mercoledì 24 luglio 2019

Presentazione del libro sulla Teologia Spirituale , di don Alfonso Longobardi



Don Alfonso Longobardi
 
Presentazione del libro sulla Teologia Spirituale
 


 
Benvenuti in queste pagine introduttive dedicate alla riflessione sulla Teologia Spirituale .

.**..***** SCHEMA DEI CAPITOLI DELLA TEOLOGIA SPIRITUALE..***.****.*.

1. CAPITOLO PRIMO*****
*LO STATUTO EPISTEMOLOGICO DELLA TEOLOGIA SPIRITUALE.

2. CAPITOLO SECONDO*******
**LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA TRINITARIA E COMUNICAZIONE DIVINA.
3. CAPITOLO TERZO******
***ORGANISMO TEOLOGALE E VIRTUOSO

4. CAPITOLO QUARTO****
****LE VIRTU' MORALI

5. CAPITOLO QUINTO****
*****LA STRUTTURA PSICOSOMATICA ED AFFETTIVA DEL SOGGETTO NELLA VITA SPIRITUALE

6. CAPITOLO SESTO******
*******LA DIMENSIONE ASCETICA DELLA VITA SPIRITUALE

7. CAPITOLO SETTIMO*****
*******L'ASCESI TRA UMILTA' E PAZIENZA.

8. CAPITOLO OTTAVO*****
********LA PREGHIERA: UN DIALOGO DI AMORE CON LA TRINITA'.

9. CAPITOLO NONO*****
*********LE MEDIAZIONI E GLI AIUTI PERLA CRESCITA SPIRITUALE.

10. CAPITOLO DECIMO******
**********LA DIMENSIONE ECCLESIALE DELLA VITA SPIRITUALE.

11. CAPITOLO UNDICESIMO*****
**********LA TEOLOGIA DELLA PERFEZIONE CRISTIANA: LO STADIO MISTICO.




CAPITOLO PRIMO
LO STATUTO EPISTEMOLOGICO DELLA TEOLOGIA SPIRITUALE

1.Vita cristiana e vita spirituale
In primo luogo, cercheremo di chiarire l'espressione "vita spirituale" (1). Essa si differenzia dalla <<vita cristiana>> generalmente intesa. (2) A tal proposito, Gozzelino, proponendo la riflessione sulla vita spirituale s'esprime in questo modo:<<l'espressione vita spirituale, è una formula che si  distingue dal dire vita cristiana, o rappresenta soltanto un suo sinonimo?> > (3) Il rapporto tra <<vita cristiana>> e,<<vita spirituale>>, si deve collocare all'interno stesso del rapporto tra <<teologia dogmatica>> e <<morale>> e <<teologia spirituale>>.

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(1) Due autori iniziano una riflessione sulla Teologia spirituale,partendo dal concetto di <<vita spirituale>>: cf. BERNARD, C., Teologia Spirituale, ed. Paoline, Roma 1982,17-51; GOZZELINO, G.,  Al cospetto di Dio. Elementi della vita spirituale, Elle di ci, Torino 1989 9-11.
(2) Cf. GOZZELINO, G., Al cospetto di Dio, op.cit.9
(3) Cf. Ibidem

CAPITOLO SECONDO
LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA TRINITARIA E COMUNICAZIONE DIVINA

Nel definire la natura della vita spirituale ed il suo scopo ci siamo accorti, che la vita spirituale, viene a collocarsi nell'incontro tra la comunicazione << dio della sua vita e la ricezione attiva da parte dell'uomo>> (1). Leggendo queste due coordinate in chiave teologica, abbiamo riscontrato l'aspetto dogmatico e l'aspetto morale dell'esistenza cristiana, ed il ruolo insostituibile della vita spirituale.
Un ruolo, che si può riscontrare nel <<vedere come nell'esistenza  umana si svolgono tali relazioni>> (2) trinitarie, ed intraumane. Dando per acquisito quanto viene trattato nei corsi di teologia dogmatica e concentrandosi sull'esperienza cristiana, ci soffermeremo su alcune <<strutture teolo - giche più incisive per la vita spirituale >> (3).

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(1) Cf.1Gv.4,19
(2) Cf. BERNARD, C.A., Teologia spirituale op. cit.97
(3) Cf. Ibidem

CAPITOLO TERZO
ORGANISMO TEOLOGALE E VIRTUOSO

Mentre la teologia dogmatica facendo leva sulla coscienza totale della chiesa nel tempo e nello spazio, riflette sul contenuto oggettivo di tali virtù, la teologia spirituale in questo caso farà una riflessione confluente ai due aspetti oggettivoe soggettivo. Dice Bernard (1), che nel considerare le virtù teologali, dal punto di vista spirituale non solo ne dobbiamo evidenziare l'aspetto soggettivo. Non confondiamo dunque ''la virtù infusa con la coscienza che ne abbiamo''(2). Ne troviamo tre, perché ci mettono in un rapporto pieno con Dio.
Si chiamano infuse, perché donate da Dio. Sono distinte e contribuiscono alla perfezione e santità cristiana, in diverse maniere. Le virtù teologali compiute sotto l'impulso della grazia.  Le virtù teologali appartengono all'essenza della perfezione della santità cristiana. Le virtù teologali sono così chiamate perché abilitano ad entrare in rapporto con Dio.
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(1) Cf. Op. cit. 141
(2) Cf. Ibidem

CAPITOLO QUARTO
LE VIRTU' MORALI

Dopo aver trattato le varie facoltà dell'anima secondo l'ordine soprannaturale con le virtù teologali, è necessario rettificarle rispetto ai mezzi per ottenere quel fine. Ciò è proprio delle virtù morali.
Come abbiamo già ricordato, è impossibile enumerare tutte le virtù morali, poiché ci può essere una virtù ovunque c'è un abito moralmente buono, che riguarda un ambito preciso di attività umana, e le attività umane sono molteplici. Comunque, i teologi generalmente raggruppano le virtù morali intorno alle virtù cardinali della prudenza, giustizia, temperanza e fortezza.
Ci limiteremo a trattare le virtù cardinali e daremo una breve esposizione di alcune virtù secondarie ad esse connesse. Aggiungendo altri particolari entreremmo nel campo della teologia morale.
VIRTU' DELLA PRUDENZA
La prima delle quattro virtù cardinali e la più importante, come fulcro di tutte le altre virtù morali, è la prudenza. È una virtù speciale infusa da Dio nell'intelletto pratico per il giusto governo delle proprie azioni in vista del fine soprannaturale.

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CAPITOLO QUINTO
LA STRUTTURA PSICOSOMATICA ED AFFETTIVA DEL SOGGETTO NELLA VITA SPIRITUALE

Dopo aver studiato l'esperienza spirituale dal punto di vista del rapporto fra strutture naturali e dinamismo soprannaturale, ci proponiamo ora di raccogliere in modo sintetico gli insegnamenti che scaturiscono dalla nostra indagine.
La distinzione fondamentale emersa dallo studio precedente riguarda la contrapposizione fra le strutture naturali, che condizionano l'attività dell'uomo spirituale, e il nuovo principio di vita soprannaturale infuso da Dio. Due sono gli interrogativi che si pongono a chi studia i rapporti intercorrenti fra il livello naturale e quello soprannaturale. Staticamente: in che modo la grazia si inserisce nelle strutture naturali?
Dinamicamente: in quale misura la partecipazione alla vita divina influisce sullo sviluppo dell'uomo spirituale?
In pratica questi interrogativi ripropongono la formula tradizionale: gratia supponit perficitque naturam. La risposta che ora diamo risulterà arricchita dai risultati dello studio precedente. Notiamo l'importanza della questione dal punto di vista della concezione dell'uomo. Ben sappiamo che il problema dell'umanesimo è fondamentale nel pensiero odierno e che molti filosofi muovono dal postulato secondo il quale ogni umanesimo non solo deve partire dall'uomo, ma deve restare entro i confini della capacità naturale dell'uomo.

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CAPITOLO SESTO
LA DIMENSIONE ASCETICA DELLA VITA SPIRITUALE

Per descrivere la vita spirituale, quale è ricevuta e vissuta dall'uomo, non bastano i vari elementi della condizione naturale, perché l'uomo non è pura natura avente relazione alla natura divina partecipata, ma è circondato dal mondo del peccato, anzi il mondo del peccato entra in lui e così la sua vita spirituale non è solo elevazione del suo essere e della sua azione all'ordine soprannaturale, ma anche risanamento continuo dell'esistenza peccaminosa e lotta contro le forze del male. Il peccato può essere considerato sotto tre aspetti storici, i quali determinano altrettanti modi di influsso sull'uomo da parte della potenza del male (cfr. S. IGNAZIO di Loyola, Esercizi spirituali, nn. 50-54).
Può essere considerato come peccato commesso fuori del tempo: è il peccato degli angeli. Esistenti fuori del nostro tempo e ribellatisi a Dio, si sono allontanati da lui e sono pertanto diventati esseri malvagi. Secondo san Giovanni, "il diavolo è stato omicida fin dal principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna" (Gv 8,44).

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CAPITOLO SETTIMO
L'ASCESI TRA UMILTA' E PAZIENZA

I - L'ASCESI CRISTIANA
Dalle considerazioni or ora esposte sulla situazione dell'uomo peccatore che vive in un mondo di peccato, emerge la necessità dell'ascesi, vale a dire di un esercizio volontario che mira a subordinare i valori inferiori ai valori superiori ed in particolare alla carità, centro di tutta la vita cristiana.
1. Necessità della lotta spirituale
La necessità della lotta spirituale è affermata chiaramente nel vangelo e fa parte del messaggio della chiesa primitiva: in ogni vita morale e religiosa è concretamente incluso uno sforzo ascetico.
A tale idea si ricollega segnatamente il senso della penitenza, necessaria alla riparazione dei peccati e all'ottenimento di grazie particolari; alla preghiera corrisponde il digiuno. La figura di Giovanni Battista rappresenta precisamente una corrente di vita spirituale fondata sull'austerità della vita e presentata come preparazione alla conversione.
Con san Paolo l'accento si sposta sulla lotta che il cristiano deve intraprendere sia nella propria vita spirituale, sia nella vita apostolica; la vita cristiana è lotta e combattimento:  "Non sapete - scrive san Paolo in un testo ripreso nella liturgia quaresimale - che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona."


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CAPITOLO OTTAVO
LA PREGHIERA: UN DIALOGO DI AMORE CON LA TRINITA'

I - LA PREGHIERA NELLE SUE ESPRESSIONI FONDANTI
Secondo l'espressione di Heiler, la preghiera è "il fenomeno centrale di tutta la religione"; oppure, per usare il linguaggio scolastico, diciamo che la preghiera è l'atto fondamentale della virtù di religione.
Dopo aver presentato la vita morale quale operosità della carità, dobbiamo ora illustrare il senso della preghiera quale anima di tutta la vita spirituale.  Una tale proposizione non ha bisogno di molte giustificazioni: basta frequentare la Sacra Scrittura per convincerci senza nessuna reticenza del posto preminente della preghiera nel messaggio rivelato.
I Salmi sono stati sempre espressione privilegiata e al contempo scuola della preghiera; notiamo a questo proposito che non c'è nessuna differenza fra Antico e Nuovo Testamento: la preghiera, infatti, si rivolge a Dio Creatore e Padre di tutti gli uomini. Inoltre l'esperienza dimostra che tutti gli uomini veramente spirituali (pensiamo ai santi) sono sempre stati anime di preghiera. E poco importa se fossero contemplativi o apostoli, laici o sacerdoti! La vita di preghiera si offre e si impone a tutti.
Certo non dimentichiamo che la sostanza della vita spirituale è la carità; essa sola è la condizione di tutte le virtù e della stessa virtù di religione, che senza la carità è vana e svilita (cfr. Gc 1,26-27; Mt 7,21-23). Ma posto che vi sia la carità, la virtù di religione può dare la propria impronta a tutta l'attività spirituale, rendendoci coscienti del significato fondamentale della condizione creaturale.

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CAPITOLO NONO
LE MEDIAZIONI E GLI AIUTI PER LA CRESCITA SPIRITUALE

Per descrivere l'attuazione concreta della vita spirituale cristiana, bisogna muovere dalle mediazioni che ne definiscono la forma genuina, cioè da quelle che derivano del mistero; dell'incarnazione.
Nella teologia odierna tale prospettiva è stata messa in grande rilievo. Karl Rahner ad esempio, nel trattare della teologia sacra - mentaria, dal dato tradizionale nella patristica greca che, con l'incarnazione del Verbo, vede l'umanità intera già fondamentalmente assunta nella salvezza.
In Cristo la grazia dimora nel mondo in forma stabile e storica, visibile, incarnata nella carne di Cristo: Cristo è la Parola sacramentale mediante la quale Dio ha annunciato in modo ultimo e definitivo la sua salvezza: è Parola di grazia, di riconciliazione, di vita eterna.
La chiesa è il perdurare attuale di questa Parola divina di grazia che Dio ha costituito nella persona di Cristo: come tale, la chiesa è il "sacramento primo", la scaturigine dei sacramenti; questi, a loro volta, sono momenti essenziali della di lei attuazione, in quanto costruiscono e formano la chiesa e di conseguenza inseriscono in essa e fanno crescere i cristiani che per mezzo dei sacramenti partecipano alla vita di Cristo.
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CAPITOLO DECIMO
LA DIMENSIONE ECCLESIALE DELLA VITA SPIRITUALE

Per il resto, fratelli,
state lieti,tendete alla perfezione,
fatevi coraggio a vicenda(2Cor13,11).

Tra le istanze preminenti della antropologia teologica occupa un posto importante l'asserzione della reciprocità umana, fondata su quel rapporto nativo dell'uomo col Cristo che collega ciascuno a tutti gli altri in quanto lo congiunge al Figlio incarnato, e visibilizzato efficacemente dalla appartenenza alla santa Chiesa di Dio. (1) .
Questo statuto d'essere contrassegna ovviamente anche la vita spirituale, conferendole un carattere di interpersonalità diffusa, o di ecclesialità generalizzata, che emerge in tutti i suoi aspetti.
Per darne una illustrazione adeguata bisognerebbe rivisitare i contenuti già considerati nel parlare della mistica e
dell'ascetica, nell'ottica, ad esempio, di una teologia spirituale dei sacramenti; od anche riprendere i dati della dimensione storica della vita spirituale, nella angolazione, supponiamo, di una teologia spirituale dei carismi. Ma l'ampiezza di un simile approccio risulterebbe eccessiva.
E dunque preferiamo adottare una linea metodologica affine a quella già applicata con frutto nel trattare della mistica: giocando sulla capacità

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(1) Cf GOZZELINO G., Vocazione
e destino dell'uomo in Cristo, Elle Di Ci,
Leumann, 1985, 103-186

 

CAPITOLO UNDICESIMO
LA TEOLOGIA DELLA PERFEZIONE CRISTIANA: LO STADIO MISTICO

Dimentico del passato, e proteso
verso il futuro, corro verso la
meta (Fil 3,13-14).

Considerati i due versanti di realizzazione dell'esperienza di fede di ogni singolo credente, occorre valutare più da vicino il processo che ne regola lo sviluppo.
Valgono per questa parte le conclusioni della antropologia teologica concernenti il peso ed il valore della storia per la definizione della concreta condizione viatrice dell'uomo terreno.
Rimandando a quella fonte quale suo adeguato retroterra,(1) tentiamo un abbozzo sommario dei ricchi contenuti di esperienza sottesi nella dottrina classica delle vie e dei gradi della vita spirituale. (2).

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(1) Cf GOZZELINO G., Vocazione e destino dell'uomo in Cristo,Elle Di Ci, Leumann, 1985, 187-292.
(2) Cf SAUDREAU A., I gradi della vita spirituale, 2 voll., Vita e Pensiero, Milano, 1937;
CONGAR Y., Les trois àges de la vie spirituelle, in <<VS>> 87 (1955),n. 403, 115-129;
RAHNER K., I gradi della perfezione cristiana,in Saggi di Spiritualità, Ed. Paoline, Roma, 1965, 45-78;
RUIZ SALVADOR F., Le età della vita spirituale, in AA.VV., Tempo e vita spirituale, Teresianum, Roma, 1971, 83-110; ID., Il cammino della fede, in AA.VV., La vita nella fede, Teresianum, Roma, 1972, 91-112;
BERNARD C., Vie morale et croissance dans le Christ, Gregoriana, Roma, 1973; DE FIORES S., Itinerario spirituale, in <<NDS>> 787-809; GONZALES L.,
Che cos'è la crescita spirituale?, in <<Vita Consacrata>> 17 (1981) 159-163; ZAVALLONI R., La crescita spirituale oggi, in <<Vita Consacrata>>17 (1981) 236-252; RUTZ SALVADOR R., Diventare personalmente adulti in Cristo, in GOFFI T. - SECONDIN B. (ed.),Problemi e prospettive di spiritualità, Queriniana, Brescia, 1983, 277-301; BERNARD C., I gradi e le vie nella vita spirituale, in BORACCO P. L. - SECONDIN B. (ed.), L'uomo spirituale, IPL, Milano, 1986, 167-175; RONDET M. - VIARD C., La crescita spirituale. Tappe, criteri di verifica,strumenti, Ed. Dehoniane, Bologna, 1988; AA.VV., Les ages de la vie spirituelle, crises e reprises, in <<Christus>> 36 (1989) n. 143.






Fonte : scritti del prof. don Alfonso Longobardi , sito dell'autore www.fontes.it  













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