martedì 23 luglio 2019

ORDINI RELIGIOSI S. Benedetto e i benedettini, di padre Claudio Traverso



Padre Claudio Traverso

ORDINI  RELIGIOSI
S. Benedetto e i benedettini



Le forme iniziali del monachesimo storico compaiono in Oriente sul finire del secolo III° e si sviluppano pienamente dopo la pace religiosa sancita da Costantino nel 313.   In Occidente lo sviluppo del monachesimo e' frutto dell'azione di San Benedetto da Norcia (480-547). Egli non ne e' il fondatore, bensi' l'organizzatore.    La regola benedettina rimase l'unico testo legislativo determinante per il monachesimo occidentale e per tutto il movimento ascetico, maschile e femminile, fino al sorgere degli ordini mendicanti.   Le caratteristiche fondamentali del monachesimo benedettino sono il cenobitismo, la preghiera strutturata secondo ritmate suddivisioni della giornata, il senso patriarcale dell'autorita', l'intensita' del lavoro soprattutto manuale, l'apprezzamento per la cultura.   Il monastero, concepito come autosufficiente, diviene percio' una cittadella laboriosa e produttiva; ma per Benedetto il lavoro e' innanzi tutto un elemento equilibratore, che inserisce percio' l'opera dell'uomo nella piu' generale collaborazione all'azione divina.   La regolarita' di una disciplina, il fedele esercizio delle diverse funzioni, il puntuale compimento dei singoli atti alle "ore prescritte" sono resi possibili da una salda struttura gerarchica, tipica del cenobio benedettino.   A capo di essa e' l'abate, padre spirituale e rappresentante del Cristo, modello ai monaci di sollecitudine, imparzialita' e prudenza, nel disporre ogni cosa per la salvezza delle anime.   Da cio' deriva il carattere profondamente Cristocentrico della Regola, che addita il Cristo nel superiore, nei fratelli, negli ospiti, negli infermi. Se infatti il segno distintivo della vocazione monastica e', insieme con la sollecitudine al servire Dio, il desiderio della ricerca di Dio, tale ricerca si manifesta nel non anteporre nulla all'amore di Cristo.   E' la via dell'obbedienza, intrapresa con diffidenza nelle proprie forze ma percorsa con letizia di cuore per il conforto della grazia divina, nella consapevolezza di una perfetta conformazione all'esempio del Signore; obbedienza che vuole sia resa a tutti, in una emulazione reciproca.   Tale docilita' di spirito costituisce un bene cosi' grande e apre orizzonti spirituali cosi' elevati che l'atteggiamento piu' connaturale al monaco deve essere sempre quello di una profonda umilta'.   Ma ogni prescrizione disciplinare e ogni norma spirituale e' dominata da una saggia conoscenza dell'animo umano, delle sue debolezze e delle sue infermita', come pure delle esigenze proprie di ciascuno: e' la "discrezione" benedettina di cui in modo speciale deve essere dispensatore l'abate.   Sotto questo aspetto gli altissimi ideali ascetici del monachesimo orientale in fatto di digiuno, di sonno, di mortificazione, di preghiera continua, appaiono inseriti in una concezione piu' realistica ed equilibrata che mira innanzi tutto alla conversione del cuore, allo sradicamento dei vizi e al fervore della carita'.   Ne e' frutto la pace dell'anima e la gioia dello spirito.   La comunita', il luogo dove si desidera e si cerca di dare gloria a Dio con l'offerta di se stessi, deve essere amministrata da persone sagge e capaci affinche' nessuno abbia a contristarsi o, peggio, a mormorare. In essa invece tutti devono prevenirsi nel rendersi onore, emularsi nelle virtu', considerare ogni cosa e persona con spirito buono, per cui tutto, nella casa di Dio, e' degno d'onore.   Di fatto, tutta la vita monastica acquista nel pensiero di Benedetto un carattere sacrale, derivato fondamentalmente dall'unione di cuore con Dio e dalla disponibilita' costante del servizio ai fratelli.
     



LA REGOLA DI S. BENEDETTO

San Benedetto costituisce una personalita' grandissima, rivela un carattere fermo e paterno al tempo stesso, che sa dominare gli uomini e gli eventi e attuare con pazienza e fede i suoi propositi, un mirabile equilibrio di natura e di grazia, una visione profondamente religiosa della vita, un'esistenza gia' inserita nel mistero di Dio.    La sua Regola e' indirizzata ai monaci e particolarmente ai cenobiti. Essa suppone percio' un mondo separato dal resto della societa', la cui vita deve svolgersi entro i recinti claustrali.    Essa non e' redatta in base ad una rigorosa divisione di argomenti. Si nota tuttavia una sezione ascetica iniziale (prologo e cc. 1-7), il codice liturgico (cc. 8-20), il codice penitenziale (cc. 23-30), mentre i capitoli successivi trattano dell'ordinamento interno del cenobio, dei diversi uffici e incarichi, delle varie forme di reclutamento e di particolari casi di disciplina.    Dal punto di vista letterario la Regola si pone sulla linea dell'antica tradizione monastica, tanto profondi e continui sono in essa i richiami ai classici dell'ascesi cristiana, Sant'Agostino, Cassiano, San Girolamo, San Basilio, il meglio di tutta la precedente esperienza religiosa. Frequentissimi sono poi i riferimenti ai Salmi e agli scritti di San Paolo.    Subito, nel Prologo, c'e' l'invito ad ascoltare la voce del Maestro e a contemplare la luce divina, come pure si esorta ad assumere le temprate armi dell'obbedienza al servizio di Cristo vero re. Si tratta di scuotersi da un lungo sonno di inerzia, di ricercare la vera via, di entrare in un rapporto personale con Dio, amato essenzialmente come Padre.   Il monaco e' colui che ha accolto incondizionatamente l'invito del Signore ed e' pronto a seguirlo nel suo Regno. Tutto deve essere percio' abbandonato e disprezzato per imitare Cristo, supremo modello di santita'.   Non si prescrivono straordinarie pratiche penitenziali e non si indugia sui gradi piu' elevati dell'orazione e della mistica. L'interesse e' piuttosto rivolto ai fondamenti dell'ascesi e alle virtu' eminentemente comunitarie dell'obbedienza e dell'umilta'. Sotto questo riguardo, nella Regola c'e' gia' tutto l'essenziale che consiste nella ferma decisione di rinuncia alla propria volonta', causa di ogni male, e di sottomissione al volere altrui.   Mediante l'obbedienza il monaco ascende dal sentimento costante della presenza di Dio al timore della pena eterna, dal distacco interiore all'esecuzione dei comandi anche piu' onerosi, libero ormai dal timore servile e animato unicamente dalla carita'.   La dottrina sull'umilta' e' esposta nel capitolo 7 della Regola, considerato dalla successiva tradizione spirituale fino a San Bernardo, un testo fondamentale dell'ascesi monastica.  Troviamo fissato un orario anche per il lavoro manuale (cap. 48), che viene cosi' a trovare il suo posto nel quadro della vita ascetica, non solo per la fuga dall'ozio o il sostentamento della comunita', ma come legittimo esercizio delle attitudini dei singoli monaci.    L’insegnamento davvero prezioso ed equilibrato della Regola di San Benedetto sara' accolto e sviluppato dal monachesimo carolingio e da Cluny, da Citeaux e dalle Congregazioni monastiche del Basso Medioevo e dell'eta' moderna, manifestando il suo influsso anche sulle correnti eremitiche dei secoli X-XII e rivelandosi prezioso anche per le piu' recenti forme di vita religiosa.
 

 



Fonte : http://www.cantalleluia.net  ,  website a cura di Padre Claudio Traverso ; per la versione integrale dell'articolo accompagnato con immaginette sacre della Collezione Privata Ercole Oliva si rinvia al sito Cantalleluia.net .













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