mercoledì 24 luglio 2019

PECCATO DI ORIGINE , Clara Antoniani Di Gennaro



Clara Antoniani Di Gennaro
PECCATO DI ORIGINE
 


La rivelazione afferma che l'uomo è costituito da Dio in uno stato di " giustizia originale virtuale " , deve cioè dinamicamente evolversi verso un compimento finale per raggiungere liberamente il proprio fine .
Se riflettiamo sulla condizione attuale della umanità facciamo l'esperienza della miseria fisica e morale in cui essa vive , che non corrisponde all'intuizione del Creatore buono .  Se dagli effetti si deve risalire alla causa , dobbiamo domandarci cosa è successo perché la creazione si sia così deformata : egoismo - traviamento - rivolta - guerre .   Tutto l'universo geme e soffre nella speranza di essere liberata dalla schiavitù della corruzione , avendo subito la negatività del peccato dell'uomo : " sunt lacrimae rerum " afferma Virgilio .
Certo non era questa l'aspirazione di Dio Creatore buono . Allora qual'è la causa di questo stato di cose , di questa degenerazione ? 
Gli autori sacri , ispirati dallo Spirito Santo ci trasmettono che in un qualche momento antecedente alle vicende descritte dalla storiografia vera e propria , all'inizio della creazione è avvenuto qualcosa di molto grave che ha alterato il rapporto Creatore - creatura .
Il racconto della Genesi è un racconto sapienziale di cui dobbiamo cercare l'intelligenza .  Usando la simbologia degli alberi ci viene rivelato qualcosa di molto profondo : i beni di cui l'uomo ha bisogno non hanno sorgente in lui stesso ma gli sono offerti come dono del Creatore : la " Ruah " ( soffio di vita ) è stata spirata da Dio nelle narici della creatura per cui " divenne un essere vivente " (Gen. 2,7) e Dio affida all'uomo l'universo perché nell'obbedienza al suo Creatore " esercitasse il dominio su tutto il creato " (IV preghiera eucaristica) .
Tra gli alberi che Dio fece germogliare nel giardino in Eden vi era l'albero della " conoscenza " del bene e del male e Dio diede questo comando all'uomo : " Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino , ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare " (Gen. 2,16) .  Conoscenza nel senso biblico è coinvolgimento con l'oggetto conosciuto e il bene e il male è principio di tutto ; allora questo albero è l'albero della divinità , dell'essere di Dio , quindi non è alla portata dell'uomo per cui Dio dà alla sua creatura un avvertimento salutare : " la tua consistenza non sta dentro di te , Io ti voglio libero ma ti dico anche di quale tipo di libertà è la tua . Tutto è tuo ma Dio sono io " .   Questa è la verità per cui l'uomo non può perdere la sua relazione filiale e deve vivere in amicizia con Dio ; ma ecco che una terza persona si intromette tra Dio e la creatura , Satana , il diavolo " invidioso della felicità dell'uomo " (Sap. 2,24) ,  " omicida e bugiardo fin dalle origini " (Gv. 8,41) vuole pervertire la relazione Creatore - creatura e seducendo l'uomo lo istiga a mangiare il frutto di quell'albero ( così è simboleggiata questa trasgressione che chiamiamo " peccato originale " ) .  E' una misteriosa disubbidienza , una ribellione , un  " no " a Dio , il primo  " no " detto dall'uomo con lucida deliberazione .
Adamo ed Eva per istigazione di Satana dubitano di Dio come uno che voglia salvaguardare i propri privilegi , diffidano di lui e vedono un Dio interessato e preoccupato a proteggersi contro la creatura e violano il suo precetto , mossi da rifiuto di dipendenza ; cedendo alla suggestione dell'ingannatore vogliono essere come dei , vogliono disporre di loro stessi a modo loro e si altera così la relazione Creatore - creatura .
Nella rottura del rapporto con Dio si rompono anche gli altri due rapporti con i quali l'uomo nasce relazionato ,  si rompe la solidarietà con l'altro , si accorgono di essere nudi , non si fidano più l'uno dell'altro , si sentono indifesi , esposti alle insidie , si accusano e per coprirsi alterano il rapporto con la terra perché usano foglie di fico non destinate a questo fine .
Con questa prima ribellione a Dio l'uomo cade in uno stato di miseria che ferisce e colpisce tutta la natura umana , tutte le generazioni future non come responsabilità personale ma come chi la deve subire , come quei figli che nascendo da genitori che hanno sperperato tutti i loro beni entrano nel mondo in uno stato deficitario , come apertamente confessiamo a Dio nel Salmo 5-1,7 : " Ecco nella colpa sono stato generato , nel peccato mi ha concepito mia madre " . 
Però ciascuno per mezzo della grazia può superare questa situazione perché come ci conferma il Concilio di Trento : dopo che il peccato è stato assunto e pagato da Cristo , rimane quella debolezza che ci inclina al peccato che chiamiamo tendenza alla concupiscenza , per cui nel cuore dell'uomo  c'è un profondo squilibrio : " Video meliora , probagne , deteriora sequor " dice il poeta latino Ovidio e Petrarca canta : " Io vedo il meglio e a peggior m'appiglio " e tutti facciamo esperienza di questa dicotomia .
Teniamo presente che il nostro peccato personale e attuale va ad appesantire quella situazione negativa apportata dal peccato originale e chi nasce dopo di noi ne subisce il peso e perciò ne siamo responsabili .
Il nucleo di questo primo peccato è deicida , tende a uccidere Dio nella coscienza per cui l'uomo perde il senso di Dio ed è così che il male continua ad entrare nel mondo : manca il " timore di Dio " .
L'autore sacro per farci comprendere quanto Dio detesti il peccato dice : " Dio si pentì " (Gen. 6,6) ma ciò non poté essere perché Dio non muta mai in sè . Invece da questo momento in cui la creatura rifiuta l'amicizia del suo Creatore , l'amore di Dio diviene misericordioso , ossia il suo cuore si accosta alla miseria umana .  Il " si " di Dio è primario  rispetto al " no " dell'uomo ed è ben più grande , allora in Genesi 3,15 c'è quell'annuncio che chiamiamo il " protovangelo " con cui Dio Padre promette che nella pienezza dei tempi avrebbe mandato il Salvatore .
Ma " qual'era mai persona che al Santo inaccessibile potesse dir : Perdona ? " come si chiede Alessandro Manzoni .
Il " no " a Dio era stato detto da esseri umani e nella carne umana doveva essere risarcito il " no " a Dio e solo il Verbo incarnato poteva farlo .  La promessa di Gen. 3,15 è tenuta desta dai profeti , come da Isaia otto secoli prima di Cristo (Is. 7,14) .  Il Figlio di Dio incarnato in ubbidienza al Padre per amore di ciascuno di noi accetta questo kenosi ( umiliazione ) e ci salva col suo sacrificio redentore offrendo a noi la " grazia " che , se liberamente accettata , ci darà l'energia necessaria per poter entrare nella gloria , fine della volontà creatrice .






Fonte : scritti e appunti della teologa  Clara Antoniani Di Gennaro .









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