro e sotto il manto di Sua madre.
Ora, se si pensa che Giovanni costituisce il prototipo più avanzato della santità cristiana in questo mondo e quindi di coloro ai quali Cristo misticamente si manifesta (cfr.: Gv 14,23-24), si capisce allora bene qual è il discorso che Gesù fa a Pietro il  capo visibile della Sua Chiesa universalmente fondata su di lui e sui suoi successori pro tempore.
Quello cioè di non sottovalutare, disattendere, o peggio, perseguitare i santi, perché ascoltare e seguire loro equivale ascoltare e seguire Cristo stesso nel Suo Santo Spirito che in loro si attualizza e si rende presente con i Suoi miracoli d’Amore.
Il previdente e provvidente messaggio di Gesù ai capi della Sua Chiesa - per chi ha orecchi per intendere  - è quindi chiaro ed è questo: “I santi sono, attualizzano e diffondono la  mia presenza nel mondo, finché io non ritorni nella parusia per dar definitivo compimento a tutte le cose.
Lo Spirito Santo-Dio sarà quindi presente in tutti i Giovanni di questo mondo finché Cristo risorto non verrà di nuovo alla fine incruenta di questo mondo per quello della nuova Creazione.
 
Ne consegue che non ascoltare i santi - o peggio perseguitarli dall’interno della Chiesa stessa<- significa non ascoltare e perseguitare Cristo stesso che in essi identificandosi si attualizza.
Ma purtroppo la Chiesa ordinata “a divinis” ha ampiamente disatteso questo messaggio di Cristo, stante che la “freddezza” tra gli appartenenti ad essa ed i santi, assume in molti casi toni di “ordinaria persecuzione”, quando non addirittura di peggio.
La sottovalutazione dei miracoli compiuti dai santi secondo la Parola di Cristo, di cui in Gv 14,12-14 è ancora ampiamente praticata dalla burocrazia clericale con la scusa che in queste cose bisogna andare con i piedi di piombo-
E questo potrebbe andare ancora bene se non fosse  che questi piedi non sono solo “di piombo”, come si dice sempre, ma spesso sono “a piombo”,  piantati cioè a picco sulla terra.
Ma così non va bene  proprio per niente perché non è quello che vuole Cristo, ma semmai quello che vuole l’anticristo per confondere e  ritardare come al  suo solito i piani del vero Dio che non altrimenti si può manifestare in questo mondo che per teofanie miracolose.
 
Lo scandalo recente di Padre Pio, il nuovo San Francesco di questi nostri tempi ne è una prova evidente e recente, che, come tante altre che la Storia cristocentrica della salvezza si incarica di registrare, pesa sulla credibilità della Chiesa ordinata e ritarda la diffusione del Regno di Cristo in questo mondo – che è Regno di santi – mediante la confusione che satana arreca con la sua menzogna che cerca di oscurare e sopraffare la Verità  che è Cristo (Gv 8,43-47).    
Scrive in proposito Socci  – op. cit. pag 274 - che "nei confronti delle persecuzioni a padre Pio la rimozione è ormai tale che perfino un giornalista cattolico sempre pacato come Renzo Allegri - dopo la canonizzazione del Padre - ha scritto parole di fuoco:
«La Chiesa, che oggi riconosce la santità di questo grande uomo, allora, quando i segni della santità si manifestavano in lui in forma clamorosa con le stimmate, i miracoli, le conversioni, lo condannò.  E ripetutamente, perseguitandolo. Il giusto, l'innocente veniva sacrificato mentre i farabutti, gli imbroglioni avevano credito e stima»
Certo, non è tutto così, per fortuna, il cardinale Siri fra i principi della Chiesa è stato l'unico che ha avuto il coraggio - oltre tutto prima della canonizzazione - di riconoscere le responsabilità dei pastori. Disse:
«A Padre Pio è accaduto come a Nostro Signore, che lo capirono subito i buoni contadini della Galilea, della sua meravigliosa Galilea. E non lo capirono affatto (non lo vollero capire: ndr), in modo contumace, i sapientoni di Gerusalemme, quelli che provocarono la condanna alla crocifissione».
Guai, quindi, se la Chiesa  - parliamo adesso di quella cattolica - che si fonda sul Sacramento dell'Ordine, quella detta, per intenderci, "gerarchica", si trasforma in burocrazia clericale, pervasa di spirito di corporazione e perciò «volta più a coprire, che a punire per tempo ecclesiastici macchiatisi di gravi colpe ».
Ma se la burocrazia clericale ovviamente non ha niente a che fare con la Chiesa fondata da Cristo, ancor meno a che fare ce l’ha con questa Chiesa la persecuzione dei santi, che dovrebbero invece essere considerati dalla Gerarchia ecclesiastica come li considerò Gesù quando, parlando dei Suoi discepoli, li chiamò «sale della terra e luce del mondo».
I Santi purtroppo - scrive Socci nell'opera già citata, pag 277 - finiscono per essere colpiti e perseguitati perché destabilizzano gli assetti e il potere della burocrazia clericale. Infatti rendono evidente che tutto appartiene a Dio e alla Sua imperscrutabile iniziativa, che sceglie chi vuole, anche - per fare l'esempio di Fatima - tre bambini ignoranti, chiedendo alle alte gerarchie (e questo ha un valore emblematico potentissimo) di dare loro ascolto ed umilmente fare ciò che ad essi Dio chiede. Davanti ai santi - prosegue Socci - diventa chiaro che la Gerarchia deve solo riconoscere ciò che compie lo Spirito Santo e non può pretendere di essere padrona della fede altrui e del Tempio di Dio» (.......).
Altrimenti la frequenza di queste persecuzioni contro i santi rivela che la burocrazia clericale rischia continuamente di cadere nella logica del Grande Inquisitore di Dostoevskij, il quale vuole governare lui la Chiesa e non accetta che Gesù Cristo sia vivo, presente e operante oggi, e vivifichi Lui la Sua Chiesa suscitando Santi e intervenendo nella storia umana».
«L'argomento spesso invocato come attenuante della persecuzione dei santi da parte della burocrazia clericale, non è per nulla un'attenuante, ma piuttosto un'aggravante.
Quando Cristo infatti preconizzava che i Suoi santi sarebbero stati perseguitati fino al martirio cruento non si riferiva certamente al fatto che le calunnie e le persecuzioni cui essi sarebbero andati incontro sarebbero avvenute nell’ambito dei popoli di matrice cristiana e men che meno da parte delle gerarchie clericali della Chiesa ufficiale. Egli si riferiva esclusivamente alle persecuzioni che sarebbero venute dal “mondo”, ossia da “questo” mondo per il quale i veri cristiani sono segno di contraddizione. Quanto affermato è così ben attestato nei Vangeli da esimerci da ogni puntuale riferimento dei passi che ne parlano.
Per quanto riguarda i nostri tempi basterà gettare uno sguardo sul RAPPORTO ANNUALE (redatto sempre il 30 giugno di ogni anno, il giorno ed il mese dei primi martiri cristiani, quelli di cui parla Tacito dell'estate del 64 dopo Cristo, che Nerone mandò a centinaia nei circhi a lottare contro le belve, crocifiggendoli o bruciandoli vivi) DELL'ASSOCIAZIONE RELIGIOSA "AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE" per rendersi conto «che i cristiani sono il gruppo umano più perseguitato in assoluto al mondo: solo nel Novecento 45 milioni di cristiani sono stati uccisi in quanto tali.
Corea del Nord e Cina restano i quadri più allarmanti, insieme a Pakistan, Sudan e Arabia Saudita. Da quando, nel 1953, fu instaurata la dittatura comunista nella Corea del Nord, sono scomparsi 300.000 cristiani, più nessuna traccia di tutte le suore e i sacerdoti, mentre i recinti del gulag nord-coreano restano sempre gli stessi dal 2003: anche oggi infatti sono 100.000 le persone rinchiuse nei campi della fame. La parte più corposa del dossier, è, ogni anno (2005), dedicata alla Cina, ove le accuse di "occidentalizzazione" e "disintegrazione" vengono continuamente scagliate contro le comunità cristiane. I cattolici vengono accusati di non essere "buoni cittadini", rinverdendo così l'anatema sul cosmopolitismo ebraico. Pechino ha ammesso che negli ultimi tre anni circa 230 funzionari del partito comunista, convertitisi al cristianesimo, sono stati licenziati in quanto accusati di "superstizione feudale". Restano 19 i vescovi sequestrati o scomparsi, 9 quelli rinchiusi nei gulag del lavoro. Prosegue la tragedia del Falun Gong, un movimento cristiano che dal 1999  al 2005  ha registrato 1400  assassinati…
 
Ma se questo è vero - e dimostra la forza spirituale di Cristo nei casi di persecuzione violenta, così come Lui stesso aveva preannunciato a chiare lettere (Mt 5,11-12; Mt 10,23; Mt 23,34;; Lc 21,12; Gv 15,20; At 7,52..etc; il martire cristiano per altro non teme la morte fisica perché si vede con Cristo Risorto in Dio al di là di essa: At 7,54-56) non è però sufficiente ad affrettare o per meglio dire a non ritardare i piani finali di Dio, anche se il Sangue dei martiri per Cristo essendo  come quello di Cristo feconda la Chiesa di Cristo di nuovi cristiani.
Prevale purtroppo per quanto esposto in questo capitolo un'enorme concorso di concause diaboliche che – con azioni di retroguardia (rigurgiti culturali, ricorsi storici pagani ..etc) hanno cercato di arrestare l’avanzata di Cristo volta ad evangelizzare il mondo.
 Alcune di queste concause si sono cristallizzate in strutture istituzionali di peccato  (vale a dire trasmesse di generazione in generazione per secoli e secoli fino ancora ai giorni nostri) riguardanti l’ordinamento stesso della Chiesa.
                Altre concause diaboliche (=anticristiane) hanno  addirittura assunto una valenza – come abbiamo visto - pseudo-culturale ancora più difficile da estirpare.
Da questa per noi cristiani non facile situazione esistenziale,  che alligna ancora attualmente all’interno di popoli “anagrafati” come “di religione cristiana”, consegue che si raggiunge di rado la santità di una imitazione fiduciosa e ravvicinata di Cristo. Nel mentre si registra purtroppo che l’età media individuale alla conversione cristiana dei battezzati e cresimati rimane ancora molto elevata, avvenendo (ancora spesso) in tarda età (dai 40 anni in poi), e non di infrequente, in punto di morte.
                 Da questo deriva – a sua volta – che tale ritardo generale alla conversione dei cristiani si trasmette quasi immutato di generazione in generazione, determinando quella situazione di fermo - o addirittura di arretramento - cristiano – che ritarda “sine die” la diffusione planetaria del Regno di Cristo in questo mondo che – come sappiamo – è condizione previa ed indispensabile per la Sua venuta finale nella gloria a tutti visibile (=parusia) della Sua miracolosa resurrezione dai morti.
 
Affinché quindi la santità dei battezzati non rimanga solo appannaggio di pochi eletti ma possa essere raggiunta da tutti fin dalla giovane età, così come testimonia Gesù fanciullo che cresceva in sapienza, età e grazia, davanti a Dio (=con sincerità di cuore) ed agli uomini (dando gloria a Dio, ossia in modo esemplare) (Lc 2,52), occorre in primo luogo che vengano rimosse le concause diaboliche (=anticristiane in mezzo ai “cristiani”) ancora attuali che contribuiscono in maniera rilevante a bloccare il progetto trinitario di Dio sulla cristianità in quel “già e non ancora” che dura ormai da troppo tempo ritardando la parusia finale del Cristo.
 
 
> Che fare allora per rimuovere lo stallo e propiziare una nuova stagione pentecostale di Spirito Santo in tutta la Chiesa?
 
Se il pesce continua a puzzare dalla testa, e proprio dalla testa che bisogna cominciare.
Occorre perciò prima rimodellare la Chiesa, intesa in senso istituzionale (ordinamentale-gerarchico), riparandola, come aveva chiesto Gesù a San Francesco.
Lavoro apostolico questo che non può non essere in comunione avviato se non dalle strutture pastorali delle varie Chiese che si richiamano a Cristo, su iniziativa soprattutto di quelle che vantano il maggior numero di aderenti (Papa, patriarchi episcopi, pastori..).
Costoro devono con perseveranza provvedere a che
l'ordinamento della Chiesa di Cristo fondato da Cristo stesso sulla pietra di Pietro e sotto il manto della Madre di Dio sia riportato tutto alla sua originaria unità trinitaria fermamente voluta da Cristo, eliminando tutte le divisioni di comunione che sussistono  - alcune ormai già da circa 1000 anni.
Occorre inoltre perseverare nell'eliminare ogni commistione fra i poteri ecclesiali e quelli laici; soprattutto pubblici, o politici; commistione che ha determinato le cosiddette “crociate” e quella confusione tra Cesare e Dio  - anche essa fermamente non voluta da Cristo -  che ha fatto identificare per circa altri 1000 anni la Chiesa cattolica con lo Stato Pontificio.
Occorre anche ripristinare la condivisione materiale e spirituale dei beni ecclesiali nelle nuove forme adeguate allo sviluppo dei tempi.
È questo infatti il modello costitutivo di Chiesa che rimane fondante per tutti i tempi e tutti i luoghi, se si vogliono far nascere e crescere forme autentiche di vita cristiana.
 
Occorre quindi vigilare molto attentamente sui “vigilantes”, sulla formazione cioè vocazionale dei presbiteri e vescovi posti alla guida del popolo di Cristo onde evitare che la zizzania di satana penetri all’interno della gerarchia trasformandola in burocrazia clericale. E, pur pregando che il Padre mandi operai alla Sua messe, non va dimenticato che è meglio, molto meglio!, avere pochi operai ma buoni (es.: il santo curato d’Ars, san Pio da Pietrelcina, che averne molti tra cui anche di quelli che distruggono la messe, come per esempio è successo per il recente scandalo di preti pedofili in America).
 Se si farà tutto questo, avverrà allora che chi è battezzato nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo troverà il contesto idoneo alla sua crescita cristiana e  potrà porsi fin dalla giovane età in cammino lungo la Via già tracciata da Cristo per i Suoi discepoli e che è Cristo stesso (“Io sono la Via.....”) fattosi per loro Causa esemplare della loro imitazione.
Un'imitazione infatti precoce  - e quindi familiare (modello: la sacra Famiglia) -  di Cristo nell'ambito di coloro che Egli chiama alla Sua sequela consentirà di testimoniare la presenza vivente di Cristo al proprio prossimo e soprattutto al prossimo più prossimo costituito dai propri figli fin dalla loro giovane età, in modo tale che essi potranno a loro volta fare altrettanto di generazione in generazione coi loro figli…..fino a giungere a quei traguardi che Cristo ha rivelato devono essere raggiunti prima del Suo Ritorno trionfale –  o parusia,
Questo ovviamente non è poca cosa, perché se i cristiani arriveranno ad imitare fedelmente Cristo fino a poter nel Suo Nome fare, come  Lui stesso  ha predetto, i Suoi stessi miracoli, se, vale a dire, potrà di nuovo avvenire che essi, predicando dappertutto, avranno nuovamente il Signore risorto che agisce con loro, e conferma la Parola con i miracoli che l’accompagnano, come nei primi tempi della Chiesa (cfr.: Mc 16,20), se ritorneranno a diventare sale della terra e luce del mondo - allora si che essi potranno cristianizzare il mondo senza lasciarsi mondanizzare da esso (Mt 5,13-16).
Soltanto così si potrà affrettare l’epilogo finale della Storia cristocentrica della Salvezza rimuovendola dal suo ormai secolare stallo.
E ciò in vista della cristianizzazione di tutto il mondo prima che Cristo con la Sua venuta finale decreti la fine della Storia della salvezza annientando senza colpo ferire questo mondo per quello della nuova creazione in Dio che sarà abitato insieme a Maria e Gesù che già lo abitano da tutti coloro che Cristo farà risorgere dai morti nella trasfigurazione della Sua stessa resurrezione (cfr, tra molto altro: Mt 19,28 nella versione CEI edita nella collana Bibbia Paoline 1997, che traduce più esattamente “nuova creazione (del mondo)” e non “rigenerazione del mondo” come traduce nella nuova versione CEI del 2008, sfumando per motivi non condivisibili la concretezza dell’espressione che riguarda la fine fisica di questo mondo per quello nuovo della nuova creazione. D’altra parte il Signore – istituendo la Sua presenza reale nell’Eucarestia -  usa la stessa corposa espressione fisica quando afferma che non berrà più il vino di questo mondo, ma lo berrà nuovo  - insieme ai Suoi Apostoli - nel Regno del Padre Suo, ovvero nella nuova creazione del mondo, iscritta per sempre nell’intimità trinitaria di Dio: cfr.:Mt 26,29).        
Questo felicissimo epilogo  - che toglie tra l’altro per sempre satana dalle scatole - insieme al motivo del suo ritardo, come abbiamo già avuto modo di segnalare, ce lo rivela già  Pietro nella Sua seconda Lettera quando afferma che non solo bisogna attendere ma anche affrettare,  con il nostro comportamento cristiano di pietà, santità e fraternità, pervaso dalla divina Capacità d’amare di Cristo detta “Carità”, la fine del processo di accoglimento umano dei frutti della redenzione  salvifica di Cristo per la Sua  seconda venuta - quella finale - nel Suo Giorno  (2Pt 3,11-12):
          Ed infatti anche se il Padrone del Campo - che semina il buon seme - non manda ad estirpare subito la zizzania ma soltanto quando essa sia, insieme al grano, giunta a maturazione, (Mt 13,30: ossia quando tutti gli abitanti della terra si divideranno in modo irrevocabile tra santi di Cristo ed anticristi e, nell’Aldilà, tutte le anime o saranno in paradiso o saranno all’inferno perché sarà cessato il Purgatorio), tuttavia non c'è dubbio che tale maturazione – la quale richiede che il mondo professi l’unica vera religione dell’unico vero Dio - potrà venire accelerata con un più precoce, diffuso ed impegnato apostolato cristiano ad opera dei veri cristiani.
          Ma tale precoce, diffuso ed impegnato apostolato cristiano ad opera dei veri cristiani presuppone a sua volta che la Chiesa di Cristo ritorni ad essere quella che Lui ha alle origini fondato, e che, bene o male, è stata nei due millenni da Cristo tramandata dalla Chiesa cattolica fino a noi.
        «Il Signore perciò - conferma Pietro - ha fatto in modo incommensurabile tutto quello che doveva  fare per cui non è vero che ritarda (i "cristiani" che aprono il cuore a satana invece si) nell’adempiere la Sua promessa (quella della Sua seconda venuta finale), come certuni credono (cfr.: 2Pt 3,3-4); ma usa pazienza (.....), non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo (e tempo) di pentirsi» (2Pt 3,9).
 Condizione quest’ultima che – anche se non si sa quando si potrà verificare (At 1,7) - tuttavia si verificherà sicuramente perché è Parola di Cristo (“ il cielo e la terra  - ossia questo mondo – passeranno, ma le mie Parole non passeranno”).
Ma si verificherà, lo ripetiamo ancora una volta, solo allorquando, secondo la preghiera del "Padre nostro", la diffusione del Regno di Dio avrà pervaso tutta la terra globalmente considerata, quando cioè tutti riconosceranno in Cristo il vero Dio e, nel fare la Sua Volontà, la Volontà del vero Dio.
Condizione quest’ultima che sta proprio ai veri cristiani affrettare lasciando che lo Spirito rigeneri la loro capacità d’amare ad immagine e somiglianza di quella di Cristoa per poterlo così imitare sempre più da vicino; oppure ritardare,  come sta ancora avvenendo, aprendo il loro cuore a satana ed imitandolo nella direzione egolatrica della sua capacità d’amare che ad altro non porta che all’eterna ripetizione dell’uguale.
Da parte Sua Gesù Cristo è pronto per venire e chiudere questo mondo per quello della nuova creazione, perché non solo ha fatto tutto quello che doveva fareper noi, ma ha fatto incommensurabilmente molto di più (Gv 19,30) per cui Egli è pronto a venire presto  e può quindi realmente promettere: “Si, verrò presto!” (Ap 22,20).
Ed è infatti per questo che Egli non utopisticamente ma realisticamente può dire ai Suoi discepoli:
 «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» ( Mt 5,48).
                Tutti se non dormiamo anche di giorno constatiamo che veramente i santi di Cristo - imitando Cristo - si incamminano miracolosamente gia da qua per quella via della perfezione che è la santità e che Cristo con la Sua gloriosa resurrezione ed ascensione al Padre ha miracolosamente anticipato e  percorso per loro :
«Per loro - dice Gesù - io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella Verità» (Gv 17,19).
                Ma noi che ci diciamo “cristiani” siamo a nostra volta preparati per accoglierlo dicendo: “Si, vieni presto Signore Gesù!”?
 Abbiamo fatto - da servi inutilii () - tutto quello che dovevamo fare per cristianizzare noi stessi ed il mondo affinché Egli venga per dar definitivo compimento a tutte le cose?
Purtroppo abbiamo dovuto constatare di no. Molto non è stato fatto e molto di più resta ancora da fare per raggiugere quella fratellanza universale che dovrà propiziare la venuta finale di Gesù Cristo.
 
 
> ”Perché le nazioni si agitarono ed i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra ed i principi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo?” (Atti 4,25-26)
 
Noi fin qui abbiamo cercato in sintesi di mostrare i disastri ed ritardi provocati da satana ai piani del vero Dio sia al tempo dell'antica Alleanza sia al tempo della nuova mediante soprattutto la conquista al suo spirito diabolico delle guide religiose scelte nell’ambito di personaggi emergenti della classe sacerdotale, che gli aprivano il loro cuore e si trasformavano così in false guide, in falsi apostoli.
Costoro, essendo guide del popolo del vero Dio-Padre-Figlio-e-Spirito, traviavano dalla retta Via segnata dal Maestro (Gv 14,6+Mt 23,8+Gv13,13). e  frequentemente trascinavano nel loro sviamento (scismi..) anche il popolo loro sottoposto che spesso era in buona fede in quanto dipendeva dalla loro testimonianza e dalla loro dottrina.
E questo avveniva malgrado l’esempio di vita ed i richiami dei profeti del vero Dio, ai quali spesso veniva loro fatta fare quel che si dice “una brutta fine” (Mt 23,29-36). Così accadde anche a Gesù che, come ben sappiamo, era più che un gran profeta come Giona (Mt 12,41), più che un gran sapiente come Salomone (Mt 12,42): Era ed è Dio: vero uomo e vero Dio: l’uomo-Dio Gesù Cristo.
Abbiamo mostrato, in particolare, le ferite, ancora purtroppo da rimarginare, che - per un “piatto di lenticchie” - sono state arrecate alla Chiesa terrena di Cristo,  che è una Chiesa combattente contro satana ed il suo spirito di menzogna in vista della libera affermazione in tutto il mondo dello Spirito-Dio, che è Lievito di Verità, Pace ed Amore di Carità.  
 Abbiamo quindi cercato di porre in evidenza come tutto ciò è stato la causa fondamentale del ritardo del piano trinitario di diffusione – mediante lo Spirito Santo – del Regno o modo di esistere di Cristo su tutta la terra che è condizione per la venuta finale del Cristo stesso.
 
Quanto abbiamo sopra ricordato spiega perciò:
 come mai ci sono ancora delle grandi religioni antecedenti a quella cristiana (es.: induista, buddista) che sono rimaste in grandissima parte non cristiane.
Ma spiega molto meno  come mai ci sia una religione sorta dopo Cristo (l’Islam), malgrado la contiguità di popoli cristiani, alcuni dei quali addirittura sono stati (con la guerra) cacciati via da secoli dai loro paesi (=Asia minore, Africa del Nord…).
                Questo dà da pensare che non solo i cristiani avessero perso il loro slancio missionario attivo, ma che addirittura avessero perso persino lo Spirito di Cristo – lo Spirito Santo -  e quindi Cristo stesso, se non di Nome, quantomeno di fatto quali discepoli di Cristo. Con la conseguenza - esclusi sempre per fortuna i santi - di indietreggiare agli usi pagani ritornando al vomito del peccato, fuori dalla pace garantita loro da Cristo e di nuovo in mezzo a  guerre e a bordelli vari.
Potevano i nemici di Cristo, gli anticristi, non approfittare con le armi della guerra di una situazione del genere?
Occorre a questo punto premettere che negli Scritti del Nuovo Testamento era stato da Cristo stesso  e dai Suoi santi Apostoli previsto che nei tempi della fine, Che sono ancora i tempi che viviamo - ossia dalla nascita della Chiesa di Cristo a Pentecoste e fino alla Sua venuta finale nella parusia - sarebbero sorti degli anticristi\ falsi cristi.
L’Apostolo Giovanni - non solo nella sua prima (2,18-23; 4,3; ) ma anche nella sua seconda Lettera (2Gv 7) - si raccomandava di guardarsi bene dalle comunità di anticristi che sarebbero sorte.
Egli caratterizzava gli anticristi come coloro che pur conoscendo Cristo Ne avrebbero negato la divinità trinitaria e la messianicità, ossia: l’incarnazione, Passione, Morte, Discesa vittoriosa agli inferi fino all’imo dell’inferno e resurrezione) (IGv 2,17-19. 22-23 + Mt 24,24+ Mc 13,22), che sono le Verità fondamentali del Cristianesimo senza le quali il Cristianesimo non esiste proprio.
Ora è sorprendente che la nuova religione, l’Islam, sorta circa seicento anni dopo di Cristo, abbia di Cristo: la stessa concezione che di Lui ne hanno coloro che Cristo stesso ed i Suoi apostoli storici hanno degli anticristi, quali nemici giurati di Cristo….
Ed è sorprendente, non tanto perché possano sorgere degli anticristi più o meno isolati che escono dall’ortodossia cristiana, pur reputandosi sempre “cristiani” (abbiamo avuto gli ariani del prete Ario), quanto per il fatto che la negazione delle Verità essenzialmente proprie del Cristianesimo faccia parte dei capisaldi di una nuova religione  - l’Islam, per l’appunto, che oggi vanta circa settecento milioni di aderenti sparsi in tutto il mondo.
Purtroppo però  così fu e così continua ad essere.
I musulmani quindi non credono né alla incarnazione né alla morte in croce di Gesù né, di conseguenza, alla Sua resurrezione ed ascensione al Padre. Ecco perché si introduce l’artifizio che la morte in Croce di Gesù sarebbe stata ….solo apparente; in realtà un altro sarebbe morto al Suo posto (ma al di là di ogni altra diversa considerazione, rimane di obbiettivo il telo sindonico che copriva il corpo morto e martoriato del Cristo, che risorgendo aveva miracolosamente impresso in detto telo tutti i contrassegni della Sua Passione, lasciando il telo medeslmo vuoto del suo corpo senza alterarne la forma di avvolgimento).
          Ma non è tutto: L’islam ritiene che non c’è peccato originale – e quindi Dio non deve redimere nulla. Ma anche se così fosse, Dio non ha figli da donare al mondo a questo scopo, perché non ne ha. La concezione infatti che di Dio ha l’Islam è quella non soltanto di un Dio unico ma anche in Sé solitario (=monoteismo monarchico). 
          Per l’islam diversamente dal cristianesimo, non esiste nemmeno salvezza dell’uomo in Dio, nel senso che l’uomo NON può mai raggiungere Dio nemmeno quando muore in Sua grazia, perché Dio è eternamente inaccessibile. Ne consegue che il paradiso dei musulmani nell’eternità dell’Aldilà non è la partecipazione alla eterna felicità della Vita di Dio dentro Dio nella Sua intimità trinitaria, ma è una sorta di oasi terrestre, ove ai ritenuti degni sono offerti piaceri sensuali di ogni genere ivi comprese quelle provenienti da disponibili, incantevoli fanciulle eternamente belle, non di colore, però, ma bianche: le huri (sura 52).
          Si tratta – come è dato vedere – di un vero è proprio “anti-evangelo”.
           Gli unici elementi in comune che l’islam ha col cristianesimo - sottolineò il Concilio Vaticano II - sono: il patriarca Abramo e l’attesa del Giudizio finale (cfr.: LG 16; NA 3). Ma anche qui c’é  col cristianesimo una fondamentale differenza, però, e cioè che tutti coloro che muoiono prima del Giudizio finale sono destinati ad attendere tale Giudizio giacendo privi di coscienza nelle loro tombe. Solo quanti perdono la vita per l'Islam nella "guerra santa" vanno in paradiso immediatamente dopo la morte(?).
            Maria viene considerata la madre del profeta Gesù e non la madre dell’uomo-Dio Gesù Cristo. In compenso però l’islam crede alla perpetua verginità di Maria nel concepire gestire e dare alla luce il profeta Gesù (che è un miracolo in senso proprio, al quale non credono…i nostri “protestanti”).       
 
            In base al diritto islamico, il mondo intero e teoricamente suddiviso in due parti: il dar al-Islam, "il territorio islamico" e il dar al-harb, "il territorio della guerra". Mentre il primo comprende i paesi islamici, il secondo indica tutti i restanti, i quali sono quindi potenziali teatri di guerra fino al momento in cui anch’essi non entreranno a far parte del dominio dell'Islam. In conformità a ciò, l'obbligo della gihad, "la guerra santa", dovrebbe continuare a sussistere fino alla sottomissione del mondo intero alla legge musulmana e quindi agli ordinamenti politico-religiosi di Allah.
          La guerra santa poi viene giustificata in base ai  versetti del Corano, di cui alla sura: 9,4-5.
          Una certa tolleranza veniva esercitata nei confronti delle comunità religiose, le quali basavano la loro religione sulle Scritture (“ahl al kitab, le genti del Libro”), ovvero gli Ebrei ed i Cristiani: tutti costoro dovevano tuttavia pagare una tassa speciale e adeguarsi all'ordine politico islamico, rimanendo esclusi dalle cariche statali: erano cioè considerati cittadini di serie B: sudditi.
         Oggi purtroppo le cose verso queste popolazioni sono notevolmente peggiorate, anche perché la guerra santa – la gihad - intesa in un primo tempo come lotta contro gli aggressori gli apostati religiosi ed i pagani, venne condotta in seguito attivamente per ampliare ed arricchire il dominio territoriale degli Arabi, principalmente a scapito di quello dei Cristiani.
Per l’islam inoltre non c’è alcuna distinzione tra religione e poteri armati dello Stato, tra Regno di Dio e regno di Cesare, come invece è codificato nel Vangelo (Mr 12,17). E questo – come si vedrà - è molto grave per la pace nel mondo, perché l’Islam considera il Corano come Legge fondamentale degli Stati islamici, come se, per fare un esempio, gli Stati cristiani considerassero i Vangeli come dei codici penali o di pubblica sicurezza da far applicare nei tribunali in caso di violazione…. 
A tal proposito Il metropolita della Chiesa ortodossa di Atene Cristodoulos, durante  un convegno organizzato dal clero ortodosso sull'Islam, ebbe testualmente a dichiarare:
            «Coloro che seguono i dettami evangelici non maltrattano i propri simili, mentre i musulmani opprimono e fanno stragi invocando il Corano, invocando la shari’a (=”sentiero della legge”=legge islamica). Questo accade perché - egli aggiunge - nell'Islam, non vi è alcuna distinzione tra il regno di Cesare e il Regno di Dio, tra lo Stato e la religione».
              Ha concluso deplorando che il dialogo tra le due religioni non ferma per nulla il perdurare delle persecuzioni contro i cristiani nei paesi dell'Islam, mentre lo stesso dialogo ha condotto ad un «decisivo miglioramento delle condizioni di vita dei musulmani in Europa».
               Purnondimeno il metropolita ha auspicato la prosecuzione del dialogo stesso per la «ricerca della pace e della solidarietà nei confronti di milioni di vittime innocenti della guerra, della schiavitù, della povertà e delle malattie» (Zenit , 19 Mag 2007).
 
Già al suo sorgere storico l'avanzata territoriale dell'Islam prima in ambito dei territori dei popoli ancora pagani, ma poi, soprattutto, in quello dei popoli cristiani, si realizza per mezzo del commercio e della scimitarra.
In meno di un secolo gli eserciti agguerriti di questa nuova religione costruiscono un impero per mezzo della guerra. Esso rende estremamente pericolose le vie di pellegrinaggio verso la Terra Santa, determinando le reazioni belliche dei cristiani: le “crociate”,
Ma l'avanzata dell'Islam non si arresta.
In tempi a noi più recenti riprendono le invasioni imperialiste contro i popoli "cristiani" per cui se non ci fosse stata la "riconquista spagnola" e soprattutto la battaglia di Vienna e quella di Lepanto, che ricacciarono i musulmani verso le terre di provenienza, a quest’ora, ciò che sarebbe rimasto di un cristianesimo sia pure spiritualmente esausto sarebbe forse stato quello che è attualmente rimasto in Turchia e negli altri territori caduti in mano all’islam.
Tra il XIX° e nel XX° sec., l’impero Turco reagì duramente ai tentativi di indipendenza dei cristiani dell’Armenia causando stermini di massa – un olocausto cristiano di milioni di innocenti - e provocando la diaspora del popolo armeno in Grecia e nel mondo.
Come stanno oggi le cose?
Oggi i musulmani nel mondo sono circa 700 milioni, mentre i cristiani sono circa un miliardo e 300 milioni.
Attualmente, in relazione all’intensificarsi della gihad islamica (= la guerra “santa”) la situazione si è andata aggravando a tal punto che i cristiani in terra musulmana sono rimasti in pochi.
Si assiste ad una capillare, sistematica e costante  campagna di odio istituzionalizzata e fatta di pregiudizi, di menzogne e di calunnie contro le minoranze cristiane che vanno sempre più assottigliandosi nelle terre dell’islam, mentre i musulmani vanno incrementandosi liberamente nelle terre di religione cristiana.
L’incrudelire della politica dei capi dell’islam contro i cristiani va sempre più assomigliando alle epurazioni anti-ebraiche che hanno portato al tentativo di genocidio del popolo ebreo (Olocausto che per altro anche recentemente si tenta addirittura di.., negare da parte di capi di Stato musulmani… appartenenti all’ONU !).
Varie e molteplici infatti sono le notizie di persecuzioni anticristiane che ci giungono: libri, radio, televisioni giornali.
I capi di questi popoli musulmani (=dal persiano musliman, plur. di “muslim” = “sottomessi a Dio”) fanno di tutto per screditare la religione cristiana: vogliono che essa sia indicata sui passaporti, riempiono di calunnie i libri scolastici contro i cristiani, e li aggravano di tasse e di prestazioni suppletive.....
Il vescovo  di Kirkuk dei Caldrei, Louis Sako ha inviato ad un convegno a Venezia tra il 20 e il 21 giugno del 2007, ed al quale non ha potuto partecipare, un dispaccio dove si afferma che «il governo di Kabul non riesce a garantire la sicurezza ed a far applicare le leggi (…). Da circa due anni di attentati, minacce e rapimenti si moltiplicano e i cristiani sono presi in una spirale di violenza che sembra non volersi arrestare. Si tratta - afferma ancora monsignor Sako - di una vera e propria epurazione religiosa per cui i cristiani sono costretti a lasciare l'Irak per la Giordania, per la Siria, per il Libano, in attesa di un visto per l'Occidente o per il Nord  del Kurdistan».
Scriveva - già nel 2006 (AFP, 15 mag.) – monsignor Laiolo che l'esistenza dei cristiani per tutto il Medio Oriente islamico è particolarmente dolorosa, con una riduzione impressionante della loro presenza, che tende a sparire del tutto…
Purtroppo l’anticristianesimo persecutorio  degli attuali anticristi, profetizzato dall’Apostolo Giovanni circa 2000 anni fa, sembra essere stato recepito in pieno ed istituzionalizzato all'alba del terzo millennio. 
Ci si chiede allora: Esiste il pericolo di una crescente cristiano-fobia che può portare, come è già in parte successo, al genocidio di Cristiani solo in quanto tali?
                A noi – e non solo a noi…! – ci sembra proprio di si.
                In questa direzione, un segno  molto significativo e non molto lontano nel tempo, il 13 Maggio 1981, fu il tentativo di assassinio del Papa Giovanni Paolo II da parte del musulmano turco Ali Agca.
                Se l’attentatore musulmano fosse riuscito nel suo intento il valore emblematico dell’omicidio sarebbe stato di una portata enormemente incalcolabile – unica! - nella Storia dell’umanità. Quasi una seconda uccisione del Cristo, di cui il Papa è il rappresentante su tutta la terra.
Con l’abbattimento terroristico delle Torri gemelle di New York, poi, il clou dell’odio razziale anticristiano ha raggiunto l’incredibile ed è stato, seguito da altri  analoghi gravi atti di terrorismo anticristiano in Europa.
 Per quanto concerne le Torri gemelle Il cosiddetto fondamentalismo islamico non poteva scegliere un obbiettivo più emblematico di questo per dichiarare guerra all’Occidente cristiano.
Questo infamia criminosa e criminogena contro l’umanità, infatti, è stato di una gravità storica inaudita, difficilmente ripetibile per spettacolarità, potenza e numero indiscriminato di vittime innocenti.
Crimine diabolico contro l’umanità mai ufficialmente approvato ma neanche mai ufficialmente smentito da nessuna mai delle pur molteplici pubbliche autorità islamiche presenti all’epoca del fatto o succedutesi nel tempo.
 
                Ora, se all’assassinio non riuscito del Papa, aggiungiamo l’abbattimento riuscito delle Torri gemelle, ci sembra che anche se si può tirare già la somma al fatidico 2+2 = 4, ci resta ancora non poco da dire.
                Se i capi di questi popoli non-cristiani (il pesce non dimentichiamolo puzza sempre e prima dalla testa) - novelli Nerone e ministri in terra del «principe di questo mondo» - ministri cioè dell’anticristo, avessero in mano il potere politico necessario per poterlo fare (esempio la disponibilità della super bomba H) non adotterebbero forse - quello che Hitler, capo di un Stato cristiano, adottò contro gli ebrei, ossia  la "soluzione finale"?
                Non programmerebbero se ne avessero il potere: il genocidio di tutti i cristiani, da loro considerati una sorta di ebrei "più raffinati"
                Non sorgerebbero forse come funghi i campi di concentramento, le deportazioni, le purghe  e quant'altro?
                L’8 giugno del 2008, Doudou Dinne - relatore alle Nazioni Unite circa i sintomi di razzismo, xenofobia ed intolleranza - parla “”di un risveglio della cristiano-fobia che viene ignorata nei dibattiti internazionali perché le manifestazioni spettacolari di tale fenomeno avvengono (per adesso; ndr) fuori dell'Europa, come le violenze contro i cristiani in India, Nigeria, Turchia ed in altre regioni del mondo””.
               
“”Perché le nazioni si agitarono ed i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra ed i principi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo?”” (Atti 4,25-26)
                Si, perché?!
Che fare ?
                Augurarsi certo una ripresa di diffusa santità cristiana tra quel miliardo e 300 mila cristiani sparsi per il mondo, sarebbe auspicabile per pacificare il mondo e convertirlo rapidamente al vero Dio: quello della fratellanza universale, ivi compresi i fratelli divisi dell’Islam, che spesso non sanno quel che fanno (cfr.: Lc 23,34) come non lo sapremmo noi stessi, se facessimo parte della loro cultura) …           
                E nell’attesa?
                Il diritto alla difesa legittima è un dovere da parte dei governanti degli Stati di religione cristiana.
Fino a non molto tempo fa nell’ambito del diritto internazionale gli Stati (cristiani) d'Europa adottavano al loro interno il regime della reciprocità, e cioè:
Venivano concessi agli stranieri presenti nel territorio di uno Stato (cristiano) certi diritti pubblici ivi compresa la libertà religiosa, se quei diritti pubblici – ivi compresa la libertà religiosa - erano a loro volta concessi ai propri cittadini da quegli Stati ai quali gli stranieri appartenevano.
                Questo perché I capi degli  Stati anticristiani dell’islam (e quelli ateo-comunisti) non volevano (e non vogliono) nemmeno lontanamente sentir parlare di Diritti pubblici e tanto meno di “libertà religiosa” quale oggetto di un accordo internazionale, per cui la mancata reciprocità consentiva agli Stati in cui la liberta religiosa veniva riconosciuta di non concederla ai cittadini degli Stati islamici  e comunisti ove essa non veniva riconosciuta.
In questo modo praticamente non esisteva alcun flusso migratorio consistente, né regolare né tampoco clandestino, di cittadini islamici e comunisti verso gli Stati cristiani e liberali,
Ma la reciprocità, per una serie di valutazioni tra cui la più importante forse fu il petrolio degli stati arabi dai quali dipendiamo, non durò.
 
Se però non è un male avere unilateralmente rinunciato al diritto di reciprocità (rispondere al male col male, ad occhio per occhio e dente per dente) non può però voler dire tollerare che gli stranieri - soprattutto quelli di religione ostile al cristianesimo – possano fare tra le popolazioni degli Stati di cultura cristiana  - tutto ed il contrario di tutto.
Tollerare questo significa colpevolmente dimenticare che l’Islam ha nel suo DNA religioso la conquista del mondo  con le buone (infiltrazione politica e conquista del potere politico dall’interno degli Stati non islamici per imporre la legge islamica, con le conseguenze che abbiamo spiegato) o con le cattive, ossia con la guerra.
Guerra che non si combatte più con la scimitarra della mezzaluna ma con il terrorismo e la bomba nucleare di cui sta tentando di dotarsi l’islam.
E allora?
Se è vero che bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio, allora, posto che conosciamo Cesare non bisogna forse conoscere al pari anche chi è Dio?
Questa conoscenza della Verità su Dio - che è Verità - non dovrebbe costituire forse il motore di ricerca di ogni  religione che si rispetti e che quindi dovrebbe consentire ogni libertà in questa direzione? Certo che si!
 
 
> Ritorno al futuro.
 
Ma detto questo come possiamo noi cristiani mettere in sordina il fatto che l’unico Dio che ha dimostrato di essere tale è l’uomo-Dio Gesù Cristo?
Gesù Cristo cioè è Dio non per fede ma per conoscenza perché Egli si fa conoscere che è Dio provandolo in modo evidente con certi fatti obbiettivi, che sono i miracoli.
I fatti miracolosi - che tutti possono vedere e conoscere - solo il vero Dio li può fare e far fare, così come Gesù, detto il Cristo, ha fatto, fa e continuerà a fare ed a far fare.
                È chiaro che bisogna sapere che cos'è il miracolo per poterne attribuire solo alla onnipotenza di Dio (del vero Dio) la causalità diretta, anche se tutta la teologia contemporanea sembra averne perso il significato, misconoscendone o sottovalutandone di conseguenza la  capacità di dimostrare la Divinità che il miracolo ha. 
Perciò in  quest’opera abbiamo mostrato - esaminando i miracoli di Cristo che Cristo fa e fa fare ai Suoi Santi - che Egli facendoli fa realmente esistere dal nulla ciò che non esisteva (esempio: il vino nelle giare dello sposalizio a Kana di Galilea) e fa de-esistere (= annienta) nel nulla ciò che prima esisteva (esempio: l’acqua contenuta nelle stesse giare e sostituita dal vino).
Ora  per poter essere causa di tali fatti meravigliosi (= questo vuol dire miracolo o fatto taumaturgico: “fatto meraviglioso, sorprendente, non comune”) non basta essere creatura, anche se la più angelicamente elevata, ma occorre essere Creatore, perché, per fare un miracolo in senso proprio, bisogna avere una potenza onnipotente.
 La stessa che tutte le religioni post-pagane degne di questo nome attribuiscono a Dio quando Gli  riconoscono il miracolo d’aver fatto dal nulla – ossia creato -  l'Universo.
Anche a Cristo nel fare e far fare i Suoi miracoli occorre la stessa onnipotenza, per cui ne discende, come due più due fa quattro, che Egli è Dio.
                Questa non è una deduzione discendente da principi filosofici più o meno opinabili, come tutta la filosofia che conosciamo, ma una deduzione evidente, ossia chiara e distinta, discendente dei fatti direttamente sperimentati o che possiamo facilmente conoscere se non vogliamo chiudere gli occhi alla evidenza della realtà, e quindi alla verità.
                Fatti miracolosi che non sono solo contenuti nei Libri evangelici, ma, come profetizzato in questi stessi Libri, sono osservabili anche al di fuori di essi (cfr.: Gv 14,12-14). A meno che – lo ripetiamo - non si vogliono chiudere tutti e due gli occhi come i farisei del tempo di Gesù (Gv 9,35-41).
                Si tratta perciò di una Realtà, e quindi di una Verità - valida verso tutti, (come dicevano i latini, valida "erga omnes”), e quindi  - per tornare ai nostri tempi – valida verso capi (oggi si dicono: “leaders”) e proseliti di qualsiasi religione, siano essi induisti, taoisti, musulmani buddisti…eccetera eccetera.
                Purtroppo, però, benché tutti i Vangeli volgono sostanzialmente a mostrare che Gesù Cristo dimostra con i miracoli di essere Dio e benché questi stessi miracoli, nel corso di circa 2000 anni dopo Cristo sono - per Cristo - avvenuti e continuano ad avvenire nel Suo Nome, anche attualmente (vedasi San Pio di Pietrelcina, il nuovo San Francesco), il guaio più grande per l’affermazione della Verità tutta intera (Gv 16,12-15) è che essi sono sottovalutati – e si potrebbe dire con sufficienza snobbati - proprio da coloro che più di tutti dovrebbero dare ad essi il giusto rilievo.
Si tratta dei leaders stessi – come oggi usa dire – della religione cattolica, siano essi chierici o siano essi laici, soprattutto se teologi!
                Tutti gli autori moderni delle Vite dei Santi di Cristo – salvo quelle redatte da altrettanti santi - si vergognano del miracolo, e quindi, o ne censurano il ricordo, o bene che vada, se sono costretti a riportarlo, lo collocano nel genere letterario della leggenda. E la conseguenza è che non sembra di leggere delle Vite di Santi, ma qualcosa di simile alle vite di uomini illustri come quelle - ad esempio - scritte da Sallustio.
                Si è perduta insomma la consapevolezza che la sottovalutazione del miracolo è sottovalutazione di Dio stesso che si è auto-rivelato in Gesù Cristo mediante il miracolo, mentre l'esaltazione di una fede presupposta pura che ha ormai soppiantato del tutto il miracolo, porta dritto dritto al tanto deprecato - a parole ma non coi fatti -  relativismo religioso,
Se infatti tutto è fede niente fede: non si vede cioè perché la mia fede di cattolico deve essere più vera – e quindi migliore - della tua che sei musulmano o taoista o induista o buddista o animista.. etc..etc...
Quindi gli appartenenti alle altre religioni ed i musulmani in particolare, nel cui DNA costitutivo c’è l’anticristianità - non si salvano?
                Così dicono loro dei cristiani ma non noi di loro, perché Gesù Cristo, anche se loro in buona fede non lo sanno, è venuto a redimere  tutti per poter salvare tutti, anche musulmani evidentemente.
Questo vuol dire che ogni religione vale l'altra?
I musulmani adorano quel che non conoscono – perché – come dice espressamente Gesù alla samaritana che non era di religione ebraica, anzi apparteneva ad un popolo di religione ostile agli Ebrei – la Salvezza viene dagli Ebrei (=dai Giudei), anche se - dopo di Lui e per Lui - i veri adoratori di Dio adorano Dio in Spirito di Verità, adorano cioè il vero Dio che tale si è dimostrato in Gesù Cristo, Figlio naturale di Dio da sempre e Figlio naturale di Maria nel tempo e per sempre (cfr.: Gv 4,21-26).
 
Ogni religione perciò – anche se una non vale l’altra -  nell'ambito di ciò che avviene, dopo la morte terrena (=Salvezza o perdizione eterna),  porta alla Salvezza in Dio poiché Cristo si è fatto Causa efficiente di redenzione e salvezza eterna per l'intero genere umano a partire da Adamo ed Eva e fino alla fine di questo mondo, con la sola auto-esclusione dei reprobi.
Soltanto la religione cristiana, però - per quanto riguarda la missione che il vero Dio ha consegnato ai cristiani in questo mondo quale nuovo Israele, nuovo popolo del vero Dio, e per la quale Cristo si è fatto Causa esemplare della loro imitazione  - è valida a questo scopo, che non è certo cosa da nulla.
I veri cristiani, quindi, soprattutto coloro che si trovano a guida del popolo del vero Dio - hanno un compito irrinunciabile di conversione universale a Cristo di tutte le altre religioni, che è da compiere in questo mondo finché tutto questo mondo non sia tutto di Cristo fino all’ultima pecora smarrita e ritrovata.
Soltanto in questo modo essi contribuiranno in questo mondo alla salvezza di un maggior numero di anime, ivi comprese quelle dei musulmani. Non solo ma affretteranno nello stesso tempo la venuta finale del vero Dio quando tutte le anime dei buoni e dei dannati riprenderanno i loro corpi: glorificati e per il Paradiso, quelli delle prime, non glorificati e per l’inferno quelli delle seconde.
I leaders cristiani, quindi, prima di dialogare nei Consessi interreligiosi con i leaders delle altre religioni, in particolare con quelli dell'Islam che sono ostili al vero Dio trinitario rivelato in Sé con l’evidenza dei fatti miracolosi da Gesù Cristo, devono innanzitutto essere convinti dell’assoluta rilevanza teofanica del miracolo, sia in campo cristologico che patrologico che pneumatologico. E sia a fini ecclesiologici che escatologici.
                Essi devono allora cominciare a dialogare a partire da esso, ossia da chi è il vero Dio da conoscere prima di tutto, se proprio vogliono cominciare a concludere qualche cosa, altrimenti sarà sempre un dialogo tra sordi che può portare al massimo a far star soltanto materialmente meglio i musulmani in terra cristiana. Cosa che peraltro è buona di per sé, ma deve però essere fatta con discernimento e non a discapito del popolo incaricato da Cristo ad affrettare il compimento finale della salvezza universale..
                Bisogna perciò che i leaders cristiani siano credenti e credibili e comincino perciò – prima di tutto – a rispondere alla domanda che Cristo stesso pose ai Suoi discepoli prima di mandarli in missione ("E voi chi dite che io sia ?") credendo che Egli è Dio non con l’opinabilità della fede che è comune a tutte le religioni,  ma con la certezza della conoscenza che è soltanto propria della religione di Cristo.   
                i primi cristiani dimostravano con i miracoli che Gesù Cristo è veramente risorto, e che quindi, anche noi risorgeremo.
                “Marta, Marta,  - dice Gesù - tu ti interessi di tante cose, certo anche buone, riguardo alla mia persona (Lc 10,41), ma una sola cosa è fondamentale che tu conosca di me: che io sono veramente il Signore Dio, per questo tua sorella Maria si è presa la miglior parte, ascoltando la mia Parola in quanto Parola di Dio” (Lc 10,39).
Ma anche Marta  - verso la fine del ministero terreno di Gesù - riconobbe la Sua Divinità (Gv 11,27) e per questo – assieme a Maria - vide uno dei Suoi miracoli tra i più grandiosi: la resurrezione del fratello Lazzaro il cui cadavere era già in putrefazione (Gv 11,39-40).
Miracolo cristologico a fini escatologici che preparava al Miracolo dei miracoli, più grandioso ancora di quello relativo alla creazione dell'universo dal nulla: l’auto-resurrezione “pro nobis” dai morti del Figlio di Dio e di Maria: Amen!
 
Immaginiamoci ora per un momento, che Cristo a noi che siamo stati battezzati nel Suo Nome  trinitario, ci chieda:
«La gente chi dice che io sia?» Noi battezzati rispondiamo:
«I musulmani continuano a dire che tu sei un grande profeta, ma non più grande di Maometto, perché Maometto è venuto dopo di te». E Gesù:
«Ma voi chi dite che io sia ?».
«Tu sei Dio, il Figlio di Dio, l’Inviato dal Padre, venuto al mondo nello Spirito Santo per redimere e salvare il mondo».
«Bene – potrebbe continuare Gesù - ma questo lo dite da voi o qualche altro ve lo ha detto? Siete cioè intimamente convinti di quello che dite o lo dite semplicemente per sentito dire, oppure anche soltanto per fede così come credono del loro Dio i musulmani ?»
Se rispondiamo che ne siamo intimamente convinti, allora Gesù potrebbe chiederci ancora su che cosa basiamo la certezza di questo nostro convincimento avvertendoci che se lo sappiamo veramente, la risposta non ha bisogno di molte parole, perché è anche alla portata di un bambino.
A questo punto, infatti per poter appena entrare nell'anticamera di un cristianesimo partecipato, dovremmo poter rispondere così:
«Tu stesso Gesù dimostri di essere il Signore Dio con molte prove (Atti 1,3) che sono i tuoi miracoli, che hanno la stessa potenza onnipotente di Colui che ha fatto il mondo dal niente!»
Gesù allora potrebbe dire:
«Avete risposto bene! Perché allora se mi chiamate Signore, Signore  poi non fate ciò che vi dico? (Lc 6,46)  soprattutto voi che vi atteggiate a leaders della mia religione?».
 
E allora?
 
A Colui che dimostra miracolosamente di essere Dio con tutta evidenza non bisogna forse dargli tutto quello che gli spetta in quanto Creatore, sostentatore, Redentore e Salvatore dell’intero genere umano?
Insistiamo che qui non si tratta del miracolismo a buon mercato ed incontrollato presente anche in alcune associazioni protestanti e cattoliche, all’interno delle quali possono anche avvenire prodigi voluti dal Signore, ma si tratta di miracoli in senso proprio del tipo di quelli ad esempio che avvengono a Lourdes quando una malattia devastante ed irreversibile sparisce d’improvviso…
Tutti ricordiamo l’episodio del miracolo col quale Gesù rese la vista ad un cieco nato – vale a dire a uno senza pupille – ed al quale, malgrado l’evidenza incontestabile del fatto avvenuto, i farisei non vollero credere, o per meglio dire non vollero trarre nei confronti dell’Autore di esso le logiche conseguenze (Gv 9,1-41).
 Ebbene, c’è attualmente una donna nata cieca e miracolata da bambina da San Pio da Pietrelcina nel Nome di Cristo che vede senza pupille. Questa donna, oggi sessantenne, è  comparsa di recente in televisione (fine set. 2009) per testimoniare anche in quella sede l’onnipotenza che il vero Dio le ha usato mediante l’intercessione dello stigmatizzato del Gargano.
 
Come possono allora i capi della Chiesa e quelli degli Stati cristiani non impegnare la loro stessa vita per il bene comune dell’umanità (musulmani compresi) nel dare a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio  - come tale fattosi conoscere in Cristo - quel che è di Dio, ossia: tutto?
Forse Mosca, Praga…hanno dimenticato che significa dare tutto a Cesare e niente a Dio con le ideologie atee del comunismo marxista? 
Non si può stare sempre a tentennare. Occorre svegliarsi. Una volta che la lunga ricerca ha portato il commerciante di preziosi a trovare la perla unica, di inestimabile valore, occorre vendere tutto per acquistarla (Mt 13,45-46).
 
Se la religione cristiano-cattolica viene dunque confermata da più miracoli, non  possiamo forse dire con certezza che essa è sicuramente vera, perché il miracolo è testimone del vero Dio?
E se siamo secondo realtà convinti di questo, essa – così come pure il Vangelo – va sottaciuta o va invece proclamata a gran voce, o, come dice Gesù – “gridata dai tetti” ? ().
Si tratta allora di calare nella realtà la Verità della religione cristiana – del regno di Dio portato sulla terra dal Figlio di Dio con la Sua incarnazione.
E questo soprattutto è compito di chi investito di potere ecclesiastico,  ma anche di chi è investito di pubblico potere.
Oggi sembra che ci si vergogni persino di professare di essere cristiani, dimenticando che Gesù – prevedendo questo – ebbe a dire  che chi si vergogna di Lui e delle Sue Parole - sia pure all’interno di una  generazione adultera e peccatrice – anch’Egli poi si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria del Padre Suo insieme ai Suoi angeli.
Occorre quindi che la religione del Vero Dio la si consideri la cosa più seria della propria Vita: la si studi e la si approfondisca nei manuali scolastici, la si istituisca e riconosca a tutti gli stadi di scolarità (oggi facciamo ridere con le due ore facoltative di religione alla settimana nelle scuole).
E tutto ciò  - lo si ripete – è importante che sia fatto senza ostracismi e persecuzioni per le altre religioni (a differenza di quello che abbiamo mostrato tuttora avviene per i cristiani presenti negli Stati non cristiani), perché la verità non teme i confronti, con la conseguenza che chi ha più lana tesse…
E’ questo l’unico motivo conscio o inconscio per cui gli Stati islamici, comunisti etc. temono la libertà religiosa.
Non si tratta quindi di prevedere uno Stato “confessionale”, se per confessionale si intende uno Stato teocratico: teocratici sono quelli dell'Islam, che non tollerano la libertà religiosa.
Altrimenti anche se le porte dell’inferno non prevarranno in questo mondo, tuttavia questo mondo resterà al palo con corsi e ricorsi storici, che continueranno a ripetersi come l’onda del mare che viene e che va ma che rimane sempre là.
Quanto più alti sono i posti di comando ricoperti dai capi cristiani del regno di Cesare e da quelli cristiani del Regno di Dio, laici i primi, ecclesiastici i secondi, tanto più costoro tutti devono servire Cristo ed, in Cristo, i fratelli
Ci rendiamo conto che la distanza culturale di quello che richiediamo è ancora così grande da fare ritenere tutto ciò  utopico.
Ma utopico non è Cristo che con i Suoi grandiosi miracoli d’Amore che Egli fa e fa fare a coloro che Lo seguono – dimostra di essere realissimo.
Ciò che infatti può apparire impossibile all’uomo fuori dell’ottica del vero Dio, è invece possibile all’uomo appreso a Dio,  perché a Dio – che fa e fa fare i miracoli – al vero Dio cioè,  nulla è impossibile (Lc 1,37).
 
Esiziale è invece la strategia dei governi cosiddetti laici dei popoli di religione cristiana, i quali, in nome di una presunta ragionevolezza e di una altrettanto presunta modernità, si sforzano di restringere sempre di più il campo di azione della religione cristiana relegandola nell'intimismo individuale e provocandone lentamente l’asfissia e la morte spirituale, a tutto vantaggio delle altre religioni in cui Dio non si dimostra come tale.
 
«All'inizio del ventesimo secolo, lo scrittore Charles Péguy (1873-1914) lamentava: «Non c'è più cristianesimo. Non vi sono che macerie. Quello che noi vediamo, sono solo delle parodie, delle vergognose  contraffazioni».
Gli dettero del pessimista, ma alla fine dello stesso secolo, il cardinale.Jean-Marie Lustiger, convertitosi dall'ebraismo al cristianesimo, arcivescovo di Parigi, scrisse: «noi cristiani ci siamo arenati c'è stata una insufficiente evangelizzazione».
André Malraux (1901-1977), scrittore prolifico, uomo politico di vasta esperienza internazionale, avversario attivo delle ideologie della morte (nazismo, fascismo e falangismo), presidente del comitato mondiale antifascista, verso la fine della sua vita ebbe a scrivere:
 “”Il secolo venturo (il XXI) o sarà religioso (ovviamente: “veramente” religioso – ovvero veramente cristiano) o non sarà””
 
Oggi i cristiani devono recuperare il senso dell’Invisibile, ossia della  trascendenza ma anche della certa immanenza di Dio realizzata in Gesù Cristo.
                Non c'è quindi che una risposta sola per evitare che satana tiri la corda dalla sua parte fino al punto di costringere il mondo a ricominciare da capo dopo un’altra rovinosa caduta.
Bisogna al più presto ritornare al futuro:
«Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme e nel portico di Salomone; degli altri, nessuno osava associarsi al loro, ma il popolo li esaltava (non li perseguitava).
Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore Dio, fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicina a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti… » ( Atti 5,12-16).
«Nel Vangelo (apocrifo) di Filippo, scritto nel terzo secolo d.C., scoperto nel 1945 nell'alto Egitto, si legge:
“”Se dici: sono ebreo!, nessuno si scompone. Se dici: sono romano!, nessuno trema. Se dici: - Sono greco, barbaro, schiavo, libero!, nessuno si agita. Ma se dice: -Sono cristiano!, allora il mondo trema»
Oggi, non solo più nessuno trema, ma è probabile che se le cose continuano ad andare come stanno andando, saremo noi cosiddetti cristiani a dover tremare, perché ci siamo forse illusi che nei paesi di antica tradizione cristiana, tutti fossero in radice cristiani. Ci eravamo illusi che per essere identificati come cristiani, bastasse esibire il certificato di battesimo.
 
Il cristianesimo non è facile, ma felice, fecondo, non solo per questo mondo ma per l’eternità.
         Scrive F. D. Palmisano (op cit. pag 662-663):
                «Non possiamo fermarci, filosofando in eterno, ai bordi della verità ma, rompendo ogni indugio, dobbiamo entrare in comunione piena con Colui che è l'eterna Verità».
                E noi aggiungiamo: «È in questione il futuro della Chiesa nel mondo ed il futuro del mondo nella Chiesa».
 
 
 
> CONCLUSIONE.
 
Cosa manca dunque ancora per il Gran Finale?
                 Anche se Cristo ha fatto già tutto, sono però  ancora innumerevoli i cristiani che sotterrano i loro talenti, mirando al minimo obbligatorio per non complicarsi la vita, per non avere niente da rischiare in un impegno serio per il bene comune e per quello degli altri. Vivono sistemati, disillusi, apatici e fossilizzati. Come il servo fannullone, non rischiano il loro talento, ma lo sotterrano (B Caballero. “La Parola per ogni giorno”, pag. 865). – Ed. San Paolo)..
 
Lo spirito diabolico di satana che si contrappone allo Spirito Santo  tanto più ritarda la venuta finale di Cristo, detta parusia con pericolo non trascurabile di perdizione eterna delle anime che passano ancora per questo mondo, quanto più è venuto meno e continua a venir meno il combattimento spirituale santo contro lo spirito diabolico di satana.
E per iniziativa ed opera di chi?
Di chi se non per iniziativa ed opera di coloro che Cristo ha chiamato e continua a chiamare con la vocazione battesimale alla Sua sequela?!
                Manca quindi un combattimento spirituale più deciso e reciso dei cristiani che imiti il Maestro nella lotta senza compromessi contro satana ed il suo regno infernale. Il quale, anche se non prevarrà perché l’onnipotenza d’Amore di Cristo sta con i Suoi santi fino alla fine del mondo, tuttavia ritarda per millenni la parusia finale del Cristo mettendo  a repentaglio di perdizione eterna i figli di Dio che Dio ha redento in anticipo con tutto Se stesso nel Suo Cristo...
Meno male perciò che ci sono i santi, ossia i veri cristiani. "Cristiani", infatti, significa santi di Cristo. Così infatti furono chiamati per la prima volta i veri cristiani ad Antiochia di Egitto, ai tempi dell'apostolo Paolo (Atti 11,26)..
Se non ci fossero stati i santi, satana si sarebbe mangiato questo mondo in un boccone.
Santi, però, in quanto chiamati Cristiani con la “C” maiuscola, dovrebbero esserlo tutti i “cristiani”.
                Con la Pentecoste, infatti, la Chiesa passa - per l'onnipotenza d'amore divino propria del dono dello Spirito Santo, che è Dio e nel Quale è presente il Padre-Dio ed il Figlio-Dio - dalla piccola comunità discepolare alla grande comunità apostolica e cattolica.
 "Cattolica" vuol dire volta a strappare questo mondo dalle mani di satana per donarlo tutto all'imitazione di Cristo mediante l'imitazione di Cristo.
                Ma non si può essere Apostoli cattolici di Cristo, ossia i Suoi testimoni credibili nel mondo, senza prima essere stati Suoi discepoli e non si può essere stati Suoi discepoli se si continua a vivere secondo il mondo e non secondo Cristo. Se si dimentica cioè che i cristiani anche se vivono in questo mondo non sono di questo mondo ma sono mandati in esso per compiere la missione della loro vocazione battesimale (cfr.: Gv 17,15-18)
 
E se non proprio santi avanzati od eroici di Cristo quantomeno santi incipienti, volti, cioè, a camminare sulla Via aperta per noi da Cristo, bisogna comunque cominciare a diventarlo, voltando per sempre le spalle a satana ed alle sue seduzioni mondane...
 
Benedetto XVI, durante il suo viaggio a Praga (set. 2009), città uscita dall'ateismo comunista ma attualmente affascinata dal consumismo liberista - ha ricordato che ai cristiani non basta apparire credenti ma occorre anche che siano credibili, che testimonino cioè nel concreto la propria adesione a Cristo, a partire proprio dai vescovi e dai sacerdoti.
Non basta infatti predicare il Vangelo e la santità ma bisogna viverli entrambi coraggiosamente,
 
Inoltre, come insegnò Cristo, santità e poteri pubblici se debbono essere distinti non possono però essere contrapposti perché anche Cesare deve dare a Dio quel che è di Dio: ed a Dio  - al vero Dio - spetta tutto perché viene prima e sopra tutto (cfr.: Lc 9,57-62).
Difatti, quando in tutto il mondo  prevarrà la fraternità cristiana, lo Stato con i suoi poteri coattivi non avrà più motivo di esistere, e certamente non esisterà più in vista dell'avvento finale del Cristo nella Sua parusia.
               
Possiamo quindi concludere, sperando di non aver dimenticato nulla di essenziale, questa breve Storia cristocentrica della salvezza, che va dalla Genesi all’Apocalisse, con le ultime parole dell'Apocalisse che sono le ultime parole della Scrittura:
                «Amen. Vieni presto, signore Gesù!»
                «Sì, verrò presto!».
                «La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen!» (Ap 22,20).
 

 
 
 
 
 
 
 



 
LETTERA AI CRISTIANI DEL XXI SECOLO
" DALLA GENESI ALL'APOCALISSE "
Sintesi essenziale della storia e dell'antistoria cristocentrica della salvezza

di Virgilio Fichera

 
INDICE DELL’OPERA


CAPITOLO 1
INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA DELLA CONOSCENZA:
a) Come il vero Dio prova con evidenza di essere Dio: Che cos’è il miracolo?  
Premessa  
  • Miracolo e fede: col miracolo si conosce chi è il vero Dio, con la corrispondenza al dono della fede si fa la Sua Volontà.                                                     
  • Se Gesù Cristo è realmente Dio, come dimostra, allora la Sua Parola è veramente Parola di Dio, ossia: Verità assoluta.                                                 
 
CAPITOLO 2
INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA DELLA CONOSCENZA:
b) Storia e contro-storia della salvezza. Miracoli divini e prodigi diabolici.                                
  • Dio e la scimmia di Dio.                                                                                                     
  • L’impotenza dell’onnipotenza.  
 

CAPITOLO 3

INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA DELLA CONOSCENZA:
c) Come anche al di fuori delle descrizioni evangeliche (v.: n° 1) Gesu’ Cristo continua a dimostrare da 2000 anni a questa parte di essere Dio e non il “fu Gesu’ di Nazaret”.- Validità  universale della Verità evangelica.  
  • Oltre a quelli descritti nei Vangeli innumerevoli sono fino a noi I miracoli fatti e fatti fare da Cristo ai cristiani dopo la Sua resurrezione ed ascensione al Padre. Miracoli e miracolismo. Fede e fideismo.   
  • I miracoli eucaristici e quello della sacra Sindone.
  • L’esorcismo è un miracolo.
  • Come le teofanie cristologiche dei miracolii garantiscono la Verità assoluta dei Vangeli  che riguardano la Verità – come dice Gesù - “tutta intera” dell’Esistenza, sia di quella increata che di quella creata. 
  • Ancora su miracolo e fede.         
  • Teofania e Parusia.

CAPITOLO 4
PREMESSA ALLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA MEDIANTE LA REDENZIONE:
Metodo di trattazione e tripartizione dell’opera.
 

 

CAPITOLO 5
I^ PARTE DELLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA:
Dalla genesi della prima creazione del mondo culminante nel Paradiso terrestre (Gn 1,1-31 + 2, 1-25) fino alla caduta del genere umano a partire Adamo ed Eva in questo mondo senza Paradiso terrestre (Gn 9,16-24), e da questa drammatica caduta esistenziale fino all’Incarnazione (esclusa). In questa parte prevale la presenza di Dio-Padre, la prima Persona divina di un unico e solo ma  in Sé non solitario Dio in tre divine Persone.   
  • La perdita del libero arbitrio di Adamo ed Eva dopo la loro seduzione diabolica nel paradiso terrestre.
  • Chi è satana, lucifero, il diavolo, il maligno o comunque lo si voglia chiamare?
  • Il “modus operandi” di satana (la bugia e la violenza) e le categorie degli esseri umani che egli prende particolarmente di mira (“i principi di questo mondo). 
  • Cosa vuole satana e come comportarsi per tenerlo a bada. - Il combattimento spirituale continuo.  
  • L’opera di satana nel paradiso terrestre della  prima creazione “Uni-versale” del mondo. L’inganno del serpente impedisce il disegno salvifico di Dio sul genere umano.  
  • Il peccato originale e le sue malefiche conseguenze diaboliche incidenti sulla natura umana di Adamo ed Eva, e quindi poi  su quella di tutti gli esseri umani cui essa in seguito alla caduta dal paradiso terrestre divenne comune.    
  • La caduta dal paradiso terrestre in questo mondo senza paradiso terrestre, ovvero il depotenziamento antropologico della natura umana – e quindi quello di tutti gli esseri umani cui tale natura divenne comune - in conseguenza al primo Giudizio universale (Gn 3,16-24)          
  • Il recupero del libero arbitrio.                                                      
  • La croce, la morte ed il  recupero del dono divino del libero arbitrio.   
  • Ma satana non demorde: l’opera malefica del maligno per impedire e comunque ritardare  - anche in questo mondo caduto e privo di paradiso terrestre - l’Incarnazione dell’Unigenito.      
  • I due scenari esistenziali fondamentali dopo la caduta. 
  • La decadenza nella caduta. 
  • Satana diventa “principe di questo mondo” 
  • L’antico popolo del vero Dio.  
  • Satana beffato   
  • L’aldilà delle anime dei trapassati prima dell’Incarnazione di Cristo.

 

CAPITOLO 6

II^ PARTE DELLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA:
Dall’incarnazione del Figlio di Dio dalla semprevergine Madre di Dio. Maria santissima, fino alla Sua Ascensione compresa (=resurrezione e ritorno al Padre in corpo anima e Divinità). In questa parte prevale la presenza di Dio-Figlio,, il Quale incarnandosi si è fatto Causa efficiente di redenzione e salvezza dell’inero genere umano e del suo mondo. 
  • Le numerosissime, precise profezie sull’Avvento di Gesù Cristo.  
  • L’opera di satana durante Cristo e dopo Cristo (in generale)   
  • Quando satana seppe del Bambino Gesù.    
  • Cristo: missione compiuta!
  • Gesù racconta Se stesso.    
  • Il meraviglioso scambio.   
  • Maria, la nuova Eva senza inclinazione congenita al  peccato discendente da quello originale e senza peccato personale alcuno.
  • Chi sono i reprobi?    
  • L’Aldilà delle anime dei trapassati dopo la redenzione salvifica di Cristo.  
  • Maria assunta in Cielo in corpo, anima e santità 
  • Come Gesù risorto si mostra vivo ai Suoi discepoli ed Apostoli (di ieri, di oggi…) 

 

CAPITOLO 7

III^ PARTE DELLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA: L’IMITAZIONE DI CRISTO:
Dalla effusione pentecostale dello Spirito Santo con la nascita della Chiesa apostolica e cattolica  fino  al futuro ritorno a tutti visibile (Parusia) di Cristo risorto alla fine dei tempi (2Pt 3,10) con il Giudizio finale, la resurrezione universale e la partecipazione (con la sola auto-esclusione dei reprobi) alla pienezza della Vita divina (cfr.: Rm 1,17; 3,21-22; 10,3) in un nuovo mondo di una nuova Creazione iscritto per sempre nell’intimità trinitaria della Vita eterna di Dio dentro Dio (cfr 2Pt 3,13+ Ap 21,1-7…). In questa parte  - il cui compimento è stato anticipato dalla Madre di Dio assunta in Cielo in anima e corpo alla fine del corso della sua vita terrena - prevale la presenza di Dio-Spirito Santo, la terza Persona divina di un unico e solo ma in Sé non solitario Dio in tre divine  Persone.
  • Premessa 
  • Come malgrado tutto si diventa veri cristiani vivendo felici fin da qua in vista di esserlo pienamente nell’eternità divina dell’Aldilà.
  • Cristo Causa esemplare di imitazione per coloro che Egli chiama alla Sua Sequela. Che cos’è l’Amore di Carità. Ovvero l’attitudine fondamentale della Capacità d’amare – o “Cuore” - dell’uomo-Dio? 
  • Il comportamento religioso dell’umanità e la Capacità divina d’amare di Cristo detta “Carità” (=Deus caritas est). 
  • L’incredulità e la credulità: Miracolo e miracolismo, fede e fideismo. 
  • Il tempo della Storia della Salvezza che viviamo è quello  post-pentacostale dello Spirito Santo (Dio).  
  • Maria madre di Cristo e dei Cristiani e lo Spirito Santo. 
  • Lo Spirito Santo e questo mondo.  
  • Cristo segno di contraddizione per “il principe di questo mondo”.                                                       
  • Perché Cristo vuole essere imitato.  
  • L’avvento dell’anticristo della fine, la seconda ed ultima venuta del Cristo, la resurrezione dei morti e la fine di questo mondo per quello della nuova creazione. 
  • Il Giudizio finale  o secondo Giudizio universale (ossia quello dell’Apocalisse, dopo il primo della Genesi).   
  • Questo mondo non finirà per il nulla.  
  • Alla fine dei tempi  saranno  molti quelli che si salvano?  
 
CAPITOLO 8
APPENDICE DELL’OPERA: PERCHÉ ANCORA ATTUALMENTE I CHIAMATI ALL’IMITAZIONE DI CRISTO SONO MOLTI E GLI ELETTI CHE LO IMITANO MOLTO POCHI? (Mt 22,14).- QUALI SONO GLI OSTACOLI DIABOLICI PER UNA PIÙ RAPIDA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO PRIMA.…TRA GLI STESSI CRISTIANI E POI IN TUTTO IL MONDO AFFINCHE CRISTO RITORNI PER DAR DEFINITIVO COMPIMENTO ALLA STORIA CRISTOCENTRICA DELLA SALVEZZA CON LA RESURREZIONE UNIVERSALE, IL GIUDIZIO FINALE E LA VITA DEL MONDO CHE VERRA’?
  • Premessa  
  • La rapida diffusione della Chiesa originariamente fondata da Cristo sotto il manto di Maria e  sulla “pietra” di Pietro.  
  • “il pesce puzza sempre dalla testa”. L’opera di satana dopo Cristo : 1) i grandi traditori di Dio.  
  • Il pesce puzza sempre dalla testa” . L’opera di satana dopo Cristo: 2) i grandi traditori di Cristo.                         
  •  Il pesce puzza dalla testa. L’opera di satana dopo Cristo: 3) Ancora sui grandi traditori di Cristo. La Chiesa di Cristo dilaniata tra scismi, eresie ed apostasie.   
  • Satana ed il rigurgito diabolico di cultura pagana che  era  morta e stramorta da più di qualche millennio.  
  • L’impostura più grave della condivisione cristiana: il fslso “comunismo” di Marx e dei suoi epigoni.  
  • Le due bestemmie contro l’evidenza della Verità.                                                                               
  • La situazione attuale dei popoli anagrafati come “cristiani” 
  •  ”Guai a voi !” 
  • Pietro e Giovanni: Rapporto tra gerarchia e santità nella Chiesa terrena di Cristo.  
  • Che fare allora per rimuovere lo stallo e propiziare una nuova stagione di Spirito Santo su tutta la Chiesa?
  • ”Perché le nazioni si agitarono ed i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra ed i principi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo?” (Atti 4,25-26)
  • Ritorno al futuro
 
CONCLUSIONI
 
 
 



Fonte : 
Virgilio Fichera , Lettera ai Cristiani del XXI secolo : dalla Genesi all'Apocalisse (aggiornata al 15 ottobre 2009) .
E-mail: virgiliofichera@libero.it . Websito : www.teologiaevita.org  .















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