martedì 23 luglio 2019

SULLO SPIRITO SANTO Dall’Enciclica "Dominum et Vivificantem", di Giovanni Paolo II°, di padre Claudio Traverso



Padre Claudio Traverso

SULLO SPIRITO SANTO
Dall’Enciclica "Dominum et Vivificantem", di Giovanni Paolo II°



«Compiuta l'opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra (Gv17,4), il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare di continuo la Chiesa, e i credenti avessero così, mediante Cristo, accesso al Padre in un solo Spirito». È questi lo Spirito di vita, la sorgente dell'acqua zampillante fino alla vita eterna (Gv4,14); (Gv7,38), colui per mezzo del quale il Padre ridona la vita agli uomini, morti per il peccato, finché un giorno risusciterà in Cristo i loro corpi mortali (Rm8,10)».
In questo modo il Concilio Vaticano II parla della nascita della Chiesa nel giorno della Pentecoste. Questo evento costituisce la definitiva manifestazione di ciò che si era compiuto nello stesso Cenacolo già la domenica di Pasqua. Il Cristo risorto venne e «portò» agli apostoli lo Spirito Santo. Lo diede loro dicendo: «Ricevete lo Spirito Santo». Ciò che era avvenuto allora all'interno del Cenacolo, «a porte chiuse, più tardi, il giorno della Pentecoste si manifesta anche all'esterno, davanti agli uomini. Si aprono le porte del Cenacolo, e gli apostoli si dirigono verso gli abitanti e i pellegrini convenuti a Gerusalemme in occasione della festa, per rendere testimonianza a Cristo nella potenza dello Spirito Santo. In questo modo si adempie l'annuncio: «Egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio».
Leggiamo in un altro documento del Vaticano II: «Indubbiamente lo Spirito Santo operava nel mondo prima ancora che Cristo fosse glorificato. Ma fu nel giorno della Pentecoste che egli discese sui discepoli, per rimanere con loro in eterno, e la Chiesa apparve pubblicamente di fronte alla moltitudine, ed ebbe inizio mediante la predicazione e la diffusione del Vangelo in mezzo ai pagani».
Il tempo della Chiesa ha avuto inizio con la «venuta», cioè con la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli riuniti nel Cenacolo di Gerusalemme insieme con Maria, la Madre del Signore. Il tempo della Chiesa ha avuto inizio nel momento in cui le promesse e gli annunci, che così esplicitamente si riferivano al consolatore, allo Spirito di verità, hanno cominciato ad avverarsi in tutta potenza ed evidenza sugli apostoli, determinando così la nascita della Chiesa. Di questo parlano diffusamente e in molti passi gli Atti degli Apostoli dai quali risulta che, secondo la coscienza della prima comunità, di cui Luca esprime le certezze, lo Spirito Santo ha assunto la guida invisibile-- ma in certo modo «percepibile»--di coloro che, dopo la dipartita del Signore Gesù, sentivano profondamente di essere rimasti orfani. Con la venuta dello Spirito essi si sono sentiti idonei a compiere la missione loro affidata. Si sono sentiti pieni di fortezza. Proprio questo ha operato in loro lo Spirito Santo, e questo egli opera continuamente nella Chiesa mediante i loro successori.
La grazia dello Spirito Santo, infatti, che gli apostoli con l'imposizione delle mani diedero ai loro collaboratori, continua ad essere trasmessa nell'Ordinazione episcopale. I Vescovi poi col Sacramento dell'ordine rendono partecipi di tale dono spirituale i sacri ministri e provvedono a che, mediante il Sacramento della confermazione, ne siano corroborati tutti i rinati dall'acqua e dallo Spirito. Così, in certo modo, si perpetua nella Chiesa la grazia di Pentecoste. Come scrive il Concilio, «lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (1Cor3,16); (1Cor6,19), e in essi prega e rende testimonianza della loro adozione a figli (Gal4,6); (Rm8,15).
Egli introduce la Chiesa in tutta intera la verità (Gv16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la edifica e dirige con i diversi doni gerarchici e carismatici, la arricchisce dei suoi frutti (Ef4,11); (1Cor12,4); (Gal5,22).  Con la forza del Vangelo mantiene la Chiesa continuamente giovane, costantamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo».
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2. La testimonianza del giorno della Pentecoste

Nel giorno della Pentecoste trovarono la loro più esatta e diretta conferma gli annunci di Cristo nel discorso di addio. Quel giorno, sugli apostoli raccolti in preghiera insieme con Maria, Madre di Gesù, nello stesso Cenacolo, discese lo Spirito Santo promesso, come leggiamo negli Atti degli Apostoli: «Ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi», «riconducendo in tal modo all'unità le razze disperse e offrendo al Padre le primizie di tutte le nazioni».
È chiaro il rapporto tra l'annuncio fatto da Cristo e questo evento. Noi vi scorgiamo il primo e fondamentale compimento della promessa del Paraclito. Questi viene mandato dal Padre, «dopo» la dipartita di Cristo, «a prezzo» di essa. Questa è dapprima una dipartita mediante la morte in Croce, e poi, quaranta giorni dopo la risurrezione, mediante l'ascensione al Cielo. Ancora nel momento dell'ascensione Gesù ordina agli apostoli «di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre»; «sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni»; «riceverete forza dallo Spirito Santo, che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra»"'. Queste ultime parole racchiudono un'eco, o un ricordo dell'annuncio fatto nel Cenacolo.
E il giorno della Pentecoste tale annuncio si avvera in tutta esattezza. Agendo sotto l'influsso dello Spirito Santo, ricevuto dagli apostoli durante la preghiera nel Cenacolo, davanti ad una moltitudine di gente di diverse lingue, radunata per la festa, Pietro si presenta e parla. Proclama ciò che certamente non avrebbe avuto il coraggio di dire in precedenza: «Uomini d'Israele, ... Gesù di Nazareth--uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra voi per opera sua--dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere».
Gesù aveva predetto e promesso: «Egli mi renderà testimonianza, ... e anche voi mi renderete testimonianza». Nel primo discorso di Pietro a Gerusalemme tale «testimonianza» trova il suo chiaro inizio: è la testimonianza intorno a Cristo crocifisso e risorto. Quella dello Spirito-Paraclito e degli apostoli. E nel contenuto stesso di tale prima testimonianza lo Spirito di verità per bocca di Pietro «convince il mondo quanto al peccato»: prima di tutto, quanto a quel peccato che è il rifiuto del Cristo fino alla condanna a morte, fino alla Croce sul Golgota.
Proclamazioni di analogo contenuto si ripeteranno, secondo il testo degli Atti degli Apostoli, in altre occasioni e in diversi luoghi.
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4. Lo Spirito Santo nel rafforzamento dell'«uomo interiore»
58. Il mistero della Risurrezione e della Pentecoste è annunciato e vissuto dalla Chiesa, che è l'erede e la continuatrice della testimonianza degli apostoli circa la risurrezione di Gesù Cristo. Essa è la testimone perenne di questa vittoria sulla morte, che ha rivelato la potenza dello Spirito Santo e ha determinato la sua nuova venuta, la sua nuova presenza negli uomini e nel mondo. Infatti nella risurrezione di Cristo lo Spirito Santo Paraclito si è rivelato soprattutto come colui che dà la vita: «Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito, che abita in voi».
Nel nome della risurrezione di Cristo la Chiesa annuncia la vita, che si è manifestata oltre il limite della morte, la vita che è più forte della morte. Al tempo stesso, essa annuncia colui che dà questa vita: lo Spirito vivificatore; lo annuncia e con lui coopera nel dare la vita. Infatti, se «il corpo è morto a causa del peccato..., lo spirito è vita a causa della giustificazione», operata da Cristo crocifisso e risorto.
E in nome della risurrezione di Cristo la Chiesa serve la vita che proviene da Dio stesso, in stretta unione ed in umile servizio allo Spirito. Proprio per questo servizio l'uomo diventa in modo sempre nuovo la «via della Chiesa». Unita con lo Spirito, la Chiesa è consapevole più di ogni altro della realtà dell'uomo interiore, di ciò che nell'uomo è più profondo ed essenziale, perché spirituale ed incorruttibile.
A questo livello lo Spirito innesta la «radice dell'immortalità», dalla quale spunta la nuova vita: cioè, la vita dell'uomo in Dio, che, come frutto della sua autocomunicazione salvifica nello Spirito Santo, può svilupparsi e consolidarsi solo sotto l'azione di costui. Perciò, l'Apostolo si rivolge a Dio in favore dei credenti, ai quali dichiara: «Piego le ginocchia davanti al Padre..., perché vi conceda... di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore». Sotto l'influsso dello Spirito Santo matura e si rafforza quest'uomo interiore, cioè «spirituale».
Grazie alla divina comunicazione lo spirito umano, che «conosce i segreti dell'uomo», si incontra con lo «Spirito che scruta le profondità di Dio». In questo Spirito, che è il dono eterno, Dio uno e trino si apre all'uomo, allo spirito umano. Il soffio nascosto dello Spirito divino fa sì che lo spirito umano si apra, a sua volta, davanti all'aprirsi salvifico e santificante di Dio. Per il dono della grazia, che viene dallo Spirito, l'uomo entra in «una vita nuova», viene introdotto nella realtà soprannaturale della stessa vita divina e diventa «dimora dello Spirito Santo», «tempio vivente di Dio». Per lo Spirito Santo, infatti, il Padre e il Figlio vengono a lui e prendono dimora presso di lui. Nella comunione di grazia con la Trinità si dilata l'«area vitale» dell'uomo, elevata al livello soprannaturale della vita divina. L'uomo vive in Dio e di Dio: vive «secondo lo Spirito» e «pensa alle cose dello Spirito».
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CONCLUSIONE
67. Vogliamo concludere queste considerazioni nel cuore della Chiesa e nel cuore dell'uomo. La via della Chiesa passa attraverso il cuore dell'uomo, perché è qui il luogo recondito dell'incontro salvifico con lo Spirito Santo, col Dio nascosto, e proprio qui lo Spirito Santo diventa «sorgente di acqua, che zampilla per la vita eterna». Qui egli giunge come Spirito di verità e come Paraclito, quale è stato promesso da Cristo. Di qui egli agisce come consolatore, intercessore, avvocato--specialmente quando l'uomo, o l'umanità, si trova davanti al giudizio di condanna di quell'«accusatore», del quale l'Apocalisse dice che «accusa i nostri fratelli davanti al nostro Dio giorno e notte».
Lo Spirito Santo non cessa di essere il custode della speranza nel cuore dell'uomo: della speranza di tutte le creature umane e, specialmente, di quelle che «possiedono le primizie dello Spirito» ed «aspettano la redenzione del loro corpo». Lo Spirito Santo, nel suo misterioso legame di divina comunione col Redentore dell'uomo, è il realizzatore della continuità della sua opera: egli prende da Cristo e trasmette a tutti, entrando incessantemente nella storia del mondo attraverso il cuore dell'uomo.
Qui egli diventa --come proclama la Sequenza liturgica della solennità di Pentecoste-- vero «padre dei poveri, datore dei doni luce dei cuori»; diventa «dolce ospite dell'anima», che la Chiesa saluta incessantemente sulla soglia dell'intimità di ogni uomo. Egli, infatti, porta «riposo e riparo» in mezzo alle fatiche, al lavoro delle braccia e delle menti umane; porta «riposo» e «sollievo» in mezzo alla calura del giorno, in mezzo alle inquietudini, alle lotte e ai pericoli di ogni epoca; porta, infine, la «consolazione», quando il cuore umano piange ed è tentato dalla disperazione. Per questo, la stessa Sequenza esclama: «Senza la tua forza nulla è nell'uomo, nulla è senza colpa». Solo lo Spirito Santo, infatti, «convince del peccato», del male, allo scopo di instaurare il bene nell'uomo e nel mondo umano: per «rinnovare la faccia della terra». Perciò, egli opera la purificazione da tutto ciò che «deturpa» l'uomo, da «ciò che è sordido»; cura le ferite anche più profonde dell'umana esistenza; cambia l'interiore aridità delle anime, trasformandole in fertili campi di grazia e di santità. Quello che è «rigido - lo piega», quello che è «gelido - lo riscalda», quello che è «sviato - lo raddrizza» lungo le vie della salvezza. Pregando così, la Chiesa incessantemente professa la sua fede: c'è nel nostro mondo creato uno Spirito che è un dono increato. È questi lo Spirito del Padre e del Figlio: come il Padre e il Figlio, è increato, immenso, eterno, onnipotente, Dio, Signore.
Questo Spirito di Dio «riempie l'universo», e tutto ciò che è creato in lui riconosce la fonte della propria identità, in lui trova la propria trascendente espressione, a lui si volge e lo attende, lo invoca col suo stesso essere. A lui, come a Paraclito, a Spirito di verità e di amore, si rivolge l'uomo che vive di verità e di amore e che senza la fonte della verità e dell'amore non può vivere. A lui si rivolge la Chiesa, che è il cuore dell'umanità, per invocare per tutti ed a tutti dispensare quei doni dell'amore, che per mezzo suo «è stato riversato nei nostri cuori». A lui si rivolge la Chiesa lungo le intricate vie del pellegrinaggio dell'uomo sulla terra: e chiede, incessantemente chiede la rettitudine degli atti umani come opera sua; chiede la gioia e la consolazione, che solo lui, il vero consolatore, può portare scendendo nell'intimo dei cuori umani; chiede la grazia delle virtù, che meritano la gloria celeste; chiede la salvezza eterna, nella piena comunicazione della vita divina, a cui il Padre ha eternamente «predestinato» gli uomini, creati per amore ad immagine e somiglianza della Santissima Trinità. La Chiesa col suo cuore, che in sé comprende tutti i cuori umani, chiede allo Spirito Santo la felicità, che solo in Dio ha la sua completa attuazione: la gioia «che nessuno potrà togliere», la gioia che è frutto dell'amore e, dunque, di Dio che è amore; chiede «la giustizia, la pace e la gioia nello Spirito Santo», in cui, secondo san Paolo, consiste il Regno di Dio.
Anche la pace è frutto dell'amore: quella pace interiore, che l'uomo affaticato cerca nell'intimo del suo essere. quella pace chiesta dall'umanità, dalla famiglia umana dai popoli, dalle nazioni, dai continenti, con una trepida speranza di ottenerla nella prospettiva del passaggio dal secondo al terzo Millennio cristiano. Poiché la via della pace passa in definitiva attraverso l'amore e tende a creare la civiltà dell'amore, la Chiesa fissa lo sguardo in colui che è l'amore del Padre e del Figlio e, nonostante le crescenti minacce, non cessa di aver fiducia, non cessa di invocare e di servire la pace dell'uomo sulla terra. La sua fiducia si fonda su colui che, essendo lo Spirito-amore, è anche lo Spirito della pace e non cessa di esser presente nel nostro mondo umano, sull'orizzonte delle coscienze e dei cuori, per «riempire l'universo» di amore e di pace.
Davanti a lui io m'inginocchio al termine di queste considerazioni, implorando che, come Spirito del Padre e del Figlio, egli conceda a noi tutti la benedizione e la grazia, che desidero trasmettere, nel nome della Santissima Trinità, ai figli e alle figlie della Chiesa ed all'intera famiglia umana.

Auguro di cuore Buona Pentecoste !
   Padre Claudio    


 


Fonte : http://www.cantalleluia.net  ,  website a cura di Padre Claudio Traverso .












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