PASQUA
di Clara Antoniani Di Gennaro
Durante l'anno liturgico noi viviamo tutta la storia
della salvezza compiendo un cammino d'ascesi dall'Avvento alla Resurrezione.
La Pasqua è il vertice di questa nostra
peregrinazione. La Pasqua Cristiana è il passaggio (dal greco paska, dall'aramaico
pasha) di Cristo da questo mondo al Padre, esigenza posta da Dio per dare il
vero significato alla creazione per cui Dio aveva visto "che era cosa molto
buona" (Gn. 1,31).
Nel Vecchio Testamento la Pasqua , ricorrente
sempre nel plenilunio di primavera, ricorda il passaggio di Jahve oltre le case
degli Israeliti nella decima piaga d'Egitto e il passaggio del Mar Rosso del
popolo di Dio , "La Pasqua dei Giudei" leggiamo in Gn. 2,13.
Creazione ed elevazione vanno considerate insieme
altrimenti non si comprendono.
In Dio amore c'è desiderio di paternità, vuole dei
figli nel Figlio suo da amare e da essere amato, a cui partecipare la sua gloria
certo proporzionatamente alla natura propria degli esseri creati,
predestinandoci a riprodurre l'immagine del Figlio suo perché "Egli sia il
primogenito tra molti fratelli" (Rom. 8,29).
Ma l'uomo, il cui destino è soprannaturale, da solo
non avrebbe avuto la capacità di elevarsi per potere partecipare alla vita
trinitaria, ed ecco che il progetto di Dio creatore esige la venuta nel mondo
del Figlio suo unigenito, il "Verbo", per poterci comunicare con la "Grazia" il
potere vivificante e dare così compimento alla creazione.
Il Padre "soffiò nelle narici dell'uomo un alito di
vita e l'uomo divenne essere vivente" (Gn. 2,7). Cristo come consumazione
del sacrificio redentivo soffia lo "Spirito" per cui noi siamo capaci di
esclamare "Abba, Padre !" ed è così che con il Mistero pasquale si raggiunge lo
scopo della creazione: siamo figli di Dio !
Nella sua onniscienza - e prescienza - Dio prevede
la libera scelta del "no" di Adamo e premedita il piano redentore.
La decisione di Dio non è subordinata al peccato
dell'uomo, ma il peccato è condizione permessa da Dio perché fosse possibile
l'incarnazione redentrice del Verbo per comunicare all'uomo il suo destino
finale: la partecipazione alla gloria.
Il teologo scozzese, il dottor sottile Duns scoto
afferma che l'incarnazione supera la remissione del peccato e tende alla
comunicazione della vita divina.
Cristo in obbedienza al Padre e per amore degli
uomini "non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se
stesso... divenendo simile agli uomini e... umiliò se stesso fino alla morte di
Croce" (Fil. 2,6), si fece come noi per farci come lui.
Cristo con la sua passione e morte redime tutta
l'umanità, che nella libertà deve accettare soggettivamente questa redenzione, e
attua l'ultima e definitiva alleanza.
Con la sua resurrezione inizia la "Vita nuova",
finisce il regime provvisorio e si compiono i primordi della salvezza e tutta la
creazione viene illuminata del suo vero significato e valore.
Mentre il primo Adamo divenne un essere vivente,
l'ultimo Adamo (che poi è il primo nella mente di Dio) divenne spirito datore di
vita (1Cor. 15,45).
Nella "Resurrezione" c'è l'irruzione di una vita
nuova nel Corpo di Cristo per mezzo dello Spirito Santo, nella "Ascensione"
Cristo è Kirios alla destra del Padre e riceve il "potere" di comunicarci la sua
vita di risuscitato (Rom. 8,10) ed è la "Pentecoste" e si inaugura il tempo
della Chiesa e comprendiamo il grido di Cristo sulla croce prima di spirare :
" Tutto è compiuto !!! "
Fonte : scritti e
appunti della teologa Clara Antoniani Di Gennaro .
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