SACRAMENTO DELLA PENITENZA
di Clara Antoniani Di Gennaro
E' bene, proprio in questo periodo
dell'anno liturgico che chiamiamo "Quaresima" tempo propizio di grazia e di
perdono, meditare sul "Sacramento della Penitenza".
E' stato il grande Pontefice
Innocenzo III° che nel Concilio Lateranense IV (1215) tra le disposizioni
disciplinari istituì il precetto di "confessarsi e comunicarsi almeno una volta
l'anno nella ricorrenza pasquale". Da allora è valso l'uso di confessarsi nel
periodo quaresimale.
Il Concilio di Trento (1542-63)
dichiara che pur dopo aver ricevuto il battesimo e l'essere stato assolto sia
dal peccato originale che dai peccati personali anteriori al battesimo col
condono della pena eterna e di quella temporale, nell'uomo rimane una
inclinazione al male che chiama "tendenza alla concupiscenza" per cui può ancora
commettere peccati veniali (quelli che non annientano la Grazia) e peccati
mortali (materia grave, piena avvertenza e deliberato consenso per cui si perde
la Grazia Santificante).
Dio misericordioso "Sa di che siamo
plasmati" (Salmo 103,14). Con il Sacramento della Penitenza, istituito da Cristo
stesso dopo la resurrezione (Gv 20,21; Mt 16,19; Mt 18,18) ci offre un rimedio
per ricevere la forza di staccarci dal peccato e per muoverci verso la
"Riconciliazione". L'uomo avverte di aver commesso una colpa: nella sua
coscienza ha l'intuizione dell'unica legge di santità :" Ama Dio sopra ogni cosa
e il prossimo tuo come te stesso ".
Quando sa di aver mancato sente il
desiderio di contrizione e il bisogno di purificarsi. Anche l'attrizione, ossia
la paura della pena eterna, è sufficiente per la confessione.
Bisogna essere vigilanti nel non
rimandare questo Sacramento perché si può cadere nella anestesia del peccato e
non sentirne più il bisogno.
Questo Sacramento è costituito dalla
disposizione del penitente (un battezzato peccatore) e dell'assoluzione del
ministro: sacerdote validamente ordinato con giurisdizione ordinaria o delegato
dal proprio Vescovo, che in atteggiamento di carità, umiltà, servizio e vera
misericordia, per quello che il penitente accusa - hic et nunc - con l'obbligo
del segreto confessionale dà l'assoluzione rimettendo i peccati per il potere
conferitogli da Cristo stesso mediante gli Apostoli e quindi i Vescovi.
Anche se il sacerdote confessore fosse indegno, purché abbia l'intenzione di
fare ciò che fa la Chiesa, l'azione di Cristo non può essere fermata. In
pericolo di morte ogni sacerdote, anche senza giurisdizione, può dare
l'assoluzione. Se mancassero sacerdoti e il morente desiderasse confessarsi con
contrizione, ottiene l'assoluzione "ex voto" perché il Sacramento è più grande
dell'atto.
Tutti i peccati possono essere
rimessi tranne il peccato contro lo Spirito Santo, ossia il rifiuto volontario
della Luce (Mc 3,29). Per i crimini gravi è necessario l'assoluzione del Papa o
di un Vescovo.
Ma la gioia più grande di Dio è
proprio perdonare (Lc 15). Gesù mandato dal Padre è venuto per i malati non per
i sani, versa il suo sangue in remissione dei peccati (Mt 26,28). Egli è
l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
Dopo l'assoluzione il Confessore
deve dare una "Penitenza" che è parte integrante del Sacramento, ma la pena
temporale bisogna pagarla o in questa dimensione o nel Purgatorio e "usque ad
ultimum quadrante".
Il penitente oltre la pena imposta
dal Confessore può scegliere liberamente dei sacrifici o accettare le prove che
gli vengono imposte durante la vita "in sconto dei nostri peccati". Ricordiamo
quello che ci viene rivelato nell'Apocalisse " Nulla di impuro entrerà nella
Gerusalemme Messianica " (Ap 21,2).
Prepariamoci allora ogni giorno per
essere degni di entrare nella Gerusalemme Celeste quando nell'ultimo giorno Gesù
ci verrà incontro e potremo allora vedere " un nuovo cielo e una nuova terra " (Ap
21,1).
Fonte : scritti e
appunti della teologa Clara Antoniani Di Gennaro .
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