giovedì 25 luglio 2019

SACRAMENTO DELLA PENITENZA , di Clara Antoniani Di Gennaro



SACRAMENTO DELLA PENITENZA
 
di Clara Antoniani Di Gennaro
 

          

E' bene, proprio in questo periodo dell'anno liturgico che chiamiamo "Quaresima" tempo propizio di grazia e di perdono, meditare sul "Sacramento della Penitenza".
E' stato il grande Pontefice Innocenzo III° che nel Concilio Lateranense IV (1215) tra le disposizioni disciplinari istituì il precetto di "confessarsi e comunicarsi almeno una volta l'anno nella ricorrenza pasquale". Da allora è valso l'uso di confessarsi nel periodo quaresimale.
Il Concilio di Trento (1542-63) dichiara che pur dopo aver ricevuto il battesimo e l'essere stato assolto sia dal peccato originale che dai peccati personali anteriori al battesimo col condono della pena eterna e di quella temporale, nell'uomo rimane una inclinazione al male che chiama "tendenza alla concupiscenza" per cui può ancora commettere peccati veniali (quelli che non annientano la Grazia) e peccati mortali (materia grave, piena avvertenza e deliberato consenso per cui si perde la Grazia Santificante).
Dio misericordioso "Sa di che siamo plasmati" (Salmo 103,14). Con il Sacramento della Penitenza, istituito da Cristo stesso dopo la resurrezione (Gv 20,21; Mt 16,19; Mt 18,18) ci offre un rimedio per ricevere la forza di staccarci dal peccato e per muoverci verso la "Riconciliazione". L'uomo avverte di aver commesso una colpa: nella sua coscienza ha l'intuizione dell'unica legge di santità :" Ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso ".
Quando sa di aver mancato sente il desiderio di contrizione e il bisogno di purificarsi. Anche l'attrizione, ossia la paura della pena eterna, è sufficiente per la confessione.
Bisogna essere vigilanti nel non rimandare questo Sacramento perché si può cadere nella anestesia del peccato e non sentirne più il bisogno.
Questo Sacramento è costituito dalla disposizione del penitente (un battezzato peccatore) e dell'assoluzione del ministro: sacerdote validamente ordinato con giurisdizione ordinaria o delegato dal proprio Vescovo, che in atteggiamento di carità, umiltà, servizio e vera misericordia, per quello che il penitente accusa - hic et nunc - con l'obbligo del segreto confessionale dà l'assoluzione rimettendo i peccati per il potere conferitogli da Cristo stesso mediante gli Apostoli e quindi i Vescovi.  Anche se il sacerdote confessore fosse indegno, purché abbia l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, l'azione di Cristo non può essere fermata. In pericolo di morte ogni sacerdote, anche senza giurisdizione, può dare l'assoluzione. Se mancassero sacerdoti e il morente desiderasse confessarsi con contrizione, ottiene l'assoluzione "ex voto" perché il Sacramento è più grande dell'atto.
Tutti i peccati possono essere rimessi tranne il peccato contro lo Spirito Santo, ossia il rifiuto volontario della Luce (Mc 3,29). Per i crimini gravi è necessario l'assoluzione del Papa o di un Vescovo.
Ma la gioia più grande di Dio è proprio perdonare (Lc 15). Gesù mandato dal Padre è venuto per i malati non per i sani, versa il suo sangue in remissione dei peccati (Mt 26,28). Egli è l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
Dopo l'assoluzione il Confessore deve dare una "Penitenza" che è parte integrante del Sacramento, ma la pena temporale bisogna pagarla o in questa dimensione o nel Purgatorio e "usque ad ultimum quadrante".
Il penitente oltre la pena imposta dal Confessore può scegliere liberamente dei sacrifici o accettare le prove che gli vengono imposte durante la vita "in sconto dei nostri peccati". Ricordiamo quello che ci viene rivelato nell'Apocalisse " Nulla di impuro entrerà nella Gerusalemme Messianica " (Ap 21,2).
Prepariamoci allora ogni giorno per essere degni di entrare nella Gerusalemme Celeste quando nell'ultimo giorno Gesù ci verrà incontro e potremo allora vedere " un nuovo cielo e una nuova terra " (Ap 21,1).






Fonte : scritti e appunti della teologa  Clara Antoniani Di Gennaro .









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