Padre Claudio Traverso
CAMMINO DI FEDE
"Io sono la luce del
mondo", dice il Signore, "chi segue me non cammina nelle tenebre,
ma avrà la luce
della vita". (Gv 8,12)
1° Cap.
“So a chi ho creduto” (2
Tm 1,12) La fede è innanzi tutto una adesione personale dell’uomo a
Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l’assenso libero a tutta la verità
che Dio ha rivelato. In quanto adesione personale a Dio e assenso alla verità
da Lui rivelata, la fede cristiana differisce dalla fede in una persona umana.
E’ bene e giusto affidarsi completamente a Dio e credere assolutamente a ciò
che Egli dice. Sarebbe vano e fallace riporre una simile fede in una creatura.
CREDENTE: Il termine credente indica la persona
che crede, che ha fede. Utilizzata in senso religioso la parola credente
assume tutta la pienezza del suo significato e la ricchezza di contenuto.
Credere è un attività propria dell’uomo. In
virtù della sua razionalità, libertà e affettività, l’uomo crede e può
credere. Egli si realizza pienamente soltanto nell’interscambio con gli altri.
Senza accettazione di quello che diciamo e che ci viene detto, la convivenza
umana sarebbe impossibile.
Il credere come cristiano potenzia la
comunicabilità dell’uomo aprendola a Dio in Cristo, accetta la verità della
sua persona affidandosi ad essa e aderendo al suo contenuto e organizza in tal
senso la sua vita spirituale.
Si può affermare che il credente cristiano in
virtù della sua fede gode di una vita “nuova”, arricchita dal soffio dello
Spirito che agisce dall’interno del suo cuore, essendo desiderato e accolto
con gioia.
La fede autentica è sempre risposta alla Parola
di Dio. Gesù Cristo sceglie degli apostoli, formerà dei discepoli, stabilirà
la sua chiesa, il suo gregge, il suo regno e darà loro l’incarico di essere
suoi testimoni, di predicare in tutto il mondo, di battezzare e di guadagnare
gli altri alla stessa fede.
Cristo stabilisce il luogo nel quale il
credente realizza per mezzo della fede un incontro personale con lui:
incontro, fiducia nella sua persona che è adesione a lui senza riserve.
Buon cammino !
2°
Cap.
Per il cristiano credere
in Dio è inseparabilmente credere in Colui che Egli ha mandato, il suo Figlio
prediletto nel quale si è compiaciuto (Mc 1,11); Dio ci ha detto di ascoltarlo.
Possiamo credere in Gesù
Cristo perché egli stesso è Dio, il Verbo fatto carne.
E’ lo Spirito Santo che
rivela agli uomini chi è Gesù. Infatti "nessuno può dire: "Gesù è il Signore" se
non sotto l’azione dello Spirito Santo" (1 Cor 12,3) "che scruta ogni cosa,
anche le profondità di Dio (1 Cor 2,10).
La possibilità di
riflettere sulla fede e la sua comunicazione non è solo una possibilità, ma una
cosa necessaria e irrinunciabile. L’evangelizzazione infatti nasce dalla
testimonianza di una comunità che vive onestamente il suo percorso di sequela
del Vangelo.
E’ dunque un cammino con
radici consolidate, che conosce entusiasmi e battute di arresto. E’ un cammino
che ha i suoi punti essenziali: per dire la fede occorre ridirsi la fede e
verificare di quale fede si tratta.
La fede è realtà che
possiede diversi livelli. Essa riguarda innanzitutto una esperienza di salvezza
che diventa proposta di vita e di "migliore riorganizzazione" dell’esistenza,
personale e quindi comunitaria. Nasce da una storia concreta che ha coinvolto
persone che ne sono diventate i testimoni a cominciare dagli Apostoli. Loro
hanno continuato a costruire la loro personale vicenda e hanno dato parole a
tale esperienza.
Si può quindi comunicare
la storia che invita alla fede.
Ma questa non può essere
contraddetta o invalidata dallo stile di vita di chi la propone. In questo caso
il messaggio, il soggetto che lo comunica e il mezzo comunicativo usato devono
essere in piena armonia tra di loro.
Buon cammino !
3° Cap.
Per la storia a cui facciamo
riferimento e in cui crede la comunità cristiana è la "vicenda" di Gesù di
Nazareth. Occorre raccontare di nuovo il fatto che ha dato origine alla nostra
storia: evangelizzare e rievangelizzare ha per contenuto fondante la passione di
Gesù per la causa del Regno di Dio. Incarnazione e Redenzione quindi.
Anche in questo aspetto aspetto si
manifesta la centralità della Celebrazione Eucaristica che ci propone ogni anno
la "storia" di Colui che ha cambiato la storia. E ce la presenta come racconto e
come sacramento. La vicenda personale di Gesù è il contenuto base della
comunicazione della fede.
La comunicazione della fede che
nasce dalla continua rievangelizzazione delle comunità cristiane incontra uomini
già impegnati a costruire il mondo. Molto probabilmente con modi di pensare e di
organizzare la vita che possono essere espressi con formulazioni differenti, ma
con obiettivi comuni da realizzare attraverso diverse disponibilità. questa è la
situazione della Chiesa.
Una comunicazione della fede,
quindi, realizzata per mezzo della vita di comunità adulte, impostata come
dialogo finalizzato alla trasformazione e salvezza del mondo, a partire dalla
centralità dell'esperienza umana e religiosa di Gesù di Nazareth.
Nella fede, l'intelligenza e la
volontà umane cooperano con la grazia divina: credere è un atto dell'intelletto
che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio per mezzo della grazia, dà il
proprio libero consenso alla verità divina.
Il motivo di credere non consiste
nel fatto che le verità rivelate appaiono come vere e intelligibili alla luce
della nostra ragione naturale. Noi crediamo per l'autorità di Dio stesso che le
rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare.
Nondimeno Dio ha voluto che agli
interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori
della sua Rivelazione. Così i miracoli di Cristo e dei santi, le profezie, la
testimonianza sincera di tanti credenti in ogni tempo sono segni certissimi
della divina Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza; sono motivi di
credibilità i quali mostrano che l'assenso della fede non è affatto senza
fondamento.
Buon cammino !
4°
Cap.
Per essere umana, la risposta della
fede data dall’uomo a Dio deve essere assolutamente libera; nessuno quindi può
essere costretto ad abbracciare la fede. Infatti l’atto di fede è volontario per
sua stessa natura. Tutte le volte che Cristo ha invitato alla fede e alla
conversione lo ha sempre proposto liberamente come invito. Come pure il Signore
ha reso testimonianza alla verità ma non ha voluto imporla con la forza a coloro
che lo respingevano.
Il suo regno cresce in virtù
dell’amore con il quale Cristo dalla croce trae a sé gli uomini. "Quando sarò
elevato da terra attirerò tutti a me!" (Gv 12,32)
La Chiesa di Cristo è per il Regno e
non per se stessa. I contenuti della sua azione sono dettati dal desiderio di
vedere realizzato anche nel nostro tempo le dimensioni del progetto di Dio per
la sua umanità. Esse sono la giustizia, la possibilità di vita e di una
esistenza migliore, la solidarietà reciproca…
E’ la nuova creazione o la
ri-creazione continua del mondo. E’ l’annuncio di una promozione integrale
dell’uomo e della via per poterla realizzare (la via della croce). E’ l’annuncio
in primo luogo dell’amore di Dio e poi dell’amore verso Dio. Questo
annuncio è per ciascuno e per tutti e chiama gli uomini a conversione e a una
migliore organizzazione delle diverse società.
L’accoglienza della Parola si
realizza infatti attraverso l’attenzione alla storia del mondo. Le due
dimensioni costituiscono insieme la missione della Chiesa e tale missione
diventa il contenuto della celebrazione della presenza di Cristo risorto nella
sua comunità.
La chiamata alla fede è in primo
luogo conversione al Regno di Dio e alla sua giustizia, in secondo luogo alla
vita ecclesiale. Questa funzione formativa-educativa non può dimenticare che la
missione della Chiesa avviene in una storia ricca di tentativi e di sconfitte,
di memoria e riconciliazione.
E per evangelizzare la società di
oggi si tratta di ricomporre l’unità delle diverse esperienze spirituali e di
fede. Sarà sicuramente necessario un processo di discernimento centrato sulla
conversione al vangelo. In questo modo si richiama tutti e ciascuno ad una
personale responsabilità, affinché il Regno di Dio venga, come preghiamo nel
Padre Nostro.
Buon cammino !
5°
Cap.
Chi è il
cristiano? La risposta a questo interrogativo è
meno facile di quanto si possa immaginare, constatando nel modo di rapportarsi
alla fede intuizioni o sensibilità o punti di vista decisamente particolari. Non
necessariamente sbagliati, ma parziali.
Il principio unificante dovrà tornare
ad essere il primato dell’esperienza di fede di Gesù. Riportare al centro
l’annuncio e la proposta della possibilità di essere discepoli e continuatori
della speranza inaugurata da Gesù di Nazaret e confermata dalla risurrezione.
È l’esperienza di amicizia sincera di
Gesù con i suoi discepoli il criterio di verifica.
Di fronte ad una società che
determina le proprie scelte di vita, la propria economia, i propri criteri di
relazione, a partire dal non equilibrio tra libertà personale e libertà altrui,
tale esperienza rinnovata e custodita con amore diviene lo strumento principale
attraverso il quale costruire comunità autentiche fedeli a nostro Signore.
La fede è la libera risposta
dell’uomo all’iniziativa di Dio che si rivela, e non può essere un atto isolato.
Nessuno può credere da solo come
nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come
nessuno da se stesso si è dato l’esistenza.
Il credente ha ricevuto la fede dagli
altri e ad altri la deve trasmettere, ma è soprattutto il nostro amore per Gesù
e per gli uomini e non il semplice dovere, che ci spinge a parlare ad altri
della nostra fede. In questo modo ogni credente è come un anello nella grande
catena dei credenti e ciascuno non può credere senza essere sorretto dalla fede
degli altri, e con la sua fede contribuisce a sostenere la fede degli altri.
Buon cammino !
6°
Cap.
Con Cristo viene scritta una pagina
nuova nella storia della salvezza: Viene stabilita una relazione personale: sarà
una relazione di mutua abitazione "rimanete in me e io in voi" (Gv 15,4);
"verremo a lui, in chi osserva i comandamenti, e prenderemo dimora presso di
lui" (Gv 14,23). Credere in Cristo e, come lui, avere Dio per Padre non è solo
accettare che Dio si è rivelato a Gesù, ma che egli e il Padre suo sono una cosa
sola.
Perciò il credente che accetta
il Dio di Gesù crede nel Dio creatore del cielo e della terra che si è rivelato
nella storia di Israele; ma crede pure in Gesù come Signore e come Dio.
Cristo inoltre è la testimonianza
per eccellenza dell'azione di Dio nella storia umana. Gesù Cristo sceglierà
degli apostoli, formerà dei discepoli, stabilirà la sua chiesa, il suo gregge,
il suo regno e darà loro l'incarico di essere suoi testimoni, di predicare, di
battezzare, di guadagnare gli altri alla stessa fede.
Cristo stabilisce un luogo nel quale
il credente realizza per mezzo della fede un incontro personale con lui, e
questo luogo è il cuore: incontro, fiducia nella sua persona che è adesione ed
inserimento nel suo mistero di salvezza grazie ad una vita sacramentale seria ed
assidua, grazie a Riconciliazione ed Eucaristia.
La vera identificazione con Cristo è
interiore: è prima di tutto l'irrompere della stessa persona di Gesù nel nostro
essere profondo. In questo modo il nostro cuore è invaso dalla vita divina del
Signore risorto e arriviamo ad essere modellati su Cristo con cui siamo
diventati una cosa sola (cf. Rm 6,5). Così la vita divina che fluisce in noi ci
spinge a vivere con Dio come un padre.
Questo sforzo deve essere compiuto
da tutti e da ciascun credente, secondo i propri doni e possibilità. Quanto più
e meglio si realizza questo impegno, tanto meglio la comunità dei credenti
svolgerà la missione che il Signore le ha affidato. La fede autentica è sempre
risposta alla parola di Dio, per compiere la sua volontà.
Buon cammino !
7° Cap.
"Sia santificato il tuo nome!":
per noi moderni il nome ha un puro carattere convenzionale; non serve a
esprimere e manifestare la realtà nella sua natura ma solo a designarla nella
sua individualità.
Nel linguaggio della Scrittura,
invece, il nome ha un rapporto intimo con la realtà significata e non solo
designa ma esprime la persona. Costituisce parte integrante dell'individuo che
lo porta, elemento essenziale della sua personalità.
Se il nome nel senso ebraico del
termine designa il medesimo essere del Padre a lui si chiede che lo santifichi,
cioè che si manifesti come santo agli uomini e che intervenga come tale nella
storia umana. La santità di Dio include la sua giustizia, misericordia, bontà e
il potere ch'egli solo possiede.
Lo si supplica che si riveli come
Dio e Padre ma nello stesso tempo l'espressione "sia santificato" fa riferimento
all'essere umano e alla sua azione. L'uomo santifica il nome di Dio non solo con
le parole, ma principalmente riconoscendolo come creatore e Signore, origine
della vita.
Questo riconoscimento è fede.
La santificazione del nome del Padre
da parte del credente cristiano suppone la conversione, la crescita nel rapporto
personale con Dio e l'impegno nel fare buon uso dei "talenti", dei doni
ricevuti, per uno sviluppo armonico della sua persona a gloria di Dio fino alla
sua piena maturità umana e spirituale.
Se la fede trasforma il credente
cristiano nell'immagine del Figlio, essa include pertanto anche una conversione
di ordine morale che si rivela come una esigenza pienamente collegata alla sua
stessa fede.
La conversione, realizzata in piena
libertà, suppone un cambiamento, accettato e non imposto, verso una piena
dedizione a Dio e al prossimo in un cammino di riconciliazione con Dio, con se
stesso e con i fratelli. Ma perché questa conversione venga attuata come azione
umana la fede deve abbracciare speranza e amore per essere efficacemente
operativa: la fede accetta Cristo; la speranza sopporta le vicende della vita
con tutte le sue difficoltà e problemi in attesa della sua venuta; la carità è
l'amore per Cristo e per i fratelli.
Esercitando queste virtù
fondamentali rafforziamo la nostra fede e, pur essendo peccatori, viviamo questa
nostra esistenza secondo il cuore di Dio.
Buon cammino!
8° Cap.
Conclusione: La conoscenza
acquisita con la fede si trasmette attraverso la testimonianza, e per mezzo di
essa il credente cristiano ha la possibilità di realizzare l'incontro personale
con Cristo. Dato che è la Parola a dirigerci e a rendere possibile questo
incontro, essa deve condurci a individuare e a identificare Cristo; e lo fa
individuandolo profondamente nella sua vicenda storica, nei suoi fatti...
vita - passione - risurrezione... e nelle sue parole. Il credente, per mezzo di
questi aspetti, sa con Chi si incontra e a Chi dare la sua adesione, e San
Giovanni nel suo Vangelo pone come compendio della missione salvifica di
Cristo:"...che conoscano te, l'unico vero Dio, e Colui che hai mandato" (Gv
17,3).
L'azione di Dio richiede la
collaborazione dell'uomo ed in particolare del credente, e il modo per
realizzare la missione affidata dal Signore ai suoi amici, a cominciare dagli
apostoli ma poi a tutti, è essenzialmente prendere per modello Cristo:"Vi dò un
comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato così
amatevi anche voi gli uni gli altri. da questo - disse Gesù - tutti sapranno che
siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13, 34-35).
Nella storia l'ultima parola non è
dell'uomo ma di Dio, che ha realizzato in cristo il grande progetto della
salvezza e tutti gli avvenimenti hanno una ragione e un collegamento nel piano
di Dio. Il credente deve solo essere disposto a collaborare con la sua fede e
con il suo concreto impegno quotidiano.
Così la parola annunciata si compie
nell'Eucaristia: il pane prefigurato nel deserto e promesso da Cristo ora
diventa realtà: il pane è Lui stesso; a chi lo mangia con fede sazia la fame di
verità che è dentro ogni uomo. Se il cuore si spalanca attraverso la fede, la
fiducia e l'amore, allora può entrare Cristo con tutta la ricchezza della sua
grazia, con l'abbondanza di quei doni soprannaturali che scaturiscono dalla
celebrazione dei suoi Misteri e che permettono al giusto di vivere di fede.
Buon cammino!
Fonte : http://www.cantalleluia.net
, website a cura di Padre Claudio Traverso .
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