martedì 23 luglio 2019

L'IMPOSTURA DEL " CODICE DA VINCI " , di Giovanni Tonelli



L'IMPOSTURA DEL " CODICE DA VINCI "
 
di Giovanni Tonelli
 
 
 

 
 
I – INTRODUZIONE: GLI INGANNI DEL CODICE.

Monsignor Angelo Amato, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, intervenendo ad un seminario sulla comunicazione istituzionale della Chiesa, ha definito il Codice Da Vinci “un romanzo pervicacemente anticristiano pieno di calunnie, offese ed errori storici e teologici nei confronti di Gesù, dei Vangeli, della Chiesa”.
Quest’ affermazione coglie in pieno la portata anticattolica di un romanzo dalla forma intrigante e dai contenuti tendenzialmente blasfemi e in alcune parti anche sordidi,  con una struttura sistematicamente menzognera, diffamatoria, e calunniosa, e con una tendenziosità tale da renderlo ingannevole ed insidioso per lettori non aventi una solida formazione e preparazione in campo religioso.
Il “Codice” racconta una storia che si articola convulsamente in un arco di tempo assai ristretto (circa ventiquattr’ore), contiene una serie incredibile di errori, falsità ed inesattezze, di tipo sia teologico, sia storico, sia geografico, e bombarda il lettore con un’impressionante congerie di dati ed informazioni, con lo scopo mimetizzato e surrettizio di indurlo in confusione, e di insinuargli comunque il dubbio che tutto quello in cui crede non sia vero, o addirittura sia falso.
Il “Codice” è inoltre un compendio ben confezionato di tutto l'arsenale anticattolico possibile e immaginabile, e racchiude un impressionante sottobosco di simboli, riferimenti ed allusioni di matrice esoterico-massonico-satanica, come ad esempio il pentacolo nel cerchio, la rosa (simbolo dei genitali femminili e simbolo massonico, insieme con l'utero e la dea Venere), e gli ideogrammi della “V”, e della “Λ” (presenti pure nel titolo del film), che anticamente erano i simboli della fertilità, della femminilità e della virilità, fino ad arrivare addirittura ad esaltare il nome di un demone, Baphomet, divinità dalla testa caprina del piacere sessuale e della gratificazione fisica.
Il romanzo contiene anche riferimenti a filosofie come lo gnosticismo, la New Age (evidente nel riferimento al passaggio dall'Età dei Pesci all'Età dell'Acquario), ed a rituali di stregoneria a sfondo sessuale (il grande rituale dell'unione sessuale dentro il cerchio, rappresentato anche da Stanley Kubrick nel film "Eyes Wide Shut", film peraltro citato nel romanzo).
Ma la caratteristica peculiare del romanzo è senza dubbio quella di racchiudere –dentro l’involucro del thriller d’azione- una vera e propria dottrina, improntata ad una religiosità femminista e neopagana, con lo scopo di abbattere e demolire i fondamenti stessi del cristianesimo e della fede cattolica.
Il  “Codice” comprende un inestricabile intreccio di riferimenti religiosi, storici, geografici, artistici, ed esoterici, quasi tutti caratterizzati dalla loro mendacia,  che confluiscono in un attacco simultaneo e senza precedenti ai principi fondamentali del cristianesimo - la divinità di Gesù Cristo come Figlio di Dio e seconda Persona della SS.ma Trinità, la Risurrezione di Cristo, la SS.ma Eucaristia - e contestualmente alla storicità dei Vangeli e alla Chiesa Cattolica, descritta come una sorta di associazione per delinquere nata da un’impostura, che per impedire la diffusione del segreto che l’avrebbe annientata ha ucciso e messo sul rogo, ordito trame occulte, sterminato i Templari, eccetera.
In ultima analisi l’intera storia della Chiesa e del cristianesimo, secondo il racconto di Dan Brown,  sarebbero falsate in quanto fondate sull' originaria impostura di Pietro, descritto come un uomo iroso e pieno di collera che per invidia verso la "moglie di Gesù" e sfruttando la cultura patriarcale di quell'epoca si sarebbe autoinvestito di una cattedra e di una missione che invece sarebbero state affidate a lei. Dan Brown, per bocca dei personaggi del romanzo, arriva al punto di affermare che il Santo Graal non sarebbe la coppa usata da Gesù durante l’Ultima Cena e nella quale Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo versato dalla Croce, ma addirittura l’utero di Maria Maddalena, metafora della discendenza reale di lei e Gesù.
E’ difficile non restare senza fiato di fronte ad una serie di offese e calunnie di tale portata. Tuttavia, un dato oggettivo ed imprescindibile è costituito dal successo planetario di questo romanzo. In altre parole, “Il Codice Da Vinci” è stato letto da quasi cinquanta milioni di persone nel mondo, tradotto in quaranta lingue, e stampato in ventisei edizioni, diventando un fenomeno di massa. Questo fatto pone essenzialmente due interrogativi, strettamente interconnessi tra loro: il primo è cercare di comprendere la ragione di questo successo planetario, nonostante la natura mediocre e blasfema della storia; il secondo è comprendere come sia possibile che un romanzo come questo sia stato letto da molte migliaia –forse molti milioni- di cattolici nel mondo.

 
II – LA VERA GENESI DEL CODICE.

Prima di rispondere al primo interrogativo, è però necessario mettere in evidenza un formidabile paradosso, e per fare ciò bisogna sinteticamente spiegare la genesi del romanzo di Dan Brown.
Le prime edizioni del “Codice” in lingua italiana recavano una pagina (pagina 9), rubricata “Informazioni storiche”, nelle edizioni successive misteriosamente rimossa e poi, altrettanto misteriosamente, ricomparsa nelle edizioni più recenti. Nelle edizioni in lingua inglese la pagina in questione è sempre stata presente.
In questa pagina si afferma quanto segue: “Il Priorato di Sion – società segreta fondata nel 1099 – è una setta realmente esistente. Nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come ‘Les Dossiers Secrets’, in cui si forniva l’identità di numerosi membri del Priorato, compresi sir Isaac Newton, Botticelli, Victor Hugo, e Leonardo da Vinci”. Alla fine della pagina, dopo una succinta ma insinuante e diffamatoria descrizione dell’Opus Dei, è scritto che: “tutte le descrizioni di opere d’arte ed architettoniche, di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà”.
E proprio qui emerge il paradosso: il romanzo che deformando maliziosamente e surrettiziamente la realtà e mischiandola con una becera fantasia, accusa la Chiesa cattolica di avere mentito per duemila anni, di avere propagato e diffuso dei Vangeli “falsi” al posto di quelli veri, e di avere in ultima analisi fondato il proprio potere sulla menzogna, ebbene questo romanzo si basa su dei documenti realmente e dichiaratamente falsi. Infatti, le pseudo-pergamene note come Les Dossiers Secrets, in realtà  sono state fabbricate ad arte negli anni ‘60 da Pierre Plantard, Philippe De Cherisey e da Gerard De Sede, tre individui legati ad ambienti esoterici francesi, che alcuni anni dopo hanno ammesso pubblicamente e per iscritto che “Les Dossiers Secrets” erano documenti fabbricati ad arte e quindi falsi, come confermato dallo stesso Plantard nell’aprile 1989 in un’intervista sul numero 1 della rivista Vaincre. E il Priorato di Sion, di cui si parla in questi documenti, non risale certo al 1099, come sostenuto nel romanzo da Dan Brown, ma agli anni ’50 del XX° secolo, essendo stato  fondato da Pierre Plantard il 7 maggio 1956 ad Annemasse – località posta alla frontiera franco-svizzera - come centro di studio e meditazione.
Inoltre, il nome “Priorato di Sion” non ha alcuna ascendenza ebraica, ma deriva dal nome del monte presente nei pressi di Annemasse, la cittadina francese dove Plantard avrebbe poi edificato il centro. E infine le pseudo-pergamene non dicono una parola né su Gesù Cristo, né sulla Maddalena, né su un loro improbabile e fantasioso matrimonio: essendo stato Plantard l’ultimo discendente della dinastia dei Merovingi, l’unico scopo di questi documenti falsi era quello di legittimare una sua pretesa al trono di Francia nell’ipotesi di un’improbabile restaurazione della monarchia nel paese transalpino.
Ebbene, è noto che il mondo è pieno di individui che cercano il modo migliore per sbarcare il lunario e fare soldi a buon mercato. Uno di loro era Harry Soskin, un attore americano di mezza tacca giunto in Francia negli anni ‘70 che avrebbe assunto poi il nome d’arte di Henry Lincoln. Entrato in contatto con gli ambienti esoterici francesi, Lincoln scopre un libro di un autore massonico degli anni ’70, Robert Ambelain, dove si sosteneva che Gesù non aveva mai preteso di essere Dio e che era sposato con Salomè. Lincoln fiuta l’affare e decide di fondere questa storia con quella dei Merovingi e di Plantard, ma per fare questo ha bisogno di sostituire Salomè con un’altra figura femminile più suggestiva. Inizia così alcune ricerche e scopre che la parrocchia di una piccola cittadina della Francia meridionale di nome Rennes-le-Chateau (il cui parroco, Berenger Sauniere, sospeso a divinis per essersi arricchito con il commercio delle messe, era entrato anch’egli in contatto con gli ambienti esoterico-massonici dell’epoca) è intitolata proprio a Maria Maddalena. A questo punto, negli anni ‘80, assolda due scrittori professionisti, Michael Baigent e Richard Leigh (uno dei protagonisti del romanzo di Brown è Sir Leigh Teabing, dove il nome “Leigh” è riferito a Richard Leigh, mentre “Teabing” è l’anagramma di Baigent) per scrivere un libro sull’argomento e così, come si suol dire, il giuoco è fatto. Nel 1982 Michael Baigent e Richard Leigh pubblicano in America “Holy Blood and the Holy Grail”, il libro che sostiene la teoria del matrimonio tra Gesù e la Maddalena, e della loro discendenza reale sfociata poi nella dinastia dei Merovingi, e proprio questo libro, vent’anni dopo costituirà la matrice, la struttura portante, e l’essenza stessa del romanzo di Dan Brown, tanto che due dei tre scrittori, Baigent e Leigh, decideranno di denunciarlo per plagio di fronte all'Alta Corte di Londra, anche se poi la causa si è conclusa con un'assoluzione .
Ebbene, è incredibile come un prodotto mediocre come questo, costruito artificialmente e basato su documenti del tutto falsi, che ha la spudoratezza di accusare un’istituzione bimillenaria come la Chiesa cattolica di falsità, sia stato letto da quasi cinquanta milioni di persone nel mondo ed abbia conosciuto una diffusione ed una popolarità così vaste.

 
III – LA TRAMA E GLI ERRORI DEL CODICE.

Ora però, anche se sarebbe opportuno evitare di raccontare la trama del romanzo, per non correre il rischio di alimentare una morbosa curiosità verso il libro e addirittura fare pubblicità al libro e al film, purtroppo è necessario farlo per comprendere la gravità delle affermazioni in esso contenute. Mi limiterò comunque ad un’esposizione concisa e sommaria.
Procedendo nell’ordine cronologico degli eventi, si può dire quanto segue: il vescovo dell’Opus Dei Manuel Aringarosa, è disperato perché il Vaticano, dove è stato eletto nel frattempo un papa progressista, ha deciso di revocare l’approvazione apostolica concessa all’Opus Dei dal predecessore, dando alla prelatura sei mesi di tempo per staccarsi autonomamente dalla Chiesa. Un misterioso individuo chiamato “il Maestro” contatta però Aringarosa promettendogli di aiutarlo ad impossessarsi del segreto del Graal custodito dal Priorato di Sion, in cambio del pagamento di 20 milioni di euro. Aringarosa, bramando di entrare in possesso del segreto del Graal per ricattare il Vaticano, accetta ed ingaggia Silas, monaco albino e numerario dell’Opus Dei, che dopo vari omicidi commessi durante l’infanzia era riuscito ad evadere dal carcere di Andorra dove era detenuto. Silas rintraccia ed uccide i primi tre depositari del segreto, dopo avere carpito loro la rivelazione del luogo dove si trova la “chiave di volta” (che a sua volta indica il luogo dov’è custodito il Graal), e poi si reca nel Louvre da Jacques Sauniere, anziano studioso, curatore del museo, e quarto depositario del segreto del Graal (da qui inizia la storia nel libro).  Inseguito da Silas, Saunière riesce a riparare nella Grande Galleria e, dopo essere stato ferito a morte, riesce ad aggrapparsi con un ultimo gesto disperato a un dipinto del Caravaggio, fa scattare l'allarme e le grate di ferro all'entrata della sala immediatamente scendono, chiudendo fuori il suo inseguitore. L'assassino, rabbioso, non ha ottenuto quello che voleva. A Saunière restano pochi minuti di vita. Si denuda e, disteso sul pavimento, si dispone come l'uomo di Vitruvio, il celeberrimo disegno di Leonardo da Vinci. La scena che si presenta agli occhi dei primi soccorritori è agghiacciante: il vecchio disteso sul marmo è riuscito, prima di morire, a scrivere alcuni numeri, poche parole e soltanto un nome: Robert Langdon. Ed è proprio lui, professore di simbologia religiosa dell’Università di Harvard, che Sauniere avrebbe dovuto incontrare proprio quella sera al Louvre, scortato dalla polizia sul luogo dell'omicidio, a capire immediatamente che l'anziano storico dell'arte ha lasciato un messaggio oscuro e pericoloso. Sauniere era il Gran Maestro del Priorato di Sion, e l’ultimo dei quattro depositari del segreto del Santo Graal, segreto che era contenuto nel cryptex, un piccolo cilindro di pietra custodito dai capi del Priorato di Sion, che sarebbe stato fabbricato dallo stesso Leonardo da Vinci.
Per aiutare Langdon nella sua impresa e decifrare gli indizi lasciati da Sauniere viene chiamata anche la crittologa Sophie Neveu, nipote dello stesso Sauniere, ma le cose si complicano quando la polizia inizia a sospettare proprio di Langdon che, aiutato da Sophie, fugge insieme a lei per scoprire la verità. I due, braccati dalla polizia francese agli ordini del capitano Bezu Fache, ed anche da Silas, che si mette sulle loro tracce per ucciderli, fuggono dal Louvre nella notte e dopo aver rocambolescamente recuperato il cryptex in una banca, si recano nella tenuta di Chateau Villette nei pressi di Versailles, dove vive Sir Leigh Teabing, studioso amico di Langdon e storico esperto del Graal, che da quel momento si unirà a lui e Sophie per scoprire la verità. Tra pericoli e peripezie, i tre riusciranno ad arrivare in Inghilterra, alla Temple Church e all’Abbazia di Westminister di Londra per giungere poi alla cappella di Rosslyn in Scozia, con il “colpo di scena” finale e la scoperta di un  segreto che riguarda la persona stessa di Sophie: lei è l’ultima discendente della dinastia dei Merovingi, e in ultima analisi, di Gesù e della Maddalena.
Il “Codice” è stato scritto con la tecnica dei due romanzi: il primo di azione ed avventura, con un ritmo frenetico e incalzante, che comprende il secondo, di tipo pedagogico-dottrinale, che ha solo tre protagonisti: Mr.Teabing e Robert Langdon, e Sophie Neveu. Nel punto centrale del romanzo, la spiegazione dell’ “Ultima Cena” di Leonardo a casa di Mr. Teabing, Langdon e Teabing si fondono in un unico personaggio che spiega al lettore e allo spettatore la nuova teoria, e l’incredula Sophie incarna il lettore o lo spettatore al cinema, che gradualmente viene iniziato al segreto. Inoltre, il romanzo è scritto anche con la tecnica “a ritroso”, cioè, basandosi sull’assunto che la storia della Chiesa, per come è conosciuta oggi, sia falsa, la ripercorre rapidamente a partire dalle origini, riscrivendola. Questa tecnica corrisponde al concetto neoplatonico di emanazione, fatto proprio dalle dottrine gnostiche, secondo cui gli uomini, dopo la morte, si salvano con un viaggio a ritroso verso il “Pleroma”, cioè la pienezza dell’essere divino, abbandonando in questo modo il mondo materiale e corporeo.
Secondo dottrine gnostiche risalenti al III secolo, da Dio, l’Eone perfetto, emanarono gli altri eoni, esseri intermedi che avevano il compito di fungere da intermediari tra Dio e gli uomini. Sophia (che nel romanzo è anche il nome della crittologa Sophie Neveu) è il nome di un eone, che partorì il Demiurgo, la divinità che avrebbe poi creato il mondo visibile e materiale, corrotto e cattivo, e l’ultimo degli eoni, Gesù Cristo, sarebbe venuto a liberare gli uomini dalla prigione della materia.
Dunque, secondo queste dottrine, Cristo non era Dio, ma solo un essere intermedio e intermediario tra Dio e gli uomini, ed avrebbe recato una conoscenza superiore destinata a pochi iniziati, che l’avrebbero poi tramandata nei secoli attraverso società segrete come il Priorato di Sion. In pratica, secondo le dottrine gnostico-esoteriche la salvezza appartiene a quei pochi iniziati che possono accedere ad una conoscenza superiore, e l’elemento principale di queste dottrine è che possono salvarsi coloro che attraverso l’illuminazione giungono ad una conoscenza superiore ad essi riservata, mentre invece la fede e la carità non hanno alcuna importanza. Ebbene, bisogna assolutamente mettere in evidenza che questa concezione rappresenta il sovvertimento e il ribaltamento della pedagogia cristiana riferita dai Vangeli Canonici, i quali raccontano che Cristo non ha certo riservato agli apostoli una conoscenza superiore o privilegiata, ma al contrario ha parlato apertamente a tutti nelle montagne, nei villaggi, nei campi, nelle piazze, nelle sinagoghe. Dunque, il Cristianesimo non è un messaggio superiore riservato a pochi privilegiati, ma è un messaggio di salvezza e di speranza destinato a tutti gli uomini di tutti i tempi, in virtù del quale chiunque crede in Cristo ed ha fede in Lui si salva ed ottiene la vita eterna.
Ma il “Codice” contiene anche un’impressionante serie di errori e di inesattezze. Basta ricordare l’errata affermazione secondo cui Venere era una dea greca ed i cinque cerchi delle Olimpiadi avrebbero in realtà sostituito il pentacolo, simbolo della bellezza e degli aspetti ciclici dell’amore sessuale: ebbene, Venere non era una dea greca ma romana, ed i cinque cerchi furono disegnati dal barone Pierre de Coubertain nel 1913 come simbolo di fratellanza tra i cinque continenti. Ancora, per quanto riguarda il monaco Silas, oltre all’errore nella citazione del passo degli Atti da cui il monaco-sicario Silas prende il nome (il capitolo 16 al versetto 26, diversamente da quanto affermato da Brown, parla non di una fuga dal carcere ma della conversione del carceriere ad opera di Paolo e Sila), è sufficiente dire che l’Opus Dei non ha al suo interno alcun ordine monastico.
Poi l’errore clamoroso nella descrizione dei meridiani zero e nell’affermazione che il meridiano zero - la linea di longitudine passante attraverso l'Osservatorio di Greenwich in Inghilterra - originariamente passava per Parigi: prima che fosse universalmente stabilito di far passare il meridiano zero per Greenwich, esistevano ben undici meridiani zero diversi (e non uno solo come dice Brown), e la decisione di unificarli fu presa nel 1884, e non nel 1888 come sostiene Langdon nel romanzo,  da 41 delegati provenienti da 25 paesi alla presenza del  presidente americano Chester A. Arthur riuniti per la Conferenza Internazionale dei Meridiani.
Ancora, le falsità grossolane sui quadri di Leonardo: basta dire che tutto il ragionamento sul quadro della Gioconda che conterrebbe il simbolo nascosto del femminino sacro (in quanto “Mona Lisa”  secondo Brown sarebbe l’anagramma di Amon-L’Isa,  binomio che avrebbe dovuto simboleggiare l’unione dei due dei egiziani della fertilità maschile e femminile) crolla miseramente perché Leonardo lasciava i suoi quadri senza titolo né nome.
Inoltre, nel quadro “La Vergine delle Rocce”, il bambino inginocchiato a terra sulla cui spalla la Vergine Maria tiene la mano, non è Gesù, come sostiene Dan Brown, ma Giovanni il Battista: il bambino è vestito di pelli, che simboleggiano la vita eremitica che avrebbe fatto il precursore di Cristo, ed è inginocchiato davanti a Gesù Bambino, che lo benedice.
Per quanto riguarda poi la perversa, blasfema e delirante interpretazione del “Cenacolo”,  a parte il fatto che San Giovanni Apostolo era presumibilmente molto più giovane di Gesù e dai lineamenti delicati, sensibili, ed aggraziati, se la figura accanto a Gesù fosse davvero stata una donna, bisognerebbe dimostrare innanzitutto che era Maria Maddalena, poi che era sposata con lui, e poi che fine ha fatto il dodicesimo apostolo, cioè Giovanni Evangelista, visto che se la figura alla destra di Gesù fosse una donna, gli apostoli sarebbero undici… E questo non è un particolare da sottovalutare: perché è proprio Giovanni Evangelista  ad essere sostituito con la Maddalena, e non uno degli altri Apostoli? Perché innanzitutto la divinità di Cristo è sommamente e mirabilmente descritta proprio nel Vangelo di Giovanni, ed anche nell’Apocalisse, scritta sempre da Giovanni. E poi perché Giovanni, insieme a Pietro, fu il testimone diretto ed oculare di quei segni concreti su cui si basa la fede nella Risurrezione di Cristo: “Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro, e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide, e credette” (Gv 20, 4-8).
Cancellando la figura di Giovanni dal quadro di Leonardo e sostituendola surrettiziamente con quella della Maddalena l’astuto Brown-Teabing insinua nel lettore del libro e nello spettatore del film il dubbio che Cristo non sia risorto semplicemente perché era solo un uomo, che come ogni altro uomo è nato, è vissuto, si è sposato, e poi è morto.
In realtà il quadro si spiega benissimo proprio se si fa riferimento al passo del Vangelo di Giovanni: “Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: ‘In verità in verità vi dico: uno di voi mi tradirà’. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora, uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e disse: ‘Dì, chi è colui a cui si riferisce? Ed egli, reclinandosi sul petto di Gesù, gli disse: ‘Signore, chi è?’ Rispose allora Gesù: ‘ E’colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò’ (Gv 13, 21-26). Come si vede, la verità di questo brano è più forte e luminosa di tutte le menzogne di Brown. 
Infine, le gravi calunnie che il romanzo contiene sull’Opus Dei, accusata di praticare il lavaggio del cervello, di fare mortificazioni corporali, di usare droghe come la mescalina per simulare stati estatici, e di avere ottenuto la beatificazione rapida del fondatore solo per avere versato un’ingente somma di denaro nelle casse della Banca Vaticana. 
Fondata da San Josemaria Escrivà de Balaguer il 2 ottobre del 1928, l’Opus Dei è un’istituzione religiosa della Chiesa cattolica che Giovanni Paolo II ha elevato nel 1982, al rango di Prelatura personale. Il messaggio centrale ed essenziale dell’Opera, contenuto nel libro “Il Cammino” dello stesso Escrivà de Balaguer, è la diffusione del carisma del laicato: tutti i cristiani, in particolare i laici sono universalmente chiamati alla santità, che possono raggiungere attraverso la santificazione del lavoro e della vita quotidiana. La Chiesa non è composta solo dal clero e dalle autorità ecclesiastiche, ma anche da tutti gli uomini e le donne di buona volontà che nei loro contesti di vita santificano le attività professionali, economiche, sociali, e culturali, a cui sono chiamati. Escrivà de Balaguer è stato canonizzato per avere interceduto presso Dio per il dottor Manuel Nevado Rey, medico chirurgo, miracolosamente guarito nel 1992 da una radiodermite cronica, per intercessione del santo. Il suo è stato il miracolo approvato per la canonizzazione.
Come sempre, le tesi di Brown sono calunnie senza alcun fondamento: l’Opus Dei non è una Prelatura personale del Papa come affermato nel romanzo, ma della Chiesa, e le affermazioni contenute nel libro si fondano sulle dichiarazioni diffamatorie dell’Opus Dei Awareness Network, un’organizzazione minoritaria non riconosciuta ufficialmente dalla Prelatura.
Le calunnie e le offese di Dan Brown sono tipiche di uno scrittore protestante che ignora la profondità spirituale della Chiesa e delle sue Istituzioni, ed ha la miopia di intravedere in essere solo apparati di potere e corruzione.

 
IV – LE MENZOGNE DEL CODICE.

Indubbiamente il centro di tutto il romanzo è nel momento in cui Langdon e Sophie si recano da Mr.Teabing e questi svela a Sophie le sue teorie, che Langdon già conosceva e condivideva.
Queste teorie sono contenute in due brani centrali del romanzo, ed affermano alcuni principi che praticamente distruggono i fondamenti stessi della fede cattolica:
Costantino convocò una famosa riunione, nota sotto il nome di Concilio di Nicea, nel 325…si discussero molti aspetti del cristianesimo, che furono decisi attraverso un voto: la data della Pasqua…E naturalmente la divinità di Gesù…Fino a quel momento storico Gesù era visto dai suoi discepoli come un profeta mortale, un uomo grande e potente, ma pur sempre un uomo, un mortale. Non il Figlio di Dio. Lo statuto di Gesù come Figlio di Dio è stato ufficialmente proposto e votato al Concilio di Nicea…Fu tutta una questione di potere…Cristo come Messia era indispensabile al funzionamento della Chiesa e dello Stato…Costantino commissionò e finanziò una nuova Bibbia che escludeva i vangeli in cui si parlava dei tratti umani di Cristo…
i vecchi vangeli vennero messi al bando, sequestrati e bruciati…Fortunatamente alcuni vangeli che Costantino voleva mettere al bando riuscirono a sopravvivere, tra questi i Rotoli del Mar Morto…La Chiesa ha cercato d’impedire la diffusione di questi testi…Quel che intendo dire è che quasi tutto quello che i nostri padri ci hanno insegnato di Cristo è falso”.
(“Il Codice Da Vinci”, Mondadori, Milano, 2003, pag. 271 ss.).
 
“Il matrimonio di Gesù e Maria Maddalena è storicamente documentato…i Vangeli gnostici…i rotolo di Nag Hammadi e del Mar Morto…il Vangelo di Filippo…dice che la Maddalena era la ‘compagna’ di Gesù…Gesù voleva che il futuro della sua Chiesa fosse nelle mani di Maria Maddalena…La più grande opera d’insabbiamento della storia è che Gesù non era soltanto marito ma anche padre…Maddalena era la vite da cui è nato il frutto sacro…raggiunse segretamente la Francia e…vi diede alla luce una figlia a cui venne dato il nome di Sarah…la discendenza reale di Gesù è fonte della leggenda più duratura che esista, il Santo Graal…”
(“Il Codice Da Vinci”, Mondadori, Milano, 2003, pag. 287 ss.).
 
Come si può vedere da una prima lettura, le affermazioni contenute nel romanzo di Dan Brown sono subdole e strumentali ad attaccare la Chiesa e il suo magistero: infatti, l’affermazione che Gesù Cristo era sposato con Maria Maddalena è strumentale a colpire nelle sue fondamenta il magistero della Chiesa sul celibato dei sacerdoti; l’affermazione che Gesù Cristo avrebbe affidato a Maria Maddalena, e non a Pietro, la missione di edificare la Chiesa, è strumentale a colpire il magistero della Chiesa sul divieto del sacerdozio femminile; infine, se Gesù Cristo fosse stato solo un profeta mortale morto sulla Croce e mai risorto, l’esistenza stessa della Chiesa verrebbe a perdere ogni tipo di ragione e giustificazione.
Inoltre, da questi due brani emergono almeno quattro grandi menzogne:
1) Gesù Cristo era solo un profeta mortale, non era Dio, e non è mai risorto.
2) La divinità di Cristo fu decisa  e messa ai voti da Costantino nel Concilio di Nicea, nel quale furono sequestrati e bruciati i Vangeli che parlavano dei tratti umani di Cristo per imporre quelli conosciuti come Vangeli canonici.
3) Gesù Cristo si sposò con Maria Maddalena, dalla quale ebbe anche una figlia.
4) La Chiesa ha sempre tentato d’impedire la diffusione di questi testi e del segreto che essi racchiudevano e a questo scopo ha mentito ed ucciso per tutta la sua storia, perseguitando in particolare le donne.
Il romanzo, nel modo in cui è stato congegnato, mira sostanzialmente ad una duplice e simultanea delegittimazione. Da un lato la totale delegittimazione dei quattro Vangeli Canonici e della figura di Cristo che da essi emerge. Dall’altro la delegittimazione della Chiesa e di tutta la storia del Cristianesimo, dalle origini fino ai giorni nostri.
La delegittimazione dei Vangeli Canonici mira sostanzialmente a demolire il fondamento di tutta la fede cristiana, la Risurrezione di Cristo, e a questo scopo Brown opera in una duplice prospettiva.
Da un lato mira a delegittimare, calunniare ed infamare i testimoni diretti della Risurrezione, dall’altro attacca alla radice la storicità dei Vangeli Canonici.
Ebbene, dai Vangeli Canonici emerge che i testimoni più diretti e veritieri dei segni della Risurrezione di Cristo sono proprio Maria Maddalena e gli apostoli Pietro e Giovanni che, dopo Cristo, sono anche i personaggi più screditati e diffamati nel romanzo di Dan Brown.
In particolare, per quanto concerne la prima menzogna, che cioè Cristo sarebbe stato solo un profeta mortale, e non il Figlio di Dio, lasciando per un attimo da parte il problema storico e storiografico della formazione e dell’assemblaggio dei quattro Vangeli, si può dire subito una cosa: come afferma San Paolo, “se Cristo non è risuscitato, allora vana è la nostra predicazione e vana anche la vostra fede” (1Cor 15, 14). La delegittimazione dei Vangeli Canonici è strumentale proprio ad affermare che Cristo non era Dio, per quanto importante fosse era solo un uomo, un profeta nato, vissuto e morto come tutti gli altri.
Quanto affermato da Brown per bocca di Teabing, che “lo statuto di Gesù come Figlio di Dio è stato ufficialmente proposto e votato al Concilio di Nicea…la divinità di Gesù è stata il risultato di un voto…e a maggioranza ristretta…” è assolutamente falso.
Infatti, basta prendere in mano la Bibbia per capire che le comunità cristiane riconoscevano, adoravano e veneravano Gesù Cristo come Dio sin dal I secolo: ciò risulta in modo evidente nel Vangelo di Giovanni, nelle lettere di Paolo, negli Atti degli Apostoli, nell’Apocalisse, e in altri scritti del I secolo come la “Lettera a Diogneto”, e la “Didachè”.
Se è vero che la Risurrezione di Cristo è la speranza più grande, vera, profonda ed autentica, per tutti gli uomini di tutti i tempi –perché se è risorto Lui anche tutti gli uomini che avranno fede in Lui potranno risorgere– da ciò consegue che affermare che Cristo era solo un uomo vuol dire semplicemente mandare in frantumi, distruggere questa speranza, la più grande speranza che si sia mai affacciata sul palcoscenico della storia. Se è vero che Cristo era solo un uomo e non è risorto, allora nessun altro uomo potrà mai risorgere, e dunque con la morte finisce tutto.  Inoltre, se Cristo non era o non aveva preteso di essere Dio, qualcuno deve aver concorso a farcelo diventare.
Questo ci porta alla seconda menzogna: la divinità di Cristo sarebbe stata decisa  e messa ai voti da Costantino nel Concilio di Nicea, nel quale furono sequestrati e bruciati i Vangeli che parlavano dei tratti umani di Cristo per imporre quelli conosciuti come Vangeli canonici.
Ebbene, innanzitutto non è vero che nei primi quattro secoli si fosse formata una grande varietà di testi tutti omogenei, tra i quali Costantino avrebbe scelto i quattro Vangeli, bruciando poi gli altri, in quanto tale affermazione ignora l’aspra polemica teologica sviluppatasi nei primi secoli tra i sostenitori dei vangeli ortodossi ancorati alla predicazione apostolica e i sostenitori delle tesi gnostiche, che propalavano una dottrina difforme da quella della Chiesa e per questo giudicata eretica.
Invero, mentre i Vangeli Canonici risalgono tutti al I secolo, i cosiddetti Vangeli apocrifi sana datati tutti tra il II e il IV secolo. Matteo e Giovanni Evangelista erano due apostoli di Gesù, Marco era probabilmente un discepolo di Pietro, e Luca un discepolo di Paolo, che molto probabilmente raccolse la testimonianza della Vergine Maria sull’Annunciazione, la nascita, e l’infanzia di Gesù. L’attendibilità dei Vangeli Canonici, delle Lettere di Paolo, degli Atti degli Apostoli, scritti da Luca, e dell’Apocalisse, scritta da Giovanni, è data proprio dal fatto di essere stati scritti in un periodo di tempo relativamente vicino a quello della vita di Gesù, di essere cioè ancorati alla predicazione apostolica, di essere accettati ed usati da tutte le chiese locali sin dal I secolo, e di essere caratterizzati da una sostanziale ortodossia di fede e da una reciproca coerenza espositiva.
Invece i Vangeli apocrifi e in particolare quelli gnostici risalgono al II-IV secolo, cioè a un’epoca molto posteriore agli eventi della vita di Gesù, sono totalmente disancorati dalla predicazione apostolica, non hanno la sobrietà, la genuinità e la limpidezza dei Vangeli Canonici, e raccontano episodi sensazionali o mirabolanti, spesso leggendari, e, al contrario di quanto afferma Dan Brown, spesso sviliscono il lato umano di Gesù per esaltare esageratamente quello divino (come ad esempio avviene nei vangeli dell’infanzia di Gesù).
Poi c’è da dire che la formazione del “Canone dei quattro Vangeli” si rileva sin dal II secolo dai documenti fondamentali dei Padri della Chiesa del II-III secolo: Ireneo, Giustino martire, Taziano, Origene. Anche il “Canone Muratoriano”, cioè una raccolta di testi accolti o non riconosciuti nell’ambito della Chiesa, risalente al 190 d.c. e  scoperta nel 1740 dallo storico Ludovico Muratori, include esplicitamente i quattro Vangeli canonici, ed esclude altri testi di matrice gnostica.
Tutto ciò dimostra che i quattro Vangeli Canonici erano già diffusi e riconosciuti almeno un secolo prima della nascita di Costantino, per cui attribuire la scelta dei quattro Vangeli a questo Imperatore significa semplicemente dire il falso.
La disputa in seno alla chiesa primitiva riguardava non questioni relative al rapporto tra i sessi o alla condizione delle donne, ma solamente questioni di carattere teologico, come la divinità di Cristo, la salvezza delle persone, la verità della rivelazione, e il Concilio di Nicea fu convocato da Costantino proprio per contrastare l’eresia ariana, che metteva in discussione il dogma della SS.ma Trinità affermando che Gesù Cristo non era consustanziale a Dio Padre, e quindi, che era solo un uomo ma non era Dio.
Da qui nasce la terza menzogna: essendo stato Gesù solo un uomo, ha vissuto come un “profeta mortale” e si è addirittura sposato con Maria Maddalena.
Tra le sette donne di nome “Maria” di cui parlano i Vangeli Canonici e la Lettera ai Romani, Maria Maddalena è la donna originaria di Magdala dalla quale erano usciti sette demoni, segue Gesù nella sua missione pubblica insieme ad altre discepole, è presente sotto la Croce, e rimane sola con Gesù unicamente quando lo incontra dopo la Risurrezione nel mattino di Pasqua (Gv 20, 11-18).
Per rispondere alla questione se Gesù Cristo si fosse sposato o meno, si potrebbe dire che Gesù Cristo, Verbo Eterno increato, così come volontariamente ha offerto la sua vita per la salvezza degli uomini, volontariamente ha scelto di nascere nel seno della Vergine Maria: la sua vita non è paragonabile a quella di nessun altro uomo nella storia, perché aveva una missione da compiere, e proprio per questa missione è venuto al mondo. Liberamente e volontariamente, come attestano i Vangeli, ha scelto il celibato, e la purezza, che è una virtù sommamente gradita a Dio, come testimonia anche il fatto che è una delle Beatitudini (Mt, 5,8) per concentrarsi esclusivamente sulla missione che doveva compiere attraverso il dono totale di Sé, secondo i disegni del Padre. 
Inoltre, per quanto riguarda questione di un presunto matrimonio di Gesù, non esiste nessun testo, né tra quelli del Nuovo testamento né tra i testi apocrifi-gnostici, che afferma esplicitamente o implicitamente che Gesù fosse sposato. I Vangeli canonici sono testi sobri, genuini e veritieri, e se davvero Gesù fosse stato sposato, non avrebbero avuto alcun motivo valido per non dirlo.
Ancora, non è vero come afferma Brown-Teabing, che i costumi dell’epoca imponevano ad ogni ebreo di sposarsi e che il celibato fosse severamente condannato: un ebreo celibe non era né malvisto né assolutamente obbligato a sposarsi e ciò è dimostrato dall’esistenza della comunità degli Esseni, documentata dal ritrovamento dei Rotoli di Qumran sul Mar Morto.
Gli Esseni erano una comunità di ebrei che praticavano il celibato e la castità ed erano consacrati a Dio, e, anche se non esistono prove dirette sull’appartenenza di Gesù a questa comunità, dalla sua esistenza si evince che nella cultura ebraica dell’epoca il celibato er tutt’altro che vietato. D’ altra parte ogni volta che viene menzionata la famiglia di Gesù, si parla sempre della madre dei fratelli e delle sorelle, ma mai di una moglie vera o presunta
Inoltre il termine greco “koinonos”, usato nel vangelo gnostico di Filippo citato da Brown con riferimento alla Maddalena, significa sì “compagna”, ma nell’accezione ampia di “amica, discepola, sorella”, e  non certo com’è inteso questo termine nella cultura di oggi, cioè “compagna di vita”. Ed il frammento di un altro vangelo gnostico, il vangelo di Tommaso, contenente la frase  citata da Brown per dire che Gesù baciava la Maddalena sulla bocca, è incompleto e lacunoso, tanto che gli studiosi sono concordi nel non attribuirgli alcun senso compiuto.
Oltre questi frammenti, non esiste nessun testo, né tra quelli del Nuovo testamento né tra i testi apocrifi-gnostici, che afferma esplicitamente o implicitamente che Gesù e la Maddalena fossero legati sentimentalmente o addirittura sposati. Le fonti descrivono Maria Maddalena come una discepola ed un’autentica testimone della vita e della risurrezione di Gesù: oltre a ciò, non è mai legata ad una figura maschile quando viene nominata, e d’altra parte Gesù non mostrò per lei alcun interesse particolare, neppure nel momento più tragico e drammatico della sua esperienza terrena, cioè quand’era in Croce. Tutto ciò porta a concludere senza ombra di dubbio che l’affermazione che Gesù e la Maddalena fossero sposati è semplicemente destituita di ogni fondamento.
Per quanto riguarda poi la questione del presunto “ammutinamento” di Pietro, che secondo quanto afferma Brown si sarebbe autoattribuito un incarico ed una missione che in realtà Gesù avrebbe affidato alla Maddalena, si può dire che probabilmente Pietro poteva avere un carattere impulsivo, e forse lo aveva anche. Ma dal racconto dei Vangeli canonici emerge anche come uno dei più sinceri, credibili, e coraggiosi testimoni della vita e della Risurrezione di Gesù: è l’apostolo che, dopo che per un’intera notte di pesca sul lago di Genesaret non aveva preso nulla, si fida del Signore e getta le reti ancora una volta prendendo una quantità di pesci talmente grande che le reti si rompevano (Lc 5, 4-6); è l’apostolo che, per primo, riconosce pubblicamente la divinità di Gesù, ed a cui Gesù affida l’incarico di capo della Chiesa visibile e di suo vicario sulla Terra (Mt 17, 16-19); è l’apostolo che dopo avere per tre volte rinnegato Gesù, al canto del gallo si pente sinceramente dopo avere pianto (Lc 22, 61-62); infine è l’apostolo che instancabilmente annunzia la buona novella di Cristo Risorto fino al martirio a Roma sul colle Vaticano, e in un episodio degli Atti Pietro rifiuta sdegnosamente il denaro offertogli dal mago Simone perché gli trasferisse il potere di imporre le mani e di trasmettere Spirito Santo (At 8, 18). Ebbene, proprio questo episodio dimostra che, lungi dall’essere l’individuo avido e iroso descritto da Brown, Pietro era un uomo semplice e genuino che amava Gesù Cristo, e che non avrebbe mai barattato la carità di Dio per fare i suoi interessi.
Come in un riferimento circolare, si ritorna così all’affermazione iniziale: se Gesù e la Maddalena si  fossero sposati, vorrebbe dire che Gesù era un uomo e non il Figlio di Dio, che non è mai risorto, e dunque che con la morte finisce tutto.
E se con la morte finisce tutto, tanto vale godersi la vita, e legittimare così ogni forma di edonismo, lussuria, godimento e soddisfazione egoistica dei propri piaceri, specialmente in campo sessuale.
E così giungiamo alla quarta menzogna di Dan Brown: la teoria dell’edificazione di una chiesa maschilista e misogina che sin dalle sue origini avrebbe cancellato principi come il “culto della dea” e il “femminino sacro”  ed avrebbe umiliato e talvolta anche perseguitato la sessualità femminile e la stessa donna. Secondo Brown la sessualità avrebbe avuto addirittura una dimensione sacra praticata come un rituale e tramandata attraverso società segrete come il Priorato di Sion. Una simbologia frequentemente ripetuta nel romanzo è quella del femminino sacro, della dea madre di Shekinah come contraltare di Jahweh, nome ebraico di Dio: questi principi hanno lo scopo di diffondere l’affermazione di una religiosità femminista, totalmente avulsa dall’esistenza di un Essere Supremo a cui rapportarsi e rendere conto delle proprie azioni, ed improntata al godimento dei piaceri terreni.
In realtà, la colossale menzogna di una presunta misoginia della Chiesa è smentita da fatti e documenti storici e teologici inconfutabili: basterebbe solo dire che nella bimillenaria storia della Chiesa un culto centrale e addirittura superiore a quello dei santi è stato ed è ancora oggi tributato alla Vergine Maria, Immacolata Concezione e Madre di Dio, che certo non era un uomo.
Ma si potrebbe anche anche citare l’elenco interminabile di donne beatificate e canonizzate dalla Chiesa in tutto l’arco della sua storia: dalle sante dei primi secoli, come santa Maria Maddalena, santa Marta,  sant’Agnese di Roma, a sante del Medioevo, come santa Chiara d’Assisi, santa Francesca Romana, santa Caterina da Siena, santa Teresa d’Avila, santa Rita da Cascia, a santa Giovanna d’Arco (che fu bruciata sul rogo per essere poi riconosciuta santa) a sante dei giorni nostri come santa Bernadette, santa Teresa di Lisieux, santa Caterina Bakhita, santa Faustina Kowalska, la Beata Teresa di Calcutta.
La Chiesa ha sempre esaltato il genio femminile e non poteva essere altrimenti, perché la Chiesa è custode della vita divina e il primo ad innamorarsi di una sua creatura è stato proprio Dio in persona, che ha deciso di venire al mondo e fare il suo ingresso nella storia degli uomini incarnandosi nel seno della Vergine Maria.
D’altra parte, anche le accuse alla Chiesa di avere sterminato i Templari, ucciso, ed ordito trame occulte per secoli sono accuse false e prive di ogni valenza storica: basterebbe ricordare il contributo dallo dalla Chiesa all’edificazione della civiltà europea e lo sterminato elenco di opere pie e di misericordia compiute nel corso dei secoli dalla chiesa attraverso i suoi membri: la testimonianza dei martiri nei primi secoli, la conversione dei barbari,   la diffusione del messaggio cristiano in Europa ad opera di san Benedetto, l’assistenza ai poveri ed ai malati, la diffusione della cultura attraverso le università, l’evangelizzazione dei continenti attraverso le opere missionarie, l’arte cristiana antica, medievale, rinascimentale, e barocca, le grandi cattedrali gotiche europee.
Ma oltre ad attaccare la storicità dei Vangeli e la fede nella Risurrezione, Brown dissacra anche  la SS.ma Eucaristia, culmine e centro dell’esperienza cristiana, affermando che il Graal non è la coppa del sangue di Cristo, ma l’utero di una donna, cioè della Maddalena. Ma non solo.
Ad un certo punto del romanzo si parla esplicitamente dell’ “orgasmo come preghiera”; rivolgendosi a Sophie Neveu, Robert Langdon afferma che “le idee degli antichi  sul sesso erano completamente diverse da quelle che abbiamo noi oggi. Il sesso generava nuova vita – il più grande dei miracoli – e i miracoli potevano essere compiuti  solo da un dio. La capacità della donna di generare vita la rendeva sacra. Una dea. Il rapporto sessuale era la venerata unione delle due metà dello spirito umano, maschio e femmina, attraverso cui il maschio poteva trovare l’integrità spirituale e la comunione con Dio” (“Il Codice Da Vinci”, Mondadori, Milano, 2003, pag. 363).
In quest’affermazione di Langdon inattendibilità storica, volgarità, blasfemia, e disprezzo per il sacro si fondono in una miscela indistinguibile. Dio ha tanto amato l’uomo da renderlo simile a Lui: un essere vivente dotato di coscienza, volontà ed intelligenza, in grado di conoscerlo e di amarlo, di aprirsi a Lui, al soprannaturale e all’Infinito. Dio si sacrifica per gli uomini morendo sulla Croce e risorgendo, ed invita gli uomini a ricordare e rinnovare il suo sacrificio, cosa che avviene durante la celebrazione eucaristica. Dio stabilisce con ciascun uomo una relazione personale unica ed irripetibile, lo aspetta pazientemente, lo cerca misericordiosamente nei meandri della vita, e nel momento della comunione eucaristica, l’uomo si unisce al suo Creatore che è morto e risorto per lui, e in questo modo lo conosce e lo ama, e la grazia di Dio entra nell’anima di ogni uomo. Solo incontrando Gesù Cristo, l’uomo può trovare la felicità, la gioia, e la pace. Il momento dell’eucaristia rappresenta l’esaltazione della fede, e contestualmente della ragione umana: l’uomo con la ragione comprende che ricevendo Cristo-Eucaristia accoglie Dio dentro di lui, acconsente liberamente con la sua volontà e con la fede accoglie un mistero più grande di lui, che non può comprendere del tutto.
Con la sua rappresentazione della comunione “ a sfondo sessuale” Brown umilia sia Dio sia l’uomo, negandogli il suo diritto di essere umano aperto all’eternità e riducendolo ad un animale che raggiunge la felicità solo nel momento dell’amplesso.
Inoltre c’è anche un altro punto da considerare: l’ovaio femminile venne scoperto nel XVII secolo, mentre il processo naturale dell’ovulazione autonoma venne scoperto nel XIX secolo. Alla luce di questi dati storici inconfutabili, come facevano gli antichi a considerare dee le donne in virtù della loro capacità di generare la vita, se il contributo biologico che esse danno al processo procreativo è stato scoperto scientificamente solo nel XVII secolo? La verità è – come sempre nelle tesi stravaganti di Brown – all’opposto: in molte culture antiche la donna era considerata inferiore all’uomo, era a lui sottomessa, e non aveva alcun tipo di diritto. Specialmente se di estrazione sociale umile o plebea, era spesso trattata come una schiava o come una res, una cosa che un uomo poteva acquistare o vendere a suo piacimento. Da un punto di vista sociale e giuridico, le donne hanno iniziato il loro cammino di emancipazione proprio a partire dalla fine del XIX secolo, e l’unica Istituzione che nel corso dei secoli ha dato loro dignità e le ha considerate come persone è proprio la Chiesa. Come si vede, ancora una volta le teorie di Brown sono mendaci e prive di qualsiasi attendibilità storica.
Lo Hieros Gamos, cioè la sacralizzazione dell’unione sessuale e dell’amplesso descritta nel romanzo di Brown, rappresenta in realtà l’applicazione di matrice gnostico-pagana del rifiuto di ogni legge morale, considerata inferiore alla gnosi e quindi inutile, da cui deriva una totale libertà di godimento, specie in campo sessuale, fino all’estremo di sacralizzare l’unione sessuale stessa, e considerarla, come fa il romanzo, il momento culminante della conoscenza del divino, nel contesto di un rito orgiastico compiuto tra un “Gran Maestro” e una sacederdotessa circondati da uomini e donne incappucciati che cantano. Questo rituale si basa sul fatto che l’uomo nascerebbe come essere incompleto e come tale può raggiungere e conoscere la divinità solamente nel momento dell’amplesso con la donna, un’unione che, oltre che fisica, diventerebbe anche spirituale. Secondo alcune eresie del medioevo, il simbolo di questa unione era rappresentato dalla rosa, considerata simbolo dei genitali femminili, e ricorrente nel romanzo: dalla linea della Rosa, alla rosa intarsiata di una croce d’oro, all’endiadi “SubRosa”, alla cappella scozzese di Rosslynn, fino all’affermazione che persino le cattedrali gotiche europee sarebbero state architettonicamente ideate avendo come modello l’apparato genitale femminile.  
 
 
V – L’ANTIDOTO AL CODICE: “CONOSCERETE LA VERITA’ E LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI” (Gv 8, 32) .

Come si è visto da quanto scritto finora, lo scopo del “Codice” è quello di sradicare ed estirpare dalle menti e dai cuori degli uomini la figura del Cristo dei Vangeli Canonici, vero uomo e vero Dio, per sostituirlo con un Cristo di pura fantasia, una sorta di “cavaliere della Tavola rotonda ante-litteram”, con l’intento di demolire o far crollare tutto ciò che dal vero Cristo deriva: la risurrezione del corpo, l’Eucaristia, la Pentecoste e la nascita e la missione della Chiesa, e la Parola di Dio ed i precetti che da questa derivano, custoditi, difesi e divulgati dalla Chiesa attraverso la teologia morale e il catechismo.
Abbiamo ora elementi sufficienti per rispondere ai due interrogativi posti all’inizio di questo articolo: perché il “Codice” sia stato letto da quasi cinquanta milioni di persone nel mondo, e perché sia stato letto anche da molti cattolici. Ebbene, per quanto riguarda il primo punto la ragione per cui quasi cinquanta milioni di persone nel mondo hanno letto il “Codice” è duplice: da un lato una commistione tra curiosità e fascino morboso dell’intrigo e del mistero, dall’altro l’odio profondo e radicato per la Chiesa cattolica e per il Papa. Dan Brown è infatti inglese ed è un degno esponente di una cultura aggressiva di matrice protestante che da sempre vede nella Chiesa e nel Papa i nemici principali da abbattere o quanto meno da screditare.
Invece la risposta al secondo interrogativo, sul perché “Il Codice” sia stato letto anche da molti cattolici, pone un grave problema, e cioè la questione della formazione e della preparazione dei laici in materia religiosa. Il fatto che molti fedeli cattolici nel mondo abbiano letto il libro, ed in molti casi lo abbiano persino apprezzato, deriva da una scarsa conoscenza o addirittura da una profonda ignoranza della Sacra Scrittura, della Bibbia e della Parola di Dio. L’unicità e l’universalità di Gesù Cristo nella storia degli uomini sta nel fatto che Lui non ha solamente insegnato, diffuso o spiegato una nuova dottrina o una nuova concezione filosofica, ma Egli è il LOGOS, il Verbo fatto carne che in principio era presso Dio ed era Dio, come recita il prologo del Vangelo di Giovanni. In altre parole, essendo Gesù Cristo la Parola di Dio fatta carne, l’essenza del cristianesimo sta nell’ adesione alla persona di Gesù Cristo, e nell’accoglimento della sua Parola, che è contenuta nel Nuovo Testamento. “Ignorantia Scripturae, Ignorantia Christi”, disse uno dei padri della Chiesa: se uno non conosce la Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura, cioè nel Nuovo Testamento, non conoscerà neppure Gesù Cristo. Ebbene, il successo del “Codice” purtroppo rivela proprio questo: che molte persone nel mondo, cattolici e non, non conoscendo la Bibbia, non conoscono neppure Gesù Cristo, e così corrono il rischio di essere facilmente ingannate, confuse, raggirate da falsi maestri e attraverso falsi modelli, cosa che purtroppo avviene sempre più frequentemente.
Per queste ragioni contro l’impostura del Codice Da Vinci mi sento di suggerire un duplice antidoto: riscoprire lo spirito di preghiera e riprendere in mano la Parola di Dio per recuperarne la bellezza, la sobrietà, la luce, e l’amore in essa contenuti. Dio non si manifesta agli uomini in modo sensazionale, strabiliante, o mirabolante, ma sempre in modo sobrio, rispettoso della libertà delle sue creature, degli uomini, che, come ci ricorda il Vangelo, Egli ama, ed ha creato per conoscerLo, servirLo, ed amarLo.
Dio non abbandona mai gli uomini. Lo stesso Gesù, dopo essere risorto e prima di ascendere al cielo, promette agli apostoli ed alla Chiesa nascente di rimanere con loro e con noi fino alla fine del mondo, appare ai discepoli di Emmaus, appare sicuramente anche a sua madre Maria, appare alle discepole tra cui Maria Maddalena, ed appare agli Undici apostoli ed all’incredulo Tommaso. In seguito, Gesù una volta appare anche a più di cinquecento uomini riuniti nello stesso luogo, come riferisce San Paolo (1 Cor 15, 3-8). I Vangeli sono testi scritti in modo semplice, sobrio e genuino, che contemporaneamente contengono pagine di tale profondità e bellezza che non hanno conosciuto uguali nella letteratura mondiale: si pensi alle Beatitudini, al Discorso della Montagna, alla Parabola del Padre Misericordioso.
Se ciascun uomo riuscisse a leggere anche un solo versetto della Bibbia e del Nuovo testamento al giorno farebbe entrare dentro di sé una goccia di luce di amore e di pace che unita a tante altre gocce renderebbe il mare pulito e costruirebbe così un mondo nuovo.
Il Signore ci ha assicurato che Egli rimarrà con noi fino alla fine del mondo, che le forze della menzogna, del male e dell’Inferno non avrebbero mai prevalso, perché Lui e solo Lui è il Risorto e  la Via, la Verità e la Vita: beati tutti coloro che, accogliendoLo nella loro vita, Gli apriranno le loro menti e i loro cuori, e Lo seguiranno.
 
 
 
 





Bibliografia Essenziale
 
-          Andrea Tornielli, “Processo al Codice da Vinci”, Pubblicato con Il Giornale, 2006
-          Arturo Cattaneo, Massimo Introvigne, “La frode del Codice da Vinci”, Elledici 2006
-          Marco Fasol, “Il codice svelato. Le fantasie del "Codice da Vinci" e la realtà storica”, Fede e Cultura, Verona 2006
-          Andrea Tornelli & Padre Livio Fanzaga, “Attacco alla Chiesa”, Gribaudi 2006
-          José Antonio Ullate Fabo, “Contro il Codice da Vinci”, Sperling& Kupfer, Milano 2005
-          Darrell L. Bock, “Il Codice da Vinci. Verità e Menzogne”, Armenia, Milano 2005
-          Andrea Tornielli, “Inchiesta sulla Resurrezione”, pubblicato con Il Giornale, 2005
-          Massimo Introvigne, “Gli Illuminati e il Priorato di Sion. La verità sulle società segrete del "Codice da Vinci" e di "Angeli e Demoni", Piemme 2005
-          Aldo Bonaiuto, “Le Mani Occulte – Viaggio nel Mondo del Satanismo”, Città Nuova Editrice 2005

Il Codice da Vinci F.A.Q.: risposta ad alcune domande frequenti, di Massimo Introvigne sul sito http://www.cesnur.org/2005/mi_02_03.htm
 
 
 


Fonte : Scritti e riflessioni dell'Autore Avv. Giovanni Tonelli , gentilmente inviati ad ARTCUREL il 22 maggio 2006.















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