giovedì 25 luglio 2019

PASQUA , di Clara Antoniani Di Gennaro



PASQUA
 di  Clara Antoniani Di Gennaro
 



Durante l'anno liturgico noi viviamo tutta la storia della salvezza compiendo un cammino d'ascesi dall'Avvento alla Resurrezione.
La Pasqua è il vertice di questa nostra peregrinazione. La Pasqua Cristiana è il passaggio (dal greco paska, dall'aramaico pasha) di Cristo da questo mondo al Padre, esigenza posta da Dio per dare il vero significato alla creazione per cui Dio aveva visto "che era cosa molto buona" (Gn. 1,31).
Nel Vecchio Testamento  la Pasqua , ricorrente sempre nel plenilunio di primavera, ricorda il passaggio di Jahve oltre le case degli Israeliti nella decima piaga d'Egitto e il passaggio del Mar Rosso del popolo di Dio , "La Pasqua dei Giudei" leggiamo in Gn. 2,13.
Creazione ed elevazione vanno considerate insieme altrimenti non si comprendono.
In Dio amore c'è desiderio di paternità, vuole dei figli nel Figlio suo da amare e da essere amato, a cui partecipare la sua gloria certo proporzionatamente alla natura propria degli esseri creati, predestinandoci a riprodurre l'immagine del Figlio suo perché "Egli sia il primogenito tra molti fratelli" (Rom. 8,29).
Ma l'uomo, il cui destino è soprannaturale, da solo non avrebbe avuto la capacità di elevarsi per potere partecipare alla vita trinitaria, ed ecco che il progetto di Dio creatore esige la venuta nel mondo del Figlio suo unigenito, il "Verbo", per poterci comunicare con la "Grazia" il potere vivificante e dare così compimento alla creazione.
Il Padre "soffiò nelle narici dell'uomo un alito di vita e l'uomo divenne essere vivente" (Gn. 2,7).  Cristo come consumazione del sacrificio redentivo soffia lo "Spirito" per cui noi siamo capaci di esclamare "Abba, Padre !" ed è così che con il Mistero pasquale si raggiunge lo scopo della creazione: siamo figli di Dio !
Nella sua onniscienza - e prescienza - Dio prevede la libera scelta del "no" di Adamo e premedita il piano redentore.
La decisione di Dio non è subordinata al peccato dell'uomo, ma il peccato è condizione permessa da Dio perché fosse possibile l'incarnazione redentrice del Verbo per comunicare all'uomo il suo destino finale: la partecipazione alla gloria.
Il teologo scozzese, il dottor sottile Duns scoto afferma che l'incarnazione supera la remissione del peccato e tende alla comunicazione della vita divina.
Cristo in obbedienza al Padre e per amore degli uomini "non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso... divenendo simile agli uomini e... umiliò se stesso fino alla morte di Croce" (Fil. 2,6), si fece come noi per farci come lui.
Cristo con la sua passione e morte redime tutta l'umanità, che nella libertà deve accettare soggettivamente questa redenzione, e attua l'ultima e definitiva alleanza.
Con la sua resurrezione inizia la "Vita nuova", finisce il regime provvisorio e si compiono i primordi della salvezza e tutta la creazione viene illuminata del suo vero significato e valore.
Mentre il primo Adamo divenne un essere vivente, l'ultimo Adamo (che poi è il primo nella mente di Dio) divenne spirito datore di vita (1Cor. 15,45).
Nella "Resurrezione" c'è l'irruzione di una vita nuova nel Corpo di Cristo per mezzo dello Spirito Santo, nella "Ascensione" Cristo è Kirios alla destra del Padre e riceve il "potere" di comunicarci la sua vita di risuscitato (Rom. 8,10) ed è la "Pentecoste" e si inaugura il tempo della Chiesa e comprendiamo il grido di Cristo sulla croce prima di spirare :
 
" Tutto è compiuto !!! "
 





Fonte : scritti e appunti della teologa  Clara Antoniani Di Gennaro .









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