martedì 23 luglio 2019

UNA DEFINIZIONE DI SPIRITUALITA' , di padre Claudio Traverso



Padre Claudio Traverso

UNA DEFINIZIONE DI SPIRITUALITA'

 
Il Cristo sorridente , Abbazia di Lerins
 
 
Intendiamo per spiritualità uno stile di vita, che emana da alcuni principi, i quali a loro volta riflettono l'identità di una persona o gruppo, e richiedono atteggiamenti ed azioni che caratterizzino quel particolare stile di vita, di relazione e di lavoro.
Ecco quindi i denominatori comuni: identità, principi, atteggiamenti ed azioni, che permettono ad una persona o gruppo di vivere ed agire in un certo modo, con un certo metodo di preghiera e di azione.
Quando la vita di Cristo avrà permeato stabilmente l’interiorità, allora si sarà capaci di "essere per" il Regno, di donare se stessi e diventare "tutto a tutti".
Questo donarsi si esprimerà in termini di un amore totale e continuo, di un impegno irrevocabile per gli altri, di una capacità di sopportare le innumerevoli fatiche per amore del Vangelo e di Cristo… L'urgenza dell'annuncio porterà a forgiare una infrangibile unità sia con il messaggio stesso che con i destinatari del messaggio, fino al dono della propria vita…
Essere attenti alla voce di Cristo nel cuore: si intende il "cammino interiore", la dimensione verticale, la relazione con Dio, con quegli atteggiamenti e mezzi spirituali che aiutano a svilupparla: stare volentieri con il Signore, essergli vicini, entrare in comunione con Lui, desiderare la comunicazione con Lui…
La sete per il Dio vivente è profondamente radicata negli esseri umani sensibili al suo amore; la ricerca di una relazione personale con Dio è così forte nelle creature che gli corrispondono, che queste sentono il bisogno di dedicargli tempo, per una relazione faccia a faccia e cuore a cuore.
Questo desiderio fa nascere un cammino di contemplazione, che è l'attività che ci pone in relazione diretta con Dio che desidera comunicarci il suo stesso Essere.  E' la sua manifestazione a noi.



Il nostro è un Dio personale, capace di entrare in una diretta relazione con noi. E' anche una persona amorosa, che desidera comunicarsi agli altri, in una condivisione diretta.

Nella contemplazione Dio si comunica senza mezzi particolari. E' una comunicazione da persona a persona, una manifestazione da cuore a cuore. In essa è Dio l'attore principale. E' Dio che prende l'iniziativa dell'intero processo, che decide come portare avanti ogni passo di esso, così come il grado e gli effetti della sua azione.

Dio rimane comunque e sempre totalmente libero. Ciò che le persone possono fare è desiderare quella comunicazione ed aprirsi ad essa offrendo il loro tempo, e creando una certa atmosfera, ma non la possono causare.

La contemplazione è la manifestazione immediata di Dio all'uomo. Qualsiasi luogo può essere trasformato in un santuario per la comunicazione di Dio, anche se gli ambienti sacri, le chiese e le celebrazioni liturgiche sono i luoghi privilegiati della sua Presenza..

Per rendere più facile questo "stare con il Signore", qualcuno preferisce scegliere una parola da sussurrare a se stesso, quando sente le proprie facoltà divagare da Dio, e da Dio solo. Questa parola può essere: Gesù, Dio, Signore, Spirito, Padre… Essa agisce come rimedio alla distrazione che spinge le nostre facoltà fuori dal centro del nostro essere, dove Dio si manifesta alla persona. Usiamola per aiutarci a tornare indietro al centro, dove desideriamo stare con Dio.

Quando ciò non accade non dobbiamo spaventarci, né credere che la preghiera non sia buona, o che stiamo perdendo tempo. Ricordiamoci che la contemplazione è opera di Dio, che Lui è fedele e che i frutti della contemplazione sono assicurati ogni volta che noi ci rendiamo disponibili ad essa. I frutti sono buoni lo stesso, sia quando ci lasciamo assorbire da Dio, sia quando ci sentiamo distratti senza volerlo. Ricordare tutto questo ci aiuterà ad andare avanti e a non abbandonare la pratica della contemplazione.




Cercare Dio significa cercare la vera vita, non accontentarsi di vivere superficialmente ma voler assaporare la propria esistenza a fondo. Chi cerca Dio anela a sperimentare in lui una nuova qualità di vita, anzi una nuova identità.
La parola latina quaerere non significa soltanto "cercare, andare alla ricerca di qualcosa, darsi da fare per ottenere", ma anche "chiedere, porre una domanda". Cercare Dio, quindi, significa non stancarsi di chiedere di Lui.
L'essere umano è colui che chiede incessantemente. Non si appaga di nessuna risposta. Solo Dio può essere la risposta ultima alla sua domanda. Dobbiamo porre sempre nuove domande per riconoscere Dio come l'unico che potrebbe darci la risposta che placa il nostro cuore.
La Bibbia loda coloro che cercano Dio: «Si ravvivi il cuore di chi cerca Dio», dice il Salmo 69,33. E nel Salmo 105 preghiamo: «Gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto!» (3-4). Cercare Dio significa soprattutto cercare il suo volto. Ma come?
Per l'uomo orientale esser guardati con misericordia da Dio era l'anelito più grande. Gesù ci invita a cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,33). E a coloro che cercano Dio nella preghiera promette che lo troveranno (Mt 7,7). Egli stesso cerca da buon pastore la pecora smarrita (Mt 18,12-13), il figlio perduto (Lc 15), per riportarli nella casa del Padre, là dove possano sentirsi davvero "a casa". . E in ultimo, le donne cercano Gesù, il Crocifisso.... ma non lo trovano: incontrano invece il Risorto (Mt 28,5).
Dio stesso, questo è il messaggio di Gesù, ci cerca !
Il nostro compito non è andare dietro a segni e miracoli, ma cercare Dio stesso e, con Lui il regno di Dio.
Dobbiamo andare alla ricerca del Dio che in Gesù Cristo è andato alla ricerca dell'uomo. E a coloro che lo cercano, Gesù mostra che il regno di Dio è già in loro, che in loro è già presente un nucleo divino, che essi sono in Dio e solo in Dio rinvengono la loro vera essenza.
L'accentuazione su Dio ci rende capaci di amare il mondo "con il suo cuore". Vedere Dio attraverso gli altri ed in essi sarà più facile se contempliamo Dio nella nostra interiorità. L'essere coscienti della presenza di Dio in noi, ridà vigore e forza, rinnova le energie, riconferma la determinazione, offre la pace del cuore e della mente e un senso di tranquillità che è difficile da descrivere. Dio, la Trinità, si manifestano pure attraverso le creature, gli eventi, le situazioni concrete della nostra vita.
Quel Dio, la cui essenza riceviamo nella contemplazione diretta, è pure Colui che vive nell'universo, che continua la sua opera di creazione, redenzione e realizzazione del suo regno, e che comunica con noi attraverso le situazioni ordinarie della vita.
Siamo chiamati ad ascoltare e a lasciarci istruire. Il cammino interiore è lastricato di ascolto, di presa di coscienza dell'Ospite della nostra anima, della presenza del Dio che è in noi e desidera essere scoperto più in profondità. Tale scoperta però avviene principalmente attraverso la Parola di Dio contenuta nella Bibbia. La Bibbia è diventata il libro comune per la spiritualità. Chiunque sia chiamato all'intimità con Dio, non può dispensarsi dalla frequente e profonda meditazione sulla Parola di Dio, dal momento che le Scritture, nella loro totalità, sono Rivelazione di Dio.





La Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, afferma:
"Non c'è dubbio che questo primato della santità e della preghiera non è concepibile che a partire da un rinnovato ascolto della Parola di Dio. Da quando il Concilio Vaticano II ha sottolineato il ruolo preminente della Parola di Dio nella vita della Chiesa, certamente sono stati fatti grandi passi in avanti nell'ascolto assiduo e nella lettura attenta della Sacra Scrittura. … Ad essa i singoli e le comunità ricorrono ormai in larga misura, e tra gli stessi laici sono tanti che vi si dedicano… In particolare è necessario che l'ascolto della Parola diventi un incontro vitale che fa cogliere nel testo biblico la parola viva che interpella, orienta, plasma l'esistenza".
Siamo chiamati ad essere costantemente trasformati dallo Spirito del Signore: il cammino interiore è senza fine, e il lavoro di santificazione non è mai completo.
La trasformazione di una persona in un altro Cristo è un cammino che dura tutta la vita. L'autore di questa trasformazione è lo Spirito Santo: lo Spirito è diventato il primo agente di conversione, di santità, di vita comunitaria, di missione e delle sue attività, di preghiera, di giustizia. Lo Spirito infuso dal Signore Risorto su coloro che sono uniti nel suo nome respira nei cuori dei credenti e diventa fonte di creatività, perché lo Spirito, per sua stessa natura, è sempre creativo".
Se seguo il mio anelito più profondo la mia vita avrà davvero senso e questo anelito mi rimanda a Dio. Solo quando il mio itinerario esistenziale sfocerà in Dio, egli appagherà il mio cuore.
Cercare Dio significa anche lasciarsi incessantemente mettere in questione da Lui. Noi non possiamo cercare Dio come si cerca una cosa che si può possedere, e non chiediamo di lui come di un oggetto di cui da ultimo sia possibile sapere tutto. Ma dovremmo cercare Dio, chiedere di lui, come esseri umani a cui Dio chiede sempre se siamo davvero tali, chi siamo veramente, e se ciò che facciamo ha davvero senso.
La ricerca di Dio esige anche una ricerca di umanità autentica. E ciò significa non appagarsi mai di ciò che abbiamo raggiunto. Il viaggio alla ricerca di Dio non ha mai fine.
Non possiamo mai fermarci e riposarci perchè Dio ci mette in questione, ci interroga incessantemente. Come chiese ad Adamo, così chiede a noi: «Adamo, dove sei?» (Gn 3,9) Dove sei? Sei veramente là dove sembri essere? O con i tuoi pensieri e i tuoi desideri sei altrove? Ti lasci trovare da me, o mi stai sfuggendo? Ti nascondi, come Adamo, perché vorresti sfuggirmi?
Cercare Dio è un'impresa che può compiere solo colui che si confronta con la propria verità e acconsente che Dio lo induca a confrontarsi incessantemente con se stesso.



Stiamo entrando nel tempo di Avvento. Nel silenzio del nostro cuore, in adorazione del "Verbo fatto carne" disponiamo tutto di noi, la nostra mente, il nostro cuore, il nostro corpo, per attendere Gesù.
E' Lui il nostro Ospite, il nostro compagno, il nostro amico che ci rivela i segreti di Dio scritti nel cielo dall'eternità e che da noi devono essere accolti e vissuti con amore.
In una predica, Bernardo di Chiaravalle spiega ai suoi monaci che essi cercano Dio solo perché Dio li ha cercati per primo.
Nel suo amore, Dio è andato in cerca dell'uomo. Lo ha visitato nella notte. Ha instillato nel suo inconscio uno struggente desiderio di lui. Gli si è dato a conoscere in sogno, perché l'uomo, destatosi, lo cerchi anche di giorno.
La ragione della nostra ricerca di Dio risiede nel fatto che Dio, nel suo amore, ci ha cercati e toccati per primo, ha instillato nelle nostre narici la traccia del suo amore. E ora noi non possiamo fare a meno di alzarci e andare in cerca dell'amato del nostro cuore.
In fondo, è per questo che la nostra ricerca di Dio è una storia d'amore. Il nostro insopprimibile desiderio dell'amore di Dio non finirà che con la morte, quando l'avremo finalmente trovato. Qui sulla terra possiamo solo destarci dal sonno e alzarci per metterci alla sua ricerca. Questa ricerca è insita nell'essenza stessa della nostra natura umana.
Se rinunciamo alla ricerca di Dio, ci accontentiamo di cose da nulla, come faceva il "figlio perduto" della parabola (cfr. Lc 15,11-32). Allora plachiamo la nostra fame con delle "carrube" destinate ai porci. Solo nella misura in cui cerchiamo Dio, la nostra anima resta viva e vitale.
Vita spirituale non significa conformarsi allo spirito del tempo, fare ciò che tutti fanno. Solo chi con la propria stessa vita salvaguarda la domanda su Dio può aiutare coloro per i quali l'orizzonte si è offuscato o ristretto. Soltanto scoprendo nella Chiesa un'autentica ricerca di Dio, gli uomini si lasceranno di nuovo appellare dalla Chiesa.
"Posso dire che in alcuni momenti l'anima si vede unita a Dio e ne ha una tale certezza che in nessun modo potrebbe non crederlo. E’ bello e incoraggiante sapere che alcune persone sperimentano nella loro vita questa infusione di grazia, ma di norma non succede, almeno, non all’inizio.
La persona che comincia un cammino spirituale ha bisogno di appoggi quali la preghiera, la lettura meditata e inoltre deve armarsi di costanza e pazienza, verificando spesso che a tanti sforzi corrispondono risultati incerti. Chi vuole entrare in intimità con Dio si accorge presto di quanto sia difficile, dopo essersi isolato in un luogo tranquillo, arginare e mettere a freno la propria attività mentale: orde di ricordi, distrazioni, inquietudini, preoccupazioni sembrano avere sempre la meglio sul silenzio interiore
"Pregare significa tenere a bada l’attenzione e fissarla su un TU. Quanto più il cristiano farà progressi nell’esercizio del controllo mentale tanto più gli riuscirà facile la concentrazione della sua mente in Dio. Non mi stancherò di ripetere: chi sente che Dio vale la pena (e, in fin dei conti, solo Lui vale la pena!) farà bene ad esercitarsi nelle pratiche adatte a tale scopo. Senza queste o altre simili difficilmente ci sarà vero progresso nell’orazione."
Buon Avvento !





 


Fonte : http://www.cantalleluia.net  ,  website a cura di Padre Claudio Traverso .















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