L'IMPOSTURA DEL " CODICE DA VINCI
"
di Giovanni Tonelli
I – INTRODUZIONE: GLI INGANNI DEL CODICE.
Monsignor Angelo Amato, Segretario della
Congregazione per la Dottrina della Fede, intervenendo ad un seminario sulla
comunicazione istituzionale della Chiesa, ha definito il Codice Da Vinci “un
romanzo pervicacemente anticristiano pieno di calunnie, offese ed errori storici
e teologici nei confronti di Gesù, dei Vangeli, della Chiesa”.
Quest’ affermazione coglie in pieno la portata
anticattolica di un romanzo dalla forma intrigante e dai contenuti
tendenzialmente blasfemi e in alcune parti anche sordidi, con una struttura
sistematicamente menzognera, diffamatoria, e calunniosa, e con una tendenziosità
tale da renderlo ingannevole ed insidioso per lettori non aventi una solida
formazione e preparazione in campo religioso.
Il “Codice” racconta una storia che si articola
convulsamente in un arco di tempo assai ristretto (circa ventiquattr’ore),
contiene una serie incredibile di errori, falsità ed inesattezze, di tipo sia
teologico, sia storico, sia geografico, e bombarda il lettore con
un’impressionante congerie di dati ed informazioni, con lo scopo mimetizzato e
surrettizio di indurlo in confusione, e di insinuargli comunque il dubbio che
tutto quello in cui crede non sia vero, o addirittura sia falso.
Il “Codice” è inoltre un compendio ben confezionato
di tutto l'arsenale anticattolico possibile e immaginabile, e racchiude un
impressionante sottobosco di simboli, riferimenti ed allusioni di matrice
esoterico-massonico-satanica, come ad esempio il pentacolo nel cerchio, la rosa
(simbolo dei genitali femminili e simbolo massonico, insieme con l'utero e la
dea Venere), e gli ideogrammi della “V”, e della “Λ”
(presenti pure nel titolo del film),
che anticamente erano i simboli della fertilità, della femminilità e della
virilità, fino ad arrivare addirittura ad esaltare il nome di un demone,
Baphomet, divinità dalla testa caprina del piacere sessuale e della
gratificazione fisica.
Il romanzo contiene anche riferimenti a filosofie
come lo gnosticismo, la New Age (evidente nel riferimento al passaggio dall'Età
dei Pesci all'Età dell'Acquario), ed a rituali di stregoneria a sfondo
sessuale (il grande rituale dell'unione sessuale dentro il cerchio,
rappresentato anche da Stanley Kubrick nel film "Eyes Wide Shut", film peraltro
citato nel romanzo).
Ma la caratteristica peculiare del romanzo è senza
dubbio quella di racchiudere –dentro l’involucro del thriller d’azione- una vera
e propria dottrina, improntata ad una religiosità femminista e neopagana, con lo
scopo di abbattere e demolire i fondamenti stessi del cristianesimo e della fede
cattolica.
Il “Codice” comprende un inestricabile intreccio di
riferimenti religiosi, storici, geografici, artistici, ed esoterici, quasi tutti
caratterizzati dalla loro mendacia, che confluiscono in un attacco simultaneo e
senza precedenti ai principi fondamentali del cristianesimo - la divinità di
Gesù Cristo come Figlio di Dio e seconda Persona della SS.ma Trinità, la
Risurrezione di Cristo, la SS.ma Eucaristia - e contestualmente alla storicità
dei Vangeli e alla Chiesa Cattolica, descritta come una sorta di associazione
per delinquere nata da un’impostura, che per impedire la diffusione del segreto
che l’avrebbe annientata ha ucciso e messo sul rogo, ordito trame occulte,
sterminato i Templari, eccetera.
In ultima analisi l’intera storia della Chiesa e del
cristianesimo, secondo il racconto di Dan Brown, sarebbero falsate in quanto
fondate sull' originaria impostura di Pietro, descritto come un uomo iroso e
pieno di collera che per invidia verso la "moglie di Gesù" e sfruttando la
cultura patriarcale di quell'epoca si sarebbe autoinvestito di una cattedra e di
una missione che invece sarebbero state affidate a lei. Dan Brown, per bocca dei
personaggi del romanzo, arriva al punto di affermare che il Santo Graal non
sarebbe la coppa usata da Gesù durante l’Ultima Cena e nella quale Giuseppe d’Arimatea
raccolse il sangue di Cristo versato dalla Croce, ma addirittura l’utero di
Maria Maddalena, metafora della discendenza reale di lei e Gesù.
E’ difficile non restare senza fiato di fronte ad
una serie di offese e calunnie di tale portata. Tuttavia, un dato oggettivo ed
imprescindibile è costituito dal successo planetario di questo romanzo. In altre
parole, “Il Codice Da Vinci” è stato letto da quasi cinquanta milioni di persone
nel mondo, tradotto in quaranta lingue, e stampato in ventisei edizioni,
diventando un fenomeno di massa. Questo fatto pone essenzialmente due
interrogativi, strettamente interconnessi tra loro: il primo è cercare di
comprendere la ragione di questo successo planetario, nonostante la natura
mediocre e blasfema della storia; il secondo è comprendere come sia possibile
che un romanzo come questo sia stato letto da molte migliaia –forse molti
milioni- di cattolici nel mondo.
II – LA VERA GENESI DEL CODICE.
Prima di rispondere al primo interrogativo, è però
necessario mettere in evidenza un formidabile paradosso, e per fare ciò bisogna
sinteticamente spiegare la genesi del romanzo di Dan Brown.
Le prime edizioni del “Codice” in lingua italiana
recavano una pagina (pagina 9), rubricata “Informazioni storiche”, nelle
edizioni successive misteriosamente rimossa e poi, altrettanto misteriosamente,
ricomparsa nelle edizioni più recenti. Nelle edizioni in lingua inglese la
pagina in questione è sempre stata presente.
In questa pagina si afferma quanto segue: “Il
Priorato di Sion – società segreta fondata nel 1099 – è una setta realmente
esistente. Nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state
scoperte alcune pergamene, note come ‘Les Dossiers Secrets’, in cui si forniva
l’identità di numerosi membri del Priorato, compresi sir Isaac Newton,
Botticelli, Victor Hugo, e Leonardo da Vinci”. Alla fine della pagina, dopo
una succinta ma insinuante e diffamatoria descrizione dell’Opus Dei, è scritto
che: “tutte le descrizioni di opere d’arte ed architettoniche, di documenti e
rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà”.
E proprio qui emerge il paradosso: il romanzo che
deformando maliziosamente e surrettiziamente la realtà e mischiandola con una
becera fantasia, accusa la Chiesa cattolica di avere mentito per duemila anni,
di avere propagato e diffuso dei Vangeli “falsi” al posto di quelli veri, e di
avere in ultima analisi fondato il proprio potere sulla menzogna, ebbene questo
romanzo si basa su dei documenti realmente e dichiaratamente falsi. Infatti, le
pseudo-pergamene note come Les Dossiers Secrets, in realtà sono state
fabbricate ad arte negli anni ‘60 da Pierre Plantard, Philippe De Cherisey e da
Gerard De Sede, tre individui legati ad ambienti esoterici francesi, che alcuni
anni dopo hanno ammesso pubblicamente e per iscritto che “Les Dossiers
Secrets” erano documenti fabbricati ad arte e quindi falsi, come confermato
dallo stesso Plantard nell’aprile 1989 in un’intervista sul numero 1 della
rivista Vaincre. E il Priorato di Sion, di cui si parla in questi
documenti, non risale certo al 1099, come sostenuto nel romanzo da Dan Brown, ma
agli anni ’50 del XX° secolo, essendo stato fondato da Pierre Plantard il 7
maggio 1956 ad Annemasse – località posta alla frontiera franco-svizzera - come
centro di studio e meditazione.
Inoltre, il nome “Priorato di Sion” non ha alcuna
ascendenza ebraica, ma deriva dal nome del monte presente nei pressi di
Annemasse, la cittadina francese dove Plantard avrebbe poi edificato il centro.
E infine le pseudo-pergamene non dicono una parola né su Gesù Cristo, né sulla
Maddalena, né su un loro improbabile e fantasioso matrimonio: essendo stato
Plantard l’ultimo discendente della dinastia dei Merovingi, l’unico scopo di
questi documenti falsi era quello di legittimare una sua pretesa al trono di
Francia nell’ipotesi di un’improbabile restaurazione della monarchia nel paese
transalpino.
Ebbene, è noto che il mondo è pieno di individui che
cercano il modo migliore per sbarcare il lunario e fare soldi a buon mercato.
Uno di loro era Harry Soskin, un attore americano di mezza tacca giunto in
Francia negli anni ‘70 che avrebbe assunto poi il nome d’arte di Henry Lincoln.
Entrato in contatto con gli ambienti esoterici francesi, Lincoln scopre un libro
di un autore massonico degli anni ’70, Robert Ambelain, dove si sosteneva che
Gesù non aveva mai preteso di essere Dio e che era sposato con Salomè. Lincoln
fiuta l’affare e decide di fondere questa storia con quella dei Merovingi e di
Plantard, ma per fare questo ha bisogno di sostituire Salomè con un’altra figura
femminile più suggestiva. Inizia così alcune ricerche e scopre che la parrocchia
di una piccola cittadina della Francia meridionale di nome Rennes-le-Chateau (il
cui parroco, Berenger Sauniere, sospeso a divinis per essersi arricchito
con il commercio delle messe, era entrato anch’egli in contatto con gli ambienti
esoterico-massonici dell’epoca) è intitolata proprio a Maria Maddalena. A questo
punto, negli anni ‘80, assolda due scrittori professionisti, Michael Baigent e
Richard Leigh (uno dei protagonisti del romanzo di Brown è Sir Leigh Teabing,
dove il nome “Leigh” è riferito a Richard Leigh, mentre “Teabing” è l’anagramma
di Baigent) per scrivere un libro sull’argomento e così, come si suol dire, il
giuoco è fatto. Nel 1982 Michael Baigent e Richard Leigh pubblicano in America “Holy
Blood and the Holy Grail”, il libro che sostiene la teoria del matrimonio
tra Gesù e la Maddalena, e della loro discendenza reale sfociata poi nella
dinastia dei Merovingi, e proprio questo libro, vent’anni dopo costituirà la
matrice, la struttura portante, e l’essenza stessa del romanzo di Dan Brown,
tanto che due dei tre scrittori, Baigent e Leigh, decideranno di denunciarlo per
plagio di fronte
all'Alta Corte di Londra, anche se poi la causa si è
conclusa con un'assoluzione
.
Ebbene, è incredibile come un prodotto mediocre come
questo, costruito artificialmente e basato su documenti del tutto falsi, che ha
la spudoratezza di accusare un’istituzione bimillenaria come la Chiesa cattolica
di falsità, sia stato letto da quasi cinquanta milioni di persone nel mondo ed
abbia conosciuto una diffusione ed una popolarità così vaste.
III – LA TRAMA E GLI ERRORI DEL CODICE.
Ora però, anche se sarebbe opportuno evitare di
raccontare la trama del romanzo, per non correre il rischio di alimentare una
morbosa curiosità verso il libro e addirittura fare pubblicità al libro e al
film, purtroppo è necessario farlo per comprendere la gravità delle affermazioni
in esso contenute. Mi limiterò comunque ad un’esposizione concisa e sommaria.
Procedendo nell’ordine cronologico degli eventi, si
può dire quanto segue: il vescovo dell’Opus Dei Manuel Aringarosa, è disperato
perché il Vaticano, dove è stato eletto nel frattempo un papa progressista, ha
deciso di revocare l’approvazione apostolica concessa all’Opus Dei dal
predecessore, dando alla prelatura sei mesi di tempo per staccarsi autonomamente
dalla Chiesa. Un misterioso individuo chiamato “il Maestro” contatta però
Aringarosa promettendogli di aiutarlo ad impossessarsi del segreto del Graal
custodito dal Priorato di Sion, in cambio del pagamento di 20 milioni di euro.
Aringarosa, bramando di entrare in possesso del segreto del Graal per ricattare
il Vaticano, accetta ed ingaggia Silas, monaco albino e numerario dell’Opus Dei,
che dopo vari omicidi commessi durante l’infanzia era riuscito ad evadere dal
carcere di Andorra dove era detenuto. Silas rintraccia ed uccide i primi tre
depositari del segreto, dopo avere carpito loro la rivelazione del luogo dove si
trova la “chiave di volta” (che a sua volta indica il luogo dov’è custodito il
Graal), e poi si reca nel Louvre da Jacques Sauniere, anziano studioso, curatore
del museo, e quarto depositario del segreto del Graal (da qui inizia la storia
nel libro). Inseguito da Silas, Saunière riesce a riparare nella Grande
Galleria e, dopo essere stato ferito a morte, riesce ad aggrapparsi con un
ultimo gesto disperato a un dipinto del Caravaggio, fa scattare l'allarme e le
grate di ferro all'entrata della sala immediatamente scendono, chiudendo fuori
il suo inseguitore. L'assassino, rabbioso, non ha ottenuto quello che voleva. A
Saunière restano pochi minuti di vita. Si denuda e, disteso sul pavimento, si
dispone come l'uomo di Vitruvio, il celeberrimo disegno di Leonardo da Vinci. La
scena che si presenta agli occhi dei primi soccorritori è agghiacciante: il
vecchio disteso sul marmo è riuscito, prima di morire, a scrivere alcuni numeri,
poche parole e soltanto un nome: Robert Langdon. Ed è proprio lui, professore di
simbologia religiosa dell’Università di Harvard, che Sauniere avrebbe dovuto
incontrare proprio quella sera al Louvre, scortato dalla polizia sul luogo
dell'omicidio, a capire immediatamente che l'anziano storico dell'arte ha
lasciato un messaggio oscuro e pericoloso. Sauniere era il Gran Maestro del
Priorato di Sion, e l’ultimo dei quattro depositari del segreto del Santo Graal,
segreto che era contenuto nel cryptex, un piccolo cilindro di pietra custodito
dai capi del Priorato di Sion, che sarebbe stato fabbricato dallo stesso
Leonardo da Vinci.
Per aiutare Langdon nella sua impresa e decifrare
gli indizi lasciati da Sauniere viene chiamata anche la crittologa Sophie Neveu,
nipote dello stesso Sauniere, ma le cose si complicano quando la polizia inizia
a sospettare proprio di Langdon che, aiutato da Sophie, fugge insieme a lei per
scoprire la verità. I due, braccati dalla polizia francese agli ordini del
capitano Bezu Fache, ed anche da Silas, che si mette sulle loro tracce per
ucciderli, fuggono dal Louvre nella notte e dopo aver rocambolescamente
recuperato il cryptex in una banca, si recano nella tenuta di Chateau Villette
nei pressi di Versailles, dove vive Sir Leigh Teabing, studioso amico di Langdon
e storico esperto del Graal, che da quel momento si unirà a lui e Sophie per
scoprire la verità. Tra pericoli e peripezie, i tre riusciranno ad arrivare in
Inghilterra, alla Temple Church e all’Abbazia di Westminister di Londra per
giungere poi alla cappella di Rosslyn in Scozia, con il “colpo di scena” finale
e la scoperta di un segreto che riguarda la persona stessa di Sophie: lei è
l’ultima discendente della dinastia dei Merovingi, e in ultima analisi, di Gesù
e della Maddalena.
Il “Codice” è stato scritto con la tecnica dei due
romanzi: il primo di azione ed avventura, con un ritmo frenetico e incalzante,
che comprende il secondo, di tipo pedagogico-dottrinale, che ha solo tre
protagonisti: Mr.Teabing e Robert Langdon, e Sophie Neveu. Nel punto centrale
del romanzo, la spiegazione dell’ “Ultima Cena” di Leonardo a casa di Mr.
Teabing, Langdon e Teabing si fondono in un unico personaggio che spiega al
lettore e allo spettatore la nuova teoria, e l’incredula Sophie incarna il
lettore o lo spettatore al cinema, che gradualmente viene iniziato al segreto.
Inoltre, il romanzo è scritto anche con la tecnica “a ritroso”, cioè, basandosi
sull’assunto che la storia della Chiesa, per come è conosciuta oggi, sia falsa,
la ripercorre rapidamente a partire dalle origini, riscrivendola. Questa tecnica
corrisponde al concetto neoplatonico di emanazione, fatto proprio dalle dottrine
gnostiche, secondo cui gli uomini, dopo la morte, si salvano con un viaggio a
ritroso verso il “Pleroma”, cioè la pienezza dell’essere divino, abbandonando in
questo modo il mondo materiale e corporeo.
Secondo dottrine gnostiche risalenti al III secolo,
da Dio, l’Eone perfetto, emanarono gli altri eoni, esseri intermedi che avevano
il compito di fungere da intermediari tra Dio e gli uomini. Sophia (che nel
romanzo è anche il nome della crittologa Sophie Neveu) è il nome di un eone, che
partorì il Demiurgo, la divinità che avrebbe poi creato il mondo visibile e
materiale, corrotto e cattivo, e l’ultimo degli eoni, Gesù Cristo, sarebbe
venuto a liberare gli uomini dalla prigione della materia.
Dunque, secondo queste dottrine, Cristo non era Dio,
ma solo un essere intermedio e intermediario tra Dio e gli uomini, ed avrebbe
recato una conoscenza superiore destinata a pochi iniziati, che l’avrebbero poi
tramandata nei secoli attraverso società segrete come il Priorato di Sion. In
pratica, secondo le dottrine gnostico-esoteriche la salvezza appartiene a quei
pochi iniziati che possono accedere ad una conoscenza superiore, e l’elemento
principale di queste dottrine è che possono salvarsi coloro che attraverso
l’illuminazione giungono ad una conoscenza superiore ad essi riservata, mentre
invece la fede e la carità non hanno alcuna importanza. Ebbene, bisogna
assolutamente mettere in evidenza che questa concezione rappresenta il
sovvertimento e il ribaltamento della pedagogia cristiana riferita dai Vangeli
Canonici, i quali raccontano che Cristo non ha certo riservato agli apostoli una
conoscenza superiore o privilegiata, ma al contrario ha parlato apertamente a
tutti nelle montagne, nei villaggi, nei campi, nelle piazze, nelle sinagoghe.
Dunque, il Cristianesimo non è un messaggio superiore riservato a pochi
privilegiati, ma è un messaggio di salvezza e di speranza destinato a tutti gli
uomini di tutti i tempi, in virtù del quale chiunque crede in Cristo ed ha fede
in Lui si salva ed ottiene la vita eterna.
Ma il “Codice” contiene anche un’impressionante
serie di errori e di inesattezze. Basta ricordare l’errata affermazione secondo
cui Venere era una dea greca ed i cinque cerchi delle Olimpiadi avrebbero in
realtà sostituito il pentacolo, simbolo della bellezza e degli aspetti ciclici
dell’amore sessuale: ebbene, Venere non era una dea greca ma romana, ed i cinque
cerchi furono disegnati dal barone Pierre de Coubertain nel 1913 come simbolo di
fratellanza tra i cinque continenti. Ancora, per quanto riguarda il monaco Silas,
oltre all’errore nella citazione del passo degli Atti da cui il monaco-sicario
Silas prende il nome (il capitolo 16 al versetto 26, diversamente da quanto
affermato da Brown, parla non di una fuga dal carcere ma della conversione del
carceriere ad opera di Paolo e Sila), è sufficiente dire che l’Opus Dei non ha
al suo interno alcun ordine monastico.
Poi l’errore clamoroso nella descrizione dei meridiani zero e
nell’affermazione che il meridiano zero - la linea di longitudine passante
attraverso l'Osservatorio
di Greenwich in
Inghilterra -
originariamente passava per Parigi: prima che fosse universalmente stabilito di
far passare il meridiano zero per Greenwich, esistevano ben undici meridiani
zero diversi (e non uno solo come dice Brown), e la decisione di unificarli fu
presa nel 1884, e non nel 1888 come sostiene Langdon nel romanzo,
da 41 delegati
provenienti da 25 paesi alla presenza del presidente americano Chester A.
Arthur riuniti per la Conferenza Internazionale dei Meridiani.
Ancora, le falsità grossolane sui quadri di
Leonardo: basta dire che tutto il ragionamento sul quadro della Gioconda che
conterrebbe il simbolo nascosto del femminino sacro (in quanto “Mona Lisa”
secondo Brown sarebbe l’anagramma di Amon-L’Isa, binomio che avrebbe dovuto
simboleggiare l’unione dei due dei egiziani della fertilità maschile e
femminile) crolla miseramente perché Leonardo lasciava i suoi quadri senza
titolo né nome.
Inoltre, nel quadro “La Vergine delle Rocce”, il
bambino inginocchiato a terra sulla cui spalla la Vergine Maria tiene la mano,
non è Gesù, come sostiene Dan Brown, ma Giovanni il Battista: il bambino è
vestito di pelli, che simboleggiano la vita eremitica che avrebbe fatto il
precursore di Cristo, ed è inginocchiato davanti a Gesù Bambino, che lo
benedice.
Per quanto riguarda poi la perversa, blasfema e
delirante interpretazione del “Cenacolo”, a parte il fatto che San Giovanni
Apostolo era presumibilmente molto più giovane di Gesù e dai lineamenti
delicati, sensibili, ed aggraziati, se la figura accanto a Gesù fosse davvero
stata una donna, bisognerebbe dimostrare innanzitutto che era Maria Maddalena,
poi che era sposata con lui, e poi che fine ha fatto il dodicesimo apostolo,
cioè Giovanni Evangelista, visto che se la figura alla destra di Gesù fosse una
donna, gli apostoli sarebbero undici… E questo non è un particolare da
sottovalutare: perché è proprio Giovanni Evangelista ad essere sostituito con
la Maddalena, e non uno degli altri Apostoli? Perché innanzitutto la divinità di
Cristo è sommamente e mirabilmente descritta proprio nel Vangelo di Giovanni, ed
anche nell’Apocalisse, scritta sempre da Giovanni. E poi perché Giovanni,
insieme a Pietro, fu il testimone diretto ed oculare di quei segni concreti su
cui si basa la fede nella Risurrezione di Cristo: “Correvano insieme tutti e
due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro, e giunse per primo al
sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche
Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e
il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma
piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era
giunto per primo al sepolcro, e vide, e credette” (Gv 20, 4-8).
Cancellando la figura di Giovanni dal quadro di
Leonardo e sostituendola surrettiziamente con quella della Maddalena l’astuto
Brown-Teabing insinua nel lettore del libro e nello spettatore del film il
dubbio che Cristo non sia risorto semplicemente perché era solo un uomo, che
come ogni altro uomo è nato, è vissuto, si è sposato, e poi è morto.
In realtà il quadro si spiega benissimo proprio se
si fa riferimento al passo del Vangelo di Giovanni: “Dette queste cose, Gesù
si commosse profondamente e dichiarò: ‘In verità in verità vi dico: uno di voi
mi tradirà’. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi
parlasse. Ora, uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al
fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e disse: ‘Dì, chi è colui a cui
si riferisce? Ed egli, reclinandosi sul petto di Gesù, gli disse: ‘Signore, chi
è?’ Rispose allora Gesù: ‘ E’colui per il quale intingerò un boccone e glielo
darò’ (Gv 13, 21-26). Come si vede, la verità di questo brano è più forte e
luminosa di tutte le menzogne di Brown.
Infine, le gravi calunnie che il romanzo contiene
sull’Opus Dei, accusata di praticare il lavaggio del cervello, di fare
mortificazioni corporali, di usare droghe come la mescalina per simulare stati
estatici, e di avere ottenuto la beatificazione rapida del fondatore solo per
avere versato un’ingente somma di denaro nelle casse della Banca Vaticana.
Fondata da San Josemaria Escrivà de Balaguer il 2
ottobre del 1928, l’Opus Dei è un’istituzione religiosa della Chiesa cattolica
che Giovanni Paolo II ha elevato nel 1982, al rango di Prelatura personale. Il
messaggio centrale ed essenziale dell’Opera, contenuto nel libro “Il Cammino”
dello stesso Escrivà de Balaguer, è la diffusione del carisma del laicato: tutti
i cristiani, in particolare i laici sono universalmente chiamati alla santità,
che possono raggiungere attraverso la santificazione del lavoro e della vita
quotidiana. La Chiesa non è composta solo dal clero e dalle autorità
ecclesiastiche, ma anche da tutti gli uomini e le donne di buona volontà che nei
loro contesti di vita santificano le attività professionali, economiche,
sociali, e culturali, a cui sono chiamati. Escrivà de Balaguer è stato
canonizzato per avere interceduto presso Dio per il dottor Manuel Nevado Rey,
medico chirurgo, miracolosamente guarito nel 1992 da una radiodermite cronica,
per intercessione del santo. Il suo è stato il miracolo approvato per la
canonizzazione.
Come sempre, le tesi di Brown sono calunnie senza
alcun fondamento: l’Opus Dei non è una Prelatura personale del Papa come
affermato nel romanzo, ma della Chiesa, e le affermazioni contenute nel libro si
fondano sulle dichiarazioni diffamatorie dell’Opus Dei Awareness Network,
un’organizzazione minoritaria non riconosciuta ufficialmente dalla Prelatura.
Le calunnie e le offese di Dan Brown sono tipiche di
uno scrittore protestante che ignora la profondità spirituale della Chiesa e
delle sue Istituzioni, ed ha la miopia di intravedere in essere solo apparati di
potere e corruzione.
IV – LE MENZOGNE DEL CODICE.
Indubbiamente il centro di tutto il romanzo è nel
momento in cui Langdon e Sophie si recano da Mr.Teabing e questi svela a Sophie
le sue teorie, che Langdon già conosceva e condivideva.
Queste teorie sono contenute in due brani centrali
del romanzo, ed affermano alcuni principi che praticamente distruggono i
fondamenti stessi della fede cattolica:
“Costantino convocò una famosa riunione, nota
sotto il nome di Concilio di Nicea, nel 325…si discussero molti aspetti del
cristianesimo, che furono decisi attraverso un voto: la data della Pasqua…E
naturalmente la divinità di Gesù…Fino a quel momento storico Gesù era visto dai
suoi discepoli come un profeta mortale, un uomo grande e potente, ma pur sempre
un uomo, un mortale. Non il Figlio di Dio. Lo statuto di Gesù come Figlio di Dio
è stato ufficialmente proposto e votato al Concilio di Nicea…Fu tutta una
questione di potere…Cristo come Messia era indispensabile al funzionamento della
Chiesa e dello Stato…Costantino commissionò e finanziò una nuova Bibbia che
escludeva i vangeli in cui si parlava dei tratti umani di Cristo…
i vecchi vangeli vennero messi al bando,
sequestrati e bruciati…Fortunatamente alcuni vangeli che Costantino voleva
mettere al bando riuscirono a sopravvivere, tra questi i Rotoli del Mar Morto…La
Chiesa ha cercato d’impedire la diffusione di questi testi…Quel che intendo dire
è che quasi tutto quello che i nostri padri ci hanno insegnato di Cristo è
falso”.
(“Il Codice Da Vinci”, Mondadori, Milano, 2003, pag.
271 ss.).
“Il matrimonio di Gesù e Maria Maddalena è
storicamente documentato…i Vangeli gnostici…i rotolo di Nag Hammadi e del Mar
Morto…il Vangelo di Filippo…dice che la Maddalena era la ‘compagna’ di Gesù…Gesù
voleva che il futuro della sua Chiesa fosse nelle mani di Maria Maddalena…La più
grande opera d’insabbiamento della storia è che Gesù non era soltanto marito ma
anche padre…Maddalena era la vite da cui è nato il frutto sacro…raggiunse
segretamente la Francia e…vi diede alla luce una figlia a cui venne dato il nome
di Sarah…la discendenza reale di Gesù è fonte della leggenda più duratura che
esista, il Santo Graal…”
(“Il Codice Da Vinci”, Mondadori, Milano, 2003, pag.
287 ss.).
Come si può vedere da una prima lettura, le
affermazioni contenute nel romanzo di Dan Brown sono subdole e strumentali ad
attaccare la Chiesa e il suo magistero: infatti, l’affermazione che Gesù Cristo
era sposato con Maria Maddalena è strumentale a colpire nelle sue fondamenta il
magistero della Chiesa sul celibato dei sacerdoti; l’affermazione che Gesù
Cristo avrebbe affidato a Maria Maddalena, e non a Pietro, la missione di
edificare la Chiesa, è strumentale a colpire il magistero della Chiesa sul
divieto del sacerdozio femminile; infine, se Gesù Cristo fosse stato solo un
profeta mortale morto sulla Croce e mai risorto, l’esistenza stessa della Chiesa
verrebbe a perdere ogni tipo di ragione e giustificazione.
Inoltre, da questi due brani emergono almeno quattro
grandi menzogne:
1) Gesù Cristo era solo un profeta mortale, non era
Dio, e non è mai risorto.
2) La divinità di Cristo fu decisa e messa ai voti
da Costantino nel Concilio di Nicea, nel quale furono sequestrati e bruciati i
Vangeli che parlavano dei tratti umani di Cristo per imporre quelli conosciuti
come Vangeli canonici.
3) Gesù Cristo si sposò con Maria Maddalena, dalla
quale ebbe anche una figlia.
4) La Chiesa ha sempre tentato d’impedire la
diffusione di questi testi e del segreto che essi racchiudevano e a questo scopo
ha mentito ed ucciso per tutta la sua storia, perseguitando in particolare le
donne.
Il romanzo, nel modo in cui è stato congegnato, mira
sostanzialmente ad una duplice e simultanea delegittimazione. Da un lato la
totale delegittimazione dei quattro Vangeli Canonici e della figura di Cristo
che da essi emerge. Dall’altro la delegittimazione della Chiesa e di tutta la
storia del Cristianesimo, dalle origini fino ai giorni nostri.
La delegittimazione dei Vangeli Canonici mira
sostanzialmente a demolire il fondamento di tutta la fede cristiana, la
Risurrezione di Cristo, e a questo scopo Brown opera in una duplice prospettiva.
Da un lato mira a delegittimare, calunniare ed
infamare i testimoni diretti della Risurrezione, dall’altro attacca alla radice
la storicità dei Vangeli Canonici.
Ebbene, dai Vangeli Canonici emerge che i testimoni
più diretti e veritieri dei segni della Risurrezione di Cristo sono proprio
Maria Maddalena e gli apostoli Pietro e Giovanni che, dopo Cristo, sono anche i
personaggi più screditati e diffamati nel romanzo di Dan Brown.
In particolare, per quanto concerne la prima
menzogna, che cioè Cristo sarebbe stato solo un profeta mortale, e non il Figlio
di Dio, lasciando per un attimo da parte il problema storico e storiografico
della formazione e dell’assemblaggio dei quattro Vangeli, si può dire subito una
cosa: come afferma San Paolo, “se Cristo non è risuscitato, allora vana è la
nostra predicazione e vana anche la vostra fede” (1Cor 15, 14). La
delegittimazione dei Vangeli Canonici è strumentale proprio ad affermare che
Cristo non era Dio, per quanto importante fosse era solo un uomo, un profeta
nato, vissuto e morto come tutti gli altri.
Quanto affermato da Brown per bocca di Teabing, che
“lo statuto di Gesù come Figlio di Dio è stato ufficialmente proposto e
votato al Concilio di Nicea…la divinità di Gesù è stata il risultato di un
voto…e a maggioranza ristretta…” è assolutamente falso.
Infatti, basta prendere in mano la Bibbia per capire
che le comunità cristiane riconoscevano, adoravano e veneravano Gesù Cristo come
Dio sin dal I secolo: ciò risulta in modo evidente nel Vangelo di Giovanni,
nelle lettere di Paolo, negli Atti degli Apostoli, nell’Apocalisse, e in altri
scritti del I secolo come la “Lettera a Diogneto”, e la “Didachè”.
Se è vero che la Risurrezione di Cristo è la
speranza più grande, vera, profonda ed autentica, per tutti gli uomini di tutti
i tempi –perché se è risorto Lui anche tutti gli uomini che avranno fede in Lui
potranno risorgere– da ciò consegue che affermare che Cristo era solo un uomo
vuol dire semplicemente mandare in frantumi, distruggere questa speranza, la più
grande speranza che si sia mai affacciata sul palcoscenico della storia. Se è
vero che Cristo era solo un uomo e non è risorto, allora nessun altro uomo potrà
mai risorgere, e dunque con la morte finisce tutto. Inoltre, se Cristo non era
o non aveva preteso di essere Dio, qualcuno deve aver concorso a farcelo
diventare.
Questo ci porta alla seconda menzogna: la divinità
di Cristo sarebbe stata decisa e messa ai voti da Costantino nel Concilio di
Nicea, nel quale furono sequestrati e bruciati i Vangeli che parlavano dei
tratti umani di Cristo per imporre quelli conosciuti come Vangeli canonici.
Ebbene, innanzitutto non è vero che nei primi
quattro secoli si fosse formata una grande varietà di testi tutti omogenei, tra
i quali Costantino avrebbe scelto i quattro Vangeli, bruciando poi gli altri, in
quanto tale affermazione ignora l’aspra polemica teologica sviluppatasi nei
primi secoli tra i sostenitori dei vangeli ortodossi ancorati alla predicazione
apostolica e i sostenitori delle tesi gnostiche, che propalavano una dottrina
difforme da quella della Chiesa e per questo giudicata eretica.
Invero, mentre i Vangeli Canonici risalgono tutti al
I secolo, i cosiddetti Vangeli apocrifi sana datati tutti tra il II e il IV
secolo. Matteo e Giovanni Evangelista erano due apostoli di Gesù, Marco era
probabilmente un discepolo di Pietro, e Luca un discepolo di Paolo, che molto
probabilmente raccolse la testimonianza della Vergine Maria sull’Annunciazione,
la nascita, e l’infanzia di Gesù. L’attendibilità dei Vangeli Canonici, delle
Lettere di Paolo, degli Atti degli Apostoli, scritti da Luca, e dell’Apocalisse,
scritta da Giovanni, è data proprio dal fatto di essere stati scritti in un
periodo di tempo relativamente vicino a quello della vita di Gesù, di essere
cioè ancorati alla predicazione apostolica, di essere accettati ed usati da
tutte le chiese locali sin dal I secolo, e di essere caratterizzati da una
sostanziale ortodossia di fede e da una reciproca coerenza espositiva.
Invece i Vangeli apocrifi e in particolare quelli
gnostici risalgono al II-IV secolo, cioè a un’epoca molto posteriore agli eventi
della vita di Gesù, sono totalmente disancorati dalla predicazione apostolica,
non hanno la sobrietà, la genuinità e la limpidezza dei Vangeli Canonici, e
raccontano episodi sensazionali o mirabolanti, spesso leggendari, e, al
contrario di quanto afferma Dan Brown, spesso sviliscono il lato umano di Gesù
per esaltare esageratamente quello divino (come ad esempio avviene nei vangeli
dell’infanzia di Gesù).
Poi c’è da dire che la formazione del “Canone dei
quattro Vangeli” si rileva sin dal II secolo dai documenti fondamentali dei
Padri della Chiesa del II-III secolo: Ireneo, Giustino martire, Taziano,
Origene. Anche il “Canone Muratoriano”, cioè una raccolta di testi accolti o non
riconosciuti nell’ambito della Chiesa, risalente al 190 d.c. e scoperta nel
1740 dallo storico Ludovico Muratori, include esplicitamente i quattro Vangeli
canonici, ed esclude altri testi di matrice gnostica.
Tutto ciò dimostra che i quattro Vangeli Canonici
erano già diffusi e riconosciuti almeno un secolo prima della nascita di
Costantino, per cui attribuire la scelta dei quattro Vangeli a questo Imperatore
significa semplicemente dire il falso.
La disputa in seno alla chiesa primitiva riguardava
non questioni relative al rapporto tra i sessi o alla condizione delle donne, ma
solamente questioni di carattere teologico, come la divinità di Cristo, la
salvezza delle persone, la verità della rivelazione, e il Concilio di Nicea fu
convocato da Costantino proprio per contrastare l’eresia ariana, che metteva in
discussione il dogma della SS.ma Trinità affermando che Gesù Cristo non era
consustanziale a Dio Padre, e quindi, che era solo un uomo ma non era Dio.
Da qui nasce la terza menzogna: essendo stato Gesù
solo un uomo, ha vissuto come un “profeta mortale” e si è addirittura sposato
con Maria Maddalena.
Tra le sette donne di nome “Maria” di cui parlano i
Vangeli Canonici e la Lettera ai Romani, Maria Maddalena è la donna originaria
di Magdala dalla quale erano usciti sette demoni, segue Gesù nella sua missione
pubblica insieme ad altre discepole, è presente sotto la Croce, e rimane sola
con Gesù unicamente quando lo incontra dopo la Risurrezione nel mattino di
Pasqua (Gv 20, 11-18).
Per rispondere alla questione se Gesù Cristo si
fosse sposato o meno, si potrebbe dire che Gesù Cristo, Verbo Eterno increato,
così come volontariamente ha offerto la sua vita per la salvezza degli uomini,
volontariamente ha scelto di nascere nel seno della Vergine Maria: la sua vita
non è paragonabile a quella di nessun altro uomo nella storia, perché aveva una
missione da compiere, e proprio per questa missione è venuto al mondo.
Liberamente e volontariamente, come attestano i Vangeli, ha scelto il celibato,
e la purezza, che è una virtù sommamente gradita a Dio, come testimonia anche il
fatto che è una delle Beatitudini (Mt, 5,8) per concentrarsi esclusivamente
sulla missione che doveva compiere attraverso il dono totale di Sé, secondo i
disegni del Padre.
Inoltre, per quanto riguarda questione di un
presunto matrimonio di Gesù, non esiste nessun testo, né tra quelli del Nuovo
testamento né tra i testi apocrifi-gnostici, che afferma esplicitamente o
implicitamente che Gesù fosse sposato. I Vangeli canonici sono testi sobri,
genuini e veritieri, e se davvero Gesù fosse stato sposato, non avrebbero avuto
alcun motivo valido per non dirlo.
Ancora, non è vero come afferma Brown-Teabing, che i
costumi dell’epoca imponevano ad ogni ebreo di sposarsi e che il celibato fosse
severamente condannato: un ebreo celibe non era né malvisto né assolutamente
obbligato a sposarsi e ciò è dimostrato dall’esistenza della comunità degli
Esseni, documentata dal ritrovamento dei Rotoli di Qumran sul Mar Morto.
Gli Esseni erano una comunità di ebrei che
praticavano il celibato e la castità ed erano consacrati a Dio, e, anche se non
esistono prove dirette sull’appartenenza di Gesù a questa comunità, dalla sua
esistenza si evince che nella cultura ebraica dell’epoca il celibato er tutt’altro
che vietato. D’ altra parte ogni volta che viene menzionata la famiglia di Gesù,
si parla sempre della madre dei fratelli e delle sorelle, ma mai di una moglie
vera o presunta
Inoltre il termine greco “koinonos”, usato
nel vangelo gnostico di Filippo citato da Brown con riferimento alla Maddalena,
significa sì “compagna”, ma nell’accezione ampia di “amica, discepola, sorella”,
e non certo com’è inteso questo termine nella cultura di oggi, cioè “compagna
di vita”. Ed il frammento di un altro vangelo gnostico, il vangelo di Tommaso,
contenente la frase citata da Brown per dire che Gesù baciava la Maddalena
sulla bocca, è incompleto e lacunoso, tanto che gli studiosi sono concordi nel
non attribuirgli alcun senso compiuto.
Oltre questi frammenti, non esiste nessun testo, né
tra quelli del Nuovo testamento né tra i testi apocrifi-gnostici, che afferma
esplicitamente o implicitamente che Gesù e la Maddalena fossero legati
sentimentalmente o addirittura sposati. Le fonti descrivono Maria Maddalena come
una discepola ed un’autentica testimone della vita e della risurrezione di Gesù:
oltre a ciò, non è mai legata ad una figura maschile quando viene nominata, e
d’altra parte Gesù non mostrò per lei alcun interesse particolare, neppure nel
momento più tragico e drammatico della sua esperienza terrena, cioè quand’era in
Croce. Tutto ciò porta a concludere senza ombra di dubbio che l’affermazione che
Gesù e la Maddalena fossero sposati è semplicemente destituita di ogni
fondamento.
Per quanto riguarda poi la questione del presunto
“ammutinamento” di Pietro, che secondo quanto afferma Brown si sarebbe
autoattribuito un incarico ed una missione che in realtà Gesù avrebbe affidato
alla Maddalena, si può dire che probabilmente Pietro poteva avere un carattere
impulsivo, e forse lo aveva anche. Ma dal racconto dei Vangeli canonici emerge
anche come uno dei più sinceri, credibili, e coraggiosi testimoni della vita e
della Risurrezione di Gesù: è l’apostolo che, dopo che per un’intera notte di
pesca sul lago di Genesaret non aveva preso nulla, si fida del Signore e getta
le reti ancora una volta prendendo una quantità di pesci talmente grande che le
reti si rompevano (Lc 5, 4-6); è l’apostolo che, per primo, riconosce
pubblicamente la divinità di Gesù, ed a cui Gesù affida l’incarico di capo della
Chiesa visibile e di suo vicario sulla Terra (Mt 17, 16-19); è l’apostolo che
dopo avere per tre volte rinnegato Gesù, al canto del gallo si pente
sinceramente dopo avere pianto (Lc 22, 61-62); infine è l’apostolo che
instancabilmente annunzia la buona novella di Cristo Risorto fino al martirio a
Roma sul colle Vaticano, e in un episodio degli Atti Pietro rifiuta
sdegnosamente il denaro offertogli dal mago Simone perché gli trasferisse il
potere di imporre le mani e di trasmettere Spirito Santo (At 8, 18). Ebbene,
proprio questo episodio dimostra che, lungi dall’essere l’individuo avido e
iroso descritto da Brown, Pietro era un uomo semplice e genuino che amava Gesù
Cristo, e che non avrebbe mai barattato la carità di Dio per fare i suoi
interessi.
Come in un riferimento circolare, si ritorna così
all’affermazione iniziale: se Gesù e la Maddalena si fossero sposati, vorrebbe
dire che Gesù era un uomo e non il Figlio di Dio, che non è mai risorto, e
dunque che con la morte finisce tutto.
E se con la morte finisce tutto, tanto vale godersi
la vita, e legittimare così ogni forma di edonismo, lussuria, godimento e
soddisfazione egoistica dei propri piaceri, specialmente in campo sessuale.
E così giungiamo alla quarta menzogna di Dan Brown:
la teoria dell’edificazione di una chiesa maschilista e misogina che sin dalle
sue origini avrebbe cancellato principi come il “culto della dea” e il
“femminino sacro” ed avrebbe umiliato e talvolta anche perseguitato la
sessualità femminile e la stessa donna. Secondo Brown la sessualità avrebbe
avuto addirittura una dimensione sacra praticata come un rituale e tramandata
attraverso società segrete come il Priorato di Sion. Una simbologia
frequentemente ripetuta nel romanzo è quella del femminino sacro, della dea
madre di Shekinah come contraltare di Jahweh, nome ebraico di Dio: questi
principi hanno lo scopo di diffondere l’affermazione di una religiosità
femminista, totalmente avulsa dall’esistenza di un Essere Supremo a cui
rapportarsi e rendere conto delle proprie azioni, ed improntata al godimento dei
piaceri terreni.
In realtà, la colossale menzogna di una presunta
misoginia della Chiesa è smentita da fatti e documenti storici e teologici
inconfutabili: basterebbe solo dire che nella bimillenaria storia della Chiesa
un culto centrale e addirittura superiore a quello dei santi è stato ed è ancora
oggi tributato alla Vergine Maria, Immacolata Concezione e Madre di Dio, che
certo non era un uomo.
Ma si potrebbe anche anche citare l’elenco
interminabile di donne beatificate e canonizzate dalla Chiesa in tutto l’arco
della sua storia: dalle sante dei primi secoli, come santa Maria Maddalena,
santa Marta, sant’Agnese di Roma, a sante del Medioevo, come santa Chiara
d’Assisi, santa Francesca Romana, santa Caterina da Siena, santa Teresa d’Avila,
santa Rita da Cascia, a santa Giovanna d’Arco (che fu bruciata sul rogo per
essere poi riconosciuta santa) a sante dei giorni nostri come santa Bernadette,
santa Teresa di Lisieux, santa Caterina Bakhita, santa Faustina Kowalska, la
Beata Teresa di Calcutta.
La Chiesa ha sempre esaltato il genio femminile e
non poteva essere altrimenti, perché la Chiesa è custode della vita divina e il
primo ad innamorarsi di una sua creatura è stato proprio Dio in persona, che ha
deciso di venire al mondo e fare il suo ingresso nella storia degli uomini
incarnandosi nel seno della Vergine Maria.
D’altra parte, anche le accuse alla Chiesa di avere
sterminato i Templari, ucciso, ed ordito trame occulte per secoli sono accuse
false e prive di ogni valenza storica: basterebbe ricordare il contributo dallo
dalla Chiesa all’edificazione della civiltà europea e lo sterminato elenco di
opere pie e di misericordia compiute nel corso dei secoli dalla chiesa
attraverso i suoi membri: la testimonianza dei martiri nei primi secoli, la
conversione dei barbari, la diffusione del messaggio cristiano in Europa ad
opera di san Benedetto, l’assistenza ai poveri ed ai malati, la diffusione della
cultura attraverso le università, l’evangelizzazione dei continenti attraverso
le opere missionarie, l’arte cristiana antica, medievale, rinascimentale, e
barocca, le grandi cattedrali gotiche europee.
Ma oltre ad attaccare la storicità dei Vangeli e la
fede nella Risurrezione, Brown dissacra anche la SS.ma Eucaristia, culmine e
centro dell’esperienza cristiana, affermando che il Graal non è la coppa del
sangue di Cristo, ma l’utero di una donna, cioè della Maddalena. Ma non solo.
Ad un certo punto del romanzo si parla
esplicitamente dell’ “orgasmo come preghiera”; rivolgendosi a Sophie
Neveu, Robert Langdon afferma che “le idee degli antichi sul sesso erano
completamente diverse da quelle che abbiamo noi oggi. Il sesso generava nuova
vita – il più grande dei miracoli – e i miracoli potevano essere compiuti solo
da un dio. La capacità della donna di generare vita la rendeva sacra. Una dea.
Il rapporto sessuale era la venerata unione delle due metà dello spirito umano,
maschio e femmina, attraverso cui il maschio poteva trovare l’integrità
spirituale e la comunione con Dio” (“Il Codice Da Vinci”, Mondadori, Milano,
2003, pag. 363).
In quest’affermazione di Langdon inattendibilità
storica, volgarità, blasfemia, e disprezzo per il sacro si fondono in una
miscela indistinguibile. Dio ha tanto amato l’uomo da renderlo simile a Lui: un
essere vivente dotato di coscienza, volontà ed intelligenza, in grado di
conoscerlo e di amarlo, di aprirsi a Lui, al soprannaturale e all’Infinito. Dio
si sacrifica per gli uomini morendo sulla Croce e risorgendo, ed invita gli
uomini a ricordare e rinnovare il suo sacrificio, cosa che avviene durante la
celebrazione eucaristica. Dio stabilisce con ciascun uomo una relazione
personale unica ed irripetibile, lo aspetta pazientemente, lo cerca
misericordiosamente nei meandri della vita, e nel momento della comunione
eucaristica, l’uomo si unisce al suo Creatore che è morto e risorto per lui, e
in questo modo lo conosce e lo ama, e la grazia di Dio entra nell’anima di ogni
uomo. Solo incontrando Gesù Cristo, l’uomo può trovare la felicità, la gioia, e
la pace. Il momento dell’eucaristia rappresenta l’esaltazione della fede, e
contestualmente della ragione umana: l’uomo con la ragione comprende che
ricevendo Cristo-Eucaristia accoglie Dio dentro di lui, acconsente liberamente
con la sua volontà e con la fede accoglie un mistero più grande di lui, che non
può comprendere del tutto.
Con la sua rappresentazione della comunione “ a
sfondo sessuale” Brown umilia sia Dio sia l’uomo, negandogli il suo diritto di
essere umano aperto all’eternità e riducendolo ad un animale che raggiunge la
felicità solo nel momento dell’amplesso.
Inoltre c’è anche un altro punto da considerare:
l’ovaio femminile venne scoperto nel XVII secolo, mentre il processo naturale
dell’ovulazione autonoma venne scoperto nel XIX secolo. Alla luce di questi dati
storici inconfutabili, come facevano gli antichi a considerare dee le donne in
virtù della loro capacità di generare la vita, se il contributo biologico che
esse danno al processo procreativo è stato scoperto scientificamente solo nel
XVII secolo? La verità è – come sempre nelle tesi stravaganti di Brown –
all’opposto: in molte culture antiche la donna era considerata inferiore
all’uomo, era a lui sottomessa, e non aveva alcun tipo di diritto. Specialmente
se di estrazione sociale umile o plebea, era spesso trattata come una schiava o
come una res, una cosa che un uomo poteva acquistare o vendere a suo
piacimento. Da un punto di vista sociale e giuridico, le donne hanno iniziato il
loro cammino di emancipazione proprio a partire dalla fine del XIX secolo, e
l’unica Istituzione che nel corso dei secoli ha dato loro dignità e le ha
considerate come persone è proprio la Chiesa. Come si vede, ancora una volta le
teorie di Brown sono mendaci e prive di qualsiasi attendibilità storica.
Lo Hieros Gamos, cioè la sacralizzazione
dell’unione sessuale e dell’amplesso descritta nel romanzo di Brown, rappresenta
in realtà l’applicazione di matrice gnostico-pagana del rifiuto di ogni legge
morale, considerata inferiore alla gnosi e quindi inutile, da cui deriva una
totale libertà di godimento, specie in campo sessuale, fino all’estremo di
sacralizzare l’unione sessuale stessa, e considerarla, come fa il romanzo, il
momento culminante della conoscenza del divino, nel contesto di un rito
orgiastico compiuto tra un “Gran Maestro” e una sacederdotessa circondati da
uomini e donne incappucciati che cantano. Questo rituale si basa sul fatto che
l’uomo nascerebbe come essere incompleto e come tale può raggiungere e conoscere
la divinità solamente nel momento dell’amplesso con la donna, un’unione che,
oltre che fisica, diventerebbe anche spirituale. Secondo alcune eresie del
medioevo, il simbolo di questa unione era rappresentato dalla rosa, considerata
simbolo dei genitali femminili, e ricorrente nel romanzo: dalla linea della
Rosa, alla rosa intarsiata di una croce d’oro, all’endiadi “SubRosa”, alla
cappella scozzese di Rosslynn, fino all’affermazione che persino le cattedrali
gotiche europee sarebbero state architettonicamente ideate avendo come modello
l’apparato genitale femminile.
V – L’ANTIDOTO AL CODICE: “CONOSCERETE LA VERITA’
E LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI” (Gv 8, 32) .
Come si è visto da quanto scritto finora, lo scopo
del “Codice” è quello di sradicare ed estirpare dalle menti e dai cuori degli
uomini la figura del Cristo dei Vangeli Canonici, vero uomo e vero Dio, per
sostituirlo con un Cristo di pura fantasia, una sorta di “cavaliere della Tavola
rotonda ante-litteram”, con l’intento di demolire o far crollare tutto
ciò che dal vero Cristo deriva: la risurrezione del corpo, l’Eucaristia, la
Pentecoste e la nascita e la missione della Chiesa, e la Parola di Dio ed i
precetti che da questa derivano, custoditi, difesi e divulgati dalla Chiesa
attraverso la teologia morale e il catechismo.
Abbiamo ora elementi sufficienti per rispondere ai
due interrogativi posti all’inizio di questo articolo: perché il “Codice” sia
stato letto da quasi cinquanta milioni di persone nel mondo, e perché sia stato
letto anche da molti cattolici. Ebbene, per quanto riguarda il primo punto la
ragione per cui quasi cinquanta milioni di persone nel mondo hanno letto il
“Codice” è duplice: da un lato una commistione tra curiosità e fascino morboso
dell’intrigo e del mistero, dall’altro l’odio profondo e radicato per la Chiesa
cattolica e per il Papa. Dan Brown è infatti inglese ed è un degno esponente di
una cultura aggressiva di matrice protestante che da sempre vede nella Chiesa e
nel Papa i nemici principali da abbattere o quanto meno da screditare.
Invece la risposta al secondo interrogativo, sul
perché “Il Codice” sia stato letto anche da molti cattolici, pone un grave
problema, e cioè la questione della formazione e della preparazione dei laici in
materia religiosa. Il fatto che molti fedeli cattolici nel mondo abbiano letto
il libro, ed in molti casi lo abbiano persino apprezzato, deriva da una scarsa
conoscenza o addirittura da una profonda ignoranza della Sacra Scrittura, della
Bibbia e della Parola di Dio. L’unicità e l’universalità di Gesù Cristo nella
storia degli uomini sta nel fatto che Lui non ha solamente insegnato, diffuso o
spiegato una nuova dottrina o una nuova concezione filosofica, ma Egli è il
LOGOS, il Verbo fatto carne che in principio era presso Dio ed era Dio, come
recita il prologo del Vangelo di Giovanni. In altre parole, essendo Gesù Cristo
la Parola di Dio fatta carne, l’essenza del cristianesimo sta nell’ adesione
alla persona di Gesù Cristo, e nell’accoglimento della sua Parola, che è
contenuta nel Nuovo Testamento. “Ignorantia Scripturae, Ignorantia Christi”,
disse uno dei padri della Chiesa: se uno non conosce la Parola di Dio contenuta
nella Sacra Scrittura, cioè nel Nuovo Testamento, non conoscerà neppure Gesù
Cristo. Ebbene, il successo del “Codice” purtroppo rivela proprio questo: che
molte persone nel mondo, cattolici e non, non conoscendo la Bibbia, non
conoscono neppure Gesù Cristo, e così corrono il rischio di essere facilmente
ingannate, confuse, raggirate da falsi maestri e attraverso falsi modelli, cosa
che purtroppo avviene sempre più frequentemente.
Per queste ragioni contro l’impostura del Codice Da
Vinci mi sento di suggerire un duplice antidoto: riscoprire lo spirito di
preghiera e riprendere in mano la Parola di Dio per recuperarne la bellezza, la
sobrietà, la luce, e l’amore in essa contenuti. Dio non si manifesta agli uomini
in modo sensazionale, strabiliante, o mirabolante, ma sempre in modo sobrio,
rispettoso della libertà delle sue creature, degli uomini, che, come ci ricorda
il Vangelo, Egli ama, ed ha creato per conoscerLo, servirLo, ed amarLo.
Dio non abbandona mai gli uomini. Lo stesso Gesù,
dopo essere risorto e prima di ascendere al cielo, promette agli apostoli ed
alla Chiesa nascente di rimanere con loro e con noi fino alla fine del mondo,
appare ai discepoli di Emmaus, appare sicuramente anche a sua madre Maria,
appare alle discepole tra cui Maria Maddalena, ed appare agli Undici apostoli ed
all’incredulo Tommaso. In seguito, Gesù una volta appare anche a più di
cinquecento uomini riuniti nello stesso luogo, come riferisce San Paolo (1 Cor
15, 3-8). I Vangeli sono testi scritti in modo semplice, sobrio e genuino, che
contemporaneamente contengono pagine di tale profondità e bellezza che non hanno
conosciuto uguali nella letteratura mondiale: si pensi alle Beatitudini, al
Discorso della Montagna, alla Parabola del Padre Misericordioso.
Se ciascun uomo riuscisse a leggere anche un solo
versetto della Bibbia e del Nuovo testamento al giorno farebbe entrare dentro di
sé una goccia di luce di amore e di pace che unita a tante altre gocce
renderebbe il mare pulito e costruirebbe così un mondo nuovo.
Il Signore ci ha assicurato che Egli rimarrà con noi
fino alla fine del mondo, che le forze della menzogna, del male e dell’Inferno
non avrebbero mai prevalso, perché Lui e solo Lui è il Risorto e la Via, la
Verità e la Vita: beati tutti coloro che, accogliendoLo nella loro vita, Gli
apriranno le loro menti e i loro cuori, e Lo seguiranno.
Bibliografia Essenziale
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Andrea Tornielli, “Processo al Codice
da Vinci”, Pubblicato con Il Giornale, 2006
-
Arturo Cattaneo, Massimo Introvigne,
“La frode del Codice da Vinci”, Elledici 2006
-
Marco Fasol, “Il codice svelato. Le
fantasie del "Codice da Vinci" e la realtà storica”, Fede e Cultura, Verona 2006
-
Andrea Tornelli & Padre Livio Fanzaga,
“Attacco alla Chiesa”, Gribaudi 2006
-
José Antonio Ullate Fabo, “Contro il
Codice da Vinci”, Sperling& Kupfer, Milano 2005
-
Darrell L. Bock, “Il Codice da Vinci.
Verità e Menzogne”, Armenia, Milano 2005
-
Andrea Tornielli, “Inchiesta sulla
Resurrezione”, pubblicato con Il Giornale, 2005
-
Massimo Introvigne, “Gli Illuminati e
il Priorato di Sion. La verità sulle società segrete del "Codice da Vinci" e di
"Angeli e Demoni", Piemme 2005
-
Aldo Bonaiuto, “Le Mani Occulte –
Viaggio nel Mondo del Satanismo”, Città Nuova Editrice 2005
Il Codice da Vinci F.A.Q.:
risposta ad alcune domande frequenti, di Massimo Introvigne sul sito
http://www.cesnur.org/2005/mi_02_03.htm
Fonte : Scritti e
riflessioni dell'Autore Avv. Giovanni Tonelli , gentilmente inviati ad ARTCUREL
il 22 maggio 2006.
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